Con il patrocinio del
Comune di Bologna –
Quartiere Savena
Approfondimento
bibliografico a cura della
Biblioteca “Ginzburg”
Oratorio Don Bosco
via B. M. Del Monte, 12
40139 BOLOGNA
C.G.S. “Vincenzo Cimatti”
Progetto CINEMAINSIEME
in collaborazione col circolo ARCI Benassi
“La fantascienza al cinema.
Un genere da riscoprire”
Una rassegna di tre film che sono rappresentativi del genere.
1. martedì 11 ottobre 2011
2. martedì 18 ottobre 2011
3. martedì 25 ottobre 2011
“Il pianeta proibito”
“Blade Runner”
“Matrix”
di Fred M. Wilcox
di Ridley Scott
dei fratelli Wachowski
2
martedì 18 ottobre 2011 ore 20:45
verrà proiettato, in sala audiovisivi dell’oratorio, il film
“Blade Runner”
di Ridley Scott
SCHEDA
titolo Blade Runner
distribuito da PIC
Harrison Ford (il blade runner Rick Deckard)
[dopp. da Michele Gammino], Rutger Hauer
(l'androide Roy Batty) [dopp. da Sandro Iovino],
Sean Young (Rachael) [dopp. da Emanuela
Rossi], Edward James Olmos (Gaff) [dopp. da
Piero Tiberi], M. Emmet Walsh (Bryant) [dopp.
da Renato Mori], Daryl Hannah (Pris) [dopp. da
Simona Izzo], William Sanderson (J. F.
interpreti Sebastian) [dopp. da Massimo Giuliani], Brion
James (Leon) [dopp. da Sergio Fiorentini], Joe
Turkel (Tyrell) [dopp. da Gianni Marzocchi],
Joanna Cassidy (Zhora) [dopp. da Maria Pia Di
Meo], James Hong (Hannibal Chew) [dopp. da
Vittorio Stagni], Morgan Paull (Holden), Kevin
Thompson (Bear), John Edward Allen (Kaiser),
Hy Pyke (Taffey Lewis) [dopp. da Luciano De
Ambrosis].
fotografia Jordan Cronenweth
musiche Vangelis
sceneggiatura
Philip Kindred Dick; Hampton Fancher; David
Webb Peoples; Roland Kibbee
regia Ridley Scott
produzione
USA,
1982
genere fantascienza/drammatico
durata 2h 04'
La tecnologia si è così evoluta che è in grado di produrre robot umanoidi
trama praticamente indistinguibili dagli uomini 'veri'. Quando uno di questi robot
si ritiene superiore ai suoi stessi creatori, iniziano i problemi ...
Concorsi e premi
Questo film ha partecipato a:
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55 edizione Academy of Motion Picture Arts and Sciences Awards (premio Oscar) (1983)
concorrendo nell* categori* migliore scenografia (a Lawrence G. Paull, David L. Snyder,
Linda DeScenna), migliori effetti speciali (a Douglas Trumbull, Richard Yuricich, David
Dryer);
36 edizione British Academy of Film and Television Arts (1983) concorrendo nell*
categori* per il montaggio (a Terry Rawlings), per il trucco (a Marvin G. Westmore),
migliore colonna sonora (a Vangelis), per il miglior sonoro (a Peter Pennell, Bud Alper,
Graham V. Hartstone, Gerry Humphreys), migliori effetti speciali visivi (a Douglas Trumbull,
Richard Yuricich, David Dryer) e vincendo nell* categori* per la fotografia (a Jordan
Cronenweth), per i costumi (a Charles Knode, Michael Kaplan), migliore
scenografia (a Lawrence G. Paull);
40 edizione Golden Globe Awards (1983) concorrendo nell* categori* migliore colonna
sonora (a Vangelis);
38 edizione Nastro d'Argento (1983) concorrendo nell* categori* regista del migliore film
straniero (a Ridley Scott).
Attualmente il film occupa la posizione 120 della classifica Top 250 di IMDb.
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Recensioni.
