9 771591 042007 50723 Giovedì 23 luglio 2015 Gli sprechi regione per regione ANNO L NUMERO 175 EURO 1,40* Tasse, ecco il tesoro nascosto Renzinon sa come finanziare iltaglio fiscale. Confcommercio dimostra chebisogna agire suglientilocali.Ma civogliono fatti,non parole Blitz del Pd: un emendamento per condonare i bilanci irregolari dei partiti di MAURIZIO BELPIETRO Matteo Renzi ha annunciato che l'anno prossimo si travestirà da Babbo Natale, regalando tagli delle tasse per tutti. Il pacchetto di misure fiscali presentato dal presidente del consiglio sabato scorso durante la riunione del Pd lombardo costerebbe alle casse dello Stato circa 45 miliardi, cioè quasi 5 volte il famoso bonus da 80 euro. Dove troverà i soldi? È stato il commento di tutti o quasi (esclusa cioè la grande stampa che le balle del premier se le beve tutte, ma proprio tutte). Quarantacinque miliardi non sono bruscolini ma una manovra di quelle pesanti, che sebbene spalmata su tre anni richiede risorse non facili da reperire. E dove stanno queste risorse? È vero che nel 2016 il taglio alle imposte sarebbe un taglietto, perché si limiterebbe a far sparire l'Imu sulla prima casa e dunque il bilancio pubblico se la potrebbe cavare con una limatina da 4,5 miliardi. Tuttavia già nel 2017 la riduzione della pressione a carico delle aziende sarebbe ben più consistente e si sfiorerebbero i 20 miliardi. Per non dire poi del 2018, con la modifica al ribasso delle aliquote Irpef, cioè delle imposte sui redditi delle persone fisiche. Dove sta tutta questa montagna di miliardi? Da che cilindro tirerà fuori i soldi il governo? In attesa che Renzi si decida a parlare e a svelare il mistero che aleggia attorno alle sue mirabolanti promesse, ieri l’ufficio studi della Confcommercio ha sfornato un po’ di cifre a proposito della spesa pubblica, in particolare delle Regioni. I dati sono impressionanti, perché basta leggere quelli per capire che se ci fosse la volontà politica in Italia sipotrebbero davvero ridurre le tasse, trovando i soldi là dove li sprecano. Gli studiosi finanziati dai commercianti hanno messo nero su bianco i costi pro capite di ogni singola Regione, misurando anche la qualità dei servizi, l’efficienza e così via. Risultato, l’indagine (...) segue a pagina 3 FRANCO BECHIS, ATTILIO BARBIERI, ANTONIO CASTRO, FRANCESCO DE DOMINICIS e DAVIDE GIACALONE Priorità della Camera Estate difficile per De Benedetti Crocetta e Tirreno Power incubi dell’Ingegnere La Boldrini’s List: eutanasia, nozze gay e immigrati-cittadini di MARIO GIORDANO Madamina il catalogo è questo.Alla cerimonia del Ventaglio, la presidenta della Camera Laura Boldrini detta superBoldry squaderna le sue priorità. Quali sono gli interventi più urgenti per gli italiani, dal suo autorevole punto di vista? Presto detto: prima di tutto la legge per la cittadinanza agli immigrati. Poi la legge sull’eutanasia. E quindi la legge sulle unioni gay. Quando si dice avere il polso del Paese, eh? In effetti: (...) segue a pagina 9 INTERVISTA A ZAIA «Governo demente Così il Veneto sarà africanizzato» di MATTEO MION L’intercettazione non salta fuori e Rosario querela di ENRICO PAOLI a pagina 6 I pm: «La centrale affossata per fare favori a Sorgenia» a pagina 12 I verbali dei terroristi della porta accanto Il manuale per i tagliagole in Italia Presi due islamici a Brescia: volevano colpire una base militare. Ispirati da un opuscolo di GIACOMO AMADORI a pagina 7 di FRANCESCO BORGONOVO Volete costruire un ordigno esplosivo con cui sbriciolare un intero palazzo? C’è solo l’imbarazzo della scelta: grazie a un libro potrete costruirne (...) alle pagine 2-3-4 I rapiti