Comitato economico e sociale europeo
L'ATTUAZIONE DELLA
STRATEGIA DI LISBONA
_____________
CONTRIBUTI PRESENTATI
IN SEGUITO AL MANDATO
DEL CONSIGLIO EUROPEO
DEL 22 E 23 MARZO 2005
•
•
•
Relazione di sintesi elaborata in collaborazione con i CES nazionali
dell'Unione europea
Contributi di due paesi candidati
Relazione del gruppo di collegamento
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
IT
INDICE
SOMMARIO ......................................................................................................................................... 1
INTRODUZIONE................................................................................................................................. 3
IL PUNTO DI VISTA DEL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO.................... 4
I. Osservazioni introduttive ......................................................................................................... 4
II. Le relazioni elaborate dalle organizzazioni aderenti alla rete interattiva del
Comitato economico e sociale europeo e dai consigli economici e sociali nazionali ............ 5
III. Le dodici conclusioni principali tratte dalle relazioni nazionali ........................................... 5
IV. Le prospettive e il raggio d'azione della società civile ........................................................... 8
a) Responsabilità dell'intera società, buon governo e partecipazione ....................................... 8
b) L'importanza delle questioni sociali e il ruolo specifico delle parti sociali ......................... 10
c) L'istituzione di reti e la comunicazione................................................................................. 11
d) Il futuro della rete interattiva ............................................................................................... 11
Contributi dei consigli economici e sociali nazionali dell'UE (in ordine protocollare)................. 13
• Belgio............................................................................................................................................. 14
• Repubblica ceca ............................................................................................................................. 20
• Danimarca...................................................................................................................................... 25
• Germania........................................................................................................................................ 31
• Estonia ........................................................................................................................................... 33
• Grecia............................................................................................................................................. 37
• Spagna ........................................................................................................................................... 40
• Francia ........................................................................................................................................... 48
• Irlanda ............................................................................................................................................ 53
• Italia ............................................................................................................................................... 56
• Cipro .............................................................................................................................................. 59
• Lettonia .......................................................................................................................................... 63
• Lituania .......................................................................................................................................... 64
• Lussemburgo.................................................................................................................................. 66
• Ungheria ........................................................................................................................................ 70
• Malta .............................................................................................................................................. 75
• Paesi Bassi ..................................................................................................................................... 79
• Austria ........................................................................................................................................... 83
• Polonia ........................................................................................................................................... 86
• Portogallo....................................................................................................................................... 91
• Slovenia ......................................................................................................................................... 95
• Slovacchia...................................................................................................................................... 99
• Finlandia ...................................................................................................................................... 103
• Svezia........................................................................................................................................... 108
• Regno Unito................................................................................................................................. 112
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I contributi di due paesi candidati................................................................................................... 113
•
Bulgaria.................................................................................................................................... 114
•
Romania................................................................................................................................... 119
Contributo del gruppo di collegamento tra il CESE e le organizzazioni e le reti
europee della società civile ............................................................................................................... 123
Ringraziamenti.................................................................................................................................. 129
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-1-
SOMMARIO
Conformemente al mandato che gli è stato impartito dal Consiglio europeo del marzo 2005, con la
presente relazione il Comitato economico e sociale europeo (CESE) presenta i risultati della
consultazione da esso condotta con i suoi partner in ciascuno Stato membro e a livello europeo
in merito all'attuazione della strategia di Lisbona e al ruolo spettante alle parti sociali e ad altre
componenti della società civile organizzata.
Partendo dall'analisi delle relazioni presentate dai suoi partner, il CESE formula le seguenti
osservazioni:
1.
2.
La strategia di Lisbona è indispensabile e costituisce un progetto europeo di società.
I tre pilastri della strategia (quello sociale, quello economico e quello ambientale) rivestono pari
importanza e sono indissociabili.
3. L'elaborazione di programmi nazionali di riforma da parte degli Stati membri è un'operazione
giusta e necessaria.
4. Occorre ripartire chiaramente le mansioni e le responsabilità tra i diversi livelli e soggetti.
5. Occorre che la politica offra nuove possibilità di azione ai soggetti economici e sociali.
6. L'attuazione della strategia manca di concretezza, di chiarezza metodologica e di scadenze
verificabili.
7. Il metodo aperto di coordinamento richiede uno stretto coinvolgimento della società civile.
8. La partecipazione della società civile organizzata nel complesso è una condizione fondamentale
ma non sufficiente.
9. Non sempre la strategia è stata fatta conoscere ai cittadini o spiegata a sufficienza.
10. Non esiste discorso pubblico che presenti la strategia come un progetto europeo comune.
11. Il successo della strategia di Lisbona dipende dalla capacità di spiegare che si tratta di una
situazione vantaggiosa per tutti.
12. Le organizzazioni della società civile dispongono delle competenze necessarie per lo sviluppo di
partenariati.
Il CESE propone quindi le seguenti strategie di azione comune, da realizzare insieme alla rete
interattiva di iniziative della società civile:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Richiamare alle proprie responsabilità i poteri pubblici europei, nazionali, regionali e locali.
Insistere sul ruolo coordinativo delle istituzioni europee, in linea con il principio di sussidiarietà.
Richiedere un'ampia partecipazione dei cittadini ai principali progetti politici e strategici.
Esigere il coinvolgimento della società civile organizzata ai programmi nazionali di riforma.
Mettere l'accento sulla qualità degli interventi, nel rispetto dei valori e degli obiettivi europei.
Dimostrare l'importanza dei consigli economici e sociali come interlocutori statali.
Promuovere le strutture della società civile, in particolare nei nuovi Stati membri.
Sostenere la posizione secondo cui "le persone sono la principale risorsa dell'Europa".
Incoraggiare gli investimenti nelle risorse umane e nella società europea.
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-210.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
Spiegare che questi investimenti rappresentano un importante fattore di produttività.
Far capire che la partnership sociale e il dialogo sociale rivestono grande importanza.
Ricordare le funzioni specifiche delle parti sociali e gli strumenti a loro disposizione.
Dimostrare che le organizzazioni imprenditoriali e sindacali si assumono le proprie
responsabilità nei confronti della società.
Mettere la preziosa rete del CESE al servizio della strategia di Lisbona come valore aggiunto.
Usare la rete del CESE per diffondere messaggi presso ampie fasce della popolazione.
Dimostrare che tale rete contribuisce a convincere il cittadino della validità della strategia di
Lisbona.
Proporre una "giornata europea della società civile" volta a sensibilizzare i cittadini.
In futuro, e su richiesta del Consiglio europeo, il CESE è disposto a continuare a promuovere le
attività della rete interattiva nei seguenti campi:
−
−
−
−
raccogliere e registrare le buone prassi che rivestono un'importanza specifica per l'attuazione
della strategia di Lisbona,
centralizzare e diffondere relazioni strutturate della società civile organizzata tese a monitorare
l'attuazione della strategia di Lisbona ai vari livelli,
incoraggiare la società civile a formulare proposte per un'applicazione efficace della strategia di
Lisbona, con miglioramenti e integrazioni costruttive ai piani di riforma dei governi,
partecipare all'istituzione e al rafforzamento di strutture della società civile nei paesi in cui non
esistono ancora o in cui hanno competenze ancora troppo limitate.
Tutte queste proposte sono esposte in dettaglio nel capitolo "Il punto di vista del Comitato economico
e sociale europeo".
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INTRODUZIONE
Il Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005 ha esortato il Comitato economico e sociale europeo
(CESE) a creare, insieme ai consigli economici e sociali degli Stati membri e altre organizzazioni
partner, una rete interattiva di iniziative della società civile volta a promuovere l'attuazione della
strategia di Lisbona. Lo ha inoltre invitato a presentare i risultati ottenuti in occasione del Consiglio
europeo di primavera del 2006 (punto 9 delle conclusioni della presidenza).
Il Comitato ha voluto rispondere a questo invito e, con la presente relazione, intende apportare un
contributo concreto all'effettiva attuazione della strategia di Lisbona.
A questo fine, si è rivolto ai propri partner tradizionali nei diversi Stati membri, i consigli economici e
sociali (CES) nazionali. Insieme hanno deciso di presentare, sotto forma di brevi relazioni, le grandi
linee, le esigenze e le priorità dei singoli programmi nazionali di riforma ed eventualmente di
commentare i settori considerati particolarmente importanti. La seconda parte di ciascuna relazione è
stata destinata a illustrare il ruolo svolto dalle parti sociali e dagli altri soggetti della società civile
organizzata nell'attuazione della strategia di Lisbona e, possibilmente, a segnalare alcune buone prassi
e priorità future. Per gli Stati membri privi di un consiglio economico e sociale nazionale o di
un'istituzione simile, la stesura della relazione è stata affidata a un membro del CESE con una
comprovata esperienza in materia.
Un contributo specifico alla stesura di questa relazione è stato dato dal gruppo di collegamento con le
organizzazioni e le reti europee della società civile, istituito nel 2004 dal CESE per approfondire il
dialogo avviato con le organizzazioni europee della società civile non direttamente rappresentate al
suo interno.
La presente relazione è suddivisa in tre parti:
•
•
•
la prima presenta il punto di vista del CESE e le principali conclusioni di questa iniziativa
collettiva,
la seconda presenta le relazioni dei partner del CESE nei 25 Stati membri dell'Unione europea,
alle quali si aggiungono i contributi dei CES bulgaro e rumeno,
la terza, dal titolo "Il futuro della strategia di Lisbona" presenta la posizione del gruppo di
collegamento con le organizzazioni e le reti europee della società civile.
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-4-
IL PUNTO DI VISTA DEL COMITATO
ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO
I.
Osservazioni introduttive
Nella riunione del marzo del 2000 a Lisbona, il Consiglio europeo ha fissato un nuovo obiettivo
strategico per l'Unione per il decennio 2000-2010, al fine di rispondere alle sfide della globalizzazione
e della nuova economia basata sulla conoscenza. Poiché i cambiamenti previsti da questa strategia
riguardano tutti gli aspetti della vita dei cittadini, il Consiglio ha ritenuto che l'Unione dovesse
affrontarli con un approccio conforme ai suoi valori e alla sua concezione della società europea.
Per beneficiare delle opportunità offerte dal nuovo contesto mondiale, l'Europa non poteva fare a
meno di un programma ambizioso che permettesse di realizzare le strutture necessarie alla diffusione
della conoscenza, di consolidare l'innovazione e la riforma dell'economia e di modernizzare i sistemi
di protezione sociale e di istruzione (cfr. il capitolo "La nuova sfida" nelle conclusioni della
presidenza del Consiglio europeo di Lisbona).
Oltre a realizzare le riforme strutturali destinate ad accrescere la competitività e l'innovazione, per
raggiungere il nuovo obiettivo strategico occorre anche modernizzare il modello sociale europeo, in
particolare investendo nelle risorse umane. Il testo delle conclusioni della presidenza recita (paragrafo
24): "Le persone sono la principale risorsa dell'Europa e su di esse dovrebbero essere
imperniate le politiche dell'Unione. Investire nelle persone e sviluppare uno stato sociale attivo e
dinamico sarà essenziale per la posizione dell'Europa nell'economia della conoscenza nonché
per garantire che l'affermarsi di questa nuova economia non aggravi i problemi sociali esistenti,
rappresentati dalla disoccupazione, dall'esclusione sociale e dalla povertà", bensì abbia come
prospettiva l'adeguamento e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini.
Il metodo aperto di coordinamento, introdotto allo scopo di applicare la strategia di Lisbona, è
previsto al paragrafo 38 delle stesse conclusioni: "Un'impostazione totalmente decentrata sarà
applicata coerentemente con il principio di sussidiarietà, a cui l'Unione, gli Stati membri, i livelli
regionali e locali, nonché le parti sociali e la società civile parteciperanno attivamente mediante
diverse forme di partenariato. Un metodo di analisi comparativa delle migliori pratiche in materia
di gestione del cambiamento sarà messo a punto dalla Commissione europea, di concerto con vari
fornitori e utenti, segnatamente le parti sociali, le imprese e le ONG". Il paragrafo 41 precisa: "Il
settore privato e i partenariati pubblico-privato saranno lo strumento privilegiato per
conseguire il nuovo obiettivo strategico che dipenderà dall'attivazione delle risorse disponibili
sul mercato nonché dagli sforzi degli Stati membri. In questo processo l'Unione svolge un ruolo
di catalizzatore (…)".
Dal testo fondante della strategia di Lisbona emerge dunque con chiarezza che questa consiste
anzitutto in un progetto di sviluppo dell'intera società europea incentrato sull'individuo, sui suoi valori
e sulle sue relazioni sociali, economiche, culturali e con l'ambiente. È quindi un approccio conforme
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-5al principio di uno sviluppo sostenibile in tutti i settori chiave della società europea. La concezione
democratica della società europea ha quindi come logica conseguenza che l'azione politica, dalla sfera
europea globale fino al livello locale vicino ai cittadini, deve considerare l'individuo al tempo stesso il
soggetto e l'oggetto della strategia, della sua formulazione e della sua attuazione concreta, e fare in
modo di coinvolgerlo. Non vi è quindi alcun dubbio sulla necessità di coinvolgere ampiamente la
società civile in tutte le fasi della strategia.
II.
Le relazioni elaborate dalle organizzazioni aderenti alla rete interattiva del Comitato
economico e sociale europeo e dai consigli economici e sociali nazionali
Le relazioni prodotte dai consigli economici e sociali nazionali sono eterogenee e affrontano solo
alcuni degli aspetti relativi ai programmi nazionali di riforma e al ruolo dell'organizzazione
interessata. Ciò non deve sorprendere, date le grandi disparità tra le situazioni specifiche di ciascun
paese, le tradizioni nazionali, le esperienze particolari e, naturalmente, le priorità politiche di ciascuno
Stato, tanto più che la nozione di "consiglio economico e sociale" rinvia a organi diversi per struttura,
compiti, composizione e funzionamento.
Viceversa, è da deplorare che alcune di queste relazioni non siano state redatte da un consiglio
economico e sociale nazionale indipendente e autonomo, ma da un organismo semipubblico o da un
presidente designato dalle autorità pubbliche. È quindi possibile che alcune di esse siano poco
obiettive nei confronti della politica e dell'amministrazione pubblica e mostrino una certa indulgenza
nel valutare i programmi nazionali di riforma. Comunque sia, dal momento che si tratta di una
procedura nuova, è lecito attendersi che col tempo la qualità del contenuto delle relazioni possa
rapidamente e notevolmente migliorare.
Dal canto suo, il contributo del gruppo di collegamento con le organizzazioni e le reti europee della
società civile, dal titolo "Il futuro della strategia di Lisbona", costituisce una sintesi delle diverse
posizioni accuratamente formulate dai suoi membri. Esso riporta i punti di vista, le idee e le istanze di
una serie di reti europee della società civile che, in ciascuno Stato membro, raccolgono le posizioni
delle organizzazioni affiliate e di chi vi aderisce. I loro settori di attività vanno dalle questioni sociali
alla protezione dei consumatori, dai diritti dell'uomo alla cultura e all'economia sociale, per citarne
solo alcuni.
L'uso dell'espressione "società civile organizzata" si basa sulla definizione fornita dal CESE e sancita
dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea nel Libro bianco sulla governance e in altri
documenti fondamentali.
III.
Le dodici conclusioni principali tratte dalle relazioni nazionali
1)
In tutti i contributi la strategia di Lisbona è considerata indispensabile. Tutte le parti
interessate vi colgono un vero e proprio progetto complessivo per la società europea, a
patto che i valori e gli obiettivi dell'Unione siano pienamente rispettati. La strategia di
Lisbona va pertanto considerata come parte integrante del progetto europeo di integrazione e
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-6presentata come tale. Ampio rilievo è dato alla pertinenza degli obiettivi fissati inizialmente
(ai quali è stata poi aggiunta la dimensione ambientale) e, in generale, all'adeguamento delle
modalità di attuazione.
2)
I diversi contributi ricordano al tempo stesso che i tre pilastri della strategia (quello
sociale, quello economico e quello ambientale) rivestono pari importanza e sono
indissociabili. Il progetto perderebbe la sua ragione d'essere se venisse a mancare l'equilibrio
tra questi aspetti così importanti dell'azione sociale e della quotidianità dei cittadini. Ciò non
significa in alcun modo che la competitività e la crescita non siano considerati requisiti
altrettanto indispensabili per il progresso e la modernizzazione, ma solo che non sono
elementi fini a se stessi. Peraltro, le questioni concernenti la qualità, la quantità e la
ripartizione dei benefici della crescita sono ancora al centro di un acceso dibattito.
3)
Le parti interessate reputano positiva l'elaborazione di programmi nazionali di riforma
da parte degli Stati membri dell'Unione, giacché si tratta di una prassi tanto opportuna
quanto necessaria. Ciò permette infatti di tenere conto dei diversi livelli di sviluppo, delle
tradizioni e delle esperienze nazionali nonché delle priorità di ogni paese. Tali realtà nazionali
possono così essere trasferite a livello europeo, rispettandone la specificità, e integrate nella
strategia globale. Le relazioni e i contributi evidenziano tuttavia che al livello territoriale la
percezione e la considerazione dell'importanza della strategia è ancora scarsa, se non
addirittura nulla.
4)
La ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra i diversi livelli e soggetti interessati
deve essere più chiara. L'accordo raggiunto dal Consiglio di Lisbona nel 2000, che pure
aveva esplicitamente posto l'accento su questo punto, finora non si è tradotto in misure
d'attuazione sufficienti. Per quanto concerne in particolare l'approccio decentrato, il ruolo del
settore privato, l'importanza della società civile e la funzione catalizzatrice dell'Unione in tale
processo, la ripartizione delle responsabilità e degli ambiti d'azione appare incompleta e poco
chiara.
5)
La politica e lo Stato devono fissare nuovi orientamenti ai diversi livelli e offrire nuovi
margini di manovra e d'azione ai soggetti economici e sociali. Il principio "Pensare
globalmente, agire localmente" (slogan di Rio) deve essere applicato anche al processo di
Lisbona. Ciò presuppone uno stretto coordinamento di tutti i principali ambiti d'azione, a
livello sia politico sia di amministrazione pubblica, per orientare le strategie d'azione nei
diversi settori e ai diversi livelli verso gli obiettivi fondamentali ed evitare quindi
contraddizioni tra i programmi e tra le azioni. Il principio di "azione concertata", destinato ad
ovviare alla situazione controproducente in cui ciascuno pensa e agisce per conto proprio,
deve assurgere a regola generale. Sarà così notevolmente facilitata la presentazione della
strategia ai cittadini e anche alle organizzazioni e agli enti chiamati a partecipare alla sua
attuazione.
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-76)
L'attuazione della strategia di Lisbona è oggetto di aspre critiche. Concetti astratti quali i
progetti teorici e gli indicatori occupano ancora un posto troppo ampio nel dibattito, mentre la
volontà politica di attuare la strategia in maniera ambiziosa per mezzo di obiettivi concreti,
singole misure vincolanti, metodi chiari e scadenze verificabili, appare ancora per molti versi
estremamente limitata. Particolarmente importante appare l'uso di procedure specifiche di
controllo e di valutazione.
7)
L'applicazione del metodo aperto di coordinamento come strumento essenziale è giudicata
molto positivamente. I contributi richiamano tuttavia l'attenzione su due condizioni da
rispettare, ossia il pieno coinvolgimento della società civile e la partecipazione sistematica
dei parlamenti.
8)
La partecipazione dei consigli economici e sociali nazionali e dell'insieme della società
civile organizzata non è sufficiente. Quando, come prevede esplicitamente la strategia, non
sono in gioco solo strutture e procedure ma si incentra una determinata azione sull'individuo
(come dovrebbe sempre avvenire), le organizzazioni create e dirette dai cittadini stessi
diventano estremamente importanti. Esse costituiscono infatti un amplificatore privilegiato
delle loro esigenze, problematiche, aspettative e proposte. Inoltre, esse possono trasmettere ai
cittadini le informazioni di cui necessitano, favorire e alimentare il dibattito pubblico e
svolgere un ruolo decisivo per determinare la loro approvazione o il loro rifiuto dei progetti e
delle misure proposte al livello politico e amministrativo.
9)
Per quanto il Consiglio europeo di Lisbona avesse affermato che i cambiamenti da attuare e le
sfide da raccogliere "interessano ogni aspetto della vita delle persone", non si è ancora
provveduto a far conoscere né tantomeno a spiegare la strategia di Lisbona ai cittadini, i
quali di conseguenza non si sentono ancora direttamente coinvolti. La strategia di Lisbona è
lungi dal far parte del loro progetto di vita ed essi non la considerano una realtà, né tanto
meno una necessità per i propri figli e nipoti.
10)
A tutt'oggi non vi è alcun discorso pubblico comprensibile e chiaro che presenti la
strategia di Lisbona come parte integrante di un progetto comune europeo destinato a
plasmare il futuro della collettività, coinvolgendo ogni componente della società. Non vi
è stata finora alcuna sensibilizzazione dei cittadini su tale aspetto, e anche coloro che ne sono
a conoscenza la percepiscono come un concetto elitario, tecnocratico e lontano dalle loro
preoccupazioni. Ciò produce conseguenze negative, in quanto la modernizzazione non appare
più come riforma positiva in grado di modellare il futuro, ma piuttosto come minaccia per le
conquiste acquisite, se non addirittura come un tentativo di rimetterle in questione.
11)
Il buon esito dell'attuazione della strategia di Lisbona dipende dalla capacità di spiegare
che si tratta di una situazione vantaggiosa per tutte le parti in causa, di cui possono
beneficiare sia i singoli sia la società nel complesso. Il ruolo della società civile organizzata
completa quello dello Stato in materia di diffusione delle informazioni e di partecipazione alla
gestione del cambiamento. Lo Stato non solo è tenuto a trarre il massimo profitto dalle
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-8opportunità, dalle strutture e dai processi esistenti, ma ha anche il dovere di fare in modo che
siano valorizzati il potenziale e la creatività di tutti i componenti della società.
12)
Le organizzazioni europee della società civile dispongono delle competenze e delle
capacità necessarie per potersi assumere pienamente i propri obblighi nel quadro di tale
partenariato. Esse sono in grado di sensibilizzare l'opinione pubblica diffondendo
informazioni sia presso i cittadini sia presso le autorità pubbliche, hanno l'esperienza
necessaria e assicurano il coinvolgimento delle parti interessate, favorendo così l'accettazione
delle azioni intraprese. Inoltre stimolano la motivazione e favoriscono la
responsabilizzazione, costituiscono utili laboratori dell'innovazione sociale, promuovono il
dialogo civile e la volontà di compromesso tra i gruppi e gli interessi divergenti in seno alla
società. Interlocutrici indispensabili per i partenariati pubblico-privato, hanno una buona
conoscenza della cooperazione europea e collegano tra loro le reti istituite al di fuori delle
amministrazioni pubbliche.
IV.
Le prospettive e il raggio d'azione della società civile
Non ci si può limitare a constatare che la sensibilizzazione dei cittadini è solo agli inizi. Per di più, il
mero riconoscimento delle realtà, delle esperienze, delle esigenze e delle priorità di ogni Stato
membro non basta di per sé a garantire la riuscita della strategia. Quest'ultima rappresenta infatti un
progetto europeo di società, ossia la riforma e l'approfondimento del modello sociale europeo.
La società civile organizzata ha allo stesso tempo la capacità e l'intenzione di apportare un contributo
fondamentale alla formulazione e all'applicazione di un approccio comune. La rete interattiva delle
iniziative della società civile può svolgere un ruolo decisivo di orientamento e di concretizzazione.
Questa rete, istituita e coordinata dal Comitato economico e sociale europeo, riunisce i consigli
economici e sociali degli Stati membri e altre organizzazioni partner allo scopo di promuovere
l'attuazione della strategia di Lisbona. Le iniziative, le misure di mobilitazione e le azioni della società
civile sono tutti elementi che accrescono il valore aggiunto di cui l'Europa potrà beneficiare in futuro.
Da quanto precede, si propongono le strategie di azione comune illustrate di seguito. Tali strategie
sono finalizzate a rendere più concreta la strategia di Lisbona nell'ambito della società europea e di
accelerarne l'attuazione.
a) Responsabilità dell'intera società, buon governo e partecipazione
L'attuazione della strategia di Lisbona è un progetto europeo per il futuro che interessa tutte le
componenti della società europea: autorità pubbliche, soggetti economici e organizzazioni della
società civile. Lo stesso vale, in tema di responsabilità comune, per la necessaria complementarità tra
i diversi livelli, in particolare tra l'Unione europea e gli Stati membri. Ciò, tuttavia, non elimina le
differenze tra le loro competenze e i loro gradi di responsabilità: nessuna sfera di governo può quindi
sostituirsi a un'altra. La strategia, inoltre, deve essere vista e attuata in funzione del principio di
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-9sviluppo sostenibile, cosa che vale indifferentemente per i suoi tre pilastri: quello sociale, quello
economico e quello ambientale.
1.
La società civile organizzata deve preoccuparsi costantemente di richiamare le autorità
europee, nazionali, regionali e locali alle loro responsabilità, in particolare per quanto
concerne gli obiettivi, il coordinamento, l'incoraggiamento, la trasparenza, il dialogo e la
creazione di un contesto favorevole, in modo tale che, nel quadro della strategia di Lisbona, i
soggetti economici e sociali possano sfruttare appieno il proprio potenziale di intervento e la
propria creatività.
2.
La società civile sottolinea in particolare che il coordinamento compete innanzitutto alle
istituzioni europee, specie in materia di politica economica e monetaria, e insiste sul ruolo
preponderante svolto dai livelli regionale e locale nell'applicazione del principio di
sussidiarietà e del motto "Pensare globalmente, agire localmente".
3.
La società civile organizzata ricorda che una democrazia moderna è caratterizzata
soprattutto da una grande accessibilità dell'informazione e dalla più ampia
partecipazione possibile dei cittadini ai principali progetti politici e strategici. Ciò vale in
modo particolare per la strategia di Lisbona. Le organizzazioni della società civile vanno
coinvolte nella sua formulazione dettagliata, nella sua effettiva attuazione e nella scelta degli
strumenti per conseguirla, nel controllo della sua applicazione e infine nella valutazione dei
risultati nonché, se necessario, nel riorientamento delle sue priorità.
4.
La società civile organizzata ambisce ed è pronta a essere coinvolta nella concezione,
nella formulazione e nell'attuazione dei programmi nazionali di riforma. Grazie alla sua
conoscenza approfondita dei grandi temi che interessano la vita dei cittadini, essa può mettere
in luce ed eventualmente evitare le ripercussioni indesiderate di questi programmi.
5.
Con riferimento alle questioni economiche, occupazionali, dell'istruzione e formazione
professionale, della ricerca e sviluppo tecnologico, nonché a quelle ambientali e sociali, la
società civile organizzata pone l'accento sulla qualità dei progressi e degli investimenti nel
rispetto dei valori e degli obiettivi comuni nei quali si riconosce la società europea, e
denuncerà qualsiasi evoluzione che se ne discosti e che possa danneggiare i singoli o la
società.
6.
I comitati economici e sociali autonomi e pienamente riconosciuti dallo Stato, autori di
pareri indipendenti e costituiti da rappresentanti delle parti sociali e da altre organizzazioni di
rilievo della società civile, costituiscono sul lungo periodo una forma associativa della
società civile adeguata ed efficace. Appare pertanto opportuno istituire tali comitati o
consigli in tutti gli Stati membri.
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- 10 7.
Il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner della rete interattiva sono
pronti a fornire consulenza e assistenza in questo campo, mettendo la propria
competenza ed esperienza in materia al servizio di tale obiettivo.
b) L'importanza delle questioni sociali e il ruolo specifico delle parti sociali
8.
