6. Scelte genetiche: le varietà e i portinnesti
6.1. Le varietà
SCELTA DELLA VARIETA’
La scelta della varietà è in funzione di:
♦
♦
♦
♦
♦
♦
♦
tipo di terreno
clima
obiettivo produttivo o enologico
sensibilità alle malattie
varietà raccomandate e autorizzate della zona
tendenze di mercato
calendario di raccolta aziendale
La varietà influenza i seguenti fattori:
Forma di allevamento
e densità d’impianto
Resistenza alle
gelate
Resistenza alle
malattie
Resistenza
alla siccità
Varietà
Resistenza al
calcare
Epoca di
maturazione
Qualità dei vini
13
Ambienti caldi
Resistenza
siccità
Resistenza
gelate
primaverili
Resistenza
calcare
Rapporto
produzione/
qualità
Resistenza
peronospora
Resistenza
oidio
Resistenza
botrite
6.1.1. Linee guida per la scelta varietale
Tabelle riassuntive delle caratteristiche di adattamento ambientale e tolleranza alle malattie di alcuni vitigni coltivati in Oltrepò Pavese
++
+
++
--
--+
+
+
-
---
RIESLING ITALICO
-
+
+
-
++
+
-
--
RIESLING RENANO
--
+
+
-
+
+
-
--
MOSCATO BIANCO
+
+
-
+
-
+
--
--
MALVASIA DI CANDIA
AROMATICA
+
++
+
+
+
-
-
+
++
-
+
+
--
+
--
--
Varietà
Bianche
PINOT GRIGIO
PINOT BIANCO
CHARDONNAY
CORTESE
SAUVIGNON
+
-
-
-
+
+
-
--
MÜLLER THURGAU
--
-
++
-
-
-
+
-
Altre indicazioni
•
Sensibile alla clorosi ferrica
•
Sensibile alla clorosi ferrica
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Sensibile alla flavescenza dorata
Potature medio-lunghe
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Soffre la carenza di Magnesio
Soggetto a colatura
Predilige terreni sciolti
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Sensibile agli acari
Soggetto a colatura con vigori eccessivi
Sensibile alle malattie del legno
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Poco adatto alla meccanizzazione a causa della
fragilità dei tralci
Vigore da controllare
Fragilità dei tralci
Molto sensibile alla botrite
Da evitare trattamenti a base di rame
Scarso controllo dell’acidità dei mosti
Breve ciclo vegetativo
Favorevoli le escursioni termiche
Scarso controllo dell’acidità dei mosti
•
•
•
•
•
•
•
•
14
Ambienti
caldi
Resistenza
siccità
Resistenza
gelate
primaverili
Resistenza
calcare
Rapporto
produzione/
qualità
Resistenza
peronospora
Resistenza
oidio
Resistenza
botrite
Varietà
Rosse
BARBERA
++
+
++
-
-
-
+
+
-
---
CROATINA
++
-
++
+
-
-
+
-
PINOT NERO
UVA RARA
VESPOLINA
CABERNET SAUVIGNON
DOLCETTO
++
++
+
-
+
+
+
+
-
+
-
+
++
+
++
+
++
+
+
+
+
+
-
-
+
-
-
-
-
+
-
-
+
+
+
+
+
FREISA
+
+
+
MERLOT
-
--
--
+
+
-
+
+
SYRAH
+
-
-
--
-
+
+
-
++
-
-
-
+
+
-
+
BONARDA
PETIT VERDOT
Altre indicazioni
•
Sensibile alla clorosi ferrica e al mal dell’esca
•
•
•
•
•
•
Sensibile alla carenza di B e K che causano colatura
Sensibile a cicalina, tignola, acari
Fertilità basale scarsa: necessita di potature lunghe
Sensibilità a colatura, acinellatura, disseccamento del
rachide (soprattutto su SO4)
Sensibile alla tignola
Soggetta a colature
•
Sensibile a colature
•
•
•
•
•
•
•
•
Sensibile alle malattie del legno
Vigore da controllare
Si adatta a suoli acidi
Problemi di affinità con 140Ru
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Problemi di affinità con 420A e 101.14
Facilità di distacco degli acini dal grappolo
Soggetto a acinellatura
•
Soggetto a acinellatura e colatura
•
•
•
•
Sensibile al marciume acido
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Facile meccanizzazione
Vigore da controllare, eccesso di N determina
colatura
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Necessaria una buona luminosità
Ventosità eccessiva causa rotture dei tralci
Necessita un buon palizzamento del vigneto
Mantiene una buona acidità, elevati livelli di materia
colorante, consigliato in uvaggio
•
•
•
•
•
15
6.1.2. La distribuzione delle varietà
VALLE VERSA
ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.)
Ruino (547 m.s.l.m.)
Canevino (410 m.s.l.m.)
Volpara (357 m.s.l.m.)
Golferenzo (464 m.s.l.m.)
Montecalvo Versiggia (360 m.s.l.m.)
Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione
di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa fascia è
da tenere presente che esistono due sottozone di
tradizionale vocazionalità rispettivamente per il
Moscato (Volpara) e per il Pinot nero (Montecalvo
Versiggia).
VINI DI ECCELLENZA
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Chardonnay , Moscato bianco
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Riesling italico, Riesling renano
Sauvignon, Malvasia bianca di Candia
E’ una zona più versatile in cui a seconda
dell’esposizione, dell’altitudine e del tipo di terreno
possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca
che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi
ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) sono tradizionali vocazionalità come la “Croatina di
Rovescala”, o le uve Barbera e Croatina di Castana e
Santa Maria della Versa (217 m.s.l.m.) Canneto.
Rovescala (274 m.s.l.m.)
San Damiano al Colle (236 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA
Castana (302 m.s.l.m.)
Barbera, Croatina, Uva rara
Montù Beccaria (281 m.s.l.m.)
Vespolina (Ughetta di Canneto)
Montescano (208 m.s.l.m.)
Canneto Pavese (233 m.s.l.m.)
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Pinot bianco
Riesling Italico, Riesling renano
Pinot nero da vinificazione in rosso
Cabernet Sauvignon
Da evitare varietà troppo precoci.
ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.)
Zenevredo (195 m.s.l.m.)
Bosnasco (124 m.s.l.m.)
Stradella (101 m.s.l.m.)
VINI DI ECCELLENZA
Barbera, Croatina
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto), Cabernet
Sauvignon
16
VALLE SCUROPASSO
ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.)
Ruino (547 m.s.l.m.)
Canevino (410 m.s.l.m.)
Rocca de Giorgi (391 m.s.l.m.)
Montalto Pavese (386 m.s.l.m.)
Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione
di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa zona è
da tenere presente che esiste una zona di tradizionale
vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese)
VINI DI ECCELLENZA
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Pinot bianco
Riesling Italico, Riesling renano
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Moscato bianco
Chardonnay
E’ una zona più versatile in cui a seconda
dell’esposizione, dell’altitudine e del tipo di terreno
possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca
che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi
ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) sono tradizionali vocazionalità come la le uve Barbera
e Croatina e Vespolina di Castana e Canneto.
Lirio (263 m.s.l.m.)
Pietra de Giorgi (318 m.s.l.m.)
VINI DI ECCELLENZA
Cicognola (309 m.s.l.m.)
Barbera, Croatina
Castana (302 m.s.l.m.)
Uva rara
Canneto Pavese (233 m.s.l.m.)
Vespolina (Ughetta di Canneto)
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Pinot bianco
Riesling Italico, Riesling renano
Cabernet Sauvignon
Solo nell’area D.O.C collinare sono da prevedere
vitigni tardivi a bacca rossa:
ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.)
VINI DI ECCELLENZA
Croatina, Barbera
Broni (88 m.s.l.m.)
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto)
Cabernet Sauvignon
17
OLTREPO’ CENTRALE
ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.)
Fortunago (450 m.s.l.m.)
Borgoratto mormorolo (326 m.s.l.m.)
Montalto Pavese (386 m.s.l.m.)
Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione
di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa fascia è
da tenere presente che esiste una zona di tradizionale
vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese)
VINI DI ECCELLENZA
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Pinot bianco
Riesling Italico, Riesling renano
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Pinot nero da base spumante
Pinot grigio, Pinot bianco
Sauvignon
Chardonnay
E’ una zona più versatile in cui a seconda
dell’esposizione, dell’altidudine e del tipo di terreno
possono firnire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca
che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni
(Oliva Gessi, Calvignano) esiste tradizionale
vocazionalità per il Riesling a causa degli affioramenti
ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) gessosi.
Calvignano (275 m.s.l.m.)
Oliva Gessi (277 m.s.l.m.)
Mornico Losana (245 m.s.l.m.)
