Agosto 2007 – anno 12
GATzettino N.45
delle arti del disegno
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Gruppo Acquerellisti Ticinesi
SOMMARIO
Editoriale: www.artegat.ch / Mosaico: Gli anni del miele amaro (Felice Filippini) – Alla scoperta delle
Langhe (Isa Viglezio) – Ricordando Tommaso / Appuntamenti GAT.
EDITORIALE
Care amiche, cari amici,
come promesso é ora attivo il nostro sito che
potete visitare all’indirizzo www.artegat.ch .
Come potete osservare alcune pagine sono ancora
in fase di realizzazione e se avete osservazioni o
proposte non esitate a comunicarcelo, per chi è in
rete tramite la nostra posta elettronica all’indirizzo
[email protected] . Potremo così facilmente
comunicare le nostre proposte e appuntamenti e a
questo scopo vi preghiamo di inviarci i vostri
indirizzi di posta elettronica. Tutto ciò è stato
possibile grazie alla preziosa collaborazione di
Antonio Fontana ( informatico, amico di Isa )
e di Monica Succetti che ringraziamo di cuore.
Monica si è pure messa a disposizione per la
gestione del sito alfine di renderlo sempre
aggiornato. Come potete osservare abbiamo creato
uno spazio dedicato alla galleria dove inseriremo
fotografie di lavori effettuati durante le nostre
attività e caratterizzanti la scuola.
Siamo convinti che con questa realizzazione
potremo farci conoscere meglio e promuovere in
modo moderno la nostra scuola. Agli interessati,
agli amici e conoscenti potrete segnalare il sito
GAT così da facilitare le eventuali iscrizioni ai
corsi o alle altre manifestazioni previste. Anche il
GATzettino trova spazio nel sito, verrà per ora
ancora inviato per posta ai soci e agli abbonati. Lo
spazio informativo GAT in rete ci permette però
ora di comunicare in modo più semplice e rapido
senza dover attendere le scadenze del GATzettino.
Inoltre questa forma risulta meno costosa per cui
in futuro dovremo riflettere sulle scelte
informative del GAT. Siamo ben coscienti che
molti di voi non hanno la possibilità di accedere
alla rete per cui per ora continueremo a informarvi
anche tramite le pagine del nostro GATzettino
come abbiamo fatto da ben dodici anni. In
anteprima, per chi non l’ avesse già scoperta
eccovi la testata del nostro sito realizzata da
Antonio al quale rinnoviamo un sentito grazie.
Il vostro comitato
Agosto 2007 – anno 12
GATzettino N.45
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MOSAICO
GLI ANNI DEL MIELE AMARO (FELICE FILIPPINI)
Dal 28 novembre al 23 dicembre 1981 alla Villa Malpensata di Lugano la società Pittori, Scultori, Architetti
Svizzeri, sezione Ticino organizzava una esposizione dal titolo “Ora…Allora sul filo dell’arte 25 artisti
SPSAS espongono”. A vari recensori fu chiesto un intervento pubblicato sul catalogo della mostra. Vi
propongo qui i pensieri di Felice Filippini,estroso, pungente, capace sempre di suscitare sentimenti forti e
contrastanti,artista, scrittore nato ad Arbedo che ha sicuramente segnato la stagione artistica ticinese della
seconda metà del ‘900.
Preferirei parlare dell’avvenire…
Ma giungono inviti a parlare del passato.
Coraggio. Non è più cronaca – ma non è ancora
storia.
Cominciò su per giù con la guerra. L’ultima.
In questa piccola Babilonia che è la Svizzera (di
lingue e di gusti, di case, di frequentazioni,
cucine, ideali) il nostro
cantone si trovò povero di
idee ma ricco, ricchissimo
di talenti artistici.
(Non voglio perdere tempo
con gli anni dal ’20 al ’40:
epoca balorda, di povertà e
smarrimento; tempo di
preparazione tra pace e
guerra
in
noiosa
alternativa, tra i primi
amori
e
ultime
morti…Basta).