Morandini 2011
Nella Los Angeles del 2019 Rick Deckard, ex poliziotto, torna in servizio per ritirare dalla
circolazione due uomini e due donne “replicanti” (Nexus 6), androidi dotati di memoria artificiale e
deperibili (4 anni di vita). Ispirato al romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968),
sceneggiato da Hampton Fancher e David Peoples, è il migliore film di SF degli anni '80 e di R.
Scott. Dopo Metropolis (1926) di F. Lang nessun film, forse, aveva proposto un'immagine così
suggestiva e terribile del futuro come la metropoli multirazziale, modernissima e decadente, ideata
dall'artista concettuale Syd Mead e dallo scenografo L.G. Paull (con la fotografia di J. Cronenweth,
gli effetti speciali di D. Trumbull, le musiche di Vangelis). A livello narrativo si può sospettare che
anche il cacciatore di androidi Rick Deckard sia un androide, suggerimento che nel 2007 diede
anche Goffredo Fofi, che come antecedente cita un testo teatrale di M. Bontempelli, Minnie la
candida (1927). Sul versante tematico può insospettire il lato filosofeggiante, residuo del romanzo
(scritto nel 1966). Il finale, imposto dalla produzione a Scott, è smaccatamente consolatorio, ma il
fascino figurativo e la sagace commistione di thriller nero e fantastico sono fuori discussione.
Ovviamente i soci dell'Academy che dà gli Oscar non se ne accorsero. Nel 1991 fu rimesso in
circolazione in una nuova edizione curata dal regista, eliminando la narrazione fuori campo, con
qualche ritocco e un finale diverso. Nel 2007 fu presentata a Venezia una versione definitiva,
sostanzialmente molto simile a quella del 1991, dal titolo Blade Runner - The Final Cut.
Mereghetti 2011
Nella Los Angeles del 2019 un cacciatore di taglie, Rick Deckard (Ford) deve ritrovare alcuni Nexus
6 guidati dal cupo Roy (Hauer), replicanti dalle forme umane sfuggiti al controllo della compagnia
costruttrice, la Tyrrel Corporation. Sarà aiutato da Rachel (Young), replicante di una nuova
generazione, capace di provare sentimenti e ricordare il passato. Molto liberamente tratto dal
romanzo Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick (sceneggiato da Hampton Fancher e David Webb
Peoples), il film innova profondamente il genere fantascientifico riuscendo ad usare in maniera
finalmente organica alla narrazione l’aparato tecnologico degli effetti speciali (di Douglas Trumbull,
Richard Yuricich e David Dryer). La scenografia futuristica (di Syd Mead) con la sua città
costantemente sotto la pioggia per l’inquinamento, confusa e schiacciata da costruzioni inquietanti
e barocche, rimanda ad una società ossessiva e paranoica, da cui il protagonista (com’era nella
tradizione del noir) cerca più di difendersi che integrarsi. Scott riduce al minimo i momenti di
intimità, di analisi psicologica dei personaggi, facendo emergere il proprio latente pessimismo e
sottolineando l’inumanià del contesto sociale, che la colonna sonora di Vangelis (con la canzone
One More Kiss, Dear) rende ancora più struggente. Così i momenti centrali diventano la rivolta
edipica del replicante (Roy acceca il padre-inventore Tyrrel) e lo scontro/incontro sul tetto tra Roy
e Rick, due personaggi condannati comunque a perdere. Manipolato dalla produzione (che impose
un commento off scritto da Budd Yorkin e soprattutto un finale posticcio e consolatorio: Rick e
Rachel se ne vanno verso un futuro ecologico), il film mantiene comunque una grandissima forza
visiva, enfatizzata dall’uso sistematico del controluce in funzione antinaturalistica.
Nel 1993 è stata presentata la versione “originale” del film, montata secondo il volere del regista
(Blade Runner – The Director’s Cut) lunga solo 17 minuti: è stata tolta la scena finale “ecologica”,
sono state aggiunte alcune piccole sequenze (tra le quali quella in cui Deckard sogna un unicorno e
così rivela di essere un replicante perché riprendendo un sogno già fatto da un replicante dimostra
di avere una memoria sintetica in cui qualcun altro ha messo dei ricordi), ma la soppressione del
commento off toglie alla prima parte del film quella atmosfera noir che contribuiva molto al suo
fascino. Nel 2007 Scott ha presentato un’ultima (e inutile) versione, Blade Runner The Final Cut.
