CNEL
Documento di osservazioni e proposte su:
“INDICATORI PER LO SVILUPPO
SOSTENIBILE”
Relatore: CLAUDIO FALASCA
ROMA 31 MARZO 2005
1
SOMMARIO
PREMESSA
Lo sviluppo sostenibile
Le dimensioni dello sviluppo sostenibile
Gli indicatori per lo sviluppo sostenibile
I precedenti
IL PROGETTO DEL CNEL
La condivisione del progetto
Contenuti e articolazione della consultazione
Gli indicatori scelti: dominio economia
dominio società
dominio ambiente
Tabelle dei target: economia
società
ambiente
I risultati della analisi degli indicatori
Le principali carenze informative della base conoscitiva
OSSERVAZIONI
PROPOSTE
2
PREMESSA
Lo sviluppo sostenibile:
«soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri (bisogni)»
(Brundtland, 1987; UNCED, 1992)
«offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di
una comunità, senza minacciare l’operatività dei sistemi naturale, edificato e
sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi»
(ICLEI, 1994)
Le dimensioni dello sviluppo sostenibile
La dimensione economica, ovvero il capitale artificiale (o costruito) la
cui produzione è presupposto per garantire una maggiore disponibilità di beni
e di servizi per l’uomo.
La dimensione ambientale, ovvero il capitale naturale (o ecologico) la
cui conservazione è presupposto per garantire la funzionalità degli
ecosistemi.
La dimensione sociale, ovvero il capitale umano (o sociale) il cui
sviluppo – in questa fase storica – si fonda sul principio di equità intra e inter
generazionale.
Gli indicatori per lo sviluppo sostenibile
L’utilizzo di indicatori, di obiettivi quantificabili e di scadenze temporali
è uno strumento sia di comunicazione che di analisi dell’efficacia delle
politiche.
Da alcuni anni l’uso degli indicatori di sostenibilità si va affermando a
livello internazionale (ONU, OCSE, UE) come strumenti per il reporting sullo
stato dell’economia o sullo stato dell’ambiente, per chiarire obiettivi e stabilire
priorità, per valutare le performance delle politiche e quindi per il monitoraggio
dei progressi verso lo sviluppo sostenibile.
L’utilizzo degli indicatori si sta diffondendo rapidamente anche nel
linguaggio politico e nella pratica della vita di tutti i giorni in quanto risponde
ad una domanda emergente di chiarezza sullo stato del paese ed al bisogno
di orientare le scelte in maniera informata.
Se l’utilizzo degli indicatori è crescente nei diversi settori, una loro
formulazione adeguata per rappresentare il tema della sostenibilità dello
sviluppo che integri l’economia, la società e l’ambiente pone questioni del
tutto particolari.
I precedenti
I principali riferimenti sono senza dubbio i lavori della CSD nell’ambito
dell’ONU (Commission for Sustainable Development – Commissione per lo
Sviluppo Sostenibile), dell’OCSE e dell’Unione Europea.
Le liste degli indicatori prodotte hanno una comune matrice che si
manifesta nel numero degli indicatori, nell’adozione di modelli formali, nella
3
scelta strategica di orientare le scelte delle priorità e dei target delle politiche,
nella flessibilità delle proposte.
Programmi basati su grandi elenchi di indicatori puntuali privilegiano la
completezza rispetto alla condivisione e non propongono normalmente
sessioni di validazione.
Tutti i grandi programmi fanno un sforzo di comparazione dei valori
degli indicatori con gli andamenti degli altri paesi e con gli obiettivi
preesistenti, come gli orientamenti di qualità, le linee guida o gli impegni
internazionali sottoscritti nelle Convenzioni del negoziato multilaterale.
Resta il fatto comunque che per la maggioranza degli indicatori
puntuali delle grandi liste non esistono standard pronti.
Alcuni progetti privilegiano un approccio di media complessità in
termini di riduzione della quantità delle informazioni nella costruzione di
indicatori per lo sviluppo sostenibile.
Questo approccio è a carattere tematico e comporta l’elaborazione di
un set ridotto di indicatori per ognuno dei problemi maggiori in materia di
politica ambientale e socio-economica.
In molti casi anche gli approcci delle grandi liste a menu strutturano gli
indicatori in temi, in funzione delle classi di problemi riconosciuti, aprendo il
capitolo delle metodologie di combinazione, con le quali si possa
rappresentare un tema combinando una pluralità di descrittori.
IL PROGETTO DEL CNEL
Il CNEL, nel suo impegno a sostegno di un rapporto virtuoso tra
attività produttive, risorse naturali e risorse umane dello sviluppo, si è sempre
speso in favore di un approccio equilibrato al tema della sostenibilità che
vedesse sempre congiunti i suoi tre pilastri: quello economico, quello
ambientale e quello sociale.
Con riferimento alla crescente attenzione all’uso degli indicatori, il
CNEL ha promosso il progetto di ricerca “Indicatori per lo sviluppo
sostenibile”, finalizzandolo alla strutturazione di un sistema che coprisse le tre
dimensioni dello sviluppo sostenibile: economico, sociale e ambientale.
L’obiettivo del progetto è di costruire un sistema condiviso di indicatori
per lo sviluppo sostenibile basato su indici (aggregati tematici di indicatori),
su indicatori (descrittori diretti di fenomeni economico, sociali ed ambientali) e
su target ( obiettivi da perseguire nel tempo) e, sulla base di esso, predisporre
un Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia, capace di descriverne lo stato
attuale della sostenibilità e di consentirne il monitoraggio nel futuro.
In ragione di questo il CNEL ha adottato come riferimento l’approccio
metodologico elaborato dall’ISSI (Istituto per lo Sviluppo Sostenibile Italia)
riconducendolo al proprio impianto teorico, così come condiviso dalle parti
sociali.
Si è inoltre valutato opportuno associare target temporali agli indicatori
selezionati. In questo modo ciascun tema rappresentato da un indicatore
viene valutato anche rispetto alla distanza dall’obiettivo fissato ed al tempo
necessario.
Al di là degli aspetti più tecnici della metodologia adottata – come ad
es. il trattamento statistico per tener conto della correlazione tra indicatori, le
modalità di riaggregazione degli indicatori negli indici-chiave – ciò che conta
4
nel progetto è la possibilità di leggere in modo trasparente la base dei dati e
dei target che vengono utilizzati.
Il successo di un indicatore sta infatti nella percezione netta del
collegamento tra la sua misurazione, quella che chiamiamo la “serie storica”,
il fenomeno osservato e l’evoluzione desiderata che è oggetto delle scelte
politiche, per le quali esso viene utilizzato per fissare gli obiettivi e i tempi.
La condivisione
L’adozione di un sistema di indicatori presume una larga condivisione
tanto del suo impianto metodologico, quanto degli indicatori e dei targets di
riferimento.
Per questa ragione la definizione del sistema di indicatori oggetto della
proposta del CNEL è stata accompagnata da un processo di consultazione
che ha visto la partecipazione dei diversi portatori di interesse che hanno
contribuito al dibattito con osservazioni e proposte.
Il progetto include infatti schede statistiche per 54 indicatori che sono il
risultato del processo di consultazione.