Gli anni della guerra
furono fondamentali per
tutti noi, che levavamo i
nostri strilli di pulcini, sui
vent’anni, affacciati sulla
selva degli altri, noi che ci
sgolavamo a dire: “Questo
l’ho fatto io!” mentre sullo
sfondo passavano ombre
che regolavano il mondo di qua e di là del
Gottardo (oltre ai presenti in questa mostra
ricordo René Bernasconi, Mario Bernasconi,
Emilio Maria Beretta, Costante Corsari, Pietro
Chiesa, Ugo Cleis, Aldo Crivelli, Aldo Galli,
Rosetta Leins, Theo Modespacher, Bruno Zizzola,
Augusto Sartori, Giuseppe Soldati, Guido Vicari,
Ugo Zaccheo, e altri); noi che a un certo momento
abbiamo levato la testa tutti contro tutti ma anche
l’uno contro l’altro, com’è naturale; noi che ci
ritrovavamo ai concorsi, l’uno verde l’altro color
rosa…
Quel nostro accorrere su una ribalta che non era
che un riflesso del maltempo rappresentava una
protesta contro la guerra e la terribilità del mondo.
Voglio perdere tempo tra guerra e pace, tra il ’40
e il ’50.
L’apparizione dei nuovi talenti non suscitò alcun
rumore nel Ticino pigro,
ancora iperpoliticizzato,
chino sui giornali o teso ai
primi gemiti della Radio –
il Ticino – che comperava
al più qualche opera di
Fausto Agnelli e di Angelo
Giorgetti. Eppure quegli
anni furono densi e
rabbiosi, avventurosi e
ostinati
(quante
cose
possono accadere in un
anno
quando
si
è
giovani!).
Correvamo
come su un battello di
fuoco in acque pallide.
Non descriverò l’opera di
ciascuno di noi, che è
compito di altri. Mi limito
a fare rivivere quella
grande voglia di lavorare e
inventare – e anche altre voglie non meno
legittime.
Ho accennato ai concorsi. Affermo che concorrere
a un premio d’arte vuol dire lavorare: magari
intorno a soggetti assurdi sacro-patriottici-informato speciale, ma lavorare. Una disciplina non
guasta mai: ci si impone dimensioni inusitate,
scommesse tecniche; ci si aggrappa a un certo filo
sulla voragine in cui echeggiava un grido
profondo: “ Sei libero! “ (Libero, - ma non nei
confronti di te stesso, non verso le sempiterne
giurie ufficiali che quel grido lo intendevano in
modo diverso …)
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GATzettino N.45
Per descrivere l’intera onda nuova che, trent’anni
dopo la morte di Pippo Franzoni e poco oltre la
maturazione finale del Picasso di “Guernica” e dei
Monstres, cercava
di aumentare la
febbre del nostro
paese e la pace
dentro
di
sé,
nominerò qualche
altro compagno tra
gli assenti da questa
mostra,
fondamentali per un
revival dei anni ’40:
Massimo Cavalli,
Antonio Chiattone,
Carlo
Cotti,
Edmondo
Dobreszansky,
Sergio
Emery,
Renzo
Fontana,
Giovanni Genucchi,
Mario
Marioni,
Ubaldo
Monico,
Bruno Morenzoni,
Mario
Ribola,
Pietro
Salati,
Alberto
Salvioni,
Pierino Selmoni: né
dimenticherò
di
aver visto comparire il nome di Giuseppe Cronici
sui cataloghi di qualche mostra a cavallo degli
anni ’50…
(Mi copro il volto come la statua nel cortile del
Conservatorio di Venezia davanti a quanti si
ritenessero dimenticati).
Eppure ho avuto anche il coraggio di sollevare in
“Das Werk”, nel 1945, l’interrogativo: “Gibt es
eine tessiner Kunst in der Gegenwart?” – e di
rispondere. Non si più come.
Sul destino di noi tutti conta molto l’opera e la
vita di Carlo Cotti.
