CNEL Documento di osservazioni e proposte su: “INDICATORI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE” Relatore: CLAUDIO FALASCA ROMA 31 MARZO 2005 1 SOMMARIO PREMESSA Lo sviluppo sostenibile Le dimensioni dello sviluppo sostenibile Gli indicatori per lo sviluppo sostenibile I precedenti IL PROGETTO DEL CNEL La condivisione del progetto Contenuti e articolazione della consultazione Gli indicatori scelti: dominio economia dominio società dominio ambiente Tabelle dei target: economia società ambiente I risultati della analisi degli indicatori Le principali carenze informative della base conoscitiva OSSERVAZIONI PROPOSTE 2 PREMESSA Lo sviluppo sostenibile: «soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri (bisogni)» (Brundtland, 1987; UNCED, 1992) «offre servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l’operatività dei sistemi naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi» (ICLEI, 1994) Le dimensioni dello sviluppo sostenibile La dimensione economica, ovvero il capitale artificiale (o costruito) la cui produzione è presupposto per garantire una maggiore disponibilità di beni e di servizi per l’uomo. La dimensione ambientale, ovvero il capitale naturale (o ecologico) la cui conservazione è presupposto per garantire la funzionalità degli ecosistemi. La dimensione sociale, ovvero il capitale umano (o sociale) il cui sviluppo – in questa fase storica – si fonda sul principio di equità intra e inter generazionale. Gli indicatori per lo sviluppo sostenibile L’utilizzo di indicatori, di obiettivi quantificabili e di scadenze temporali è uno strumento sia di comunicazione che di analisi dell’efficacia delle politiche. Da alcuni anni l’uso degli indicatori di sostenibilità si va affermando a livello internazionale (ONU, OCSE, UE) come strumenti per il reporting sullo stato dell’economia o sullo stato dell’ambiente, per chiarire obiettivi e stabilire priorità, per valutare le performance delle politiche e quindi per il monitoraggio dei progressi verso lo sviluppo sostenibile. L’utilizzo degli indicatori si sta diffondendo rapidamente anche nel linguaggio politico e nella pratica della vita di tutti i giorni in quanto risponde ad una domanda emergente di chiarezza sullo stato del paese ed al bisogno di orientare le scelte in maniera informata. Se l’utilizzo degli indicatori è crescente nei diversi settori, una loro formulazione adeguata per rappresentare il tema della sostenibilità dello sviluppo che integri l’economia, la società e l’ambiente pone questioni del tutto particolari. I precedenti I principali riferimenti sono senza dubbio i lavori della CSD nell’ambito dell’ONU (Commission for Sustainable Development – Commissione per lo Sviluppo Sostenibile), dell’OCSE e dell’Unione Europea. Le liste degli indicatori prodotte hanno una comune matrice che si manifesta nel numero degli indicatori, nell’adozione di modelli formali, nella 3 scelta strategica di orientare le scelte delle priorità e dei target delle politiche, nella flessibilità delle proposte. Programmi basati su grandi elenchi di indicatori puntuali privilegiano la completezza rispetto alla condivisione e non propongono normalmente sessioni di validazione. Tutti i grandi programmi fanno un sforzo di comparazione dei valori degli indicatori con gli andamenti degli altri paesi e con gli obiettivi preesistenti, come gli orientamenti di qualità, le linee guida o gli impegni internazionali sottoscritti nelle Convenzioni del negoziato multilaterale. Resta il fatto comunque che per la maggioranza degli indicatori puntuali delle grandi liste non esistono standard pronti. Alcuni progetti privilegiano un approccio di media complessità in termini di riduzione della quantità delle informazioni nella costruzione di indicatori per lo sviluppo sostenibile. Questo approccio è a carattere tematico e comporta l’elaborazione di un set ridotto di indicatori per ognuno dei problemi maggiori in materia di politica ambientale e socio-economica. In molti casi anche gli approcci delle grandi liste a menu strutturano gli indicatori in temi, in funzione delle classi di problemi riconosciuti, aprendo il capitolo delle metodologie di combinazione, con le quali si possa rappresentare un tema combinando una pluralità di descrittori. IL PROGETTO DEL CNEL Il CNEL, nel suo impegno a sostegno di un rapporto virtuoso tra attività produttive, risorse naturali e risorse umane dello sviluppo, si è sempre speso in favore di un approccio equilibrato al tema della sostenibilità che vedesse sempre congiunti i suoi tre pilastri: quello economico, quello ambientale e quello sociale. Con riferimento alla crescente attenzione all’uso degli indicatori, il CNEL ha promosso il progetto di ricerca “Indicatori per lo sviluppo sostenibile”, finalizzandolo alla strutturazione di un sistema che coprisse le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economico, sociale e ambientale. L’obiettivo del progetto è di costruire un sistema condiviso di indicatori per lo sviluppo sostenibile basato su indici (aggregati tematici di indicatori), su indicatori (descrittori diretti di fenomeni economico, sociali ed ambientali) e su target ( obiettivi da perseguire nel tempo) e, sulla base di esso, predisporre un Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Italia, capace di descriverne lo stato attuale della sostenibilità e di consentirne il monitoraggio nel futuro. In ragione di questo il CNEL ha adottato come riferimento l’approccio metodologico elaborato dall’ISSI (Istituto per lo Sviluppo Sostenibile Italia) riconducendolo al proprio impianto teorico, così come condiviso dalle parti sociali. Si è inoltre valutato opportuno associare target temporali agli indicatori selezionati. In questo modo ciascun tema rappresentato da un indicatore viene valutato anche rispetto alla distanza dall’obiettivo fissato ed al tempo necessario. Al di là degli aspetti più tecnici della metodologia adottata – come ad es. il trattamento statistico per tener conto della correlazione tra indicatori, le modalità di riaggregazione degli indicatori negli indici-chiave – ciò che conta 4 nel progetto è la possibilità di leggere in modo trasparente la base dei dati e dei target che vengono utilizzati. Il successo di un indicatore sta infatti nella percezione netta del collegamento tra la sua misurazione, quella che chiamiamo la “serie storica”, il fenomeno osservato e l’evoluzione desiderata che è oggetto delle scelte politiche, per le quali esso viene utilizzato per fissare gli obiettivi e i tempi. La condivisione L’adozione di un sistema di indicatori presume una larga condivisione tanto del suo impianto metodologico, quanto degli indicatori e dei targets di riferimento. Per questa ragione la definizione del sistema di indicatori oggetto della proposta del CNEL è stata accompagnata da un processo di consultazione che ha visto la partecipazione dei diversi portatori di interesse che hanno contribuito al dibattito con osservazioni e proposte. Il progetto include infatti schede statistiche per 54 indicatori che sono il risultato del processo di consultazione. Alcuni indicatori, indicati nel corso della consultazione, non