Il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner della rete interattiva sostengono
senza riserve la posizione adottata nel 2000 a Lisbona dal Consiglio europeo: "Le persone
sono la principale risorsa dell'Europa e su di esse dovrebbero essere imperniate le
politiche dell'Unione. Investire nelle persone e sviluppare uno stato sociale attivo e dinamico
sarà essenziale per la posizione dell'Europa nell'economia della conoscenza nonché per
garantire che l'affermarsi di questa nuova economia non aggravi i problemi sociali esistenti,
rappresentati dalla disoccupazione, dall'esclusione sociale e dalla povertà", bensì abbia come
prospettiva l'adeguamento e il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. Essi
intendono pertanto vigilare affinché questo principio continui a determinare
l'orientamento della società, non solo a livello europeo ma anche a livello nazionale,
regionale e locale.
9.
Il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner ritengono che una delle principali
forme di investimento nelle risorse umane e nella società europea nel suo complesso
consista nella promozione della scienza, della ricerca e dello sviluppo tecnologico. Il
Comitato ha sviluppato questo punto in un parere esplorativo del dicembre 2005 intitolato
"Verso la società europea della conoscenza - Il contributo della società civile organizzata alla
strategia di Lisbona".
10.
Il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner promuoveranno la strategia di
Lisbona spiegando ai propri membri e all'opinione pubblica che gli investimenti previsti
costituiscono tra l'altro un importante fattore di produttività, e di conseguenza un
vantaggio innegabile in termini di competitività.
11.
Tra gli elementi costitutivi del modello sociale europeo che rivestono maggiore
importanza vi sono il partenariato sociale e il dialogo sociale autonomo. Il Comitato
economico e sociale europeo e i suoi partner della rete interattiva ritengono che la
promozione di questi elementi rientri tra i loro compiti principali.
12.
Inoltre il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner considerano loro compito
ricordare costantemente le funzioni specifiche che esercitano le parti sociali e gli appositi
strumenti d'azione di cui dispongono. Nell'ambito dell'applicazione della strategia di
Lisbona a livello nazionale e, in misura ancora maggiore, locale e aziendale, le parti sociali
rivestono un ruolo di spicco di cui gli ambienti politici come l'opinione pubblica devono
acquisire piena consapevolezza.
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…/…
- 11 13.
Le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, in quanto componenti essenziali della società
civile organizzata, non si sottrarranno alla responsabilità che hanno nei confronti della
società nel suo complesso. Viceversa, esse sosterranno le prospettive offerte dalla
strategia e le metteranno a profitto per elaborare strategie innovative. Le parti sociali
dovrebbero procedere a un inventario e a una valutazione delle buone prassi in materia, ad
esempio i patti sociali, in modo da valorizzarle e diffonderle ampiamente. Lo stesso vale per
le esperienze di cooperazione attuate con partner del settore pubblico, quali per esempio le
azioni concertate, i modelli di "flessicurezza" o i patti per l'occupazione.
c) L'istituzione di reti e la comunicazione
14.
Il costante intensificarsi della cooperazione con i consigli economici e sociali degli Stati
membri dell'Unione e l'istituzione del gruppo di collegamento con le organizzazioni e le reti
della società civile hanno fatto sì che il Comitato economico e sociale europeo disponga
ormai di una rete unica nel suo genere per le attività di comunicazione, di scambio di
esperienze e di cooperazione finalizzate all'attuazione della strategia di Lisbona.
15.
Tramite tale rete e i propri membri, i quali rappresentano un'ampia gamma di organizzazioni
nazionali della società civile, il Comitato economico e sociale europeo può far arrivare i
propri messaggi ad ampie fasce della popolazione europea. Esso è quindi in grado di
accrescere la sensibilizzazione sul futuro dell'Europa, di rendere la strategia di Lisbona più
accessibile e di raccogliere le reazioni dei cittadini per farsene portavoce.
16.
Per sua natura e composizione, tale rete è particolarmente idonea a rivolgersi ai cittadini e a
tenere conto delle loro preoccupazioni quotidiane e dei loro ambiti di interesse specifici
quali il lavoro, le questioni sociali, la protezione dei consumatori ecc. In futuro le potenzialità
di tale interazione vanno messe maggiormente al servizio dell'informazione, della
comprensione e della partecipazione. Solo privilegiando le azioni concrete a scapito delle idee
astratte sarà possibile interessare i cittadini e persuaderli della fondatezza della strategia
di Lisbona.
17.
Il Comitato economico e sociale europeo e i suoi partner propongono di istituire una
"giornata europea della società civile" attraverso una concertazione su scala europea.
Tale giornata non solo perseguirebbe l'obiettivo di promuovere l'importanza della società
civile organizzata nell'ambito di una democrazia europea moderna e partecipativa, ma
permetterebbe anche di sensibilizzare maggiormente la società e i mezzi di comunicazione
sulle strategie per il futuro dell'Europa.
d) Il futuro della rete interattiva
In funzione di come reagirà il Consiglio europeo di primavera del 2006, il Comitato economico e
sociale europeo sarà pronto a continuare a promuovere e diffondere le attività della rete interattiva. In
particolare, intende impegnarsi insieme ai propri partner nei seguenti ambiti:
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- 12 -
−
raccogliere e registrare le buone prassi particolarmente rilevanti per l'attuazione della strategia
di Lisbona: per esempio, modalità efficaci di associazione e partecipazione, partenariati sociali
innovativi ecc,
−
centralizzare e diffondere le relazioni strutturate della società civile organizzata nel quadro
del controllo sull'attuazione della strategia di Lisbona ai diversi livelli,
−
favorire l'elaborazione da parte della società civile di proposte per un'attuazione efficace
della strategia di Lisbona che rivestano particolare interesse e siano in grado di accompagnare,
migliorare e completare in modo costruttivo i piani di riforma dei governi,
−
partecipare all'istituzione e al potenziamento delle strutture della società civile, in particolare
dei consigli economici e sociali nei paesi che ne sono ancora sprovvisti o in cui le loro
competenze siano ancora limitate.
*
*
*
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- 13 -
CONTRIBUTI
DEI CONSIGLI ECONOMICI E SOCIALI
NAZIONALI DELL'UE
(in ordine protocollare)
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- 14 -
BELGIO
1.
Lo stato di attuazione della strategia di Lisbona sul piano nazionale
Il Belgio sottoscrive appieno la strategia di Lisbona. Infatti, esso persegue la creazione di posti di
lavoro più numerosi e di migliore qualità, una coesione sociale più profonda e un ambiente più sano
attraverso la creazione di condizioni favorevoli a una crescita economica sostenibile in un contesto
macroeconomico stabile. Tale politica è seguita scrupolosamente sia a livello federale sia a livello
delle regioni e delle comunità. Il Belgio è infatti uno Stato federale in cui l'economia e la politica in
materia di mercato del lavoro sono competenze in parte federali e in parte regionali.
Il Belgio è fiero del benessere e della protezione sociale che garantisce a tutti i suoi cittadini. Per
consentire il finanziamento a lungo termine di tale modello, esso persegue in maniera sistematica sei
obiettivi:
•
•
•
•
•
•
la parità di bilancio, mediante una riduzione progressiva a lungo termine del debito,
lo sviluppo dell'occupazione, rendendo la manodopera meno costosa ed eliminando le "trappole"
che portano alla disoccupazione,
la riforma del mercato del lavoro e gli investimenti nella formazione,
gli investimenti destinati a stimolare l'economia,
il rafforzamento della sicurezza sociale e la lotta su più fronti contro la povertà,
il potenziamento delle sinergie tra protezione dell'ambiente e crescita economica.
Le priorità centrali della politica belga in materia coincidono con tale strategia generale e rispondono
alle raccomandazioni per paese ricevute dal Belgio, in particolare per quanto concerne la sostenibilità
delle finanze pubbliche, l'incremento del tasso di attività, le azioni sul piano della disoccupazione
strutturale a lungo termine e della mobilità interregionale dei lavoratori e l'aumento della concorrenza
nel terziario. Tali priorità, il cui obiettivo consiste nel mantenere ed eventualmente migliorare il
benessere e la protezione sociale, costituiscono il filo conduttore di tutte le azioni incluse nelle tre
sezioni del piano nazionale di riforma, riguardanti rispettivamente la politica macroeconomica, la
politica microeconomica e l'aumento dei posti di lavoro per i giovani e gli anziani.
Durante la fase di stesura, gli enti incaricati di redigere il piano nazionale di riforma belga e gli uffici
del primo ministro hanno tenuto contatti regolari con le parti sociali in seno agli organi consultivi
CCE e CNT. In tale contesto, detti organi hanno inoltre pubblicato un parere sul piano nazionale di
riforma il 31 agosto 2005.
Nel loro parere, il CCE e il CNT sottolineano che la strategia non deve focalizzarsi unicamente sulla
crescita e sull'occupazione a scapito degli altri obiettivi, specie in ambito sociale e ambientale. È
inoltre opportuno che ne sia garantito il carattere trasversale. Oltre che ai settori affrontati negli
orientamenti integrati, il piano nazionale di riforma belga deve essere aperto ad altri aspetti della
strategia di Lisbona e cercare di mantenere un equilibrio tra i diversi elementi che la compongono:
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…/…
- 15 crescita economica, occupazione, coesione sociale e sostenibilità ambientale. È indispensabile
mantenere un equilibrio tra i diversi obiettivi della strategia e, nel contempo, dar prova di sufficiente
realismo stabilendo le priorità per ciascun settore. Occorre di conseguenza che il coordinamento
macroeconomico a livello europeo e la ripartizione delle politiche macroeconomiche (politica di
bilancio, politica monetaria, politica dei redditi) si facciano carico in modo ottimale ed equilibrato
delle spese derivanti dai cambiamenti indotti dalla strategia di Lisbona. Occorre portare avanti le
riforme strutturali sforzandosi costantemente di seguire una strategia equilibrata che consenta di
conseguire sinergie tra i diversi elementi costitutivi.
2.
Il ruolo dei soggetti economici e sociali nell'attuazione della strategia di Lisbona
2.1
Le azioni intraprese nell'ambito del Consiglio centrale dell'economia (CCE)
La legge belga relativa alla promozione dell'occupazione e alla salvaguardia della competitività consta
di due sezioni che rispondono a un unico obiettivo: la crescita dell'occupazione. La prima sezione è
destinata ad adeguare l'evoluzione delle retribuzioni a livello macroeconomico a quella prevalente
presso i principali partner commerciali, mentre la seconda concerne gli aspetti strutturali della
competitività e dell'occupazione. La legge prevede infatti una valutazione (relazione tecnica),
eventualmente seguita da raccomandazioni, sul funzionamento del mercato del lavoro, i processi di
innovazione, gli strumenti di finanziamento dell'economia, i fattori determinanti della produttività, le
strutture di formazione e istruzione e i cambiamenti nell'organizzazione e nello sviluppo delle
imprese. Gli interlocutori sociali hanno pertanto voluto che la struttura della relazione tecnica sui
margini massimi disponibili per l'evoluzione dei costi salariali, su cui essi hanno facoltà di decisione,
fosse conforme ai diversi assi della politica economica europea. Tale struttura permette inoltre di
valutare il contributo del Belgio all'attuazione della strategia europea.
La relazione tecnica costituisce uno dei principali punti di riferimento del processo di negoziazione
interprofessionale. A tale proposito, il CCE e il CNT ricordano che la formazione delle retribuzioni
a cui si fa riferimento negli orientamenti integrati rientra nelle competenze nazionali. Il Trattato
riconosce inoltre l'autonomia delle parti sociali che in diversi paesi, tra cui il Belgio, sono responsabili
delle trattative salariali.
Sempre nell'ambito della relazione tecnica, il CCE conduce ricerche approfondite in materia di R&S e
innovazione e, più in generale, di competitività strutturale in relazione al Belgio, con il supporto
di un centro universitario (Vlerick Leuven Gent Management School) e di diversi enti (il Servizio
pubblico federale per la programmazione della politica scientifica e l'Ufficio federale di
pianificazione). L'obiettivo è elaborare una diagnosi comune e formulare raccomandazioni operative
sul sistema nazionale di innovazione. Il CCE è stato inoltre consultato dal ministro federale per la
Politica scientifica per un parere sull'obiettivo stabilito a Barcellona in materia di R&S (3% del PIL
entro il 2010) nel quadro della strategia di Lisbona.
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…/…
- 16 Nel 2002, sempre nell'ambito di tale strategia, il CCE ha richiesto una perizia all'Ufficio federale di
pianificazione in merito a tematiche socioeconomiche relative, in particolare, alle imprese di rete.
Tale collaborazione ha condotto nel giugno 2005 all'organizzazione di un convegno internazionale
sulla strategia di Lisbona quale motore della riforma del mercato nelle industrie di rete, che ha visto la
partecipazione del Comitato economico e sociale europeo. L'obiettivo del convegno consisteva nel
fare il punto della situazione sull'impatto economico e sociale di tali riforme sulle industrie di rete e in
generale sull'economia europea e belga.
Un altro elemento importante del monitoraggio della strategia di Lisbona è rappresentato
dall'istituzione di un nucleo di monitoraggio dell'attualità europea in seno al CCE. In
collaborazione con un centro universitario, tale cellula permette agli interlocutori sociali di
selezionare le questioni potenzialmente utili alle loro riflessioni e di tenersi aggiornati sui principali
sviluppi di tale strategia. Il nucleo sta sviluppando una rete di cooperazione con diversi rappresentanti
belgi nell'ambito delle istituzioni europee, nell'ambito sia di organi politici decisionali sia di organismi
consultivi. Il risultato è l'organizzazione di audizioni regolari, al livello di CCE, con la
Rappresentanza del Belgio presso l'Unione europea e con i rappresentanti belgi presso il comitato di
politica economica e il comitato economico e finanziario.
Inoltre, attraverso una serie di pareri, gli interlocutori sociali (CCE e CNT) hanno avuto l'opportunità
di portare all'attenzione dei decisori alcuni orientamenti fondamentali sul loro modo di concepire la
relazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile.
In materia di ambiente, i temi trattati riguardano le norme relative ai prodotti, l'uso agricolo dei
biocidi in Belgio, il progetto preliminare del piano direttivo federale (2003-2005) concernente la
politica dei prodotti e l'ambiente, le conseguenze economiche del protocollo di Kyoto per il Belgio e
la problematica dei negoziati sul clima per il periodo successivo al 2012.
Per quanto concerne la povertà e l'esclusione sociale, il CCE e il CNT si sono espressi in merito alla
seconda relazione biennale "En dialogue" ("Dialogando"), redatta dall'Ufficio per la lotta contro la
povertà, la precarietà e l'esclusione sociale.
Nel settore della mobilità, si sono esaminate in particolare le modalità di raccolta delle informazioni
destinate alla banca dati sugli spostamenti tra abitazione e luogo di lavoro e la partecipazione
finanziaria dei datori di lavoro all'acquisto di abbonamenti ferroviari annuali.
In tema di sviluppo sostenibile propriamente detto, il CCE e il CNT hanno espresso un parere sulla
valutazione della politica di sviluppo sostenibile in Belgio, sulla revisione della strategia europea di
sviluppo sostenibile, sulle sezioni del progetto preliminare del piano federale di sviluppo sostenibile
2004-2008 concernenti la mobilità, la povertà e l'invecchiamento e sul piano di attuazione del vertice
mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg.
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…/…
- 17 In materia di efficienza energetica, il CCE si è espresso sulla proposta di direttiva europea relativa
all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e sta attualmente lavorando
sull'efficienza energetica nel settore abitativo in Belgio.
Infine, in un parere del 4 luglio 2005, la commissione per la concorrenza del CCE si è espressa
favorevolmente sui progetti di legge volti a modificare la legge per la tutela della concorrenza, che
saranno adottati in seguito all'aggiornamento delle regole in materia a livello europeo. In particolare
sono state formulate osservazioni sulle prerogative e sui rapporti tra autorità della concorrenza e
autorità settoriali di regolazione.
2.2
Le azioni intraprese nell'ambito del Consiglio nazionale del lavoro (CNT)
2.2.1
Il monitoraggio delle questioni europee
La strategia di Lisbona forma oggetto di un monitoraggio continua da parte del CNT. Due gruppi di
lavoro, istituiti nell'ambito della commissione Europa, seguono infatti i lavori del comitato per
l'occupazione, del comitato per la protezione sociale, del consiglio Occupazione e affari sociali e dei
vertici europei. Tale monitoraggio è attuato tramite contatti regolari con i rappresentanti belgi nei
suddetti comitati, con i rappresentanti degli uffici ministeriali e degli enti interessati e con i
rappresentanti belgi presso il Coreper. Tali gruppi di lavoro costituiscono un quadro flessibile per
scambi informali tra le organizzazioni e i rappresentanti dell'amministrazione e degli uffici
ministeriali, in particolare quando lo richiede l'urgenza delle scadenze del calendario europeo.
In tale contesto il CNT, in collaborazione con i ministri competenti, ha indetto nel 2005 due seminari
sulla valutazione del metodo aperto di coordinamento (MAC), rispettivamente in materia di pensioni e
di inclusione sociale. Tali seminari hanno permesso al Consiglio nazionale del lavoro di illustrare al
governo sin dal 16 giugno 2005 la propria posizione sulla valutazione del MAC in ambito sociale.
Il relativo parere è stato formulato su iniziativa del CNT grazie ai contatti avviati con
l'amministrazione.
Il CNT ha inoltre formulato, insieme al Consiglio centrale per l'economia, il parere n. 1.527 del
31 agosto 2005 sul programma nazionale di riforma, in via preliminare all'adozione di
quest'ultimo.
2.2.2
L'attuazione delle politiche in Belgio
Per quanto concerne i risultati concreti conseguiti dal CNT, occorre rilevare in particolare che:
−
Il CNT ha recentemente formulato due pareri sulle disposizioni legislative e regolamentari
destinate ad attuare il nuovo contratto di solidarietà tra le generazioni. Tale contratto, di cui
numerose disposizioni riguardano la strategia di Lisbona, è stato elaborato dal governo in stretta
collaborazione con le parti sociali. Nel quadro del contratto di solidarietà, le parti sociali a diversi
livelli verranno consultate in merito a progetti su tematiche importanti come l'occupazione
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…/…
- 18 giovanile, l'invecchiamento attivo, la formazione continua nelle imprese, i costi salariali, la
riduzione dei contributi sociali, le ristrutturazioni aziendali, la flessibilità (lavoro su turni) o
ancora la riforma dei sistemi pensionistici e di prepensionamento. Il CNT e le parti sociali in
generale svolgeranno in certi casi un ruolo centrale nell'attuazione di tali misure.
−
Le parti sociali sono al centro della nuova politica in materia di gestione delle ristrutturazioni.
Ad esempio, i negoziati tra governo e parti sociali per l'elaborazione di un accordo
interprofessionale 2005-2006 prevedevano l'estensione progressiva del campo d'azione del fondo
per la chiusura delle imprese. L'estensione alle imprese con un numero di dipendenti compreso
tra 10 e 19 ha comportato una modifica della legislazione e dovrà realizzarsi senza aumentare
l'onere finanziario per le imprese. Tale estensione è entrata in vigore il 1° luglio 2005, le parti
sociali sono state consultate sulla questione e la legge è stata pubblicata. Le parti sociali, nel
quadro del contratto di solidarietà, sono invitate a presentare una proposta in merito alla nuova
definizione di imprese in ristrutturazione entro fine marzo 2006. Esse sono inoltre strettamente
coinvolte nel lavoro delle cellule di accompagnamento incaricate di reinquadrare i lavoratori
licenziati in seguito a ristrutturazioni.
−
Procede la politica delle parti sociali per integrare i gruppi a rischio nel mercato del lavoro e
accompagnare e seguire attivamente i disoccupati. Al suo finanziamento concorre il versamento
dei contributi previdenziali assistenziali da parte del datore di lavoro. Le parti sociali si sono
inoltre interessate per l'aumento degli stipendi netti più bassi.
−
Il CNT ha stipulato il contratto collettivo di lavoro n. 84 del 6 ottobre 2004 concernente la
partecipazione dei lavoratori nell'ambito della società europea.
−
Per quanto riguarda l'organizzazione del lavoro, i negoziati tra le parti sociali sono serviti da base
per rendere più flessibile il regime del lavoro straordinario. La riforma porta da 65 a 130 il
totale di ore di straordinario consentite, in modo da garantire una maggiore flessibilità.
−
L'accordo quadro europeo sul telelavoro è stato recepito dal contratto collettivo di lavoro n. 85
del 9 novembre 2005 in materia di telelavoro. La facoltà di concludere contratti collettivi di
lavoro permette infatti al CNT di recepire direttamente le direttive europee o gli accordi quadro
europei conclusi autonomamente dalle parti sociali europee.
−
In materia di qualità del lavoro, il CNT ha pubblicato un opuscolo sulla prevenzione dello
stress.
−
Per quanto concerne la necessità di conciliare vita professionale e vita familiare, il CNT ha
eseguito una valutazione del sistema di credito del tempo.
−
In materia di formazione continua dei lavoratori, sono stati confermati gli impegni presi dalle
parti sociali nel corso della conferenza nazionale per l'occupazione nell'ottobre del 2003. Tali
impegni sono intesi a:
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- 19 -
•
•
•
destinare l'1,9% della massa salariale delle imprese alla formazione (conferma degli impegni
assunti negli ultimi accordi interprofessionali),
includere ogni anno 60.000 lavoratori in più in attività di formazione per conseguire l'obiettivo
europeo in base al quale, entro il 2010, un lavoratore su due dovrà aver seguito o ricevuto un
corso di formazione per un anno,
dedicare particolare attenzione ad alcune fasce specifiche: a tal fine, le parti sociali hanno chiesto
ai settori e alle imprese che lo 0,10% riservato ai gruppi a rischio venga destinato in particolare ai
lavoratori anziani, ai lavoratori poco qualificati, ai disabili o agli stranieri.
Questo ulteriore impegno dovrebbe inoltre indirizzare i lavoratori verso professioni sensibili e mettere
in atto una stretta collaborazione tra i settori e i servizi di collocamento. Nel 2004 si prevedeva di
impartire una formazione adeguata a 10.000 persone.
Il CNT e il CCE hanno di recente ultimato un nuovo strumento di misurazione che consentirà di
valutare il conseguimento degli obiettivi in materia di formazione.
−
In materia di semplificazione delle procedure amministrative il CNT, e più in generale le parti
sociali a livello di comitati di gestione degli enti di previdenza sociale, sono direttamente
coinvolti nell'introduzione dei diversi tipi di dichiarazione elettronica (DMFA, DIMONA, DRS).
Analogamente, il CNT ha di recente formulato un parere con proposte concrete volte a
semplificare il bilancio sociale.
−
Infine, le parti sociali sono state consultate sui regimi di fine carriera e il CNT ha presentato la
relazione (n. 66) sul finanziamento della sicurezza sociale.
*
*
*
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- 20 -
REPUBBLICA CECA
In seguito alla valutazione intermedia dell'attuazione degli obiettivi di Lisbona, l'Unione europea ha
proceduto alla revisione dell'intera strategia. Un nuovo orientamento in tal senso è stato dato dai capi di
Stato e di governo in occasione del Consiglio europeo di primavera tenutosi a Bruxelles nel marzo 2005.
Appare ora opportuno adoperarsi per promuovere la crescita economica e l'occupazione rispettando nel
contempo i principi dello sviluppo sostenibile. Sono state poi apportate alcune modifiche alla gestione del
processo di Lisbona per accrescere la partecipazione di ciascuno Stato membro. Questo nuovo approccio
persegue l'obiettivo di indurre gli Stati membri a identificarsi maggiormente nelle priorità stabilite e di
migliorarne l'attuazione. Gli Stati membri sono quindi stati invitati a elaborare i propri programmi
nazionali di Lisbona, denominati programmi nazionali di riforma, e a presentarli alla Commissione
europea e al Consiglio nell'autunno 2005, precisamente entro il 15 ottobre (il governo ceco ha adottato il
programma nazionale di riforma il 14 settembre 2005 e lo ha trasmesso alla Commissione il
14 ottobre 2005 in vista di ulteriori negoziati).
Il programma nazionale di Lisbona presentato dalla Repubblica ceca è un documento politico
che illustra le misure di riforma previste per favorire la crescita e la creazione di posti di lavoro
nel periodo 2005-2008 e si presta a essere aggiornato di anno in anno. Il programma nazionale
di Lisbona deriva dalla strategia di sviluppo sostenibile e dalla strategia di crescita economica.
Nell'ambito della definizione del programma, si è tenuto ugualmente conto del previsto
aggiornamento del programma di convergenza della Repubblica ceca e delle misure destinate a
istituire un quadro di riferimento strategico nazionale e un piano di sviluppo nazionale.
Per conseguire un ampio consenso sulle priorità in materia di riforme, il programma è stato oggetto di un
confronto con le parti economiche e sociali e lo si è discusso nell'ambito della commissione per gli affari
europei della Camera dei deputati e delle commissioni competenti del Senato della Repubblica ceca. La
Repubblica ceca ha recentemente adeguato i meccanismi destinati a garantire un coordinamento
ottimale tra i poteri pubblici e le altre parti interessate allo scopo di garantire l'attuazione delle riforme
previste. Il partenariato con i principali interlocutori è destinato a essere portato avanti, ma la
Repubblica ceca ha anche l'intenzione di coinvolgere progressivamente nel dibattito l'opinione
pubblica.
Il programma nazionale di Lisbona, suddiviso in tre capitoli (macroeconomia, microeconomia e
occupazione), prevede misure chiave destinate a promuovere la crescita e l'occupazione nella
Repubblica ceca. Per ogni misura sono indicati i motivi della sua utilità, le fasi di realizzazione,
l'impatto previsto e il calendario stabilito per l'attuazione. Per le misure aventi ripercussioni finanziarie
sono inoltre precisate le fonti di finanziamento, compreso l'eventuale ricorso ai fondi strutturali e al
Fondo di coesione.
In ambito macroeconomico, la priorità assoluta della Repubblica ceca consiste nel portare avanti la
riforma delle finanze pubbliche destinata a ridurre progressivamente il deficit pubblico a un livello
inferiore al 3% del PIL entro il 2008, così come stabilito dai criteri di Maastricht, e a mantenere il debito
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- 21 pubblico lordo al di sotto del 60% del PIL. La politica monetaria, basata sul controllo dell'inflazione,
dovrebbe consentire di mantenere una crescita debole e stabile del livello dei prezzi. Al termine di tali
riforme, la Repubblica ceca, che ambisce a entrare nella zona euro, dovrebbe essere in grado di
rispettare tutti i criteri di Maastricht, e quindi introdurre la moneta unica entro il 2010.
La riforma integrale del sistema delle spese di bilancio, in particolare quelle obbligatorie, costituisce
un requisito indispensabile per il risanamento delle finanze pubbliche. Per garantire la sostenibilità a
lungo termine delle finanze pubbliche, viste in particolare le tendenze demografiche in atto, è
opportuno avviare una riforma del sistema di assicurazione pensionistica e del finanziamento delle
prestazioni sanitarie. Saranno inoltre adottate misure sul mercato del lavoro allo scopo di aumentare il
tasso di occupazione. I programmi di spese pubbliche devono inoltre essere orientati verso i settori
prioritari che contribuiscono a stimolare la crescita economica (infrastrutture, istruzione, ricerca,
scienza e innovazione, sviluppo di un contesto istituzionale favorevole all'imprenditorialità). Per
quanto concerne le entrate di bilancio, si proseguirà nella ristrutturazione delle aliquote fiscali, e
continuerà il graduale trasferimento dell'onere fiscale da un sistema di imposizione diretta a un
sistema di imposizione indiretta. A partire dal 2006 sarà ridotta l'imposizione dei nuclei familiari a
basso reddito, in modo da indurre la popolazione a partecipare più attivamente al mercato del lavoro.
In ambito microeconomico, le diverse riforme sono strettamente correlate tra loro e riguardano misure
che determineranno, mediante un uso sostenibile delle risorse, il rafforzamento e la crescita della
competitività dell'economica ceca. Le più importanti di tali misure saranno destinate a creare un contesto
favorevole alla scienza, alla ricerca e all'innovazione e allo sfruttamento commerciale delle relative
applicazioni sul mercato, nonché a creare condizioni propizie che promuovano la creazione di nuove
imprese e impongano agli imprenditori un onere amministrativo complessivamente limitato.