Alcuni indicatori, indicati nel corso della consultazione, non è stato
possibile integrarli nel sistema a causa della mancanza della necessaria base
informativa e statistica.
La rassegna di queste carenze è stato uno degli obiettivi non secondari
del progetto su cui si ritornerà più avanti.
Contenuti e articolazione della consultazione
La consultazione promossa dal CNEL ha coinvolto rappresentanti di
enti, associazioni, organizzazioni ed istituzioni sulla scelta del sistema di
indicatori. In particolare la consultazione ha avuto come oggetto:

la metodologia generale del sistema informativo proposto a 4
livelli nell’ambito del dibattito internazionale sul tema degli indicatori per lo
sviluppo sostenibile;

la tripartizione degli indicatori secondo lo schema economia –
società - ambiente;

la selezione dei sottotemi e la coerenza con gli schemi già
adottati dall’UE, l’ONU, OCSE e altri organismi internazionali;

la strutturazione delle schede statistiche degli indicatori;

il criterio di fondo del progetto e cioè quello di un modello basato
sulla terna indicatore – target - tempo, in base al quale l’andamento degli
indicatori scelti viene rappresentato come “distanza dall’obiettivo”. L’orizzonte
temporale è 10 anni dopo il Summit di Johannesburg (2012);

discutere l’obiettivo e identificare il gruppo di indicatori chiave da
scegliere per il IV livello (core-set).
La consultazione si è articolata come segue.

Una fase preliminare è stata svolta prima delle consultazioni
all’interno della Commissione per discutere la proposta da presentare come
base per la discussione. Il documento pronto a fine giugno è stato distribuito
ai partecipanti per la plenaria di fine luglio 2004.

Si sono ricevute osservazioni scritte, cui si è risposto
puntualmente, fino all’inizio di novembre. Come risultato generale la struttura
del progetto organizzata nei tre domini società, economia e ambiente è stata
5
confermata. Tuttavia sono state apportata diverse modifiche sia a livello di
tematismo e indici chiave che di indicatori di quarto livello con l’introduzione,
tra altro, di tre nuovi indicatori nel dominio sociale. Quest’ultimo, oltre ad
essere quello coperto con il maggior numero di indicatori, è stato tra tutti il più
dibattuto dai partecipanti al tavolo mentre, dall’altro lato, quello ambientale ha
ricevuto i maggiori consensi. Con questa nuova proposta il core-set, come
auspicato in fase preliminare, è stato sensibilmente ridotto, passando da
quasi 90 a 54 indicatori.

Su questa seconda ipotesi si sono svolti alcuni approfondimenti
legati soprattutto al dominio Economia che è stato ristrutturato e integrato per
rappresentare esplicitamente il tema Competitività.

Sulla base della terza proposta di indicatori si è svolta una
seconda plenaria in febbraio che ha sostanzialmente accettato, con alcune
modifiche (come ad esempio spostare l’indicatore delle Pratiche agricole
sostenibili all’interno del tema biodiversità).

In tutte le fasi si è affrontata la questione delle carenze
informative che non rendono possibile l’inclusione di temi di grande rilievo –
come l’Economia illegale, l’Efficienza delle infrastrutture di trasporto – o che
non permettono una rappresentazione sufficiente di temi cruciali per la qualità
dello sviluppo come la Partecipazione.
Indicatori e target: un quadro di insieme
Il risultato finale della consultazione per quanto riguarda la selezione
degli indicatori è sintetizzato in tre tabelle che raggruppano per ciascun
“dominio” – Economia, Società e Ambiente – i temi e i sotto temi, gli indici
chiave e “gli indicatori del core-set”. La discussione è avvenuta principalmente
per questi ultimi anche se alcune modifiche sono state chieste anche alla
strutturazione dei livelli superiori.
6
ECONOMIA
I tematismi del dominio Economia sono due: i modelli di produzione e
consumo e la performance economica e finanziara. Nel complesso sono
presenti 19 indicatori; l’indice chiave più corposo è quello della Competitività
che include i temi dell’innovazione e della spesa in Ricerca e Sviluppo, oltre a
quelli classici della produttività e del costo energetico dell’industria.
TEMATISMI INDICI CHIAVE
Materia
Energia
Trasporti
Modelli di
produzione e
consumo
Settori produttivi
Rifiuti
Qualità
dell’economia
Performance
economica e
finanziaria
Competitività
7
CORE SET
E1
Total Material Requirement
E2
Consumi energetici
E3
Produzione di energia da fonti rinnovabili
E4
Trasporto su strada/ferro di persone e merci
E5
Certificazioni ambientali
E6
Produzioni alimentari di qualità
E7
Destagionalizzazione dei flussi turistici
E8
Produzione pro capite di Rifiuti urbani
E9
Raccolta differenziata dei Rifiuti Urbani
E10
Conferimento finale dei rifiuti
E11
PIL pro capite
E12
Economia sommersa
E13
Debito pubblico nazionale
E14
Percentuale di aiuti allo sviluppo sul PIL (ODA)
E15
Investimenti per R&D da settor e privato
E16
Investimenti per le Information & Communication
Technologies
E17
Brevetti
E18
Costo energetico per l'industria
E19
Oneri sociali sul costo del lavoro
SOCIETA’
Nel Dominio che rappresenta la Società sono stati inseriti gli aspetti di
equità del reddito, anche tra le aree del Paese, l’occupazione, la qualità della
vita, la demografia e gli aspetti relativi alla conoscenza secondo gli la
prospettiva europea di Lisbona.
TEMATISMI INDICI CHIAVE
Povertà
Equità
Differenziali socioterritoriali
Occupazione
Qualità degli
ambienti urbani
Qualità della
vita
Salute
Sicurezza
Demografia
Ricerca, formazione,
educazione
Conoscenza
Accesso
all’informazione
CORE SET
S1
Ineguaglianza nella distribuzione del reddito
S2
Famiglie a rischio di povertà
S3
Tasso di disoccupazione/occupazione femminile
S4
Inserimento degli immigrati
S5
Dispersione dei tassi di occupazione regionali
S6
Tasso di disoccupazione/occupazione nel Mezzogiorno
S7
Tasso di disoccupazione/occupazione
S8
Occupazione irregolare
S9
Qualità del trasporto urbano
S10
Qualità della vita nei piccoli comuni
S11
Aspettativa di vita
S12
Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociale
S13
Sicurezza sul lavoro
S14
Sicurezza dei trasporti
S15
Criminalità e illeciti ambientali
S16
Crescita naturale della popolazione
S17
Persone che hanno ottenuto un titolo di educazione secondaria
S18
Investimenti per R&D pubblici e universitari
S19
Abbandoni scolastici prematuri
S20
Accesso agli strumenti informatici
S21
Livello di partecipazione e informazione pubblica
8
AMBIENTE
Il Dominio Ambiente è costituito da 4 temi: atmosfera, geosfera,
idrosfera e biosfera. In quest’ultimo tema sono state inserite due attività
economiche che riguardano l’agricoltura e il prelievo delle specie ittiche.