VINI DI ECCELLENZA
Riesling Italico, Riesling renano
Barbera
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Croatina
Pinot nero da vinificazione in rosso
Uva rara
Cabernet Sauvignon
Da evitare varietà troppo precoci.
ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.)
Borgo priolo (143 m.s.l.m.)
Redavalle (85 m.s.l.m.)
Santa Giuletta (78 m.s.l.m.)
Torricella Verzate (110 m.s.l.m.)
Corvino San Quirico (180 m.s.l.m.)
Casteggio (100 m.s.l.m.)
VINI DI ECCELLENZA
Barbera, Croatina
Uva rara
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Pinot nero da vinificare in rosso
Cabernet Sauvignon
18
OLTREPO’ OCCIDENTRALE
ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.)
Zona considerata marginale per la viticoltura
Rocca Susella (548 m.s.l.m.)
Montesegale (426 m.s.l.m.)
ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Zona considerata marginale per la viticoltura con
eccezione delle zone più basse.
Ponte Nizza (265 m.s.l.m.)
Cecima (231 m.s.l.m.)
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Godiasco (201 m.s.l.m.)
Cortese
Barbera, Croatina, Uva rara, Dolcetto
ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.)
Rivanazzano (157 m.s.l.m.)
Retorbido (169 m.s.l.m.)
Codevilla (146 m.s.l.m.)
Torrazza Coste (158 m.s.l.m.)
Montebello della Battaglia (126
m.s.l.m.)
A seconda delle condizioni di coltivazione sia vitigni a
bacca bianca che rossa:
VINI DI ECCELLENZA
Barbera, Croatina
VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO
Cortese, Muller Thurgau, Uva rara,
Cabernet Sauvignon, Dolcetto, Freisa
19
6.2. Portinnesti
SCELTA DEL PORTINNESTO
La scelta del portinnesto è in funzione di:
♦
♦
♦
♦
tipo di terreno
vitigno
densità d’impianto che si intende adottare
obiettivo produttivo o enologico
Il portinnesto influenza i seguenti fattori:
Resistenza al
Calcare attivo
Resistenza allo
stress idrico
(da eccesso di acqua)
Efficienza
nell’assorbimento dell’acqua
(resistenza alla siccità)
Durata del ciclo
vegetativo del vitigno
Portinnesto
Vigore indotto
dall’interazione
con il vitigno
Efficienza
nell’assorbimento degli elementi
(potassio, magnesio, ferro)
20
COMBINAZIONE VITIGNO-PORTINNESTO
Nei confronti della combinazione Vitigno-Portinnesto, in fase di scelta sono da tenere presenti le
seguenti linee guida:
•
Vitigni vigorosi (vd schede vitigni) con portinnesti deboli e viceversa;
•
A seconda delle condizioni pedo-climatiche considerare l’influenza del portinnesto sul ciclo
vegetativo (vd tabella portinnesti): per esempio nel caso di rischi da gelate può essere
conveniente adottare portinnesti che a parità di attitudini pedologiche ritardano il ciclo
vegetativo o al contrario in terreni soggetti a prolungata siccità estiva è consigliabile un
portinnesto che anticipi l’epoca di maturazione;
•
Di norma i portinnesti più deboli anticipano la maturazione rispetto a quelli vigorosi (41B, SO4
e 420A raccorciano il ciclo vegeto-produttivo);
•
Per impianti fitti è consigliabile adottare portinnesti medi o deboli, viceversa per impianti a
bassa densità sono da adottare portinnesti vigorosi;
•
Nelle caso delle rimesse sono preferibili portinnesti vigorosi.
ALCUNI ESEMPI
•
Per tutte le varietà rosse, ma anche per le bianche vigorose (Chardonnay), per impianti fitti, di
qualità, nei terreni collinari argilloso-calcarei: 420 A, 161-49, 41 B (elevata resistenza al
calcare);
•
Per vitigni rossi, impianti fitti, nei terreni di medio impasto e fertili, per produzioni di qualità, è
molto indicato il 3309. Da evitarsi nei terreni calcarei e con ristagno idrico; col Barbera può
presentare fenomeni di disaffinità d’innesto;
•
Per i vitigni rossi (ad esclusione del Barbera), in terreni magri, dove si attua l’inerbimento, si
può impiegare il 1103 P.
•
Per le basi spumante e i bianchi in genere, in terreni argilloso-calcarei e siccitosi, anche se
inerbiti, è consigliabile il 1103 P.
•
In terreni molto compatti: 1103 P, o 779 P.
•
In terreni poveri e argillosi, tendenzialmente umidi in primavera, dove non si attua inerbimento:
SO4, da evitarsi su Croatina , e Riesling.
Per terreni molto calcarei, molto “magri”, anche inerbiti: 140 Ru.
21
CARATTERISTICHE DI RESISTENZA, AGRONOMICHE E GENETICHE
DEI PRINCIPALI PORTINNESTI UTILIZZATI IN OLTREPO’
Portinnesto
Calcare
(resistenza)
Compattezza
Siccità
Apparato radicale
Vigore
Epoca
Riparia
scarsa
discreta
scarsa
molto strisciante
scarso
precoce
Rupestris
discreta
discreta
buona
molto profondo
forte
tardiva
Berlandieri
alta
Riparia x Rupestris
3309
mediocre (11%)
101.14
mediocre (9%)
Berlandieri x Rupestris
discreta (20%)
110 R
140 Ru
ottima (30%)
775 P
discreta (18%)
779 P
discreta (20%)
1103 P
discreta (20%)
Berlandieri x Riparia
buona (20%)
420 A
Kober 5BB
buona (20%)
SO4
discreta (18%)
161.49
buona (25%)
Vinifera x Berlandieri
ottima (40%)
41B
Fercal
ottima (50%)
alta
scarsa
buona
scarsa
scarsa
strisciante
strisciante
scarso
mediocre
precoce
precoce
discreta
discreta
buona
buona
buona
ottima
discreta
buona
buona
profondo
profondo
profondo
profondo
profondo
forte
forte
buono
buono
forte
tardiva
tardiva
media
tardiva
tardiva
buona
discreta
scarsa
scarsa
semiprofondo
semiprofondo
semiprofondo
semiprofondo
discreto
forte
forte
mediocre
precoce
tardiva
tardiva
buona
discreta
profondo
semiprofondo
discreto
mediocre
precoce
media
buona
discreta
discreta
discreta
scarsa
ATTITUDINE ALL’ASSORBIMENTO K E Mg
PORTINNESTO
Riparia
Rupestris, 3309, 101-14, 41 B, 140 Ru
1103P
110 R, SO4, K 5BB, Fercal
ASSORBIMENTO
Alto per K
Scarso per K
Alto per Mg
Scarso per Mg
22
_
Suoli umidi
in primavera
Suoli secchi
_
101-14
110 R
140 Ru
_
_
_
_
_
<10
10-20
>20
_
<10
<10
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
_
10-20
_
_
779 P
_
_
_
_
1103 P
_
_
_
_
>20
_
K 5BB
_
SO4
_
_
_
_
_
<10
10-20
>20
_
Calcare attivo (%)
<10
_
_
_
_
10-20
>20
_
_
_
161-49
Fercal
>20
Calcare attivo (%)
_
420 A
41B
10-20
Suoli ben drenati
_
_
775 P
Calcare attivo (%)
Acidi
Neutri
>20
Calcare attivo (%)
SUOLI PROFONDI
Suoli umidi
in primavera
Suoli ben drenati
Acidi
Neutri
10-20
Suoli secchi
Calcare attivo (%)
Acidi
Neutri
Calcare attivo (%)
<10
SUOLI MEDIAMENTE PROFONDI
Acidi
Neutri
Acidi
Neutri
3309 C
SUOLI SUPERFICIALI
Acidi
Neutri
PORTINNESTO
Tabella: Possibilità di adattamento di alcuni portinnesti ai suoli
_
_
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_
_
_
23
7. Scelte relative al terreno
Per la caratterizzazione pedologica del sito ove realizzare il nuovo vigneto è richiesto l’intervento
dell’agronomo e si consiglia di rivolgersi al Centro di Consulenza.
L’agronomo, eventualmente con la collaborazione di un pedologo, potrà in base ad osservazioni e alle
necessarie analisi chimico-fisiche caratterizzare gli appezzamenti per poter decidere:
•
la scelta del portinnesto o dei portinnesti più adatti all’appezzamento (vedi capitolo 6.2);
•
la scelta della più idonea tecnica per i lavori preparatori (vedi capitolo 7.1);
•
la scelta dell’eventuale concimazione di fondo (vedi capitolo 7.4).
