Inchiesta
Super
Risparmio
Dimmi che spesa fai e ti dirò dove andare a farla,
in tasca ti rimarranno fino a 3.500 euro all’anno.
I numeri
dell'indagine
Pasta, olio, biscotti, acqua minerale,
detersivi, prodotti per la cura
personale e molti altri ancora: sono
più di cento le categorie
merceologiche considerate da
Altroconsumo per realizzare questa
inchiesta. Un lavoro complesso, che
ha impegnato tra marzo e aprile
decine di rilevatori di prezzi in tutta
Italia. L'obiettivo? Dirti dove la spesa
conviene di più.
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Tre modelli di acquisto
CARRELLO CON I PRODOTTI DI MARCA
Il primo carrello considerato è quello più importante, perché rappresenta la spesa
più comunemente effettuata dalle famiglie italiane (dati Istat), che preferiscono
acquistare prodotti delle marche più conosciute e pubblicizzate.
CARRELLO CON I PRODOTTI A MARCHIO COMMERCIALE
Il secondo carrello è stato riempito con i prodotti che portano il marchio
dell'insegna (Coop, Carrefour, Esselunga...).
CARRELLO CON I PRODOTTI PIÙ ECONOMICI
Il terzo carrello rispecchia un modello di consumo teso al massimo risparmio.
È stato riempito con prodotti in assoluto più economici trovati nel corso della
rilevazione sugli scaffali di tutti i punti vendita, compresi i discount.
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Bye-bye marca
Fare la spesa mettendo nel
carrello i prodotti di marca, come
fa la maggior parte degli italiani,
costa in media 6.356 euro l'anno
a famiglia. Ecco quanto puoi
risparmiare se rinunci
al marchio delle aziende
leader di mercato.
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33%
IL RISPARMIO SE
PASSI AI PRODOTTI
CON IL MARCHIO
DELLA CATENA
IL RISPARMIO SE
PASSI AI PRODOTTI
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ECONOMICI DI IPER
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IL RISPARMIO
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Le classifiche delle insegne per carrello
Prodotti di marca
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AUCHAN
IPER
LECLERC CONAD
ESSELUNGA
IL GIGANTE
IPERCOOP
PAM
PANORAMA
IPERFAMILA
FAMILA
CARREFOUR
IPERSPAR INTERSPAR
BENNET
SUPERCOOP
CONAD SUPERSTORE
MAXISIDIS
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IPERSIDIS
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SIMPLY / IPERSIMPLY
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EUROSPAR
SISA
CONAD
DESPAR
A&O
SIGMA
CARREFOUR MARKET
CRAI
DIMEGLIO
BILLA
Indice
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100
101
101
102
102
102
102
103
103
103
103
103
104
104
104
105
105
105
105
105
105
105
106
106
106
106
107
107
107
107
107
108
110
Prodotti a marchio
Indice
commerciale
U2 SUPERMERCATO
100
AUCHAN
110
IPERSIDIS
115
IPERCOOP
122
LECLERC CONAD
122
BENNET
122
CARREFOUR
123
CONAD
124
ESSELUNGA
125
FAMILA
125
PAM
125
PANORAMA
125
SUPERCOOP
126
SIMPLY / IPERSIMPLY 127
IPER
129
A&O
130
CARREFOUR MARKET 130
IL GIGANTE
131
SISA
134
IPERSPAR INTERSPAR 134
EUROSPAR
137
SIGMA
140
DESPAR
141
BILLA
152
(D) Con la D tra parentesi sono
contrassegnate le insegne dei
discount.
Prodotti più conomici
Indice
in assoluto
EUROSPIN (D)
100
PENNY MARKET (D)
102
PRIX QUALITY (D)
102
LIDL (D)
102
MD DISCOUNT (D)
105
IN'S MERCATO (D)
106
LD MARKET (D)
106
D-PIÙ DISCOUNT (D)
106
AUCHAN
108
IPER
116
U2 SUPERMERCATO
116
CARREFOUR
117
PANORAMA
118
ESSELUNGA
120
IPERSPAR INTERSPAR 131
IPERCOOP
131
PAM
135
IL GIGANTE
139
CARREFOUR MARKET 140
IPERSIDIS
142
BENNET
143
BILLA
147
SUPERCOOP
149
FAMILA
149
SIMPLY / IPERSIMPLY 150
EUROSPAR
152
LECLERC CONAD
152
CONAD
160
DESPAR
162
SISA
168
SIGMA
176
Indice Dato 100 alla catena più economica, gli altri indici sono
assegnati su base percentuale. Indice 110 significa che la catena
è più cara del 10% rispetto alla più economica.
Settembre 2014 š 284 Altroconsumo 23
Inchiesta
FRANCESCO DAVERI
produzioni a più alto valore aggiunto e
meno inquinanti è necessaria e doverosa,
purché generi lo stesso ammontare di
redditi di prima. C’è sempre una fase di
passaggio tra un sistema economico
vecchio e uno nuovo. Spesso questa fase è
traumatica».