è stato possibile integrarli nel sistema a causa della mancanza della necessaria base informativa e statistica. La rassegna di queste carenze è stato uno degli obiettivi non secondari del progetto su cui si ritornerà più avanti. Contenuti e articolazione della consultazione La consultazione promossa dal CNEL ha coinvolto rappresentanti di enti, associazioni, organizzazioni ed istituzioni sulla scelta del sistema di indicatori. In particolare la consultazione ha avuto come oggetto: la metodologia generale del sistema informativo proposto a 4 livelli nell’ambito del dibattito internazionale sul tema degli indicatori per lo sviluppo sostenibile; la tripartizione degli indicatori secondo lo schema economia – società - ambiente; la selezione dei sottotemi e la coerenza con gli schemi già adottati dall’UE, l’ONU, OCSE e altri organismi internazionali; la strutturazione delle schede statistiche degli indicatori; il criterio di fondo del progetto e cioè quello di un modello basato sulla terna indicatore – target - tempo, in base al quale l’andamento degli indicatori scelti viene rappresentato come “distanza dall’obiettivo”. L’orizzonte temporale è 10 anni dopo il Summit di Johannesburg (2012); discutere l’obiettivo e identificare il gruppo di indicatori chiave da scegliere per il IV livello (core-set). La consultazione si è articolata come segue. Una fase preliminare è stata svolta prima delle consultazioni all’interno della Commissione per discutere la proposta da presentare come base per la discussione. Il documento pronto a fine giugno è stato distribuito ai partecipanti per la plenaria di fine luglio 2004. Si sono ricevute osservazioni scritte, cui si è risposto puntualmente, fino all’inizio di novembre. Come risultato generale la struttura del progetto organizzata nei tre domini società, economia e ambiente è stata 5 confermata. Tuttavia sono state apportata diverse modifiche sia a livello di tematismo e indici chiave che di indicatori di quarto livello con l’introduzione, tra altro, di tre nuovi indicatori nel dominio sociale. Quest’ultimo, oltre ad essere quello coperto con il maggior numero di indicatori, è stato tra tutti il più dibattuto dai partecipanti al tavolo mentre, dall’altro lato, quello ambientale ha ricevuto i maggiori consensi. Con questa nuova proposta il core-set, come auspicato in fase preliminare, è stato sensibilmente ridotto, passando da quasi 90 a 54 indicatori. Su questa seconda ipotesi si sono svolti alcuni approfondimenti legati soprattutto al dominio Economia che è stato ristrutturato e integrato per rappresentare esplicitamente il tema Competitività. Sulla base della terza proposta di indicatori si è svolta una seconda plenaria in febbraio che ha sostanzialmente accettato, con alcune modifiche (come ad esempio spostare l’indicatore delle Pratiche agricole sostenibili all’interno del tema biodiversità). In tutte le fasi si è affrontata la questione delle carenze informative che non rendono possibile l’inclusione di temi di grande rilievo – come l’Economia illegale, l’Efficienza delle infrastrutture di trasporto – o che non permettono una rappresentazione sufficiente di temi cruciali per la qualità dello sviluppo come la Partecipazione. Indicatori e target: un quadro di insieme Il risultato finale della consultazione per quanto riguarda la selezione degli indicatori è sintetizzato in tre tabelle che raggruppano per ciascun “dominio” – Economia, Società e Ambiente – i temi e i sotto temi, gli indici chiave e “gli indicatori del core-set”. La discussione è avvenuta principalmente per questi ultimi anche se alcune modifiche sono state chieste anche alla strutturazione dei livelli superiori. 6 ECONOMIA I tematismi del dominio Economia sono due: i modelli di produzione e consumo e la performance economica e finanziara. Nel complesso sono presenti 19 indicatori; l’indice chiave più corposo è quello della Competitività che include i temi dell’innovazione e della spesa in Ricerca e Sviluppo, oltre a quelli classici della produttività e del costo energetico dell’industria. TEMATISMI INDICI CHIAVE Materia Energia Trasporti Modelli di produzione e consumo Settori produttivi Rifiuti Qualità dell’economia Performance economica e finanziaria Competitività 7 CORE SET E1 Total Material Requirement E2 Consumi energetici E3 Produzione di energia da fonti rinnovabili E4 Trasporto su strada/ferro di persone e merci E5 Certificazioni ambientali E6 Produzioni alimentari di qualità E7 Destagionalizzazione dei flussi turistici E8 Produzione pro capite di Rifiuti urbani E9 Raccolta differenziata dei Rifiuti Urbani E10 Conferimento finale dei rifiuti E11 PIL pro capite E12 Economia sommersa E13 Debito pubblico nazionale E14 Percentuale di aiuti allo sviluppo sul PIL (ODA) E15 Investimenti per R&D da settor e privato E16 Investimenti per le Information & Communication Technologies E17 Brevetti E18 Costo energetico per l'industria E19 Oneri sociali sul costo del lavoro SOCIETA’ Nel Dominio che rappresenta la Società sono stati inseriti gli aspetti di equità del reddito, anche tra le aree del Paese, l’occupazione, la qualità della vita, la demografia e gli aspetti relativi alla conoscenza secondo gli la prospettiva europea di Lisbona. TEMATISMI INDICI CHIAVE Povertà Equità Differenziali socioterritoriali Occupazione Qualità degli ambienti urbani Qualità della vita Salute Sicurezza Demografia Ricerca, formazione, educazione Conoscenza Accesso all’informazione CORE SET S1 Ineguaglianza nella distribuzione del reddito S2 Famiglie a rischio di povertà S3 Tasso di disoccupazione/occupazione femminile S4 Inserimento degli immigrati S5 Dispersione dei tassi di occupazione regionali S6 Tasso di disoccupazione/occupazione nel Mezzogiorno S7 Tasso di disoccupazione/occupazione S8 Occupazione irregolare S9 Qualità del trasporto urbano S10 Qualità della vita nei piccoli comuni S11 Aspettativa di vita S12 Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociale S13 Sicurezza sul lavoro S14 Sicurezza dei trasporti S15 Criminalità e illeciti ambientali S16 Crescita naturale della popolazione S17 Persone che hanno ottenuto un titolo di educazione secondaria S18 Investimenti per R&D pubblici e universitari S19 Abbandoni scolastici prematuri S20 Accesso agli strumenti informatici S21 Livello di partecipazione e informazione pubblica 8 AMBIENTE Il Dominio Ambiente è costituito da 4 temi: atmosfera, geosfera, idrosfera e biosfera. In quest’ultimo tema sono state inserite due attività economiche che riguardano l’agricoltura e il prelievo delle specie ittiche. TEMATISMI INDICI CHIAVE CORE SET A1 Produzione di sostanze lesive per l’ozono A2 Emissione di sostanze acidificanti A3 Emissioni serra Qualità dell'aria A4 Qualità dell’aria nelle principali città italiane Gestione delle risorsa edafica A5 Uso di prodotti chimici in agricoltura Stato della risorsa edafica A6 Aree a rischio idrogeologico A7 Nuova superficie costruita Gestione della risorsa idrica A8 Prelievo di acqua ad uso potabile A9 Depurazione delle acque reflue Qualità delle acque interne A10 Stato ecologico dei corsi d’acqua A11 Stato ecologico dei laghi A12 Stato trofico delle acque