7.1. Scasso
Gli obiettivi che si prefigge lo scasso sono:
•
assicurare un’adeguata macroporosità al profilo di terreno che sarà colonizzato dagli apparati
radicali; rimuovere eventuali orizzonti limitanti la crescita radicale e/o la percolazione dell’acqua;
•
controllare nei primi anni dell’impianto la crescita delle infestanti;
•
rimuovere eventuali residui colturali.
.
In generale si dovrà adottare la tecnica della ripuntatura profonda (70-100 cm) possibilmente
incrociata, seguita da un’aratura superficiale (30-40 cm).
La profondità dello scasso si dovrà scegliere sulla base delle indicazione dell’agronomo.
Il lavoro dovrà essere eseguito nel periodo estivo.
In caso di reimpianti si dovrà considerare la stanchezza del suolo e le possibili infestazione di nematodi
(vedi capitolo 9.x). In questo caso si dovrà procedere ad una ripuntatura profonda (100-120 cm)
incrociata, seguita da aratura profonda (40-50 cm). È raccomandabile il riposo di un anno con coltura di
cereali o erbaio da sovescio evitando il maggese nudo su terreni declivi.
24
7.2. La sistemazione del terreno
La sistemazione della superficie, ovvero i livellamento, l’eventuale modifica delle pendenze, la
realizzazione di un affossatura superficiale dipende dalla giacitura dell’appezzamento stesso.
Giacitura
in piano
leggermente declive
declive
in forte pendenza
Pendenza
< 5%
5 - 10%
10 - 30%
> 30%
Se l’appezzamento è in piano gli obiettivi sono:
•
prevenire il ristagno idrico,
•
consentire un’adeguata meccanizzazione (N.B. tutte le macchine operatrici lavorano meglio su
suoli livellati).
In relazione alla permeabilità del suolo e all’altezza della eventuale falda si dovrà.
•
livellare la superficiale
•
realizzazione di un’adeguata affossatura e/o rete drenante (per il progetto rivolgersi all’agronomo).
Se l’appezzamento è declive gli obiettivi sono:
•
proteggere il suolo dall’erosione delle piogge,
•
contrastare le situazioni di dissesto idrogeologico,
•
consentire un’adeguata meccanizzazione.
La scelta della tecnica di sistemazione sarà fatta in relazione alla permeabilità del suolo, alla pendenza
del versante e al rischio di movimenti franosi.
Nel caso di appezzamenti leggermente declivi (pendenza 5-10%) si dovrà adottare la sistemazione in
traverso, orientando cioè i filari trasversalmete alle linee di massima pendenza.
Nel caso di appezzamenti declivi (pendenza 10-30%) si dovrà adottare la sistemazione a rittochino con
fosse livellari, ovvero orientando i filari lungo le linee di massima pendenza ma interrompendo il
versante con fosse livellari.
25
Nel caso di appezzamenti in forte pendenza (pendenza > 30%) è da valutare attentamente l’opportunità
di impiantare il nuovo vigneto. In caso positivo la tecnica da adottare dovrebbe essere quella della
sistemazione a ciglioni raccordati.
Negli eventuali lavori di livellamento e di sterro e riporto è importante rispettare l’orizzonte
superficiale del suolo (primi 30 cm) che dovrà eventualmente essere accumulato a parte e
successivamente riportato.
26
7.3. Concimazione di fondo
L’obiettivo della concimazione di fondo è quello di ripristinare le soglie di sufficienza di potassio,
magnesio e fosforo e, se possibile arricchire in sostanza organica i primi 40-50 cm di suolo interessati
dall’aratura preparatoria.
Al fine di quantificare le dosi da somministrare è necessario disporre dell’analisi del terreno (vedi
Appendice 11.3).
Per i calcoli rivolgersi all’agronomo.
Segue un esempio
1° VERIFICA DEI LIVELLI
Potassio scambiabile - K2O ppm
Valore da
raggiungere
220 ppm
600
560
520
480
440
400
360
320
280
240
200
160
120
80
40
Deficit da
integrare 130 ppm
Valore iniziale 90 ppm
04
6
8
10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32
Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g)
CALCOLO DELLE UNITA’ FERTILIZZANTI
POTASSICHE (kg di K2O) DA SOMMINISTRARE
27
Stima della densità
apparente in base alla
tessitura: t/m3
100
90
1,20
80
70
A
60
R
50
GI
LL
A
%
TESSITURA
1,25
A = argilloso
L = limoso
S = sabbioso
A
40
30
20
1,30 AL
AS
1,40
LA 1,30
LS
1,40
10
0
0
L 1,35
10
20
1,40
30
40
SL
50
SA 1,45
S
1,65
60
70
1,80
80
90
100
SABBIA %
TRIANGOLO DELLA TESSITURA SECONDO IL
METODO ISSS
28
2° CALCOLO DELLE DOSI
deficit da ripristinare (g di unita fertilizzanti per t di suolo)
moltiplicato per
t di suolo da concimare
Volume di suolo x densità
130 g/t di UF di potassio (in K2O)
x
6.500 t/ha
1 ppm = 1 g/t = 1 kg/1000 t
=
845 kg/ha di UF di potassio (in K2O)
apparente:
(vedi pagina precedente)
per un terreno argillolimoso: 1,3 t/m3
5.000 m3 x 1,3 t/m3 = 6.500 t
Volume di suolo x profondità:
per un ettaro
10.000 m2 x 0,5 m = 5.000 m3
A questo volume va sottratto quello occupato dallo
scheletro, se presente, valutato al momento del
campionamento. Esempio: scheletro 15%:
5.000 - (5.000 x 0,15) = 4250 m3
29
8. Scelte di impianto e allevamento
8.1. Densità d’impianto
SCELTA DELLA DENSITA’ DI IMPIANTO
La scelta della densità d’impianto è in funzione di:
♦
♦
♦
♦
♦
terreno (fertilità, pendenza)
vitigno (vigore, fertilità basale)
obiettivo produttivo o enologico
forma di allevamento che si vuole adottare
livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere
La densità influenza i seguenti fattori:
Livello produttivo
Vigore
Densità di
impianto
Tipo di
portinnesto
Forma di allevamento
Qualità dei vini
Livello di meccanizzazione
Costi d’impanto
e gestione
30
DISTANZA TRA LE FILE (m)
DISTANZA TRA LE PIANTE (M)
metri
0,80
0,90
1,00
1,10
1,20
1,30
1,40
1,50
1,00
12.500
11.111
10.000
9.091
8.333
7.692
7.143
6.667
1,10
11.364
10.101
9.091
8.264
7.576
6.993
6.494
6.061
1,20
10.417
9.259
8.333
7.576
6.944
6.410
5.952
5.556
1,30
9.615
8.547
7.692
6.993
6.410
5.917
5.495
5.128
1,40
8.929
7.937
7.143
6.494
5.952
5.495
5.102
4.762
1,50
8.333
7.407
6.667
6.061
5.556
5.128
4.762
4.444
1,60
7.813
6.944
6.250
5.682
5.208
4.808
4.464
4.167
1,70
7.353
6.536
5.882
5.348
4.902
4.525
4.202
3.922
1,80
6.944
6.173
5.556
5.051
4.630
4.274
3.968
3.704
1,90
6.579
5.848
5.263
4.785
4.386
4.049
3.759
3.509
2,00
6.250
5.556
5.000
4.545
4.167
3.846
3.571
3.333
2,10
5.952
5.291
4.762
4.329
3.968
3.663
3.401
3.175
2,20
5.682
5.051
4.545
4.132
3.788
3.497
3.247
3.030
2,30
5.435
4.831
4.348
3.953
3.623
3.344
3.106
2.899
2,40
5.208
4.630
4.167
3.788
3.472
3.205
2.976
2.778
2,50
5.000
4.444
4.000
3.636
3.333
3.077
2.857
2.667
2,60
4.808
4.274
3.846
3.497
3.205
2.959
2.747
2.564
2,70
4.630
4.115
3.704
3.367
3.086
2.849
2.646
2.469
2,80
4.464
3.968
3.571
3.247
2.976
2.747
2.551
2.381
2,90
4.310
3.831
3.448
3.135
2.874
2.653
2.463
2.299
3,00
4.167
3.704
3.333
3.030
2.778
2.564
2.381
2.222
3,10
4.032
3.584
3.226
2.933
2.688
2.481
2.304
2.151
3,20
3.906
3.472
3.125
2.841
2.604
2.404
2.232
2.083
3,30
3.788
3.367
3.030
2.755
2.525
2.331
2.165
2.020
3,40
3.676
3.268
2.941
2.674
2.451
2.262
2.101
1.961
3,50
3.571
3.175
2.857
2.597
2.381
2.198
2.041
1.905
Tabella con l’indicazione del numero di piante ad ettaro tenuto conto delle distanze di impianto. La
parte evidenziata in giallo si riferisce alle densità di impianto indicate dal Progetto collettivo per
l’OCM (densità tra 4000 e 6000 piante ettaro). Le densità evidenziate in verde riguardano la deroga
per il limite minimo posto a 3700 ceppi ettaro per vitigni a ridotta fertilità basale (es. Croatina).
