CALLIMACO Dati biografici Callimaco nasce a Cirene poco prima del 300 a.C. La sua attività letteraria si svolge sotto i regni di Tolemeo Filadelfo (283246) e Tolemeo Evergete (246-221), con i quali ha stretti legami e che esalta in vari componimenti insieme alle rispettive consorti, Arsinoe e Berenice. Poeta doctus tra i più grandi, Callimaco trova il suo ambiente d’elezione nel Museo e nella Biblioteca di Alessandria, per la quale compila i Pinakes (guida bio-bibliografica alla letteratura greca). Ignota la data della morte; l’ultima opera databile con sicurezza (La chioma di Berenice) ci riporta al 246. Callimaco > Dati biografici Sito archeologico di Cirene Il liber callimacheo Di Callimaco ci sono pervenuti integri 6 inni e 63 epigrammi, oltre a numerosi frammenti degli Aitia, dei Giambi e dell’Ecale. A eccezione degli Inni, gli altri componimenti di Callimaco sono stati pubblicati dall’autore in un liber, una raccolta strutturata dal poeta stesso secondo un’architettura accuratamente studiata. Si tratta del primo esempio di libro poetico in questa accezione, reso possibile dall’affermazione del libro come canale di diffusione. Papiro callimacheo Callimaco > Il liber callimacheo Gli Inni I 6 Inni di Callimaco non facevano parte dell’edizione curata dal poeta. Sono stati trasmessi dalla stessa tradizione manoscritta da cui vengono tramandati gli Inni omerici e questo deve aver consentito la loro conservazione integrale. L’assenza di un’occasione reale (come gli agoni rapsodici nel caso degli Inni omerici) e il pubblico selezionato (coincidente con la cerchia dei dotti e con l’ambiente di corte) permettono a Callimaco di introdurre innovazioni metriche, linguistiche, contenutistiche e strutturali che violano alcune caratteristiche dell’inno, contaminandolo con altri generi letterari. Apollo Callimaco > Gli Inni Gli Inni: contenuti Gli Inni di Callimaco Inno a Zeus (I) nella struttura tipica dell’inno vengono inseriti un catalogo di fiumi dell’Arcadia, due discussioni su problemi mitografici (nascita di Zeus e spartizioni delle sfere di influenza tra gli dèi) e l’elogio di Tolemeo Filadelfo Inno ad Apollo (II) inno mimetico, accompagna il rituale delle feste Carnee di Cirene in onore di Apollo; vengono narrate la fondazione di Cirene e l’istituzione delle Carnee; nel finale, dedicato a questioni letterarie, compare l’Invidia personificata Inno ad Artemide (III) le prerogative della dea vengono introdotte in un bozzetto di vita quotidiana: la dea bambina sulle ginocchia del padre Zeus; alla descrizione delle armi della dea fa seguito il catalogo delle ninfe e dei luoghi più amati dalla dea Callimaco > Gli Inni: contenuti Gli Inni: contenuti Gli Inni di Callimaco Inno a Delo (IV) descrive il vagabondare di Latona, perseguitata da Era, alla ricerca di un luogo in cui partorire, e dell’isola di Asteria, che dopo il parto divino si stabilizzerà e diventerà l’isola di Delo; Apollo pronuncia un encomio di Tolemeo Filadelfo Per i lavacri di Pallade inno mimetico, collegato con l’immersione rituale della (V) statua di Atena nelle acque dell’Inaco, presso Argo; seleziona un solo tema narrativo, l’accecamento di Tiresia, colpevole di aver visto la dea nuda nella fonte Ippocrene Inno a Demetra (VI) Callimaco > Gli Inni: contenuti inno mimetico, descrive la processione delle canefore in onore di Demetra istituita dal Filadelfo ad Alessandria; anche qui viene sviluppato un unico spunto narrativo, la punizione di Erisittone per aver abbattuto un pioppo sacro La mistione dei generi negli Inni Uno degli aspetti più innovativi della poetica callimachea è la contaminazione dei generi letterari, che negli Inni si realizza a vari livelli. Sul piano della struttura Callimaco fonde inno cletico, inno simposiale ed elegia: l’inno cletico, inteso come prooimion, cioè introduzione alla recitazione epica (costituito da invocazione, elencazione delle sfere funzionali del dio, rievocazione di uno o più episodi della sua saga, richiesta di assistenza durante l’esibizione); l’inno simposiale, in cui vengono invocati gli dèi prima del banchetto (la cornice