TEMATISMI INDICI CHIAVE
CORE SET
A1
Produzione di sostanze lesive per l’ozono
A2
Emissione di sostanze acidificanti
A3
Emissioni serra
Qualità dell'aria
A4
Qualità dell’aria nelle principali città italiane
Gestione delle
risorsa edafica
A5
Uso di prodotti chimici in agricoltura
Stato della risorsa
edafica
A6
Aree a rischio idrogeologico
A7
Nuova superficie costruita
Gestione della
risorsa idrica
A8
Prelievo di acqua ad uso potabile
A9
Depurazione delle acque reflue
Qualità delle acque
interne
A10
Stato ecologico dei corsi d’acqua
A11
Stato ecologico dei laghi
A12
Stato trofico delle acque marino-costiere
A13
Superficie nazionale protetta
A14
Livello di minaccia delle specie animali e vegetali
A15
Pratiche agricole sostenibili
A16
Prelievo delle principali specie ittiche
Emissioni
Atmosfera
Geosfera
Idrosfera
Qualità delle acque
marino-costiere
Biodiversità
Biosfera
Gestione delle
risorse biotiche
9
TABELLE DEI TARGET
La scelta degli indicatori di quarto livello per il Progetto CNEL non può
essere considerato un evento distinto e indipendente dalla selezione dei
relativi target. In tal senso l'organizzazione della consultazione in fasi
successive è stata dettata da considerazioni di tipo "operativo" al fine di
facilitare e valorizzare il più possibile la discussione tra i partecipanti al
Progetto. Insieme indicatori e target rappresentano il principale risultato del
processo di elaborazione di una visione condivisa di sviluppo sostenibile per
l'Italia.
La definizione dei target risponde, innanzitutto, agli obblighi derivanti
dalla normativa vigente, laddove esistenti (come ad esempio per la gran parte
degli indicatori nel dominio Ambiente). In assenza di tali vincoli si è tenuto
conto delle indicazioni contenute nei principali documenti di riferimento
prodotti ad ogni livello, come il Piano d'azione del Summit mondiale ONU di
Johannesburg, il sistema comunitario delle strategie di Lisbona e Goteborg e
del VI Piano d'azione ambientale, la Strategia italiana di azione ambientale
per lo sviluppo sostenibile.
Nei restanti casi la selezione dei target è stata effettuata,
coerentemente con gli obiettivi generali di sostenibilità, tenendo della
situazione dei principali partner europei, con il fine di avvicinare l'Italia ai valori
medi europei - laddove esiste un ritardo - o laddove la situazione è già
relativamente buona alle migliori performance registrate. Per gli indicatori
relativi al consumo di risorse, si è fatto riferimento al principio del cosiddetto
Fattore 4 - che pone l'obiettivo di quadruplicare l'efficienza di uso delle risorse
- fissato però sul lungo periodo (2050).
10
ECONOMIA
E1
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con il principio “Fattore 4” viene fissato un
target pari al dimezzamento del Total Material Requirement entro il 2025 sulla base del valore 1998.
E2
Per l’indicatore proposto no n esistono riferimenti normativi. Il target per i
Consumi energetici deve rispettare le
prescrizioni del Protocollo di Kyoto e il criterio “Fattore 4” applicato, al 2025, all’input di combustibili non rinnovabili al
netto della quota di rinnovabili. Il tar get 2012 così calcolato è pari a 169 Mtep.
E3
Sulla base delle indicazione del VI Programma di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile della Commissione
Europea (22% di energia elettrica rinnovabile al 2012, 25% per l’Italia) e dirottando sulle rin
novabili l’aumento
previsto della domanda energetica complessiva si fissa un target per la
Produzione di energia da fonti rinnovabili
pari a 24,3 Mtep al 2010.
E4
Il Libro Bianco dei trasporti della CE propone come limite il valore del 1998 ma le obbliga
zioni del Protocollo di Kyoto
sono più restrittive. I target al 2012 per il
Trasporto su strada/ferro di persone e merci
prevedono una riduzione
significativa del volume di mobilità stradale, 779 Mld UT, e un raddoppio del contributo della modalità ferrovi
aria, su
base 2000, che dovrebbe arrivare a coprire il 13,7% della mobilità complessiva.
E5
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Tenendo conto degli andamenti registrati in Italia negli
ultimi anni vengono fissati per le
Certifica zioni ambientali , al 2012, i seguenti target: 8.000 certificazioni UNI EN
ISO 14001, 700 registrazione EMAS, 2.000 Licenze Ecolabel.
E6
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base degli andamenti registrati in Italia dalle
Produzioni alimentari di qualità , è stato fissato un target pari a 220 riconoscimenti di Denominazione di Origine
Protetta e di Indicazione Geografica Protetta nel 2012.
E7
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerate le diffic
oltà ad intervenire sulla
Destagionalizzazione dei flussi turistici , si propone un target equivalente ad un miglioramento nella ripartizione
mensile delle presenze del 20% al 2012, pari ad un valore per l’indice di 0,31.
E8
Il V Programma di Azione Ambien tale per lo Sviluppo Sostenibile della Commissione Europea fissava un obiettivo di
riduzione della Produzione di Rifiuti Urbani al 2000 abbondantemente superato. L’ISSI ha proposto, nel rapporto
del 2002, un target al 2012 pari a 483 kg pro capite, prevede
ndo una stabilizzazione della produzione ai livelli del
2001 in cinque -sei anni e una successiva riduzione dell’1% annuo.
E9
Il D.lgs. 22/97 pone tre obiettivi per la
Raccolta differenziata di Rifiuti Urbani , da raggiungere a livello di Ambito
territorial e Ottimale (ATO): il 15% nel 1999, il 25% nel 2001 e il 35% nel 2003. Sul lungo termine non ci sono
indicazioni a livello normativo: in considerazione dei valori attuali e dell’andamento registrato, l’Istituto per lo
Sviluppo Sostenibile ha proposto un ta rget al 2012 pari a un tasso di raccolta differenziata del 55%.
E10
Viene assunto il target proposto nella comunicazione della Commissione Europea per il VI Programma d’Azione
Ambientale, pari ad un ammontare di Rifiuti Urbani smaltiti in discarica di 11, 0 Mt al 2050 ( -50% rispetto al 2000).
E11
Viene assunto un target coerente con le indicazioni Consiglio Europeo di Lisbona, che indica una crescita del
pro capite del 3% medio annuo a valori di mercato.
E12
Per l’indicatore proposto non esistono rif erimenti normativi. Sul medio -lungo periodo il target relativo al contributo
dell’Economia sommersa al PIL deve essere pari a zero: ma considerando i valori e l’andamento registrati nel
decennio 1992 -2002 si propone un target intermedio al 2012 del 7,5%, p ari a un dimezzamento del valore 2002.
E13
Il target viene fissato in rispetto degli accordi sottoscritti con l’Unione Europea (Trattato di Maastricht) e
coerentemente alle previsioni di riduzione del Debito pubblico fatte dal Governo italiano.
E14
Viene fissato un target al 2012 coerente con gli impegni presi nel 1992 a Rio de Janeiro, che prevede una
Percentuale di aiuti allo sviluppo (ODA) 0,7% del PIL.