L'ammodernamento e lo sviluppo delle infrastrutture dei trasporti, l'uso efficace delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione, la promozione di tecnologie rispettose dell'ambiente e un
utilizzo razionale delle risorse costituiscono tutti importanti ambiti di intervento.
Per promuovere lo sviluppo e la competitività del contesto in cui operano le imprese, le misure destinate a
ridurre gli adempimenti amministrativi degli imprenditori sono essenziali non solo per l'operatività
quotidiana delle imprese, ma anche per la loro stessa creazione. Sarà istituito a tale scopo un sistema
centralizzato di sportelli per la registrazione delle imprese, destinato a concentrare tutte o almeno la
maggior parte delle attività legate all'avvio di un'impresa e ai cambiamenti che sopraggiungono nel
corso della sua esistenza. La ridefinizione integrale del diritto fallimentare rappresenta un passo
importante in tale direzione, in quanto dovrebbe consentire un adeguamento normativo tale da favorire il
mantenimento di un'impresa funzionante, piuttosto che la cessione degli elementi derivanti dal suo
smantellamento, favorendo così una maggiore tutela e partecipazione dei creditori alla procedura
fallimentare. Per rendere il contesto ceco più favorevole alle imprese, è inoltre essenziale istituire
un'amministrazione fiscale moderna, altamente efficiente e produttiva, che preveda un'imposizione minima a
carico dei contribuenti e ne faciliti il rispetto degli obblighi in materia fiscale.
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…/…
- 22 Oggi è estremamente importante che la Repubblica ceca sfrutti e sviluppi maggiormente il proprio
potenziale tecnico-scientifico emergente e, in particolare, che consegua un livello elevato di capacità
innovativa. Essa intende pertanto aumentare gradualmente, ogni anno fino al 2008, la spesa pubblica
destinata alla ricerca e allo sviluppo, in modo che essa raggiunga l'1% del PIL entro il 2010. La
struttura della spesa pubblica in tale settore sta subendo dei cambiamenti, in quanto si tende ormai a
preferire finanziamenti mirati a singoli progetti anziché finanziamenti destinati genericamente alle
istituzioni. Per aumentare l'impatto della ricerca e dello sviluppo e favorire l'innovazione, l'aumento
delle spese pubbliche riguarderà innanzitutto la ricerca e lo sviluppo industriali e altri settori
innovativi. L'efficacia e i nuovi orientamenti delle spese nel settore della ricerca e dello sviluppo
saranno inoltre agevolati dalla modifica istituzionale prevista dall'attuale statuto, destinata a
trasformare in centri di ricerca pubblici gli enti beneficiari di aiuti di Stato nell'ambito delle loro
attività di R&S.
L'innovazione è strettamente legata alle attività del settore privato e alla stretta cooperazione di
quest'ultimo con gli istituti di ricerca. Oltre che dalle numerose ripercussioni delle attività di R&S in
termini di innovazione, lo sviluppo di attività innovative è condizionato dall'esistenza di grandi
infrastrutture a favore dell'innovazione (parchi scientifici, incubatori di imprese e centri di
trasferimento tecnologico, sistemi produttivi locali), dall'accesso delle imprese innovative alle fonti di
finanziamento e, non meno importante, da risorse umane innovative. Saranno adottate misure allo
scopo di favorire l'accesso delle imprese innovative alle fonti di finanziamento ricorrendo al capitale
di rischio e alla rete di investitori informali ("business angels").
Per aumentare la competitività dell'economia ma anche per ridurne le ripercussioni sull'ambiente, la
Repubblica ceca intende incoraggiarla a diminuire i consumi di energia e di materie prime, mediante
un uso efficiente delle risorse e l'introduzione di nuove tecnologie che sfruttano quantità minime di
energia e di materie prime. Si porrà l'accento su un utilizzo più efficace dell'energia nei processi
industriali, sul ricorso a fonti di energia rinnovabili, sull'uso di fonti di energia alternative nell'industria,
sulla promozione dell'uso dei rifiuti urbani a fini energetici e sulla produzione di calore a partire dalla
biomassa. La Repubblica ceca procederà parallelamente all'attuazione dei principi fondamentali della
riforma per un sistema fiscale rispettoso dell'ambiente, riforma che prevede una revisione delle
aliquote fiscali al fine di incoraggiare comportamenti meno nocivi per l'ambiente.
Nel settore delle infrastrutture dei trasporti, la Repubblica ceca si propone di portare avanti la
costruzione di una rete principale di autostrade, di strade a scorrimento veloce e di corridoi ferroviari
più moderni, portando avanti nel contempo l'ammodernamento delle altre grandi linee ferroviarie. È
inoltre fondamentale rafforzare i collegamenti infrastrutturali transfrontalieri. Il ruolo del settore
ferroviario nel mercato dei trasporti aumenterà di importanza e il trasporto combinato sarà
ulteriormente sviluppato.
In vista di un maggiore sviluppo della società dell'informazione, la Repubblica ceca sosterrà la
creazione di un'infrastruttura per i servizi Internet a banda larga, collegata alle reti estere. Per garantire
un ampio utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel servizio pubblico,
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- 23 nelle PMI e nelle famiglie è essenziale che i servizi offerti dalla società dell'informazione (eGovernment, e-Procurement, e-Health, e-Learning) siano attivamente sviluppati.
Per quanto concerne il mercato del lavoro (cfr. capitolo dedicato all'occupazione) le riforme orientate
alla flessibilità del mercato hanno l'obiettivo di instaurare condizioni giuridiche favorevoli a un
regime flessibile in materia di rapporti di lavoro, a una riduzione degli oneri sociali e a una maggiore
mobilità geografica della manodopera. La Repubblica ceca si sforzerà di rendere allentare le
disposizioni del Codice del lavoro in materia di rapporti di lavoro, per permettere ai datori di lavoro e
ai dipendenti di adattarne liberamente l'organizzazione e regolare gli orari di lavoro in funzione delle
rispettive esigenze, così da resistere meglio alla pressione della concorrenza.
Per sviluppare condizioni favorevoli all'assunzione di manodopera istruita e qualificata, si procederà a
ridurre gli elevati oneri sociali che gravano sull'occupazione. Nell'ambito della prevista riforma
dell'assicurazione sanitaria, si stabilirà un massimale per i contributi previdenziali assistenziali. Le
disposizioni giuridiche previste fissano un limite massimo alla base di calcolo dei contributi
previdenziali assistenziali (nonché di quelli dell'assicurazione sanitaria) per un anno civile.
La Repubblica ceca intende inoltre incentivare il movimento pendolare tra il domicilio e il luogo di
lavoro, e i trasferimenti per motivi professionali. Sono previsti sgravi fiscali per i datori di lavoro
per incoraggiare i lavoratori dipendenti a praticare il pendolarismo tra il domicilio e il luogo di
lavoro. La mobilità del mercato del lavoro sarà inoltre stimolata grazie alla liberalizzazione degli
affitti, che nella Repubblica ceca sono attualmente regolamentati. Le disposizioni giuridiche
previste sono tese a eliminare nel più breve tempo possibile le distorsioni del mercato e a
deregolamentare del tutto gli affitti.
Per quanto concerne l'integrazione nel mercato del lavoro, particolare attenzione è riservata ai lavoratori
all'inizio e alla fine della carriera professionale.
Le riforme nel settore dell'istruzione mirano ad accrescere la qualità della manodopera, ad ampliare le
possibilità in materia di formazione e a consentire ai lavoratori di affrontare meglio le difficili condizioni di
un mercato del lavoro in trasformazione. La Repubblica ceca si propone non solo di aumentare la quota
di popolazione avente una formazione superiore e universitaria (istruzione terziaria), ma anche di
promuovere ulteriormente la diversificazione e di aumentare le possibilità di passare da una specifica
formazione superiore a un'altra. Si porrà inoltre l'accento su una migliore qualità dei programmi di
studio e su una maggiore considerazione degli aspetti legati all'inserimento professionale dei laureati.
È essenziale promuovere la cooperazione tra datori di lavoro, istituti scolastici e insegnamento
professionale. In concreto, ciò comporterà il coinvolgimento dei datori di lavoro nella definizione dei
programmi scolastici, educativi e di studio, nella partecipazione ai corsi di specialisti di vari settori,
nell'organizzazione di tirocini e nella promozione della mobilità di studenti e insegnanti mediante
stage pratici nelle imprese. Grazie a ulteriori finanziamenti, provenienti in particolare dal settore
privato, sarà possibile istituire un collegamento tra le attività degli istituti di insegnamento superiore,
di altri istituti scolastici e degli istituti di insegnamento professionale, da un lato, e quelle delle
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- 24 regioni, dei potenziali datori di lavoro e dei beneficiari dei risultati della ricerca e dello sviluppo,
dall'altro.
Partendo da un approccio sistematico di promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita,
si porrà l'accento sulla correlazione tra i sistemi di formazione di base e i sistemi di formazione
continua mediante una migliore definizione del sistema nazionale delle qualifiche. La promozione
della formazione continua nella scuola elementare e secondaria, nelle scuole specializzate e negli
istituti di istruzione superiore costituirà parte integrante dello sviluppo del concetto di apprendimento
lungo tutto l'arco della vita, in particolare per quanto concerne l'uso delle infrastrutture e delle
capacità esistenti.
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- 25 -
DANIMARCA
Il processo
I lavori condotti in Danimarca in relazione alla strategia di Lisbona si basano sul coordinamento tra
amministrazioni, enti locali e gruppi di interesse nell'ambito di un organo denominato "comitato di
contatto di Lisbona" (in margine al presente capitolo figura l'elenco dei gruppi di interesse e degli
organi istituzionali rappresentati in seno a tale comitato). Il comitato di contatto ha il compito di
esaminare e preparare i contributi della Danimarca alle riunioni del Consiglio europeo di primavera al
cui ordine del giorno figura la strategia di Lisbona, ed è stato quindi coinvolto anche nell'elaborazione
del programma d'azione nazionale della Danimarca. Per dirigere l'elaborazione di tale programma è
stato istituito un gruppo di redazione del quale hanno fatto parte il ministero delle Finanze, il
ministero del Lavoro, il ministero dell'Economia e dell'industria e il ministero degli Affari esteri. La
prima stesura dei capitoli del programma è stata redatta dalle amministrazioni interessate. Il gruppo di
redazione ha poi raccolto tutti i contributi in un testo strutturato che è stato trasmesso al comitato di
contatto di Lisbona per essere esaminato. Il comitato si è riunito per discutere il progetto e ha
formulato le proprie osservazioni, scritte e orali, sul testo. Sulla base di questi lavori il gruppo di
redazione ha elaborato il programma d'azione, che è quindi stato sottoposto alla commissione per gli
affari europei del parlamento danese. La versione definitiva è stata trasmessa alla Commissione
europea il 26 ottobre 2005. Essa richiama in particolare l'attenzione sulle problematiche legate
all'invecchiamento della popolazione, alla qualità dell'insegnamento, all'aumento della produttività e
al settore pubblico. In vista del prossimo vertice di primavera, in programma nel marzo 2006, il
comitato di contatto di Lisbona sarà invitato a partecipare all'elaborazione del contributo della
Danimarca alla valutazione, da parte del Consiglio europeo, dei programmi d'azione nazionali e del
rilancio della strategia di Lisbona.
I messaggi principali
Il programma d'azione danese si articola intorno a sei tematiche ritenute di particolare interesse ai fini
della strategia danese in materia di riforme. Per ciascuna di esse si analizza la situazione specifica
della Danimarca nel settore considerato e le principali sfide presenti e future legate alle riforme che il
paese intende attuare.
1. Il contesto economico. La Danimarca ha consolidato le proprie finanze pubbliche in un arco di
tempo pluriennale e ha così potuto ridurre notevolmente il debito pubblico. Al tempo stesso il
surplus della bilancia dei pagamenti ha comportato una forte riduzione del debito estero. Il tasso di
disoccupazione è basso e il livello di occupazione elevato. La politica economica perseguita (in
particolare quella finanziaria e strutturale, così come il tasso di cambio fisso) ha contribuito a tale
sviluppo favorevole. Ciò ha consentito di partire da basi più solide per far fronte alle
problematiche relative all'aumento del numero di anziani e alla diminuzione del numero di
persone in età attiva. Le principali sfide dei prossimi anni saranno legate alla necessità di
mantenere un orientamento sostenibile in termini di politica finanziaria. Ciò presuppone, tra
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- 26 l'altro: 1) che fino al 2010 il numero degli occupati aumenti costantemente dalle 50.000 alle
60.000 unità circa all'anno, determinando così un incremento delle finanze pubbliche pari all'1%
del PIL; 2) che l'aumento della spesa pubblica venga tenuto sotto controllo e in particolare che la
sua crescita reale nel periodo 2005-2010 sia contenuta entro lo 0,5% annuo. L'obiettivo perseguito
consiste nel mantenere le eccedenze strutturali in media tra lo 0,5 e l'1,5% del PIL fino al 2010, in
modo da ridurre ulteriormente il debito pubblico.
2. La Danimarca in quanto società della conoscenza. Per concentrare gli sforzi sulla realizzazione
della società della conoscenza, nel 2001 è stato istituito un ministero autonomo responsabile della
scienza, delle tecnologie e dello sviluppo. Dal 2001 a oggi sono state attuate riforme di ampio
respiro concernenti sia la struttura consultiva della ricerca sia le funzioni dirigenziali nelle
università e negli altri istituti di ricerca. L'obiettivo perseguito consiste nel promuovere la qualità
della ricerca, in particolare mediante una maggiore concorrenza nell'attribuzione dei
finanziamenti. È stato inoltre istituito un consiglio per la globalizzazione i cui compiti riguardano
in particolare il settore della conoscenza. Le principali sfide dei prossimi anni saranno le
seguenti: 1) aumentare la quota degli investimenti privati nel settore della R&S e garantire una
migliore interazione con la ricerca pubblica; 2) raddoppiare il numero delle persone in possesso di
dottorato; 3) migliorare l'insegnamento di base e in particolare rafforzare la valutazione e il
miglioramento qualitativo; 4) incoraggiare un maggior numero di giovani a intraprendere gli studi
e a seguire cicli di formazione continua; 5) portare avanti l'impegno a migliorare le condizioni
necessarie per lo sviluppo dell'innovazione e dell'imprenditorialità; 6) destinare 10 miliardi di
corone fino al 2010 ad azioni rafforzate nel settore della ricerca, dell'innovazione, dell'impresa e
dell'insegnamento.
3. Concorrenza efficace e mercato interno. Nel corso degli ultimi anni la Danimarca ha registrato
un miglioramento sul piano della concorrenza. Dal 2001 infatti il numero dei settori che
presentano problemi in questo senso è diminuito del 17% e la regolamentazione è stata ridotta.
Ciò nonostante, i prezzi netti in Danimarca continuano a essere superiori a quelli degli altri paesi
dell'UE di circa il 5%. Le norme sulla concorrenza vengono modificate costantemente allo scopo
di favorire un ambiente quanto più possibile competitivo. Un gruppo di lavoro interministeriale ha
svolto un'indagine per individuare i settori che presentano un eccesso di regolamentazione e nei
quali è quindi possibile alleggerire gli oneri amministrativi. Le principali sfide dei prossimi anni
saranno le seguenti: 1) continuare a rafforzare la concorrenza in modo da consentire la riduzione,
entro il 2010, del numero di settori che registrano problemi in tale ambito e permettere un ulteriore
avvicinamento dei prezzi netti a quelli degli altri paesi europei; 2) riuscire ad abbassare di anno in
anno le spese amministrative delle imprese in modo da arrivare nel 2010 a una riduzione del 25%
rispetto al 2001; 3) continuare a vigilare sull'applicazione delle direttive sul mercato interno; 4)
avviare, in cooperazione con la Germania, la costruzione di una struttura fissa sullo stretto di
Fehmarn.
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- 27 4. Sviluppo sostenibile, ambiente ed energia. La Danimarca ha raggiunto un livello molto elevato
di protezione ambientale, con i vantaggi che ne derivano per la salute, la protezione dei
consumatori e la natura. La tendenza in base alla quale la crescita economica andava di pari passo
con l'aggravarsi dell'impatto ambientale sembra essersi interrotta in alcuni settori di grande rilievo
(ad esempio l'energia, i rifiuti e l'acqua). Sussistono tuttavia numerosi problemi ambientali che
richiedono azioni specifiche. Le principali sfide dei prossimi anni saranno le seguenti:
1) mantenere la crescita economica garantendo nel contempo un livello elevato di protezione
ambientale; 2) continuare a incoraggiare la ricerca di soluzioni efficaci ai problemi ambientali, in
particolare per quanto riguarda il clima, l'inquinamento atmosferico, i prodotti chimici e la difesa
delle risorse ideologiche, e rafforzare la protezione della natura, nella consapevolezza che lo
sviluppo di tecnologie efficaci dal punto di vista ecologico può apportare un contributo in tal
senso; 3) ridurre le emissioni di CO2 del 21% entro il 2010 rispetto al livello del 1990 (cfr. il
dispositivo comunitario di ripartizione delle quote per l'attuazione del protocollo di Kyoto).
5. Politica dell'occupazione. Il mercato del lavoro danese parte da una situazione favorevole: la
Danimarca presenta infatti un tasso di occupazione leggermente superiore agli obiettivi comuni
dell'UE, grazie in particolare al livello elevato di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
In Danimarca inoltre la disoccupazione strutturale è relativamente bassa, il che va messo in
relazione in particolare con il modello danese di "flessicurezza", fondato su regole flessibili in
materia di assunzione e licenziamento, su un sistema di prestazioni sociali ben sviluppato e su una
politica attiva del mercato del lavoro basata su regole severe in materia di disponibilità, sulla
riconversione, ecc. Sono state attuate riforme di ampio respiro, in particolare per far fronte
all'aumento della disoccupazione strutturale e aiutare le persone scarsamente qualificate a
rimanere nel mercato del lavoro. Le principali sfide dei prossimi anni saranno le seguenti:
1) aumentare l'occupazione strutturale di altre 50–60.000 unità entro il 2010 per rispondere
all'evoluzione demografica. Occorrerà in particolare continuare a incoraggiare la popolazione a
entrare più precocemente nel mercato del lavoro e a restarvi più a lungo. Bisognerà altresì
garantire l'attuazione dell'accordo di integrazione, in modo da incrementare il tasso di occupazione
presso gli immigrati e i loro discendenti; 2) continuare a rafforzare le capacità di riconversione dei
lavoratori e delle imprese, in particolare intervenendo maggiormente nel settore della formazione
in età adulta e della formazione continua al fine di sfruttare i vantaggi della globalizzazione e
dell'evoluzione tecnologica e raccogliere le relative sfide.
6. Continuare a migliorare il settore pubblico. Nel corso degli ultimi anni si è cercato in
particolare di migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese e di aumentarne l'efficienza, ad
esempio favorendo la libertà di scelta. È stata adottata una riforma strutturale (riforma degli enti
locali) che comporta cambiamenti di rilievo sul piano sia geografico che della ripartizione delle
competenze. Le principali sfide dei prossimi anni saranno le seguenti: 1) attuare la riforma
strutturale; 2) continuare ad ampliare la libertà di scelta dei cittadini tra diversi prestatori di servizi
e migliorare l'applicazione concreta di tale libertà; 3) attuare il programma di modernizzazione del
governo, in particolare applicando ai poteri pubblici il nuovo concetto di governance basato su
obiettivi e risultati.
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- 28 Nell'ambito della strategia danese di riforma, sono inoltre stati istituiti due organi con il preciso
compito di analizzare il modo in cui la Danimarca affronta le attuali sfide sociali ed economiche, e di
elaborare iniziative concrete in questo settore: si tratta della commissione per la protezione sociale,
costituita da esperti indipendenti, e del consiglio per la globalizzazione, organo presieduto dal primo
ministro e comprendente numerosi rappresentanti delle organizzazioni sindacali e professionali ed
esponenti del mondo dell'insegnamento e della ricerca. La commissione per la protezione sociale ha
presentato la propria relazione il 7 dicembre 2005, mentre i risultati dei lavori del consiglio per la
globalizzazione saranno resi noti all'inizio del 2006. Le loro analisi e proposte alimenteranno i lavori
di riforma portati avanti in cooperazione dal governo e dal parlamento danese.
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COMPOSIZIONE DEL COMITATO DI CONTATTO DI LISBONA
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Confederazione dei sindacati dell'insegnamento superiore (Akademikernes Centralorganisation)
Consiglio economico e sociale (Arbejderbevægelsens Erhvervsråd)
Associazione degli enti regionali (Amtsrådsforeningen)
Associazione danese dei datori di lavoro (Dansk Arbejdsgiverforening)
Organizzazione delle imprese danesi del commercio e dei servizi (Dansk Handel og Service)
Organizzazione delle imprese industriali danesi (Dansk Industri)
Associazione di settore raggruppante le imprese del ramo informatico, delle telecomunicazioni,
dell'elettronica e delle comunicazioni (ITEK)
Sindacato dei tecnici (Dansk Metal)
Consiglio comunitario danese della gioventù (Dansk Ungdoms fællesråd)
Confederazione delle organizzazioni dei disabili (De Samvirkende Invalideorganisationer)
Consiglio ecologico (Det Økologiske Råd)
Associazione danese per la protezione della natura (Danmarks Naturfredningsforening)
Confederazione dei sindacati dei lavoratori del settore privato e del settore pubblico
(Funktionærernes og Tjenestemændenes Fællesråd)
Greenpeace
Unione dei lavoratori del settore privato e del settore pubblico (Handels- og
Kontorfunktionærernes Forbund)
Professioni del commercio, dei trasporti e dei servizi (HTS – Handel, Transport og
Serviceerhvervene)
Consiglio dell'artigianato (Håndværksrådet)
Associazione di settore delle tecnologie dell'informazione (IT-Brancheforeningen)
Confederazione degli enti locali (Kommunernes Landsforening)
Unione delle donne lavoratrici (Kvindeligt Arbejderforbund)
Consiglio dell'agricoltura (Landbrugsraadet)
Confederazione generale dei sindacati danesi (Landsorganisationen i Danmark)
Associazione danese dei quadri dirigenti (Ledernes Hovedorganisation)
Unione dei dipendenti dei settori dell'industria alimentare, delle bevande e del tabacco (Næringsog Nydelsesmiddelarbejder Forbundet)
Associazione nordica (NORDEN)
Novo Nordisk (società farmaceutica)
Confederazione delle associazioni dei datori di lavoro del settore agricolo (Sammenslutningen af
Landbrugets Arbejdsgiverforening)
Unione danese dei lavoratori semiqualificati e non qualificati (Specialarbejderforbundet i
Danmark)
WWF Danimarca
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Ministero del Lavoro
Ministero delle Finanze
Ministero dell'Alimentazione
Ministero dell'Interno e della sanità
Ministero dell'Integrazione
Ministero della Giustizia
Ministero dell'Ambiente
Ministero della Famiglia e dei consumi
Ministero della Scienza, della tecnologia e dello sviluppo
Ministero del Bilancio
Ministero degli Affari sociali
Primo ministro
Ministero dei Trasporti e dell'energia
Ministero degli Affari esteri
Ministero dell'Istruzione
Ministero dell'Economia e dell'industria
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GERMANIA
In seguito alle elezioni legislative del 18 ottobre 2005, in Germania si è costituito un nuovo governo
federale che ha riunito in una grande coalizione i gruppi parlamentari CDU/CSU e SPD.
Nella dichiarazione governativa si annuncia che occorre portare avanti con maggiore impegno le
importanti riforme avviate nei settori della politica economica e finanziaria, della politica sociale e del
lavoro, dell'istruzione e della formazione, della ricerca e della scienza, dell'innovazione e della
tecnologia.
Il governo federale tedesco intende in tal modo rafforzare la competitività dell'economia sui mercati
mondiali, consolidare i sistemi di previdenza sociale per i lavoratori e le persone non più attive e
garantire che tutti i cittadini usufruiscano di pari opportunità.
Il governo federale è fermamente intenzionato a ridurre l'elevato tasso di disoccupazione e
l'importante deficit delle finanze pubbliche, a ristabilire il rispetto del Patto di stabilità e di crescita
(Maastricht) e ad apportare il proprio sostegno agli obiettivi della strategia di Lisbona.
In Germania non esiste un consiglio economico e sociale, a differenza di quanto avviene ad esempio
in Francia, in cui un tale organismo esiste ormai da 50 anni. Esistono però, in alcuni casi da oltre un
secolo, numerose organizzazioni, camere e associazioni dei datori di lavoro e dei sindacati,
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'agricoltura e delle professioni liberali, delle
banche e delle assicurazioni, delle imprese di trasporto e di quasi tutti i settori dell'economia e della
società, dal settore privato e da quello pubblico fino a livello dello Stato federale, dei Länder, delle
grandi città e dei comuni.
Esistono inoltre organizzazioni non governative (ONG) in quasi tutti i settori della società civile. I
membri di alcune di queste sono stati designati per rappresentarle in seno al CESE, il quale dispone
tuttavia di una capacità limitata e pertanto non annovera, per esempio, esponenti di organizzazioni
giovanili, sportive e culturali (arte, musica, teatro). In Germania non esiste un'organizzazione che
riunisca le organizzazioni non governative.
Negli ultimi cinque anni, la strategia di Lisbona è stata discussa a livello federale dal governo, nei
Länder e nell'ambito delle commissioni del Senato (Bundesrat). Nel corso di riunioni e manifestazioni
pubbliche, le organizzazioni del mondo economico e sociale (per esempio le parti sociali) hanno preso
posizione in merito agli ambiziosi obiettivi di Lisbona e in parte li hanno aspramente criticati. In
generale, non è facile individuare un atteggiamento fortemente positivo nei loro confronti.
Nelle università e negli istituti di insegnamento superiore sono state assegnate numerose tesi di laurea
e di dottorato sulla strategia di Lisbona. In Germania, gli istituti scientifici hanno trattato la strategia
di Lisbona in modo approfondito e hanno pubblicato dei lavori in merito.
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- 32 Per le sfere politiche e parapolitiche, ad esempio le fondazioni, la strategia di Lisbona rappresenta un
importante ambito di lavoro e di discussione che, dal momento del suo avvio cinque anni fa, è stata al
centro di numerosi convegni ed eventi pubblici o privati.
Conclusioni: in Germania, nonostante l'impegno di numerosi esponenti delle parti sociali e delle
ONG, la strategia di Lisbona è rimasta nella ristretta cerchia dei governi e dei parlamenti e non ha
quindi coinvolto tutta la popolazione.
Il concetto è troppo ambiguo e difficile da trasmettere (uno scolaro ha chiesto ad esempio se
riguardasse il mondo del calcio) e al momento non è in grado di giungere fino ai cittadini.
È assolutamente necessario migliorare la comunicazione, in tutte le sue forme e attraverso tutti i
media per far conoscere un'iniziativa che rimane importante. L'obiettivo stabilito dal Consiglio
europeo di Lisbona il 23 e 24 marzo 2000 mantiene in effetti intatta tutta la sua rilevanza.
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ESTONIA
1.
Il punto della situazione, le esigenze e le priorità future
Il 13 ottobre 2005 il governo estone ha adottato il piano d'azione per la crescita e l'occupazione per il
periodo 2005-2007 in vista dell'attuazione della strategia di Lisbona. Si tratta di un programma
nazionale di riforma (PNR) triennale che indica le priorità del governo estone per il periodo 20052007. Il piano è suddiviso in tre capitoli dedicati rispettivamente alle politiche macroeconomiche, alle
politiche microeconomiche e alla politica per l'occupazione.
Le politiche macroeconomiche
Il piano sottolinea l'importanza di mantenere un ambiente macroeconomico stabile e garantire la
sostenibilità a lungo termine della politica di bilancio, in modo da favorire la crescita economica e
creare nuovi posti di lavoro.