31
8.2. Orientamento dei filari
SCELTA DELL’ ORIENTAMENTO
La scelta dell’orientamento è in funzione di:
♦ giacitura
♦ latitudine
♦ pendenza
L’orientamento influenza i seguenti fattori:
Quantità di energia
intercettata
Orientamento
Operazioni
in verde
% di intercettazione della radiazione solare
rispetto a quella massima del suolo
120
Vendemmia
Invaiatura
Accumulo di
zuccheri
Sintesi delle sostanze
coloranti (antociani)
100
E-O
NO-SE
80
%
N-S
60
Fioritura
40
Foglie
distese
20
0
A
M
G
L
A
S
O
N
L’orientamento MESI
dei filari influenza
direttamente la quantità di energia radiante
intercettata dalla pianta e in modo particolare
nel periodo che va’ dall’invaiatura alla
vendemmia
Nell’area del Centro-Nord Italia l’orientamento
Est-Ovest favorisce una maggiore intercettazione
dell’energia solare
32
8.3. Forme di allevamento
SCELTA DELLA FORMA DI ALLEVAMENTO
La scelta della forma di allevamento è in funzione di:
♦
♦
♦
♦
♦
♦
terreno (fertilità)
clima
vitigno (vigore, fertilità basale)
obiettivo produttivo o enologico
densità che si vuole adottare
livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere
La forma d’allevamento influenza i seguenti fattori:
Forma di allevamento
e densità d’impianto
Resistenza alle
gelate
Resistenza
alla siccità
Varietà
Resistenza alle
malattie
Resistenza al
calcaree
Epoca di
maturazione
Qualità dei vini
Livello produttivo
33
Guyot
E’ un sistema di allevamento a ridotta espansione (altezza del filo di banchina 80-100 cm massimo)
e a potatura mista, adatto ai terreni di scarsa fertilità e più siccitosi in collina, dove la vite presenta
uno sviluppo contenuto. Adottato in terreni molto fertili necessita di interventi agronomici per
contenere il vigore vegetativo (inerbimento) e mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo (interventi
in verde), si presta ad una parziale meccanizzazione. Adattabile a tutte le varietà dell’Oltrepò
Pavese e in particolare risulta indispensabile per vitigni a ridotta fertilità basale come la Croatina.
Cordone speronato
E’ una forma di allevamento a cordone permanente su cui sono inseriti speroni di 2-3 gemme da
cui si sviluppano , ogni anno, i germogli fruttiferi. E’ una forma di allevamento che si presta a
produzioni di qualità a causa di un contenuto sviluppo vegetativo e di un buon equilibrio vegetoproduttivo si prestano a produzioni di qualità. Si presta alla meccanizzazione. Non è adatta alle
varietà dell’ Oltrepò Pavese a scarsa fertilità basale come Moscato, Croatina, Chardonnay.
Casarsa
E’ una forma di allevamento a cordone permanente alto su cui sono inseriti capi a frutto di 5-6
gemme da cui si sviluppano , ogni anno, i germogli fruttiferi che vanno a ricadere verso il basso. E’
una forma di allevamento ad alta produttività e vigore. L’affastellamento dei germogli richiede
interventi in verde e una cura particolare in fase di potatura. Si presta alla meccanizzazione. Poco
adatta alle varietà dell’Oltrepò Pavese a bassa fertilità basale.
Cordone speronato alto
Come il cordone speronato basso con la differenza che, in questo caso, il cordone permanente è
posizionato a 180-190 cm dal suolo e i tralci fruttiferi vanno a ricadere liberamente verso il basso.
Si presta alla meccanizzazione.
34
POTATURA DI ALLEVAMENTO
Guyot e Cordone speronato
1° ANNO
Preparazione delle barbatelle : prima
dell’impianto: taglio delle radici fino alla
lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella
attecchisce emette un germoglio la primavera
stessa. E’ buona norma cimare i germogli
eccetto quello meglio ben posizionato.
Prima potatura invernale dopo
l’impianto: si sceglie 1 germoglio di
diametro sufficiente e nella posizione
migliore (tendenzialmente quello centrale
allineato con l’asse principale della pianta)
e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme
o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme.
2° ANNO
Intervento primaverile del 2°
anno: quando i germogli hanno
raggiunto la lunghezza di 15-20
cm, si effettua un diradamento dei
medesimi fino ad arrivare ad 1
germoglio solo nel caso di piante
deboli o 2-3 nelle piante più
vigorose.
Stesura del filo di
banchina: durante la
seconda stagione
primaverile è utile
stendere il filo di
banchina a 80-100 cm
dal terreno
Seconda potatura invernale: si eliminano
tutti i germogli tranne quello meglio
sviluppato e di altezza sufficiente al
raggiungimenti del filo di banchina che va
tagliato appena sotto il filo di banchina
35
3° ANNO
Intervento primaverile del 3° anno: eliminare
tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo
quelli situati nel tratto orizzontale
Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben
lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di
banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza
variabile da 0.8 a 1.5 m. a seconda della fittezza
adottata.
4° ANNO
Quarta potatura invernale: scelta di due tralci
uno per costituire il capo a frutto e di un tralcio
adatto a costituire uno sperone di 1-2 gemme
(Guyot)
Quarta potatura invernale: scelta di 5-7
germogli ben lignificati e posizionati per la
costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme
(Cordone speronato)
36
POTATURA DI ALLEVAMENTO
Casarsa e Cordone speronato alto
1° ANNO
Preparazione delle barbatelle : prima
dell’impianto: taglio delle radici fino alla
lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella
attecchisce emette un germoglio la primavera
stessa. E’ buona norma cimare i germogli
eccetto quello meglio posizionato.
Prima potatura invernale dopo
l’impianto: si sceglie 1 germoglio di
diametro sufficiente e nella posizione
migliore (tendenzialmente quello centrale
allineato con l’asse principale della pianta)
e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme
o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme.
2° ANNO
Intervento primaverile del 2°
anno: quando i germogli hanno
raggiunto la lunghezza di 15-20
cm, si effettua un diradamento dei
medesimi fino ad arrivare ad 1
germoglio solo nel caso di piante
deboli o 2-3 nelle piante più
vigorose.
Stesura del filo di
banchina: durante la
seconda stagione
primaverile è utile
stendere il filo di
banchina a 180-190 cm
dal terreno.
Seconda potatura invernale: si eliminano
tutti i germogli tranne quello meglio
sviluppato e di altezza sufficiente al
raggiungimenti del filo di banchina che va
tagliato appena sotto il filo di banchina.
37
3° ANNO
Intervento primaverile del 3° anno: eliminare
tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo
quelli situati nel tratto orizzontale.
Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben
lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di
banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza
variabile da 1,2 a 1,8 m a seconda della fittezza
adottata.
4° ANNO
Quarta potatura invernale: scelta di 4-5 germogli
ben lignificati e posizionati per la costituzione di
altrettanti capi a frutto a 5-6 gemme. (Casarsa).
Quarta potatura invernale: scelta di 5-7
germogli ben lignificati e posizionati per la
costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme
(Cordone speronato alto).
38
8.4. Sovrainnesto
All’interno del Progetto Collettivo è previsto un contributo anche per la sostituzione varietale
mediante sovrainnesto. Questa pratica rappresenta un metodo piuttosto semplice e relativamente
poco oneroso per sostituire la varietà evitando l’estirpazione e il successivo riposo del terreno e per
guadagnare tempo sull’entrata in produzione.
Ai fini della riscossione del contributo dovrà essere fatta domanda agli organi competenti, secondo
le modalità richieste. Il contributo concesso è pari al 50% di quello previsto per il reimpianto,
dunque prima di prendere in considerazione questa tecnica è consigliabile valutare i seguenti aspetti
del vigneto che si vuole sovrainnestare:
1) Caratteristiche agronomiche: il sovrainnesto sarà conveniente solo nel caso di vigneti senza
troppe fallanze, di medio-alta densità e gestiti in modo tale da garantire una buona durata negli anni
avvenire
2) Stato fitosanitario del vigneto: dovrà essere accertata l’assenza delle malattie del legno. In casi
dubbi è consigliabile rimandare il sovrainnesto all’anno successivo e osservare, mediante l’aiuto di
un tecnico la sintomatologia in campo
3) Età del vigneto: considerata la curva di produttività di un vigneto, il sovrainnesto è
economicamente consigliabile solo in vigneti con un’età massima di 10 anni.
