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Giovedì 23 luglio 2015
Gli sprechi regione per regione
ANNO L NUMERO 175 EURO 1,40*
Tasse, ecco il tesoro nascosto
Renzinon sa come finanziare iltaglio fiscale. Confcommercio dimostra chebisogna agire suglientilocali.Ma civogliono fatti,non parole
Blitz del Pd: un emendamento per condonare i bilanci irregolari dei partiti
di MAURIZIO BELPIETRO
Matteo Renzi ha annunciato che l'anno
prossimo si travestirà da Babbo Natale,
regalando tagli delle tasse per tutti. Il
pacchetto di misure fiscali presentato
dal presidente del consiglio sabato scorso durante la riunione del Pd lombardo
costerebbe alle casse dello Stato circa
45 miliardi, cioè quasi 5 volte il famoso
bonus da 80 euro. Dove troverà i soldi?
È stato il commento di tutti o quasi
(esclusa cioè la grande stampa che le
balle del premier se le beve tutte, ma
proprio tutte). Quarantacinque miliardi non sono bruscolini ma una manovra di quelle pesanti, che sebbene spalmata su tre anni richiede risorse non
facili da reperire. E dove stanno queste
risorse? È vero che nel 2016 il taglio alle
imposte sarebbe un taglietto, perché si
limiterebbe a far sparire l'Imu sulla prima casa e dunque il bilancio pubblico
se la potrebbe cavare con una limatina
da 4,5 miliardi. Tuttavia già nel 2017 la
riduzione della pressione a carico delle
aziende sarebbe ben più consistente e
si sfiorerebbero i 20 miliardi. Per non
dire poi del 2018, con la modifica al ribasso delle aliquote Irpef, cioè delle imposte sui redditi delle persone fisiche.
Dove sta tutta questa montagna di miliardi? Da che cilindro tirerà fuori i soldi
il governo? In attesa che Renzi si decida
a parlare e a svelare il mistero che aleggia attorno alle sue mirabolanti promesse, ieri l’ufficio studi della Confcommercio ha sfornato un po’ di cifre a proposito della spesa pubblica, in particolare
delle Regioni.
I dati sono impressionanti, perché basta leggere quelli per capire che se ci fosse la volontà politica in Italia sipotrebbero davvero ridurre le tasse, trovando i
soldi là dove li sprecano. Gli studiosi finanziati dai commercianti hanno messo nero su bianco i costi pro capite di
ogni singola Regione, misurando anche la qualità dei servizi, l’efficienza e
così via. Risultato, l’indagine (...)
segue a pagina 3
FRANCO BECHIS, ATTILIO BARBIERI,
ANTONIO CASTRO, FRANCESCO
DE DOMINICIS e DAVIDE GIACALONE
Priorità della Camera
Estate difficile per De Benedetti
Crocetta e Tirreno Power incubi dell’Ingegnere
La Boldrini’s List:
eutanasia, nozze gay
e immigrati-cittadini
di MARIO GIORDANO
Madamina il catalogo è questo.Alla cerimonia del Ventaglio, la presidenta della Camera Laura Boldrini detta superBoldry squaderna le sue
priorità. Quali sono gli interventi più urgenti per gli italiani, dal suo autorevole punto
di vista? Presto detto: prima
di tutto la legge per la cittadinanza agli immigrati. Poi la
legge sull’eutanasia. E quindi
la legge sulle unioni gay.
Quando si dice avere il polso
del Paese, eh? In effetti: (...)
segue a pagina 9
INTERVISTA A ZAIA
«Governo demente
Così il Veneto
sarà africanizzato»
di MATTEO MION
L’intercettazione
non salta fuori
e Rosario querela
di ENRICO PAOLI
a pagina 6
I pm: «La centrale
affossata per fare
favori a Sorgenia»
a pagina 12
I verbali dei terroristi della porta accanto
Il manuale per i tagliagole in Italia
Presi due islamici a Brescia: volevano colpire una base militare. Ispirati da un opuscolo
di GIACOMO AMADORI
a pagina 7
di FRANCESCO BORGONOVO
Volete costruire un ordigno esplosivo
con cui sbriciolare un intero palazzo?