Apriva scuole di nudo in un mondo pudicissimo e
religioso solo contro l’amore, ma soprattutto
accoglieva nel suo studio i ragazzi irrequieti che
eravamo e metteva a nostra disposizione la sua
cultura pittorica umana labirintica in discorsi
infiniti. Non aveva troppa facilità di disegno e
colore in quei tempi: ma era un autentico Maestro
(finita l’epoca di sogno, si avventurò per le strade
divise tra arte, non-arte e a-arte: ma con una
grinta, un furore).
Eredi-coetanei di Corrente (magari senza saperlo),
ciascuno di noi percorreva su biciclette furibonde
i sentieri di casa cercando quello del futuro. E
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mentre volavano sopra le nostre teste gli aerei
luciferiani
verso
Milano
o
Torino,
fraternizzavamo con i cari strambi ingrati e
adorabili
intellettuali
italiani dell’esodo.
Qui in Svizzera, che la
guerra aveva sigillato in
una
specie
di
Grand’Hôtel
dell’Abisso, nel paeseventre materno abbiamo
macinato
lentissimamente quegli
anni stupidi e sublimi,
fino allo scoppio della
pace.
Ricordo che una vetrina
della Melisa esponeva
libri miei con qualche
affresco: ogni mattina
mi telefonavano per
segnalarmi
che
trovavano la vetrina
cosparsa di sputi.
“Ci voglio mettere due
guardie stanotte” asserì
il direttore della libreria.
Mi ritelefona il giorno
dopo: “Gli scaracchi
purtroppo ci sono anche stamattina”.
“Chi è stato?” gli chiedo.
Rispose: “Quei due”.
Ritiravo dalle esposizioni quadri miei su cui ignoti
avevano scritto: “Orrore e schifo”.
Mi distrussero più volte affreschi su cappelle.
Ci scagliavano contro lettere anonime.
Le autorità, civili o no, si ricordavano soprattutto
di noi per chiederci opere in omaggio, da mettere
all’asta per imprese umanitarie o caritatevoli. (Più
tardi trovammo quelle opere, insieme a molte altre
relegate o scambiate contro mobiletti balordi, in
un giro interminabile di vendite e speculazioni).
Dicevamo: “il quadro è un oggetto prezioso; si
può fare un sacrificio per procurarselo; noi artisti
dobbiamo anche vendere, siamo membri della
società alla pari degli altri”… Nada. Nemmeno i
fornitori delle cose non elementari volevano
accettarne il cambio.
Invano troviamo scritto dietro i nostri quadri degli
anni ’40: “ Franchi cento compresa la cornice” (e
solo la cornice vale oggi dieci volte tanto). Non
mancarono equivoci – si giunse perfino a una
specie di guerricciola.
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GATzettino N.45
Ormai in tutta la Svizzera i quadri si comprano e
si vendono, anche qualcuno dei nostri – non senza
che la colère des imbécilles ci biascichi contro
oggi ancora parole come “danarai!”.
Però non è che noi ci si
facesse dei problemi. Le
strade senza circolazione, le
biblioteche paralizzate, la
burocrazia che faceva della
nostra giornata un ballet
mécanique ci lasciavano
tutto il tempo per rivivere
una specie di medioevo
della sensibilità. Ricordo
colloqui che, una volta
sacrificato il tempo alla
patria o ai soliti lavori, si
prolungavano tardi nella
notte. Domeniche lunghe
come stagioni. Recavamo
tracce di pittura sulla barba
e patetiche puntine da
disegno conficcate nella
suola delle scarpe. E si
imparava il mondo dalla
parte giusta, pulita e
scomoda.
Si servivano in tavola risotti
d’orzo
conditi
d’immaginazioni ardenti.
Poi (ricordo Pietro Salati e
Mario Moglia immersi in
una stagione rigidamente
realistica, ricordo Mario Ribola che con mia
grande stupefazione non la finiva più di far
fischiare il pennello intorno a certi frutti a fresco
di miele e di rosa, eccetera) la guerra finì.
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Qualcuno di noi si sono dati al Gestaltismo,
all’Informalismo, al Fascismo, alla Pop-art, alla
Op-art, alla Minimal-art, alla Body-art, all’arte
povera, all’arte astratto-impressionistica, all’arte
concettuale, all’happening-performance-video –
con il rigodone della geometria sullo sfondo.