A seconda delle modalità di esecuzione e del materiale impiegato, i sovrainnesti possono essere
distinti in due grandi categorie: a marza legnosa o a gemma (o a scudetto)
Le varianti delle tecniche di esecuzione e dei materiali utilizzati sono numerose, qui di seguito si
riportano brevemente i sistemi più diffusi in Oltrepò Pavese.
A spacco:
periodo: inizio di aprile
metodo: capitozzamento della vite e innesto di 1 o 2 marze legnose con una o due gemme. Le marze
vanno sistemate alle estremità della fenditura legando il punto di innesto. I tagli vanno protetti con
vernice bituminosa. Una variante di questo tipo di innesto prevede la ricopertura del punto d’innesto
con muschio fresco per mantenere umida la superficie interessata al taglio.
A doppio spacco inglese:
periodo: da febbraio fino all’inizio dell’ingrossamento delle gemme
metodo: in questo sistema con la potatura per la preparazione all’innesto si conserva un solo tralcio
di un anno, in buona posizione sul fusto; tale tralcio va innestato subito a doppio spacco inglese con
una marza a due gemme. Il punto d’innesto va protetto per evitare la disidratazione e per creare un
ambiente caldo-umido, favorevole all’attecchimento.
Sottocorteccia a scudetto
periodo: intorno al periodo della fioritura quando la corteccia si stacca facilmente
metodo: questa tecnica prevede il prelevamento delle gemme (provviste di uno scudetto di legno di
2,5 cm al di sopra della gemma e 2 cm al di sotto), da marze conservate in frigorifero e l’incisione a
T della corteccia del tronco sollevando i lembi sotto i quali va introdotto lo scudetto. La gemma va
legata affinchè rimanga aderente al tronco. In seguito si provvede al taglio del tronco qualche
centimetro sopra il punto d’innesto. Una variante prevede l’incisione a T rovesciata
Sottocorteccia con marze di una gemma
periodo: tarda primavera
metodo: questa tecnica prevede l’utilizzo di gemme prelevate da marze conservate in frigorifero. In
questo caso le marze con una gemma vanno tagliate a becco di clarino ed inserite in un’apposita
tasca ottenuta sollevando una lingua di corteccia lunga circa 3 cm (che rimarrà attaccata al tronco
nella sua parte inferiore). La marza risulterà inserita obliquamente rispetto all’asse del tronco e
dovrà essere fissata a quest’ultimo e protetta da cera o mastice. Successivamente si provvederà al
capitozzamento della vite al di sopra del punto d’innesto. Varianti di questo metodo prevedono
marze a due gemme
39
8.5. Materiali per l’impianto
Nell’ambito delle scelte di impianto grossa importanza, anche come investimento, rivestono le
scelte relative ai materiali ed in particolare ai pali e ai fili.
Pali di sostegno
I materiali a disposizione sul mercato sono i seguenti:
Legno: Il palo di legno è stato per molto tempo quasi l’unico sostegno per la vite. I motivi per i
quali questo tipo di tutore ancora oggi riesce a mantenere il suo successo, nonostante l’impiego di
altre sostanze come il cemento, il metallo o la plastica, sono da ricercare nelle numerose
caratteristiche positive di cui dispone. Il palo in legno, infatti, oltre ad avere un costo accessibile,
specie se è prodotto nella stessa azienda, si presenta come un sostegno leggero, che resiste bene agli
urti accidentali provocati dai macchinari o colpi di vento. Va però fatto notare che il legno è un
materiale facilmente corruttibile a causa di attacchi microbici e per l’esposizione alle intemperie.
Per aumentarne la durata nel tempo si possono sottoporre i sostegni a particolari trattamenti di
protezione come l’immersione in solfato di rame o il trattamento in autoclave con soluzioni di
rame-cromo-arsenico (tanalizzazione) oppure cromo-rame-boro o rame, boro ed altri sali non
tossici.
La tanalizzazione assicura una durata nettamente maggiore rispetto al palo non trattato, ma non è
scevra di inconvenienti, legati soprattutto allo smaltimento dei sostegni a fine ciclo che, a seguito di
questo trattamento, vengono considerati rifiuti tossici da trattare in appositi inceneritori.
Non tutte le essenze che vengono utilizzate per la costruzione dei pali necessitano di impregnazioni;
ad esempio il castagno, la robinia e l’azobé, se cresciuti lentamente in ambienti poco fertili
forniscono legni duri, poco porosi, resistenti a marciumi e parassiti e quindi possono essere
impiegati senza trattamenti, dopo un adeguato periodo di stagionatura. Al contrario il pino (sia
marittimo che silvestre) e il larice essendo più porosi e leggeri non possono essere impiegati senza
essere stati sottoposti a trattamenti protettivi.
Per il bongossi (azobé) si procede ad un trattamento superficiale che attenua considerevolmente i
rischi di deformazioni del legno nelle prime fasi di esposizione agli agenti atmosferici.
L’immersione nel solfato di rame, già nota nei secoli scorsi, permane una buona protezione, ma è
poco pratica e di difficile attuazione a livello industriale, perché i risultati migliori si hanno con un
bagno di 10-15 giorni.
Cemento: L’evoluzione del palo in cemento armato vede alla sua origine il palo stampato che si
presenta pesante e poco maneggevole oltre ad essere poco resistente a causa delle bolle d’aria che si
formano nel manufatto al momento della gettata di calcestruzzo.
Per aumentare la resistenza si è introdotta la vibrazione dello stampo in modo da far assestare il
conglomerato cementizio ed evitare la formazione di punti deboli.
Con questa tecnica si ottengono buoni risultati, soprattutto se si opera in cantieri specializzati, nei
quali il dosaggio degli inerti, del cemento e dell’acqua è molto accurato e costante nel tempo.
I pali vibrati possono essere a sezione quadrata con fori per il passaggio dei fili e con eventuali
fessure longitudinali per alleggerire il manufatto. Esistono anche pali vibrati a sezione rotonda.
La soluzione più all’avanguardia è quella impiegata per la realizzazione dei pali precompressi che,
oltre a garantire una buona resistenza agli urti, agli agenti atmosferici e alle sostanze chimiche, offre
anche svariate dimensioni e forme che permettono l’adattamento alle diverse situazioni.
Tra le innovazioni in questo settore si deve segnalare la produzione dei pali precompressi a spigoli
arrotondati che, in caso di vendemmia meccanica, non lasciano cadere frammenti di cemento,
inquinante per il mosto e con azione abrasiva nelle attrezzature di trasporto del prodotto, in
particolare nelle pompe.
Per esigenze estetiche il cemento può essere colorato con sostanze minerali che conferiscono una
tonalità che tende al porfido, ma più smorzata e quindi gradevole anche quando manca l’effetto
ricoprente della vegetazione.
40
Metallo: L’impiego dei sostegni metallici (acciaio carbonioso) è molto diffuso in Francia, Svizzera
e Germania, mentre solo ultimamente si sta ampliando nel nostro Paese, per merito di alcune
aziende specializzate.
Per i pali laminati a caldo si impiega normalmente dell’acciaio a basso tenore di carbonio (acciaio
dolce), mentre per i profilati a freddo possono essere preferiti acciai leggermente più duri ed
elastici. Il laminato più comune è quello a T, ma per altezze non elevate è valida anche la forma ad
L. Sempre più le ditte producono paletti con profili particolari, muniti di asole laterali per il
sostegno dei fili.
L’acciaio può essere lasciato tal quale (si forma uno strato di ruggine che protegge in parte il
metallo da successive ossidazioni), può essere zincato a caldo (la durata aumenta notevolmente, ma
crescono anche di molto i costi) oppure plasticato (procedimento con costi e durata intermedi ai due
precedenti). Solo nei terreni acidi o ricchi di salsedine il ferro nudo viene attaccato rapidamente e la
durata dei pali non protetti difficilmente supera i 10 anni.
Si stanno sperimentando con successo i pali realizzati in acciaio inossidabile, materiale in grado di
durare per tutta la vita del vigneto. L’obiettivo è quello di costituire un insieme di strutture di
sostegno totalmente con questo materiale nobile e quindi non dover procedere a manutenzioni e
sostituzioni per tutta la durata dell’impianto. Gli acciai inossidabili più comunemente utilizzati sono
quelli ferritici e austenitici. I primi, meno costosi, presentano talvolta delle macchie superficiali che,
anche se non incidono sulla resistenza, disturbano dal punto di vista estetico. Gli austenitici (Aisi
304) offrono invece le massime garanzie di durata del tempo.