marino-costiere A13 Superficie nazionale protetta A14 Livello di minaccia delle specie animali e vegetali A15 Pratiche agricole sostenibili A16 Prelievo delle principali specie ittiche Emissioni Atmosfera Geosfera Idrosfera Qualità delle acque marino-costiere Biodiversità Biosfera Gestione delle risorse biotiche 9 TABELLE DEI TARGET La scelta degli indicatori di quarto livello per il Progetto CNEL non può essere considerato un evento distinto e indipendente dalla selezione dei relativi target. In tal senso l'organizzazione della consultazione in fasi successive è stata dettata da considerazioni di tipo "operativo" al fine di facilitare e valorizzare il più possibile la discussione tra i partecipanti al Progetto. Insieme indicatori e target rappresentano il principale risultato del processo di elaborazione di una visione condivisa di sviluppo sostenibile per l'Italia. La definizione dei target risponde, innanzitutto, agli obblighi derivanti dalla normativa vigente, laddove esistenti (come ad esempio per la gran parte degli indicatori nel dominio Ambiente). In assenza di tali vincoli si è tenuto conto delle indicazioni contenute nei principali documenti di riferimento prodotti ad ogni livello, come il Piano d'azione del Summit mondiale ONU di Johannesburg, il sistema comunitario delle strategie di Lisbona e Goteborg e del VI Piano d'azione ambientale, la Strategia italiana di azione ambientale per lo sviluppo sostenibile. Nei restanti casi la selezione dei target è stata effettuata, coerentemente con gli obiettivi generali di sostenibilità, tenendo della situazione dei principali partner europei, con il fine di avvicinare l'Italia ai valori medi europei - laddove esiste un ritardo - o laddove la situazione è già relativamente buona alle migliori performance registrate. Per gli indicatori relativi al consumo di risorse, si è fatto riferimento al principio del cosiddetto Fattore 4 - che pone l'obiettivo di quadruplicare l'efficienza di uso delle risorse - fissato però sul lungo periodo (2050). 10 ECONOMIA E1 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con il principio “Fattore 4” viene fissato un target pari al dimezzamento del Total Material Requirement entro il 2025 sulla base del valore 1998. E2 Per l’indicatore proposto no n esistono riferimenti normativi. Il target per i Consumi energetici deve rispettare le prescrizioni del Protocollo di Kyoto e il criterio “Fattore 4” applicato, al 2025, all’input di combustibili non rinnovabili al netto della quota di rinnovabili. Il tar get 2012 così calcolato è pari a 169 Mtep. E3 Sulla base delle indicazione del VI Programma di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile della Commissione Europea (22% di energia elettrica rinnovabile al 2012, 25% per l’Italia) e dirottando sulle rin novabili l’aumento previsto della domanda energetica complessiva si fissa un target per la Produzione di energia da fonti rinnovabili pari a 24,3 Mtep al 2010. E4 Il Libro Bianco dei trasporti della CE propone come limite il valore del 1998 ma le obbliga zioni del Protocollo di Kyoto sono più restrittive. I target al 2012 per il Trasporto su strada/ferro di persone e merci prevedono una riduzione significativa del volume di mobilità stradale, 779 Mld UT, e un raddoppio del contributo della modalità ferrovi aria, su base 2000, che dovrebbe arrivare a coprire il 13,7% della mobilità complessiva. E5 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Tenendo conto degli andamenti registrati in Italia negli ultimi anni vengono fissati per le Certifica zioni ambientali , al 2012, i seguenti target: 8.000 certificazioni UNI EN ISO 14001, 700 registrazione EMAS, 2.000 Licenze Ecolabel. E6 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base degli andamenti registrati in Italia dalle Produzioni alimentari di qualità , è stato fissato un target pari a 220 riconoscimenti di Denominazione di Origine Protetta e di Indicazione Geografica Protetta nel 2012. E7 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerate le diffic oltà ad intervenire sulla Destagionalizzazione dei flussi turistici , si propone un target equivalente ad un miglioramento nella ripartizione mensile delle presenze del 20% al 2012, pari ad un valore per l’indice di 0,31. E8 Il V Programma di Azione Ambien tale per lo Sviluppo Sostenibile della Commissione Europea fissava un obiettivo di riduzione della Produzione di Rifiuti Urbani al 2000 abbondantemente superato. L’ISSI ha proposto, nel rapporto del 2002, un target al 2012 pari a 483 kg pro capite, prevede ndo una stabilizzazione della produzione ai livelli del 2001 in cinque -sei anni e una successiva riduzione dell’1% annuo. E9 Il D.lgs. 22/97 pone tre obiettivi per la Raccolta differenziata di Rifiuti Urbani , da raggiungere a livello di Ambito territorial e Ottimale (ATO): il 15% nel 1999, il 25% nel 2001 e il 35% nel 2003. Sul lungo termine non ci sono indicazioni a livello normativo: in considerazione dei valori attuali e dell’andamento registrato, l’Istituto per lo Sviluppo Sostenibile ha proposto un ta rget al 2012 pari a un tasso di raccolta differenziata del 55%. E10 Viene assunto il target proposto nella comunicazione della Commissione Europea per il VI Programma d’Azione Ambientale, pari ad un ammontare di Rifiuti Urbani smaltiti in discarica di 11, 0 Mt al 2050 ( -50% rispetto al 2000). E11 Viene assunto un target coerente con le indicazioni Consiglio Europeo di Lisbona, che indica una crescita del pro capite del 3% medio annuo a valori di mercato. E12 Per l’indicatore proposto non esistono rif erimenti normativi. Sul medio -lungo periodo il target relativo al contributo dell’Economia sommersa al PIL deve essere pari a zero: ma considerando i valori e l’andamento registrati nel decennio 1992 -2002 si propone un target intermedio al 2012 del 7,5%, p ari a un dimezzamento del valore 2002. E13 Il target viene fissato in rispetto degli accordi sottoscritti con l’Unione Europea (Trattato di Maastricht) e coerentemente alle previsioni di riduzione del Debito pubblico fatte dal Governo italiano. E14 Viene fissato un target al 2012 coerente con gli impegni presi nel 1992 a Rio de Janeiro, che prevede una Percentuale di aiuti allo sviluppo (ODA) 0,7% del PIL. E15 Viene fissato u target coerente con le indicazioni del Consiglio europeo di Lisbona, pari ad u per R&D da settore privato del 2% del PIL al 2010. E16 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base degli obiettivi generali approvati al Consiglio di Lisbona nel 2000 e del deficit accumulato dal nost ro Paese viene fissato un target al 2010 pari al valore medio europeo di Investimenti per le Information & Communication Technologies (ICT). E17 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2012 di allineament medi europei e pari a 17.500 Brevetti . E18 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2012 di allineamento ai valori medi europei registrati in termini di Costo energetico per l’industria . E19 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene fissato un target al 2010 pari alla % di sociali sul costo del lavoro rivelata per la media europea. 