C’è solo l’imbarazzo della scelta: grazie
a un libro potrete costruirne (...)
alle pagine 2-3-4
I rapiti in Libia merce di scambio
per liberare gli scafisti arrestati
di MAURIZIO STEFANINI a pagina 13
segue a pagina 11
Mantiene vive le cellule
Truffati i servizi deviati francesi
Farmaco inglese dà speranza
a tutti i malati di Alzheimer
Il bandito che divenne ricco
con la «morte» di Berlusconi
di SIMONA VERRAZZO
Una prima speranza contro
una delle malattie più diffuse
degli ultimi decenni e che ha
anche cambiato il tessuto della nostra società: è l’Alzheimer,che relega le persone anziane in un limbo, con il cervello che via via perde (...)
segue a pagina 17
* Con: "ITALIANI AL FRONTE" CD € 7,00; "UOMINI CONTRO" DVD € 7,00.
di SALVATORE GARZILLO
TORINO
Il maestro era pedofilo
Comune condannato
a risarcire la sua vittima
di ALESSANDRO DELL’ORTO
a pagina 15
Questa è la storia di Pierluigi
Facchinetti, uno dei banditi
più sanguinari, romantici e
oscuri della storia d’Italia. Occhi azzurri e voglia di vivere
ad alto volume tra barche,
donne, soldi facili, travestimenti e strumenti (...)
segue a pagina 25
Prezzo all’estero: CH - Fr 3.50 / MC & F - € 2.40
ITALIA
__Giovedì 23 luglio 2015__
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::: GIUSTIZIA E POLITICA
Ecco come il sottosegretario De Vincenti si è salvato dalle intercettazioni
«I De Benedetti hanno affossato Tirreno Power»
Il perito dei pm incolpa i manager della famiglia, ex socia con Sorgenia: «Fecero i propri interessi contro la centrale»
::: GIACOMO AMADORI
■■■ Nelle decine di faldoni
depositati presso la procura di
Savona nell’inchiesta sulla
centrale termoelettrica della
Tirreno Power di Vado Ligure
c’è una consulenza che farà discutere. È quella richiesta dal
procuratore
Francantonio
Granero alla commercialista
Roberta Pera. La professionista, incaricata di ricostruire la
situazione patrimoniale/economica/finanziaria dell’azienda, mette in fila i motivi che,
secondo lei, hanno portato al
dissesto dell’azienda e, in questa analisi, sembra individuare un colpevole: la Sorgenia,
società sino al marzo scorso di
proprietà della famiglia De Benedetti e successivamente
passata alle banche a causa
del dissesto finanziario. Scrive
Pera: «Non va dimenticato
che i soci in senso lato (soci
diretti e indiretti) sono anche
essi produttori e "commercianti" di energia, ossia concorrenti diretti di Tirreno
Power. Può e deve quindi sorgere il fondato dubbio che tutta la politica industriale di Tirreno Power possa non sempre essere stata diretta al bene
della società e degli azionisti
(...), ma possa essere stata piegata a interessi dei gruppi
aziendali delle parti correlate.
Ciò fornirebbe una plausibile
spiegazione del fatto che, fino
alla crisi conclamata, ossia fino ad ottobre 2013, la società
non si fosse formalmente dotata di un piano industriale
pluriennale».