E15
Viene fissato u target coerente con le indicazioni del Consiglio europeo di Lisbona, pari ad u
per R&D da settore privato del 2% del PIL al 2010.
E16
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base degli obiettivi generali approvati al Consiglio
di Lisbona nel 2000 e del deficit accumulato dal nost
ro Paese viene fissato un target al 2010 pari al valore medio
europeo di Investimenti per le Information & Communication Technologies (ICT).
E17
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2012 di allineament
medi europei e pari a 17.500 Brevetti .
E18
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2012 di allineamento ai valori
medi europei registrati in termini di Costo energetico per l’industria .
E19
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2010 pari alla % di
sociali sul costo del lavoro rivelata per la media europea.
11
PIL
n livello di Investimenti
o ai valori
Oneri
SOCIETA’
S1
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerato il ritardo accumulato dal nostro Paese nella
lotta all’ Ineguaglianza nella distribuzione del reddito , il target fissato per l’Indice di Gini
al 2010 è pari al valore
medio registr ato dai più virtuosi partner europei negli anni ’90, pari a 0,25.
S2
L’impegno preso in sede di Nazioni Unite di dimezzare il numero di poveri nel mondo entro il 2015 viene ripreso a
livello nazionale per la percentuale delle
Famiglie a rischio di povertà . Il dimezzamento, calcolato su base 2000,
porta a un target di 6,2%.
S3
I target per il Tasso di disoccupazione e occupazione femminile
sono fissati sulla base delle indicazioni date dal
Consiglio di Lisbona e risultano pari, rispettivamente, al 60% e al
4% al 2010.
S4
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. I target per l’
Inserimento degli immigrati
sono
determinati in modo da annullare i divari con i cittadini italiani, fissando come target al 2012 per il tasso di scolarità e
det enzione i valori medi nazionali registrati nel decennio 1993 -2003: rispettivamente 69,6% e 0,1%.
S5
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata la rilevanza del tema e i valori registrati
peggiori della media UE, è stato fiss ato al 2010 un target per la Dispersione dei tassi di occupazione regionale
pari al dimezzamento del primo anno disponibile: 8,6%.
S6
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base della necessità di intervenire urgentemente su
tale aspetto sono stati fissati come target al 2010 per i
Tassi di disoccupazione/occupazione nel Mezzogiorno
valori medi nazionali registrati al 2000: 10% e 55%.
S7
I target per i Tassi di occupazione e disoccupazione sono fissati sulla base delle indi cazioni date dal Consiglio di
Lisbona e risultano pari, rispettivamente, al 70% e al 4% al 2010.
S8
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. L’
Occupazione irregolare rappresenta un fenomeno
particolarmente rilevante per l’Italia: il t
arget proposto al 2012 corrisponde al dimezzamento dell’incidenza
sull’occupazione totale della componente irregolare.
S9
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata l’urgenza di intervenire per migliorare la
Qualità del tra sporto urbano , ma anche le difficoltà che si incontrano agendo su tale elemento, viene proposta una
riduzione minima dei tempi di percorrenza casa -lavoro e casa -scuola.
S10
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerato il ruolo
rilevante che la presenza di servizi di
varia natura ha nel determinare la
Qualità della vita nei piccoli comuni , si propone di dimezzare entro il 2012 il
differenziale di accesso ad eventi culturali tra piccoli comuni e il resto del Paese.
S11
Per l’in dicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Visti i valori elevati di
Aspettativa di vita alla nascita
registrati dall’Italia per fissare gli obiettivi sono stati presi come riferimento i trend di uno dei Paesi più virtuosi del
mondo, il Giappone : si individuano così i target al 2010 pari a 81 e 86 anni per uomini e donne.
S12
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Visto il persistere per il nostro paese di valori non
particolarmente brillanti è stato fissato come target a
l 2010 la performance dell’UE
-15, pari ad un livello di
Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociali del 27,5% del PIL.
S13
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata la rilevanza del tema sono stati fissati dei
target per la Sicurezza sul lavoro pari ad un dimezzamento, al 2012, del numero di morti e di feriti attuali.
S14
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Seguendo le indicazioni del Consiglio Europeo in materia
di Sicurezza dei trasporti si fissa un target al 2010 pari al dimezzamento di morti e feriti per incidenti stradali.
S15
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In attesa delle indicazioni a livello comunitario è stato
fissato un target al 2025 pari all’annull amento di Criminalità e illeciti ambientali .
S16
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Nell’ottica di una stabilizzazione della popolazione
nazionale viene fissato un target al 2010 pari ad un tasso di Crescita naturale della popo lazione pari a 0.
S17
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni provenienti dal Consiglio
Europeo e considerato il livello di Educazione secondaria nel nostro Paese si è stabilito un target al 2010 pari all
media UE -15 del 2002: 64,6% di persone in possesso di un titolo di educazione secondaria.
S18
Il target al 2010 è stato fissato seguendo le specifiche indicazioni della Strategia di Lisbona e risulta, pertanto, pari
all1% del PIL per gli Investimenti p er R&D pubblica e universitaria .
S19
Il target al 2010 per gli Abbandoni scolastici prematuri è stato fissato sulla base delle indicazioni della Strategia di
Lisbona: il 13,2% pari ad un dimezzamento del valore registrato per l’Italia nel 2001.
S20
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Il target al 2010 è stato fissato sulla base delle
indicazioni formulate in sede comunitaria e delle Nazioni Unite, prevedendo un pieno
Accesso agli strumenti
informatici , pari al 100% delle famigl ie connesse ad internet.
S21
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con gli obiettivi della Convenzione di Aarhus
si è deciso di fissare un raddoppio al 2010 dei Livelli di partecipazione pubblica su base 2000.
12
i
a
AMBIENTE
A1
Il target per la
Produzione di sostanze lesive per l’ozono
è fissato in sede internazionale dal Protocollo di
Montreal ed è pari a un azzeramento della produzione complessiva al 2008.
A2
I target per le singole sostanze acidificanti sono fissati a live
llo internazionale nell’ambito della Convenzione di
Ginevra. Questa prevede un azzeramento delle
Emissioni di sostanze acidificanti
al 2020, fissando limiti
intermedi al 2010 per le singole sostanze.
A3
Il target per le Emissioni di gas serra è stato fis sato durante il negoziato comunitario per la suddivisione dei carichi
dell’obiettivo di riduzione assunto dall’UE nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Per l’Italia è prevista una riduzione del
6,5% rispetto al valore 1990 entro il 2012.
A4
I target per l e sostanze critiche in termini di Qualità dell’aria nelle principali città italiane
sono fissati dalle direttive
comunitarie. Gli inquinanti monitorati sono il biossido di zolfo, il benzene, l’ozono e le polveri sottili per ognuno dei
quali sono previsti l imiti alle concentrazione e/o ai superamenti al 2010.
A5
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con il principio “Fattore 4” viene fissato un
target pari al riduzione del 50% entro il 2025 nell’
Uso di prodotti chimici in agricoltura sulla base dell’ultimo dato
disponibile (2002): si ottengono così valori target pari a 80,4 e 5,1 kg/ha per fertilizzanti e prodotti fitosanitari.