In pratica si tratta del Director’s Cut del 1993 in cui sono stati reintegrati dettagli cruenti nelle
scene di violenza.
Elena Da Prato (Movieplayer, 6 maggio 2003)
Blade Runner ha rappresentato una rivoluzione per il moderno cinema di fantascienza. Invece di
avventure spaziali sprizzanti spirito dei pionieri, questa pellicola ci offre un mondo degradato, dove
la poesia combatte per rimanere in vita. Blade Runner rappresenta forse una nuova frontiera del
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cinema di fantascienza, un nuovo scenario per le avventure future del genere umano. Non più lo
spirito pioneristico della Terra, ma la desolazione causata dalla follia degli uomini e dall'utilizzo
distorto della tecnologia. E sebbene il movimento cyberpunk venga individuato in un momento
posteriore, con l'uscita de Il neuromante di Gibson, non si può negare che le basi di questo filone
siano state gettate proprio da Philip K. Dick, autore di "Do androids dreams of electric sheep?", da
cui fu tratto Blade Runner.
Rick Deckard (Harrison Ford), poliziotto-killer poco amante dei suoi stessi simili, si muove su di
una Terra post-apocalittica, battuta perennemente da piogge radioattive. Il suo compito è ritirare
(eufemismo per indicare l'uccisione) androidi che si sono ribellati e che sono fuggiti dalla loro
schiavitù. Ma Deckard è un uomo disilluso, stanco di sopprimere creature viventi a sangue freddo,
creature che forse sente più simili a sè dei suoi stessi simili, con la loro voglia di sopravvivere e
con la loro scarsa empatia. E' però costretto a compiere il suo sporco lavoro e a scontrarsi con
l'ultima generazione di androidi, i Nexus 6. Forti, intelligenti, agili, i Nexus 6 mal tollerano la loro
condizione di sfruttati. Non possono sopportare di essere in condizione di schiavitù, soprattutto nei
confronti degli uomini che sono loro così inferiori, ma soprattutto non possono smettere di lottare
per qualcosa che pensano gli sia dovuto: una vita. I Nexus 6 infatti hanno un limite vitale di 4
anni, limite che gli rende impossibile crearsi una vera vita, sviluppare dei veri sentimenti. Un limite
che li costringe a rimanere per sempre dei surrogati degli uomini e li blocca dall'esprimere tutto il
loro potenziale di eccezionali creature viventi.
Come moderni Luciferi, gli
androidi, capitanati da Roy
Batty
(un
gelido
Rutger
Hauer),
cercano
il
loro
creatore, gelosi di essere stati
spodestati nel suo cuore dalla
genia che infesta la morente
Terra e lo spazio circostante.
Vogliono un'anima, vogliono i
sentimenti, vogliono che la
loro esistenza non si perda
nella pioggia, ma che assuma
un significato, che ne rimanga
un ricordo, che non venga
cancellata con la facilità con
cui si schiaccia un moscerino.
Ma come gli angeli ribelli,
saranno scacciati all'inferno,
non da loro padre, ma dal
tempo effimero che li rende così speciali. Perchè è proprio il breve lasso di tempo che hanno a
disposizione a fargli vivere ogni esperienza con più partecipazione, con più slancio, con più amore
della vita stesso. La candela che spetta loro è corta, ma la bruciano da entrambe le parti. E per
Deckard questo sarà il capolinea; non potrà più compiere il suo dovere, ma si rifugerà fra le
braccia del suo amore, la replicante Rachel (Sean Young), senza chiedersi cosa gli riserverà il
futuro, ma vivendo per il momento.