in Libia merce di scambio per liberare gli scafisti arrestati di MAURIZIO STEFANINI a pagina 13 segue a pagina 11 Mantiene vive le cellule Truffati i servizi deviati francesi Farmaco inglese dà speranza a tutti i malati di Alzheimer Il bandito che divenne ricco con la «morte» di Berlusconi di SIMONA VERRAZZO Una prima speranza contro una delle malattie più diffuse degli ultimi decenni e che ha anche cambiato il tessuto della nostra società: è l’Alzheimer,che relega le persone anziane in un limbo, con il cervello che via via perde (...) segue a pagina 17 * Con: "ITALIANI AL FRONTE" CD € 7,00; "UOMINI CONTRO" DVD € 7,00. di SALVATORE GARZILLO TORINO Il maestro era pedofilo Comune condannato a risarcire la sua vittima di ALESSANDRO DELL’ORTO a pagina 15 Questa è la storia di Pierluigi Facchinetti, uno dei banditi più sanguinari, romantici e oscuri della storia d’Italia. Occhi azzurri e voglia di vivere ad alto volume tra barche, donne, soldi facili, travestimenti e strumenti (...) segue a pagina 25 Prezzo all’estero: CH - Fr 3.50 / MC & F - € 2.40 ITALIA __Giovedì 23 luglio 2015__ 7 @ commenta su www.liberoquotidiano.it ::: GIUSTIZIA E POLITICA Ecco come il sottosegretario De Vincenti si è salvato dalle intercettazioni «I De Benedetti hanno affossato Tirreno Power» Il perito dei pm incolpa i manager della famiglia, ex socia con Sorgenia: «Fecero i propri interessi contro la centrale» ::: GIACOMO AMADORI ■■■ Nelle decine di faldoni depositati presso la procura di Savona nell’inchiesta sulla centrale termoelettrica della Tirreno Power di Vado Ligure c’è una consulenza che farà discutere. È quella richiesta dal procuratore Francantonio Granero alla commercialista Roberta Pera. La professionista, incaricata di ricostruire la situazione patrimoniale/economica/finanziaria dell’azienda, mette in fila i motivi che, secondo lei, hanno portato al dissesto dell’azienda e, in questa analisi, sembra individuare un colpevole: la Sorgenia, società sino al marzo scorso di proprietà della famiglia De Benedetti e successivamente passata alle banche a causa del dissesto finanziario. Scrive Pera: «Non va dimenticato che i soci in senso lato (soci diretti e indiretti) sono anche essi produttori e "commercianti" di energia, ossia concorrenti diretti di Tirreno Power. Può e deve quindi sorgere il fondato dubbio che tutta la politica industriale di Tirreno Power possa non sempre essere stata diretta al bene della società e degli azionisti (...), ma possa essere stata piegata a interessi dei gruppi aziendali delle parti correlate. Ciò fornirebbe una plausibile spiegazione del fatto che, fino alla crisi conclamata, ossia fino ad ottobre 2013, la società non si fosse formalmente dotata di un piano industriale pluriennale». Un escamotage che secondo Pera avrebbe consentito «di adattare, tempo per tempo, "la politica industriale e commerciale di Tirreno Power", in base alle esigenze delle parti correlate, senza lasciare manifestazioni eclatanti di decisioni eventualmente assunte nel principale interesse altrui e a discapito di Tirreno Power». In proposito la Pera cita un verbale del comitato di gestione del 2010 dove il membro J.F. Carriere richiede il piano quinquennale e ottiene come risposta dall’ex ad di Sorgenia Massimo Orlandi che «Tirreno Power non si è mai dotata di piani quinquennali, tranne che per esigenze contingenti di finanziamento». A questo punto la Pera toglie ogni dubbio sull’obiettivo dei suoi strali: «Questo potenziale, ma molto realistico conflitto d’interessi "industriale strategico" con le parti correlate emerge anche dalla lettura dei quaderni manoscritti, reperiti presso gli