Un escamotage che secondo Pera avrebbe consentito
«di adattare, tempo per tempo, "la politica industriale e
commerciale di Tirreno
Power", in base alle esigenze
delle parti correlate, senza lasciare manifestazioni eclatanti di decisioni eventualmente
assunte nel principale interesse altrui e a discapito di Tirreno Power». In proposito la Pera cita un verbale del comitato
di gestione del 2010 dove il
membro J.F. Carriere richiede
il piano quinquennale e ottiene come risposta dall’ex ad di
Sorgenia Massimo Orlandi
che «Tirreno Power non si è
mai dotata di piani quinquennali, tranne che per esigenze
contingenti di finanziamento». A questo punto la Pera toglie ogni dubbio sull’obiettivo
dei suoi strali: «Questo potenziale, ma molto realistico conflitto d’interessi "industriale
strategico" con le parti correlate emerge anche dalla lettura
dei quaderni manoscritti, reperiti presso gli uffici di Giovanni Chiura (direttore finanziario di Sorgenia ndr) e Andrea Mangoni (dal 2013 presidente e ad di Sorgenia ndr) da
cui si comprende chiaramente che hanno priorità assoluta
i problemi del gruppo Sorgenia, e solo successivamente alla risoluzione di tali questioni,
ci si può occupare della crisi
LA SOCIETÀ LIGURE
«Niente favori
dai ministeri»
Tirreno Power non è d’accordo con chi ritiene che i
provvedimenti dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo l’abbiano favorita, rimandando la costruzione del carbonile:
«I documenti dicono una
cosa chiara: la copertura
prevista dalla vecchia Aia
del ministero dell’Ambiente, poneva la scadenza al 15 marzo 2015 e all’azienda è stata data autorizzazione alla costruzione solo il 31 dicembre
2014, senza concedere
nemmeno i dodici mesi di
inizio dei lavori previsti
dalla normativa. La nuova Aia non ha modificato
la scadenza, nonostante
Tirreno Power avesse fatto presente e verbalizzare
in tutte le riunioni preparatorie e tavoli istituzionali che l’autorizzazione per
la costruzione non era ancora mai stata data».
di Tirreno Power».
Del resto Mangoni, uno dei
principali indagati, quando
parla al telefono di Tirreno
Power lo fa in questi termini:
«È un problema delle banche
(…) 900 milioni di esposizione
ce l’hanno le banche». L’ex ad
di Sorgenia per risolvere i problemi della centrale, pensa di
avere un’arma segreta: Claudio De Vincenti,all’epoca viceministro allo Sviluppo economico e attuale sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio
(non indagato). In un sms dell’agosto del 2014 lo elogia: «Da
quando sei arrivato tu le politi-
ACCUSE DI DISASTRO AMBIENTALE
A sinistra l’ingresso dello stabilimento Tirreno Power
a Vado Ligure. A sinistra l’ingegner Carlo De Benedetti
che con la Cir, fino a pochi mesi fa, era - attraverso la
partecipata Sorgenia - azionista di riferimento della
centrale. La procura di Savona indaga sui 427 morti
che sarebbero legati alle presunte emissioni nocive
dello stabilimento a carbone [LaPresse]
che sono decisamente cambiate (in meglio)». Quindi gli
chiede di far «uscire il provvedimento (anche nella sua forma attuale) quanto prima».
La risposta di De Vincenti arriva molti giorni dopo, ma è dolce: «Confido nella tua amicizia, cui tengo moltissimo. Sto
lavorando sulla questione flessibilità, so che (…) stanno
emanando l’Aia. Appena
puoi sentiamoci. Un abbraccio Claudioì». Mangoni cita
spesso presunti suggerimenti
e interventi dell’amico politico, le cui parole arrivano agli
inquirenti quasi sempre de re-
lato e mai direttamente. Il motivo? Lo rivela al telefono Giuseppe Gatti, membro del cda
diTirreno Power: «Ho chiamato De Vincenti che mi dice:
"Ma sa parlare per telefono
non so be...". Cioé poveretto
non sapeva che cosa cazzo fare!». Mangoni ride: «Questa è
bellissima, perché poi tu capisci, parli con un viceministro
della Repubblica (…) come
siamo ridotti». Gatti riprende
a riportare le frasi di De Vincenti: «"Non è il caso che ci vediamo? Vuol venire soltanto
lei, vuol venire anche l’azionista?"».
In quei giorni i carabinieri
decidono che è il momento di
intercettare anche l’ex viceministro e l’occasione diventa
un pranzo a Roma tra De Vincenti, Mangoni e il direttore
generale di Tirreno Power
Massimiliano Salvi. I militari
definiscono l’intercettazione
«indispensabile» alle indagini,
visto che «il colloquio alla luce
delle acquisizioni già in pos-
L’esperto Tirelli smentisce i pm
L’oncologo sul boom di tumori a Taranto
«Colpa dei cantieri navali, non dell’Ilva»
::: CRISTIANA LODI
■■■ Se il governo non interviene, og-
gi stesso o al massimo entro domani,
l’agonia dell’Ilva potrebbe finire. Nel
senso che l’acciaieria di Taranto si avvierebbe alla chiusura. Definitva.