Fantafilm
Nel 2019 la Tyrell Corporation produce regolarmente i "replicanti", androidi più forti e resistenti
degli uomini, appositamente creati per affrontare le situazioni estreme delle colonie "extramondo". Oltre ad aver loro interdetta la Terra, probabilmente perchè il genere umano ne teme le
superiori capacità, ai replicanti è stato imposto un ulteriore invalicabile limite: soltanto quattro
anni di vita. Un gruppo di essi, impadronitosi di una navetta spaziale, atterra nei pressi di Los
Angeles e si confonde tra la folla, con l'intenzione di ottenere a qualsiasi costo dal proprio creatore,
Eldon Tyrell, un prolungamento della breve esistenza loro concessa.Immediatamente il governo
attiva le unità Blade Runner, corpi speciali incaricati di rintracciare e "ritirare" i replicanti
introdottisi illegalmente sulla Terra.
A Rick Deckard (Ford), uno dei migliori cacciatori di androidi, viene affidato il compito di eliminare i
cinque "lavori in pelle" in circolazione. Seguendo il suo fiuto e con l'aiuto di molta fortuna Deckard
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porta avanti l'incarico, perdendo però via via certezze sulla bontà della causa che è chiamato a
difendere, e sopravvive soltanto grazie all'aiuto di una replicante (Young) e al ripensamento di
Batty (Hauer) il quale nello scontro decisivo, sentendo
giungere la propria inevitabile fine, lo risparmia,
trasformandolo da avversario in testimone della propria
disperata umanità e del desiderio, umanissimo anch'esso, di
non scomparire nel nulla, "come lacrime nella pioggia".
Blade Runner è, assieme a 2001 Odissea nello spazio, uno
dei capolavori assoluti del cinema di SF, e col tempo è
divenuto un film di culto, travalicando i confini del genere.
Tratto dal racconto "Do androids dream of electric sheep?"
di Philip K.Dick, il film è stato originariamente distribuito in
una versione in cui una voce fuori campo rivela allo
spettatore i pensieri di Deckard, le sue azioni e le sue
intenzioni, e introduce un finale consolatorio (l'unica parte,
fra l'altro, girata in pieno sole); voce fuori campo e finale
che Ridley Scott ha eliminato nella riedizione denominata
"Director's Cut", dividendo gli appassionati sull'opportunità
di questa scelta. La Los Angeles tratteggiata in modo
mirabile da Ridley Scott è una città cupa, angosciosa,
inquinata da una pioggia incessante che ne macera i
decadenti edifici dalle strutture colossali rievocanti gli
ziggurat mesopotamici e le piramidi azteche, mentre le
immense sale interne e gli enormi colonnati sembrano ispirati alle architetture egizie. Una umanità
cosmopolita, ma dall'evidente prevalenza orientale, affolla la megalopoli, percorrendone le caotiche
vie sature di miasmi e vapori, immersa in atmosfere rese irreali da sapienti giochi di luce. Il regista
fa della luce lo strumento principale per la creazione degli scenari ovattati e raccolti del film: nulla
riesce a vincere la fumosa penombra che tutto avvolge, né le insegne colorate dei locali, né le
miriadi di finestre illuminate, né le varie altre sorgenti di luce. Ottimi gli effetti speciali, che non
accusano affatto il peso del tempo;
eccezionale la colonna sonora di
Vangelis,
e
strepitosi
tutti
gli
interpreti, da Harrison Ford, un
Deckard sempre meno convinto della
validità morale del principio che lo
contrappone ad esseri che cercano
soltanto di sopravvivere, a Rutger
Hauer, il leader dei replicanti Roy
Batty, il cui breve monologo prima
della fine è entrato nel mito, a Daryl
Hannah, la mesta ed ambigua Pris,
alla
splendida
Sean
Young,
l'inconsapevole androide Rachael,
l'unica
forse
"senza
scadenza",
assieme alla quale Deckard fugge
verso un incerto destino.
Isabella Gasparutti (Eco del cinema)
Piove sempre nella buia e caotica Los Angeles di un futuro drammatico e non troppo lontano in cui
il poliziotto Deckard (Harrison Ford), dell’unità Blade Runner, viene richiamato ad operare per
scovare e eliminare un gruppo di replicanti insubordinati, che cercano il loro costruttore, colpevole
di avergli donato forza fisica straordinaria e un aspetto umano, ma una vita assai breve. Mentre
sta eseguendo dei test per identificare le reazioni emotive di queste ‘macchine’, apparentemente
incapaci di provare sentimenti, Deckart conosce e si innamora di Rachel, inconsapevole della
propria vera natura, la cui presenza complicherà non poco le indagini, il cui esito finale lascerà
nella disperazione vincitori e vinti.