Fili
Fino ad alcuni decenni fa il materiale più usato per la produzione di fili era senza dubbio l’acciaio
carbonioso che, impiegato come tale o protetto solo con leggere zincature, non garantiva una lunga
durata. Per questo motivo le ditte produttrici hanno messo a punto speciali procedimenti per
aumentare la resistenza alla corrosione dei fili di acciaio carbonioso ed in particolare la zincatura
pesante, la protezione con zinco e alluminio (detto filo CRAPAL) e la eventuale successiva
plasticazione. Quest’ultima può essere ottenuta per estrusione del polimero plastico, ma la guaina
ottenuta è poco aderente e quindi la protezione modesta, mentre risultati nettamente migliori si
ottengono con la plastificazione per sinterizzazione, che assicura la massima tenuta anche quando si
causano abrasioni accidentali.
Un filo particolare è quello realizzato in poliammide, solitamente di colore nero. E’ essenziale che il
polimero sia perfettamente stabilizzato nei confronti di raggi ultravioletti e che mantenga nel tempo
la sua elasticità. I fili prodotti attualmente presentano queste caratteristiche ed assicurano un’ottima
stabilità dimensionale, al punto che non sono necessari tenditori, perché il filo si mantiene in
tensione grazie alla elasticità di cui è dotato.
Negli ultimi 10-12 anni si è molto diffuso l’impiego dell’acciaio inossidabile anche per la
produzione dei fili da vigneto. I vantaggi sono notevoli perché, alla durata sicuramente uguale o
superiore a quella del vigneto, si accompagna alla notevole resistenza di questo materiale che ha
anche il pregio di un allungamento minimo 1,6-3%, tale da richiedere solo occasionalmente la
ritensionatura. I costi elevati della materia prima vengono attenuati dalla possibilità di impiegare
diametri ridotti (fino a 0,7 mm), per cui il materiale è complessivamente di poco più costoso
dell’acciaio zincato. Il tipo di acciaio inox più comune è l’Aisi 304; impieghi locali interessano
l’Aisi 302, quasi identico come composizione ma più duro.
41
C. Il materiale di moltiplicazione della vite
Il viticoltore che intenda impiantare un nuovo vigneto deve accertarsi, innanzi tutto, che il
materiale vivaistico acquistato sia sano, esente da organismi nocivi definiti “da quarantena”.
Le barbatelle poste in commercio devono sempre essere accompagnate dal PASSAPORTO DELLE
PIANTE (Decreto ministeriale 31 gennaio 1996).
PASSAPORTO DELLA PIANTE
Garantisce la sanità delle barbatelle
relativamente alla presenza di organismi
nocivi da quarantena
Viene emesso dal
vivaista al momento
della messa in
commercio del
materiale di
moltiplicazione.
Deve sempre
accompagnare il
materiale in tutti i suoi
spostamenti all’interno
della Comunità
europea.
Per poter emettere il passaporto delle piante il vivaista deve:
•
•
essere iscritto al Registro Ufficiale dei Produttori presso il Servizio fitosanitario regionale;
aver richiesto apposita autorizzazione all’uso del passaporto delle piante.
Organismi nocivi da quarantena
in particolare, per la vite, sono:
•
•
Il fitoplasma della Flavescenza dorata della vite
il batterio Xylophilus ampelinus
I controlli effettuati nei campi di piante madri dagli ispettori del Servizio fitosanitario regionale
garantiscono l’assenza di tali organismi patogeni per almeno due cicli vegetativi completi.
In caso di presenza di questi patogeni le piante vengono estirpate ed il prelievo delle marze viene
sospeso.
COME VENGONO CLASSIFICATI I MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE
Il materiale di moltiplicazione della vite viene classificato in tre categorie.
Il materiale di BASE, non reperibile nei normali canali commerciali, viene prodotto nei cosiddetti
“Nuclei di premoltiplicazione” sotto la diretta responsabilità dei costitutori ed è quello che possiede
la più alta affidabilità dal punto di vista genetico e sanitario. E’ destinato esclusivamente alla
realizzazione di impianti di piante madri di categoria “Certificato”.
In commercio sono presenti le altre due categorie di materiale, il CERTIFICATO e lo
STANDARD.
118
I materiali di moltiplicazione Certificati offrono, rispetto agli Standard, maggiori garanzie,
soprattutto dal punto di vista dell’identità clonale (derivano dal succitato materiale selezionato “di
base”) e dell’assenza di organismi nocivi, virosi in particolare. Vengono infatti effettuati test e
analisi di laboratorio volti a garantire l’assenza delle seguenti virosi:
• complesso dell’arricciamento;
• complesso dell’accartocciamento fogliare;
• complesso de legno riccio;
• complesso della maculatura infettiva (Fleck).
Inoltre, per i portainnesti vengono garantite le seguenti analisi supplementari:
• necrosi della nervatura ;
• mosaico della nervatura.
Inoltre, nei campi di piante madri per la produzione di marze appartenenti alla categoria
Certificato, non sono ammesse fallanze dovute ad organismi nocivi in percentuale superiore al
5%. Nei campi appartenenti alla categoria standard le fallanze sono ammesse sino al 10%
I materiali di moltiplicazione, per la loro commercializzazione, devono essere muniti di una
etichetta recante alcune indicazioni:
• norme C.E.
• nome e indirizzo del produttore o suo numero identificativo;
• Servizio di certificazione o di controllo e Stato membro;
• Numero di riferimento del lotto;
• Varietà ed, eventualmente, clone delle barbatelle innestate;
• Categoria;
• Paese di produzione;
• Quantità.
Le etichette sono di colore diverso a seconda della categoria:
BIANCO per i materiali di Base;
AZZURRO per i materiali Certificati;
GIALLO SCURO per i materiali Standard.
PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO
•
•
•
•
•
Legge18 giugno 1931 n. 987. Disposizioni per la difesa delle piante coltivate e dei prodotti
agrari dalle cause nemiche.
Decreto del Presidente della Repubblica 24 dicembre 1969 n. 1164. Norme sulla produzione e
sul commercio dei materiali di moltiplicazione della vite.
Decreto del Ministero per l’Agricoltura e foreste del 4 luglio 1970. Norme per l’applicazione
del D.P.R. 24 dicembre 1969, n. 1164, relativo alla disciplina della produzione e del commercio
dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite.
Decreto del Ministero per le Risorse agricole e forestali del 31 gennaio 1996. Misure di
protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica italiana di
organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali.
Decreto del Ministero per le Politiche agricole e forestali del 31 maggio 2000. Misure per la
lotta obbligatoria contro la Flavescenza Dorata della vite.
119
D. Analisi pedologica
Appendice realizzata con la collaborazione di G. Maccarrone
L’ANALISI DEL TERRENO PER LA GESTIONE RAZIONALE DEL VIGNETO
L’analisi fisicochimica del terreno
fornisce indispensabili
informazioni per
operare correttamente
durante la fase di
impianto e di
successiva conduzione
del vigneto.
Grazie all’analisi del terreno e
possibile così evitare eccessi
nella distribuzione dei concimi,
dannosi dal punto di vista
produttivo ed ambientale,
prevenire l’insorgere di carenze
e mantenere un adeguato livello
nutritivo del vigneto.
Sapere quali caratteristiche fisiche e chimiche possiede un terreno da destinare alla
coltura della vite ci permette di:
•
effettuare l’integrazione degli elementi nutritivi che risultano carenti e
l’arricchimento di quelli dotati di scarsa mobilità nel profilo esplorato dalle radici;
•
effettuare le eventuali correzioni in caso di terreni anomali (acidi o salsi);
•
scegliere i portinnesti che più si adattano alle particolari condizioni del terreno ed
alla varietà che vogliamo impiantare;
•
prevedere come il terreno si comporterà dal punto di vista idrico e nutrizionale e
quali elementi si renderanno meno disponibili a causa di immobilizzazioni o perdite
per dilavamento;
•
orientarci nell’esecuzione delle lavorazioni, del diserbo, nella scelta delle più idonee
tecniche di inerbimento ed eventualmente dell’irrigazione,;
•
conoscere quale potrà essere il comportamento dei fertilizzanti che andremo a
distribuire nel vigneto e quindi scegliere i più efficaci;
•
stabilire le modalità di somministrazione dei concimi per evitare perdite indesiderate
di sostanze nutritive e per renderli disponibili alla vite nei momenti più opportuni.
