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Cronache
Venerdì 17 Luglio 2015
www.ilmessaggero.it
Eredi Olivetti, guerra
a suon di denunce
per i soldi di famiglia
Il rapporto del Noe
I figli di Lidia e di Bruno Caruso contro i fratellastri: «Hanno
circuito i nostri genitori per mettere le mani sul patrimonio»
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IL CASO
ROMA “Parenti serpenti”, direbbe
Mario Monicelli, che sul grande
schermo ha dipinto screzi e sotterfugi della famiglia media italiana.
In questo caso, però, a darsi battaglia a suon di denunce e presunte
calunnie, sono gli eredi di un patrimonio milionario: i figli di Lidia
Olivetti, primogenita dell’imprenditore Adriano, e di Bruno Caruso,
disegnatore e incisore di fama internazionale. I coniugi sono entrambi avanti con gli anni: Lidia è
nata nel 1933, mentre Bruno nel
1927. Roberto Caruso, rampollo
della coppia, insieme alla moglie
Flaminia Cruciani ha denunciato
MicheleSoavi,regista,e suasorella
Albertina, nati dal precedente matrimonio della Olivetti con Giorgio
Soavi, scrittore e giornalista, deceduto nel 2008. Li hanno accusati di
aver messo le mani sui “risparmi”
di casa, circuendo l'anziano pittore
e arrivando persino a minacciare
l’ereditiera. Ne è scaturito un fascicolo, affidato alla pm Claudia Terracina. Le indagini, aperte per circonvenzione d'incapace, calunnia
e violenza privata, si sono però concluse in modo inaspettato, lasciando di stucco i querelanti. La Procura ha chiesto l'archiviazione del caso; la proposta è stata accolta dal
gip. Ma c’è di più: tutta questa storia,almeno alivellomorale, rischia
di rivelarsi un boomerang per l’accusatore. Nel definire «infondata»
la notizia di reato, infatti, gli inquirenti aggiungono che «le circostanze portano a nutrire più di una perplessità circa il ruolo svolto dal denunciante nel processo formativo
delle determinazioni dell’anziano
padre. Ruolo che, tuttavia, si concretizzerebbe in condotte non pu-
LA DENUNCIA
Michele Soavi (foto ANSA)
LA PROCURA
HA ARCHIVIATO
I VINCITORI:
«ORA SAREMO NOI
A PRESENTARE
UNA DENUNCIA»
Il Procuratore di Milano
Bruti Liberati annuncia la pensione:
«Lascio l’incarico con la fine dell’Expo»
Parlando con i colleghi andava
ripetendo che se ne sarebbe
andato dopo l'estate, anzi ad
Expo concluso, ma qualche
dubbio si è insinuato nei
corridoi del Tribunale di
Milano quando il governo, nei
giorni scorsi, ha varato un
decreto per allungare ancora di
un anno gli incarichi dei
magistrati che hanno già
compiuto 70 anni. Ieri, però, il
procuratore della Repubblica
di Milano Edmondo Bruti
Liberati con una mossa a
sorpresa ha voluto spazzare via
qualsiasi ipotesi di proroga,
annunciando che il 16
novembre prossimo, dopo la
fine dell'Esposizione
nibili, dato il rapporto di parentela
tra i due». Ora, negli uffici giudiziari, è già pronta la prossima puntata
della querelle: Soavi, difeso dagli
avvocatiFilippoSeverati e Lorenzo
De Angelis, ha intenzione di denunciare il fratellastro per calunnia. Nel frattempo, i penalisti si dicono soddisfatti del lavoro della
magistratura «che ha scagionato il
nostro assistito. Presenteremo denunciaentrosettembre».
Universale, andrà in pensione.
Il magistrato in una lettera
inviata ai pm milanesi ha
scritto: « Non intendo
avvalermi del recente decreto
legge di proroga e in data
odierna ho trasmesso a Csm e
Ministero la mia dichiarazione
di pensionamento al 16
novembre 2015». Ed ora si apre
la corsa per trovare il
successore. Tra i possibili
candidati, stando alle voci che
circolano, magistrati esperti e
di peso come Boccassini,
Francesco Greco e Alberto
Nobili. Sul piatto, però, c'è
anche l'ipotesi di un magistrato
che venga da fuori Milano per
allentare le frizioni.