11 PIL n livello di Investimenti o ai valori Oneri SOCIETA’ S1 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerato il ritardo accumulato dal nostro Paese nella lotta all’ Ineguaglianza nella distribuzione del reddito , il target fissato per l’Indice di Gini al 2010 è pari al valore medio registr ato dai più virtuosi partner europei negli anni ’90, pari a 0,25. S2 L’impegno preso in sede di Nazioni Unite di dimezzare il numero di poveri nel mondo entro il 2015 viene ripreso a livello nazionale per la percentuale delle Famiglie a rischio di povertà . Il dimezzamento, calcolato su base 2000, porta a un target di 6,2%. S3 I target per il Tasso di disoccupazione e occupazione femminile sono fissati sulla base delle indicazioni date dal Consiglio di Lisbona e risultano pari, rispettivamente, al 60% e al 4% al 2010. S4 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. I target per l’ Inserimento degli immigrati sono determinati in modo da annullare i divari con i cittadini italiani, fissando come target al 2012 per il tasso di scolarità e det enzione i valori medi nazionali registrati nel decennio 1993 -2003: rispettivamente 69,6% e 0,1%. S5 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata la rilevanza del tema e i valori registrati peggiori della media UE, è stato fiss ato al 2010 un target per la Dispersione dei tassi di occupazione regionale pari al dimezzamento del primo anno disponibile: 8,6%. S6 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base della necessità di intervenire urgentemente su tale aspetto sono stati fissati come target al 2010 per i Tassi di disoccupazione/occupazione nel Mezzogiorno valori medi nazionali registrati al 2000: 10% e 55%. S7 I target per i Tassi di occupazione e disoccupazione sono fissati sulla base delle indi cazioni date dal Consiglio di Lisbona e risultano pari, rispettivamente, al 70% e al 4% al 2010. S8 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. L’ Occupazione irregolare rappresenta un fenomeno particolarmente rilevante per l’Italia: il t arget proposto al 2012 corrisponde al dimezzamento dell’incidenza sull’occupazione totale della componente irregolare. S9 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata l’urgenza di intervenire per migliorare la Qualità del tra sporto urbano , ma anche le difficoltà che si incontrano agendo su tale elemento, viene proposta una riduzione minima dei tempi di percorrenza casa -lavoro e casa -scuola. S10 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerato il ruolo rilevante che la presenza di servizi di varia natura ha nel determinare la Qualità della vita nei piccoli comuni , si propone di dimezzare entro il 2012 il differenziale di accesso ad eventi culturali tra piccoli comuni e il resto del Paese. S11 Per l’in dicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Visti i valori elevati di Aspettativa di vita alla nascita registrati dall’Italia per fissare gli obiettivi sono stati presi come riferimento i trend di uno dei Paesi più virtuosi del mondo, il Giappone : si individuano così i target al 2010 pari a 81 e 86 anni per uomini e donne. S12 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Visto il persistere per il nostro paese di valori non particolarmente brillanti è stato fissato come target a l 2010 la performance dell’UE -15, pari ad un livello di Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociali del 27,5% del PIL. S13 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Considerata la rilevanza del tema sono stati fissati dei target per la Sicurezza sul lavoro pari ad un dimezzamento, al 2012, del numero di morti e di feriti attuali. S14 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Seguendo le indicazioni del Consiglio Europeo in materia di Sicurezza dei trasporti si fissa un target al 2010 pari al dimezzamento di morti e feriti per incidenti stradali. S15 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In attesa delle indicazioni a livello comunitario è stato fissato un target al 2025 pari all’annull amento di Criminalità e illeciti ambientali . S16 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Nell’ottica di una stabilizzazione della popolazione nazionale viene fissato un target al 2010 pari ad un tasso di Crescita naturale della popo lazione pari a 0. S17 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni provenienti dal Consiglio Europeo e considerato il livello di Educazione secondaria nel nostro Paese si è stabilito un target al 2010 pari all media UE -15 del 2002: 64,6% di persone in possesso di un titolo di educazione secondaria. S18 Il target al 2010 è stato fissato seguendo le specifiche indicazioni della Strategia di Lisbona e risulta, pertanto, pari all1% del PIL per gli Investimenti p er R&D pubblica e universitaria . S19 Il target al 2010 per gli Abbandoni scolastici prematuri è stato fissato sulla base delle indicazioni della Strategia di Lisbona: il 13,2% pari ad un dimezzamento del valore registrato per l’Italia nel 2001. S20 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Il target al 2010 è stato fissato sulla base delle indicazioni formulate in sede comunitaria e delle Nazioni Unite, prevedendo un pieno Accesso agli strumenti informatici , pari al 100% delle famigl ie connesse ad internet. S21 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con gli obiettivi della Convenzione di Aarhus si è deciso di fissare un raddoppio al 2010 dei Livelli di partecipazione pubblica su base 2000. 12 i a AMBIENTE A1 Il target per la Produzione di sostanze lesive per l’ozono è fissato in sede internazionale dal Protocollo di Montreal ed è pari a un azzeramento della produzione complessiva al 2008. A2 I target per le singole sostanze acidificanti sono fissati a live llo internazionale nell’ambito della Convenzione di Ginevra. Questa prevede un azzeramento delle Emissioni di sostanze acidificanti al 2020, fissando limiti intermedi al 2010 per le singole sostanze. A3 Il target per le Emissioni di gas serra è stato fis sato durante il negoziato comunitario per la suddivisione dei carichi dell’obiettivo di riduzione assunto dall’UE nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Per l’Italia è prevista una riduzione del 6,5% rispetto al valore 1990 entro il 2012. A4 I target per l e sostanze critiche in termini di Qualità dell’aria nelle principali città italiane sono fissati dalle direttive comunitarie. Gli inquinanti monitorati sono il biossido di zolfo, il benzene, l’ozono e le polveri sottili per ognuno dei quali sono previsti l imiti alle concentrazione e/o ai superamenti al 2010. A5 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. In coerenza con il principio “Fattore 4” viene fissato un target pari al riduzione del 50% entro il 2025 nell’ Uso di prodotti chimici in agricoltura sulla base dell’ultimo dato disponibile (2002): si ottengono così valori target pari a 80,4 e 5,1 kg/ha per fertilizzanti e prodotti fitosanitari. A6 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Viene riproposto il criterio u tilizzato da ISSI nel Rapporto 2002 secondo il quale è necessario fissare al 2012 un target per la superficie delle Aree a rischio idrogeologico corrispondente