"Se i prezzi continuano
a scendere, non c’è
nulla da festeggiare"
«Il pericolo da cui l’Italia e l’economia
mondiale in generale dovranno guardarsi
potrebbe essere la riduzione generalizzata
dei prezzi». Oggi che la “brutta bestia” della
deflazione è molto più che uno spauracchio,
questa affermazione si carica di significati
profetici se si pensa che è stata
pronunciata, anzi scritta nero su bianco, nel
2008. Erano trascorsi solo quattro giorni
dal fallimento della Lehman Brothers. I
consumatori italiani pensavano a come
mettersi al riparo dai continui aumenti dei
prezzi. L’inflazione era al 4,1 per cento, ma i
voli aerei in un anno erano rincarati del
41 per cento, la pasta del 26, il gasolio del
24 e il pane del 12. Francesco Daveri,
ordinario di Politica economica presso
l’Università di Parma, invece già
immaginava quali sarebbero stati gli esiti di
quello scenario economico dai contorni
allora ancora incerti e firmava su Lavoce.
info (19 settembre 2008) un articolo dal
titolo rivelatore: Venti di deflazione.
Professore, perché un’inflazione quasi a
zero o addirittura negativa, la deflazione, da
lei prevista per primo, non dovrebbe farci
felici? Nei fatti questo aumenta il potere di
acquisto di stipendi e pensioni.
«Vale solo per chi lo stipendio ce l’ha
ancora. Chi non ha perso il lavoro sta
sicuramente meglio. Ma in prospettiva
potrebbe non essere più così. Perché se la
riduzione dei prezzi non è frutto di un
meccanismo virtuoso, come può essere la
concorrenza, ma è generalizzata, cioè il
prodotto di un mercato depresso, le
aziende per stare a galla devono ridurre i
costi. Ridurre i costi significa tra le altre
cose ridurre gli stipendi, licenziare».
Sta dicendo che è meglio l’inflazione?
«Noi economisti ricordiamo sempre che
l’inflazione è una tassa occulta, e per questo
ancora più odiosa, visto che ci toglie soldi
dalle tasche senza che ci sia stato un
provvedimento approvato dal Parlamento.
È una tassa che non porta la firma di
nessuno. Per quanto odiosa, però,
un’inflazione contenuta è necessaria».
Perché?
«Permette alle aziende di poter scaricare
sui prezzi, quindi su noi consumatori,
24 Altroconsumo 284 š Settembre 2014
Economista, Università di Parma
eventuali aumenti di costi. Se non lo
possono fare, cosa che succede quando
l’inflazione è ai livelli di oggi, vicina allo zero,
i loro profitti si assottigliano, investono
meno e assumono ancor meno, diminuisce
l’occupazione e aumenta la disoccupazione,
si riducono i salari. Se poi per far fronte al
debito pubblico si aumentano le tasse,
come ha fatto il governo Monti, il reddito
netto a disposizione delle famiglie si riduce
ancora di più: i consumi crollano. Insomma,
una spirale micidiale».
"I discount si avvicinano
al modello supermercato
e viceversa, in futuro non
ci saranno più differenze"
Come se ne esce?
«Le cose andranno meglio quando le
banche avranno finito di mettere a posto i
loro bilanci e ricominceranno a concedere
credito alle imprese e alle famiglie. Un altro
aspetto importante è il pagamento degli
arretrati della Pubblica amministrazione,
sempre per immettere liquidità e capitali nel
sistema. E poi servono le riforme.
Affoghiamo nella burocrazia. Altrimenti a
cosa serve innaffiare di liquidità il sistema
se poi un giovane che ha un’idea nuova ci
mette nove mesi per aprire un’impresa?».
I consumi diminuiscono anche perché si è
più attenti agli sprechi. Si spende meno e
meglio, questo è positivo.
«Certo, i dati lo dimostrano. Io però sollevo
un problema: è vero che lo spreco è cattivo,
però è anche reddito. Attenzione alla
“decrescita felice”, perché è felice solo per
chi conserva un reddito. La riconversione in
La crisi è un acceleratore di concorrenza?
«Più che la crisi, è l’assenza di inflazione a
spingere le aziende a farsi disperatamente
concorrenza tra loro, per il meccanismo che
ho spiegato prima. Però non vanno confusi
piani diversi. Molte aziende avrebbero
chiuso comunque. Ci sono processi che
sono indipendenti e che la crisi ha solo
accelerato: le vendite online che
soppiantano quelle fisiche, i supermercati
che fanno morire il negozio sotto casa...».
C’è però un certo revival dei piccoli negozi.
«Sono quelli che riescono a intercettare un
particolare segmento di consumatori
interessati. Sopravvive il droghiere che si
mette a fare la mescita di vino o che si
trasforma in negozio di delicatessen».