Hanno usato parole
nuove, natalità del
gergo teatrale, imparato
lingue,
acquistato
macchine
voraci,
assunto nuove vite.
Hanno cambiato casa,
si
sono
levati
reciprocamente
il
saluto. Qualcuno è
perfino morto.
Altri invece non hanno
cambiato se non in
profondità.
Che dire ancora di
quella nostra conquista
dell’arte e della vita?
Cosa
ricordare
di
quegli anni – quando la
creatività balzò oltre le
frontiere, e, dopo aver
fatto il giro del mondo,
rientrò qui, a casa, dove
tra le due frontiere
soffia la solita antica
corrente?
Quale cammino è stato
compiuto? Come siamo
diventati figli di questo
ventesimo e folle
secolo?
C’è materia per un
libro, un poema.
Forse lo farò.
E tutti si misero a correre.
Per assurdo, uscivamo dalla stagione paradisiaca
di prima. Il mondo grave e adulto era lì subito
dietro il ’45, e tuonava con molta più autorità e
forza: “Sei libero !”
Intanto,
ancora.
corriamo
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ALLA SCOPERTA DELLE LANGHE 7-8-9-10 GIUGNO 2007
( ISA VIGLEZIO )
Un bel gruppo di GATini si è trasferito nelle
Langhe per 4 giorni di pittura all’aria aperta.
Siamo stati spronati a “tentare l’impresa” da
Milena, un’allieva della scuola di Milano di Ettore
e Luisella, che possiede una casa contadina, tipica
della zona, molto ben riattata ed arredata con gran
gusto.
La nostra è stata una trasferta davvero speciale, un
connubio di pittura, di ottima cucina, di riposanti
chiacchierate e di paesaggi incantevoli.
Per quanto concerneva pranzi e cene, Milena ci ha
spesso ospitati da lei a Calosso, mentre per il
dolce dormire un gruppo ha affittato un’intera
casetta nei vigneti: una pace e un’accoglienza da
parte di Susan e suo marito che ricordo con
grande affetto. Qualcun d’altro si è invece
trasferito in un agriturismo nelle vicinanze.
Per le spese alimentari, abbiamo fatto tutti
assieme una cassa comune e Milena ha
provveduto all’acquisto di cibarie: una vera
maestra di convivialità, di ospitalità e gentilezza.
Ci ha viziati con alimenti tipici della zona, i
ravioli “plin”, i formaggi ben stagionati, le
insalate dell’orto, gli affettati “d’autore”, i grissini
fatti a mano e tanto buon vino naturalmente!
Andava giù che era un piacere.
E la pittura?!! Beh, sì, non abbiamo solo mangiato
e bevuto!!! Ma che idea!!! La pittura ha
impegnato parecchio ognuno di noi. I paesaggi
collinari e i vigneti che si intrecciano
armonicamente, propongono una serie di tonalità
di verdi, verdi e ancora verdi…difficile,
difficilissimo, da perdersi!..una sfida tutti i giorni,
ma ne valeva la pena.
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Luisella ed Ettore ci hanno insegnato di nuovo
tanto e noi ad assorbire come sempre. Durante le
ore più calde ci hanno impartito delle belle lezioni
di teoria dei colori, da mettere successivamente in
pratica.
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opulente di vigneti pregiati costruiti con la fatica
della mano umana…”
Quindi non ci siamo fatti scappare nemmeno una
visita a Santo Stefano Belbo, dove abbiamo
visitato sia la Fondazione Cesare Pavese che il
Museo della casa natale di Cesare Pavese.
Naturalmente la nostra simpaticissima e
intraprendente Milena ci ha organizzato un
incontro con entrambi i responsabili dei centri di
studi letterari.
E non siamo nemmeno rimasti inattivi
turisticamente. Caricate le auto, abbiamo
attraversato le Langhe per visitare anche i paesini
Barbaresco e Neive, dove ci siamo lasciati cullare
gastronomicamente da un ristorantino locale.
Quindi tra pittura, cultura, gastronomia non ci
siamo risparmiati.