120
PRELIEVO DEL CAMPIONE DA
ANALIZZARE
8 - 10 SUB CAMPIONI
PER ETTARO
NON CAMPIONARE
SUI BORDI
TRIVELLA O VANGA
SECCHIO
SE NECESSARIO
SUDDIVIDERE
L’APPEZZAMENTO
S
E
P
A
R
A
R
E
0 - 5 CM ELIMINARE
EVENTUALE COTICA
5 - 40 CM ORIZZONTE
SUPERFICIALE
40 - 80 CM
ORIZZONTE
PROFONDO
PER SCELTA PORTINNESTO
E
CALCOLI CONCIMAZIONE DI
FONDO
PER SCELTA PORTINNESTO
E
DECISIONE PROFONDITA’ SCASSO
121
LE DETERMINAZIONI ANALITICHE DA RICHIEDERE
Per un nuovo impianto si dovranno richiedere le seguenti determinazioni:
•
granulometria
•
sostanza organica
•
pH
•
capacità di scambio cationico
•
calcare totale e attivo
•
azoto totale
•
fosforo assimilabile
•
potassio scambiabile
•
magnesio scambiabile
•
boro solubile.
I laboratori specializzati di norma sono in grado di effettuare altre importanti determinazioni oltre
quelle indicate, come ad esempio la salinità del terreno, il contenuto in cloro, alluminio, sodio, zolfo
e altri elementi. Queste determinazioni, benché utili ai tecnici per meglio inquadrare le
caratteristiche del suolo, sono tuttavia indispensabili solo in casi particolari di terreni anomali o
quando compaiono nei vigneti fisiopatie di cui si vuole determinare le cause.
TESSITURA
L’analisi granulometrica viene effettuata sulla frazione del campione denominata terra fine
(diametro delle particelle inferiore ai 2 mm), ma ugualmente utile è la conoscenza della frazione di
scheletro (pietre, ciottoli, frammenti organici superiori ai 2 mm) per l’importanza che assume nel
ridurre la coesione e il compattamento del suolo e per la possibile funzione di “diluizione” sugli
elementi assimilabili.
La conoscenza del rapporto tra sabbia, limo e argilla permette di attribuire al suolo campionato
degli appellativi in grado di descriverne le proprietà e le caratteristiche idrologiche e di fornire
indicazioni per una migliore comprensione degli altri risultati analitici.
122
In genere, i terreni con un maggiore contenuto di argilla sono più fertili rispetto ai terreni sciolti in
quanto trattengono maggiori quantità di acqua ed elementi nutritivi, ne risulta una maggiore vigoria
delle viti ed una superiore potenzialità produttiva. Tuttavia questi suoli sono frequentemente
soggetti a inconvenienti che possono ostacolare il normale sviluppo delle piante quali il
compattamento, il ristagno idrico, la scarsa aerazione e la difficoltà di movimento di alcuni elementi
nutritivi (fosforo e potassio).
Se dall’analisi emergono alte percentuali di limo e argilla sarà quindi opportuno operare scelte
agronomiche adeguate al fine di limitare la comparsa dei suddetti fenomeni.
123
Tessitura: argillo-limosa
100
Esempio:
sabbia 27%
limo 33%
argilla 40%
90
80
70
A
R
GI
TESSITURA
60
A
A = argilloso
L = limoso
S = sabbioso
50
40
AL
30
20
AS
LA
SA
LS
10
0
0
L
10
20
30
S
SL
40
50
60
70
80
90
100
SABBIA
TRIANGOLO DELLA TESSITURA SECONDO IL
METODO ISSS
124
IL pH OVVERO LA REAZIONE DEL TERRENO
La reazione del terreno, espressa in unità di pH, indica se la fase liquida del terreno è acida, neutra o
alcalina.
La vite possiede un’elevata capacità di adattamento alla diversa reazione del terreno, tuttavia con
determinati valori di pH può verificarsi una minore disponibilità di alcuni nutrienti a causa di
reazioni di insolubilizzazione o immobilizzazione.
In terreni alcalini o sub alcalini (pH 7.5 - 8.5), caratterizzati da elevati contenuti di calcare,
fenomeni di immobilizzazione rendono meno assimilabili per la vite elementi come il fosforo, il
ferro, il boro, il manganese e lo zinco.
Nei terreni acidi (pH 5.5 - 6.5) possono risultare meno disponibili di calcio, fosforo e molibdeno.
Per un ottimale nutrizione del vigneto quindi la reazione dovrebbe collocarsi intorno alla neutralità
(pH 6.8 - 7.2), mentre con valori di pH estremi non è infrequente il verificarsi di carenze più o meno
manifeste.
D’altra parte è estremamente difficile correggere in maniera stabile la reazione di un terreno, in
quanto essa dipende da fenomeni che hanno avuto origine durante la formazione del suolo e che
continuano ad agire quando si cerca di modificarla. Questa capacità del terreno, detta “potere
tampone”, si oppone nel lungo periodo a tutti gli interventi correttivi come gli apporti di carbonati
di calcio nei terreni acidi o di solfati nei terreni alcalini. Le correzioni, se attentamente valutate,
sono tuttavia in grado di fornire risultati a breve termine, per favorire ad esempio un rapido
sviluppo iniziale delle barbatelle nei nuovi impianti o per coadiuvare interventi finalizzati alla
risoluzione di carenze temporanee.
A volte un effetto più duraturo nell’impedire il verificarsi di immobilizzazioni di alcuni nutrienti si
può avere con apporti di sostanza organica. Nelle trasformazioni biochimiche subite dalla sostanza
organica nel terreno si formano ad esempio dei composti (chelati) in grado di proteggere molti
elementi dalle reazioni di insolubilizzazione, oppure composti che ne aumentano, grazie ad altri
meccanismi, l’assimilabilità da parte delle viti.
È inoltre raccomandabile utilizzare concimi alcalini o fisiologicamente alcalini per i terreni acidi
(nitrato di sodio, nitrato di calcio, calciocianammide, salino potassico) e concimi a reazione acida
per terreni alcalini (solfato ammonico, perfosfato minerale, perfosfato triplo, solfato di potassio,
solfato di magnesio).
125
IL CALCARE
Dall’analisi di un terreno possiamo ricavare il contenuto totale dei carbonati di calcio e magnesio,
che vengono generalmente indicati come Calcare totale ed espressi come percentuale di carbonato
di calcio (CaCO3).
I carbonati rappresentano la fonte di calcio e magnesio necessari alla nutrizione della vite e
favoriscono la formazione di una struttura porosa nel terreno. Il loro eccesso invece provoca
l’innalzamento del pH, l’insolubilizzazione del ferro e del fosforo, una più rapida ossidazione della
sostanza organica e la formazione di croste superficiali.
Questi effetti sono attribuibili in misura maggiore alla frazione solubile dei carbonati che viene
indicata con il termine di Calcare attivo. Il tenore in calcare attivo è molto utile per giudicare
l’influenza dei carbonati sul terreno e sulla pianta e condiziona la scelta del portinnesto.
Infatti mentre la vite europea franca di piede sopporta valori molto elevati di calcare attivo (oltre il
40%) gli ibridi americani, utilizzati come portinnesti, possiedono una minore adattabilità, potendo
indurre nella marza la comparsa della clorosi ferrica.
La resistenza dei portinnesti a diversi livelli di calcare attivo deve essere considerata però come
indicativa poiché altre caratteristiche del terreno, come ad esempio la tessitura o le pratiche
colturali, possono modificare tale resistenza.
In genere tutti i fattori che operano nel favorire il compattamento del terreno, i fenomeni di asfissia
radicale e di immobilizzazione del ferro riducono la resistenza al calcare provocando la comparsa di
ingiallimenti e necrosi fogliari nelle viti. Tra i fattori predisponenti possiamo ricordare la tessitura
argillosa del terreno , piogge frequenti e basse temperature in primavera, l’uso di zappatrici rotative
e il calpestamento con terreno umido, l’assenza di adeguati drenaggi.
Anche concimazioni non adeguate possono indurre una maggiore sensibilità alla clorosi ferrica,
l’eccessiva distribuzione di concimi fosfatici ad esempio determina immobilizzazioni del ferro,
mentre un eccesso di concimi azotati stimola la crescita vegetativa determinando nei tessuti delle
piante un effetto di “diluizione” del ferro assorbito fino a livelli inferiore alle soglie di sufficienza.
Eccessi di concimi nitrici riducono pure l’assimilabilità del ferro, in quanto il loro assorbimento
radicale porta ad un aumento del pH in prossimità delle radici assorbenti.
I livelli di calcare attivo e di ferro (estratti con ossalato d’ammonio) possono essere utilizzati per il
calcolo dell’indice del potere clorosante del terreno (IPC) attraverso la formula:
I.P.C. =[CaCO3 att. (%) : Fe2+ (ppm)] x 10.000.
Questo indice, proposto da ricercatori francesi ed utilizzato anche per la creazione di una scala di
resistenza dei portinnesti, non ha trovato ancora una larga diffusione in Italia. La ragione di ciò si
126
deve probabilmente alla mancanza di sufficienti sperimentazioni agronomiche nei nostri ambienti,
in grado di definire con precisione le relazioni esistenti tra IPC e comparsa della clorosi ferrica.