al dimezzamento dei valori attuali e pari, quindi al 3,5% del territorio nazionale. A7 Per l’in dicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base di diverse considerazioni che vanno dalla sostanziale stabilità demografica, alla ampia disponibilità di abitazioni non occupate fino alla rilevanza degli impatti crescenti generati sull’ambi ente dall’espansione delle aree edificate, si è fissato un target al 2012 pari a 0 per l’indice Nuova superficie costruita , che corrisponde ad una sostanziale stabilizzazione di edifici e infrastrutture. A8 Per l’indicatore proposto non esistono riferime nti normativi. Sulla base di considerazioni connesse principalmente alla necessità di arrestare la crescita dello sfruttamento di una risorsa, quella idrica, che mostra segni di sofferenza, si è fissato un target al 2012 per il Prelievo di acqua ad uso pot abile pari a 5 miliardi di mc, raggiungibile migliorando l’efficienza di sistema del settore. A9 Il target per il livello di Depurazione delle acque reflue è stato fissato posponendo al 2008 fissato dalla normativa nazionale di riferimento al 2000 e mai raggiunto, pari alla presenza di trattamenti secondari in tutti gli agglomerati di dimensioni rilevanti. A10 Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno sufficiente e buono per tut ti i corsi d’acqua rispettivamente entro il 2008 e il 2015. A11 Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno sufficiente e buono per tutti bacini italiani rispettivamente entro il 2008 e il 2 015. A12 Il target è fissato dalla normativa di riferimento e prevede che sia raggiunto uno Stato trofico delle acque marino costiere sufficiente e buono per tutti le stazioni di campionamento rispettivamente entro il 2008 e il 2015. A13 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni internazionali e nazionali in materia di tutela della Biodiversità, per l’indice di Superficie nazionale protetta sono stati fissati target corrispondenti, per le aree terrestri al mantenimento dell’attuale tasso di crescita e, per le aree marine, ad un raddoppio delle superficie attuale: rispettivamente il 15% e il 5,6%. A14 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle indicazioni prodotte al Verti ce di Johannesburg ed accolte, e rinforzate, dalla comunità europea con il VI Programma d’azione ambientale, si propone di dimezzare entro il 2010 il Livello di minaccia delle specie animali e vegetali. A15 Per l’indicatore proposto non esistono riferimen ti normativi. Il target al 2012 è stato fissato sulla base delle indicazioni in materia fornite a livello internazionale nonché dello stesso recente orientamento della Politica Agricola Comune, e degli andamenti registrati in Italia: si prevede, quindi, un estensione delle Pratiche agricole sostenibili pari alla metà della Superficie agricola nazionale. A16 Per l’indicatore proposto non esistono riferimenti normativi. Sulla base delle precise indicazioni in materia di pesca prodotte la Vertice di Johannesb urg si propone di riportare entro il 2015 il Prelievo delle principali specie ittiche livelli in grado di assicurare la massima resa sostenibile sul lungo periodo. 13 Stato ecologico dei corsi d’acqua Stato ecologico dei laghi - a I risultati della analisi degli indicatori Va ricordato che i dati più recenti inseriti nel sistema statistico qui riportato sono del 2003 (dati consolidati). I risultati delle analisi condotte sono rappresentabili ai diversi livelli di aggregazione, dal singolo indicatore, agli indici chiave, ai tematismi e a livello di dominio (economia, ambiente e società). Un indicatore integrato di sostenibilità consente un giudizio integrato dei tre domini. L’indicatore integrato di sostenibilità (che è la sintesi di tutti gli indicatori) al 2003 è inferiore a circa il 30% dell’obiettivo per quell’anno. La linea a destra rappresenta l’evoluzione verso l’obiettivo di sostenibilità calcolato sui target degli indicatori). In generale l’andamento degli indicatori di sostenibilità indica che il dominio che registra nel periodo considerato l’andamento peggiore è quello dell’Economia; il dominio Ambiente presenta un andamento intermedio mentre relativamente più positivo è l’andamento del dominio Società. Per ciascun dominio si riportano gli indicatori che presentano uno stato negativo, intermedio e positivo. Economia L’andamento generale del dominio Economia è sostanzialmente piatto nel periodo preso in esame. In termini di distanza dall’obiettivo di sostenbilità la proiezione al 2012 lascia l’indicatore ai minimi con una distanza del 95% dall’obiettivo. I principali motivi di questo andamento nettamente negativo sono da ascriversi sia agli aspetti relativi ai Modelli di produzione e consumo (in particolare ai temi energia e trasporti) che alla Performance economica e finanziaria (in particolare ai temi legati alla competitività). In particolare, gli indicatori che mostrano una maggiore criticità sono: - Una crescita eccessiva del trasporto su gomma di merci e passeggeri - Un andamento negativo negli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese. - Un andamento negativo degli investimenti in cooperazione allo sviluppo. - Un aumento dei prezzi medi dell’energia (elettricità e gas) per gli usi industriali. - Scarsa produzione di brevetti rispetto alla media europea. 14 Alcuni indicatori presentano un andamento intermedio: il tema dei Rifiuti mostra nella media un andamento debolmente positivo anche se, com’è noto, il tema rimane fortemente critico nelle regioni meridionali; il tema dell’Energia, sul quale l’Italia si trova in ritardo rispetto agli obiettivi fissati dal Libro Bianco sulle fonti rinnovabili. L’indicatore di Destagionalizzazione del turismo rimane stabile anche se si nota un miglioramento nella distribuzione dei flussi turistici nell’anno del Giubileo e nell’anno successivo. Tra gli indicatori che mostrano un andamento relativamente positivo troviamo: La produzione agroalimentare di qualità L’andamento delle certificazioni ambientali Società L’andamento generale rimane negativo. Gli aspetti che pesano maggiormente sono: i differenziali socio-territoriali, la sicurezza (sul lavoro, sulle strade, anche se su quest’ultimo un relativo miglioramento, pur temporaneo, emerge successivamente al 2003 con l’introduzione della patente a punti), gli illeciti ambientali. In particolare, gli indicatori che sono lontani dal target sono: spersione dei tassi regionali di occupazione Occupazione nel Mezzogiorno Occupazione irregolare Qualità del trasporto urbano Sicurezza sul lavoro Sicurezza nei trasporti Criminalità e illeciti ambientali Crescita naturale della popolazione Investimenti pubblici in R&S Altri indicatori si presentano in uno stato intermedio rispetto ai target di riferimento: Distribuzione del reddito (indice di Gini) Famiglie a rischio di povertà (fino al 2003). Si tratta di un indicatore che più recentemente potrebbe aver cambiato segno Disoccupazione femminile (il dato è in lieve miglioramento al 2003) Inserimento immigrati Tasso di occupazione generale Qualità ambienti urbani Istruzione secondaria Accesso strumenti informatici Partecipazione cittadini Alcuni indicatori