GNGTS 2006 SESSIONE 1.3 STUDIO DI UTILIZZAZIONE DI SORGENTI SISMICHE MARINE TIPO AIRGUN NELL’ESPLORAZIONE SISMICA TOMOGRAFICA DI VULCANI ATTIVI: ESEMPIO DEL VULCANO STROMBOLI V. Di Fiore(1), G. Aiello(1), L. Beranzoli(2), G. Bortoluzzi(3), M. Castellano(4), G. D’Anna(5), P. Favali(2), E. Marsella(1) e D. Patanè(6) (1) Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC), C.N.R., Calata Porta di Massa, Porto di Napoli (2) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sez. di Roma 2 (3) Istituto di Scienze Marine (ISMAR), C.N.R., Bologna (4) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sez. di Napoli Osservatorio Vesuviano (5) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Centro Nazionale Terremoti, Roma (6) Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Sez. di Catania Nell’ambito del progetto “INGV – DPC V2 – Monitoring and research activity at Stromboli and Panarea”, sta per essere eseguito un esperimento di tomografia sismica del Vulcano Stromboli. Tale esperimento prevede di utilizzare stazioni sismiche fisse, di installarne alcune mobili terrestri e marine (OBS) ed effettuare energizzazioni in mare mediante un array di 4 cannoni ad aria compressa del tipo GI.GUN ciascuno del volume di 210 cubic inch collocati a traino della nave oceanograf ica “URANIA” del CNR. Al progetto partecipano le Sezioni dell’INGV di Napoli, Roma, e Catania, l’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (IAMC) del CNR di Napoli e l’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) del CNR di Bologna. L’edificio vulcanico dello Stromboli ha iniziato a formarsi a partire da 100.000 anni. Il vulcano presenta fianchi simmetrici ed accentuata forma conica e si eleva a circa 927 m sul livello medio del mare. Questa rappresenta la parte emersa di un vulcano che si erge fino a 3000 m di quota dalla piana batiale tirrenica. La struttura dell’isola di Stromboli è stata recentemente accomunata a quella dei vulcani campani: in entrambi si ha uno strato a bassa velocità ben sviluppato, dello spessore di 10-15 km, sovrastato da una sottile crosta continentale (Panza et al. 2004). L’attività eruttiva, tipicamente polifasica (Beccaluva et al., 1985), si è esplicata con la sovrappo sizione di prodotti lavici (velocità delle onde sismiche nel range 2500-4000 m/s) e quelli di attività esplosiva (prodotti piroclastici con velocità delle onde P nel range 300-800 m/s). La differenziazio ne di attività eruttiva spesso produce elevati gradienti verticali e orizzontali del campo di velocità delle onde sismiche. Le indagini sismiche più idonee per mettere in luce queste anomalie sono quelle basate sui metodi d’inversione tomografica che per motivi di risoluzione, necessitano di numerose, ripetute e appropriate energizzazioni e di un elevato numero di stazioni sismiche. Inizialmente nel progetto erano previsti una serie di scoppi intorno all’isola a distanze = 6 km con scoppi programmati a distanza di 200-300 m l’uno dall’altro con una distanza tra le stazioni sismiche mediamente di 500 m. La massima copertura di stazione la si otteneva in due direzioni pre-ferenziali e logisticamente più idonee; in direzione N-S identificato sulla mappa (Fig. 1) come profilo P1 ed in direzione ENE-WSW identificato in mappa come profilo P2. __________________________________________________________________________________ 167 GNGTS 2006 SESSIONE 1.3 Fig. 1 - DTM del Vulcano Stromboli con indicazione della navigazione e dei profili topografici (P1 e P2) Alla luce di considerazioni di seguito riportate, il programma originario degli scoppi è stato cambiato. Infatti nella prospezione tomografica dello Stromboli bisogna tener presente che l’energia di penetrazione nel substrato prodotta dai cannoni è limitata dalla presenza di canali del suono e dalla forte inclinazione dei fianchi del vulcano che produrrebbero incidenze critiche limitando l’energia in trasmissione. La propagazione delle onde nel caso in esame avviene secondo due tragitti. Il primo tragitto, riguarda la propagazione di onde sonore nell’acqua fino al fondo mare o comunque fino alla parte sommersa dei fianchi del vulcano; il secondo, è relativo alla propagazione del campo d’onda nei litotipi costituenti l’apparato vulcanico tenendo conto della geometria e dell’angolo di incidenza con cui arriva il fronte di propagazione. La perdita di energia del fronte d’onda in acqua è essenzialmente dovuta al geometrical spreading all’assorbimento dovuto alla viscosità