Con “Blade Runner” Ridley Scott realizza un noir fantascientifico assolutamente unico nel suo
genere, felicemente ispirato da “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick, in cui ogni singolo
personaggio conduce una vita di desolata amarezza, sia esso umano o androide. Non c’è spazio
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per i vincitori, ognuno svolge il proprio compito con un fardello da sostenere che gli rende pesante
l’esistenza.
Blade Runner è il corpo speciale in cui opera il protagonista, un Harrison Ford che rivela tutta la
disperazione di uno stato esistenziale opprimente, ma sta a indicare, come il termine stesso rivela
(colui che corre su una lama), il labile confine che corre tra uno stato, quello umano, e un altro, il
replicante; ed è forse Rachel quella che più di tutti rappresenta questa lieve zona di confine, a
causa dell’inconsapevolezza della sua vera natura e per i sentimenti che la legano a Deckart.
Ridley Scott racconta la disperazione di un tempo, non lontano dalla realtà e non così assurdo
come futuro ipotizzabile, in cui la tecnologia diventa disturbante e aliena l’uomo, confondendolo
con la macchina, e la sua narrazione acquisisce ulteriore spessore anche grazie alla struggente
colonna sonora di Vangelis e agli effetti speciali di Douglas Trumbull. Particolarmente riuscita la
prova di Rutger Hauer e particolarmente importante il suo personaggio, Roy Betty, che
risparmiando la vita di Deckart dimostra che in fondo l’unico nemico dell’essere umano non è altri
che se stesso.
Del film è uscita una seconda versione nel 1992 “Blade Runner: the Director’s Cut” priva di
narrazione con voce fuori campo del protagonista e della ripresa aerea finale, realizzata usando
ritagli di una sequenza iniziale di “Shining”, e sicuramente con un conclusione meno rassicurante
rispetto a quella del 1992. “Blade Runner”, un capolavoro della storia del cinema, che ha
rivoluzionato i tradizionali modelli fantascientifici, tanto da diventare ‘pietra miliare’ tout court, in
grado di resistere al passare del tempo e all’evoluzione del linguaggio della settima arte.
Il finale di questa pellicola ci lascia quindi con una
speranza per il futuro, a differenza del libro da cui è
tratto, e Ridley Scott sfodera tutta la sua abilità per
rendere la ricchezza di questa poesia su grande
schermo. Aiutato in questo da un cast superlativo e dalle
evocative musiche di Vangelis. Un grande capolavoro
degli anni '80 e del cinema eterno.
Curiosità.
La partita a scacchi in corso fra J. F. Sebastian ed il dott.
Tyrell è la riproduzione di una partita reale: quella del
1851 fra Kieseritzky e Anderssen. Tale partita,
caratterizzata da un gioco molto spettacolare, è rimasta
codificata nei più importanti manuali di scacchi come “il
gioco immortale (The Immortal Game)”: niente di più
appropriato per introdurre gli androidi del film, anelanti
appunto alla vita eterna.
Risulta molto simpatica la clamorosa svista capitata sia
all’autore del racconto originale, pubblicato nel 1966, e
quindi più scusabile dello sceneggiatore che invece pone
mano al lavoro nei primi anni ’80: con tutta le tecnologia
dispiegata nel film, le comunicazioni orali a distanza
avvengono ancora con semplici telefoni a gettone.
La prima edizione italiana del racconto di Dick avvenne
per i tipi di “La Tribuna”, nella collana Galassia (n. 152)
col titolo “Il cacciatore di androidi” (trad. da Maria
Teresa Guasti).
Arrivederci a martedì 25 ottobre, per vedere,
“Matrix” dei fratelli Wachowski.
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“Blade Runner” di Ridley Scott