6. Scelte genetiche: le varietà e i portinnesti 6.1. Le varietà SCELTA DELLA VARIETA’ La scelta della varietà è in funzione di: ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ tipo di terreno clima obiettivo produttivo o enologico sensibilità alle malattie varietà raccomandate e autorizzate della zona tendenze di mercato calendario di raccolta aziendale La varietà influenza i seguenti fattori: Forma di allevamento e densità d’impianto Resistenza alle gelate Resistenza alle malattie Resistenza alla siccità Varietà Resistenza al calcare Epoca di maturazione Qualità dei vini 13 Ambienti caldi Resistenza siccità Resistenza gelate primaverili Resistenza calcare Rapporto produzione/ qualità Resistenza peronospora Resistenza oidio Resistenza botrite 6.1.1. Linee guida per la scelta varietale Tabelle riassuntive delle caratteristiche di adattamento ambientale e tolleranza alle malattie di alcuni vitigni coltivati in Oltrepò Pavese ++ + ++ -- --+ + + - --- RIESLING ITALICO - + + - ++ + - -- RIESLING RENANO -- + + - + + - -- MOSCATO BIANCO + + - + - + -- -- MALVASIA DI CANDIA AROMATICA + ++ + + + - - + ++ - + + -- + -- -- Varietà Bianche PINOT GRIGIO PINOT BIANCO CHARDONNAY CORTESE SAUVIGNON + - - - + + - -- MÜLLER THURGAU -- - ++ - - - + - Altre indicazioni • Sensibile alla clorosi ferrica • Sensibile alla clorosi ferrica • • • • • • • • • • • • Sensibile alla flavescenza dorata Potature medio-lunghe Necessita un buon palizzamento del vigneto Soffre la carenza di Magnesio Soggetto a colatura Predilige terreni sciolti Necessita un buon palizzamento del vigneto Sensibile agli acari Soggetto a colatura con vigori eccessivi Sensibile alle malattie del legno Necessita un buon palizzamento del vigneto Poco adatto alla meccanizzazione a causa della fragilità dei tralci Vigore da controllare Fragilità dei tralci Molto sensibile alla botrite Da evitare trattamenti a base di rame Scarso controllo dell’acidità dei mosti Breve ciclo vegetativo Favorevoli le escursioni termiche Scarso controllo dell’acidità dei mosti • • • • • • • • 14 Ambienti caldi Resistenza siccità Resistenza gelate primaverili Resistenza calcare Rapporto produzione/ qualità Resistenza peronospora Resistenza oidio Resistenza botrite Varietà Rosse BARBERA ++ + ++ - - - + + - --- CROATINA ++ - ++ + - - + - PINOT NERO UVA RARA VESPOLINA CABERNET SAUVIGNON DOLCETTO ++ ++ + - + + + + - + - + ++ + ++ + ++ + + + + + - - + - - - - + - - + + + + + FREISA + + + MERLOT - -- -- + + - + + SYRAH + - - -- - + + - ++ - - - + + - + BONARDA PETIT VERDOT Altre indicazioni • Sensibile alla clorosi ferrica e al mal dell’esca • • • • • • Sensibile alla carenza di B e K che causano colatura Sensibile a cicalina, tignola, acari Fertilità basale scarsa: necessita di potature lunghe Sensibilità a colatura, acinellatura, disseccamento del rachide (soprattutto su SO4) Sensibile alla tignola Soggetta a colature • Sensibile a colature • • • • • • • • Sensibile alle malattie del legno Vigore da controllare Si adatta a suoli acidi Problemi di affinità con 140Ru Necessita un buon palizzamento del vigneto Problemi di affinità con 420A e 101.14 Facilità di distacco degli acini dal grappolo Soggetto a acinellatura • Soggetto a acinellatura e colatura • • • • Sensibile al marciume acido Necessita un buon palizzamento del vigneto Facile meccanizzazione Vigore da controllare, eccesso di N determina colatura Necessita un buon palizzamento del vigneto Necessaria una buona luminosità Ventosità eccessiva causa rotture dei tralci Necessita un buon palizzamento del vigneto Mantiene una buona acidità, elevati livelli di materia colorante, consigliato in uvaggio • • • • • 15 6.1.2. La distribuzione delle varietà VALLE VERSA ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Ruino (547 m.s.l.m.) Canevino (410 m.s.l.m.) Volpara (357 m.s.l.m.) Golferenzo (464 m.s.l.m.) Montecalvo Versiggia (360 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa fascia è da tenere presente che esistono due sottozone di tradizionale vocazionalità rispettivamente per il Moscato (Volpara) e per il Pinot nero (Montecalvo Versiggia). VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Chardonnay , Moscato bianco VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Riesling italico, Riesling renano Sauvignon, Malvasia bianca di Candia E’ una zona più versatile in cui a seconda dell’esposizione, dell’altitudine e del tipo di terreno possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) sono tradizionali vocazionalità come la “Croatina di Rovescala”, o le uve Barbera e Croatina di Castana e Santa Maria della Versa (217 m.s.l.m.) Canneto. Rovescala (274 m.s.l.m.) San Damiano al Colle (236 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Castana (302 m.s.l.m.) Barbera, Croatina, Uva rara Montù Beccaria (281 m.s.l.m.) Vespolina (Ughetta di Canneto) Montescano (208 m.s.l.m.) Canneto Pavese (233 m.s.l.m.) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano Pinot nero da vinificazione in rosso Cabernet Sauvignon Da evitare varietà troppo precoci. ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Zenevredo (195 m.s.l.m.) Bosnasco (124 m.s.l.m.) Stradella (101 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto), Cabernet Sauvignon 16 VALLE SCUROPASSO ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Ruino (547 m.s.l.m.) Canevino (410 m.s.l.m.) Rocca de Giorgi (391 m.s.l.m.) Montalto Pavese (386 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa zona è da tenere presente che esiste una zona di tradizionale vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese) VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Moscato bianco Chardonnay E’ una zona più versatile in cui a seconda dell’esposizione, dell’altitudine e del tipo di terreno possono fornire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni vi ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) sono tradizionali vocazionalità come la le uve Barbera e Croatina e Vespolina di Castana e Canneto. Lirio (263 m.s.l.m.) Pietra de Giorgi (318 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Cicognola (309 m.s.l.m.) Barbera, Croatina Castana (302 m.s.l.m.) Uva rara Canneto Pavese (233 m.s.l.m.) Vespolina (Ughetta di Canneto) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano Cabernet Sauvignon Solo nell’area D.O.C collinare sono da prevedere vitigni tardivi a bacca rossa: ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Croatina, Barbera Broni (88 m.s.l.m.) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Uva rara, Vespolina (Ughetta di Canneto) Cabernet Sauvignon 17 OLTREPO’ CENTRALE ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Fortunago (450 m.s.l.m.) Borgoratto mormorolo (326 m.s.l.m.) Montalto Pavese (386 m.s.l.m.) Tendenzialmente vitigni precoci adatti alla produzione di basi spumanti o bianchi aromatici . In questa fascia è da tenere presente che esiste una zona di tradizionale vocazionalità per il Riesling (Montalto Pavese) VINI DI ECCELLENZA Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Riesling Italico, Riesling renano VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Pinot nero da base spumante Pinot grigio, Pinot bianco Sauvignon Chardonnay E’ una zona più versatile in cui a seconda dell’esposizione, dell’altidudine e del tipo di terreno possono firnire buoni risultati sia vitigni a bacca bianca che rossa. Da tenere presente che in alcuni comuni (Oliva Gessi, Calvignano) esiste tradizionale vocazionalità per il Riesling a causa degli affioramenti ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) gessosi. Calvignano (275 m.s.l.m.) Oliva Gessi (277 m.s.l.m.) Mornico Losana (245 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Riesling Italico, Riesling renano Barbera VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Croatina Pinot nero da vinificazione in rosso Uva rara Cabernet Sauvignon Da evitare varietà troppo precoci. ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Borgo priolo (143 m.s.l.m.) Redavalle (85 m.s.l.m.) Santa Giuletta (78 m.s.l.m.) Torricella Verzate (110 m.s.l.m.) Corvino San Quirico (180 m.s.l.m.) Casteggio (100 m.s.l.m.) VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina Uva rara VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Pinot nero da vinificare in rosso Cabernet Sauvignon 18 OLTREPO’ OCCIDENTRALE ZONA ALTA (sopra i 350 m.s.l.m.) Zona considerata marginale per la viticoltura Rocca Susella (548 m.s.l.m.) Montesegale (426 m.s.l.m.) ZONA MEDIA (tra 200 e 350 m.s.l.m.) Zona considerata marginale per la viticoltura con eccezione delle zone più basse. Ponte Nizza (265 m.s.l.m.) Cecima (231 m.s.l.m.) VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Godiasco (201 m.s.l.m.) Cortese Barbera, Croatina, Uva rara, Dolcetto ZONA BASSA (sotto i 200 m.s.l.m.) Rivanazzano (157 m.s.l.m.) Retorbido (169 m.s.l.m.) Codevilla (146 m.s.l.m.) Torrazza Coste (158 m.s.l.m.) Montebello della Battaglia (126 m.s.l.m.) A seconda delle condizioni di coltivazione sia vitigni a bacca bianca che rossa: VINI DI ECCELLENZA Barbera, Croatina VINI DI BUON RAPPORTO QUALITA’/PREZZO Cortese, Muller Thurgau, Uva rara, Cabernet Sauvignon, Dolcetto, Freisa 19 6.2. Portinnesti SCELTA DEL PORTINNESTO La scelta del portinnesto è in funzione di: ♦ ♦ ♦ ♦ tipo di terreno vitigno densità d’impianto che si intende adottare obiettivo produttivo o enologico Il portinnesto influenza i seguenti fattori: Resistenza al Calcare attivo Resistenza allo stress idrico (da eccesso di acqua) Efficienza nell’assorbimento dell’acqua (resistenza alla siccità) Durata del ciclo vegetativo del vitigno Portinnesto Vigore indotto dall’interazione con il vitigno Efficienza nell’assorbimento degli elementi (potassio, magnesio, ferro) 20 COMBINAZIONE VITIGNO-PORTINNESTO Nei confronti della combinazione Vitigno-Portinnesto, in fase di scelta sono da tenere presenti le seguenti linee guida: • Vitigni vigorosi (vd schede vitigni) con portinnesti deboli e viceversa; • A seconda delle condizioni pedo-climatiche considerare l’influenza del portinnesto sul ciclo vegetativo (vd tabella portinnesti): per esempio nel caso di rischi da gelate può essere conveniente adottare portinnesti che a parità di attitudini pedologiche ritardano il ciclo vegetativo o al contrario in terreni soggetti a prolungata siccità estiva è consigliabile un portinnesto che anticipi l’epoca di maturazione; • Di norma i portinnesti più deboli anticipano la maturazione rispetto a quelli vigorosi (41B, SO4 e 420A raccorciano il ciclo vegeto-produttivo); • Per impianti fitti è consigliabile adottare portinnesti medi o deboli, viceversa per impianti a bassa densità sono da adottare portinnesti vigorosi; • Nelle caso delle rimesse sono preferibili portinnesti vigorosi. ALCUNI ESEMPI • Per tutte le varietà rosse, ma anche per le bianche vigorose (Chardonnay), per impianti fitti, di qualità, nei terreni collinari argilloso-calcarei: 420 A, 161-49, 41 B (elevata resistenza al calcare); • Per vitigni rossi, impianti fitti, nei terreni di medio impasto e fertili, per produzioni di qualità, è molto indicato il 3309. Da evitarsi nei terreni calcarei e con ristagno idrico; col Barbera può presentare fenomeni di disaffinità d’innesto; • Per i vitigni rossi (ad esclusione del Barbera), in terreni magri, dove si attua l’inerbimento, si può impiegare il 1103 P. • Per le basi spumante e i bianchi in genere, in terreni argilloso-calcarei e siccitosi, anche se inerbiti, è consigliabile il 1103 P. • In terreni molto compatti: 1103 P, o 779 P. • In terreni poveri e argillosi, tendenzialmente umidi in primavera, dove non si attua inerbimento: SO4, da evitarsi su Croatina , e Riesling. Per terreni molto calcarei, molto “magri”, anche inerbiti: 140 Ru. 21 CARATTERISTICHE DI RESISTENZA, AGRONOMICHE E GENETICHE DEI PRINCIPALI PORTINNESTI UTILIZZATI IN OLTREPO’ Portinnesto Calcare (resistenza) Compattezza Siccità Apparato radicale Vigore Epoca Riparia scarsa discreta scarsa molto strisciante scarso precoce Rupestris discreta discreta buona molto profondo forte tardiva Berlandieri alta Riparia x Rupestris 3309 mediocre (11%) 101.14 mediocre (9%) Berlandieri x Rupestris discreta (20%) 110 R 140 Ru ottima (30%) 775 P discreta (18%) 779 P discreta (20%) 1103 P discreta (20%) Berlandieri x Riparia buona (20%) 420 A Kober 5BB buona (20%) SO4 discreta (18%) 161.49 buona (25%) Vinifera x Berlandieri ottima (40%) 41B Fercal ottima (50%) alta scarsa buona scarsa scarsa strisciante strisciante scarso mediocre precoce precoce discreta discreta buona buona buona ottima discreta buona buona profondo profondo profondo profondo profondo forte forte buono buono forte tardiva tardiva media tardiva tardiva buona discreta scarsa scarsa semiprofondo semiprofondo semiprofondo semiprofondo discreto forte forte mediocre precoce tardiva tardiva buona discreta profondo semiprofondo discreto mediocre precoce media buona discreta discreta discreta scarsa ATTITUDINE ALL’ASSORBIMENTO K E Mg PORTINNESTO Riparia Rupestris, 3309, 101-14, 41 B, 140 Ru 1103P 110 R, SO4, K 5BB, Fercal ASSORBIMENTO Alto per K Scarso per K Alto per Mg Scarso per Mg 22 _ Suoli umidi in primavera Suoli secchi _ 101-14 110 R 140 Ru _ _ _ _ _ <10 10-20 >20 _ <10 <10 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 10-20 _ _ 779 P _ _ _ _ 1103 P _ _ _ _ >20 _ K 5BB _ SO4 _ _ _ _ _ <10 10-20 >20 _ Calcare attivo (%) <10 _ _ _ _ 10-20 >20 _ _ _ 161-49 Fercal >20 Calcare attivo (%) _ 420 A 41B 10-20 Suoli ben drenati _ _ 775 P Calcare attivo (%) Acidi Neutri >20 Calcare attivo (%) SUOLI PROFONDI Suoli umidi in primavera Suoli ben drenati Acidi Neutri 10-20 Suoli secchi Calcare attivo (%) Acidi Neutri Calcare attivo (%) <10 SUOLI MEDIAMENTE PROFONDI Acidi Neutri Acidi Neutri 3309 C SUOLI SUPERFICIALI Acidi Neutri PORTINNESTO Tabella: Possibilità di adattamento di alcuni portinnesti ai suoli _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ 23 7. Scelte relative al terreno Per la caratterizzazione pedologica del sito ove realizzare il nuovo vigneto è richiesto l’intervento dell’agronomo e si consiglia di rivolgersi al Centro di Consulenza. L’agronomo, eventualmente con la collaborazione di un pedologo, potrà in base ad osservazioni e alle necessarie analisi chimico-fisiche caratterizzare gli appezzamenti per poter decidere: • la scelta del portinnesto o dei portinnesti più adatti all’appezzamento (vedi capitolo 6.2); • la scelta della più idonea tecnica per i lavori preparatori (vedi capitolo 7.1); • la scelta dell’eventuale concimazione di fondo (vedi capitolo 7.4). 7.1. Scasso Gli obiettivi che si prefigge lo scasso sono: • assicurare un’adeguata macroporosità al profilo di terreno che sarà colonizzato dagli apparati radicali; rimuovere eventuali orizzonti limitanti la crescita radicale e/o la percolazione dell’acqua; • controllare nei primi anni dell’impianto la crescita delle infestanti; • rimuovere eventuali residui colturali. . In generale si dovrà adottare la tecnica della ripuntatura profonda (70-100 cm) possibilmente incrociata, seguita da un’aratura superficiale (30-40 cm). La profondità dello scasso si dovrà scegliere sulla base delle indicazione dell’agronomo. Il lavoro dovrà essere eseguito nel periodo estivo. In caso di reimpianti si dovrà considerare la stanchezza del suolo e le possibili infestazione di nematodi (vedi capitolo 9.x). In questo caso si dovrà procedere ad una ripuntatura profonda (100-120 cm) incrociata, seguita da aratura profonda (40-50 cm). È raccomandabile il riposo di un anno con coltura di cereali o erbaio da sovescio evitando il maggese nudo su terreni declivi. 