LA SOSTANZA ORGANICA
La sostanza organica, composta da residui animali e vegetali anche profondamente trasformati
dall’attività microbica del suolo, rappresenta una delle componenti più importanti del terreno. La
sua importanza risiede nella capacità di migliorare la fertilità del terreno sia da un punto di vista
nutrizionale sia da un punto di vista fisico.
La sostanza organica è sottoposta nel terreno a continue trasformazioni e degradazioni, che portano
alla liberazione graduale di importanti quantità di elementi nutritivi ed in particolare di azoto,
nonché di composti organici capaci di stimolare i processi di accrescimento delle piante.
Dal punto di vista fisico è in grado di favorire nei terreni argillosi la formazione di una struttura
porosa stabile, che facilita gli scambi gassosi, lo sgrondo delle acque ed una maggiore portanza.
Nei terreni sciolti permette di trattenere maggiori quantità di acqua e nutrienti.
A questi effetti si aggiunga la citata capacità chelante nei confronti di elementi come ferro e fosforo,
in grado di proteggerli in parte dall’azione insolubilizzante del terreno.
Per i suoi effetti positivi il contenuto di sostanza organica nel vigneto non dovrebbe scendere al di
sotto di determinati valori che dipendono dalle caratteristiche del terreno. Normalmente tanto più
alto è il contenuto di argilla o all’opposto di sabbia tanto maggiore dovrà essere la percentuale di
S.O.; tanto più calcare è presente nel terreno tanto più elevato sarà il valore ottimale di S.O..
Se l’analisi del terreno evidenzia valori al di sotto delle soglie di sufficienza è indispensabile
operare una reintegrazione attraverso l’interramento di letame, concimi organici, residui vegetali o
colture erbacee appositamente coltivate (sovescio).
VALORI DI RIFERIMENTO PER LA VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI
SOSTANZA ORGANICA DEL SUOLO
Terreno con oltre il 60% di sabbia 0,8 – 1,3
Terreno di medio impasto
1,3 – 2,0
Terreno con oltre il 35% di argilla 2,0 – 2,5
L’interramento di materiali organici è comunque molto importante che venga effettuato con i lavori
profondi di preparazione all’impianto, poiché nel vigneto in produzione alla concimazione organica
127
potrà interessare solo lo strato superficiale del suolo. In questo caso un migliore arricchimento degli
strati sottostanti si può ottenere con l’inerbimento o con il sovescio grazie ai residui degli apparati
radicali delle essenze erbacee che si sviluppano in profondità.
Nel vigneto in produzione l’efficacia del sovescio è comunque condizionata dal rispetto di alcuni
accorgimenti che potremmo sintetizzare in: a) semina preferibilmente in miscugli tra Leguminose e
Graminacee (avena-veccia, loiessa-veccia-trifoglio, avena-veccia-pisello ecc.) che forniscono una
sostanza organica più stabile; b) semina nel vigneto effettuata a filari alterni per limitare i danni che
con l’interramento si provocano gli apparati radicali delle viti; c) sfalcio e interramento delle
essenze quando raggiungono la fase di fioritura, generalmente entro la fine di aprile.
In ogni caso, nei piani di concimazione si dovrà tenere in considerazione gli apporti di elementi
nutritivi che si siano effettuati con la concimazione organica e che risultano estremamente variabili
in funzione del materiale interrato e diversamente disponibili a seconda dei differenti coefficienti di
mineralizzazione.
C.S.C. - CAPACITÀ DI SCAMBIO CATIONICO
La capacità di scambio cationico (C.S.C.) rappresenta la quantità di cationi (K+, Ca++, Mg++, Na+)
che il suolo può adsorbire e scambiare con la soluzione circolante da cui le piante traggono gli
elementi minerali.
La C.S.C. è correlata positivamente alla percentuale di argilla e al contenuto di sostanza organica
del terreno. Gli elementi scambiabili inoltre devono essere presenti ad un determinato tasso di
saturazione in rapporto ad essa (tab. x) e quando l’analisi esprime valori inferiori ai valori medi per
le basi di scambio si rende necessario intervenire con la concimazione per ripristinare un normale
equilibrio.
Valori bassi di C.S.C. (minori di 10-13 meq/100g) indicano inoltre una scarsa capacità del terreno
di trattenere gli elementi nutritivi, quindi un maggior pericolo di perdite per dilavamento, e una
limitata riserva per la nutrizione vegetale. Al contrario valori elevati (maggiori di 30 meq/100g)
sono indicativi di un forte potere adsorbente del suolo, con elevata competizione nutritiva nei
confronti delle piante.
Queste informazioni risultano molto utili per definire le più adatte strategie di distribuzione dei
concimi. Se occorre somministrare elevate dosi di concimi potassici o magnesiaci per riportare il
contenuto ad una soglia di sufficienza, sarà preferibile frazionarli in più anni se il terreno possiede
128
una bassa C.S.C., mentre con valori di C.S.C. elevati la distribuzione in un’unica soluzione sembra
essere la più indicata.
GLI ELEMENTI ASSIMILABILI
L’analisi del terreno, attraverso particolari metodologie di laboratorio, fornisce una stima delle
quantità di elementi che si rendono prontamente disponibili per la nutrizione della coltura, in quanto
una elevata frazione di essi rimane, più o meno a lungo, strettamente associata alle componenti del
suolo e quindi inutilizzabile.
Tuttavia i metodi di estrazione utilizzati per l’analisi sono in grado solo di simulare quanto si
verifica nel terreno; infatti la reale quantità di elementi che verranno resi disponibili dipende da una
complessa serie di fenomeni fisici, chimici e biologici che avvengono sotto il controllo dei fattori
climatici e delle peculiari caratteristiche del sistema suolo-pianta.
Il valore analitico va quindi considerato come un semplice indice della disponibilità di un elemento,
per la cui interpretazione è necessario tenere in considerazione le altre caratteristiche del suolo ed il
confronto con valori soglia determinati, coltura per coltura, per mezzo di sperimentazioni
agronomiche.
In sostanza dal valore analitico, per un dato elemento, si può risalire al fabbisogno in fertilizzanti
solo attraverso la conoscenza:
•
del valore della soglia (o di sufficienza) dell’elemento, che dovrebbe realizzarsi affinché si crei,
in un terreno con determinate caratteristiche, un equilibrio tra le componenti nutritive;
•
delle esigenze nutrizionali della coltura praticata;
•
delle esigenze qualitative della produzione (si pensi per esempio all’influenza delle
concimazioni potassiche sull’acidità dei mosti);
•
di eventuali apporti di altra origine prima dell’impianto e poi nel corso del ciclo colturale
(sovesci, interramento dei residui di potatura, concimazione organiche ecc.);
•
del comportamento dei concimi somministrati nel terreno.
Quest’ultimo punto merita una particolare attenzione, poiché l’efficienza dei fertilizzanti, ovvero la
percentuale di elemento somministrato che passa realmente nella coltura, è generalmente piuttosto
bassa. Questo si deve alle molte reazioni chimiche e biochimiche subite dai concimi quando
pervengono al terreno, come pure a causa di fenomeni di dilavamento o di volatilizzazione. Per
prevedere l’entità di questi fenomeni diviene fondamentale conoscere le caratteristiche del terreno
attraverso l’analisi chimico-fisica.
129
INTERPRETAZIONE DELLA
DISPONIBILITÀ DI POTASSIO
SCAMBIABILE
Ricco
Ben dotato
Potassio scambiabile - K2O ppm
600
560
520
480
440
400
360
320
280
240
200
160
120
80
40
Normalmente
dotato
Poco dotato
Molto povero
04
6
8
10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32
Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g)
Esempio: K2O scambiabile 90 ppm
CSC 15 meq/100g
Giudizio: poco dotato
130
INTERPRETAZIONE DELLA
DISPONIBILITÀ DI FOSFORO
ASSIMILABILE
Ben dotato
Fosforo assimilabile - P2O5 ppm
50
45
40
35
Normalmente
dotato
30
25
20
15
10
Poco dotato
5
0
4
8
12
16
20
24
28
32
Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g)
Esempio: P2O5 assimilabile 32 ppm
CSC 14 meq/100g
Giudizio: ben dotato
131
INTERPRETAZIONE DELLA DISPONIBILITÀ
DI MAGNESIO SCAMBIABILE
Magnesio scambiabile - MgO ppm
Ricco
60
56
52
48
44
40
36
32
28
24
20
16
12
8
4
Normalmente
dotato
Poco dotato
04
8
12
16
20
24
28
32
Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g)
Esempio: MgO scambiabile 420 ppm
CSC 18 meq/100g
Giudizio: ricco
132
Scarica

Cenni sulle scelte preimpianto