I grandi principi su cui si basa la stabilità del contesto macroeconomico sono l'equilibrio del bilancio
pubblico e il consolidamento della situazione finanziaria degli enti locali. Il mantenimento della
stabilità presuppone inoltre la gestione dei rischi che minacciano l'equilibrio dello sviluppo
economico, il che significa ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti correnti e tenere sotto
controllo l'aumento del ricorso al credito. L'obiettivo fissato consiste nel soddisfare i criteri di una
piena partecipazione all'unione economica e monetaria e quelli di introduzione dell'euro. In tale
prospettiva, verranno portate avanti le caute politiche economiche e monetarie attualmente in vigore.
Un altro asse prioritario è rappresentato dalla sostenibilità fiscale a lungo termine dei regimi
pensionistici e sanitari. L'obiettivo stabilito consiste nel garantire una pensione adeguata agli anziani e
una sicurezza finanziaria in caso di rischi sanitari legati all'evoluzione delle condizioni demografiche.
La formulazione di una politica di bilancio che contribuisca alla crescita economica e all'aumento
dell'occupazione presuppone, da un lato, il trasferimento del carico fiscale dall'imposizione sui redditi
verso la tassazione dell'uso delle risorse naturali e dell'inquinamento ambientale e, dall'altro, il
rafforzamento e la semplificazione dell'assegnazione delle risorse di bilancio ad attività generatrici di
crescita e occupazione quali l'istruzione (in particolare la formazione professionale), la ricerca e lo
sviluppo, le misure attive per il mercato del lavoro e le infrastrutture adeguate.
Le politiche microeconomiche
L'obiettivo generale delle politiche microeconomiche consiste nel creare per le imprese un contesto
sostenibile e basato sulla conoscenza. Le politiche in questione riguardano in particolare due settori:
in primo luogo, la qualità della ricerca e dello sviluppo, l'innovazione e la competitività
internazionale a lungo termine e, in secondo luogo, la creazione di un contesto favorevole
all'imprenditorialità.
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- 34 -
Il settore della ricerca e dello sviluppo svolge un ruolo di primo piano nel promuovere la competitività
internazionale dell'Estonia e nel creare un contesto favorevole agli investimenti diretti esteri ad alta
intensità di conoscenza. Un aumento degli investimenti nella ricerca e nello sviluppo, al momento
relativamente modesti, contribuirebbe ad accrescere la qualità del settore in questione. Gli
investimenti dovrebbero inoltre accompagnarsi a un aumento della capacità di assorbimento e istituire
un legame solido tra le attività di ricerca e sviluppo e gli obiettivi socioeconomici dell'Estonia.
Saranno adottate diverse misure concrete, quali la fornitura di informazioni di buona qualità su diversi
aspetti dell'attività imprenditoriale, la condivisione delle buone prassi e la garanzia dell'accesso ai
capitali e ai servizi di consulenza per le imprese in fase di avvio, al fine di promuovere un'attività
attualmente poco sviluppata in ambito imprenditoriale.
Così come chiaramente evidenziato dal PNR, l'elaborazione di un quadro legislativo favorevole è
essenziale per promuovere l'imprenditorialità. Per questo si è previsto di istituire un sistema di analisi
e valutazione delle conseguenze normative dei nuovi progetti legislativi legati all'imprenditorialità,
sistema che servirà anche a misurare l'onere amministrativo derivante da tali disposizioni. Si prevede
inoltre di passare in rassegna e semplificare la legislazione che incide sull'imprenditorialità.
Il programma di riforma pone inoltre l'accento su altri elementi di importanza fondamentale per la
creazione di un contesto sano per le imprese, ossia lo sviluppo delle infrastrutture (comprese quelle
dei trasporti e per le connessioni Internet) e il rafforzamento della sinergia tra tutela ambientale e
crescita economica.
Le politiche per l'occupazione
Con riferimento alla politica estone per l'occupazione, il piano d'azione fissa tre grandi priorità: il
miglioramento della qualità della manodopera, l'aumento dell'offerta di manodopera e una
maggiore flessibilità del mercato del lavoro, oltre alla modernizzazione delle relazioni industriali.
Per migliorare la qualità della manodopera, il piano pone l'accento sulla qualità, la flessibilità e
l'efficacia dell'istruzione e dedica nel contempo un'attenzione particolare alla formazione
professionale. L'obiettivo generale consiste nel creare un legame solido tra il sistema scolastico e le
esigenze del mercato del lavoro. Un altro grande asse prioritario consiste nel mantenimento e
nell'aggiornamento delle competenze e delle qualifiche delle persone già attive sul mercato del lavoro.
Tale obiettivo potrebbe essere raggiunto mettendo a punto sistemi complementari di formazione e di
consulenza fondati sul principio dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita.
Riguardo all'obiettivo di una maggiore offerta di manodopera, il PNR privilegia le misure attive del
mercato del lavoro e le misure sociali complementari. La soluzione più sostenibile all'attuale
problema della disoccupazione strutturale sembra consistere nel ricorso a misure attive destinate a
consolidare e diversificare il mercato del lavoro, sostenute da un sistema adeguato di servizi e
prestazioni sociali. La riforma del servizio pubblico dell'occupazione e la riforma della politica attiva
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…/…
- 35 del mercato del lavoro (basata innanzitutto sull'elaborazione di un sistema di gestione dei fascicoli
individuali e sull'adozione di un approccio orientato alla persona) costituiscono gli elementi principali
dei cambiamenti che si perseguono in materia di politica del mercato del lavoro. Più in generale, allo
scopo di attenuare l'impatto dell'annunciata riduzione dell'offerta di manodopera, si prevede di
adottare diverse misure destinate a migliorare le condizioni di lavoro in modo da trattenere sul
mercato del lavoro la manodopera esistente. L'offerta di cure sanitarie preventive, la promozione di
uno stile di vita e di un ambiente sani e la prevenzione degli infortuni sul luogo di lavoro
costituiscono alcuni esempi di misure essenziali per favorire l'invecchiamento attivo e consentire ai
lavoratori di conservare le capacità necessarie per restare sul mercato del lavoro.
Un'altra grande sfida da affrontare consiste nell'aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e nel
modernizzare le relazioni tra le parti sociali. A tale scopo, il PNR propone di adottare in materia di
mercato del lavoro l'approccio della "flessicurezza". Nel corso degli ultimi anni, l'Estonia ha
conseguito progressi importanti nel miglioramento della sicurezza dei lavoratori; inoltre l'attuazione
efficace del sistema dei contributi di disoccupazione ha notevolmente migliorato, sul piano sociale, la
condizione dei lavoratori in caso di perdita del posto di lavoro. Il tentativo di rendere più flessibile il
mercato del lavoro non ha invece ottenuto un uguale successo. Il programma di riforma pone pertanto
l'accento sulla necessità di esaminare il livello elevato delle spese di licenziamento a carico dei datori
di lavoro, di regolamentare il lavoro temporaneo e di incentivare le forme di lavoro flessibili.
2.
Il ruolo dei soggetti economici e sociali nell'attuazione della strategia di Lisbona
Il principale organismo per il coordinamento del processo di Lisbona in Estonia è il Segretariato
generale del governo, responsabile anche dell'elaborazione del programma nazionale di riforma. Il
PNR è stato elaborato in stretta collaborazione con i ministeri competenti, le parti sociali, le
organizzazioni e gli esperti della società civile, i quali sono stati coinvolti nel processo fin dall'inizio.
Il gruppo di lavoro "PNR"
Il Segretariato generale del governo ha istituito un gruppo di lavoro per coordinare il PNR, nell'ambito
del quale erano rappresentati i ministeri interessati, le istituzioni statali, le parti sociali e altre
organizzazioni della società civile. Tra le organizzazioni che hanno partecipato ai lavori del gruppo
figuravano la Confederazione dei sindacati estoni, la Confederazione dei sindacati dei lavoratori
dipendenti, la Confederazione dei datori di lavoro estoni, la Camera di commercio estone,
l'Associazione delle città estoni, l'Associazione estone degli enti locali, il Consiglio estone delle ONG
per la protezione dell'ambiente e la Federazione estone delle organizzazioni senza scopo di lucro e
delle fondazioni. Ai lavori hanno preso parte anche esponenti delle università e degli istituti di ricerca.
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- 36 Ai fini di una maggiore flessibilità nello svolgimento dei lavori e di un esame più approfondito delle
tematiche esaminate, il gruppo è stato suddiviso in tre sottogruppi di lavoro settoriali coordinati dal
ministero delle Finanze, dal ministero degli Affari economici e delle comunicazioni e dal ministero
degli Affari sociali, ai quali è stata affidata rispettivamente la redazione del capitolo sulla
macroeconomia, di quello sulla microeconomia e di quello sull'occupazione. Nell'ambito di ciascun
sottogruppo erano rappresentate anche le parti sociali interessate e la società civile organizzata. I
membri del gruppo di lavoro hanno potuto contribuire al piano d'azione durante le riunioni del gruppo
di lavoro o dei sottogruppi, o ancora presentando proposte in formato elettronico e/o cartaceo. A tal
fine, le versioni del progetto del PNR erano regolarmente trasmesse ai membri del gruppo di lavoro. Il
gruppo di lavoro si è riunito in due riunioni plenarie: una all'inizio e una al termine del processo di
elaborazione. Si sono tenute altre riunioni dei sottogruppi per esaminare il contenuto e la struttura del
programma di riforma, nonché tutte le osservazioni e i pareri comunicati al gruppo. Il governo ha
inoltre avviato un dibattito pubblico mettendo a disposizione il piano d'azione su un portale Internet
intitolato "Oggi decido io". Gli esiti dei dibattiti e le proposte presentate dai ministeri e dalle parti
sociali sono quindi stati esaminati e se possibile presi in considerazione.
Per quanto riguarda il mantenimento del programma di riforma, il governo ha incaricato il Segretario
di Stato di coordinare il controllo, la valutazione e l'attuazione del piano d'azione. Il Segretario di
Stato è inoltre tenuto a presentare regolarmente al governo una serie di relazioni di attuazione e di
vigilare affinché il piano d'azione annuale del governo e i programmi di lavoro annuali dei ministeri
siano compatibili con il programma di riforma. Il gruppo di lavoro interministeriale costituito per
elaborare il piano d'azione prosegue i propri lavori per garantirne l'attuazione e l'aggiornamento e per
presentare le relazioni e valutare i risultati conseguiti. I compiti precisi del gruppo di lavoro saranno
oggetto di decisioni adottate in collaborazione con i ministeri e il Segretario di Stato.
La partecipazione del Consiglio economico e sociale estone
Il processo di elaborazione del piano d'azione ha fatto emergere tra l'altro la necessità di precisare lo
status e le funzioni del Consiglio economico e sociale estone, tanto più che esso non era stato
associato ai dibattiti sul PNR. Eppure, considerato il suo status, il Consiglio è il solo organo
consultivo permanente presso il governo ed è stato istituito proprio per coadiuvare il dialogo tripartito.
In pratica però il governo non gli delega spontaneamente il compito di trattare determinati problemi,
ma preferisce lasciargli l'iniziativa delle discussioni. Le sue iniziative e proposte non sempre sono
state conformi all'elenco delle priorità del governo e hanno avuto un impatto debole. Il ministero degli
Affari sociali, pur riconoscendo pienamente l'importanza di organi consultivi di questo tipo, ha
avviato quindi una serie di dibattiti sul meccanismo di funzionamento del Consiglio e in generale sulla
semplificazione dei meccanismi di consultazione tripartita, onde accrescerne l'impatto e l'efficacia.
*
*
*
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- 37 -
GRECIA
Secondo gli indicatori di analisi comparativa relativi agli obiettivi di Lisbona, la Grecia presenta un
quadro meno favorevole rispetto agli altri paesi dell'Unione a 15. La crescita elevata che ha
caratterizzato l'economia greca negli ultimi anni è stata determinata quasi esclusivamente da fattori
passeggeri quali l'organizzazione e lo svolgimento dei Giochi olimpici, o il cui contributo allo
sviluppo del paese va riducendosi: è il caso delle risorse provenienti dai fondi strutturali, che stando
alle previsioni dovrebbero diminuire nel corso del quarto periodo di programmazione. La fase di
decollo dell'attività produttiva non sembra ancora iniziata nel paese, e la Grecia perde competitività
anche nella produzione di beni e servizi in cui può contare su vantaggi concorrenziali riconosciuti.
Il mercato del lavoro continua a essere caratterizzato da un incremento lento dei posti di lavoro, dal
persistere di un tasso di disoccupazione elevato e da un'ampia diffusione del lavoro nero. Nonostante
siano state intraprese azioni di ogni tipo per sostenere l'occupazione, le cifre relative alla
disoccupazione continuano a situarsi al di sopra della media comunitaria, il numero di disoccupati di
lungo periodo tende ad aumentare, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro resta scarsa e la
disoccupazione giovanile è ormai elevata.
La sfida che incombe sull'economia greca a livello sia nazionale sia regionale consiste pertanto nel
creare le condizioni necessarie per poter usufruire pienamente delle infrastrutture, realizzare le
potenzialità produttive e mobilitare le risorse inutilizzate della società. Il percorso più opportuno a tal
fine consiste nel completare le infrastrutture pesanti sotto il profilo materiale e funzionale, ma anche e
soprattutto le infrastrutture leggere attualmente esistenti e nel procedere a riforme strutturali fondate
sulla conoscenza, l'innovazione e le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
La natura stessa degli obiettivi di Lisbona implica l'avvio di riforme mirate a favorire la dimensione
sociale in quanto fattore di produttività e di crescita, il dialogo sociale e la cooperazione all'interno
della società: questi aspetti sono infatti elementi importanti del processo.
Il fatto che le parti sociali abbiano trovato un'intesa su una serie di misure e di politiche al servizio di
tali obiettivi dimostra che le forze della società greca aspirano al progresso e trovano un terreno
comune d'intesa per promuoverlo, anche se su molte altre questioni politiche mantengono approcci
diversi, il che è peraltro del tutto naturale e prevedibile. Si noterà a titolo di esempio che le parti
sociali sono concordi nel considerare che le riforme da attuare devono tendere a:
•
•
•
•
incentivare l'imprenditorialità, elemento fondamentale per produrre ricchezza e benessere,
garantire la coesione sociale, sia come obiettivo a sé stante sia come requisito indispensabile per
l'avanzamento del processo di sviluppo,
sviluppare, a tutti i livelli territoriali, un'amministrazione pubblica flessibile ed efficiente, che
favorisca l'innovazione continuando a perseguire la coesione e l'equilibrio della società,
rivalutare i settori dell'istruzione e della formazione, affinché forniscano servizi conformi alle
esigenze della società e dell'economia della conoscenza,
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- 38 •
•
•
•
garantire che i risultati della ricerca rispondano alle necessità dell'economia regionale e nazionale,
promuovere una mentalità aperta alla ricerca e alla creatività, che valorizzi il nuovo e
l'innovazione,
regolamentare i rapporti tra ambiente e produzione,
conciliare lo sviluppo economico di ciascuna regione del paese e la conservazione, la
valorizzazione e l'utilizzo, entro limiti ragionevoli, delle relative risorse naturali e culturali.
Per ottenere un'economia competitiva, sostenibile e dotata di un orientamento sociale è necessario
creare una sinergia tra le diverse politiche in modo da moltiplicarne gli effetti, così come occorre
seguire sistematicamente e costantemente gli sviluppi di tali politiche sul piano istituzionale e i loro
effetti sulla competitività dell'economia, la qualità dell'ambiente, la valorizzazione del potenziale
umano e la coesione sociale.
Il consiglio economico e sociale greco ritiene particolarmente importante, nel quadro del proprio
mandato, adoperarsi per seguire in modo sistematico l'evoluzione dell'economia greca nel corso della
graduale progressione verso gli obiettivi di Lisbona. Per adempiere a tale compito esso ha istituito un
osservatorio sullo stato di attuazione della strategia di Lisbona, che è parte integrante della sua attività
complessiva. La cooperazione con istituti scientifici (INE/GSEE, IOBE, PASEGES) e con le strutture
di ricerca delle parti sociali costituisce un requisito necessario per il buon esito dell'intero processo, in
quanto fornisce le conoscenze, il sostegno e il tipo di dibattito costruttivo indispensabile per realizzare
iniziative di questa portata.
L'attività dell'osservatorio si incentra sui seguenti compiti:
a) seguire e valutare le politiche nazionali destinate a migliorare la competitività, la qualità del
potenziale umano e l'occupazione (aumento della qualità e del numero dei posti di lavoro),
b) seguire e valutare l'approccio adottato per la realizzazione delle diverse azioni condotte nel quadro
di suddette politiche, nonché i loro effetti in termini di competitività, risorse umane e
occupazione,
c) individuare i ritardi e le carenze, ed elaborare proposte concrete per porvi rimedio,
d) elaborare relazioni regolari sugli sviluppi riscontrati in base agli indicatori relativi all'attuazione
della strategia di Lisbona.
Finora l'osservatorio ha pubblicato tre pareri d'iniziativa concernenti rispettivamente la competitività e
l'occupazione, la relazione del gruppo di alto livello presieduto da Wim Kok e i settori prioritari in
vista della valutazione intermedia della strategia di Lisbona del 2005. Ha inoltre formulato un parere
sul programma nazionale di riforma 2005-2008 definito nel quadro della strategia di Lisbona. Durante
la fase di elaborazione di tale programma le parti sociali hanno presentato al consiglio di esperti del
governo una serie di misure d'azione concrete per favorire il conseguimento degli obiettivi di Lisbona.
Al fine di mobilitare le parti sociali e coinvolgere attivamente la società civile nella strategia di
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- 39 Lisbona, nell'ottobre del 2005 l'osservatorio ha organizzato una giornata di studi sul tema "La
strategia di Lisbona: scelta o necessità?". Infine, esso è attualmente impegnato a valutare l'impatto
delle misure governative sul conseguimento degli obiettivi di competitività, occupazione e coesione
sociale.
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*
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- 40 -
SPAGNA
1.
L'applicazione della strategia di Lisbona in Spagna
La valutazione della strategia di Lisbona in Spagna mostra progressi significativi in diverse aree:
spiccano ad esempio i dati relativi all'occupazione, i quali mostrano un avvicinamento alla media
comunitaria o una riduzione del divario rispetto ai paesi del gruppo di testa. Ciò detto, tali passi avanti
non sono bastati a conseguire gli obiettivi intermedi fissati per il 2005. Inoltre, in altri settori
l'evoluzione non è stata definita favorevole e alcuni indicatori sono addirittura peggiorati rispetto alla
situazione di partenza del 1999.
Di fronte a tali risultati è emersa la necessità di rendere più incisive le politiche di riforma capaci di
colmare i principali ritardi della Spagna, per esempio quelli in materia di innovazione e sviluppo,
istruzione e formazione, produttività, politiche di inclusione e sviluppo sostenibile, in un contesto che
consolidi la sostenibilità della crescita registrata nell'ultimo decennio e la creazione di posti di lavoro.
La tavola allegata illustra lo stato dell'applicazione della strategia di Lisbona in Spagna in termini di
indicatori, obiettivi e misure principali del programma nazionale di riforma.
2.
Il ruolo della società civile organizzata e le buone prassi
Nell'esaminare l'attuazione della strategia di Lisbona in Spagna è necessario tener conto del processo
di dialogo sociale sviluppato negli anni recenti. In tale contesto va sottolineata anzitutto l'importanza
degli accordi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali più rappresentative per
orientare i negoziati sui contratti collettivi verso obiettivi di competitività e occupazione. Tali accordi
hanno aiutato a stimolare l'economia, determinandone una maggior resistenza al rallentamento, e
hanno contribuito alla moderazione salariale e alla salvaguardia e alla creazione di posti di lavoro
(Acuerdo Interconfederal para la Negociación Colectiva - Accordo interconfederale per la
contrattazione collettiva, anni 2002, 2003, 2004 e 2005). Il più recente tra questi accordi definisce
criteri destinati al controllo dell'inflazione, alla crescita dell'occupazione, all'aumento degli
investimenti produttivi e al miglioramento del potere d'acquisto dei salari e delle prospettive delle
imprese. Esso prevede anche criteri relativi alla stabilità dei posti di lavoro, alla formazione
permanente e al miglioramento delle competenze e delle qualificazioni. Le organizzazioni che hanno
sottoscritto tale accordo ne hanno proposto la proroga per il 2006.
Nel 2004 è stata avviata una nuova fase del dialogo sociale con la firma, da parte del governo e delle
più importanti organizzazioni sindacali e imprenditoriali, della "Declaración para el Diálogo Social
2004: Competitividad, empleo estable y cohesión social" ("Dichiarazione per il dialogo sociale 2004:
Competitività, stabilità del posto di lavoro e coesione sociale"), un documento che definisce obiettivi
e impegni per stimolare la crescita economica, la competitività delle imprese, la creazione di posti di
lavoro, la qualità dell'occupazione e il miglioramento delle relazioni sindacali e della protezione
sociale. Nell'ambito di tale processo sono state aperte piattaforme negoziali distinte per giungere ad
accordi in materia di riforma del mercato del lavoro e del sistema di protezione sociale e di
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…/…
- 41 formazione continua dei lavoratori occupati, per il miglioramento della prevenzione degli incidenti sul
lavoro e per la creazione di un sistema di assistenza per le persone in situazione di dipendenza.
Il rilancio della strategia di Lisbona coincide inoltre in Spagna con un processo aperto di dialogo
sociale che può influenzare significativamente le riforme legate alla realizzazione di obiettivi
comunitari. Parallelamente a tale processo, il programma nazionale di riforma è stato oggetto di
consultazione con gli attori sociali.
D'altronde, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali più rappresentative e le organizzazioni che
rappresentano i settori dell'agricoltura e della pesca, l'economia sociale, i consumatori e gli utenti
hanno partecipato attivamente al monitoraggio e all'applicazione della strategia di Lisbona grazie alla
loro presenza nel Consiglio economico e sociale, la cui attività consultiva negli ultimi anni è stata a
sua volta imperniata in grande misura sugli obiettivi della strategia di Lisbona. Le analisi e le proposte
formulate nei diversi pareri e relazioni del Consiglio, e in particolare nella relazione annuale sulla
situazione socioeconomica e occupazionale della Spagna, hanno messo in risalto le sfide sul tappeto e
i progressi realizzati riguardo agli obiettivi di Lisbona.
Tra i più significativi documenti in materia si ricordano:
•
•
•
•
•
la relazione CES 1/2002 sul Documento di consultazione della strategia spagnola di sviluppo
sostenibile,
il parere CES 9/2003 sul Quinto piano nazionale di ricerca, sviluppo e innovazione,
la relazione CES 1/2005 su Squilibri occupazionali e politiche attive del lavoro,
la relazione CES 4/2005 sul Progetto di terzo piano nazionale d'azione per l'inclusione sociale
nel regno di Spagna 2005–2006,
la relazione CES 5/2005 sul tema Il processo di creazione delle imprese e il dinamismo
imprenditoriale.
Uno dei più significativi esempi del contributo delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali più
rappresentative al conseguimento degli obiettivi del processo di Lisbona si trova nell'ambito della
formazione permanente dei lavoratori. Sulla base del dialogo sociale, le parti sociali hanno infatti
avviato nel 1992 un sistema di sviluppo della formazione continua dei lavoratori occupati, fondato
su un modello di gestione paritetica e con il sostegno dei poteri pubblici. Il sistema è divenuto uno
strumento centrale delle politiche attive del lavoro per garantire la formazione permanente e facilitare
l'adattamento dei lavoratori alle trasformazioni produttive, permettendo a circa un milione e mezzo di
lavoratori, in centomila aziende diverse, di beneficiare annualmente di azioni formative. Il sistema è
gestito dalla fondazione tripartita per la formazione e l'occupazione (www.fundaciontripartita.org).
Anche altri attori hanno contribuito a stimolare iniziative legate agli obiettivi della strategia di
Lisbona. Il lavoro, tradizionalmente molto importante, delle organizzazioni del settore dell'economia
sociale in ambiti che riguardano le politiche per l'inclusione e la coesione sociale è, data la loro
importanza nel tessuto socioeconomico spagnolo, un esempio notevole in tal senso.
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- 42 INDICATORI - OBIETTIVI E STRUMENTI DEL PNR
AMBITI
ANALISI
CONTESTO
ECONOMICO
Fase d'espansione economica con
una crescita del PIL superiore alla
media comunitaria (1999-2004).
Evoluzione dell'inflazione a medio
termine (con una differenza di 1,3
punti rispetto alla media europea).
Tendenze negative nel settore
delle commercio con l'estero per la
scarsa competitività delle
esportazioni.
OBIETTIVI
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Obiettivo principale:
convergenza del PIL pro capite
verso la media dell'Unione
entro il 2010.
Riforma delle leggi in materia di stabilità di bilancio, fissando il
principio della stabilità lungo l'arco del ciclo economico e
imponendo l'obbligo di conseguire un avanzo nei periodi di crescita
elevata.
Riduzione del debito pubblico
al 34% del PIL.
Riforme fiscali in materia di IRPEF e di imposta sulle società.
Migliorare la posizione della
Spagna negli indicatori di
competitività, convergendo
verso la media europea.
Riforma del sistema di finanziamento delle comunità autonome per
rafforzare l'autosufficienza, l'autonomia e l'equità.
Misure per promuovere la sostenibilità del sistema pensionistico e la
razionalizzazione delle spese sanitarie (Piano strategico di politica
farmaceutica)
Bassa produttività sul lavoro
(ferma ai livelli del 1990).
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- 43 -
AMBITI
ANALISI
OCCUPAZIONE
Progresso degli indici
dell'occupazione nel corso del
2004: tasso di occupazione totale:
61,1%, tasso di occupazione
femminile: 48,3%, tasso di
occupazione dei lavoratori con più
di 55 anni: 41,3%.
OBIETTIVI
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Obiettivo principale:
raggiungere un tasso di
occupazione totale del 66%
entro il 2010, avvicinandosi
all'obiettivo europeo.
Aumentare il tasso di
occupazione femminile,
L'evoluzione dell'occupazione non raggiungendo la media
tiene il passo con gli obiettivi della dell'Unione a 15 (57%).
strategia di Lisbona per il 2005 e
Ridurre il tasso di
risulta comunque inferiore alla
disoccupazione giovanile,
media europea: permangono tassi
portandolo al livello della
elevati di lavoro temporaneo
media dell'Unione a 25
(32,4% nel 2004), di
disoccupazione femminile (15%) e (18,6%).
giovanile (22%).
Ridurre gli infortuni sul lavoro
del 15%.
Aumentare del 25% circa il
tasso di creazione delle
imprese con più di un
dipendente.
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Misure per aumentare l'occupazione giovanile, nel contesto del
sistema di sussidi alle assunzioni stabili, e proposte di formazione,
riqualificazione o occupazione per ciascun giovane disoccupato entro
sei mesi.
Misure per aumentare il tasso di occupazione femminile ed eliminare
le discriminazioni, nel contesto del sistema di sussidi alle assunzioni
stabili, riservando inoltre alle donne il 60% delle misure di azione
positiva.
Misure di sostegno al prolungamento della vita attiva.
Riforma del modello di formazione professionale per favorire
l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita: creazione di un nuovo
sottosistema di formazione professionale per l'occupazione che
integra la formazione professionale (per i disoccupati) e quella
continua (per i lavoratori occupati).
Modernizzazione delle agenzie pubbliche di collocamento.
Piano di formazione alle imprese.
…/…
- 44 -
AMBITI
ANALISI
AMBIENTE
L'evoluzione dei principali
indicatori è sfavorevole: nel 2003
sono stati registrati i valori
massimi dell'Unione a 25 per le
emissioni di gas ad effetto serra;
continua la crescita dell'intensità
energetica dell'economia. La
Spagna è inoltre al quarto posto
nell'Unione per volume di merci
trasportate su strada.