Le Langhe sono anche zone care per gli estimatori
di letteratura italiana, leggo su una rivista locale
“…nessun altro luogo così circoscritto come
quello che si entende tra Langhe e Monferrato
ha dato i natali a tanti scrittori contemporanei:
Cesare Pavese di “Paesi tuoi” e de “La Luna e i
falò”, Beppe Fenoglio in tutti i suoi libri e
Davide Lajolo, biografo di Pavese e di Fenoglio
e autore a sua volta de “I me” e de “Il merlo di
campagna e il merlo di città”, hanno tratto
ispirazione letteraria dalle colline aspre e
magiche sorte dal mare millenni d’anni fa e oggi
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Ognuno di noi ha fatto diversi acquisti, sia in
alimenti tipici della zona che direttamente nelle
Cantine per il vino locale e ora che ci siamo un
po’ impratichiti della zona ho già pensato che non
sarebbe male proporre la medesima esperienza
ancora una volta, magari nel prossimo autunno,
quando i filari dei vigneti assumeranno le tonalità
autunnali.
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…Se avremo sufficienti iscrizioni e se Ettore e
Luisella ne avranno piacere… perché no?…Forza
quelli del GAT!!!
Per finire ricordo che in Sede a Giubiasco ho
lasciato in visione, per tutti gli interessati, i
bigliettini di ringraziamento che durante l’estate
ho ricevuto da parte di Milena e Susan, meritano
una lettura.
RICORDANDO TOMMASO
Quando una persona ci lascia, quando non è più
qui e non possiamo più toccarla, o sentire la sua
voce… sembra scomparsa per sempre. Ma un
affetto sincero non muore mai. Il ricordo di
Tommaso Caranzano vivrà per sempre nei nostri
cuori: più forte di qualsiasi abbraccio, più
importante di qualsiasi parola.
In queste occasioni non si sa cosa dire… Qualsiasi
parola appare vuota di senso di fronte ad un
dolore grande.
Vogliamo quindi ricordarlo così, con alcune
immagini scelte dagli album fotografici del GAT.
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APPUNTAMENTI GAT
•
MERCOLEDÌ 19 SETTEMBRE: inizio del 1° ciclo dei corsi GAT “autunno”. Inizia pure il 1° ciclo del
corso di figura.
•
A PARTIRE DA MARTEDÌ 25 SETTEMBRE dalle 18 alle 21 riprende la possibilità di frequentare un
corso tecnico di incisione (4 lezioni di 3 ore). Gli interessati possono rivolgersi a Isa Viglezio.
•
MARTEDÌ 2 OTTOBRE 18.30: Incontro con Piernando Binaghi responsabile delle trasmissioni meteo
della RTSI. L’interessante serata tratterà il tema: “Nozioni di meteorologia per chi dipinge”. Vi
preghiamo di iscrivervi all’albo in sede in quanto dovremo limitare la partecipazione a una ventina di
persone per ragioni di spazio (si potrà eventualmente ripetere la serata). Seguirà come d’abitudine
una cenetta in comune dove potremo intrattenerci in modo conviviale con il relatore. Pure per la cena
è gradita la vostra iscrizione all’albo e invitiamo chi ha disponibilità e piacere, di collaborare
nell’organizzazione ( persone di contatto: Annie Mühlemann o Isa Viglezio ).
•
MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE: inizio del 2° ciclo dei corsi GAT “autunno”. Inizia pure il 2° ciclo del
corso di figura.
•
SABATO MATTINA: proposta di riprendere un corso di disegno a matita già tenuto in passato. Si
tratta di un’occasione per affinare questa tecnica che è fondamentale per ogni dipinto. Il disegno a
matita offre una straordinaria possibilità d’espressione dell’animo umano.Prevediamo questo corso
al sabato mattina dalle 9°° alle 12°°, senza per ora precisare le date che fisseremo con gli interessati.
Preghiamo perciò gli interessati di iscriversi sul modulo allegato.
Il GATzettino è inviato a tutti i soci / Abbonamento annuale non soci franchi 20.- / Redazione Giorgio Brenni, 6760 Faido
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delle arti del disegno Gruppo Acquerellisti Ticinesi