È il 3 aprile dello scorso anno quando Roberto Caruso e Flaminia Cruciani denunciano Michele e Albertina Soavi. Fino al 2014, Roberto si
sarebbe occupato, da solo, dell'amministrazione del patrimonio familiare. Nel 2012, infatti, il maestro
Bruno è stato colpito da un’ischemia che ha compromesso le sue facoltà motorie e di memoria. I problemi sarebbero sorti nel febbraio
delloscorsoanno, quando Soaviha
ottenuto una delega ad operare sul
conto dei coniugi. Secondo i denuncianti, l’operazione non sarebbe
stata il frutto di una scelta consapevole del pittore. Di più: a detta di
Roberto, il padre gli avrebbe anche
confessato di voler «mettere il denaro in salvo da Michele», decidendo poi di recarsi in banca per trasferire tutti i soldi su un altro conto. A
questo punto, si legge nella denuncia, i fratelli Soavi, «avrebbero minacciato i coniugi di abbandonarli
se non avessero provveduto a ristrasferire i fondi». Il regista avrebbe anche ingiuriato il fratellastro,
accusandolo di essere un ladro e di
aver sottratto al padre una valanga
di contanti. «Tali affermazioni non
hanno trovato riscontro», scrive la
pm Terracina. Di più: la maggior
parte della liquidità del conto sarebbe stata prelevata prima del febbraio 2014 «e ciò che appare quantomeno singolare è la serie di prelievi ed addebiti di assegni che, anche a pochi giorni di distanza, venivano effettuati. Tali operazioni venivano fatte da Bruno Caruso che,
a detta dei dipendenti della filiale,
era quasi sempre accompagnato
dal figlio Roberto». Dagli atti, emerge una condotta di Soavi «improntata alla collaborazione con gli anziani, per il soddisfacimento dei loro bisogni e per la gestione ordinaria della loro vita». Ora, il regista è
sul piede di guerra: dopo essere stato scagionato da ogni accusa, ha intenzionediottenere giustizia.
Michela Allegri
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La sede di Tirreno Power e, sotto, l’ex amministratore delegato di Sorgenia, Andrea Mangoni
Tirreno Power, i timori dei francesi:
«Dovevate risanare usando gli utili»
L’INCHIESTA
ROMA Sapevano dei rischi che correva l’impianto Tirreno Power.
Eppure, fino all’ultimo, i dirigenti
dell’azienda hanno preferito dividersi gli utili piuttosto che reinvestirli nelle migliorie ambientali
che avrebbero evitato i problemi
vissuti negli ultimi anni, dal presunto grave danno ambientale al
conseguente intervento della procura di Savona.
I DIVIDENDI A SORGENIA
E’ uno dei particolari evidenziati
dall’informativa finale dei carabinieri del Noe alla procura ligure
su cui si basa l’avviso di conclusione di indagine nei confronti di 86
persone indagate a vario titolo
per disastro ambientale, omicidio
colposo plurimo e abuso d’ufficio,
tra i quali i dirigenti di Tirreno
Power, società fino alla primavera di quest’anno controllata in
modo paritetico da Sorgenia spa
del gruppo Cir (famiglia De Benedetti) e Gaz de France. A parlare,
il 18 settembre 2014, sono Andrea
Mangoni (amministratore delegato di Sorgenia e consigliere di Tirreno Power) e Giulio Rolandino,
dirigente di Mediobanca non indagato. Rolandino è di ritorno da
un incontro in Francia con i vertici di Gaz de France e riferisce a
Mangoni: «E’ andata bene, però ti
dicono ”ti spieghiamo noi come la
vediamo, se questa cosa va nella
merda giudiziaria automaticamente quello che può essere un
danno ambientale modesto diventa un danno ambientale enorme
su cui c'è una responsabilità vostra che avete portato via 700 milioni di dividendo che se non fossero stati portati via sarebbero
stati lì per rifare la centrale d’oro.
E in più ci risulta che a Sorgenia
gli abbiano già sequestrato i libri»
della contabilità.
Insomma, la preoccupazione
per quello che farà la procura c’è e
c’è quindi chi prova a difendersi.
Pasquale D’Elia, capo-centrale di
Vado, parla con un collega del direttore di produzione, Prelati, anche lui finito nell’inchiesta: «Gli
ho detto: ma sai io poi ricordo
sempre che mi bloccasti i 202.000
euro per comprare i misuratori di
inquinanti che erano con una vita
ALL’EPOCA DEI FATTI
LA SOCIETÀ LIGURE ERA
GESTITA DAI MANAGER
DEL GRUPPO SORGENIA
CONTROLLATA DALLA
FAMIGLIA DE BENEDETTI
spesa del 98%, mi bloccasti l'approvvigionamento, gli ho detto io,
e le mail le conservo sempre. Non
è che io poi devo prendere gli avvisi di garanzia e altri devono fare i
belli che tagliano i costi».