uffici di Giovanni Chiura (direttore finanziario di Sorgenia ndr) e Andrea Mangoni (dal 2013 presidente e ad di Sorgenia ndr) da cui si comprende chiaramente che hanno priorità assoluta i problemi del gruppo Sorgenia, e solo successivamente alla risoluzione di tali questioni, ci si può occupare della crisi LA SOCIETÀ LIGURE «Niente favori dai ministeri» Tirreno Power non è d’accordo con chi ritiene che i provvedimenti dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo l’abbiano favorita, rimandando la costruzione del carbonile: «I documenti dicono una cosa chiara: la copertura prevista dalla vecchia Aia del ministero dell’Ambiente, poneva la scadenza al 15 marzo 2015 e all’azienda è stata data autorizzazione alla costruzione solo il 31 dicembre 2014, senza concedere nemmeno i dodici mesi di inizio dei lavori previsti dalla normativa. La nuova Aia non ha modificato la scadenza, nonostante Tirreno Power avesse fatto presente e verbalizzare in tutte le riunioni preparatorie e tavoli istituzionali che l’autorizzazione per la costruzione non era ancora mai stata data». di Tirreno Power». Del resto Mangoni, uno dei principali indagati, quando parla al telefono di Tirreno Power lo fa in questi termini: «È un problema delle banche (…) 900 milioni di esposizione ce l’hanno le banche». L’ex ad di Sorgenia per risolvere i problemi della centrale, pensa di avere un’arma segreta: Claudio De Vincenti,all’epoca viceministro allo Sviluppo economico e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (non indagato). In un sms dell’agosto del 2014 lo elogia: «Da quando sei arrivato tu le politi- ACCUSE DI DISASTRO AMBIENTALE A sinistra l’ingresso dello stabilimento Tirreno Power a Vado Ligure. A sinistra l’ingegner Carlo De Benedetti che con la Cir, fino a pochi mesi fa, era - attraverso la partecipata Sorgenia - azionista di riferimento della centrale. La procura di Savona indaga sui 427 morti che sarebbero legati alle presunte emissioni nocive dello stabilimento a carbone [LaPresse] che sono decisamente cambiate (in meglio)». Quindi gli chiede di far «uscire il provvedimento (anche nella sua forma attuale) quanto prima». La risposta di De Vincenti arriva molti giorni dopo, ma è dolce: «Confido nella tua amicizia, cui tengo moltissimo. Sto lavorando sulla questione flessibilità, so che (…) stanno emanando l’Aia. Appena puoi sentiamoci. Un abbraccio Claudioì». Mangoni cita spesso presunti suggerimenti e interventi dell’amico politico, le cui parole arrivano agli inquirenti quasi sempre de re- lato e mai direttamente. Il motivo? Lo rivela al telefono Giuseppe Gatti, membro del cda diTirreno Power: «Ho chiamato De Vincenti che mi dice: "Ma sa parlare per telefono non so be...". Cioé poveretto non sapeva che cosa cazzo fare!». Mangoni ride: «Questa è bellissima, perché poi tu capisci, parli con un viceministro della Repubblica (…) come siamo ridotti». Gatti riprende a riportare le frasi di De Vincenti: «"Non è il caso che ci vediamo? Vuol venire soltanto lei, vuol venire anche l’azionista?"». In quei giorni i carabinieri decidono che è il momento di intercettare anche l’ex viceministro e l’occasione diventa un pranzo a Roma tra De Vincenti, Mangoni e il direttore generale di Tirreno Power Massimiliano Salvi. I militari definiscono l’intercettazione «indispensabile» alle indagini, visto che «il colloquio alla luce delle acquisizioni già in pos- L’esperto Tirelli smentisce i pm L’oncologo sul boom di tumori a Taranto «Colpa dei cantieri navali, non dell’Ilva» ::: CRISTIANA LODI ■■■ Se il governo non interviene, og- gi stesso o al massimo entro domani, l’agonia dell’Ilva potrebbe finire. Nel