24 7.2. La sistemazione del terreno La sistemazione della superficie, ovvero i livellamento, l’eventuale modifica delle pendenze, la realizzazione di un affossatura superficiale dipende dalla giacitura dell’appezzamento stesso. Giacitura in piano leggermente declive declive in forte pendenza Pendenza < 5% 5 - 10% 10 - 30% > 30% Se l’appezzamento è in piano gli obiettivi sono: • prevenire il ristagno idrico, • consentire un’adeguata meccanizzazione (N.B. tutte le macchine operatrici lavorano meglio su suoli livellati). In relazione alla permeabilità del suolo e all’altezza della eventuale falda si dovrà. • livellare la superficiale • realizzazione di un’adeguata affossatura e/o rete drenante (per il progetto rivolgersi all’agronomo). Se l’appezzamento è declive gli obiettivi sono: • proteggere il suolo dall’erosione delle piogge, • contrastare le situazioni di dissesto idrogeologico, • consentire un’adeguata meccanizzazione. La scelta della tecnica di sistemazione sarà fatta in relazione alla permeabilità del suolo, alla pendenza del versante e al rischio di movimenti franosi. Nel caso di appezzamenti leggermente declivi (pendenza 5-10%) si dovrà adottare la sistemazione in traverso, orientando cioè i filari trasversalmete alle linee di massima pendenza. Nel caso di appezzamenti declivi (pendenza 10-30%) si dovrà adottare la sistemazione a rittochino con fosse livellari, ovvero orientando i filari lungo le linee di massima pendenza ma interrompendo il versante con fosse livellari. 25 Nel caso di appezzamenti in forte pendenza (pendenza > 30%) è da valutare attentamente l’opportunità di impiantare il nuovo vigneto. In caso positivo la tecnica da adottare dovrebbe essere quella della sistemazione a ciglioni raccordati. Negli eventuali lavori di livellamento e di sterro e riporto è importante rispettare l’orizzonte superficiale del suolo (primi 30 cm) che dovrà eventualmente essere accumulato a parte e successivamente riportato. 26 7.3. Concimazione di fondo L’obiettivo della concimazione di fondo è quello di ripristinare le soglie di sufficienza di potassio, magnesio e fosforo e, se possibile arricchire in sostanza organica i primi 40-50 cm di suolo interessati dall’aratura preparatoria. Al fine di quantificare le dosi da somministrare è necessario disporre dell’analisi del terreno (vedi Appendice 11.3). Per i calcoli rivolgersi all’agronomo. Segue un esempio 1° VERIFICA DEI LIVELLI Potassio scambiabile - K2O ppm Valore da raggiungere 220 ppm 600 560 520 480 440 400 360 320 280 240 200 160 120 80 40 Deficit da integrare 130 ppm Valore iniziale 90 ppm 04 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g) CALCOLO DELLE UNITA’ FERTILIZZANTI POTASSICHE (kg di K2O) DA SOMMINISTRARE 27 Stima della densità apparente in base alla tessitura: t/m3 100 90 1,20 80 70 A 60 R 50 GI LL A % TESSITURA 1,25 A = argilloso L = limoso S = sabbioso A 40 30 20 1,30 AL AS 1,40 LA 1,30 LS 1,40 10 0 0 L 1,35 10 20 1,40 30 40 SL 50 SA 1,45 S 1,65 60 70 1,80 80 90 100 SABBIA % TRIANGOLO DELLA TESSITURA SECONDO IL METODO ISSS 28 2° CALCOLO DELLE DOSI deficit da ripristinare (g di unita fertilizzanti per t di suolo) moltiplicato per t di suolo da concimare Volume di suolo x densità 130 g/t di UF di potassio (in K2O) x 6.500 t/ha 1 ppm = 1 g/t = 1 kg/1000 t = 845 kg/ha di UF di potassio (in K2O) apparente: (vedi pagina precedente) per un terreno argillolimoso: 1,3 t/m3 5.000 m3 x 1,3 t/m3 = 6.500 t Volume di suolo x profondità: per un ettaro 10.000 m2 x 0,5 m = 5.000 m3 A questo volume va sottratto quello occupato dallo scheletro, se presente, valutato al momento del campionamento. Esempio: scheletro 15%: 5.000 - (5.000 x 0,15) = 4250 m3 29 8. Scelte di impianto e allevamento 8.1. Densità d’impianto SCELTA DELLA DENSITA’ DI IMPIANTO La scelta della densità d’impianto è in funzione di: ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ terreno (fertilità, pendenza) vitigno (vigore, fertilità basale) obiettivo produttivo o enologico forma di allevamento che si vuole adottare livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere La densità influenza i seguenti fattori: Livello produttivo Vigore Densità di impianto Tipo di portinnesto Forma di allevamento Qualità dei vini Livello di meccanizzazione Costi d’impanto e gestione 30 DISTANZA TRA LE FILE (m) DISTANZA TRA LE PIANTE (M) metri 0,80 0,90 1,00 1,10 1,20 1,30 1,40 1,50 1,00 12.500 11.111 10.000 9.091 8.333 7.692 7.143 6.667 1,10 11.364 10.101 9.091 8.264 7.576 6.993 6.494 6.061 1,20 10.417 9.259 8.333 7.576 6.944 6.410 5.952 5.556 1,30 9.615 8.547 7.692 6.993 6.410 5.917 5.495 5.128 1,40 8.929 7.937 7.143 6.494 5.952 5.495 5.102 4.762 1,50 8.333 7.407 6.667 6.061 5.556 5.128 4.762 4.444 1,60 7.813 6.944 6.250 5.682 5.208 4.808 4.464 4.167 1,70 7.353 6.536 5.882 5.348 4.902 4.525 4.202 3.922 1,80 6.944 6.173 5.556 5.051 4.630 4.274 3.968 3.704 1,90 6.579 5.848 5.263 4.785 4.386 4.049 3.759 3.509 2,00 6.250 5.556 5.000 4.545 4.167 3.846 3.571 3.333 2,10 5.952 5.291 4.762 4.329 3.968 3.663 3.401 3.175 2,20 5.682 5.051 4.545 4.132 3.788 3.497 3.247 3.030 2,30 5.435 4.831 4.348 3.953 3.623 3.344 3.106 2.899 2,40 5.208 4.630 4.167 3.788 3.472 3.205 2.976 2.778 2,50 5.000 4.444 4.000 3.636 3.333 3.077 2.857 2.667 2,60 4.808 4.274 3.846 3.497 3.205 2.959 2.747 2.564 2,70 4.630 4.115 3.704 3.367 3.086 2.849 2.646 2.469 2,80 4.464 3.968 3.571 3.247 2.976 2.747 2.551 2.381 2,90 4.310 3.831 3.448 3.135 2.874 2.653 2.463 2.299 3,00 4.167 3.704 3.333 3.030 2.778 2.564 2.381 2.222 3,10 4.032 3.584 3.226 2.933 2.688 2.481 2.304 2.151 3,20 3.906 3.472 3.125 2.841 2.604 2.404 2.232 2.083 3,30 3.788 3.367 3.030 2.755 2.525 2.331 2.165 2.020 3,40 3.676 3.268 2.941 2.674 2.451 2.262 2.101 1.961 3,50 3.571 3.175 2.857 2.597 2.381 2.198 2.041 1.905 Tabella con l’indicazione del numero di piante ad ettaro tenuto conto delle distanze di impianto. La parte evidenziata in giallo si riferisce alle densità di impianto indicate dal Progetto collettivo per l’OCM (densità tra 4000 e 6000 piante ettaro). Le densità evidenziate in verde riguardano la deroga per il limite minimo posto a 3700 ceppi ettaro per vitigni a ridotta fertilità basale (es. Croatina). 31 8.2. Orientamento dei filari SCELTA DELL’ ORIENTAMENTO La scelta dell’orientamento è in funzione di: ♦ giacitura ♦ latitudine ♦ pendenza L’orientamento influenza i seguenti fattori: Quantità di energia intercettata Orientamento Operazioni in verde % di intercettazione della radiazione solare rispetto a quella massima del suolo 120 Vendemmia Invaiatura Accumulo di zuccheri Sintesi delle sostanze coloranti (antociani) 100 E-O NO-SE 80 % N-S 60 Fioritura 40 Foglie distese 20 0 A M G L A S O N L’orientamento MESI dei filari influenza direttamente la quantità di energia radiante intercettata dalla pianta e in modo particolare nel periodo che va’ dall’invaiatura alla vendemmia Nell’area del Centro-Nord Italia l’orientamento Est-Ovest favorisce una maggiore intercettazione dell’energia solare 32 8.3. Forme di allevamento SCELTA DELLA FORMA DI ALLEVAMENTO La scelta della forma di allevamento è in funzione di: ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ terreno (fertilità) clima vitigno (vigore, fertilità basale) obiettivo produttivo o enologico densità che si vuole adottare livello di meccanizzazione che si vuole raggiungere La forma d’allevamento influenza i seguenti fattori: Forma di allevamento e densità d’impianto Resistenza alle gelate Resistenza alla siccità Varietà Resistenza alle malattie Resistenza al calcaree Epoca di maturazione Qualità dei vini Livello produttivo 33 Guyot E’ un sistema di allevamento a ridotta espansione (altezza del filo di banchina 80-100 cm massimo) e a potatura mista, adatto ai terreni di scarsa fertilità e più siccitosi in collina, dove la vite presenta uno sviluppo contenuto. Adottato in terreni molto fertili necessita di interventi agronomici per contenere il vigore vegetativo (inerbimento) e mantenere l’equilibrio vegeto-produttivo (interventi in verde), si presta ad una parziale meccanizzazione. Adattabile a