dell’inno a Zeus è un banchetto di poeti eruditi, immagine del pubblico di Callimaco); Apollo e Artemide l’elegia, con la sua predilezione per la narrazione dettagliata di un singolo episodio. Callimaco > La mistione dei generi negli Inni Le caratteristiche degli Inni Per quanto riguarda le scelte linguistiche, metriche e contenutistiche, osserviamo le seguenti innovazioni (o infrazioni alle “leggi” dell’inno): nel V inno viene usato il distico elegiaco invece dell’esametro; l’esametro, usato in cinque inni, rispetta regole più rigide rispetto all’esametro epico; gli ultimi due inni sono in dorico letterario, invece che nella lingua dell’epica; nella struttura dell’inno cletico vengono inserite tematiche insolite (questioni erudite, bozzetti quotidiani); tre inni si presentano come mimetici, cioè come descrizioni di un rituale che si immagina in atto. Atena Callimaco > Le caratteristiche degli Inni Gli Aitia Con gli Aitia Calimaco si accosta a un genere letterario, quello dell’elegia eziologica, caratteristico della produzione letteraria di età ellenistica. Gli Aitia sono una raccolta di componimenti in distici elegiaci in 4 libri, che ricostruiscono le origini di nomi, usanze, culti. Aprivano l’edizione delle opere di Callimaco e costituivano una sorta di enciclopedia del mito, considerato come base su cui si fonda il presente. Nei primi due libri le elegie sono presentate come risposte delle Muse alle domande del poeta, al Musa che legge quale erano apparse in sogno: il rapporto con le Muse permette a Callimaco di porsi come erede dell’epos. Negli ultimi due libri, invece, gli aitia si susseguono l’uno all’altro senza raccordo. Callimaco > Gli Aitia I contenuti Ecco un sintetico prospetto dei contenuti degli Aitia: I contenuti più famosi degli Aitia Prologo dei Telchini elegia proemiale in cui Callimaco, che si presenta in età avanzata, espone principi di poetica difendendosi dalle accuse di metaforici Telchini, demoni invidiosi che simboleggiano i detrattori del poeta Prologo del sogno noto in forma estremamente frammentaria, doveva essere l’originaria elegia proemiale degli Aitia III libro si apre con l’Epinicio di Berenice, ma l’episodio più celebre era costituito dall’elegia di Aconzio e Cidippe: il primo, con una formula magica incisa su una mela, riesce a impedire il matrimonio di Cidippe e a ottenere la sua mano IV libro importante in questo libro era la Chioma di Berenice: Conone, astronomo di corte, scopre una nuova costellazione, che si immagina nata dalla trasformazione di un ricciolo offerto da Berenice come voto per il ritorno del marito Tolemeo III dalla guerra contro la Siria Callimaco > I contenuti Il prologo dei Telchini Il prologo dei Telchini è stato scritto dall’autore in età avanzata, probabilmente al momento di pubblicare il liber; per le sue affermazioni programmatiche doveva fungere da prologo all’intera raccolta callimachea. Callimaco accusa i Telchini, demoni che in tempi mitici abitavano l’isola di Rodi (in realtà i propri detrattori), di essere giudici incompetenti, che privilegiano la quantità alla qualità nella valutazione della poesia. Spiega inoltre di non aver voluto scrivere un poema “unitario e continuo” (rifiuto dell’epica tradizionale); la forma breve dell’elegia consente una maggiore elaborazione formale (leptotes) e una maggiore padronanza dei contenuti (simboleggiati dal rapporto privilegiato del poeta con Apollo e le Muse). Callimaco > Il prologo dei Telchini L’identità dei Telchini Grazie agli scoli è stato possibile identificare i Telchini con alcuni poeti ed eruditi di spicco dell’età ellenistica attestati su posizioni peripatetiche: i due Dionisii, Asclepiade, Posidippo, Prassifane di Mitilene. A essi Callimaco contrappone: le sue novità: raffinatezza stilistica, brevità, gusto per la varietà, contaminazione dei generi letterari; i suoi modelli: Esiodo invece di Omero (l’Esiodo de Le opere e i giorni è considerato esponente di una poesia del “vero”, aliena dalle finzioni poetiche), Mimnermo (di cui vengono elogiati i componimenti brevi, forse le elegie amorose) e, tra i contemporanei, Filita