senso che l’acciaieria di Taranto si avvierebbe alla chiusura. Definitva. La Procura, infatti, ha notificato l’ennesimo provvedimento di spegnimento dell’Altoforno 2 dello stabilimento siderurgico, l’unico al momento ancora in funzione. Stavolta, come si legge nelle due pagine consegnate alla fabbrica dalcustode giudiziario - ingegnere Barbara Valenzano - c’è una data inderogabile: «Entro il 24 luglio dovremo essere informati del cronoprogramma per lo spegnimento dell’impianto». Tradotto: siamo allo scontro finale tra Procura e Governo. Col rischio che quest’ultimo non intervenga in tempo e l’Ilva venga spenta. Sono passati tre anni (26 luglio 2012) da quando il giudice firmò il provvedimento di sequestro «senza facoltà d’uso» facendo arrestare proprietari e dirigenti con l’ipotesi che le sostanze emanate dagli altiforni uccidano e abbiano ucciso operai e tarantini. Una tesi che esperti e scienziati autorevoli, però, smentiscono in modo categorico.In testa, il professore Umberto Tirelli direttore delDipartimento dioncologia medica dell’istituto nazionale tumori di Aviano. Davvero, professore, il tasso di mortalità a Taranto è così evidente e correlato all’Ilva come afferma chi vuole chiudere? «Macché. Come evidenziato dal nostro istituto di Aviano già nell’agosto 2012 e di nuovo oggi, nell’analisi statistica prodotta insieme con l’Istate l’Istituto Tumori Pascale di Napoli sui dati didecesso (basata sui certificati dimorte ufficiali e sulla mortalità per tumore nel sud Italia tra il 1999 e il 2003), è stato dimostrato che la mortalità per tumori (in particolare del polmone) negli uomini e nelle donne della provincia di Taranto è uguale alla media delle provincie del Sud Italia». Scusi, su cosa si basa la Procura allora - nell’ordinare lo stop? «Su una tipologia di studio epidemiologico non adeguato a dimostrare il nesso di causalità fra inquinamento ambientale e incidenza delle malattie. L’ipotesi che l’Ilva sia la causa di tutti i tumori evidenziati nella zona dove sorgono gli stabilimenti o negli operai che vi hanno lavorato, è in totale disaccordo con le conlusioni scientifiche delle più grandi agenzie di ricerca sul cancro del mondo. Tant’è vero che i dati e le conclusioni dei quali si avvalgono i sesso del pm lascia ben presupporre l’organizzazione di attività corruttiva relativa ai procedimenti amministrativi in essere presso il ministero in parola». Alle 12,31 del 23 maggio la procura autorizza le cimici sotto il desco. Ma il gip Emilio Fois, non ritenendo esserci «allo stato elementi per assumere l’esistenza di un accordo o di un proposito corruttivo» blocca l’operazione. Salvando De Vincenti dal rischio di quella gogna mediatica e giudiziaria a cui spesso conduce il chiacchiericcio conviviale. Il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica istituto nazionale tumori di Aviano magistrati di Taranto, non sono stati pubblicati da nessuna rivista scientifica autorevole. Perché? È la prova che sono infondati». Un esempio? «Se ne potrebbero fare decine, ma uno basta tanto è eclatante: i tumori registrati e maggiormente aumentati, sono quelli associati all’asbesto che molto probabilmente sono a carico dei lavoratori dei cantieri navali di Taranto e non di quelli dell’Ilva. Da notare che nelreport in uso ai giudici, manca il luogo di lavoro di coloro che hanno sviluppato questi tumori, oltre che la storia di fumo e di altri fattori predisponenti i tumori. I dati di mortalità fotografano il passato e dicono come le esposizioni di 20-40 anni fa possono avere modificato lo stato di salute delle popolazioni di oggi, non avendo quindi alcun valore per il presente».