OBIETTIVI
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Integrare l'obiettivo trasversale
per aumentare l'efficienza
energetica e ridurre entro il
2010 le emissioni di CO2 dal
40% al 24%.
Continuare a rafforzare la
coesione sociale e territoriale,
migliorare l'efficienza dei
sistemi di trasporto,
razionalizzare i consumi idrici
e migliorare il profilo
ambientale e la qualità delle
risorse idriche.
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Piano strategico delle infrastrutture e dei trasporti: fare in modo che i
sistemi di trasporto contribuiscano alla sostenibilità ambientale.
In tale contesto sono previste misure per espandere la rete ferroviaria
fino a 35 km per 1000 km² di superficie. Migliorare l'intermodalità
dei trasporti di passeggeri e di merci.
Programma AGUA: migliorare la gestione e l'utilizzazione delle
risorse idriche per una maggior coesione territoriale.
Misure destinate a ottimizzare l'infrastruttura idraulica e migliorare la
riutilizzazione, la depurazione e la desalinizzazione dell'acqua.
…/…
- 45 AMBITI
ANALISI
R&S,
ISTRUZIONE
E SOCIETÀ
DELLA
INFORMAZIONE
R&S: l'ammontare degli
investimenti nel 2003 è stato
all'incirca dell'1,1% del PIL,
equivalente alla metà della media
dell'Unione a 25, risultato lontano
dall'obiettivo di Lisbona (3% del
PIL entro il 2010).
La crescita nel periodo 1998–2003
è stata insufficiente in seguito a
una stagnazione degli investimenti
in R&S da parte dei settori
pubblico e privato.
OBIETTIVI
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Raddoppiare gli investimenti
in R&S (2% del PIL entro il
2010).
Ridurre della metà la quota di
dispersione scolastica (20%
entro il 2008, 15% entro il
2010).
Convergere verso i livelli
dell'Unione per quanto
riguarda la società
dell'informazione.
Istruzione: i risultati sono
inferiori alla media dell'Unione a
25 in cinque ambiti di riferimento,
specialmente per quanto riguarda
il tasso di giovani con un diploma
di istruzione secondaria superiore
(61,8% nel 2004, cifra che
rappresenta una diminuzione di
3,4 punti rispetto al 1999, e segna
un andamento divergente rispetto
alla media europea, che è
aumentata nello stesso periodo di
1,9 punti).
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Riorientare la spesa pubblica per promuovere investimenti produttivi
in capitale fisico, tecnologico ed umano.
R&S: Il Quinto piano nazionale R&S+i 2004–2007, asse strategico
della politica di ricerca e sviluppo, intende aumentare la spesa per le
attività di R&S e innovazione, soprattutto nel settore pubblico.
Per far convergere i principali indicatori verso la media europea il
programma Ingenio 2010 intende utilizzare diversi strumenti: il
Programma CENIT: che definisce i meccanismi per promuovere la
cooperazione tra il settore pubblico e quello privato mediante
consorzi strategici nazionali di ricerca tecnologica; la creazione di un
"fondo di fondi" per promuovere la creazione delle nuove imprese
tecnologiche; il programma Torres Quevedo che incentiva
l'assunzione di laureati e tecnologi; il programma Consolider, inteso
ad aumentare l'eccellenza nella ricerca scientifica.
Istruzione: Misure per migliorare l'istruzione a tutti i livelli,
aumentare la qualità dell'istruzione e ridurre l'insuccesso scolastico.
Misure per aumentare l'efficienza dell'impiego delle risorse
educative, per esempio i programmi di consolidamento, orientamento
e sostegno ai vari livelli dell'istruzione obbligatoria.
Il progetto di legge organica sull'istruzione è attualmente all'esame
del parlamento spagnolo.
Sviluppi normativi per permettere la convergenza della Spagna verso
lo spazio europeo dell'insegnamento superiore.
…/…
- 46 AMBITI
ANALISI
OBIETTIVI
Si registrano inoltre un elevato
tasso di dispersione scolastica
(31,1%) e una scarsa
partecipazione ai programmi di
formazione permanente (5,1%).
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Creazione di una rete di centri integrati per la formazione
professionale.
Società dell'informazione: Il piano Avanz@: portare tutti gli
indicatori della società dell'informazione ai livelli europei.
Società dell'informazione: i
livelli sono comparativamente
bassi per taluni indicatori (spesa
TIC dell'1,7% rispetto al PIL;
collegamenti Internet da casa al
34%, rispetto al 43% dell'Unione a
25 nel 2004).
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- 47 -
AMBITI
ANALISI
COESIONE
SOCIALE
Andamento favorevole del tasso di
disoccupazione di lunga durata
(3,5% della popolazione attiva nel
2004 rispetto al 4% dell'Unione a
25), anche se ancora insufficiente
per quanto riguarda le donne
(5,3% nel 2004 rispetto alla media
del 4,6% dell'Unione a 25).
Permane un significativo
squilibrio territoriale negli indici
occupazionali, anche se il
coefficiente di dispersione
dell'occupazione per regione
presenta una tendenza alla
diminuzione dal 1999.
OBIETTIVI
PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORME
MISURE PRINCIPALI
Ridurre la disoccupazione di
lunga durata.
Favorire l'integrazione nella
società e nel mondo del lavoro
dei disabili e dei gruppi a
rischio di esclusione sociale.
Rafforzare i meccanismi di
redistribuzione del reddito del
sistema di sicurezza sociale.
Misure di formazione specifiche per i disoccupati di lunga data.
Misure destinate all'integrazione lavorativa dei disabili e di altre
persone o gruppi sociali che si trovano in una situazione di
esclusione sociale o sono a rischio di esclusione sociale.
Programmi di lotta contro la povertà integrati nei piani nazionali di
inclusione sociale.
Progetto di legge sull'autonomia personale e sull'assistenza alle
persone che si trovano in situazione di dipendenza.
Si registra uno degli indici di
popolazione a rischio di povertà
più elevato (19% della
popolazione nel 2004, fermo dal
1999).
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- 48 -
FRANCIA
Il Consiglio economico e sociale della Repubblica francese (CES) plaude alla realizzazione della rete
interattiva tra il Comitato economico e sociale europeo (CESE) e i CES nazionali. Per la stesura del
1
presente contributo esso ha adottato due pareri e una comunicazione sulla scia dei lavori precedenti e
ha proceduto a una serie di audizioni, tra cui quella di Maria João Rodrigues, responsabile del
monitoraggio della strategia di Lisbona presso la Commissione europea.
1.
Dall'attuazione degli obiettivi di Lisbona al programma nazionale di riforma (PNR)
Il CES prende atto del parziale fallimento della strategia di Lisbona ed esprime alcune riserve, anche
2
di carattere metodologico, in merito al ristretto elenco di indicatori previsti e al significato della loro
classificazione. Complessivamente, nella maggior parte dei paesi dell'Unione a 15 i progressi
compiuti dall'avvio del processo sono rimasti limitati. Ciò considerato, il CES rileva che, rispetto alla
media dei 25 Stati membri, la Francia:
–
–
–
–
mostrava una posizione relativamente favorevole rispetto agli indicatori della situazione
economica e dell'innovazione fino al 2001, mentre successivamente la sua situazione si è
deteriorata,
ha compiuto progressi in materia ambientale,
continua a presentare risultati contrastanti in tema di integrazione dei mercati e di riforma
economica, settori che restano di competenza delle autorità pubbliche,
per quanto attiene invece alla coesione o al tasso di occupazione, gli indicatori collocano la
Francia al livello della media europea, la quale è al di sotto della norma generale.
Le parole chiave della strategia di Lisbona sono "economia della conoscenza" in quanto fonte
privilegiata di competitività, "crescita economica sostenibile", "miglioramento quantitativo e
qualitativo dell'occupazione", "maggiore coesione sociale".
In tale contesto, il CES francese desidera sottolineare la necessità di mantenere l'equilibrio iniziale tra
gli aspetti economici, sociali e ambientali del processo di Lisbona e di non concentrare le priorità
unicamente sul concetto di competitività economica. In altri termini, le politiche economiche devono
agire su ciascun elemento costitutivo del PIL per garantire la coesione sociale all'interno dell'Unione.
In particolare, l'auspicato aumento del tasso di occupazione delle diverse fasce di età deve tenere
conto della qualità dei posti di lavoro in questione (posizione, durata del lavoro, retribuzione).
Secondo il CES, l'acuirsi delle disparità di reddito e di ricchezza, l'aumento dei posti di lavoro meno
1
2
La société de la connaissance dans le cadre de la stratégie de Lisbonne ("La società della conoscenza nel quadro della strategia
di Lisbona"), del 26 ottobre 2005, relatore Hubert Bouchet; Les politiques économiques au service de la stratégie de Lisbonne
("Le politiche economiche al servizio della strategia di Lisbona"), del 26 ottobre 2005, relatore Henri Feltz; Contribution du
Conseil économique et social au Pacte européen pour la jeunesse ("Il contributo del Consiglio economico e sociale al patto
europeo per la gioventù"), del 29 settembre 2005, coordinatrice Élisabeth Morin.
Cfr. Situation de la France au regard des indicateurs de Lisbonne ("La situazione della Francia rispetto agli indicatori di
Lisbona"), del 22 febbraio 2005, relatrice Évelyne Pichenot.
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- 49 rispettosi dei diritti sociali, l'elevato tasso di disoccupazione e la mancata previsione dei cambiamenti,
nelle loro diverse forme, e delle relative conseguenze indeboliscono ampie fasce della popolazione e
finiscono per avvolgere la crescita economica nell'incertezza.
L'attuale assenza di coordinamento nell'elaborazione delle strategie di concorrenza fiscale e sociale
non fa che aggravare tale situazione di stallo.
Per conseguire gli obiettivi di Lisbona e andare incontro alle aspirazioni dei cittadini è necessaria una
effettiva cooperazione in materia di politica economica nell'ambito dell'Unione. A tale proposito, tre
questioni fondamentali legate alla questione della governance economica in Europa meriterebbero di
essere considerate con la massima attenzione:
–
–
–
l'applicazione di un Patto di stabilità e di crescita riformato, la cui efficacia è ancora tutta da
verificare,
il bilancio dell'Unione, che richiede un atteggiamento responsabile se si vogliono realizzare le
condizioni finanziarie necessarie alla riuscita del progetto europeo,
la politica monetaria della zona euro, che deve tenere maggiormente conto della necessità di
stimolare la crescita e sviluppare l'occupazione.
Più in generale, il CES ritiene necessario potenziare gli sforzi di coordinamento, di cooperazione e di
condivisione dei progetti, in particolare in materia di ricerca e sviluppo.
Ne risultano nuove sfide per i singoli e le organizzazioni collettive, che sono i soggetti della società e
dell'economia della conoscenza. Per quanto concerne i singoli, si tratta di offrire a ciascuno la
possibilità di adottare una "disposizione permanente all'apprendimento", nell'ambito di una dinamica
di acquisizione e di diffusione delle conoscenze lungo tutto l'arco della vita. Tale predisposizione si
forma a cominciare dalla famiglia e dalla scuola (acquisizione delle nozioni di base, riduzione delle
disparità e soprattutto sviluppo della sete di sapere e dello spirito di emulazione).
Tale nozione di "predisposizione all'apprendimento" deve applicarsi anche alle organizzazioni, le
quali sono tutte invitate a favorire, ciascuna secondo la propria natura, l'espressione e il collegamento
in rete delle conoscenze e dei soggetti interessati.
L'Europa deve dotarsi di una strategia di lungo periodo commisurata alla sfida della globalizzazione e
dar vita a un contesto dinamico che unisca politiche pubbliche e infrastrutture favorevoli
all'economia della conoscenza. A questo fine occorre:
–
–
rilanciare lo sforzo di ricerca, elevandolo al rango di "imperativo categorico" sia a livello
nazionale sia nell'ambito dello spazio europeo, sottraendo le relative risorse finanziarie, portate al
3% del PIL, alle norme di bilancio congiunturali e privilegiando nelle scelte strategiche i nostri
ambiti di eccellenza,
sviluppare una rete europea e internazionale di università, enti di ricerca, istituti di istruzione
superiore e imprese,
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- 50 –
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–
–
elaborare una strategia industriale e attuare una politica europea che promuova l'innovazione e lo
sviluppo della produzione di beni e servizi, in particolare sostenendo la rete delle PMI (sul
modello dello Small Business Innovation Research – SBIR) e favorendo l'emergere di nuove
imprese,
generalizzare l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) per lo
sviluppo della società della conoscenza e promuovere l'iniziativa della Commissione i-2010
relativa alla società europea dell'informazione per la crescita sostenibile e l'occupazione,
fare appello alla funzione educativa dei media per favorire la diffusione delle conoscenze e
informare i cittadini sulle sfide, attuali e future, legate alla conoscenza,
adoperarsi per mettere la formazione a disposizione di tutti e di tutte le fasce d'età al fine di
garantire percorsi professionali adeguati e la possibilità di far fronte agli imprevisti mediante
meccanismi come il congedo individuale di formazione, il diritto individuale alla formazione, il
riconoscimento delle esperienze acquisite e il bilancio delle competenze.
La Francia intende realizzare tali obiettivi sviluppando dei poli di competitività che consentano di
rafforzare i legami tra imprese, università e responsabili politici locali.
Per mobilitare tutti i soggetti a favore dello sviluppo della conoscenza, l'Europa e gli Stati membri
devono definire obiettivi precisi, corredandoli di strumenti e tabelle di marcia, e comunicarli ai
cittadini nel modo più chiaro possibile.
Con il lancio del patto europeo per la gioventù, il vertice di primavera del 2005 ha voluto
raccogliere la sfida che consiste nel dare ai giovani lo spazio che spetta loro in Europa mediante
l'istruzione e la formazione, l'inserimento professionale, la formazione lungo tutto l'arco della vita, la
mobilità, l'alloggio, la vita familiare, ecc. È un'occasione unica per mobilitarsi a livello nazionale e
promuovere presso i giovani la consapevolezza dell'Europa quale spazio di rispetto tra uomini e
nazioni, pilastri di un nuovo umanesimo. Il CES ha presentato una serie di proposte sui tre aspetti del
patto: occupazione, integrazione e promozione sociale, istruzione, formazione e mobilità, necessità di
conciliare la vita professionale con la vita personale e familiare dei giovani adulti. Attraverso il patto
europeo per la gioventù ogni Stato deve rafforzare il ruolo di ogni singolo cittadino europeo.
2.
La necessità di coinvolgere i soggetti economici e sociali
L'obiettivo da raggiungere consiste nel radicare la strategia di Lisbona a livello nazionale. Per questo
è necessaria innanzitutto la partecipazione dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo, che
finora sono rimasti visibilmente assenti da questo processo, ma anche quella del CES e delle
organizzazioni della società civile.
A tale proposito, bisognerebbe attivare seriamente il dialogo macroeconomico istituito dal Consiglio
europeo di Colonia (1999) facendone la sede di una vera e propria concertazione (scadenze,
trasparenza). Sarebbe così possibile garantire un migliore collegamento tra i tre poli indissociabili
della politica macroeconomica (bilancio, politica monetaria, retribuzioni e redditi) a favore della
crescita economica e della qualità della vita dei cittadini.
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- 51 -
3
In linea con un proprio parere dell'ottobre del 2002 , il CES illustra le sue proposte presso gli enti
incaricati di redigere la posizione della Francia in occasione dei vertici europei di primavera. Dal
4
2003, le principali problematiche affrontate dal CES confluiscono in una comunicazione annuale che
ne agevola l'esame da parte dei servizi del primo ministro.
Il metodo consigliato dal CESE per coinvolgere la società civile nell'elaborazione dei programmi
nazionali di riforma (PNR) apre prospettive interessanti per l'espressione democratica, ma la brevità
dei termini fissati ne ha limitato la portata nell'immediato. L'organo consultivo per le questioni
europee e internazionali si è riunito e le sue osservazioni saranno allegate al PNR francese. È prevista
inoltre la consultazione della nostra assemblea su tale programma. Il CES, che ha avuto la possibilità
di esprimersi su aspetti essenziali della strategia di Lisbona, è pronto a impegnarsi nella prosecuzione
del progetto e a fornire le proprie valutazioni. L'attuazione e i futuri adeguamenti del PNR dovranno
dar luogo a una concertazione regolare e approfondita per coinvolgere per quanto necessario la società
5
civile .
I membri del CES hanno espresso valutazioni eterogenee sulla strategia di Lisbona. I dubbi e i timori
avanzati dai cittadini europei dimostrano che occorre tenere conto delle loro legittime aspirazioni e
sviluppare un dibattito democratico sugli obiettivi. I CES degli Stati membri e il CESE svolgono un
ruolo fondamentale nel coinvolgere quanto più possibile la società civile negli obiettivi di Lisbona e
nella valutazione della strategia. Il miglioramento, peraltro indispensabile, della trasparenza e della
credibilità di quest'ultima contribuirebbe a facilitarne la comprensione e l'attuazione da parte dei
diversi soggetti interessati.
I consigli economici e sociali regionali (CESR) della Francia metropolitana e dei Territori d'oltremare
sono in una posizione privilegiata per portare il dibattito ai cittadini. È stata rafforzata perciò la
cooperazione tra i CESR e il CES nazionale: per il secondo anno, essi hanno organizzato
congiuntamente una convenzione nazionale dei consigli economici e sociali, alla presenza del primo
ministro e della Presidente del CESE, su un tema vicino alle problematiche del CESE: quello del
ruolo della società civile organizzata nel processo decisionale pubblico.
3
4
5
Quelles compétences sociales, quels acteurs dans une Union européenne élargie? ("Quali competenze sociali e quali soggetti in
un’Unione europea allargata?"), relatrice Évelyne Pichenot,.
Processus de Lisbonne: communication du Bureau à partir des avis du Conseil économique et social en préparation du Sommet
de printemps 2005 ("Il processo di Lisbona: comunicazione dell’Ufficio di presidenza sulla base del parere del Consiglio
economico e sociale in vista del vertice di primavera del 2005"), del 12 ottobre 2004, coordinatore: Alain Deleu, a nome della
delegazione dell’Unione europea; Processus de Lisbonne: communication du Bureau à partir des avis du Conseil économique et
social en préparation du Sommet de printemps 2004" ("Il processo di Lisbona: comunicazione dell’Ufficio di presidenza sulla
base del parere del Consiglio economico e sociale in vista del vertice di primavera del 2004"), del 18 ottobre 2003, coordinatore
Alain Deleu, a nome della delegazione dell’Unione europea.
Dopo questo parere il governo ha trasmesso ufficialmente al Consiglio economico e sociale francese una richiesta di
consultazione sull'attuazione e il monitoraggio del PNR per tutto il periodo d'applicazione, riconoscendo in questo modo il ruolo
della società civile rispetto alla strategia di Lisbona.
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- 52 Aprendosi in misura sempre maggiore alla discussione sul futuro delle questioni sociali, ospitando
conferenze e gruppi di lavoro su questioni d'attualità e sviluppando la propria reattività, il CES
consolida il suo radicamento nella vita della società civile. Esso è in grado di mobilitare, stimolare e
diffondere il dibattito pubblico e trarne conclusioni utili per il bene collettivo. Si tratta di uno dei
principali obiettivi della nostra assemblea: urge infatti stimolare la partecipazione di tutti, e in
particolare delle giovani generazioni, a un progetto collettivo, nazionale ed europeo.
*
*
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- 53 -
IRLANDA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona a livello nazionale
Introduzione
Per quanto concerne i principali obiettivi della strategia di Lisbona, l'economia irlandese registra
prestazioni soddisfacenti e una crescita dinamica dell'economia e dell'occupazione. Nel 2005, il tasso
di occupazione ha superato leggermente l'obiettivo intermedio della strategia di Lisbona, fissato per
quell'anno al 67%. Nel secondo trimestre del 2005, il tasso di occupazione femminile si attestava sul
58%, pari all'1% in meno rispetto all'obiettivo prefissato.
La gestione delle finanze pubbliche in Irlanda è conforme ai requisiti del Patto di stabilità e di
crescita, in base ai quali i bilanci nazionali devono essere vicini all'equilibrio o in surplus. Le finanze
pubbliche sembrano rispettare in modo soddisfacente i criteri di stabilità a lungo termine. I fattori che
favoriscono la stabilità a lungo termine sono la riduzione dell'onere del debito e la presenza di riserve
tali da poter far fronte al costo futuro delle pensioni.
Benché l'Irlanda registri risultati positivi sui criteri macroeconomici della strategia di Lisbona, occorre
constatare che quest'ultima pone al paese diversi problemi importanti di natura strutturale. Qui di
seguito si analizzano le principali sfide che incombono sul paese.
I problemi strutturali
Innovazione ed economia della conoscenza. Le imprese ad alta intensità di conoscenza svolgono un
ruolo importante nell'economia irlandese, specie grazie agli investimenti diretti esteri. Con una spesa
in ricerca e sviluppo pari all'1,6% del PIL nel 2005, l'Irlanda si situa ampiamente al di sotto
dell'obiettivo di Lisbona del 3% entro il 2010. L'Irlanda ha però notevolmente aumentato la propria
spesa pubblica in tale settore, ponendo l'accento in modo particolare sulla ricerca nel settore delle
tecnologie dell'informazione e della comunicazione e nel settore delle biotecnologie. Secondo il
Consiglio economico e sociale nazionale irlandese (NESC) l'Irlanda deve ora approfondire e ampliare
il proprio approccio alla politica di innovazione attraverso un rafforzamento dei legami tra enti di
ricerca e imprese, un aumento degli investimenti nella ricerca applicata e la messa a punto di un
dispositivo istituzionale destinato a istituire un quarto ciclo di insegnamento.
Creare mercati del lavoro che favoriscano l'inserimento delle persone in cerca di occupazione e delle
fasce meno favorite. Il tasso di disoccupazione è notevolmente diminuito in Irlanda e si colloca ormai
tra i più bassi dell'UE. Ciononostante non è diminuito in uguale proporzione il numero di cittadini in
età attiva dipendenti dall'assistenza sociale. Le richieste di assegni per famiglie monoparentali e di
assegni di invalidità o di malattia sono nettamente aumentate. Nonostante siano sorte numerose
iniziative destinate a far crescere il tasso di occupazione della manodopera proveniente dai gruppi
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…/…
- 54 meno favoriti, il NESC raccomanda di realizzare riforme più radicali e approfondite che permettano di
accelerare il conseguimento di tale obiettivo.
Apprendimento e formazione lungo tutto l'arco della vita. L'Irlanda ha compiuto importanti progressi
in questo campo, per esempio istituendo un sistema nazionale di riqualificazione. Si tratta di un
sistema innovativo di reti di formazione e di sostegno specifico che consente ai beneficiari di
prestazioni sociali di riprendere gli studi. Tali iniziative vanno potenziate, in modo che l'Irlanda possa
sviluppare un sistema d'istruzione e formazione degli adulti veramente efficace. Il NESC invita a
fornire maggiore assistenza finanziaria alla popolazione attiva, in modo da permettere a quest'ultima
di investire nella propria istruzione o formazione. Occorre dedicare particolare attenzione alle persone
poco qualificate e a quelle a maggiore rischio di licenziamento.
Sostenibilità ambientale. La qualità ambientale in Irlanda è nel complesso soddisfacente, anche se la
crescita economica determina pressioni considerevoli sull'ambiente. Tra le questioni di natura
ambientale che l'Irlanda deve affrontare figurano il controllo delle emissioni atmosferiche prodotte dai
trasporti e dalla produzione energetica, la riduzione dell'inquinamento idrico, la realizzazione di un
sistema integrato di gestione dei rifiuti, la costruzione di alloggi sostenibili di alta qualità nelle zone
urbane e rurali, il miglioramento della protezione degli habitat naturali e dell'accesso alla natura.
2.
Il ruolo delle parti sociali
Lo studio del NESC sulla strategia di Lisbona
Il NESC terminerà prossimamente la propria relazione sulla strategia di Lisbona. L'approccio adottato
consiste nell'esaminare il metodo aperto di coordinamento (MAC) e la sua interazione con il sistema
nazionale irlandese di cooperazione sociale. Tale studio è inoltre inteso a valutare gli effetti del
metodo aperto di coordinamento su due ambiti dell'azione pubblica: la formazione e le strutture di
accoglienza per bambini. L'Irlanda si trova dinanzi a sfide notevoli nei due ambiti in questione e sia il
governo sia le parti sociali devono adottare a tale proposito un approccio volto alla risoluzione dei
problemi. Lo studio mira a determinare in quale misura il MAC abbia contribuito all'adozione di tale
approccio.
I partenariati nazionali di riforma
In seguito alle conclusioni del Consiglio europeo di primavera del 2004, gli Stati membri sono stati
invitati a istituire partenariati di riforma tra le parti sociali, conformemente alle consuetudini e ai
meccanismi nazionali. Nel corso della sessione plenaria dell'aprile 2004, si è stabilito che il processo
di partenariato sociale in Irlanda avrebbe svolto la funzione di partenariato nazionale di riforma. Le
parti sociali sono state consultate sull'esame della strategia di Lisbona e sui preparativi del programma
nazionale di riforma.
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- 55 Le sfide immediate per le parti sociali
La priorità per il governo irlandese e le parti sociali consiste nel negoziare un nuovo accordo
nazionale che, alla luce della situazione attuale, regoli l'evoluzione delle retribuzioni, la politica
macroeconomica e le priorità in materia di riforme strutturali. I negoziati ufficiali dovrebbero iniziare
prossimamente e si baseranno sul bilancio strategico triennale del NESC irlandese, pubblicato
all'inizio di dicembre.
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- 56 -
ITALIA
Premessa
Il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) ritiene utile evidenziare in via preliminare lo
stretto collegamento esistente tra le politiche, nazionali ed europee, per il rilancio della strategia di
Lisbona, da un lato, e l'esito della trattativa in corso sul bilancio comunitario e le prospettive
finanziarie, dall'altro.
Occorre una linea chiara sul bilancio comunitario e sulle prospettive finanziarie che debbono essere
approvate al più presto: mantenimento del massimale attuale delle risorse proprie e più equilibrata
ripartizione tra le voci di spesa.
Del resto, senza una dotazione di risorse adeguata e coerente con la scelta strategica di rilanciare
l'agenda di Lisbona, la concreta attuazione della stessa resterebbe lettera morta.
Presentazione del piano italiano
Il governo italiano ha adottato il 14 ottobre scorso, rispettando la tempistica prevista a livello
comunitario, il Piano per l'innovazione, la crescita e l'occupazione (PICO).
Partendo dalle 24 linee guida individuate a livello comunitario per il rilancio della strategia di
Lisbona, sono stati sintetizzati cinque obiettivi prioritari:
•
•
•
•
•
ampliare l'area di libera scelta dei cittadini e delle imprese,
incentivare la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica,
rafforzare l'istruzione e la formazione del capitale umano, nonché accrescere l'estensione dei
relativi benefici alla popolazione con particolare riferimento ai giovani,
adeguare le infrastrutture materiali e immateriali,
tutelare l'ambiente
Il Piano, al quale per ragioni di brevità si rimanda, si propone di attivare due categorie di interventi:
1.
2.
provvedimenti con validità generale per il sistema economico,
progetti specifici con ricadute sulla produttività e competitività dell'economia italiana.
Alcune valutazioni
Le principali organizzazioni delle forze sociali - dei lavoratori e imprenditoriali - concordano sulla
necessità di mantenere integri gli obiettivi della strategia di Lisbona considerandola l'unica strategia
possibile per ridare crescita e occupazione all'economia europea.
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- 57 Il passaggio, deciso in occasione della "revisione di metà percorso" della politica di Lisbona, da un
livello europeo a un livello nazionale con la definizione di "piani nazionali di riforma" che devono
tradurre nei singoli Stati membri gli impegni fissati a livello comunitario, consente di cogliere le
specificità di ciascun paese.
Prioritaria, nel caso italiano, è da considerare la necessità di accompagnare lo sviluppo industriale
con interventi in favore dei settori in difficoltà principali, per ampiezza e importanza delle imprese
coinvolte, nella prospettiva di elevare la qualità della produzione e del lavoro.