A6
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene riproposto il criterio u
tilizzato da ISSI nel Rapporto
2002 secondo il quale è necessario fissare al 2012 un target per la superficie delle
Aree a rischio idrogeologico
corrispondente al dimezzamento dei valori attuali e pari, quindi al 3,5% del territorio nazionale.
A7
Per l’in dicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base di diverse considerazioni che vanno dalla
sostanziale stabilità demografica, alla ampia disponibilità di abitazioni non occupate fino alla rilevanza degli impatti
crescenti generati sull’ambi ente dall’espansione delle aree edificate, si è fissato un target al 2012 pari a 0 per l’indice
Nuova superficie costruita , che corrisponde ad una sostanziale stabilizzazione di edifici e infrastrutture.
A8
Per l’indicatore proposto non esistono riferime
nti normativi. Sulla base di considerazioni connesse principalmente
alla necessità di arrestare la crescita dello sfruttamento di una risorsa, quella idrica, che mostra segni di sofferenza,
si è fissato un target al 2012 per il
Prelievo di acqua ad uso pot
abile pari a 5 miliardi di mc, raggiungibile
migliorando l’efficienza di sistema del settore.
A9
Il target per il livello di Depurazione delle acque reflue è stato fissato posponendo al 2008 fissato dalla normativa
nazionale di riferimento al 2000 e mai
raggiunto, pari alla presenza di trattamenti secondari in tutti gli agglomerati di
dimensioni rilevanti.
A10
Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno
sufficiente e buono per tut ti i corsi d’acqua rispettivamente entro il 2008 e il 2015.
A11
Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno
sufficiente e buono per tutti bacini italiani rispettivamente entro il 2008 e il 2
015.
A12
Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno
Stato trofico delle acque marino
costiere sufficiente e buono per tutti le stazioni di campionamento rispettivamente entro il 2008 e il 2015.
A13
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni internazionali e nazionali in
materia di tutela della Biodiversità, per l’indice di
Superficie nazionale protetta
sono stati fissati target
corrispondenti, per le aree terrestri al
mantenimento dell’attuale tasso di crescita e, per le aree marine, ad un
raddoppio delle superficie attuale: rispettivamente il 15% e il 5,6%.
A14
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni prodotte al Verti
ce di
Johannesburg ed accolte, e rinforzate, dalla comunità europea con il VI Programma d’azione ambientale, si propone
di dimezzare entro il 2010 il Livello di minaccia delle specie animali e vegetali.
A15
Per l’indicatore proposto non esistono riferimen
ti normativi. Il target al 2012 è stato fissato sulla base delle
indicazioni in materia fornite a livello internazionale nonché dello stesso recente orientamento della Politica Agricola
Comune, e degli andamenti registrati in Italia: si prevede, quindi, un
estensione delle Pratiche agricole sostenibili
pari alla metà della Superficie agricola nazionale.
A16
Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle precise indicazioni in materia di pesca
prodotte la Vertice di Johannesb urg si propone di riportare entro il 2015 il
Prelievo delle principali specie ittiche
livelli in grado di assicurare la massima resa sostenibile sul lungo periodo.
13
Stato ecologico dei corsi d’acqua
Stato ecologico dei laghi
-
a
I risultati della analisi degli indicatori
Va ricordato che i dati più recenti inseriti nel sistema statistico qui
riportato sono del 2003 (dati consolidati). I risultati delle analisi condotte sono
rappresentabili ai diversi livelli di aggregazione, dal singolo indicatore, agli
indici chiave, ai tematismi e a livello di dominio (economia, ambiente e
società). Un indicatore integrato di sostenibilità consente un giudizio integrato
dei tre domini.
L’indicatore integrato di sostenibilità (che è la sintesi di tutti gli
indicatori) al
2003 è
inferiore a
circa il 30%
dell’obiettivo
per
quell’anno. La
linea a destra
rappresenta
l’evoluzione
verso
l’obiettivo di
sostenibilità
calcolato sui
target degli
indicatori).
In generale l’andamento degli indicatori di sostenibilità indica che il
dominio che registra nel periodo considerato l’andamento peggiore è quello
dell’Economia; il dominio Ambiente presenta un andamento intermedio
mentre relativamente più positivo è l’andamento del dominio Società.
Per ciascun dominio si riportano gli indicatori che presentano uno stato
negativo, intermedio e positivo.
Economia
L’andamento generale del dominio Economia è sostanzialmente piatto
nel periodo preso in esame. In termini di distanza dall’obiettivo di sostenbilità
la proiezione al 2012 lascia l’indicatore ai minimi con una distanza del 95%
dall’obiettivo.
I principali motivi di questo andamento nettamente negativo sono da
ascriversi sia agli aspetti relativi ai Modelli di produzione e consumo (in
particolare ai temi energia e trasporti) che alla Performance economica e
finanziaria (in particolare ai temi legati alla competitività). In particolare, gli
indicatori che mostrano una maggiore criticità sono:
- Una crescita eccessiva del trasporto su gomma di merci e passeggeri
- Un andamento negativo negli investimenti in ricerca e sviluppo da
parte delle imprese.
- Un andamento negativo degli investimenti in cooperazione allo
sviluppo.
- Un aumento dei prezzi medi dell’energia (elettricità e gas) per gli usi
industriali.
- Scarsa produzione di brevetti rispetto alla media europea.
14
Alcuni indicatori presentano un andamento intermedio: il tema dei
Rifiuti mostra nella media un andamento debolmente positivo anche se,
com’è noto, il tema rimane fortemente critico nelle regioni meridionali; il tema
dell’Energia, sul quale l’Italia si trova in ritardo rispetto agli obiettivi fissati dal
Libro Bianco sulle fonti rinnovabili. L’indicatore di Destagionalizzazione del
turismo rimane stabile anche se si nota un miglioramento nella distribuzione
dei flussi turistici nell’anno del Giubileo e nell’anno successivo.