GLI APPOGGI POLITICI
Anche alcuni esponenti politici
cercano di aiutare Tirreno Power
ad ottenere una modifica dell’Autorizzazione di impatto ambientale che non riesce a rispettare. La
parlamentare Anna Giacobbe del
Pd, scrivono i carabinieri del Noe,
si interessa direttamente della
pratica. Il direttore generale di
Tirreno Power, Salvi, avverte una
collaboratrice via sms: «La Giacobbe si sta attivando, sia localmente che a Roma. Ha bisogno di
sapere i nomi del gruppo che si
occupa di noi nella commissione
dell'Aia. Me li fa mandare da Erulo? Grazie». C’è anche l’ipotesi
che il sottosegretario Claudio De
Vincenti possa far avere al ministero della Salute una perizia (poi
smentita dagli stessi medici che
l’avevano redatta) più favorevole
all’azienda: «Claudio (ndr Claudio De Vincenti) ha fìssato una
riunione col ministero della Salute e il ministero dell'Ambiente per
fare in modo, insomma, il ministero della Salute dica nella riunione presso il ministero dell'Ambiente che c'è questo studio dell'
Istituto Superiore di Sanità che,
diciamo così, fortemente critico
verso le perizie e le invalida e che
il ministero dell’Ambiente ne tenga conto».
Sara Menafra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maxi-multa dall’Europa per i rifiuti della Campania
LA STANGATA
BRUXELLES Ancora una volta l'Italia
viene condannata in Europa per il
problema dei rifiuti e il conto diventa sempre più salato. La Corte
di giustizia Ue ha deciso che il governo dovrà pagare una multa forfettaria di 20 milioni di euro per
non aver posto rimedio alla gestione dei rifiuti in Campania e aver
così violato le norme europee. Inoltre, in seguito al comportamento
recidivo - l'inadempimento dell'Italia in materia di rifiuti «è stato constatato in più di 20 cause», sottolinea la stessa Corte - i giudici hanno
pure fissato in 120mila euro al giorno, a partire da oggi, la sanzione
che sarà applicata fino a quando
Bruxelles constaterà che il problema è stato risolto. Lo scorso dicembre il governo si era già preso una
multa da 40 milioni di euro perché
198 discariche non erano in regola
con la direttiva Ue e, a quanto si è
appreso, sta per ricevere un altro
“conto” da circa 39 milioni perché
da allora sono passati sei mesi senza sostanziali miglioramenti.
missione ha ragione. Una «così
grave insufficienza a livello regionale», avverte la Corte, «può compromettere la rete nazionale di impianti di smaltimento rifiuti» e di
conseguenza anche «seriamente
la capacità dell'Italia di perseguire
l'obiettivo dell'autosufficienza nazionale» in questo settore. Secondo l'Ue, per smaltire i rifiuti “storici” della Campania - sei milioni di
“ecoballe” - serviranno circa 15 anni. «È arrivato il momento che la
FONDI SPRECATI
Come se tutto ciò non bastasse,
con la decisione di ieri la Campania vede allontanarsi sempre di
più la possibilità di ricevere fondi
Ue per 46 milioni di euro stanziati
nel 2000 per finanziare un programma di raccolta e smaltimento
dei rifiuti sostanzialmente mai realizzato. Fondi rimasti a lungo in sospeso e poi bloccati da Bruxelles in
seguito alla condanna subita dall'
Italia nel 2010 . E proprio dalla contestazione del mancato rispetto
della sentenza del 2010 la Corte è
partita per affermare che la Com-
EMERGENZA Un cumulo di rifiuti (foto SERENELLI)
NEL MIRINO
DELLA CORTE
LA RACCOLTA
E LO SMALTIMENTO:
UNA SANZIONE
DA VENTI MILIONI
-TRX IL:17/07/15
Campania decida, che attui un piano, che ha presentato qualche anno fa già all'attenzione dell'Ue», ha
sottolineato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. «Quel
piano va concretizzato. L'emergenza rifiuti in Campania è iniziata 15
anni fa». In questo anno «abbiamo
collaborato con Caldoro e alcuni risultati li abbiamo ottenuti, la stessa disponibilità la diamo al nuovo
presidente De Luca», ha concluso
Galletti. La decisione della Corte
Ue «è il risultato sconcertante di
questi ultimi cinque anni totalmente sprecati per la soluzione del
problema rifiuti», ha detto il presidente della Regione, De Luca. «Accelereremo sin da subito tutte le
iniziative per la risoluzione del
problema a cominciare dall'eliminazione delle ecoballe».
L. Fan.
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Eredi Olivetti, guerra a suon di denunce per i soldi di