TEOCRITO La grandezza di Teocrito Insieme a Callimaco, massimo poeta doctus, e ad Apollonio Rodio, originale innovatore nel genere epico, Teocrito è uno dei più grandi poeti di età ellenistica. La chiave del suo successo e della sua eccellenza letteraria consiste innanzitutto nell’aver inventato un nuovo genere letterario, la poesia bucolica, ma anche nella varietà di toni e forme riscontrabili nella sua poesia come pure nell’originale contaminazione di generi e codici letterari diversi. Va infine ricordata l’eleganza con cui si affacciano nei suoi versi citazioni e riferimenti ai grandi poeti della tradizione greca che lo hanno preceduto. Teocrito > La grandezza di Teocrito Ricostruzione della Biblioteca di Alessandria Dati biografici Teocrito nasce a Siracusa intorno al 310 a.C. Probabilmente soggiorna a Cos, sede di un’importante scuola poetica, che fa capo all’erudito e poeta Filita (il poeta conosce bene l’isola, come si ricava dalle Talisie). Si trasferisce poi ad Alessandria, dove è in contatto con Callimaco e l’ambiente del Museo. Muore non prima del 260, come si ricava da riferimenti interni ai suoi carmi, tutti anteriori a tale data. Teocrito > Dati biografici Alfeo e Aretusa La produzione Il corpus teocriteo comprende i carmi autentici di Teocrito e quelli dei suoi imitatori: in tutto 31 componimenti, ai quali vanno aggiunti 24 epigrammi. Le opere appartengono a generi letterari diversi, ma non sempre è possibile classificarle in modo univoco, per il raffinato gioco di contaminazione fra generi: genere definizione metro e dialetto idilli bucolici brevi componimenti di ambientazione agricolopastorale esametri dorico epilli brevi componimenti che sviluppano episodi epici esametri dorico/ionico mimi imitazioni poetiche di scene della vita quotidiana esametri dorico carmi eolici carmi composti sul modello dattili eolici/asclepiadei maggiori della poesia simposiale di eolico Alceo Teocrito > La produzione Gli idilli bucolici Teocrito è l’inventore di un nuovo genere letterario, l’idillio bucolico. Idillio vuol dire “piccolo componimento” ed è nome assegnato a tutti i carmi teocritei. L’aggettivo bucolico significa “relativo al mondo dei bovari o dei pastori” e richiama gli elementi specifici di questo genere letterario: l’ambientazione agreste e alcuni aspetti della vita dei pastori (in particolare le gare di canto, i cosiddetti agoni bucolici). Il metro scelto da Teocrito è l’esametro: il verso dell’epica viene usato per trattare personaggi e situazioni tratti dal mondo contemporaneo e reale. La lingua è il dialetto dorico di Siracusa. Teocrito > Gli idilli bucolici Le Talisie Il VII idillio è forse il più importante, perché Teocrito vi narra la propria consacrazione a inventore della poesia bucolica, riprendendo i moduli narrativi della scena di investitura poetica posta da Esiodo all’inizio della Teogonia. Simichida (Teocrito stesso) si reca con due amici a festeggiare le Talisie, festa celebrata a Cos in onore di Demetra, in casa di due ricchi possidenti. Per strada incontrano il capraio Licida (figura dai tratti divini), la cui eccellenza nel canto è riconosciuta; dopo aver gareggiato con Simichida, Licida gli dona il suo bastone, “dono ospitale delle Muse”. Affresco con scena bucolica (Pompei) Teocrito > Le Talisie Il significato delle Talisie Nonostante il realismo che caratterizza la scena (l’esattezza dei riferimenti topografici, gli abiti dei personaggi, il cattivo odore del capraio), è evidente che le Talisie veicolano un significato simbolico: il capraio Licida rappresenta una figura divina collegata con la poesia; il bastone, “dono ospitale delle Muse”, simboleggia l’investitura poetica; il verbo usato per indicare il tipo di canto in cui Simichida e Licida devono confrontarsi (boukoliasdòmestha) indica la poesia bucolica. Sulle labbra di Licida Teocrito mette anche una chiara dichiarazione di poetica: il capraio odia chi compone lunghi poemi epici e chi imita Omero senza riuscirci. Teocrito > Le Talisie E. Delacroix, Esiodo e la Musa Dafni e l’agone bucolico Gli idilli I e V permettono di illustrare situazioni e caratteri significativi del genere bucolico. idilli contenuti Tirsi o il canto (I) un capraio prega il pecoraio Tirsi di cantare, offrendogli in premio un vaso intagliato accuratamente descritto (èkfrasis); Tirsi canta la morte di Dafni, eroe del mondo bucolico, al cui compianto partecipano animali, pastori e varie divinità. Il mito è alluso, non narrato l’agone bucolico (V) è la versione letteraria esametrica di un agone bucolico, una gara di canto fra pastori (Comata e Lacone) nella forma del canto amebeo, che prevede un’alternanza di interventi tra gli sfidanti. Gli interventi si corrispondono strutturalmente e tematicamente; vince chi riesce a tener testa alle proposte dell’avversario senza entrare in contraddizione con