Tra gli obiettivi generali della strategia di Lisbona le forze sociali sottolineano:
1.
l'importanza di aumentare gli interventi pubblici in favore di ricerca e sviluppo,
garantendo l'equilibrio tra ricerca fondamentale e applicata, attivando maggiori investimenti
privati e sostenendo, in particolare, la R&S nelle aree con forte presenza di PMI che
costituiscono l'ossatura fondamentale del nostro sistema produttivo.
Il processo di rinnovamento tecnologico e di elevamento della conoscenza deve anche
essere sostenuto da adeguati incentivi fiscali e da un quadro comunitario che promuova reti di
cooperazione tra ricerca, imprese e amministrazioni pubbliche,
2.
l'esigenza di sviluppare la concorrenza e le liberalizzazioni, facilitando la mobilità di merci,
servizi e fattori produttivi. In particolare, vanno riformate in profondità le norme nazionali a
carattere protezionistico e corporativo,
3.
la piena validità ed attualità di alcuni accordi sottoscritti dalle parti sociali, tra i quali:
a)
l'accordo, siglato nel 2003, per lo sviluppo, l'occupazione e la competitività del sistema
economico nazionale: priorità condivise in materia di politiche per la ricerca,
la formazione, le infrastrutture e il Mezzogiorno,
b)
il documento comune Progetto Mezzogiorno. I protagonisti dell'economia e del lavoro
per lo sviluppo del Mezzogiorno, sottoscritto nel 2004.
Le risorse
La definizione e la presentazione del PICO pongono oggi l'Italia di fronte all'esigenza della sua
attuazione, sulla quale rischiano di pesare, oltre alle difficoltà di ordine politico, incertezze di tipo
finanziario.
Su queste ultime il CNEL rileva, così come fanno le organizzazioni delle principali forze sociali,
che alcune delle risorse previste per l'attuazione dei progetti (13 miliardi di euro, di cui 3 miliardi nel
2006) dovrebbero provenire dalla cessione di attività reali e da dismissioni di immobili dello Stato.
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…/…
- 58 Inoltre, l'insieme delle risorse a disposizione del piano (circa 46 miliardi di euro) sono in parte già
incorporate negli stanziamenti di cassa, previsti per il bilancio fino al 2005, e in quelli di competenza,
previsti per il triennio 2006-2008.
Si tratta, quindi, di stanziamenti comprensivi delle precedenti politiche di settore, spesso valutate
insufficienti nelle occasioni di confronto con le parti sociali.
Il coinvolgimento delle parti sociali
La valutazione delle principali organizzazioni delle forze sociali italiane su questo aspetto presenta
opinioni divergenti.
Da un lato, infatti, le organizzazioni sindacali dei lavoratori sottolineano come le modalità e le occasioni
di confronto, nella fase di predisposizione del piano, abbiano consentito soltanto l'esposizione di
osservazioni generali, di principio, più che valutazioni di merito, caratterizzandosi dunque più
come informazione e/o consultazione che come effettivo partenariato e concertazione.
Dall'altro lato, la maggiore organizzazione imprenditoriale (Confindustria) evidenzia il proprio
giudizio positivo sul metodo di preparazione del piano, ritenendo che esso abbia consentito un
effettivo coinvolgimento delle parti sociali. Confindustria ritiene altresì che molte delle indicazioni
fornite al governo siano state recepite e inserite nel PICO.
Il CNEL, da parte sua, nel dare conto di questa diversità di esperienze e valutazioni, non può non
segnalare il mancato coinvolgimento del Consiglio stesso nella fase di preparazione del piano italiano.
Un'occasione di confronto con il ministro delle Politiche comunitarie, incaricato dal governo italiano
di seguire l'attuazione della politica di Lisbona, è costituita dal convegno che si svolgerà al CNEL il 7
febbraio 2006.
Il CNEL auspica pertanto che dal proseguimento del lavoro comune del CESE e dei CES nazionali
dell'Unione europea sulla strategia di Lisbona possa uscire rafforzato il ruolo degli attori
economici e sociali, e più in generale della società civile.
Tale ruolo è da considerare assolutamente indispensabile per l'effettiva attuazione di una politica che
ha l'ambizione di coniugare crescita economica e coesione sociale.
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- 59 -
CIPRO
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona
Nell'ottobre del 2005 Cipro ha elaborato un programma nazionale allo scopo di conseguire gli
obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona. Il programma, definito in seguito alla decisione del
Consiglio europeo del marzo del 2005, tiene pienamente conto dell'elenco di orientamenti integrati
dell'Unione europea (indirizzi di massima per le politiche economiche e orientamenti per le politiche
in materia di occupazione) e illustra chiaramente le priorità di Cipro. In particolare, esso analizza la
situazione attuale di ciascun settore prioritario, evidenziandone le sfide e le priorità politiche, e
presenta nelle grandi linee le iniziative e le misure adottate o previste.
Il programma è indubbiamente tale da rispondere efficacemente alle grandi sfide a cui Cipro deve far
fronte e, se attuato correttamente, contribuirà a consolidare l'economia del paese, a migliorarne la
competitività e a creare ulteriori posti di lavoro. Esso permetterà nel contempo di sfruttare appieno il
contributo di Cipro alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona.
Il programma nazionale di Lisbona si articola in tre parti: macroeconomia, microeconomia e
occupazione. Un allegato illustra inoltre le modalità di uso dei fondi strutturali e di coesione a
sostegno della realizzazione degli obiettivi di Lisbona. Le grandi sfide e priorità evidenziate nel
programma nazionale cipriota sono le seguenti: garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche,
diversificare l'economia orientandola verso le attività a maggiore valore aggiunto, promuovere ricerca
e sviluppo e innovazione e incentivare la diffusione delle TIC, avviare riforme strutturali mirate ad
accrescere la concorrenza e a migliorare il contesto generale delle imprese, sviluppare e modernizzare
le infrastrutture di base, proteggere a lungo termine l'ambiente, mantenere un aumento costante
dell'offerta di manodopera, rendere più flessibili le regole che disciplinano il mercato del lavoro,
continuare a sviluppare le risorse umane e a promuovere la coesione sociale.
Tra le priorità assolute di Cipro vi è naturalmente il risanamento delle finanze pubbliche sul lungo
periodo. Dallo scorso aprile la sterlina cipriota è entrata nel meccanismo di cambio europeo (MCE II)
e Cipro dovrebbe aderire alla zona euro il 1° gennaio 2008. Il rispetto dei criteri di Maastricht assume
così un'importanza primordiale non solo in questa fase, ma anche a lungo termine. L'esigenza di un
risanamento di bilancio appare giustificata da una lunga serie di altri motivi, in particolare il
mantenimento della stabilità macroeconomica, la dinamizzazione della crescita, l'invecchiamento
della popolazione, ecc. Nonostante i progressi conseguiti in tale ambito nel corso dell'ultimo biennio,
molto resta ancora da fare per riequilibrare la situazione mantenendo nel contempo sane le finanze
pubbliche. Le iniziative e le misure presentate nel programma nazionale di Lisbona devono essere
attuate senza ricorrere, come precisa il documento, a un aumento del carico fiscale.
La ricerca e sviluppo e l'innovazione costituiscono un altro ambito prioritario in cui servono notevoli
progressi. Con una spesa corrispondente ad appena il 20% circa della media comunitaria, Cipro è
nettamente in ritardo in tale settore e la sua situazione lascia effettivamente a desiderare quando si
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…/…
- 60 considera l'obiettivo dell'UE di aumentare del 50% la spesa media in ricerca e sviluppo. Si accolgono
quindi con espresso favore le iniziative e le misure illustrate nel programma, specie quelle destinate a
coinvolgere maggiormente il settore privato nella ricerca e sviluppo. Altrettanto importanti sono le
misure destinate a favorire tutte le forme di innovazione, in particolare quelle miranti ad accrescere la
capacità innovativa delle imprese e a creare una cultura dell'innovazione.
Anche per quanto riguarda le TIC, si accolgono con favore i diversi interventi prioritari e le misure
previsti nel programma, specie nei settori dell'amministrazione in linea, del commercio elettronico,
della sanità in rete e dell'accesso alle reti a banda larga. In tali settori non ci si può permettere di
accumulare ulteriori ritardi. Poiché Cipro è in ritardo rispetto ad altri Stati membri dell'Unione
europea, è necessario agire con urgenza.
È inoltre essenziale continuare a migliorare il quadro della concorrenza e il contesto globale delle
imprese: ciò può avvenire in particolare favorendo una maggiore efficienza del settore pubblico,
riducendo gli oneri regolamentari e amministrativi (anche procedendo a valutazioni d'impatto
sistematiche della legislazione esistente o in preparazione), ampliando e approfondendo il mercato
interno, promuovendo l'imprenditorialità e facilitando l'accesso delle imprese ai finanziamenti.
Altrettanto favorevolmente si considerano le misure per la necessaria diversificazione dell'economia
verso la produzione di beni e servizi a maggiore valore aggiunto, diversificazione che consentirebbe,
tra l'altro, di ridurre l'eccessiva dipendenza dell'economia cipriota dal settore del turismo. È inoltre
necessario sviluppare e modernizzare le infrastrutture di base (in particolare i porti e gli aeroporti,
anche in vista dell'adesione di Cipro allo spazio Schengen) e proteggere l'ambiente sul lungo periodo
(specie assicurando una gestione sostenibile delle risorse e dei rifiuti, riducendo le emissioni di gas a
effetto serra e promuovendo il risparmio energetico e le fonti di energia rinnovabili).
Per quanto riguarda le sfide in materia di occupazione, il programma nazionale di Lisbona insiste a
ragione sulla necessità di aumentare l'offerta di manodopera, rendere più flessibili le regole che
disciplinano il mercato del lavoro, continuare a sviluppare il capitale umano e a promuovere la
coesione sociale.
La carenza di manodopera è una delle caratteristiche del mercato del lavoro cipriota, la quale si iscrive
in un contesto di invecchiamento della popolazione che ormai non è più possibile ignorare. Si
approvano quindi le priorità stabilite dal programma in questo senso, vale a dire la necessità di
accrescere la partecipazione delle donne e delle persone più anziane al mercato del lavoro e di creare
canali occupazionali per giovani e disoccupati. È inoltre necessario ridurre le disparità tra uomini e
donne, in particolare gli scarti salariali.
Per accrescere la competitività dell'economia cipriota è essenziale disporre di un mercato del lavoro
flessibile. La modernizzazione dei servizi pubblici per l'occupazione, la promozione di modalità di
lavoro flessibili e la valutazione costante delle esigenze dell'economia in materia di mercato del
lavoro rappresentano altrettanti progressi previsti dal programma.
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- 61 Un altro fattore ugualmente importante per la crescita della competitività e dell'occupazione è lo
sviluppo del capitale umano. La situazione in tale settore è relativamente soddisfacente, ma
permangono alcune carenze a cui il programma cipriota intende giustamente rimediare, in particolare
per quanto riguarda i meccanismi di apprendimento, il miglioramento della qualità dell'insegnamento
(per quanto riguarda ad esempio l'introduzione delle tecnologie moderne nel sistema scolastico), il
costante aggiornamento delle competenze per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e
l'elaborazione di una strategia globale di istruzione e formazione lungo tutto l'arco della vita.
Infine, la promozione della coesione sociale costituisce una priorità, ma anche una sfida che presenta
allo stesso tempo una dimensione sociale ed economica. Si sostengono di conseguenza le misure
previste nel programma e rivolte soprattutto ai gruppi meno favoriti e più vulnerabili (in particolare
quanti beneficiano dell'assistenza sociale, i disabili, gli anziani, gli indigenti, ecc.), con l'obiettivo di
promuoverne l'inserimento o eventualmente il reinserimento sul mercato del lavoro.
2.
Il ruolo della società civile e le buone prassi
Durante l'elaborazione del programma nazionale di Lisbona, il governo cipriota ha debitamente
consultato le parti sociali, i soggetti economici e i partiti politici, i quali hanno potuto presentare punti
di vista e posizioni sulla forma e il contenuto del programma. I vari contributi scritti sono stati poi
pubblicati sul sito Internet del ministero delle Finanze, che aveva l'incarico di coordinare
l'elaborazione del programma nazionale. Le principali parti sociali sono inoltre state invitate a una
riunione tenutasi il 25 luglio 2005 alla presenza di un gruppo di responsabili della Commissione
europea, giunti a Cipro per discutere con le autorità nazionali e le parti sociali sulla preparazione del
programma nazionale di Lisbona. La riunione è stata l'occasione per uno scambio di idee e di opinioni
utile e costruttivo.
Il progetto di programma nazionale, ultimato a metà settembre del 2005, è stato esaminato dalle parti
sociali e dagli altri soggetti interessati. La versione definitiva è stata presentata al Consiglio dei
ministri che l'ha approvata nell'ottobre del 2005.
Le varie consultazioni sono state utili e costruttive e hanno consentito di coinvolgere gli esponenti
della società civile lungo tutto l'arco dei lavori e di raccogliere il loro contributo all'elaborazione del
programma nazionale di Lisbona.
Ci si compiace inoltre del fatto che il governo abbia tenuto conto di numerose posizioni e opinioni
espresse dalle parti sociali, dai soggetti economici e da altri gruppi di interesse durante l'elaborazione
del programma nazionale.
Il governo si è impegnato a invitare, in occasione della pubblicazione del programma, tutte le parti
interessate a presentare proposte per istituire un meccanismo efficace di controllo dell'attuazione del
programma, ma non l'ha ancora fatto. La creazione di tale meccanismo sarà coordinata dal ministero
delle Finanze e il governo intende elaborare relazioni semestrali di avanzamento, da esaminare in seno
al Consiglio dei ministri. È necessario che le diverse parti interessate (in primo luogo le parti sociali)
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- 62 partecipino all'elaborazione di tali relazioni e, più in generale, all'attuazione del programma, almeno
nel proprio settore di competenza. Si considera inoltre che alle parti sociali spetti il compito di seguire
lo stato di attuazione del programma, di intervenire e, in caso di attuazione inesistente,
insoddisfacente o incompleta, di fare pressioni sul governo e presentare eventuali proposte operative.
Il governo ha inoltre reso noto che sarà progressivamente definita una serie di indicatori per valutare i
progressi conseguiti nell'attuazione del programma di Lisbona e che, in un primo tempo, si potrebbero
utilizzare a tal fine i principali indicatori strutturali. Tali indicatori, una volta definiti,
semplificherebbero notevolmente il controllo dell'attuazione del programma anche per le parti sociali.
Infine, il governo e le altre parti coinvolte, in primo luogo le parti sociali, dovrebbero rendere pubblici
sia il programma nazionale di Lisbona (e i rispettivi contributi a tale documento) sia la strategia di
Lisbona nel suo complesso e presentarli in via prioritaria ai gruppi interessati ma anche a tutta
l'opinione pubblica, attività che numerose parti sociali cipriote hanno già intrapreso.
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- 63 -
LETTONIA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona
In Lettonia, il programma nazionale di riforma inteso a conseguire gli obiettivi fissati dalla strategia di
Lisbona è stato ratificato dal governo l'11 ottobre 2005. Esso è stato redatto in linea con il documento
di elaborazione della strategia comunitaria del 2000 e con la decisione della Commissione del marzo
2005.
Le priorità del programma saranno riprese nel documento strategico sull'uso dei fondi europei nel
periodo 2007-2013.
Il programma stabilisce priorità chiare per la Lettonia: condurre la crescita annua del PIL entro una
fascia compresa tra il 6 e l'8%, ridurre il deficit di bilancio, portare entro il 2008 il tasso di
occupazione al 65% (61% per le donne e 48% per i lavoratori anziani), portare all'82% la percentuale
di giovani con diploma di scuola superiore, destinare l'1% del PIL alla ricerca e sviluppo, raggiungere
per gli investimenti privati un livello compreso tra il 23 e il 25% del PIL.
Le linee generali e specifiche del programma nazionale di riforma comprendono la stabilità
macroeconomica, lo sviluppo della conoscenza e dell'innovazione, la creazione di un contesto
favorevole agli investimenti e all'occupazione, la promozione del lavoro e il miglioramento
dell'insegnamento e della formazione.
2.
Il ruolo della società civile organizzata
Il ministro dell'Economia, che presiede il consiglio per la strategia di Lisbona, intende incoraggiare le
parti sociali a definire un programma di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sugli obiettivi
conseguiti. Durante l'elaborazione del programma, il ministero dell'Economia ha consultato le PMI, le
ONG e i sindacati.
La consultazione dei rappresentanti della società civile costituisce per questi ultimi una buona
occasione per partecipare al processo nel suo insieme e contribuire alla redazione del programma
nazionale di riforma. Ciò detto, il programma appare troppo voluminoso (44 pagine), si discosta
leggermente dall'obiettivo di chiarificazione e non si concentra sulle questioni essenziali.
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- 64 -
LITUANIA
Il programma nazionale della Lituania per il 2005-2008 ruota intorno a tre priorità chiaramente
definite: il mantenimento di una crescita economica rapida e della stabilità macroeconomica, la
promozione della competitività delle imprese e lo sviluppo dell'occupazione e degli investimenti in
capitale umano. Ciascuna priorità è descritta in modo particolareggiato: vengono definiti, infatti, non
solo obiettivi e strumenti concreti, ma anche le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione degli
obiettivi.
Nonostante i numerosi aspetti positivi, il programma nazionale lituano appare più orientato al
processo che ai risultati; inoltre contiene frasi astratte ed espone concetti fondamentali senza precisare
gli obiettivi a essi legati.
Le proposte della confederazione lituana degli industriali e di altre organizzazioni non governative
avevano un carattere più radicale rispetto a quelle accolte nel programma, e andavano nel senso di un
miglioramento degli incentivi fiscali a favore delle imprese in relazione agli investimenti in materia di
innovazione, R&S e istruzione.
Nonostante alcune carenze, il programma rappresenta un notevole progresso in termini di
attenzione alle proposte delle organizzazioni non governative; di conseguenza la versione
definitiva del documento è ritenuta soddisfacente.
L'elaborazione del programma nazionale ha visto la partecipazione attiva di alcune organizzazioni non
governative. Il ministero lituano dell'Economia, incaricato di redigere il programma, si è avvalso dei
numerosi contributi della società civile. Anche se numerose proposte non sono state accolte, il
ministero si è mostrato comunque attento ai suggerimenti delle organizzazioni coinvolte e ha avviato
con queste una lunga serie di consultazioni sin dall'inizio dell'elaborazione del documento. La
particolare attenzione mostrata dal ministero dell'Economia si giustifica con le iniziative intraprese
dalle diverse organizzazioni e in particolare dalla confederazione lituana degli industriali (LPK), che
nel marzo del 2005 aveva organizzato un convegno internazionale sul tema: "Il processo di Lisbona a
metà percorso: obiettivi e prospettive dei governi e delle organizzazioni dell'industria e delle imprese
dei nuovi Stati membri dell'UE". A tale convegno hanno partecipato il presidente della Repubblica
lituana, il primo ministro e numerosi ministri del governo lituano, Wim Kok, il segretario generale
dell'UNICE Philippe de Buck, gli esponenti delle confederazioni industriali dei nuovi Stati membri
dell'UE e di alcuni paesi nordici e i rappresentanti di organizzazioni sindacali nazionali e straniere.
Nel corso dell'elaborazione del programma nazionale, la confederazione lituana degli industriali si è
imposta come principale organo consultivo del ministero dell'Economia e delle istituzioni incaricate
di redigere le singole parti del documento. Presso la sede della confederazione si è tenuta una serie di
riunioni consultive con i dirigenti sindacali. Essenziale è stato in particolare il contributo dell'LPK al
convegno finale sul programma organizzato dal ministero dell'Economia.
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- 65 Le organizzazioni lituane della società civile sono del parere che, se il programma nazionale sarà
attuato correttamente, nel corso dei prossimi anni si dovrebbero ottenere risultati concreti.
Esse intendono seguire attivamente il processo di attuazione e cooperare appieno con il governo
nazionale tentando nel contempo di mantenere, nei confronti di quest'ultimo, un forte spirito critico.
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- 66 -
LUSSEMBURGO
1.
Lo stato dell'attuazione della strategia di Lisbona sul piano nazionale: esigenze e priorità
−
Giunti a metà percorso, è inevitabile constatare che gli obiettivi di Lisbona non sono ancora stati
conseguiti.
Il Consiglio economico e sociale lussemburghese (CES) ha dedicato i suoi ultimi pareri annuali sullo
sviluppo economico, sociale e finanziario del paese, in particolare il parere dell'11 marzo 2005, alla
trasposizione degli obiettivi di Lisbona nelle politiche nazionali.
Nell'ambito dell'attuazione della strategia di Lisbona, il CES insiste sulla necessità che l'approccio
integrato continui a fondarsi sulla triade formata da economia, coesione sociale e ambiente. Secondo il
CES lo sviluppo sostenibile, fondamento della strategia di Lisbona, si compone di tre dimensioni - quella
economica, quella sociale e quella ambientale - che sono equivalenti e hanno la stessa importanza.
Il CES è inoltre del parere che la formazione del sapere e lo sviluppo delle competenze necessarie alla
realizzazione della società della conoscenza costituiscano la base della strategia di Lisbona.
Lo sviluppo della ricerca e della formazione professionale, sia quella di base che quella continua, e gli
investimenti nell'innovazione rappresentano gli strumenti principali di tale strategia.
Il CES ritiene che la politica economica abbia il compito di rafforzare la fiducia stimolando la domanda
interna e aumentando il livello degli investimenti.
Il CES ha presentato una serie di proposte per migliorare il contesto imprenditoriale, la ricerca e sviluppo
e la formazione in generale, lo sviluppo delle infrastrutture e delle industrie di rete, e le modalità di
produzione e di consumo ecologicamente sostenibili. Tali proposte sono state integrate da altre per un
migliore funzionamento del mercato del lavoro - specie mediante incentivi positivi volti a prolungare la
durata della vita attiva - e per l'aumento del tasso di occupazione femminile, come pure da riflessioni e
proposte intese a migliorare la qualità del lavoro e la coesione sociale nonché a realizzare una politica di
inclusione sociale attiva e integrata.
A parere del CES la competitività non è mai fine a se stessa, ma costituisce solo uno degli strumenti
capaci di promuovere il benessere di tutta la popolazione.
Il CES ha richiamato l'attenzione sulla necessità di una crescita economica forte e a lungo termine,
fondata su un incremento dell'occupazione e della produttività. Questa è la condizione indispensabile per
mantenere il livello della protezione sociale e delle norme ambientali elevato sul lungo periodo.
−
Il programma nazionale di riforma (PNR), denominato "Piano nazionale per l'innovazione e la piena
occupazione", è stato redatto dall'Osservatorio della competitività sotto l'egida del ministro
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…/…
- 67 dell'Economia e del commercio estero, che ha l'incarico di coordinare la strategia di Lisbona sul
piano nazionale.
Il piano è stato presentato al comitato di coordinamento tripartito, che riunisce le parti sociali e il governo
ed è presieduto dal primo ministro. Pur essendo discusso con le parti sociali, il piano è elaborato sotto la
responsabilità del governo. Si tratta di un programma a medio e lungo termine basato su 20 orientamenti
integrati che tiene conto degli sviluppi economici, sociali e ambientali. Gli orientamenti integrati dal 3 al
6 non sono stati ripresi alla lettera nel PNR, ma trattati in altre sezioni del piano nazionale di riforma.
Il 16 novembre 2005, dopo un dibattito e l'introduzione di alcune modifiche, la Camera dei deputati
ha approvato il piano nazionale per l'innovazione e la piena occupazione.
Numerose delle misure ivi previste continueranno a essere discusse con le parti sociali in vista di una loro
eventuale attuazione.
2.
Il ruolo dei soggetti economici e sociali
−
La riforma della legge costitutiva del CES del 2004 stabilisce che quest'ultimo debba partecipare con
i propri pareri alle diverse fasi dell'elaborazione dei grandi orientamenti delle politiche economiche.
La ridefinizione dei grandi orientamenti delle politiche economiche (GOPE) in base all'obiettivo della
strategia di Lisbona ha fatto sì che il CES contribuisse sul piano nazionale, attraverso i suoi pareri, agli
orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (OI). Il primo parere sugli OI risale al 15 maggio
2005.
A causa dei termini serrati imposti dal nuovo ciclo di governance, il CES non ha potuto eseguire
un'analisi approfondita, né tanto meno raggiungere posizioni comuni sull'insieme degli orientamenti
integrati presentati dalla Commissione europea prima del Consiglio europeo del giugno 2005. Lo stesso si
è verificato per il comitato di coordinamento tripartito. Inoltre, i rappresentanti della società civile
organizzata diversi dalle parti sociali non hanno preso parte ai dibattiti sugli OI e sull'elaborazione del
PNR. Quest'ultimo prevede tuttavia che tutti i soggetti della società civile, in primo luogo le parti sociali,
partecipino all'elaborazione del piano per l'innovazione e la piena occupazione. Le discussioni in materia
continueranno in vista della progressiva concretizzazione del piano trasmesso all'Unione europea.
−
La strategia di Lisbona è un programma permanente e continuo di trasformazione dell'economia e
della società, anche se si deve constatare che la sua attuazione non rispetta la tabella di marcia
stabilita.
−
Negli ultimi anni si è adottata una serie di misure per accompagnare la trasformazione dell'economia
in società della conoscenza e per sostenere la crescita e l'occupazione.
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- 68 Ad esempio, nel quadro del dialogo sociale bipartito, le organizzazioni imprenditoriali e sindacali
maggiormente rappresentative hanno concluso un accordo collettivo sull'accesso individuale alla
formazione professionale continua.
Il confronto sul telelavoro si è concluso e porterà alla firma di un accordo. Viceversa, la riforma del
contratto di lavoro a tempo parziale è ancora in fase di negoziazione, e sarà ultimata nel 2006.
Al fine di trasporre la Carta comune per promuovere le pari opportunità e l'accesso dei disabili al mondo
del lavoro, le parti sociali hanno varato tra l'altro una campagna di sensibilizzazione volta a incoraggiare
l'occupazione dei portatori di handicap.
Il 23 luglio 2004 il CES ha adottato un parere sui cosiddetti "conti ore" (comptes épargne temps),
tracciando così gli orientamenti per la loro introduzione per via di legge e tramite concertazione tra le
parti sociali. Il governo dovrà ora elaborare la relativa legge quadro sulla base delle proposte, per lo più
consensuali, del CES.
Al momento il CES sta discutendo le modalità e gli strumenti atti a recepire su scala nazionale l'accordo
quadro europeo sullo stress sul luogo di lavoro.
Negli ultimi anni, inoltre, l'accesso ai finanziamenti e in particolare l'accesso al capitale sono stati
notevolmente migliorati al fine di favorire la creazione di imprese, ed è stata adottata una nuova legge
quadro sulle "classi medie". La Société nationale de crédit et d'investissement (SNCI) ha intrapreso una
serie di iniziative per adeguare ulteriormente la propria gamma di prodotti finanziari all'evoluzione delle
esigenze delle imprese. Il credito a scadenza è stato modernizzato, è stato introdotto un meccanismo di
ricerca "CRP" ed è stato firmato un accordo di cooperazione con il Fondo europeo per gli investimenti per
facilitare l'accesso al capitale di rischio. Si stanno inoltre sviluppando prodotti per tradurre i risultati della
ricerca nella creazione di imprese.
−
Il CES proseguirà le sue analisi sul seguito e sulla valutazione del programma nazionale di Lisbona
conformemente ai propri compiti istituzionali, coinvolgendo i rappresentanti della società civile
organizzata per trattare i problemi che li riguardano.
Le infrastrutture di rete, dell'energia e delle comunicazioni svolgono un ruolo chiave nel migliorare la
competitività e sono essenziali per garantire uno sviluppo armonioso e sostenibile.
