La ricerca fondata sulla centralità delle persone
che hanno o hanno avuto un’esperienza di
disagio mentale
1) La formazione degli utenti ricercatori
come strumento fondante di un disegno
della ricerca che mette la persona
“esperta” al centro del processo
conoscitivo;
2) La ricerca qualitativa come strumento
per distanziarsi dalla propria esperienza
di sofferenza;
3) La ricerca qualitativa come strumento di
costruzione delle identità di gruppo;
Principali risultati della ricerca
azione
1) Favorisce processi di empowerment individuale e collettivo;
2) Favorisce la costruzione dei gruppi ama e gruppi associativi;
3) Costruisce linguaggi speciali capaci di descrivere nuove
realtà aggregative;
4) I linguaggi speciali diventano strumento di costruzione di
nuove realtà aggregative;
5) Si affermato identità aggregative basate sul rapporto
paritario, sul senso di responsabilità legato all’esserci
(partecipazione) e sul senso di responsabilità legato al fare
(mutamento individuale e sociale).
Gli strumenti di ricerca utilizzati
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interviste in profondità sul servizio “Tenda”
Interviste “Tandem” in SPDC di Livorno
Interviste telefoniche per U.O. marketing Az.USL 6 di Livorno
Interviste strutturate per la ricerca Lotta allo Stigma
Questionari strutturati per la valutazione del cambiamento dei pregiudizi
nei giovani
Interviste strutturate per la valutazione del DSM di Livorno
Interviste strutturate per la valutazione dell’inserimento lavorativo nelle
Coop B della Toscana
Interviste strutturate ai responsabili delle Coop B Toscane
Interviste strutturate per la valutazione sul cambio medico psichiatra
La ricerca storica in SPDC
Franca Izzo
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2000 inizio l’attività di ricerca in SPDC con interviste in profondità grazie ad una Borsa Lavoro. Facciamo interviste seguendo
il metodo dell’intervista a Tandem;
Stavo ancora molto male, avevo, però, una grande voglia di riscatto e mi impegnavo al massimo per emergere e ricostruire
una nuova identità sociale;
Non avevo svolto alcun corso specifico quindi dovevo imparare con la pratica e con l’aiuto del gruppo di valutazione;
Mi presentavo in reparto con una traccia di intervista e un registratore. Intervistavo i pazienti ricoverati individuati dai
medici. Gli operatori che poco tempo prima mi avevano vista ricoverata mi incoraggiavano in questo mio nuovo percorso di
consapevolezza. Il reparto da luogo di contenimento della mia disperazione stava diventando un luogo di conoscenza.
Non c’era ancora l’associazione e il CSM mi permetteva di trascrivere le interviste al loro computer. Ad un tempo stavo
imparando a intervistare, a trascrivere e a usare il PC vincendo la mia soggezione.
Al termine della ricerca ho imparato ad usare N Vivo per codificare le interviste.
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Alcuni risultati dell’attività di ricerca in SPDC di Livorno
1) la scarsa informazione sul meccanismo di funzionamento dei farmaci;
2) il comportamento infantilizzante degli operatori
3) la scarsa possibilità di confrontarsi con lo staff sulla personale idea del nostro malessere.
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Grazie alla collaborazione con Markku Salo, Finlandia, e Trine Habberstad, Norvegia, la ricerca è stata ripetuta in più paesi di
Europa. Sono stati confermati i tre punti precedenti e più individuata una nuova criticità: Lo scarso coinvolgimento degli
utenti nella condivisione del progetto terapeutico.
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L’attuale valutazione di esito in SPDC
• Finita, per il momento, l’attività di ricercaazione in reparto. Attualmente sono
impegnata insieme ad altri tre membri
dell’associazione in SPDC in un’attività di
valutazione di esito. Somministriamo a tutti i
ricoverati, che accettano, un questionario
strutturato per rilevare la composizione della
rete sociale. Le informazioni sono utilizzabili
dai curanti per migliorare l’elaborazione del
loro progetto terapeutico.
La ricerca lotta allo Stigma
Patrizia Spiniello
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Sono entrata in rapporto col gruppo di ricerca nel 2006 grazie alla mia terapeuta,
che mi ha consigliato di farlo per incrementare le mie entrate economiche.
Ho cominciato senza una formazione specifica, che ho acquisito dopo,
relativamente ad altri progetti di ricerca.
Si trattava di intervistare dei cittadini selezionati a caso sui temi del pregiudizio e
dello stigma nei confronti dei pazienti della salute mentale.
E’ stata la prima ricerca rivolta a non utenti della salute mentale e cittadini sono
stati disponibili. Abbiamo utilizzato un questionario strutturato.
Io mi presentavo non come utente intervistatore ma come una intervistatrice
incaricata dalla ASL (del resto la mia visita era preceduta da una lettera inviata
dalla ASL e da un contatto telefonico da parte dell’associazione di utenti).
Personalmente ho realizzato circa 60 interviste nella Zona della Bassa Val di Cecina.
I risultati principali sono stati che le persone erano apparentemente aperte e prive
di pregiudizi negativi. Tuttavia, sebbene la maggioranza sembrava avere familiarità
con le problematiche della salute mentale, tanto da pensare, nel 80% dei casi, che
avrebbero potuto ammalarsi in prima persona nel corso della vita, quando si
parlava di lavoro, la maggioranza degli intervistati riteneva che il luogo lavorativo
adatto per un utente fosse solo un ambiente protetto.
Per quanto mi riguarda, questo primo lavoro di ricerca ha rappresentato l’inizio del
mio processo di recovery, che è coinciso anche col cambio della terapeuta e col
coinvolgimento in altre iniziative proposte dall’associazione e dal Servizio
Valutazione di esito nei CSM
Roberto Lemmi
• Ho usufruito di una formazione specifica tenuta da docenti
universitari. La formazione ha interessato molteplici
tecniche di interviste.
• Sono stato coinvolto in un’attività di ricerca sul mondo del
lavoro legato alla cooperazione sociale e attualmente sono
impegnato in valutazione di esito del nostro DSM.
Somministro un questionario che serve a rilevare i bisogni
della persona e un questionario che serve a rilevare le reti
sociali.
• Penso che il mio lavoro permetta di dare voce al punto di
vista degli utenti evidenziando quei bisogni che sono
percepiti come prioritari dagli stessi utenti e esplicitando la
forma della rete di sostegno sempre secondo il punto di
vista della persona sofferente.
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paolo pini - Centro Basaglia