Anche il modello ipermercato non gode di
ottima salute. Solo in Piemonte, secondo
uno studio, ci sarebbero 43 ipermercati di
troppo. Quelli che non hanno un bacino di
almeno 34mila famiglie su cui contare.
«Le vendite devono essere cospicue per
giustificare un investimento su queste
megasuperfici. Tra corsie di scaffali che
sembrano autostrade i consumatori sono
disorientati. C’è poi il cosiddetto “paradosso
della scelta”: è provato che assortimenti
molto ricchi causano una difficoltà di scelta
che scoraggia l’acquisto».
E neppure gli ipermercati sono immuni dalla
concorrenza dell’e-commerce.
«Infatti il consumatore spesso va a
comprare in internet a un prezzo più basso il
prodotto che ha visto all’ipermercato. Ma al
netto di questo, è il modello ipermercato a
essere in discussione, per via di quello che
gli esperti di marketing chiamano
“convergenza dei format”».
Cioè le differenze tra canali si assottigliano?
«È in atto una sorta di ibridazione. Tra
qualche tempo sarà difficile distinguere tra
discount e supermercati. I discount sono
sempre meno discount, hanno più prodotti
di marca, hanno introdotto i freschi, la
panetteria. Alcuni supermercati invece si
avvicinano al modello discount: più prodotti
a marchio commerciale, politiche di prezzo
più aggressive, assortimenti ridotti...».
www.altroconsumo.it
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UN CARRELLO IN PENDENZA: ECCO COME OSCILLANO I PREZZI
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Anche la spesa è fatta a scale, a volte scende, a volte sale. Ecco alcuni esempi di variazione di prezzo rispetto allo scorso anno nella
grande distribuzione (dati Altroconsumo). L’Istat ha registrato una frenata dell’inflazione, ferma a +0,4%, e una tendenza alla discesa
dei prezzi, soprattutto di frutta e verdura.
variazioni moderate
wurstel
in discesa
Settembre 2014 š 284 Altroconsumo 25
Inchiesta
Online la geografia della convenienza
Il tacco d’Italia. Un pezzo di Nord Ovest e
uno di Nord Est. E poi il cuore verde del
Belpaese. Ecco la geografia della
convenienza che non ti aspetti, un po’ a
macchia di leopardo: Veneto, Piemonte,
Toscana, Umbria e Puglia. Per contro, va
decisamente male in regioni molto
popolose come Lazio e Sicilia, e in alcune
con meno residenti: Liguria, Marche,
Abruzzo, Basilicata e Molise. Se abiti in
una di queste regioni, passare dai prodotti
di marca di un supermercato a quelli più
economici di un discount ti consente di
dare un taglio perfino di oltre il 60% al tuo
scontrino annuale. In regioni come
Calabria, Lazio e Valle d'Aosta significa
risparmiare più di 3.800 euro l'anno:
insomma, un altro vivere. Bisogna
liberarsi dei pregiudizi sui discount. Primo
perché i loro prodotti raggiungono spesso
ottimi risultati nei nostri test di qualità,
3.510€
secondo perché sono lontani i tempi in cui
si rivolgevano a un target piuttosto
basso. Oggi hanno cambiato volto, per
attirare (sempre più) famiglie della classe
media. Non è un caso se nell'ultimo spot
televisivo di Lidl compaiono alcuni famosi
prodotti doc e dop e perfino un'Audi A6.
Se la tua città non è tra le 68 cui abbiamo
dedicato una classifica specifica in questo
articolo, vai sul nostro sito. Ti aspetta una
mappa: basterà cliccare sulla tua regione
per trovare la classifica delle catene
presenti a livello regionale e la
quantificazione del risparmio a seconda di
ciò che sei solito mettere nel carrello:
prodotti di marca, a marchio commerciale
o più economici in assoluto. Sul sito
troverai anche ulteriori dettagli sul
metodo dell'indagine.
www.altroconsumo.it/supermercati
risparmio medio annuo
se si fa la spesa al discount
Trentino Alto Adige 3.487
3.502 Lombardia
Friuli Venezia Giulia 3.558
3.803 Aosta
Veneto 3.139
3.336 Piemonte
Emilia Romagna 3.424
Marche 3.496
3.812 Liguria
Abruzzo 3.561
3.292 Toscana
Molise 3.401
3.415 Sardegna
3.286 Umbria
Puglia 3.321
3.623 Lazio
3.493 Campania
3.740 Basilicata
carrello di marca meno caro della media
3.649 Sicilia
carrello di marca nella media
carrello di marca più caro della media
Regione (euro risparmiati
dalla famiglia media italiana
che sceglie il discount)
26 Altroconsumo 284 š Settembre 2014
Calabria 3.867
A Milano la spesa costa
6.397 euro l'anno, a Roma
di più: 6.532 euro
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Settembre 2014 š 284 Altroconsumo 27
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