Tra gli indicatori che mostrano un andamento relativamente positivo
troviamo:
 La produzione agroalimentare di qualità
 L’andamento delle certificazioni ambientali
Società
L’andamento generale rimane negativo. Gli aspetti che pesano
maggiormente sono: i differenziali socio-territoriali, la sicurezza (sul lavoro,
sulle strade, anche se su quest’ultimo un relativo miglioramento, pur
temporaneo, emerge successivamente al 2003 con l’introduzione della
patente a punti), gli illeciti ambientali. In particolare, gli indicatori che sono
lontani dal target sono:
 spersione dei tassi regionali di occupazione
 Occupazione nel Mezzogiorno
 Occupazione irregolare
 Qualità del trasporto urbano
 Sicurezza sul lavoro
 Sicurezza nei trasporti
 Criminalità e illeciti ambientali
 Crescita naturale della popolazione
 Investimenti pubblici in R&S
Altri indicatori si presentano in uno stato intermedio rispetto ai target di
riferimento:
 Distribuzione del reddito (indice di Gini)
 Famiglie a rischio di povertà (fino al 2003). Si tratta di un
indicatore che più recentemente potrebbe aver cambiato segno
 Disoccupazione femminile (il dato è in lieve miglioramento al
2003)
 Inserimento immigrati
 Tasso di occupazione generale
 Qualità ambienti urbani
 Istruzione secondaria
 Accesso strumenti informatici
 Partecipazione cittadini
Alcuni indicatori mostrano uno stato positivo:
 Aspettativa di vita
 Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociale
 Abbandoni scolastici prematuri
15
Ambiente
Nel dominio ambientale si hanno le maggiori carenze informative
(l’idrosfera è un tematismo del tutto assente,). Gli indicatori che si trovano in
uno stato di maggiore criticità sono:
 Emissioni di gas a effetto serra
 Uso di prodotti chimici in agricoltura
 Prelievo specie ittiche
Per altri indicatori si ha uno stato intermedio:
 Emissioni sostanze acidificanti
 Superficie costruita
 Pratiche agricole sostenibili
Gli indicatori che presentano al 2003 uno stato positivo sono:
 La produzione di sostanze ozono-distruttive
 Qualità dell’aria nelle aree urbane
 Superficie protetta
La Qualità dell’aria nelle aree urbane è composta da un indicatore
integrato di 6 variabili. Al 2003 – ultimo anno rappresentato nel sistema
informativa - l’andamento dell’indice integrato era in linea col target.
Recentemente si registra un netto peggioramento della situazione per il PM10
per il quale si è avuto – già nei primi mesi dell’anno - il superamento del
numero massimo dei livelli di allarme previsto dalla normativa in vigore dal
2005.
Le principali carenze informative della base conoscitiva
L’utilizzo di un indicatore nella metodologia proposta dal Progetto
richiede che di questo indicatore esista una serie storica di dati, che tali dati
siano prodotti nello stesso modo o che siano in modo semplice confrontabili
tra loro.
Nel corso della ricerca e nelle fasi di consultazione sono state
riscontrate diverse carenze del sistema informativo italiano, in quello
comunitario e anche a livello internazionale. Le carenze riguardano sia
l’esistenza stessa di determinati indicatori, che l’esistenza di un numero
sufficiente di dati per coprire un andamento di 8-10 anni.
Dominio Economia
Il dominio economico è quello che, dal punto della dotazione statistica,
risulta essere sostenuto dal più completo sistema informativo. Per la maggior
parte dei dati è possibile disporre di adeguate serie storiche e metodologie di
raccolta e elaborazione consolidate. Non mancano, tuttavia, anche in questo
settore elementi di criticità che hanno limitato una trattazione esaustiva di tutti
gli aspetti, in particolare per quelli di natura più qualitativa, considerati rilevati
ai fini dello sviluppo sostenibile.
La principale carenza del sistema informativo nazionale può essere
ricondotta all’incapacità, peraltro comprensibile, di valutare in modo
soddisfacente la quota di economia illegale e criminale. Si tratta di una
questione rilevante che ha ripercussioni in tutti i domini dello sviluppo e che
rappresenta, inoltre, un elemento caratterizzante del sistema Italia. Tuttavia si
dispone attualmente solo di stime sporadiche, che valutano in maniera
16
approssimativa il fenomeno e che non permettono di rappresentarlo in modo
statisticamente affidabile. Va comunque riportata la richiesta unanime del
tavolo di lavoro di considerare l’illegalità tra i principali determinanti della
sostenibilità di un Paese.
Quello della mobilità di merci e passeggeri rappresenta uno dei
principali determinanti dell’insostenibilità ambientale dei paesi ad alto livello di
sviluppo. Oltre agli impatti negativi sulla matrice ambientale in termini di
inquinamento, frammentazione ecologica e consumo di risorse, la mobilità
produce una serie di effetti negativi nei domini sociale ed economico. Se la
necessità di intervenire per ridurre in termini quantitativi le pressioni esercitate
sull’ambiente è oramai comunemente accettata, è altrettanto condivisa l’idea
che sia possibile intervenire sull’efficienza del sistema delle infrastrutture di
trasporto e sul governo della domanda di mobilità al fine di produrre un
aumento del livello di benessere complessivo.
Non è stato possibile, tuttavia, proporre un indice o un indicatore in
grado di valutare quest’ultimo aspetto. È possibile, in quest’ambito, solamente
segnalare un indice elaborato dall'ISFORT (Accessibilità infrastrutturale dei
Sistemi Locali del lavoro - 2002) che misura, in termini di tempi di
percorrenza, il rapporto tra l’offerta e la domanda di mobilità sui principali nodi
del Paese. Questo indice non è, però, utilizzabile al momento in quanto
presenta una copertura abbastanza parziale del tema, non è possibile di
disporre di una serie storica adeguata e la metodologia utilizzata è ancora in
fase di sperimentazione.
Devono essere segnalati altri due aspetti per i quali, non essendo
disponibili serie storiche adeguate, non sono stati inseriti specifici indicatori: si
tratta della diffusione dei prodotti verdi (Green Procurement) presso le
pubbliche amministrazioni e di sistemi di gestione integrata per la sicurezza e
l’ambiente di lavoro.
Dominio Società
Il dominio sociale è quello per il quale si dispone, forse, di una minore
elaborazione sistematica volta alla definizione di una struttura di indici e
indicatori di sostenibilità. Ciò appare evidente anche dalla strutturazione
particolarmente articolata dei temi e indici chiave proposti. È proprio in questo
dominio, infatti, che sono state rilevate le principali difficoltà di natura
concettuale nel definire specifici indicatori e target. Probabilmente anche per
questo motivo il dominio sociale si è rivelato l’ambito nel quale sono stati
necessari il maggior numero di indicatori ai fini di una valutazione che
apparisse adeguata.
La questione della povertà, pur trattata, non appare descritta in
maniera adeguata dagli indicatori attualmente disponibili. In particolare
l’utilizzo di specifiche fasce di reddito o consumo non consente, ad esempio,
di valutare la gravità del fenomeno al di sotto di determinati livelli, ne di
indagare l’effettivo grado di disagio connesso, ad esempio, al c.d. fenomeno
della povertà grigia.
Circa le questioni occupazionali va messa in evidenza l’impossibilità di
definire un indicatore adeguato e condiviso capace di monitorare gli aspetti
qualitativi del mercato del lavoro. In particolare il set di indicatori proposto non
è in grado di valutare le questioni connesse ai recenti sviluppi del sistema
contrattuale del lavoro e dei recenti fenomeni associati alla flessibilità e alla
17
precarizzazione. In quest’ambito le continue trasformazioni delle stesse
definizioni normative in campo occupazionale rappresentano un serio
ostacolo all’individuazione di variabili di controllo affidabili nel tempo.
Il Progetto CNEL prevede un indice sintetico sull’inserimento degli
immigrati nel tessuto socio-economico nazionale. L’indice è stato
appositamente sviluppato dall’ISSI facendo riferimento ad un lavoro sul tema
svolto dal CNEL stesso in collaborazione con la Caritas. Tuttavia, a causa di
un’informazione parziale e discontinua su scala temporale, sono stati inseriti
nell’indice solo alcuni degli aspetti che sembrano poter descrivere il
complicato processo di integrazione degli stranieri in Italia.