tutte le varietà dell’Oltrepò Pavese e in particolare risulta indispensabile per vitigni a ridotta fertilità basale come la Croatina. Cordone speronato E’ una forma di allevamento a cordone permanente su cui sono inseriti speroni di 2-3 gemme da cui si sviluppano , ogni anno, i germogli fruttiferi. E’ una forma di allevamento che si presta a produzioni di qualità a causa di un contenuto sviluppo vegetativo e di un buon equilibrio vegetoproduttivo si prestano a produzioni di qualità. Si presta alla meccanizzazione. Non è adatta alle varietà dell’ Oltrepò Pavese a scarsa fertilità basale come Moscato, Croatina, Chardonnay. Casarsa E’ una forma di allevamento a cordone permanente alto su cui sono inseriti capi a frutto di 5-6 gemme da cui si sviluppano , ogni anno, i germogli fruttiferi che vanno a ricadere verso il basso. E’ una forma di allevamento ad alta produttività e vigore. L’affastellamento dei germogli richiede interventi in verde e una cura particolare in fase di potatura. Si presta alla meccanizzazione. Poco adatta alle varietà dell’Oltrepò Pavese a bassa fertilità basale. Cordone speronato alto Come il cordone speronato basso con la differenza che, in questo caso, il cordone permanente è posizionato a 180-190 cm dal suolo e i tralci fruttiferi vanno a ricadere liberamente verso il basso. Si presta alla meccanizzazione. 34 POTATURA DI ALLEVAMENTO Guyot e Cordone speronato 1° ANNO Preparazione delle barbatelle : prima dell’impianto: taglio delle radici fino alla lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella attecchisce emette un germoglio la primavera stessa. E’ buona norma cimare i germogli eccetto quello meglio ben posizionato. Prima potatura invernale dopo l’impianto: si sceglie 1 germoglio di diametro sufficiente e nella posizione migliore (tendenzialmente quello centrale allineato con l’asse principale della pianta) e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme. 2° ANNO Intervento primaverile del 2° anno: quando i germogli hanno raggiunto la lunghezza di 15-20 cm, si effettua un diradamento dei medesimi fino ad arrivare ad 1 germoglio solo nel caso di piante deboli o 2-3 nelle piante più vigorose. Stesura del filo di banchina: durante la seconda stagione primaverile è utile stendere il filo di banchina a 80-100 cm dal terreno Seconda potatura invernale: si eliminano tutti i germogli tranne quello meglio sviluppato e di altezza sufficiente al raggiungimenti del filo di banchina che va tagliato appena sotto il filo di banchina 35 3° ANNO Intervento primaverile del 3° anno: eliminare tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo quelli situati nel tratto orizzontale Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza variabile da 0.8 a 1.5 m. a seconda della fittezza adottata. 4° ANNO Quarta potatura invernale: scelta di due tralci uno per costituire il capo a frutto e di un tralcio adatto a costituire uno sperone di 1-2 gemme (Guyot) Quarta potatura invernale: scelta di 5-7 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme (Cordone speronato) 36 POTATURA DI ALLEVAMENTO Casarsa e Cordone speronato alto 1° ANNO Preparazione delle barbatelle : prima dell’impianto: taglio delle radici fino alla lunghezza di 1-2 cm. Quando la barbatella attecchisce emette un germoglio la primavera stessa. E’ buona norma cimare i germogli eccetto quello meglio posizionato. Prima potatura invernale dopo l’impianto: si sceglie 1 germoglio di diametro sufficiente e nella posizione migliore (tendenzialmente quello centrale allineato con l’asse principale della pianta) e a seconda del vigore si taglia a 2-3 gemme o, per le viti più vigorose a 4-5 gemme. 2° ANNO Intervento primaverile del 2° anno: quando i germogli hanno raggiunto la lunghezza di 15-20 cm, si effettua un diradamento dei medesimi fino ad arrivare ad 1 germoglio solo nel caso di piante deboli o 2-3 nelle piante più vigorose. Stesura del filo di banchina: durante la seconda stagione primaverile è utile stendere il filo di banchina a 180-190 cm dal terreno. Seconda potatura invernale: si eliminano tutti i germogli tranne quello meglio sviluppato e di altezza sufficiente al raggiungimenti del filo di banchina che va tagliato appena sotto il filo di banchina. 37 3° ANNO Intervento primaverile del 3° anno: eliminare tutti i germogli posti sul tronco e lasciare solo quelli situati nel tratto orizzontale. Terza potatura invernale: scelta del germoglio, ben lignificato e più adatto ad essere steso sul filo di banchina per costituire il capo a frutto di lunghezza variabile da 1,2 a 1,8 m a seconda della fittezza adottata. 4° ANNO Quarta potatura invernale: scelta di 4-5 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti capi a frutto a 5-6 gemme. (Casarsa). Quarta potatura invernale: scelta di 5-7 germogli ben lignificati e posizionati per la costituzione di altrettanti speroni a 2-3 gemme (Cordone speronato alto). 38 8.4. Sovrainnesto All’interno del Progetto Collettivo è previsto un contributo anche per la sostituzione varietale mediante sovrainnesto. Questa pratica rappresenta un metodo piuttosto semplice e relativamente poco oneroso per sostituire la varietà evitando l’estirpazione e il successivo riposo del terreno e per guadagnare tempo sull’entrata in produzione. Ai fini della riscossione del contributo dovrà essere fatta domanda agli organi competenti, secondo le modalità richieste. Il contributo concesso è pari al 50% di quello previsto per il reimpianto, dunque prima di prendere in considerazione questa tecnica è consigliabile valutare i seguenti aspetti del vigneto che si vuole sovrainnestare: 1) Caratteristiche agronomiche: il sovrainnesto sarà conveniente solo nel caso di vigneti senza troppe fallanze, di medio-alta densità e gestiti in modo tale da garantire una buona durata negli anni avvenire 2) Stato fitosanitario del vigneto: dovrà essere accertata l’assenza delle malattie del legno. In casi dubbi è consigliabile rimandare il sovrainnesto all’anno successivo e osservare, mediante l’aiuto di un tecnico la sintomatologia in campo 3) Età del vigneto: considerata la curva di produttività di un vigneto, il sovrainnesto è economicamente consigliabile solo in vigneti con un’età massima di 10 anni. A seconda delle modalità di esecuzione e del materiale impiegato, i sovrainnesti possono essere distinti in due grandi categorie: a marza legnosa o a gemma (o a scudetto) Le varianti delle tecniche di esecuzione e dei materiali utilizzati sono numerose, qui di seguito si riportano brevemente i sistemi più diffusi in Oltrepò Pavese. A spacco: periodo: inizio di aprile metodo: capitozzamento della vite e innesto di 1 o 2 marze legnose con una o due gemme. Le marze vanno sistemate alle estremità della fenditura legando il punto di innesto. I tagli vanno protetti con vernice bituminosa. Una variante di questo tipo di innesto prevede la ricopertura del punto d’innesto con muschio fresco per mantenere umida la superficie interessata al taglio. A doppio spacco inglese: periodo: da febbraio fino all’inizio dell’ingrossamento delle gemme metodo: in questo sistema con la potatura per la preparazione all’innesto si conserva un solo tralcio di un anno, in buona posizione sul fusto; tale tralcio va innestato subito a doppio spacco inglese con una marza a due gemme. Il punto d’innesto va protetto per evitare la disidratazione e per creare un ambiente caldo-umido, favorevole all’attecchimento. Sottocorteccia a scudetto periodo: intorno al periodo della fioritura quando la corteccia si stacca facilmente metodo: questa tecnica prevede il prelevamento delle gemme (provviste di uno scudetto di legno di 2,5 cm al di sopra della gemma e 2 cm al di sotto), da marze conservate in frigorifero e l’incisione a T della corteccia del tronco sollevando i lembi sotto i quali va introdotto lo scudetto. La gemma va legata affinchè rimanga aderente al tronco. In seguito si