Il Segretario Generale
Roma, 29 ottobre 2015
Egregio Signor Presidente della Repubblica,
Sen. Prof. Sergio Mattarella,
UNADIS, Sindacato maggiormente rappresentativo dei Dirigenti Pubblici, richiama la
Sua attenzione sulla vicenda degli ex incaricati di funzioni dirigenziali nelle Agenzie Fiscali
affinché, nell’esercizio delle Sue attribuzioni e prerogative, sensibilizzi l’autorità politica ad
adottare una soluzione coerente con i principi ed i dettami non solo del diritto interno, ma anche
dell’ordinamento sovranazionale.
E’ necessario, infatti, porre termine ad una grave ingiustizia realizzatasi in danno di
moltissimi lavoratori pubblici che - dopo aver avuto l’originario accesso nella pubblica
amministrazione a seguito di un formale e pubblico concorso e maturato anni di esperienza
professionale nell’area dirigenziale a seguito di una ulteriore procedura interna, espressamente
prevista e disciplinata dal nostro ordinamento -hanno svolto con profitto e dedizione tali
incarichi dirigenziali, sulla base di contratti di lavoro a tempo determinato reiterati per anni, in
alcuni casi anche per 15 anni.
Trattasi di dirigenti incaricati che hanno retto il sistema fiscale italiano e portato ingenti
somme alle Casse dell’Erario, applicando le norme tributarie vigenti con serietà e imparzialità.
Nonostante ciò, sono stati maldestramente retrocessi alla posizione di funzionario,
subendo seri danni materiali (per il taglio netto delle retribuzioni) e personali (per la campagna
mediatica di denigrazione a cui sono stati sottoposti).
L’Unione nazionale dirigenti non vuole affatto contestare la sentenza n. 37/2015 della
Corte Costituzionale, ma solo sollecitare l’individuazione della esatta portata della pronuncia ed
una corretta lettura dei principi affermati dalla Consulta.
UNADIS difende da sempre le modalità ordinarie di accesso ai pubblici uffici per
concorso, strumento principe per selezionare la classe dirigente pubblica con merito e
imparzialità. Ma siamo certi che in questo caso ci troviamo di fronte ad un fatto eccezionale e
come tale vada trattato. La tutela di questi colleghi è espressamente consacrata nell’art. 97 della
Costituzione. In virtù di essa il nostro ordinamento, con l’avallo della medesima Consulta, ha più
volte riconosciuto rilevanza allo svolgimento concreto e reiterato di determinate funzioni
lavorative al fine del riconoscimento normativo della qualifica dirigenziale in favore di pubblici
funzionari, ovvero in funzione della ammissione degli stessi ad un concorso “speciale” per il
transito nella dirigenza.
Peraltro, la recente pronuncia della Consulta non ha censurato la legittimità delle norme
che consentivano - e consentirebbero tutt’ora - l’attribuzione di incarichi dirigenziali nelle
agenzie fiscali (art. 71 del d. lgs. n. 300 del 1999 e conseguenti previsioni regolamentari), ma
solo di quelle successive che avevano comportato una reprimenda esasperazione del sistema di
Unione Nazionale dei Dirigenti dello Stato
Via Quintino Sella, 41 – 00187 Roma
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proroga del termine entro il quale poter conferire detti incarichi in attesa dell’espletamento di un
pubblico concorso.
Nessuno di questi lavoratori si è “auto-proclamato” dirigente: è stata l’amministrazione di
appartenenza che, sulla base del proprio regolamento interno, emanato in coerenza con
l’autonomia riconosciuta dall’ordinamento e con l’approvazione degli organi preposti al
controllo, ha affidato incarichi dirigenziali a propri funzionari, utilizzando forme interne di
procedure selettive e valutazione dei titoli, in attesa dell’espletamento di un pubblico concorso
(bandito dalla stessa amministrazione e caduto sotto le cesoie dei giudici).
Il risultato attuale è la mortificazione e l’annullamento di una intera classe dirigente (circa
l’80% dell’intero organigramma dirigenziale delle agenzie fiscali) dotata - oltre che di titoli
magistrali e postuniversitari - di professionalità, conoscenze ed esperienze maturate negli anni
che ora vengono disperse nel nulla con gravi riflessi anche sul corretto funzionamento della
macchina fiscale.
Molti dei nostri iscritti si sono visti costretti a presentare formali denunce alla
Commissione Europea per richiedere l’avvio di una nuova ed ulteriore procedura di infrazione
nei confronti dello Stato italiano in ordine a questioni relative al lavoro precario.
A ciò si stanno aggiungendo, in questi giorni, numerose azioni giudiziarie innanzi alla
magistratura nazionale, patrocinate da Unadis e da altri studi legali, secondo uno schema che ha
già visto in passato la soccombenza dello Stato italiano richiamato dagli organi comunitari al
rispetto delle norme sovranazionali.
Non chiediamo una sanatoria. Non è questo il termine adatto per definire la riconduzione
nell’alveo della giuridicità di un fenomeno chiaramente antigiuridico che sta rischiando di
avvilupparsi su se stesso nel tentativo di improvvisate e pericolose soluzioni-ponte. Se era
illegittimo affidare incarichi dirigenziali sulla base del sistema delineato dallo stesso
ordinamento, che qualcuno ora paghi per i danni prodotti da tali supposte illegittimità; se, per
converso, quel sistema ha prodotto una situazione irregolare alla quale l’ordinamento anche
sovranazionale impone ora una regolarizzazione, si provveda con urgenza a quanto dovuto,
evitando reiterazioni di erronee e miopi posizioni foriere soltanto di aggravi dei danni.
Questi lavoratori non possono rinunciare così ai loro diritti.
Confidiamo nella Sua approfondita conoscenza degli assetti normativi ed istituzionali e
nel Suo ruolo di massimo garante del rispetto delle regole ordinamentali.
Chiediamo, perciò, il Suo intervento, per favorire l’emanazione, anche d’urgenza, di un
provvedimento normativo che - in linea peraltro con quanto effettuato non solo nel passato, ma
anche di recente in favore di altre categorie di lavoratori (si veda, da ultimo, il caso dei segretari
comunali di fascia C nella “riforma Madia”) - riconosca quanto dovuto, attribuendo il ruolo
dirigenziale agli ex incaricati delle agenzie fiscali che abbiano avuto l’accesso originario nella
pubblica amministrazione in forza di pubblico concorso, che siano in possesso della laurea e che
abbiano svolto più di 36 mesi di incarichi dirigenziali nella amministrazione di appartenenza.
A noi stanno a cuore questi lavoratori, ma anche il buon funzionamento della fiscalità in
Italia: siamo un sindacato di Dirigenti da sempre attento al servizio che rendiamo, nell’esercizio
delle nostre funzioni, per tutti i cittadini.
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Il riconoscimento della dirigenza a questi colleghi va anche in questa direzione:
continuare a far funzionare con efficienza, serietà, correttezza e imparzialità la macchina fiscale,
nel rispetto delle leggi che emana il Parlamento, grazie ad una struttura amministrativoburocratica composta da eccellenze sperimentate sul campo.
------------------------------------------------Al Signor Presidente della Repubblica
Sen. Prof. Sergio Mattarella
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