di Cos. Callimaco > L’identità dei Telchini Scena di caccia Matematica e astronomia Agli Aitia seguiva il libro dei Giambi, all’inizio del quale Callimaco dichiarava di lasciare “i pascoli montani” (= l’Elicona, monte delle Muse e simbolo di poesia nobile) per “entrare nei pascoli pedestri” (il giambo). I 17 componimenti che costituivano l’opera si presentavano in modo estremamente vario, sotto il profilo metrico, linguistico e tematico. Gli elementi fondamentali dei Giambi metro trimetri giambici, coliambi tetrametri trocaici catalettici, strutture epodiche, metri lirici lingua prevalentemente ionica (poesia giambica), ma in alcuni casi viene scelto il dorico temi e motivi invettive (tipiche del giambo), ma anche spunti eziologici Callimaco > Matematica e astronomia Un manifesto di poetica Ricostruire i contenuti dei Giambi è estremamente difficile per la frammentarietà dell’opera; sappiamo comunque che il Giambo XIII è un manifesto di poetica. In esso Callimaco si difende dall’accusa di scarsa fedeltà al modello del giambo ipponatteo, anche dal punto di vista del dialetto e delle scelte metriche. In sua difesa Callimaco proclama il principio della polyeideia, ossia la liceità di coltivare più generi letterari, anche fondendone i caratteri; il passo è il fondamento teorico più esplicito relativo alla pratica della contaminazione dei generi letterari. Lagynos con strumenti musicali Callimaco > Un manifesto di poetica L’Ecale L’Ecale, che nell’edizione allestita da Callimaco seguiva i Giambi, è un epillio, cioè un componimento in esametri di dimensioni ridotte che narra un episodio marginale nella saga di un eroe, richiamando l’attenzione sulla sfera privata o sul mondo dei sentimenti, più che sul piano delle gesta mitiche. Protagonista dell’epillio è Teseo, di cui viene narrato l’incontro con la vecchia Ecale, che offre ospitalità all’eroe durante la sua caccia al toro di Maratona. Il poemetto si chiude con un aition, l’istituzione delle feste in onore di Zeus Ecalio, mediante le quali Teseo vuole perpetuare il ricordo della generosità di Ecale. Teseo uccide il Minotauro Callimaco > L’Ecale Le innovazioni dell’Ecale La tradizione vuole che Callimaco abbia scritto l’Ecale per dimostrare di essere capace di comporre poesia epica; in realtà l’epillio testimonia la sua capacità di innovare all’interno dell’epos. Le innovazioni riscontrabili nell’Ecale sono: la trattazione di una sezione circoscritta del mito, di natura marginale; l’inserimento di spunti eziologici; la scelta per il ruolo di protagonista di un personaggio non eroico (la vecchia Ecale); lo stile, caratterizzato dalla brevità e dalla raffinatezza. Teseo e il Minotauro Callimaco > Le innovazioni dell’Ecale Gli epigrammi I 63 epigrammi tramandati sotto il nome di Callimaco sono di argomento vario (votivi, sepolcrali, pederotici, poesia d’occasione); alcuni presentano innovazioni linguistiche (coloritura dorica) e metriche (innovazioni nel trattamento del distico elegiaco). Importante, per le dichiarazioni programmatiche che contiene, è l’epigramma 28, in cui il poeta dichiara: di odiare il poema ciclico (= il poema epico tradizionale); di prediligere argomenti e forme non comuni, attraverso una nutrita serie di metafore (la strada poco battuta, la fonte poco frequentata, il ragazzo che non si concede a tutti). Callimaco > Gli epigrammi Musa Il poeta e l’erudito La produzione poetica ci fa riconoscere in Callimaco un poeta doctus: una figura che realizza un connubio tra studioso e artista, tipico dell’età ellenistica. “Non canto nulla che non sia attestato”, dichiara orgogliosamente Callimaco. Questa affermazione lega la sua produzione poetica e l’attività di erudito, attivo nella raccolta dei materiali e nello studio degli autori che lo hanno preceduto (si ricordino i Pinakes). I suo interessi spaziano da argomenti geo-etnografici a problemi storico-lessicografici, con attenzione alla paradossografia, cioè la raccolta e l’esposizione di tutto ciò che esula all’ordinario (fenomeni naturali, opere dell’uomo, costumi diversi e curiosi). Callimaco > Il poeta e l’erudito