provvede al taglio del tronco qualche centimetro sopra il punto d’innesto. Una variante prevede l’incisione a T rovesciata Sottocorteccia con marze di una gemma periodo: tarda primavera metodo: questa tecnica prevede l’utilizzo di gemme prelevate da marze conservate in frigorifero. In questo caso le marze con una gemma vanno tagliate a becco di clarino ed inserite in un’apposita tasca ottenuta sollevando una lingua di corteccia lunga circa 3 cm (che rimarrà attaccata al tronco nella sua parte inferiore). La marza risulterà inserita obliquamente rispetto all’asse del tronco e dovrà essere fissata a quest’ultimo e protetta da cera o mastice. Successivamente si provvederà al capitozzamento della vite al di sopra del punto d’innesto. Varianti di questo metodo prevedono marze a due gemme 39 8.5. Materiali per l’impianto Nell’ambito delle scelte di impianto grossa importanza, anche come investimento, rivestono le scelte relative ai materiali ed in particolare ai pali e ai fili. Pali di sostegno I materiali a disposizione sul mercato sono i seguenti: Legno: Il palo di legno è stato per molto tempo quasi l’unico sostegno per la vite. I motivi per i quali questo tipo di tutore ancora oggi riesce a mantenere il suo successo, nonostante l’impiego di altre sostanze come il cemento, il metallo o la plastica, sono da ricercare nelle numerose caratteristiche positive di cui dispone. Il palo in legno, infatti, oltre ad avere un costo accessibile, specie se è prodotto nella stessa azienda, si presenta come un sostegno leggero, che resiste bene agli urti accidentali provocati dai macchinari o colpi di vento. Va però fatto notare che il legno è un materiale facilmente corruttibile a causa di attacchi microbici e per l’esposizione alle intemperie. Per aumentarne la durata nel tempo si possono sottoporre i sostegni a particolari trattamenti di protezione come l’immersione in solfato di rame o il trattamento in autoclave con soluzioni di rame-cromo-arsenico (tanalizzazione) oppure cromo-rame-boro o rame, boro ed altri sali non tossici. La tanalizzazione assicura una durata nettamente maggiore rispetto al palo non trattato, ma non è scevra di inconvenienti, legati soprattutto allo smaltimento dei sostegni a fine ciclo che, a seguito di questo trattamento, vengono considerati rifiuti tossici da trattare in appositi inceneritori. Non tutte le essenze che vengono utilizzate per la costruzione dei pali necessitano di impregnazioni; ad esempio il castagno, la robinia e l’azobé, se cresciuti lentamente in ambienti poco fertili forniscono legni duri, poco porosi, resistenti a marciumi e parassiti e quindi possono essere impiegati senza trattamenti, dopo un adeguato periodo di stagionatura. Al contrario il pino (sia marittimo che silvestre) e il larice essendo più porosi e leggeri non possono essere impiegati senza essere stati sottoposti a trattamenti protettivi. Per il bongossi (azobé) si procede ad un trattamento superficiale che attenua considerevolmente i rischi di deformazioni del legno nelle prime fasi di esposizione agli agenti atmosferici. L’immersione nel solfato di rame, già nota nei secoli scorsi, permane una buona protezione, ma è poco pratica e di difficile attuazione a livello industriale, perché i risultati migliori si hanno con un bagno di 10-15 giorni. Cemento: L’evoluzione del palo in cemento armato vede alla sua origine il palo stampato che si presenta pesante e poco maneggevole oltre ad essere poco resistente a causa delle bolle d’aria che si formano nel manufatto al momento della gettata di calcestruzzo. Per aumentare la resistenza si è introdotta la vibrazione dello stampo in modo da far assestare il conglomerato cementizio ed evitare la formazione di punti deboli. Con questa tecnica si ottengono buoni risultati, soprattutto se si opera in cantieri specializzati, nei quali il dosaggio degli inerti, del cemento e dell’acqua è molto accurato e costante nel tempo. I pali vibrati possono essere a sezione quadrata con fori per il passaggio dei fili e con eventuali fessure longitudinali per alleggerire il manufatto. Esistono anche pali vibrati a sezione rotonda. La soluzione più all’avanguardia è quella impiegata per la realizzazione dei pali precompressi che, oltre a garantire una buona resistenza agli urti, agli agenti atmosferici e alle sostanze chimiche, offre anche svariate dimensioni e forme che permettono l’adattamento alle diverse situazioni. Tra le innovazioni in questo settore si deve segnalare la produzione dei pali precompressi a spigoli arrotondati che, in caso di vendemmia meccanica, non lasciano cadere frammenti di cemento, inquinante per il mosto e con azione abrasiva nelle attrezzature di trasporto del prodotto, in particolare nelle pompe. Per esigenze estetiche il cemento può essere colorato con sostanze minerali che conferiscono una tonalità che tende al porfido, ma più smorzata e quindi gradevole anche quando manca l’effetto ricoprente della vegetazione. 40 Metallo: L’impiego dei sostegni metallici (acciaio carbonioso) è molto diffuso in Francia, Svizzera e Germania, mentre solo ultimamente si sta ampliando nel nostro Paese, per merito di alcune aziende specializzate. Per i pali laminati a caldo si impiega normalmente dell’acciaio a basso tenore di carbonio (acciaio dolce), mentre per i profilati a freddo possono essere preferiti acciai leggermente più duri ed elastici. Il laminato più comune è quello a T, ma per altezze non elevate è valida anche la forma ad L. Sempre più le ditte producono paletti con profili particolari, muniti di asole laterali per il sostegno dei fili. L’acciaio può essere lasciato tal quale (si forma uno strato di ruggine che protegge in parte il metallo da successive ossidazioni), può essere zincato a caldo (la durata aumenta notevolmente, ma crescono anche di molto i costi) oppure plasticato (procedimento con costi e durata intermedi ai due precedenti). Solo nei terreni acidi o ricchi di salsedine il ferro nudo viene attaccato rapidamente e la durata dei pali non protetti difficilmente supera i 10 anni. Si stanno sperimentando con successo i pali realizzati in acciaio inossidabile, materiale in grado di durare per tutta la vita del vigneto. L’obiettivo è quello di costituire un insieme di strutture di sostegno totalmente con questo materiale nobile e quindi non dover procedere a manutenzioni e sostituzioni per tutta la durata dell’impianto. Gli acciai inossidabili più comunemente utilizzati sono quelli ferritici e austenitici. I primi, meno costosi, presentano talvolta delle macchie superficiali che, anche se non incidono sulla resistenza, disturbano dal punto di vista estetico. Gli austenitici (Aisi 304) offrono invece le massime garanzie di durata del tempo. Fili Fino ad alcuni decenni fa il materiale più usato per la produzione di fili era senza dubbio l’acciaio carbonioso che, impiegato come tale o protetto solo con leggere zincature, non garantiva una lunga durata. Per questo motivo le ditte produttrici hanno messo a punto speciali procedimenti per aumentare la resistenza alla corrosione dei fili di acciaio carbonioso ed in particolare la zincatura pesante, la protezione con zinco e alluminio (detto filo CRAPAL) e la eventuale successiva plasticazione. Quest’ultima può essere ottenuta per estrusione del polimero plastico, ma la guaina ottenuta è poco aderente e quindi la protezione modesta, mentre risultati nettamente migliori si ottengono con la plastificazione per sinterizzazione, che assicura la massima tenuta anche quando si causano abrasioni accidentali. Un filo particolare è quello realizzato in poliammide, solitamente di colore nero. E’ essenziale che il polimero sia perfettamente stabilizzato nei confronti di raggi ultravioletti e che mantenga nel tempo la sua elasticità. I fili prodotti attualmente presentano queste caratteristiche ed assicurano un’ottima stabilità dimensionale, al punto