mostrano uno stato positivo: Aspettativa di vita Investimenti nella sanità e nella sicurezza sociale Abbandoni scolastici prematuri 15 Ambiente Nel dominio ambientale si hanno le maggiori carenze informative (l’idrosfera è un tematismo del tutto assente,). Gli indicatori che si trovano in uno stato di maggiore criticità sono: Emissioni di gas a effetto serra Uso di prodotti chimici in agricoltura Prelievo specie ittiche Per altri indicatori si ha uno stato intermedio: Emissioni sostanze acidificanti Superficie costruita Pratiche agricole sostenibili Gli indicatori che presentano al 2003 uno stato positivo sono: La produzione di sostanze ozono-distruttive Qualità dell’aria nelle aree urbane Superficie protetta La Qualità dell’aria nelle aree urbane è composta da un indicatore integrato di 6 variabili. Al 2003 – ultimo anno rappresentato nel sistema informativa - l’andamento dell’indice integrato era in linea col target. Recentemente si registra un netto peggioramento della situazione per il PM10 per il quale si è avuto – già nei primi mesi dell’anno - il superamento del numero massimo dei livelli di allarme previsto dalla normativa in vigore dal 2005. Le principali carenze informative della base conoscitiva L’utilizzo di un indicatore nella metodologia proposta dal Progetto richiede che di questo indicatore esista una serie storica di dati, che tali dati siano prodotti nello stesso modo o che siano in modo semplice confrontabili tra loro. Nel corso della ricerca e nelle fasi di consultazione sono state riscontrate diverse carenze del sistema informativo italiano, in quello comunitario e anche a livello internazionale. Le carenze riguardano sia l’esistenza stessa di determinati indicatori, che l’esistenza di un numero sufficiente di dati per coprire un andamento di 8-10 anni. Dominio Economia Il dominio economico è quello che, dal punto della dotazione statistica, risulta essere sostenuto dal più completo sistema informativo. Per la maggior parte dei dati è possibile disporre di adeguate serie storiche e metodologie di raccolta e elaborazione consolidate. Non mancano, tuttavia, anche in questo settore elementi di criticità che hanno limitato una trattazione esaustiva di tutti gli aspetti, in particolare per quelli di natura più qualitativa, considerati rilevati ai fini dello sviluppo sostenibile. La principale carenza del sistema informativo nazionale può essere ricondotta all’incapacità, peraltro comprensibile, di valutare in modo soddisfacente la quota di economia illegale e criminale. Si tratta di una questione rilevante che ha ripercussioni in tutti i domini dello sviluppo e che rappresenta, inoltre, un elemento caratterizzante del sistema Italia. Tuttavia si dispone attualmente solo di stime sporadiche, che valutano in maniera 16 approssimativa il fenomeno e che non permettono di rappresentarlo in modo statisticamente affidabile. Va comunque riportata la richiesta unanime del tavolo di lavoro di considerare l’illegalità tra i principali determinanti della sostenibilità di un Paese. Quello della mobilità di merci e passeggeri rappresenta uno dei principali determinanti dell’insostenibilità ambientale dei paesi ad alto livello di sviluppo. Oltre agli impatti negativi sulla matrice ambientale in termini di inquinamento, frammentazione ecologica e consumo di risorse, la mobilità produce una serie di effetti negativi nei domini sociale ed economico. Se la necessità di intervenire per ridurre in termini quantitativi le pressioni esercitate sull’ambiente è oramai comunemente accettata, è altrettanto condivisa l’idea che sia possibile intervenire sull’efficienza del sistema delle infrastrutture di trasporto e sul governo della domanda di mobilità al fine di produrre un aumento del livello di benessere complessivo. Non è stato possibile, tuttavia, proporre un indice o un indicatore in grado di valutare quest’ultimo aspetto. È possibile, in quest’ambito, solamente segnalare un indice elaborato dall'ISFORT (Accessibilità infrastrutturale dei Sistemi Locali del lavoro - 2002) che misura, in termini di tempi di percorrenza, il rapporto tra l’offerta e la domanda di mobilità sui principali nodi del Paese. Questo indice non è, però, utilizzabile al momento in quanto presenta una copertura abbastanza parziale del tema, non è possibile di disporre di una serie storica adeguata e la metodologia utilizzata è ancora in fase di sperimentazione. Devono essere segnalati altri due aspetti per i quali, non essendo disponibili serie storiche adeguate, non sono stati inseriti specifici indicatori: si tratta della diffusione dei prodotti verdi (Green Procurement) presso le pubbliche amministrazioni e di sistemi di gestione integrata per la sicurezza e l’ambiente di lavoro. Dominio Società Il dominio sociale è quello per il quale si dispone, forse, di una minore elaborazione sistematica volta alla definizione di una struttura di indici e indicatori di sostenibilità. Ciò appare evidente anche dalla strutturazione particolarmente articolata dei temi e indici chiave proposti. È proprio in questo dominio, infatti, che sono state rilevate le principali difficoltà di natura concettuale nel definire specifici indicatori e target. Probabilmente anche per questo motivo il dominio sociale si è rivelato l’ambito nel quale sono stati necessari il maggior numero di indicatori ai fini di una valutazione che apparisse adeguata. La questione della povertà, pur trattata, non appare descritta in maniera adeguata dagli indicatori attualmente disponibili. In particolare l’utilizzo di specifiche fasce di reddito o consumo non consente, ad esempio, di valutare la gravità del fenomeno al di sotto di determinati livelli, ne di indagare l’effettivo grado di disagio connesso, ad esempio, al c.d. fenomeno della povertà grigia. Circa le questioni occupazionali va messa in evidenza l’impossibilità di definire un indicatore adeguato e condiviso capace di monitorare gli aspetti qualitativi del mercato del lavoro. In particolare il set di indicatori proposto non è in grado di valutare le questioni connesse ai recenti sviluppi del sistema contrattuale del lavoro e dei recenti fenomeni associati alla flessibilità e alla 17 precarizzazione. In quest’ambito le continue trasformazioni delle stesse definizioni normative in campo occupazionale rappresentano un serio ostacolo all’individuazione di variabili di controllo affidabili nel tempo. Il Progetto CNEL prevede un indice sintetico sull’inserimento degli immigrati nel tessuto socio-economico nazionale. L’indice è stato appositamente sviluppato dall’ISSI facendo riferimento ad un lavoro sul tema svolto dal CNEL stesso in collaborazione con la Caritas. Tuttavia, a causa di un’informazione parziale e discontinua su scala temporale, sono stati inseriti nell’indice solo alcuni degli aspetti che sembrano poter descrivere il complicato processo di integrazione degli stranieri in Italia. Nella definizione della qualità della vita in ambiente urbano è stato necessario elaborare degli indici specifici per il Progetto. Questi vanno considerati dei primi tentativi di approcciare una questione di estrema rilevanza per lo sviluppo sostenibile