se stesso Teocrito > Dafni e l’agone bucolico Gli Inni: contenuti Gli Inni di Callimaco Inno a Delo (IV) descrive il vagabondare di Latona, perseguitata da Era, alla ricerca di un luogo in cui partorire, e dell’isola di Asteria, che dopo il parto divino si stabilizzerà e diventerà l’isola di Delo; Apollo pronuncia un encomio di Tolemeo Filadelfo Per i lavacri di Pallade inno mimetico, collegato con l’immersione rituale della (V) statua di Atena nelle acque dell’Inaco, presso Argo; seleziona un solo tema narrativo, l’accecamento di Tiresia, colpevole di aver visto la dea nuda nella fonte Ippocrene Inno a Demetra (VI) Teocrito > Gli Inni: contenuti inno mimetico, descrive la processione delle canefore in onore di Demetra istituita dal Filadelfo ad Alessandria; anche qui viene sviluppato un unico spunto narrativo, la punizione di Erisittone per aver abbattuto un pioppo sacro La mistione dei generi negli Inni Uno degli aspetti più innovativi della poetica callimachea è la contaminazione dei generi letterari, che negli Inni si realizza a vari livelli. Sul piano della struttura Callimaco fonde inno cletico, inno simposiale ed elegia: l’inno cletico, inteso come prooimion, cioè introduzione alla recitazione epica (costituito da invocazione, elencazione delle sfere funzionali del dio, rievocazione di uno o più episodi della sua saga, richiesta di assistenza durante l’esibizione); l’inno simposiale, in cui vengono invocati gli dèi prima del banchetto (la cornice dell’inno a Zeus è un banchetto di poeti eruditi, immagine del pubblico di Callimaco); Apollo e Artemide l’elegia, con la sua predilezione per la narrazione dettagliata di un singolo episodio. Teocrito > La mistione dei generi negli Inni Le caratteristiche degli Inni Per quanto riguarda le scelte linguistiche, metriche e contenutistiche, osserviamo le seguenti innovazioni (o infrazioni alle “leggi” dell’inno): nel V inno viene usato il distico elegiaco invece dell’esametro; l’esametro, usato in cinque inni, rispetta regole più rigide rispetto all’esametro epico; gli ultimi due inni sono in dorico letterario, invece che nella lingua dell’epica; nella struttura dell’inno cletico vengono inserite tematiche insolite (questioni erudite, bozzetti quotidiani); tre inni si presentano come mimetici, cioè come descrizioni di un rituale che si immagina in atto. Atena Teocrito > Le caratteristiche degli Inni Gli Aitia Con gli Aitia Calimaco si accosta a un genere letterario, quello dell’elegia eziologica, caratteristico della produzione letteraria di età ellenistica. Gli Aitia sono una raccolta di componimenti in distici elegiaci in 4 libri, che ricostruiscono le origini di nomi, usanze, culti. Aprivano l’edizione delle opere di Callimaco e costituivano una sorta di enciclopedia del mito, considerato come base su cui si fonda il presente. Nei primi due libri le elegie sono presentate come risposte delle Muse alle domande del poeta, al Musa che legge quale erano apparse in sogno: il rapporto con le Muse permette a Callimaco di porsi come erede dell’epos. Negli ultimi due libri, invece, gli aitia si susseguono l’uno all’altro senza raccordo. Teocrito > Gli Aitia I contenuti Ecco un sintetico prospetto dei contenuti degli Aitia: I contenuti più famosi degli Aitia Prologo dei Telchini elegia proemiale in cui Callimaco, che si presenta in età avanzata, espone principi di poetica difendendosi dalle accuse di metaforici Telchini, demoni invidiosi che simboleggiano i detrattori del poeta Prologo del sogno noto in forma estremamente frammentaria, doveva essere l’originaria elegia proemiale degli Aitia III libro si apre con l’Epinicio di Berenice, ma l’episodio più celebre era costituito dall’elegia di Aconzio e Cidippe: il primo, con una formula magica incisa su una mela, riesce a impedire il matrimonio di Cidippe e a ottenere la sua mano IV libro importante in questo libro era la Chioma di Berenice: Conone, astronomo di corte, scopre una nuova costellazione, che si immagina nata dalla trasformazione di un ricciolo offerto da Berenice come voto per il ritorno del marito Tolemeo III dalla guerra contro la Siria Teocrito > I contenuti Il prologo dei Telchini Il prologo dei Telchini è stato scritto dall’autore in età avanzata, probabilmente al momento di pubblicare il liber; per le sue affermazioni programmatiche doveva fungere da prologo all’intera raccolta callimachea. Callimaco accusa i Telchini, demoni che in tempi mitici abitavano l’isola di Rodi (in realtà i propri detrattori), di essere giudici incompetenti, che privilegiano la quantità alla qualità nella valutazione della poesia. Spiega inoltre di non aver voluto scrivere un poema “unitario e continuo” (rifiuto dell’epica tradizionale); la forma breve dell’elegia consente una maggiore elaborazione formale (leptotes) e una maggiore padronanza dei contenuti (simboleggiati