che non sono necessari tenditori, perché il filo si mantiene in tensione grazie alla elasticità di cui è dotato. Negli ultimi 10-12 anni si è molto diffuso l’impiego dell’acciaio inossidabile anche per la produzione dei fili da vigneto. I vantaggi sono notevoli perché, alla durata sicuramente uguale o superiore a quella del vigneto, si accompagna alla notevole resistenza di questo materiale che ha anche il pregio di un allungamento minimo 1,6-3%, tale da richiedere solo occasionalmente la ritensionatura. I costi elevati della materia prima vengono attenuati dalla possibilità di impiegare diametri ridotti (fino a 0,7 mm), per cui il materiale è complessivamente di poco più costoso dell’acciaio zincato. Il tipo di acciaio inox più comune è l’Aisi 304; impieghi locali interessano l’Aisi 302, quasi identico come composizione ma più duro. 41 C. Il materiale di moltiplicazione della vite Il viticoltore che intenda impiantare un nuovo vigneto deve accertarsi, innanzi tutto, che il materiale vivaistico acquistato sia sano, esente da organismi nocivi definiti “da quarantena”. Le barbatelle poste in commercio devono sempre essere accompagnate dal PASSAPORTO DELLE PIANTE (Decreto ministeriale 31 gennaio 1996). PASSAPORTO DELLA PIANTE Garantisce la sanità delle barbatelle relativamente alla presenza di organismi nocivi da quarantena Viene emesso dal vivaista al momento della messa in commercio del materiale di moltiplicazione. Deve sempre accompagnare il materiale in tutti i suoi spostamenti all’interno della Comunità europea. Per poter emettere il passaporto delle piante il vivaista deve: • • essere iscritto al Registro Ufficiale dei Produttori presso il Servizio fitosanitario regionale; aver richiesto apposita autorizzazione all’uso del passaporto delle piante. Organismi nocivi da quarantena in particolare, per la vite, sono: • • Il fitoplasma della Flavescenza dorata della vite il batterio Xylophilus ampelinus I controlli effettuati nei campi di piante madri dagli ispettori del Servizio fitosanitario regionale garantiscono l’assenza di tali organismi patogeni per almeno due cicli vegetativi completi. In caso di presenza di questi patogeni le piante vengono estirpate ed il prelievo delle marze viene sospeso. COME VENGONO CLASSIFICATI I MATERIALI DI MOLTIPLICAZIONE Il materiale di moltiplicazione della vite viene classificato in tre categorie. Il materiale di BASE, non reperibile nei normali canali commerciali, viene prodotto nei cosiddetti “Nuclei di premoltiplicazione” sotto la diretta responsabilità dei costitutori ed è quello che possiede la più alta affidabilità dal punto di vista genetico e sanitario. E’ destinato esclusivamente alla realizzazione di impianti di piante madri di categoria “Certificato”. In commercio sono presenti le altre due categorie di materiale, il CERTIFICATO e lo STANDARD. 118 I materiali di moltiplicazione Certificati offrono, rispetto agli Standard, maggiori garanzie, soprattutto dal punto di vista dell’identità clonale (derivano dal succitato materiale selezionato “di base”) e dell’assenza di organismi nocivi, virosi in particolare. Vengono infatti effettuati test e analisi di laboratorio volti a garantire l’assenza delle seguenti virosi: • complesso dell’arricciamento; • complesso dell’accartocciamento fogliare; • complesso de legno riccio; • complesso della maculatura infettiva (Fleck). Inoltre, per i portainnesti vengono garantite le seguenti analisi supplementari: • necrosi della nervatura ; • mosaico della nervatura. Inoltre, nei campi di piante madri per la produzione di marze appartenenti alla categoria Certificato, non sono ammesse fallanze dovute ad organismi nocivi in percentuale superiore al 5%. Nei campi appartenenti alla categoria standard le fallanze sono ammesse sino al 10% I materiali di moltiplicazione, per la loro commercializzazione, devono essere muniti di una etichetta recante alcune indicazioni: • norme C.E. • nome e indirizzo del produttore o suo numero identificativo; • Servizio di certificazione o di controllo e Stato membro; • Numero di riferimento del lotto; • Varietà ed, eventualmente, clone delle barbatelle innestate; • Categoria; • Paese di produzione; • Quantità. Le etichette sono di colore diverso a seconda della categoria: BIANCO per i materiali di Base; AZZURRO per i materiali Certificati; GIALLO SCURO per i materiali Standard. PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO • • • • • Legge18 giugno 1931 n. 987. Disposizioni per la difesa delle piante coltivate e dei prodotti agrari dalle cause nemiche. Decreto del Presidente della Repubblica 24 dicembre 1969 n. 1164. Norme sulla produzione e sul commercio dei materiali di moltiplicazione della vite. Decreto del Ministero per l’Agricoltura e foreste del 4 luglio 1970. Norme per l’applicazione del D.P.R. 24 dicembre 1969, n. 1164, relativo alla disciplina della produzione e del commercio dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite. Decreto del Ministero per le Risorse agricole e forestali del 31 gennaio 1996. Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica italiana di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali. Decreto del Ministero per le Politiche agricole e forestali del 31 maggio 2000. Misure per la lotta obbligatoria contro la Flavescenza Dorata della vite. 119 D. Analisi pedologica Appendice realizzata con la collaborazione di G. Maccarrone L’ANALISI DEL TERRENO PER LA GESTIONE RAZIONALE DEL VIGNETO L’analisi fisicochimica del terreno fornisce indispensabili informazioni per operare correttamente durante la fase di impianto e di successiva conduzione del vigneto. Grazie all’analisi del terreno e possibile così evitare eccessi nella distribuzione dei concimi, dannosi dal punto di vista produttivo ed ambientale, prevenire l’insorgere di carenze e mantenere un adeguato livello nutritivo del vigneto. Sapere quali caratteristiche fisiche e chimiche possiede un terreno da destinare alla coltura della vite ci permette di: • effettuare l’integrazione degli elementi nutritivi che risultano carenti e l’arricchimento di quelli dotati di scarsa mobilità nel profilo esplorato dalle radici; • effettuare le eventuali correzioni in caso di terreni anomali (acidi o salsi); • scegliere i portinnesti che più si adattano alle particolari condizioni del terreno ed alla varietà che vogliamo impiantare; • prevedere come il terreno si comporterà dal punto di vista idrico e nutrizionale e quali elementi si renderanno meno disponibili a causa di immobilizzazioni o perdite per dilavamento; • orientarci nell’esecuzione delle lavorazioni, del diserbo, nella scelta delle più idonee tecniche di inerbimento ed eventualmente dell’irrigazione,; • conoscere quale potrà essere il comportamento dei fertilizzanti che andremo a distribuire nel vigneto e quindi scegliere i più efficaci; • stabilire le modalità di somministrazione dei concimi per evitare perdite indesiderate di sostanze nutritive e per renderli disponibili alla vite nei momenti più opportuni. 