utilizzando gli strumenti degli indicatori. In tale contesto sarebbe auspicabile, poi, approfondire anche le relazioni tra qualità della vita e degrado dell’ambiente urbano, attraverso specifiche indagini anche a carattere epidemiologico, oltre le stime correnti relative agli effetti delle polveri sottili. urante le fasi di consultazione è stata espressa la necessità di affrontare, nell’ambito degli aspetti demografici, i fenomeni connessi alle migrazioni interne e agli squilibri territoriali che esse possono generare. In particolare è stata sottolineata l’importanza delle conseguenze che l’abbandono delle c.d. aree interne produce in termini di degrado del territorio, perdita di tradizioni e diversità culturale, accentramento nelle principali aree urbane. Pur essendo evidente la rilevanza dell’argomento e pur disponendo di indagini approfondite sulle dinamiche demografiche interne, non è stato possibile, tuttavia, predisporre un indicatore o un indice adeguato. Ciò è da imputare, in primo luogo, alla mancanza di specifici studi orientati al monitoraggio e alla valutazione dei fenomeni demografici rispetto agli effetti prodotti sulla sostenibilità. Un ultimo tema sociale, richiamato più volte in fase di consultazione e trattato in modo solo parzialmente adeguato nel sistema degli indicatori, è quello relativo alla partecipazione pubblica. In questo caso si può rilevare una duplice carenza, sia a livello concettuale, che non permette di definire efficacemente il concetto di partecipazione, sia a livello statistico, che inibisce anche i più timidi tentativi di predisporre una valutazione quantitativa del fenomeno. Dominio Ambiente Se da un lato il dominio ambientale è stato quello per il quale si è riscontrata la massima condivisione circa la sua strutturazione tematica del sistema di indicatori, a conferma degli approfondimenti concettuali di cui è stato oggetto nell’ambito degli studi di sostenibilità, dall’altro è quello che presenta tuttora le maggiori limitazioni in fatto di dotazione statistica. Le carenze informative, che vanno considerate tali sempre in relazione alle specifiche esigenze del progetto, sono tali da aver impedito, caso unico in tutto il lavoro, la composizione dei livelli superiori al quarto di un intero tematismo (idrosfera). Le carenze rilevate si traducono prima di tutto nell’indisponibilità di adeguate serie storiche sia sui consumi totali di acqua che sulla qualità dei corpi idrici (gli indicatori attualmente di riferimento 18 coprono parzialmente il territorio e solo per 2 o 3 anni), fatto che, almeno in parte, può essere attribuito ad una tradizione relativamente recente della statistica ambientale nazionale. L’atmosfera risulta essere, tra i temi ambientali, quello per il quale si dispone di una maggiore quantità di dati di discreta qualità. Ciò può essere, in buona parte, ricondotto agli accordi internazionali, sottoscritti dal nostro Paese, che caratterizzano da anni il dominio e in base ai quali è stato necessario sviluppare un adeguato bagaglio di conoscenze. Vanno comunque segnalate alcune difficoltà incontrate, in particolare, nella definizione di un indice sulla qualità dell’aria nelle aree urbane: tale indice, sviluppato dall’ISSI espressamente per il Progetto CNEL, soffre di una disponibilità di dati circoscritta e spesso frammentaria, accompagnata da carenze nel sistema di rilevamento che rendono difficile produrre trend affidabili per le principali grandezze considerate. Per valutare lo stato della componente edafica sono stati utilizzati, principalmente, indicatori di tipo indiretto. Quella che si riporta rappresenta, quindi, una valutazione basata su di una conoscenza solo approssimativa della reale situazione. In particolare mancano dati affidabili e disponibili nel tempo per costruire indicatori sul livello di contaminazione del suolo. Come già accennato, per l’idrosfera non è stato possibile comporre gli indici di terzo e secondo livello a causa della mancanza di serie storiche. Ciò vale sia per gli aspetti legati alla disponibilità e all’uso della risorsa, sia per quelli connessi alla qualità delle acque. Su questi ultimi l’entrata in vigore del D.Lgs 152/99, in recepimento delle direttive comunitarie in materia, ha spinto il sistema statistico nazionale a dotarsi di specifici indici e indicatori, ma la recente introduzione degli indici previsti dal Decreto, insieme ad un sistema di monitoraggio ancora non del tutto consolidato, impediscono ogni tentativo di definire un trend affidabile. Non può non essere, inoltre, rilevata una conoscenza solo approssimativa degli aspetti quantitativi della risorsa, che non consente di identificare limiti certi ai tassi di prelievo, peraltro anch’essi caratterizzati da un informazione inadeguata. Nel tentare di fornire una valutazione quantitativa dello stato della Biosfera ci si scontra con difficoltà di natura diversa, riconducibili sia a limiti concettuali/metodologici che statistici. Riguardo i primi bisogna, comunque, evidenziare come negli ultimi anni siano stati prodotti tutta una serie di specifici lavori sugli indicatori, sia a livello internazionale, ad esempio nell’ambito della Conferenza sulla Biodiversità dell’ONU, che a livello comunitario all’interno dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. In questi lavori si è tentato di individuare criteri e strumenti adeguati a rispondere agli impegni del Summit Mondiale di Johannesburg di ridurre, e addirittura arrestare come previsto dalle direttive comunitarie, la perdita di biodiversità entro il 2010. Purtroppo a livello istituzionale, sia nazionale che comunitario, non è stata ancora individuata una modalità di monitoraggio condivisa. L’assenza di una chiara domanda di informazione si traduce, come spesso accade, in una difficoltà del sistema statistico nazionale a fornire dati e informazioni sufficienti. Tra le diverse possibilità vagliate nel tentativo di selezionare indici o indicatori per il tema in questione è stata considerata anche quella relativa all’analisi della presenza delle sementi autoctone, abbandonata per carenza di dati e per la necessità di ulteriori approfondimenti concettuali. 