del mezzo. L’attenuazione dovuta allo geometrical spreading è proporzionale al logaritmo della distanza dalla sorgente mentre l’attenuazione per assorbimento è dovuta alla viscosità del mezzo attraversato (perdita proporzionale al quadrato della frequenza) ed al rilassamento molecolare (riduzione con passaggio di molecole a ioni indotta dalla pressione al passaggio del suono). Per la propagazione delle onde nell’acqua di mare si è utilizzato un algoritmo basato sul metodo dell’equazione parabolica che risolve efficacemente i problemi di acustica oceanica che sono del tipo “range di distanze” dipendente. Nel caso specifico l’impulso di pressione è determinato con la seguente equazione (Collins, 1999) (1) dove ?è la densità; k è il numero d’onda; Dalla Razionalizzazione ed espansione dell’equazione (1) si ha: __________________________________________________________________________________ 168 GNGTS 2006 SESSIONE 1.3 (2) che fornisce la variazione di pressione tra la posizione r e (r+ ?r, z), dove z è la profondità k0=?/c0. C0 è la velocità di fase, ßj,n e ?j,n sono i coefficienti complessi che definiscono i vincoli necessari per controllare la stabilità e l’accuratezza della razionalizzazione e parzializzazione della (1) e (3) Nella figura 2 è mostrata una sezione 2D, coincidente con il profilo P2 (figura 1), dalla quale si possono rilevare le perdite in dB riferite all’energia misurata ad un metro dalla sorgente. Il modello di distribuzione della densità, temperatura e velocità della massa d’acqua è stato assunto da Waite, 2002. La banda di frequenza dello spettro sonoro utilizzata è compresa tra 10 e 200 Hz. In figura 2 è chiaramente evidente una zona d’ombra originata dalla presenza di una variazione di velocità del suono intono ai 200 m di profondità. Questo inconveniente determina inizialmente una zona di sottocampionamento del fondo mare da parte dei raggi sismici ed aumenta fino a oscurare completamente la zona con distanza compresa tra 2000m e 10000 m. Risulta anche evidente che già ad una distanza di 2000 m dalla sorgente, l’attenuazione è di circa 50 dB il che significa che partendo da una pressione iniziale di 200 bar ad 1 m dalla sorgente, l’ampiezza si riduce 1 o al massimo 2 bar alla distanza di 2000 m, praticamente annullando l’effetto sorgente. Fig. 2 - Sezione batimetria 2D (ricavata da Favalli et al, 2005) lungo il prof ilo P2 con indicazione della perdita in dB dal punto sorgente (coordinate 0,0). È evidente la zona d’ombra cor rispondente con una variazione di velocità del suono a circa 200 a partire da d=2000 e corrispondente con un angolo di incidenza di 42°. __________________________________________________________________________________ 169 GNGTS 2006 SESSIONE 1.3 Le simulazioni effettuate suggeriscono di effettuare scoppi da una distanza ottimale di circa 1000 m dalla costa in modo da evitare la zona d’ombra e permettere di avere in prossimità del fondo marino una pressione in grado di produr re spostamenti del suolo nei litotipi rilevabili dalla stazioni in mare e in terra. È necessario tenere in conto che le esplosioni prodotte dallo Stromboli, producono un forte rumore sismico di fondo che andrebbe a danno del segnale utile. Questo suggerisce di energizzare possibilmente nei momenti di pausa dell’attività del vulcano incrementando il numero di scoppi nello stesso punto effettuando successivamente lo stack delle tracce. Bibliografia Collins, M.D.,1999, User Guide for RAM version 1.0 and 1.0p. Naval Research Laboratory, Washington DC. Beccaluva L., Gabbianelli G., Lucchini F., Rossi P.L., and Savelli C., 1985. Petrology and K/Ar age of volcanics dredged from the Aeolian seamounts: implications for geodynamics evolution of the southern Tyrrhenian bacin. Earth Planetary Science Letter, 74, 187-208. Favalli, M., D. Karátson, R. Mazzuoli, M.T. Pareschi and G. Ventura. “Volcanic geomorphology and tectonics of the Aeolian archipelago (Southern Italy) based on integrated DEM data”, Bull. Volcanol. (2005) 68: 157–170. Panza G.F., Pontevivo A., Sarao A., Aoudia A., Peccerillo A., 2004. Structure of the lithosphereastenosphere and volcanism in the Tyrrhenian Sea and surrounding. Memorie Descrittive Carta Geologica d’Italia, LXIV, Marani M.P., Gamberi F., Monatti E. (Ed.), 29-56 Waite, A.D., 2002, Sonar for Practising Engineers. III edition, Wiley, p 54. 170 GNGTS 2006 SESSIONE 1.3 __________________________________________________________________________________ 171