120 PRELIEVO DEL CAMPIONE DA ANALIZZARE 8 - 10 SUB CAMPIONI PER ETTARO NON CAMPIONARE SUI BORDI TRIVELLA O VANGA SECCHIO SE NECESSARIO SUDDIVIDERE L’APPEZZAMENTO S E P A R A R E 0 - 5 CM ELIMINARE EVENTUALE COTICA 5 - 40 CM ORIZZONTE SUPERFICIALE 40 - 80 CM ORIZZONTE PROFONDO PER SCELTA PORTINNESTO E CALCOLI CONCIMAZIONE DI FONDO PER SCELTA PORTINNESTO E DECISIONE PROFONDITA’ SCASSO 121 LE DETERMINAZIONI ANALITICHE DA RICHIEDERE Per un nuovo impianto si dovranno richiedere le seguenti determinazioni: • granulometria • sostanza organica • pH • capacità di scambio cationico • calcare totale e attivo • azoto totale • fosforo assimilabile • potassio scambiabile • magnesio scambiabile • boro solubile. I laboratori specializzati di norma sono in grado di effettuare altre importanti determinazioni oltre quelle indicate, come ad esempio la salinità del terreno, il contenuto in cloro, alluminio, sodio, zolfo e altri elementi. Queste determinazioni, benché utili ai tecnici per meglio inquadrare le caratteristiche del suolo, sono tuttavia indispensabili solo in casi particolari di terreni anomali o quando compaiono nei vigneti fisiopatie di cui si vuole determinare le cause. TESSITURA L’analisi granulometrica viene effettuata sulla frazione del campione denominata terra fine (diametro delle particelle inferiore ai 2 mm), ma ugualmente utile è la conoscenza della frazione di scheletro (pietre, ciottoli, frammenti organici superiori ai 2 mm) per l’importanza che assume nel ridurre la coesione e il compattamento del suolo e per la possibile funzione di “diluizione” sugli elementi assimilabili. La conoscenza del rapporto tra sabbia, limo e argilla permette di attribuire al suolo campionato degli appellativi in grado di descriverne le proprietà e le caratteristiche idrologiche e di fornire indicazioni per una migliore comprensione degli altri risultati analitici. 122 In genere, i terreni con un maggiore contenuto di argilla sono più fertili rispetto ai terreni sciolti in quanto trattengono maggiori quantità di acqua ed elementi nutritivi, ne risulta una maggiore vigoria delle viti ed una superiore potenzialità produttiva. Tuttavia questi suoli sono frequentemente soggetti a inconvenienti che possono ostacolare il normale sviluppo delle piante quali il compattamento, il ristagno idrico, la scarsa aerazione e la difficoltà di movimento di alcuni elementi nutritivi (fosforo e potassio). Se dall’analisi emergono alte percentuali di limo e argilla sarà quindi opportuno operare scelte agronomiche adeguate al fine di limitare la comparsa dei suddetti fenomeni. 123 Tessitura: argillo-limosa 100 Esempio: sabbia 27% limo 33% argilla 40% 90 80 70 A R GI TESSITURA 60 A A = argilloso L = limoso S = sabbioso 50 40 AL 30 20 AS LA SA LS 10 0 0 L 10 20 30 S SL 40 50 60 70 80 90 100 SABBIA TRIANGOLO DELLA TESSITURA SECONDO IL METODO ISSS 124 IL pH OVVERO LA REAZIONE DEL TERRENO La reazione del terreno, espressa in unità di pH, indica se la fase liquida del terreno è acida, neutra o alcalina. La vite possiede un’elevata capacità di adattamento alla diversa reazione del terreno, tuttavia con determinati valori di pH può verificarsi una minore disponibilità di alcuni nutrienti a causa di reazioni di insolubilizzazione o immobilizzazione. In terreni alcalini o sub alcalini (pH 7.5 - 8.5), caratterizzati da elevati contenuti di calcare, fenomeni di immobilizzazione rendono meno assimilabili per la vite elementi come il fosforo, il ferro, il boro, il manganese e lo zinco. Nei terreni acidi (pH 5.5 - 6.5) possono risultare meno disponibili di calcio, fosforo e molibdeno. Per un ottimale nutrizione del vigneto quindi la reazione dovrebbe collocarsi intorno alla neutralità (pH 6.8 - 7.2), mentre con valori di pH estremi non è infrequente il verificarsi di carenze più o meno manifeste. D’altra parte è estremamente difficile correggere in maniera stabile la reazione di un terreno, in quanto essa dipende da fenomeni che hanno avuto origine durante la formazione del suolo e che continuano ad agire quando si cerca di modificarla. Questa capacità del terreno, detta “potere tampone”, si oppone nel lungo periodo a tutti gli interventi correttivi come gli apporti di carbonati di calcio nei terreni acidi o di solfati nei terreni alcalini. Le correzioni, se attentamente valutate, sono tuttavia in grado di fornire risultati a breve termine, per favorire ad esempio un rapido sviluppo iniziale delle barbatelle nei nuovi impianti o per coadiuvare interventi finalizzati alla risoluzione di carenze temporanee. A volte un effetto più duraturo nell’impedire il verificarsi di immobilizzazioni di alcuni nutrienti si può avere con apporti di sostanza organica. Nelle trasformazioni biochimiche subite dalla sostanza organica nel terreno si formano ad esempio dei composti (chelati) in grado di proteggere molti elementi dalle reazioni di insolubilizzazione, oppure composti che ne aumentano, grazie ad altri meccanismi, l’assimilabilità da parte delle viti. È inoltre raccomandabile utilizzare concimi alcalini o fisiologicamente alcalini per i terreni acidi (nitrato di sodio, nitrato di calcio, calciocianammide, salino potassico) e concimi a reazione acida per terreni alcalini (solfato ammonico, perfosfato minerale, perfosfato triplo, solfato di potassio, solfato di magnesio). 125 IL CALCARE Dall’analisi di un terreno possiamo ricavare il contenuto totale dei carbonati di calcio e magnesio, che vengono generalmente indicati come Calcare totale ed espressi come percentuale di carbonato di calcio (CaCO3). I carbonati rappresentano la fonte di calcio e magnesio necessari alla nutrizione della vite e favoriscono la formazione di una struttura porosa nel terreno. Il loro eccesso invece provoca l’innalzamento del pH, l’insolubilizzazione del ferro e del fosforo, una più rapida ossidazione della sostanza organica e la formazione di croste superficiali. Questi effetti sono attribuibili in misura maggiore alla frazione solubile dei carbonati che viene indicata con il termine di Calcare attivo. Il tenore in calcare attivo è molto utile per giudicare l’influenza dei carbonati sul terreno e sulla pianta e condiziona la scelta del portinnesto. Infatti mentre la vite europea franca di piede sopporta valori molto elevati di calcare attivo (oltre il 40%) gli ibridi americani, utilizzati come portinnesti, possiedono una minore adattabilità, potendo indurre nella marza la comparsa della clorosi ferrica. La resistenza dei portinnesti a diversi livelli di calcare attivo deve essere considerata però come indicativa poiché altre caratteristiche del terreno, come ad esempio la tessitura o le pratiche colturali, possono modificare tale resistenza. In genere tutti i fattori che operano nel favorire il compattamento del terreno, i fenomeni di asfissia radicale e di immobilizzazione del ferro riducono la resistenza al calcare provocando la comparsa di ingiallimenti e necrosi fogliari nelle viti. Tra i fattori predisponenti possiamo ricordare la tessitura argillosa del terreno , piogge frequenti e basse temperature in primavera, l’uso di zappatrici rotative e il calpestamento con terreno umido, l’assenza di adeguati drenaggi. Anche concimazioni non adeguate possono indurre una maggiore sensibilità alla clorosi ferrica, l’eccessiva distribuzione di concimi fosfatici ad esempio determina immobilizzazioni del ferro, mentre un eccesso di concimi azotati stimola la crescita vegetativa determinando nei tessuti delle piante un effetto di “diluizione” del ferro assorbito fino a livelli inferiore alle soglie di sufficienza. Eccessi di concimi nitrici riducono pure l’assimilabilità del ferro, in quanto il loro assorbimento radicale porta ad un aumento del pH in prossimità delle radici assorbenti. I livelli di calcare attivo e di ferro (estratti con ossalato d’ammonio) possono essere utilizzati per il calcolo dell’indice del potere clorosante del terreno (IPC) attraverso la formula: I.P.C. =[CaCO3 att. (%) : Fe2+ (ppm)] x 10.000. Questo indice, proposto da ricercatori francesi ed utilizzato anche per la creazione di una scala di resistenza dei portinnesti, non ha trovato ancora una larga diffusione in Italia. La ragione di ciò si 126 deve probabilmente alla mancanza di sufficienti sperimentazioni agronomiche nei nostri ambienti, in grado di definire con precisione le relazioni esistenti tra IPC e comparsa della clorosi ferrica. LA SOSTANZA ORGANICA La sostanza organica, composta da residui animali e vegetali anche profondamente trasformati dall’attività microbica del suolo, rappresenta una delle componenti più importanti del terreno. La sua importanza risiede nella capacità di migliorare la fertilità del terreno sia da un punto di vista nutrizionale sia da un punto di vista fisico. La sostanza