19 Gli indicatori selezionati rimangono, comunque, carenti e, ad esclusione forse di quello sviluppato proprio da ISSI sulle popolazioni ittiche, non riescono a dare informazioni essenziali circa lo stato delle popolazioni, la loro resilienza, come anche la frammentazione degli habitat e la connettività delle aree poste sotto tutela. Infine, un aspetto che è stato sollevato nel corso delle consultazioni riguarda l’efficacia della spesa ambientale. Per fare un esempio, ma lo stesso vale anche per l’efficacia di altri capitoli di spesa, la spesa pubblica per la depurazione delle acque andrebbe confrontata sul numero di depuratori effettivamente in funzione, in termini di abitanti equivalenti effettivamente serviti rispetto alla previsione di spesa. A parte una indagine del 1999, su questo tema non vi sono dati sufficienti a fare un confronto statisticamente significativo. OSSERVAZIONI Il nostro Paese, in numerosi atti del Governo e del Parlamento, ha assunto la sostenibilità dello sviluppo come indirizzo di fondo a cui ricondurre la propria azione e quella dell’insieme dei soggetti economici e sociali. A questo impegno, tuttavia, ancora non ha fatto seguito l’adozione di un sistema integrato di indicatori di sostenibilità finalizzato alla valutazione periodica della performance del nostro sistema economico, produttivo e dei consumi e del suo impatto ambientale e sociale. Questo ritardo comporta che nel dibattito in merito alla qualità delle politiche per lo sviluppo, in assenza di un sistema di valutazione rigoroso, condiviso e verificabile, tende a prevalere, da parte dei singoli soggetti, un approccio non equilibrato nelle valutazioni e comunque troppo spesso condizionato da specifici interessi. La mancanza di equilibrio e di convergenza da parte dei numerosi protagonisti delle strategie di sviluppo, determina molto spesso, come testimonia l’esperienza, situazioni di conflittualità che influiscono in maniera decisamente negativa sull’andamento dei programmi, sia pubblici che privati e di conseguenza con ricadute negative di carattere economico, sociale ed ambientale. Dai risultati del progetto del CNEL emergono infatti con chiarezza i numerosi punti di criticità del sistema economico e sociale italiano e gli aspetti ambientali e sociali di maggiore difficoltà. Dalle consultazioni dei protagonisti dello sviluppo promosse dal CNEL è comunque emersa con nettezza la conferma della adesione alla strategia della sostenibilità, nel significato riportato in premessa. D’altra parte questa stessa disponibilità è alla base dell’accordo promosso dal CNEL in merito alla qualificazione dei contesti territoriali e al sostegno alla certificazione sottoscritto dall’insieme delle forse sociali e dalle associazioni ambientaliste e del terzo settore. Le parti sociali hanno altresì dimostrato la condivisione del progetto del CNEL di elaborare un sistema integrato di indicatori di sostenibilità ed hanno ampiamente contribuito alla sua elaborazione sia sotto il profilo metodologico che della coerenza con il contesto nazionale. L’approfondimento di merito ha consentito di mettere in evidenza le carenze che in alcuni punti caratterizza il sistema informativo e statistico, in 20 parte dovute a problemi concettuali e di definizione, anche per la relativa novità di alcuni temi e, per altri temi, dovute a difficoltà del sistema informativo nazionale di produrre dati certificati. Da questo punto di vista l’aspetto di maggiore rilievo che al momento non può essere coperto dal sistema di indicatori riguarda il peso dell’economia illegale e criminale, tema si può dire tutto italiano, che ha notevoli influenze su tutti e tre i domini della sostenibilità. D’altronde la difficoltà a identificare dati statistici sufficientemente affidabili è intrinseco alla natura del tema. PROPOSTE Le politiche per lo sviluppo sostenibile richiedono l’adozione di un sistema di indicatori capace di integrare la dimensione economica con quella sociale ed ambientale. L’adozione di un sistema integrato di indicatori con riferimento ai tre pilastri della sostenibilità, economico, sociale ed ambientale, consente di superare contemporaneamente tanto l’approccio prevalentemente economicistico nella valutazione della crescita del sistema economico e produttivo, quanto l’approccio prevalentemente ambientalista nella valutazione del grado di sostenibilità del sistema. L’esperienza di vari Paesi dimostra infatti che l’adozione di un sistema integrato di indicatori si pone come punto qualificante tanto nella elaborazione delle strategie politiche tese allo sviluppo, quanto nella valutazione dei loro effetti. L’esperienza dimostra altresì che il sistema di indicatori, affinché si dimostri strumento utile ed efficace per valutare attentamente la performance di sostenibilità, deve tener conto delle specificità economiche, ambientali e sociali del paese a cui fanno riferimento. La condivisione del sistema di indicatori da parte dell’insieme delle forze economiche e sociali è la condizione per verificare la coerenza del sistema al contesto a cui viene applicato. L’ individuazione del sistema di indicatori deve comunque collocarsi all’interno di un quadro conoscitivo statisticamente affidabile e confrontabile con i sistemi adottati a livello internazionale e a livello comunitario; Il progetto del CNEL ha identificato un insieme di indicatori strutturato a più livelli che ha mostrato un buon grado di condivisione nelle diverse fasi di consultazione che si sono susseguite; La scelta di rappresentare gli indicatori rispetto a un target definito temporalmente e di dare dunque una caratteristica di performance all’indicatore, oltre a essere in sintonia con l’approccio generale dell’UE, aumenta la capacità comunicativa dell’indicatore e fornisce un punto di riferimento per le analisi dell’efficacia delle politiche nei diversi settori; La strutturazione di un insieme di indicatori per lo sviluppo sostenibile è rilevante anche per definire le priorità dell’integrazione delle politiche ambientali nelle politiche di settore, quali ad esempio le politiche per il turismo o le politiche agricole; 21 La metodologia elaborata dal CNEL vuole essere un contributo alla definizione di un sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile e di un loro aggiornamento e revisione periodica. Al riguardo il CNEL, nel mentre sollecita le istituzioni responsabili ad assumere e rendere operativo un sistema di indicatori nazionale, per contribuire fattivamente a questo obiettivo si impegna ad avviare una prima sperimentazione redigendo un proprio rapporto di sostenibilità del Paese Il CNEL inoltre, in relazione ai temi dei diversi domini rappresentati dal sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile, si farà promotore e solleciterà una attività di approfondimento con forum tematici sia per l’analisi delle politiche in atto e dell’evoluzione dei diversi temi, che per le questioni inerenti le priorità per il rafforzamento della base informativa. Riguardo alle carenze informative e statistiche rilevate dal progetto, il CNEL sollecita enti e istituti preposti a risolvere i problemi riscontrati nella disponibilità dei dati e delle informazioni. In particolare tra questi emergono con particolare rilievo: - il tema della partecipazione, la cui definizione statistica attuale appare insufficiente. D’altronde, l’uso dei sistemi di indicatori per descrivere le politiche pubbliche ha senso solo se al contempo si promuovono forme di partecipazione alle decisioni del pubblico come dei lavoratori; - il tema della qualità urbana rimane ancora definito in modo non esauriente, in modo particolare per quanto attiene al tema della mobilità; - la definizione di un indicatore di perdita di biodiversità andrebbe risolta con una attività apposita che sia in sintonia con quanto va emergendo a livello internazionale; - la copertura dei dati relativi al consumo complessivo della risorsa idrica è particolarmente rilevante; - il difficilissimo tema del peso dell’economia illegale e criminale, da studiare e rappresentare nell’ambito dal sistema statistico nazionale nelle forme e nei metodi possibili e praticabili. 22