Nella definizione della qualità della vita in ambiente urbano è stato
necessario elaborare degli indici specifici per il Progetto. Questi vanno
considerati dei primi tentativi di approcciare una questione di estrema
rilevanza per lo sviluppo sostenibile utilizzando gli strumenti degli indicatori. In
tale contesto sarebbe auspicabile, poi, approfondire anche le relazioni tra
qualità della vita e degrado dell’ambiente urbano, attraverso specifiche
indagini anche a carattere epidemiologico, oltre le stime correnti relative agli
effetti delle polveri sottili.
urante le fasi di consultazione è stata espressa la necessità di
affrontare, nell’ambito degli aspetti demografici, i fenomeni connessi alle
migrazioni interne e agli squilibri territoriali che esse possono generare. In
particolare è stata sottolineata l’importanza delle conseguenze che
l’abbandono delle c.d. aree interne produce in termini di degrado del territorio,
perdita di tradizioni e diversità culturale, accentramento nelle principali aree
urbane. Pur essendo evidente la rilevanza dell’argomento e pur disponendo di
indagini approfondite sulle dinamiche demografiche interne, non è stato
possibile, tuttavia, predisporre un indicatore o un indice adeguato. Ciò è da
imputare, in primo luogo, alla mancanza di specifici studi orientati al
monitoraggio e alla valutazione dei fenomeni demografici rispetto agli effetti
prodotti sulla sostenibilità.
Un ultimo tema sociale, richiamato più volte in fase di consultazione e
trattato in modo solo parzialmente adeguato nel sistema degli indicatori, è
quello relativo alla partecipazione pubblica. In questo caso si può rilevare una
duplice carenza, sia a livello concettuale, che non permette di definire
efficacemente il concetto di partecipazione, sia a livello statistico, che inibisce
anche i più timidi tentativi di predisporre una valutazione quantitativa del
fenomeno.
Dominio Ambiente
Se da un lato il dominio ambientale è stato quello per il quale si è
riscontrata la massima condivisione circa la sua strutturazione tematica del
sistema di indicatori, a conferma degli approfondimenti concettuali di cui è
stato oggetto nell’ambito degli studi di sostenibilità, dall’altro è quello che
presenta tuttora le maggiori limitazioni in fatto di dotazione statistica.
Le carenze informative, che vanno considerate tali sempre in relazione
alle specifiche esigenze del progetto, sono tali da aver impedito, caso unico in
tutto il lavoro, la composizione dei livelli superiori al quarto di un intero
tematismo (idrosfera). Le carenze rilevate si traducono prima di tutto
nell’indisponibilità di adeguate serie storiche sia sui consumi totali di acqua
che sulla qualità dei corpi idrici (gli indicatori attualmente di riferimento
18
coprono parzialmente il territorio e solo per 2 o 3 anni), fatto che, almeno in
parte, può essere attribuito ad una tradizione relativamente recente della
statistica ambientale nazionale.
L’atmosfera risulta essere, tra i temi ambientali, quello per il quale si
dispone di una maggiore quantità di dati di discreta qualità. Ciò può essere, in
buona parte, ricondotto agli accordi internazionali, sottoscritti dal nostro
Paese, che caratterizzano da anni il dominio e in base ai quali è stato
necessario sviluppare un adeguato bagaglio di conoscenze.
Vanno comunque segnalate alcune difficoltà incontrate, in particolare,
nella definizione di un indice sulla qualità dell’aria nelle aree urbane: tale
indice, sviluppato dall’ISSI espressamente per il Progetto CNEL, soffre di una
disponibilità di dati circoscritta e spesso frammentaria, accompagnata da
carenze nel sistema di rilevamento che rendono difficile produrre trend
affidabili per le principali grandezze considerate.
Per valutare lo stato della componente edafica sono stati utilizzati,
principalmente, indicatori di tipo indiretto. Quella che si riporta rappresenta,
quindi, una valutazione basata su di una conoscenza solo approssimativa
della reale situazione. In particolare mancano dati affidabili e disponibili nel
tempo per costruire indicatori sul livello di contaminazione del suolo.
Come già accennato, per l’idrosfera non è stato possibile comporre gli
indici di terzo e secondo livello a causa della mancanza di serie storiche. Ciò
vale sia per gli aspetti legati alla disponibilità e all’uso della risorsa, sia per
quelli connessi alla qualità delle acque. Su questi ultimi l’entrata in vigore del
D.Lgs 152/99, in recepimento delle direttive comunitarie in materia, ha spinto
il sistema statistico nazionale a dotarsi di specifici indici e indicatori, ma la
recente introduzione degli indici previsti dal Decreto, insieme ad un sistema di
monitoraggio ancora non del tutto consolidato, impediscono ogni tentativo di
definire un trend affidabile.
Non può non essere, inoltre, rilevata una conoscenza solo
approssimativa degli aspetti quantitativi della risorsa, che non consente di
identificare limiti certi ai tassi di prelievo, peraltro anch’essi caratterizzati da
un informazione inadeguata.
Nel tentare di fornire una valutazione quantitativa dello stato della
Biosfera ci si scontra con difficoltà di natura diversa, riconducibili sia a limiti
concettuali/metodologici che statistici. Riguardo i primi bisogna, comunque,
evidenziare come negli ultimi anni siano stati prodotti tutta una serie di
specifici lavori sugli indicatori, sia a livello internazionale, ad esempio
nell’ambito della Conferenza sulla Biodiversità dell’ONU, che a livello
comunitario all’interno dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. In questi lavori si
è tentato di individuare criteri e strumenti adeguati a rispondere agli impegni
del Summit Mondiale di Johannesburg di ridurre, e addirittura arrestare come
previsto dalle direttive comunitarie, la perdita di biodiversità entro il 2010.
Purtroppo a livello istituzionale, sia nazionale che comunitario, non è
stata ancora individuata una modalità di monitoraggio condivisa. L’assenza di
una chiara domanda di informazione si traduce, come spesso accade, in una
difficoltà del sistema statistico nazionale a fornire dati e informazioni
sufficienti. Tra le diverse possibilità vagliate nel tentativo di selezionare indici
o indicatori per il tema in questione è stata considerata anche quella relativa
all’analisi della presenza delle sementi autoctone, abbandonata per carenza
di dati e per la necessità di ulteriori approfondimenti concettuali.
19
Gli indicatori selezionati rimangono, comunque, carenti e, ad
esclusione forse di quello sviluppato proprio da ISSI sulle popolazioni ittiche,
non riescono a dare informazioni essenziali circa lo stato delle popolazioni, la
loro resilienza, come anche la frammentazione degli habitat e la connettività
delle aree poste sotto tutela.
Infine, un aspetto che è stato sollevato nel corso delle consultazioni
riguarda l’efficacia della spesa ambientale. Per fare un esempio, ma lo stesso
vale anche per l’efficacia di altri capitoli di spesa, la spesa pubblica per la
depurazione delle acque andrebbe confrontata sul numero di depuratori
effettivamente in funzione, in termini di abitanti equivalenti effettivamente
serviti rispetto alla previsione di spesa. A parte una indagine del 1999, su
questo tema non vi sono dati sufficienti a fare un confronto statisticamente
significativo.