Nella società multiculturale lussemburghese un ruolo importante spetta inoltre alla politica in materia di
immigrazione e di integrazione attiva. L'apporto migratorio costituisce infatti un fattore favorevole alla
crescita economica e al consolidamento del PIL che si aggiunge alle potenzialità interne (persone in cerca
di occupazione, lavoratori anziani, donne ecc.).
La coesione sociale rappresenta uno dei tre aspetti della strategia di Lisbona e la sua importanza va
preservata per garantire un ambiente favorevole all'occupazione e alla vita sociale. La società della
conoscenza non potrà essere realizzata con percorsi professionali incerti e condizioni di vita precarie.
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- 69 -
−
Infine, per illustrare la strategia di Lisbona ai cittadini, il CES ha organizzato, nel quadro della
presidenza lussemburghese del Consiglio dell'UE, sei riunioni in cooperazione con il CESE e i CES
nazionali e con la partecipazione dei rappresentanti della società civile organizzata, al fine di
sensibilizzare l'opinione pubblica su una migliore comprensione della costruzione europea, sulle sfide
della globalizzazione e su soluzioni che tengano conto delle esigenze dei cittadini e dell'economia.
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- 70 -
UNGHERIA
Il presente documento riporta la posizione del CES ungherese ed è inteso a guidare gli enti di
pianificazione nella definizione delle loro priorità. Il Comitato rivendica per sé un futuro ruolo
nell'attività di pianificazione attraverso le proprie commissioni e i propri membri.
1.
Il contesto mondiale e internazionale
Si immagini un paese in cui la società sia organizzata in modo armonioso e sano, in cui bambini e
adulti conducano un'esistenza serena, in cui i sistemi di istruzione e sanità rispettino le norme più
elevate su scala mondiale, un paese dotato di un'economia competitiva in cui sia naturale avere uno
stile di vita rispettoso dell'ambiente. Un paese i cui abitanti siano decisi, autonomi, aperti, ricettivi a
nuove conoscenze, consapevoli e rispettosi delle proprie tradizioni, mentalmente flessibili, vivano
sicuri, siano solidali tra loro, siano membri fondatori e attivi della comunità, conoscano e impieghino
la non violenza quale strumento di risoluzione dei conflitti. In una simile società la qualità della vita
non dipende solo dalla soddisfazione dei bisogni materiali, ma implica anche la necessità di soddisfare
i bisogni non materiali. È da tutti questi elementi che derivano le conclusioni e gli obiettivi settoriali,
orizzontali o relativi alle singole politiche.
Le situazioni e le sfide attuali impongono un riesame dell'insieme dei legami e dei rapporti tra Stato e
società, tra Stato ed economia, tra Stato e cittadini, oltre che una revisione del concetto di
orientamenti strategici. Per conseguire gli obiettivi della politica di sviluppo, è importante precisare le
funzioni dello Stato, i suoi doveri, gli strumenti di cui si serve, le modalità di finanziamento e la
ripartizione dei compiti e delle competenze (tra potere centrale, regioni, enti locali), nonché le
responsabilità assunte dallo Stato in relazione al "bene comune".
Per realizzare gli obiettivi prefissati sarà necessario scendere a compromessi con un mondo
caratterizzato da una concorrenza sempre più aspra e da un aumento dei rischi economici e sociali. Le
previsioni indicano trasformazioni su scala mondiale caratterizzate dal sopraggiungere di crisi che
potrebbero aggravare la dipendenza economica e la vulnerabilità dell'Ungheria. Tutto ciò rappresenta
una sfida di ampia portata dal punto di vista dell'attuazione degli obiettivi illustrati nei piani nazionali
di sviluppo e assetto territoriale, obiettivi che devono quindi essere corretti o subire modifiche
strutturali. Sarebbe utile indicare in modo più particolareggiato le condizioni necessarie alla
realizzazione degli obiettivi prefissati.
2.
Competitività, sostenibilità, sviluppo sostenibile
Occorre analizzare in modo approfondito la futura evoluzione dei flussi economici in un contesto
internazionale sempre più globalizzato e i mutamenti nelle riforme necessarie per l'adesione
all'Unione europea, nel bilancio, nelle istituzioni e negli strumenti, così come i loro possibili effetti.
Occorre fare i conti con una concorrenza sempre più aspra e con tensioni sociali ed economiche
proprie di un mondo in fermento. È necessario prepararsi ai cambiamenti e, trattandosi di fattori che
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- 71 influiscono in modo determinante sulla vita della società e dell'economia ungheresi, è opportuno
prevedere una serie di approcci possibili sin dalla fase di pianificazione. Occorre definire chiaramente
la nozione di competitività e il contesto, gli indicatori e i punti di riferimento a essa correlati. Oltre
che per la competitività, il miglioramento delle prospettive passa per la capacità e la volontà di
cooperare. Anche a tale proposito è opportuno insistere sul fatto che il problema non è solo la
competitività economica.
È inoltre necessario definire e analizzare con esattezza le nozioni di sostenibilità e sviluppo
sostenibile, ed elaborare una strategia nazionale di sviluppo sostenibile.
3.
Ricerca, sviluppo e innovazione
Gli istituti e gli enti accademici e universitari di ricerca e il settore privato partecipano in modo
decisivo, ciascuno in funzione delle proprie caratteristiche e risorse, al rafforzamento di un'economia
competitiva, all'innovazione, alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo territoriale e regionale
(centri regionali della conoscenza, occupazione, competitività su scala regionale) e al consolidamento
degli aspetti relativi alle risorse umane.
4.
Solidarietà e coesione sociale, pari opportunità
Si potrebbe pensare di porre l'accento sulla solidarietà, la coesione sociale e le pari opportunità quali
obiettivi essenziali e strategici dei documenti dei programmi nazionali di sviluppo e assetto
territoriale. Si devono istituire programmi integrati a favore della coesione, il cui obiettivo immediato
consista nel miglioramento delle opportunità e degli aiuti offerti alle fasce sociali svantaggiate, quali i
disabili, i rom, gli indigenti, gli anziani, i bambini, le famiglie monoparentali e quelle numerose. La
non violenza, il ricorso a soluzioni pacifiche e l'esistenza di una società che si oppone a ogni forma di
discriminazione costituiscono una base fondamentale per la trasformazione sociale. Le questioni
demografiche non possono essere unicamente affrontate da una prospettiva razionale, ma serve una
chiara e adeguata assunzione di responsabilità da parte dello Stato e della collettività; inoltre, il
sostegno alle famiglie non può limitarsi alla sola questione degli aiuti finanziari.
5.
Istruzione, formazione e cultura
In un contesto concorrenziale, l'istruzione e la formazione svolgono una serie di funzioni, come
emerge dai documenti sullo sviluppo: ad esempio, favoriscono la competitività economica e
sostengono l'avvento di un'economia e di una società fondate sulla conoscenza. Nell'ambito di tali
funzioni, occorre rafforzare il sostegno dato dalla collettività alla cura dei neonati e dei bambini nel
quadro delle strutture scolastiche, le quali favoriscono lo sviluppo della personalità e l'acquisizione di
un'adeguata conoscenza di sé. È inoltre opportuno favorire i necessari cambiamenti nella formazione
dei lavoratori specializzati, nell'insegnamento linguistico e nella formazione in età adulta. È altresì
essenziale educare e incoraggiare a una mentalità e a uno stile di vita rispettosi dell'ambiente.
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- 72 La cultura svolge un ruolo decisivo nella conservazione delle tradizioni e dei valori nazionali e, come
l'istruzione, rafforza nel contempo elementi quali la creatività, le riflessioni innovative, l'espressione
di sé. Al tempo stesso la cultura assume i caratteri di un miglioramento della conoscenza dell'Europa
multiculturale, dell'innalzamento del livello culturale, del cambiamento delle mentalità e accresce, in
tal modo, la capacità di assorbimento della società.
6.
Società civile
Occorre dare alla società civile la possibilità di partecipare direttamente e di intervenire in tutti i
settori, in particolare in materia di solidarietà, pari opportunità, istruzione e cultura, protezione
dell'ambiente e della natura.
7.
Questioni ambientali
Le priorità di sviluppo in materia di ambiente sono presenti in modo trasversale nei documenti di
pianificazione. Per garantire sviluppi positivi negli ambiti estremamente ampi legati alla protezione
dell'ambiente è necessario ricorrere a un metodo e a una pianificazione integrata relativa allo sviluppo,
che tengano conto dello sviluppo sostenibile e delle considerazioni in materia di politica economica e
risorse umane di cui sopra. Nel quadro degli investimenti nelle infrastrutture, occorre applicare e
attuare sin dalla fase di programmazione strategica i requisiti ambientali a lungo termine e i metodi
utilizzati per conformarvisi.
8.
Gli aiuti finanziari dell'UE e la modernizzazione economica e sociale
Senza l'aiuto finanziario dell'UE non sarebbe possibile portare a termine la modernizzazione della
società e dell'economia ungheresi. A tale proposito occorre considerare seriamente una riduzione degli
obiettivi stabiliti nei documenti dei programmi nazionali di sviluppo e assetto territoriale. In linea con
i principi fondamentali sull'utilizzo dei fondi strutturali, il numero di obiettivi di sviluppo strategico
può essere fissato tra 4 e 6. Sarebbe quindi opportuno ridefinire i 9 (8+1) obiettivi strategici del piano
di sviluppo territoriale stabilendo i cinque obiettivi seguenti:
crescita sostenibile della competitività economica,
livello soddisfacente nell'ambito della sanità, del sapere e della cultura,
rafforzamento della solidarietà sociale,
modernizzazione della struttura territoriale e dell'amministrazione,
protezione delle risorse naturali e ambientali.
Questa ripartizione sembra poter riflettere realisticamente l'attuale stato di cose, le esperienze
maturate finora, la relazione dinamica tra economia e società, gli aspetti relativi alle risorse umane a
disposizione dei livelli di sviluppo nazionale, locale, regionale e trasversale. Tale ripartizione
potrebbe presentare in modo trasparente gli obiettivi trasversali, locali e settoriali, come già avviene
nei documenti relativi allo sviluppo. Analogamente, gli obiettivi di assetto del territorio elencati nel
piano di assetto territoriale (OTK) potrebbero essere oggetto di modifiche, sia pure minime:
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- 73 -
recupero del ritardo delle regioni, competitività territoriale,
sviluppo sostenibile e integrazione geografica,
decentramento e regionalismo.
9.
Ruolo dello Stato, decentramento e regionalismo
Il fatto che la pianificazione e le realizzazioni strategiche siano coordinate (da una squadra di esperti
relativamente poco costosa, ristretta e ben preparata) e che non siano guidate da considerazioni
settoriali deriva dalla volontà di realizzare economie. La riforma amministrativa non può essere
rinviata.
I documenti sullo sviluppo devono includere una descrizione dettagliata della soluzione in grado di
permettere la realizzazione dell'obiettivo principale o degli obiettivi strategici sopra elencati, e
indicare chiaramente l'entità dei costi in termini economici, politici e sociali.
Il coordinamento degli aspetti di politica economica e sociale e degli aspetti locali, regionali e
orizzontali definiti dall'UE è in grado di offrire risposte soddisfacenti nell'ambito della politica di
sviluppo ungherese: per esempio, un miglioramento delle condizioni di vita delle persone che vivono
in ambienti rurali, un rafforzamento delle capacità di conservazione (da determinare concretamente)
degli spazi rurali, il recupero del ritardo delle regioni sfavorite sul piano economico o sociale, lo
status giuridico delle aree di dimensioni ridotte nell'ambito della politica territoriale e dell'accesso ai
fondi, ecc.
Uno dei principali elementi della politica europea di sviluppo, cioè l'approccio integrato, andrebbe
applicato all'intera struttura verticale dello sviluppo economico e sociale del paese.
10.
Il metodo appropriato
Per conseguire l'obiettivo principale, vale a dire una cooperazione tra economia e società e un
equilibrio dinamico (nel quadro della pianificazione strategica), è necessario disporre di un metodo
efficace e rispondente alle prassi consigliate dalla Commissione europea in tale ambito.
Nei due documenti sullo sviluppo occorre partire da una serie di dati statistici e di metodologie
seguite sia in Ungheria sia su scala internazionale. Le diverse forme di partenariato (innovative,
istituzionali, strategiche, progettuali, ecc.) utilizzate nella pratica della pianificazione strategica
dell'UE nell'ambito della politica di sviluppo (per esempio le esperienze realizzate in Irlanda o nei
paesi nordici, per quanto riguarda gli Stati membri, o da istituti quali Nordregio o NUTEK, per quanto
riguarda gli istituti di metodologia) possono fare in modo che lo Stato attinga più di quanto non faccia
attualmente alle risorse degli istituti di ricerca accademici e universitari, a quelle del settore privato e
a quelle delle organizzazioni della società civile. Un più ampio ricorso a tali forme di partenariato
secondo un approccio sia orizzontale (aspetti relativi alla sostenibilità: protezione dell'ambiente, pari
opportunità) sia verticale (legislazione in materia di politiche specifiche, iter decisionale e
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…/…
- 74 applicazione delle decisioni relative alla ripartizione delle risorse finanziarie) può aiutare i decisori
politici a pianificare la politica nazionale di sviluppo. Questo tipo di partenariato, quindi, non è
meramente consultivo ma investe la società nel suo insieme.
Nel quadro delle previsioni, occorre tenere conto dei criteri qualitativi relativi alla responsabilità e
all'impatto almeno quanto degli aspetti finanziari concernenti l'efficienza di bilancio.
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- 75 -
MALTA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona sul piano nazionale
L'elaborazione di un programma nazionale di riforma (PNR) per Malta, mirato a individuare le azioni
da attuare nel quadro dei 24 orientamenti stabiliti dalla strategia di Lisbona, è stata affidata all'ufficio
per la competitività, presieduto dal ministro della Competitività e delle comunicazioni. Un'unità
consultiva specifica collegata al governo ha coordinato lo sviluppo del programma in cooperazione
con il ministero della Competitività e delle comunicazioni, con altri ministri competenti in tale
ambito, con il settore pubblico e con tutti gli altri soggetti interessati. Tale programma di riforme è il
risultato dei dibattiti con tutte le parti coinvolte, contiene un'analisi della documentazione esistente in
materia ed è stato pubblicato nel novembre del 2005 dopo essere stato presentato in ottobre alla
Commissione.
Rispetto agli altri Stati membri dell'UE, Malta presenta attualmente un certo numero di vantaggi: una
popolazione relativamente qualificata nel settore informatico, un tasso elevato di diffusione di Internet
e della telefonia mobile, dei servizi finanziari efficaci e integrati, una reale integrazione sociale e un
basso tasso di disoccupazione. Sono tuttavia necessari alcuni miglioramenti in un certo numero di
settori: in particolare occorre promuovere la crescita economica, consolidare le finanze pubbliche,
ridurre il deficit di bilancio, creare un contesto più favorevole alle imprese, accrescere il tasso di
occupazione specie per quanto riguarda le donne, aumentare il numero dei laureati in materie
scientifiche e tecnologiche e introdurre misure supplementari in materia di protezione dell'ambiente.
Tenuto conto dei propri punti di forza e delle proprie carenze, Malta ha definito le grandi priorità del
suo programma nazionale di riforma: sostenibilità delle finanze pubbliche, competitività,
occupazione, istruzione e protezione dell'ambiente.
Sostenibilità delle finanze pubbliche
Grazie a un programma di risanamento del bilancio articolato in varie fasi, nel 2005 il deficit è stato
riportato sotto la soglia del 3,87% del PIL. Secondo il bilancio del 2006, il deficit dovrebbe essere
ulteriormente ridotto, fino al 2,66% del PIL nel 2006 e al 2,26% nel 2007. La realizzazione degli
obiettivi in materia di riduzione del deficit è una delle priorità che il governo maltese si è posto,
priorità che esso intende conseguire essenzialmente mediante misure di controllo e di riduzione della
spesa pubblica. Alcune misure di riconversione e ridistribuzione delle risorse umane dovrebbero
permettere di controllare il costo della massa salariale nel settore pubblico. La ristrutturazione di
diversi organismi di servizio pubblico consentirà di sfruttare appieno le potenzialità di detto settore,
attuando al tempo stesso nuove riduzioni delle sovvenzioni e dei costi di esercizio. Il programma di
privatizzazioni sarà proseguito e continuerà a garantire la promozione dei partenariati pubblicoprivato appoggiandosi sui partenariati strategici. Anche la spesa sanitaria e quella per la protezione
sociale rientrano fra le spese correnti dello Stato. Pertanto, attualmente il governo sta ultimando la
riforma del sistema pensionistico e si accinge a realizzare le modifiche necessarie per garantirne la
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…/…
- 76 sostenibilità, l'adeguamento e la modernizzazione. Sarà attuato un drastico programma di lotta contro
le frodi in materia di prestazioni sociali. Saranno inoltre apportate modifiche strutturali al settore della
sanità pubblica allo scopo di garantire un uso ottimale dei servizi sanitari e impedire in tal modo un
aumento dei costi.
Competitività
Le attività di ricerca, sviluppo e innovazione (RSI), il contesto imprenditoriale e la liberalizzazione
rappresentano alcune delle principali sfide da raccogliere. Malta pone tra i suoi principali obiettivi le
misure di incentivazione e sostegno all'avvio di nuove imprese - specie nei centri di irradiazione della
crescita mediante investimenti esteri diretti, la diffusione di start-up su scala locale, lo sviluppo delle
imprese già avviate e l'aiuto alla costituzione di cluster di imprese. Tra le misure proposte figurano
anche lo sviluppo dei porti e del richiamo turistico dell'isola. Occorre inoltre potenziare i servizi
finanziari mediante l'attività dell'Autorità maltese per i mercati finanziari (Malta Financial Services
Authority), promuovere all'estero la borsa maltese e sviluppare i parchi industriali, nonché garantire la
sostenibilità dei cluster di imprese e l'internazionalizzazione delle PMI. Saranno adottate misure per
attrarre gli investimenti esteri diretti, specie nel settore della R&S di alto livello o in quello
dell'eccellenza tecnologica. La strategia di innovazione regionale attualmente in corso di elaborazione
prevede che le PMI siano aiutate a sviluppare le risorse umane di cui hanno bisogno nel settore delle
TIC e dell'innovazione.
Le misure del programma nazionale di riforma prevedono la riduzione degli adempimenti
amministrativi e regolamentari imposti alle imprese dalle autorità pubbliche, la creazione di un quadro
normativo semplice ma efficace ed esaustivo, l'aumento dell'efficienza del settore pubblico, la
revisione della legge sulla promozione delle imprese e l'offerta di un sostegno adeguato alla creazione
di imprese.
Occupazione
Nel dicembre del 2004 il tasso globale di occupazione era del 54,1%, mentre l'obiettivo definito nel
programma è di portarlo al 57% nel 2010. Per conseguire tale risultato, è possibile adottare diverse
soluzioni. In primo luogo il PNR prevede di ridurre la disoccupazione giovanile e favorire
l'integrazione dei disabili e dei gruppi svantaggiati mediante programmi e servizi mirati per
l'occupazione, accompagnati da attività di formazione e tirocini professionali. Nel 2004 il tasso di
occupazione femminile era del 32,8%. L'obiettivo perseguito è di raggiungere il 41% entro il 2010, da
un lato offrendo strutture per l'accoglienza dei bambini e prevedendo misure che consentano di
conciliare la vita professionale con la vita familiare e, dall'altro, rivedendo i sistemi fiscali e i regimi
pensionistici al fine di promuovere l'occupazione femminile. Sono inoltre previste diverse campagne
per migliorare la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
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- 77 -
Istruzione
In questo settore il PNR prevede una serie di misure, tra cui l'introduzione di programmi scolastici di
sostegno. Tali programmi mirano a ridurre il numero di coloro che interrompono anzitempo gli studi
(attualmente il 45% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni non ha superato il primo ciclo
dell'istruzione secondaria) o abbandonano il sistema scolastico senza aver assimilato le basi
dell'insegnamento, consentendogli di acquisire, mediante vari strumenti, le nozioni elementari di
lettura, scrittura, calcolo e informatica e incoraggiando una maggiore partecipazione dei cittadini al
sistema scolastico e alla formazione professionale mediante lo sviluppo di un sistema ufficiale di
riconoscimento delle conoscenze acquisite. Occorre inoltre adeguare il sistema scolastico alle
necessità attuali, ridefinendo la scelta dei corsi sì che essi rispecchino le nuove esigenze poste dal
mercato del lavoro, rivedendo il sistema di assegnazione delle borse di studio così da aumentare il
numero dei laureati nel settore scientifico e tecnologico (che attualmente costituiscono il 4% dei
giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni), promuovendo la cooperazione con gli istituti scolastici a
tutti i livelli per attrarre un maggior numero di studenti nei settori della tecnica e dell'ingegneria, e
infine adeguando le infrastrutture scolastiche alle esigenze del mercato del lavoro.
Protezione dell'ambiente
Anche in questo settore il PNR prevede una serie di obiettivi: portare avanti i programmi di sviluppo
sostenibile, efficienza energetica e protezione dell'ambiente, in particolare trattando tutte le acque
reflue prima dello scarico (nei tre nuovi siti dislocati a Malta e sull'isola di Gozo), sviluppando parchi
eolici in mare e producendo energia a partire dai rifiuti.
2.
Il ruolo dei soggetti economici e sociali nell'attuazione della strategia di Lisbona
La prima stesura del programma ha richiesto un lungo lavoro di elaborazione da parte della squadra di
coordinamento del PNR. Quest'ultima ha dapprima esaminato in modo esaustivo l'insieme degli
orientamenti dell'UE, i piani strategici dei ministeri competenti e la documentazione delle parti
sociali, e in seguito svolto una serie di riunioni con i ministri competenti in materia e le
organizzazioni del settore pubblico, coinvolgendoli da vicino nell'elaborazione delle proposte del
programma. Essa ha inoltre avviato, insieme con il ministro della Competitività e delle
comunicazioni, il processo di consultazione pubblica sul PNR, organizzando il 5 luglio 2005 un
convegno su come far progredire la strategia di Lisbona. Inoltre, il 20 luglio 2005 la squadra di
coordinamento del PNR ha organizzato una riunione di una giornata con una delegazione della
Commissione europea per discutere le questioni di carattere generale o tecnico correlate al
programma. Durante tale riunione, la delegazione della Commissione europea ha incontrato anche i
rappresentanti del Consiglio per lo sviluppo economico e sociale di Malta e della relativa
commissione per la società civile per chiedere il loro parere e informarsi sulle loro attese. Infine, la
squadra di coordinamento ha analizzato e raccolto i risultati ottenuti ed elaborato il primo progetto di
PNR, che è stato quindi sottoposto per discussione, approvazione e garanzia al comitato dell'ufficio
per la competitività. La seconda fase delle consultazioni pubbliche, svoltasi dal 30 agosto al
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- 78 23 settembre 2005, ha consentito alla squadra di coordinamento del programma di raccogliere il
parere dei soggetti interessati sulle misure in discussione e di svolgere una serie di riunioni ristrette
con le parti sociali e la società civile. I pareri raccolti al termine di questa fase delle consultazioni
sono stati poi esaminati e tenuti in considerazione per l'elaborazione del progetto finale, presentato per
approvazione all'ufficio per la competitività e alla Commissione europea.
Il Consiglio per lo sviluppo economico e sociale di Malta, che rappresenta gli interessi del governo,
dei sindacati e dei datori di lavoro, è, a Malta, il luogo in cui si svolge il dialogo civile e sociale. Il
primo ministro nomina il presidente di tale consiglio dopo averne consultato i membri e sceglie il
vicepresidente tra i funzionari. Il Consiglio comprende, oltre al presidente e al vicepresidente, altri 14
membri: 4 alti funzionari, il governatore della banca centrale, 4 membri provenienti dall'ambiente
sindacale e 5 membri delle organizzazioni imprenditoriali. La composizione del Consiglio è fissata
per legge.
Il Consiglio comprende inoltre una commissione che rappresenta gli interessi della società civile ed è
presieduta dal presidente. Gli esponenti della società civile non sono rappresentati a livello del
Consiglio, ma solo a livello dei gruppi di lavoro.
La migliore comprensione delle posizioni e degli interessi di ciascuno, acquisita dalle parti sociali
grazie al Consiglio, ha contribuito alla pace sociale nel settore industriale. Il Consiglio ha inoltre dato
prova di efficacia nel momento in cui alcuni gruppi di lavoro costituiti da suoi membri hanno redatto,
in vista dei negoziati sul patto sociale, una serie di documenti riguardanti la competitività, il ruolo del
settore pubblico e la riforma del sistema sanitario. Tali relazioni affrontano alcune istanze sollevate
nel quadro della strategia di Lisbona. Il Consiglio ha dimostrato la sua efficacia anche in altre
occasioni, contribuendo alla definizione di importanti quadri strategici tra cui quello sulla legge in
materia di rapporti professionali e di relazioni industriali (2002).
Il funzionamento del Consiglio è rigidamente basato sul principio dell'unanimità. Spesso tale regola
gli impedisce di prendere decisioni e di presentare raccomandazioni formali al governo. Tuttavia,
grazie alla presenza tra i membri del Consiglio di un numero elevato di alti funzionari, il governo è
sempre pienamente informato sulle posizioni delle organizzazioni ivi rappresentate.
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- 79 -
PAESI BASSI
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona nei Paesi Bassi: il punto della situazione
I Paesi Bassi conducono delle politiche in linea con la strategia di Lisbona dall'inizio degli anni°'90.
Tali politiche riguardano anzitutto il risanamento di bilancio e la riforma del mercato del lavoro, della
sicurezza sociale e del mercato dei prodotti. Tuttavia, due grandi ostacoli si sono rivelati difficili da
superare: il numero elevato di persone non attive che beneficiano di assegni di invalidità e la struttura
frammentaria del sistema di assicurazione malattia. Queste due questioni sono state esaminate dal
governo in carica (il secondo governo Balkenende), che le ha incluse nel programma nazionale di
riforma.
Il programma nazionale di riforma olandese riflette ampiamente l'accordo di coalizione concluso nel
2003 dal governo tuttora in carica, accordo che si fonda anche su elementi essenziali della strategia di
Lisbona. Il governo olandese, tuttavia, non ha adottato un approccio globale all'attuazione della
strategia di Lisbona, cosa che si riflette nel programma nazionale di riforma. Non esiste una strategia
esaustiva che permetta di risolvere le questioni che il paese dovrebbe affrontare se la nozione di Stato
sociale fosse considerata seriamente in tutte le sue implicazioni. Tali questioni politiche potrebbero
essere risolte solo se il programma nazionale di riforma fosse abbastanza ampio da consentire un
compromesso tra i diversi aspetti del benessere: economico, sociale e ambientale.
Quattro considerazioni
Saranno esaminati in modo più approfondito quattro aspetti del programma nazionale di riforma
olandese: la spesa per la ricerca e sviluppo, gli aspetti ecologici dello sviluppo sostenibile, la
situazione delle madri lavoratrici e la coesione sociale.
La spesa per la ricerca e sviluppo
La percentuale della spesa destinata dai Paesi Bassi alla ricerca e sviluppo è relativamente bassa
(1,8%), soprattutto rispetto all'obiettivo di Barcellona (3% del PIL nel 2010). Nel programma
nazionale di riforma si afferma che il paese intende aumentare la spesa del settore privato in materia
di ricerca e sviluppo fino a raggiungere la media europea entro il 2007. Negli anni successivi i Paesi
Bassi hanno intenzione di collocarsi tra i primi cinque paesi dell'UE in tale ambito. Nonostante spetti
al settore privato decidere delle proprie spese in materia di ricerca e sviluppo, il governo ha fissato
tale obiettivo senza essersi prima assicurato il coinvolgimento delle parti sociali.
Per quanto riguarda la spesa pubblica per la ricerca e sviluppo, il programma nazionale di riforma è
molto meno ambizioso. Benché in tale ambito la spesa pubblica sia inferiore alla media comunitaria, il
governo non ne trae la conclusione che sia necessario aumentarla. D'altro canto, il programma
nazionale di riforma sottolinea che i Paesi Bassi dispongono di un sistema di conoscenze efficace, che
produce ottimi risultati nonostante una spesa pubblica relativamente ridotta.