La Procura, infatti, ha notificato l’ennesimo provvedimento di spegnimento dell’Altoforno 2 dello stabilimento
siderurgico, l’unico al momento ancora in funzione. Stavolta, come si legge
nelle due pagine consegnate alla fabbrica dalcustode giudiziario - ingegnere Barbara Valenzano - c’è una data
inderogabile: «Entro il 24 luglio dovremo essere informati del cronoprogramma per lo spegnimento dell’impianto». Tradotto: siamo allo scontro
finale tra Procura e Governo. Col rischio che quest’ultimo non intervenga in tempo e l’Ilva venga spenta. Sono
passati tre anni (26 luglio 2012) da
quando il giudice firmò il provvedimento di sequestro «senza facoltà d’uso» facendo arrestare proprietari e dirigenti con l’ipotesi che le sostanze emanate dagli altiforni uccidano e abbiano
ucciso operai e tarantini. Una tesi che
esperti e scienziati autorevoli, però,
smentiscono in modo categorico.In testa, il professore Umberto Tirelli direttore delDipartimento dioncologia medica dell’istituto nazionale tumori di
Aviano.
Davvero, professore, il tasso di
mortalità a Taranto è così evidente
e correlato all’Ilva come afferma
chi vuole chiudere?
«Macché. Come evidenziato dal nostro istituto di Aviano già nell’agosto
2012 e di nuovo oggi, nell’analisi statistica prodotta insieme con l’Istate l’Istituto Tumori Pascale di Napoli sui dati
didecesso (basata sui certificati dimorte ufficiali e sulla mortalità per tumore
nel sud Italia tra il 1999 e il 2003), è
stato dimostrato che la mortalità per
tumori (in particolare del polmone)
negli uomini e nelle donne della provincia di Taranto è uguale alla media
delle provincie del Sud Italia».
Scusi, su cosa si basa la Procura allora - nell’ordinare lo stop?
«Su una tipologia di studio epidemiologico non adeguato a dimostrare
il nesso di causalità fra inquinamento
ambientale e incidenza delle malattie.
L’ipotesi che l’Ilva sia la causa di tutti i
tumori evidenziati nella zona dove sorgono gli stabilimenti o negli operai che
vi hanno lavorato, è in totale disaccordo con le conlusioni scientifiche delle
più grandi agenzie di ricerca sul cancro del mondo. Tant’è vero che i dati e
le conclusioni dei quali si avvalgono i
sesso del pm lascia ben presupporre l’organizzazione di
attività corruttiva relativa ai
procedimenti amministrativi
in essere presso il ministero in
parola». Alle 12,31 del 23 maggio la procura autorizza le cimici sotto il desco.
Ma il gip Emilio Fois, non
ritenendo esserci «allo stato
elementi per assumere l’esistenza di un accordo o di un
proposito corruttivo» blocca
l’operazione. Salvando De
Vincenti dal rischio di quella
gogna mediatica e giudiziaria
a cui spesso conduce il chiacchiericcio conviviale.
Il professor
Umberto
Tirelli, direttore
del Dipartimento
di oncologia
medica istituto
nazionale tumori
di Aviano
magistrati di Taranto, non sono stati
pubblicati da nessuna rivista scientifica autorevole. Perché? È la prova che
sono infondati».
Un esempio?
«Se ne potrebbero fare decine, ma
uno basta tanto è eclatante: i tumori
registrati e maggiormente aumentati,
sono quelli associati all’asbesto che
molto probabilmente sono a carico
dei lavoratori dei cantieri navali di Taranto e non di quelli dell’Ilva. Da notare che nelreport in uso ai giudici, manca il luogo di lavoro di coloro che hanno sviluppato questi tumori, oltre che
la storia di fumo e di altri fattori predisponenti i tumori. I dati di mortalità
fotografano il passato e dicono come
le esposizioni di 20-40 anni fa possono
avere modificato lo stato di salute delle
popolazioni di oggi, non avendo quindi alcun valore per il presente».
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