dal rapporto privilegiato del poeta con Apollo e le Muse). Teocrito > Il prologo dei Telchini L’identità dei Telchini Grazie agli scoli è stato possibile identificare i Telchini con alcuni poeti ed eruditi di spicco dell’età ellenistica attestati su posizioni peripatetiche: i due Dionisii, Asclepiade, Posidippo, Prassifane di Mitilene. A essi Callimaco contrappone: le sue novità: raffinatezza stilistica, brevità, gusto per la varietà, contaminazione dei generi letterari; i suoi modelli: Esiodo invece di Omero (l’Esiodo de Le opere e i giorni è considerato esponente di una poesia del “vero”, aliena dalle finzioni poetiche), Mimnermo (di cui vengono elogiati i componimenti brevi, forse le elegie amorose) e, tra i contemporanei, Filita di Cos. Teocrito > L’identità dei Telchini Scena di caccia Matematica e astronomia Agli Aitia seguiva il libro dei Giambi, all’inizio del quale Callimaco dichiarava di lasciare “i pascoli montani” (= l’Elicona, monte delle Muse e simbolo di poesia nobile) per “entrare nei pascoli pedestri” (il giambo). I 17 componimenti che costituivano l’opera si presentavano in modo estremamente vario, sotto il profilo metrico, linguistico e tematico. Gli elementi fondamentali dei Giambi metro trimetri giambici, coliambi tetrametri trocaici catalettici, strutture epodiche, metri lirici lingua prevalentemente ionica (poesia giambica), ma in alcuni casi viene scelto il dorico temi e motivi invettive (tipiche del giambo), ma anche spunti eziologici Teocrito > Matematica e astronomia Un manifesto di poetica Ricostruire i contenuti dei Giambi è estremamente difficile per la frammentarietà dell’opera; sappiamo comunque che il Giambo XIII è un manifesto di poetica. In esso Callimaco si difende dall’accusa di scarsa fedeltà al modello del giambo ipponatteo, anche dal punto di vista del dialetto e delle scelte metriche. In sua difesa Callimaco proclama il principio della polyeideia, ossia la liceità di coltivare più generi letterari, anche fondendone i caratteri; il passo è il fondamento teorico più esplicito relativo alla pratica della contaminazione dei generi letterari. Lagynos con strumenti musicali Teocrito > Un manifesto di poetica L’Ecale L’Ecale, che nell’edizione allestita da Callimaco seguiva i Giambi, è un epillio, cioè un componimento in esametri di dimensioni ridotte che narra un episodio marginale nella saga di un eroe, richiamando l’attenzione sulla sfera privata o sul mondo dei sentimenti, più che sul piano delle gesta mitiche. Protagonista dell’epillio è Teseo, di cui viene narrato l’incontro con la vecchia Ecale, che offre ospitalità all’eroe durante la sua caccia al toro di Maratona. Il poemetto si chiude con un aition, l’istituzione delle feste in onore di Zeus Ecalio, mediante le quali Teseo vuole perpetuare il ricordo della generosità di Ecale. Teseo uccide il Minotauro Teocrito > L’Ecale Le innovazioni dell’Ecale La tradizione vuole che Callimaco abbia scritto l’Ecale per dimostrare di essere capace di comporre poesia epica; in realtà l’epillio testimonia la sua capacità di innovare all’interno dell’epos. Le innovazioni riscontrabili nell’Ecale sono: la trattazione di una sezione circoscritta del mito, di natura marginale; l’inserimento di spunti eziologici; la scelta per il ruolo di protagonista di un personaggio non eroico (la vecchia Ecale); lo stile, caratterizzato dalla brevità e dalla raffinatezza. Teseo e il Minotauro Teocrito > Le innovazioni dell’Ecale Gli epigrammi I 63 epigrammi tramandati sotto il nome di Callimaco sono di argomento vario (votivi, sepolcrali, pederotici, poesia d’occasione); alcuni presentano innovazioni linguistiche (coloritura dorica) e metriche (innovazioni nel trattamento del distico elegiaco). Importante, per le dichiarazioni programmatiche che contiene, è l’epigramma 28, in cui il poeta dichiara: di odiare il poema ciclico (= il poema epico tradizionale); di prediligere argomenti e forme non comuni, attraverso una nutrita serie di metafore (la strada poco battuta, la fonte poco frequentata, il ragazzo che non si concede a tutti). Teocrito > Gli epigrammi Musa Il poeta e l’erudito La produzione poetica ci fa riconoscere in Callimaco un poeta doctus: una figura che realizza un connubio tra studioso e artista, tipico dell’età ellenistica. “Non canto nulla che non sia attestato”, dichiara orgogliosamente Callimaco. Questa affermazione lega la sua produzione poetica e l’attività di erudito, attivo nella raccolta dei materiali e nello studio degli autori che lo hanno preceduto (si ricordino i Pinakes). I suo interessi spaziano da argomenti geo-etnografici a problemi storico-lessicografici, con attenzione alla paradossografia, cioè la raccolta e l’esposizione di tutto ciò che esula all’ordinario (fenomeni naturali, opere dell’uomo, costumi diversi e curiosi). Teocrito > Il poeta e l’erudito