OSSERVAZIONI
Il nostro Paese, in numerosi atti del Governo e del Parlamento, ha
assunto la sostenibilità dello sviluppo come indirizzo di fondo a cui ricondurre
la propria azione e quella dell’insieme dei soggetti economici e sociali.
A questo impegno, tuttavia, ancora non ha fatto seguito l’adozione di
un sistema integrato di indicatori di sostenibilità finalizzato alla valutazione
periodica della performance del nostro sistema economico, produttivo e dei
consumi e del suo impatto ambientale e sociale.
Questo ritardo comporta che nel dibattito in merito alla qualità delle
politiche per lo sviluppo, in assenza di un sistema di valutazione rigoroso,
condiviso e verificabile, tende a prevalere, da parte dei singoli soggetti, un
approccio non equilibrato nelle valutazioni e comunque troppo spesso
condizionato da specifici interessi.
La mancanza di equilibrio e di convergenza da parte dei numerosi
protagonisti delle strategie di sviluppo, determina molto spesso, come
testimonia l’esperienza, situazioni di conflittualità che influiscono in maniera
decisamente negativa sull’andamento dei programmi, sia pubblici che privati e
di conseguenza con ricadute negative di carattere economico, sociale ed
ambientale.
Dai risultati del progetto del CNEL emergono infatti con chiarezza i
numerosi punti di criticità del sistema economico e sociale italiano e gli aspetti
ambientali e sociali di maggiore difficoltà.
Dalle consultazioni dei protagonisti dello sviluppo promosse dal CNEL
è comunque emersa con nettezza la conferma della adesione alla strategia
della sostenibilità, nel significato riportato in premessa.
D’altra parte questa stessa disponibilità è alla base dell’accordo
promosso dal CNEL in merito alla qualificazione dei contesti territoriali e al
sostegno alla certificazione sottoscritto dall’insieme delle forse sociali e dalle
associazioni ambientaliste e del terzo settore.
Le parti sociali hanno altresì dimostrato la condivisione del progetto del
CNEL di elaborare un sistema integrato di indicatori di sostenibilità ed hanno
ampiamente contribuito alla sua elaborazione sia sotto il profilo metodologico
che della coerenza con il contesto nazionale.
L’approfondimento di merito ha consentito di mettere in evidenza le
carenze che in alcuni punti caratterizza il sistema informativo e statistico, in
20
parte dovute a problemi concettuali e di definizione, anche per la relativa
novità di alcuni temi e, per altri temi, dovute a difficoltà del sistema informativo
nazionale di produrre dati certificati.
Da questo punto di vista l’aspetto di maggiore rilievo che al momento
non può essere coperto dal sistema di indicatori riguarda il peso
dell’economia illegale e criminale, tema si può dire tutto italiano, che ha
notevoli influenze su tutti e tre i domini della sostenibilità. D’altronde la
difficoltà a identificare dati statistici sufficientemente affidabili è intrinseco alla
natura del tema.
PROPOSTE
Le politiche per lo sviluppo sostenibile richiedono l’adozione di un
sistema di indicatori capace di integrare la dimensione economica con quella
sociale ed ambientale.
L’adozione di un sistema integrato di indicatori con riferimento ai tre
pilastri della sostenibilità, economico, sociale ed ambientale, consente di
superare contemporaneamente tanto
l’approccio prevalentemente
economicistico nella valutazione della crescita del sistema economico e
produttivo, quanto l’approccio prevalentemente ambientalista nella
valutazione del grado di sostenibilità del sistema.
L’esperienza di vari Paesi dimostra infatti che l’adozione di un sistema
integrato di indicatori si pone
come punto qualificante tanto nella
elaborazione delle strategie politiche tese allo sviluppo, quanto nella
valutazione dei loro effetti.
L’esperienza dimostra altresì che il sistema di indicatori, affinché si
dimostri strumento utile ed efficace per valutare attentamente la performance
di sostenibilità, deve tener conto delle specificità economiche, ambientali e
sociali del paese a cui fanno riferimento.
La condivisione del sistema di indicatori da parte dell’insieme delle
forze economiche e sociali è la condizione per verificare la coerenza del
sistema al contesto a cui viene applicato.
L’ individuazione del sistema di indicatori deve comunque collocarsi
all’interno di un quadro conoscitivo statisticamente affidabile e confrontabile
con i sistemi adottati a livello internazionale e a livello comunitario;
Il progetto del CNEL ha identificato un insieme di indicatori strutturato a
più livelli che ha mostrato un buon grado di condivisione nelle diverse fasi di
consultazione che si sono susseguite;
La scelta di rappresentare gli indicatori rispetto a un target definito
temporalmente e di dare dunque una caratteristica di performance
all’indicatore, oltre a essere in sintonia con l’approccio generale dell’UE,
aumenta la capacità comunicativa dell’indicatore e fornisce un punto di
riferimento per le analisi dell’efficacia delle politiche nei diversi settori;
La strutturazione di un insieme di indicatori per lo sviluppo sostenibile è
rilevante anche per definire le priorità dell’integrazione delle politiche
ambientali nelle politiche di settore, quali ad esempio le politiche per il turismo
o le politiche agricole;
21
La metodologia elaborata dal CNEL vuole essere un contributo alla
definizione di un sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile e di un loro
aggiornamento e revisione periodica.
Al riguardo il CNEL, nel mentre sollecita le istituzioni responsabili ad
assumere e rendere operativo un sistema di indicatori nazionale, per
contribuire fattivamente a questo obiettivo si impegna ad avviare una prima
sperimentazione redigendo un proprio rapporto di sostenibilità del Paese
Il CNEL inoltre, in relazione ai temi dei diversi domini rappresentati dal
sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile, si farà promotore e solleciterà
una attività di approfondimento con forum tematici sia per l’analisi delle
politiche in atto e dell’evoluzione dei diversi temi, che per le questioni inerenti
le priorità per il rafforzamento della base informativa.
Riguardo alle carenze informative e statistiche rilevate dal progetto, il
CNEL sollecita enti e istituti preposti a risolvere i problemi riscontrati nella
disponibilità dei dati e delle informazioni. In particolare tra questi emergono
con particolare rilievo:
- il tema della partecipazione, la cui definizione statistica attuale appare
insufficiente. D’altronde, l’uso dei sistemi di indicatori per descrivere le
politiche pubbliche ha senso solo se al contempo si promuovono forme
di partecipazione alle decisioni del pubblico come dei lavoratori;
- il tema della qualità urbana rimane ancora definito in modo non
esauriente, in modo particolare per quanto attiene al tema della
mobilità;
- la definizione di un indicatore di perdita di biodiversità andrebbe risolta
con una attività apposita che sia in sintonia con quanto va emergendo
a livello internazionale;
- la copertura dei dati relativi al consumo complessivo della risorsa idrica
è particolarmente rilevante;
- il difficilissimo tema del peso dell’economia illegale e criminale, da
studiare e rappresentare nell’ambito dal sistema statistico nazionale
nelle forme e nei metodi possibili e praticabili.
22
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indicatori per lo sviluppo sostenibile