organica è sottoposta nel terreno a continue trasformazioni e degradazioni, che portano alla liberazione graduale di importanti quantità di elementi nutritivi ed in particolare di azoto, nonché di composti organici capaci di stimolare i processi di accrescimento delle piante. Dal punto di vista fisico è in grado di favorire nei terreni argillosi la formazione di una struttura porosa stabile, che facilita gli scambi gassosi, lo sgrondo delle acque ed una maggiore portanza. Nei terreni sciolti permette di trattenere maggiori quantità di acqua e nutrienti. A questi effetti si aggiunga la citata capacità chelante nei confronti di elementi come ferro e fosforo, in grado di proteggerli in parte dall’azione insolubilizzante del terreno. Per i suoi effetti positivi il contenuto di sostanza organica nel vigneto non dovrebbe scendere al di sotto di determinati valori che dipendono dalle caratteristiche del terreno. Normalmente tanto più alto è il contenuto di argilla o all’opposto di sabbia tanto maggiore dovrà essere la percentuale di S.O.; tanto più calcare è presente nel terreno tanto più elevato sarà il valore ottimale di S.O.. Se l’analisi del terreno evidenzia valori al di sotto delle soglie di sufficienza è indispensabile operare una reintegrazione attraverso l’interramento di letame, concimi organici, residui vegetali o colture erbacee appositamente coltivate (sovescio). VALORI DI RIFERIMENTO PER LA VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI SOSTANZA ORGANICA DEL SUOLO Terreno con oltre il 60% di sabbia 0,8 – 1,3 Terreno di medio impasto 1,3 – 2,0 Terreno con oltre il 35% di argilla 2,0 – 2,5 L’interramento di materiali organici è comunque molto importante che venga effettuato con i lavori profondi di preparazione all’impianto, poiché nel vigneto in produzione alla concimazione organica 127 potrà interessare solo lo strato superficiale del suolo. In questo caso un migliore arricchimento degli strati sottostanti si può ottenere con l’inerbimento o con il sovescio grazie ai residui degli apparati radicali delle essenze erbacee che si sviluppano in profondità. Nel vigneto in produzione l’efficacia del sovescio è comunque condizionata dal rispetto di alcuni accorgimenti che potremmo sintetizzare in: a) semina preferibilmente in miscugli tra Leguminose e Graminacee (avena-veccia, loiessa-veccia-trifoglio, avena-veccia-pisello ecc.) che forniscono una sostanza organica più stabile; b) semina nel vigneto effettuata a filari alterni per limitare i danni che con l’interramento si provocano gli apparati radicali delle viti; c) sfalcio e interramento delle essenze quando raggiungono la fase di fioritura, generalmente entro la fine di aprile. In ogni caso, nei piani di concimazione si dovrà tenere in considerazione gli apporti di elementi nutritivi che si siano effettuati con la concimazione organica e che risultano estremamente variabili in funzione del materiale interrato e diversamente disponibili a seconda dei differenti coefficienti di mineralizzazione. C.S.C. - CAPACITÀ DI SCAMBIO CATIONICO La capacità di scambio cationico (C.S.C.) rappresenta la quantità di cationi (K+, Ca++, Mg++, Na+) che il suolo può adsorbire e scambiare con la soluzione circolante da cui le piante traggono gli elementi minerali. La C.S.C. è correlata positivamente alla percentuale di argilla e al contenuto di sostanza organica del terreno. Gli elementi scambiabili inoltre devono essere presenti ad un determinato tasso di saturazione in rapporto ad essa (tab. x) e quando l’analisi esprime valori inferiori ai valori medi per le basi di scambio si rende necessario intervenire con la concimazione per ripristinare un normale equilibrio. Valori bassi di C.S.C. (minori di 10-13 meq/100g) indicano inoltre una scarsa capacità del terreno di trattenere gli elementi nutritivi, quindi un maggior pericolo di perdite per dilavamento, e una limitata riserva per la nutrizione vegetale. Al contrario valori elevati (maggiori di 30 meq/100g) sono indicativi di un forte potere adsorbente del suolo, con elevata competizione nutritiva nei confronti delle piante. Queste informazioni risultano molto utili per definire le più adatte strategie di distribuzione dei concimi. Se occorre somministrare elevate dosi di concimi potassici o magnesiaci per riportare il contenuto ad una soglia di sufficienza, sarà preferibile frazionarli in più anni se il terreno possiede 128 una bassa C.S.C., mentre con valori di C.S.C. elevati la distribuzione in un’unica soluzione sembra essere la più indicata. GLI ELEMENTI ASSIMILABILI L’analisi del terreno, attraverso particolari metodologie di laboratorio, fornisce una stima delle quantità di elementi che si rendono prontamente disponibili per la nutrizione della coltura, in quanto una elevata frazione di essi rimane, più o meno a lungo, strettamente associata alle componenti del suolo e quindi inutilizzabile. Tuttavia i metodi di estrazione utilizzati per l’analisi sono in grado solo di simulare quanto si verifica nel terreno; infatti la reale quantità di elementi che verranno resi disponibili dipende da una complessa serie di fenomeni fisici, chimici e biologici che avvengono sotto il controllo dei fattori climatici e delle peculiari caratteristiche del sistema suolo-pianta. Il valore analitico va quindi considerato come un semplice indice della disponibilità di un elemento, per la cui interpretazione è necessario tenere in considerazione le altre caratteristiche del suolo ed il confronto con valori soglia determinati, coltura per coltura, per mezzo di sperimentazioni agronomiche. In sostanza dal valore analitico, per un dato elemento, si può risalire al fabbisogno in fertilizzanti solo attraverso la conoscenza: • del valore della soglia (o di sufficienza) dell’elemento, che dovrebbe realizzarsi affinché si crei, in un terreno con determinate caratteristiche, un equilibrio tra le componenti nutritive; • delle esigenze nutrizionali della coltura praticata; • delle esigenze qualitative della produzione (si pensi per esempio all’influenza delle concimazioni potassiche sull’acidità dei mosti); • di eventuali apporti di altra origine prima dell’impianto e poi nel corso del ciclo colturale (sovesci, interramento dei residui di potatura, concimazione organiche ecc.); • del comportamento dei concimi somministrati nel terreno. Quest’ultimo punto merita una particolare attenzione, poiché l’efficienza dei fertilizzanti, ovvero la percentuale di elemento somministrato che passa realmente nella coltura, è generalmente piuttosto bassa. Questo si deve alle molte reazioni chimiche e biochimiche subite dai concimi quando pervengono al terreno, come pure a causa di fenomeni di dilavamento o di volatilizzazione. Per prevedere l’entità di questi fenomeni diviene fondamentale conoscere le caratteristiche del terreno attraverso l’analisi chimico-fisica. 129 INTERPRETAZIONE DELLA DISPONIBILITÀ DI POTASSIO SCAMBIABILE Ricco Ben dotato Potassio scambiabile - K2O ppm 600 560 520 480 440 400 360 320 280 240 200 160 120 80 40 Normalmente dotato Poco dotato Molto povero 04 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 32 Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g) Esempio: K2O scambiabile 90 ppm CSC 15 meq/100g Giudizio: poco dotato 130 INTERPRETAZIONE DELLA DISPONIBILITÀ DI FOSFORO ASSIMILABILE Ben dotato Fosforo assimilabile - P2O5 ppm 50 45 40 35 Normalmente dotato 30 25 20 15 10 Poco dotato 5 0 4 8 12 16 20 24 28 32 Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g) Esempio: P2O5 assimilabile 32 ppm CSC 14 meq/100g Giudizio: ben dotato 131 INTERPRETAZIONE DELLA DISPONIBILITÀ DI MAGNESIO SCAMBIABILE Magnesio scambiabile - MgO ppm Ricco 60 56 52 48 44 40 36 32 28 24 20 16 12 8 4 Normalmente dotato Poco dotato 04 8 12 16 20 24 28 32 Capacità di scambio cationico - CSC - (meq / 100 g) Esempio: MgO scambiabile 420 ppm CSC 18 meq/100g Giudizio: ricco 132