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- 80 -
Forse ciò corrisponde a realtà, ma è estremamente improbabile che le ambizioni olandesi in materia di
conoscenze e innovazione possano essere realizzate senza aumentare la spesa pubblica e privata nel
settore della ricerca e sviluppo.
Gli aspetti ecologici dello sviluppo sostenibile
Sarebbe ingiusto lasciar credere che l'attuale programma nazionale di riforma non lasci spazio alle
questioni ambientali, che in realtà vi hanno un loro posto, benché ciò non costituisca una novità. Il
programma nazionale di riforma elenca diversi obiettivi tratti dai programmi governativi esistenti, per
esempio nel settore dell'energia, dei cambiamenti climatici e degli appalti pubblici ecologici (o
"verdi"). Il programma nazionale di riforma potrebbe evidenziare maggiormente l'esigenza di
conciliare la crescita economica con l'elevata qualità dell'ambiente.
A titolo di esempio si possono citare i continui problemi relativi alla qualità dell'aria. Il governo ha
adottato alcune opportune misure per contenere il problema, come l'introduzione di determinati limiti
di velocità (80 km/h in alcune aree edificate periurbane) e un aumento del numero di veicoli a motore
diesel dotati di filtri antiparticolato. Tuttavia, il governo non sta facendo progressi verso
l'approvazione di una misura di tutela ambientale ben più efficace, cioè l'istituzione di un sistema di
tassazione del traffico stradale con un'aliquota variabile in base al chilometraggio, al tempo, al luogo e
all'impatto ambientale. Il Consiglio economico e sociale olandese e una piattaforma nazionale istituita
a tale scopo hanno raccomandato di adottare la proposta volta a introdurre il sistema di pagamento
variabile.
La situazione delle madri lavoratrici
Alla luce della volontà dichiarata dal governo di aumentare il numero complessivo delle persone
attive, sarebbe lecito attendersi che sia data maggiore priorità alla situazione delle madri lavoratrici o
in grado di lavorare. Il tasso di attività femminile nei Paesi Bassi è elevato, anche se gran parte delle
donne attive è occupata a tempo parziale (circa i due terzi di esse, infatti, lavorano meno di 32 ore alla
settimana). Pertanto, per aumentare il tasso di occupazione femminile a tempo pieno occorrono
misure che incoraggino queste donne ad aumentare il numero di ore lavorative settimanali.
Tuttavia, da uno studio comparato dell'OCSE emerge che il costo elevato degli asili e gli orari poco
pratici delle scuole olandesi dissuadono le madri dal cercare un lavoro a tempo pieno. Benché l'attuale
programma nazionale di riforma citi alcune iniziative recenti (compresa una nuova legge sugli asili),
tutto sommato esso cambia molto poco in materia di disponibilità (conciliare gli orari scolastici e di
lavoro) e di costi.
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- 81 -
La coesione sociale
È inoltre importante notare che, nell'ambito del programma nazionale di riforma olandese, si è scelto
di trattare la coesione sociale in un processo autonomo parallelo alla strategia di Lisbona. Non si tratta
di una differenza superficiale. L'attuale programma nazionale di riforma prevede numerose misure
impopolari e procicliche, destinate a ridurre il deficit di bilancio e ad aumentare il tasso di attività. La
"politica del bastone" non è controbilanciata da misure positive che aiutino le persone a rischio di
esclusione (ex invalidi che hanno perso l'assegno di invalidità, lavoratori anziani privati dell'assegno
di disoccupazione, ecc.) a reinserirsi nella società. Anche se è possibile che il governo preveda misure
di questo tipo in un processo parallelo, sarebbe molto più efficace condurre le politiche "del bastone e
della carota" in modo integrato.
2.
Il ruolo delle parti sociali olandesi
Il mancato coinvolgimento delle parti sociali olandesi
I Paesi Bassi vantano una lunga tradizione di consultazioni tra governo nazionale e parti sociali in
materia di questioni sociali ed economiche. Dall'inizio degli anni '90 nei Paesi Bassi vi è un consenso
nazionale crescente sugli orientamenti socioeconomici. In tale contesto, sarebbe stato logico includere
l'attuazione della strategia di Lisbona a livello nazionale nelle consultazioni regolari tra il governo e le
parti sociali olandesi.
Il governo, invece, non si è impegnato seriamente per raggiungere un consenso con le parti sociali. Al
momento della sua entrata in carica nel 2003, il nuovo governo ha avviato l'attuazione di politiche
imperniate su aspetti concreti e deciso di non dar seguito ad alcune parti, dal contenuto
particolarmente sensibile, delle relazioni consultive del Consiglio economico e sociale olandese. Ciò
ha messo a rischio l'osservanza di numerose raccomandazioni politiche concernenti l'attuazione della
strategia nei Paesi Bassi, che erano state formulate in un clima di consenso.
L'attuale documento impegna quindi la sola responsabilità del governo olandese. Le parti sociali
olandesi hanno redatto una nota separata, che definisce le grandi linee del loro contributo e intende
essere un apporto attivo alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona negli ambiti di loro competenza.
La mediocre gestione della strategia di Lisbona nei Paesi Bassi
Lo scarso coinvolgimento delle parti sociali dipende anche dalla mediocre gestione della strategia di
Lisbona nei Paesi Bassi. Contrariamente alle raccomandazioni della relazione Kok e della
Commissione europea, il governo olandese ha deciso di nominare un ministro incaricato
dell'attuazione della strategia. In pratica, però, tale compito compete a un funzionario di alto livello, il
segretario generale del ministero degli Affari economici, il quale, benché eserciti una funzione
amministrativa essenziale, non ha l'autorità necessaria per indurre i responsabili di altri dicasteri a
ripensare l'attuazione della strategia di Lisbona nei Paesi Bassi.
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- 82 -
La mancanza di una riflessione di fondo si riflette nel modo in cui il programma di riforma olandese è
stato elaborato. Durante l'estate del 2005, tre diversi ministeri si sono assunti la responsabilità delle
sezioni "di rispettiva competenza" del programma nazionale di riforma. La "strategia globale" è stata
aggiunta solo molto più tardi e, di conseguenza, non era disponibile per essere discussa con le parti
sociali. I rappresentanti del governo hanno persino dichiarato che in ogni caso il programma di
riforma olandese non potrebbe discostarsi dalle politiche attualmente condotte dal governo.
Come preservare il coinvolgimento delle parti sociali?
Fortunatamente, in seguito il dialogo tra governo e parti sociali è stato ristabilito. In una relazione
consultiva sulla politica economica e sociale a medio termine, destinata al governo e attualmente in
preparazione, il Consiglio economico e sociale affronta numerose questioni legate alla strategia di
Lisbona. La relazione è imperniata sui seguenti tre punti principali:
−
−
−
l'economia fondata sulla conoscenza;
l'innovazione sociale in seno alle organizzazioni professionali;
le caratteristiche di uno Stato sociale sostenibile e, in particolare, gli effetti sulle rispettive
responsabilità dello Stato, delle parti sociali e dei cittadini.
Più in generale, i programmi di lavoro del CES olandese per il 2005 e il 2006 riprendono diversi
progetti consultivi relativi alla strategia di Lisbona. Il programma per il 2005 (disponibile sul sito
www.ser.nl) riprende in particolare la direttiva europea sui servizi, l'efficienza ecologica quale
opportunità e la politica futura per gli anziani. Nel progetto di programma di lavoro per il 2006
figurano l'attuazione della strategia di Lisbona a livello locale e regionale e la garanzia
dell'approvvigionamento energetico futuro.
Inoltre, nell'ambito della Fondazione per il lavoro, le parti sociali e il governo hanno concluso un
accordo sull'aumento delle infrastrutture e dell'occupazione per le persone con scarse prospettive
lavorative, in particolare i disoccupati con invalidità parziale (cfr. il sito della Fondazione
www.stvda.nl). Tale accordo trilaterale contribuisce a compensare la scarsa attenzione accordata alla
coesione sociale dal programma nazionale di riforma olandese.
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- 83 -
AUSTRIA
INTRODUZIONE
•
•
Il programma austriaco per la crescita e l'occupazione è stato definito il 18 ottobre 2005 dal
Consiglio dei ministri, senza dibattito parlamentare, e quindi trasmesso alla Commissione
europea.
Questo programma nazionale di riforma ha come obiettivo l'aumento della crescita,
dell'occupazione e della competitività e comprende sette grandi settori strategici:
1) la sostenibilità delle finanze pubbliche: ridurre il tasso di indebitamento diminuendo le spese e
utilizzandole al meglio per destinare maggiori risorse per il futuro;
2) il mercato del lavoro e le politiche per l'occupazione: misure volte, oltre che alla
dinamizzazione della crescita, a migliorare i servizi per l'occupazione e i meccanismi
concernenti le qualifiche, accrescere la flessibilità e la sicurezza ("flessicurezza") e favorire
l'"invecchiamento attivo" e gli aiuti al reinserimento;
3) la ricerca e sviluppo e l'innovazione: promozione della ricerca in ambito sia universitario che
extrauniversitario e all'interno delle imprese, sviluppo dei trasferimenti di tecnologie e di
conoscenze, rafforzamento della cooperazione, incentivi alla costituzione di nuove imprese
ecc.;
4) il miglioramento delle infrastrutture: sviluppo dei collegamenti stradali verso l'Europa centrale
e orientale, tunnel del Brennero, potenziamento della copertura delle reti a banda larga;
5) la salvaguardia della capacità di richiamo dell'Austria quale luogo di stabilimento e la
promozione delle PMI: pacchetti di misure per promuovere la creazione di imprese ("legiferare
meglio", semplificazione delle procedure), favorire la concessione di finanziamenti alle
imprese e incoraggiare lo stabilimento di sedi sociali;
6) l'istruzione e la formazione continua: elaborazione di nuove strategie in materia di
apprendimento lungo tutto l'arco della vita, aggiornamento della formazione professionale e
modernizzazione dell'insegnamento superiore;
7) l'ambiente: promozione delle energie rinnovabili e aumento dell'efficienza energetica, piano
d'azione a favore delle ecotecnologie e di un uso più efficace delle risorse.
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VALUTAZIONE
Le parti sociali austriache ritengono che l'esplicito coinvolgimento delle parti sociali ai livelli europeo
e nazionale rappresenti un aspetto molto positivo della strategia di Lisbona. In riferimento al
programma austriaco in particolare, le loro opinioni divergono.
(I)
I rappresentanti dei datori di lavoro riconoscono che il programma, la cui strategia economica
corrisponde ampiamente alla loro, rappresenta un passo avanti. Essi formulano tuttavia alcune
richieste supplementari. In particolare, secondo loro:
o
o
o
o
nella parte macroeconomica mancano una vasta riforma dello Stato, il finanziamento dei
progetti di infrastrutture mediante un più ampio ricorso ai partenariati pubblico-privato (PPP)
e gli incentivi temporanei agli investimenti in periodi di stasi economica, che
rappresenterebbero altrettanti segnali positivi per una dinamizzazione della crescita e
dell'occupazione;
la parte microeconomica (che mira a un'allocazione più efficace delle risorse) potrebbe
incoraggiare maggiormente gli investimenti, in particolare in materia di rinnovamento degli
impianti termici degli edifici, e contribuire così alla realizzazione dell'obiettivo di Kyoto;
essa, inoltre, non incoraggia in misura sufficiente a ridurre la dipendenza dalle energie
fossili;
nell'ambito del mercato del lavoro, il programma avrebbe dovuto prevedere delle misure di
riduzione dei costi salariali, l'introduzione di un'assicurazione contro la disoccupazione per i
lavoratori autonomi, la flessibilizzazione dell'orario di lavoro, ecc.;
in particolare nella sezione loro dedicata, mancano misure specifiche di sostegno alle PMI.
(II) I rappresentanti dei lavoratori, pur ritenendo effettivamente che il piano d'azione austriaco
presenti aspetti positivi, si rammaricano del fatto che, in linea generale, esso non si iscriva in
un'ottica più innovativa: il programma, infatti, riprende in sostanza misure già note, adottate o
anche già messe in atto. In particolare, secondo loro:
o
o
o
o
la principale lacuna del programma è che esso non si impegna a favore di una politica
economica espansiva, orientata alla crescita a livello europeo e nazionale, che sarebbe
necessaria per il rafforzamento della domanda interna e l'aumento coordinato degli
investimenti pubblici;
il programma non tiene sufficientemente conto del deterioramento del mercato del lavoro; le
questioni concernenti la crescente precarietà dell'occupazione, il perseguimento di una
politica attiva in materia di mercato del lavoro e la conciliazione di vita familiare e
professionale non ricevono tutta l'attenzione che meriterebbero;
sono insufficienti gli strumenti destinati ai programmi volontari di promozione della ricerca,
delle infrastrutture e delle reti a banda larga;
non vi sono proposte sul modo in cui il paese possa mantenere i propri impegni
internazionali in merito alla realizzazione dell'obiettivo di Kyoto.
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- 85 -
LA PARTECIPAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI RAPPRESENTATIVE
o
o
o
o
Le quattro tradizionali organizzazioni austriache di rappresentanza delle parti sociali
(Camera federale del lavoro, Camera dell'agricoltura, Confederazione austriaca dei sindacati,
Camera di commercio austriaca), rappresentate in seno al Consiglio consultivo per gli affari
economici e sociali, seguono attentamente da anni il processo di Lisbona e hanno partecipato
attivamente all'elaborazione delle posizioni dell'Austria negli ambiti di intervento che
rientrano nell'agenda di Lisbona. Tale partecipazione prende la forma sia di pareri sui diversi
orientamenti, programmi d'azione, riunioni del consiglio ecc, sia di analisi della strategia nel
suo complesso o di alcuni suoi aspetti.
Oltre alle organizzazioni dei datori di lavoro, ai sindacati e alle organizzazioni di agricoltori
rappresentate in seno al Consiglio consultivo, sono stati consultati anche gruppi di interesse
regionali e locali.
La partecipazione delle organizzazioni rappresentative è stata più o meno intensa a seconda
dei diversi ambiti. La cooperazione formale (secondo la procedura di consultazione e nelle
riunioni di lavoro) con la Cancelleria federale, il ministero dell'Economia e del lavoro e il
ministero degli Affari sociali si è svolta in modo soddisfacente. Al contrario, l'elaborazione
della parte macroeconomica, di competenza del ministero delle Finanze, ha dato luogo a
un'attività di consultazione ridottissima.
Le quattro organizzazioni rappresentate in seno al Consiglio consultivo per gli affari
economici e sociali sostengono la strategia di Lisbona, i cui obiettivi coincidono in gran
parte con quelli delle parti sociali. Queste ultime lamentano tuttavia il fatto che alcuni
aspetti, talora essenziali, delle loro richieste e proposte non siano stati considerati nel
programma nazionale.
*
*
*
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- 86 -
POLONIA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona
Dopo l'adesione all'Unione europea, avvenuta il 1° maggio 2004, la Polonia ha dovuto adeguare le
proprie scelte in materia di politica di coesione ai principi di funzionamento degli strumenti strutturali
dell'UE. L'approccio adottato per l'integrazione ha dato pieno sostegno agli orientamenti comunitari di
sviluppo esposti nei documenti di programmazione e, in particolare, alla strategia di Lisbona e alla
nozione di sviluppo sostenibile ad essa direttamente collegata. Tuttavia, per poter beneficiare appieno
del suo status di membro dell'Unione europea e garantire una corretta ripartizione dei mezzi offerti da
quest'ultima, la Polonia si è dovuta dotare di un piano nazionale di sviluppo.
Il primo documento di carattere generale ad aver definito la strategia socioeconomica della Polonia
per gli anni immediatamente successivi alla sua adesione all'Unione europea è il piano di sviluppo
2004-2006, che descriveva le principali azioni strutturali che la Polonia intendeva attuare in quel
periodo (sostegno alle imprese, all'ampliamento delle infrastrutture e allo sviluppo delle risorse
umane). Il documento perseguiva l'obiettivo strategico di sviluppare un'economia concorrenziale
fondata sulla conoscenza e sull'imprenditorialità, favorevole a uno sviluppo sostenibile e armonioso e
volta a garantire la crescita dell'occupazione e il miglioramento della coesione sociale, economica e
territoriale con l'Unione europea ai livelli regionale e nazionale.
Il documento successivo, elaborato in vista del nuovo periodo di programmazione finanziaria dell'UE,
è il piano nazionale di sviluppo 2007-2013, di cui il Consiglio dei ministri ha adottato il progetto
preliminare l'11 gennaio 2005. A differenza del documento per il periodo 2004-2006, in corso di
esecuzione e volto innanzitutto a presentare all'Unione europea un documento che illustri le attività
finanziate dalle risorse comunitarie (fondi strutturali e fondo di coesione), il piano nazionale di
sviluppo per il periodo 2007-2013 rappresenta un programma globale di sviluppo socioeconomico che
riassume tutte le iniziative e le attività intraprese nel paese, siano esse finanziate da fondi nazionali o
cofinanziate da contributi europei.
Il progetto di piano nazionale di sviluppo per il periodo 2007-2013 enuncia i seguenti obiettivi
strategici:
−
−
−
mantenere l'economia sulla rotta di una crescita economica sostenuta;
rafforzare la competitività delle regioni e delle imprese, nonché la crescita dell'occupazione;
accrescere il livello di coesione sociale, economica e territoriale.
Gli obiettivi nazionali formulati nel piano di sviluppo nazionale 2004-2006 e nel progetto di piano di
sviluppo nazionale 2007-2013 sono poi stati presi in considerazione nel progetto di programma
nazionale di riforma 2005-2008, in cui il governo polacco illustra le attività che intende intraprendere
nel quadriennio in questione per conseguire gli obiettivi principali della strategia di Lisbona
"rilanciata". Il programma nazionale di riforma costituisce inoltre una sintesi delle attività previste dal
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- 87 governo in ambito economico e sociale fino al 2008, che figurano nei principali programmi e nel
progetto di bilancio relativo a tale periodo. L'esecuzione di tali attività deve aiutare il paese a
conseguire uno sviluppo sostenibile dal punto di vista finanziario, sociale ed ecologico e a recuperare
quindi il ritardo che lo separa da altri paesi dell'UE in materia di sviluppo e di società.
Per il periodo 2005-2008, il programma nazionale di riforma persegue l'obiettivo di mantenere un
livello elevato di crescita economica in modo da favorire la creazione di ulteriori posti di lavoro.
L'analisi della situazione economica e sociale indica che tra le condizioni necessarie per accelerare la
crescita economica e lo sviluppo dell'occupazione vi sono il risanamento delle finanze pubbliche e
l'istituzione di garanzie adeguate per un uso efficace dei fondi strutturali europei, l'incentivazione
dell'imprenditorialità e della capacità d'innovazione delle imprese, la promozione dell'occupazione e il
sostegno alle azioni di lotta contro la disoccupazione.
L'elaborazione del programma nazionale di riforma è stata affidata al ministro dell'Economia e del
lavoro, cui è stato inoltre assegnato il ruolo di coordinatore del processo di Lisbona in Polonia (da cui
l'appellativo di "signor Lisbona"). Lo stesso ministro sarà inoltre incaricato di coordinare e monitorare
l'attuazione del programma nazionale di riforma, nonché di presentare ogni anno una relazione al
Consiglio dei ministri sulla sua esecuzione.
Il processo di preparazione del programma nazionale di riforma ha visto la partecipazione delle parti
sociali, nonché dei rappresentanti della Dieta e del Senato polacchi. Le consultazioni con le parti
sociali sono iniziate il 22 giugno 2005 nel corso di una conferenza nazionale alla quale hanno
partecipato numerosi esponenti degli ambienti scientifici e accademici, esperti, rappresentanti delle
organizzazioni imprenditoriali e datoriali, sindacalisti e delegati delle organizzazioni non governative.
Nell'agosto scorso il gruppo interministeriale incaricato della preparazione del piano nazionale di
sviluppo per il periodo 2007-2013 ha avviato una serie di ampie consultazioni con le parti sociali sul
programma nazionale di riforma.
Il progetto preliminare di programma nazionale di riforma per il periodo 2005-2008 è stato trasmesso
alla Commissione europea, che ne ha dato una valutazione positiva, all'inizio di novembre 2005.
Il progetto definitivo di programma nazionale di riforma è stato trasmesso alla Commissione europea
il 28 dicembre 2005, in seguito a consultazioni tra i ministeri e con le parti sociali.
2.
Il ruolo delle parti sociali
Le parti sociali polacche svolgono un ruolo molto attivo nell'attuazione della strategia di Lisbona, a
livello sia europeo che nazionale, attraverso le attività della Commissione tripartita per gli affari
sociali ed economici. Si tratta della principale istituzione del paese per il dialogo in quegli ambiti, e
rappresenta un forum di concertazione sociale in cui si realizza una conciliazione tra gli interessi dei
lavoratori, dei datori di lavoro e della società nel suo insieme.
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…/…
- 88 La Commissione tripartita per gli affari sociali ed economici presenta la classica struttura a tre rami,
costituita da rappresentanti del governo, dei lavoratori e dei datori di lavoro. Inoltre partecipano ai
lavori della commissione, con voto consultivo, i delegati delle organizzazioni non governative, della
Banca nazionale polacca e dell'Istituto nazionale di statistica, per citarne solo alcuni.
Le parti sociali polacche rappresentate in seno alla commissione tripartita sono presenti anche negli
organismi incaricati del dialogo su scala europea, quali il Comitato economico e sociale europeo o i
comitati di dialogo settoriale, nonché in organizzazioni quali la Confederazione europea dei sindacati
(CES), l'Unione delle confederazioni europee dell'industria e dei datori di lavoro (UNICE), l'Unione
europea artigianato e piccole e medie imprese (UEAPME), il Centro europeo delle imprese a
partecipazione pubblica e delle imprese di interesse economico generale (CEEP) e la Confederazione
europea dei sindacati indipendenti (CESI) o ancora nelle federazioni di settore. Ciò garantisce una
trasmissione più rapida delle informazioni tra le organizzazioni nazionali del dialogo sociale, permette
un migliore coordinamento dei lavori e dà a tali organizzazioni la possibilità di influire sul contenuto
delle decisioni adottate nel quadro dell'Unione europea.
Per garantire alle rispettive parti sociali un migliore accesso alla legislazione adottata a livello
dell'Unione europea, la legge del 23 maggio 1991 sulle organizzazioni sindacali e quella, della stessa
data, sulle organizzazioni imprenditoriali riconoscono loro il diritto di formulare un parere sulle bozze
e sui progetti di leggi e regolamenti riguardanti ambiti di loro competenza. Ai sensi delle due leggi
citate, gli organismi governativi polacchi sono tenuti a presentare alle parti sociali i progetti di atti
legislativi nazionali affinché queste esprimano un parere in proposito.
Inoltre, le organizzazioni imprenditoriali e sindacali qualificabili come "rappresentative" (secondo la
definizione di cui alla legge del 6 luglio 2001 sulla Commissione tripartita per gli affari sociali ed
economici) e le commissioni regionali per il dialogo sociale sono abilitate a esprimersi sui documenti
consultivi della Commissione europea, in particolare i Libri bianchi, i Libri verdi e le comunicazioni,
nonché sulle proposte di atti legislativi dell'Unione europea quando si tratti di un settore di attività
rientrante nella loro competenza. Per perfezionare tale meccanismo di consultazione e coordinarne le
attività, è stato istituito un gruppo consultivo sugli affari europei nel quadro della Commissione
tripartita. Attivo presso la presidenza di quest'ultima, il gruppo è costituito da esperti delle diverse
organizzazioni rappresentate nella commissione e ha in particolare il compito di condurre
consultazioni e porre ai rappresentanti del governo dei quesiti sulle questioni europee.
Inoltre, sempre in seno alla Commissione tripartita è stato istituito un gruppo specializzato sui fondi
strutturali dell'Unione europea, il cui compito consiste in particolare nell'assistere la Polonia nel
processo di preparazione all'uso dei fondi strutturali, nel valutare i progetti dei documenti di
programmazione e destinazione di tali risorse, nel presentare pareri e posizioni sul funzionamento dei
singoli programmi operativi alle istituzioni incaricate di gestire tali programmi o ancora nel
confrontare le esperienze degli altri paesi sull'uso di tali fondi.
Occorre infine rilevare che i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali che fanno
parte della Commissione tripartita partecipano attivamente ai lavori dei dieci comitati di monitoraggio
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- 89 e dei dodici comitati di gestione costituiti nell'ambito dei programmi operativi dei fondi strutturali
dell'UE.
Attività svolte nel 2005 dalla Commissione tripartita per gli affari sociali ed economici in relazione
all'attuazione della strategia di Lisbona
Sedute plenarie della Commissione tripartita
•
•
•
28 gennaio 2005: dibattito sul piano nazionale di sviluppo 2007-2013 (avvio del dibattito
nazionale durante la seduta plenaria della commissione);
27 giugno 2005: seduta plenaria dedicata al primo anniversario dell'adesione all'Unione europea e
dibattito sui seguenti temi:
− la partecipazione delle parti sociali nell'ambito delle istituzione europee;
− la legislazione a livello comunitario;
− il confronto tra gli indicatori strutturali dei diversi Stati membri, conformemente agli
orientamenti integrati della strategia di Lisbona (in via introduttiva al dibattito sul
programma nazionale di riforma 2005-2008);
dibattito in seno alla Commissione tripartita sulle misure in materia di politica per l'occupazione e
reinserimento sociale, specie in relazione ai problemi posti:
− dal programma di azione nazionale per l'occupazione 2005, che assegna dei compiti in
materia nel quadro della strategia europea per l'occupazione,
− dal programma di azione nazionale per l'integrazione sociale 2004-2006, che attua la
strategia nazionale per l'integrazione sociale.
Attività nel quadro dei gruppi specializzati della Commissione tripartita
In linea con le sue funzioni, la commissione tripartita può anche istituire gruppi specializzati
permanenti o temporanei con il compito di elaborare posizioni e pareri comuni alle parti interessate.
Attualmente, nell'ambito della Commissione operano dieci gruppi, che si occupano rispettivamente di:
previdenza sociale; diritto del lavoro e accordi collettivi; bilancio, retribuzioni e prestazioni sociali;
politica economica e del mercato del lavoro; sviluppo del dialogo sociale; servizi pubblici,
cooperazione con l'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL); fondi strutturali dell'UE;
consultazioni sulla Carta sociale europea riveduta; affari europei.
Nel 2005 le attività dei gruppi hanno riguardato i seguenti temi:
•
politiche per l'occupazione:
− dibattito sul tema delle forme di lavoro flessibili come strumento per ridurre la
disoccupazione (questione della modifica della legge sull'assunzione dei lavoratori a tempo
determinato),
− questioni legate alla realizzazione di una società fondata sulla conoscenza (miglioramento
dell'insegnamento superiore, formazione dei lavoratori, apprendimento lungo tutto l'arco
della vita);
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- 90 •
•
questioni legate alla legislazione adottata a livello dell'Unione europea, ossia problemi
riguardanti:
− l'informazione e lo svolgimento delle consultazioni con i lavoratori dipendenti,
− il progetto di direttiva sui servizi nel mercato interno dell'UE (informazione in seno al
gruppo consultivo sugli affari europei),
− il progetto di revisione della direttiva 2003/88/CE concernente taluni aspetti
dell'organizzazione dell'orario di lavoro (informazione in seno al gruppo consultivo sulle
questioni europee);
previdenza sociale e fondi pensione:
− consultazioni nel quadro della "Strategia nazionale per le pensioni – Un sistema
pensionistico sicuro e affidabile", elaborata dal ministero della Politica sociale.
*
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- 91 -
PORTOGALLO
1.
Premessa
In seguito all'adozione della strategia di Lisbona da parte del Consiglio europeo nel 2000, i suoi
principi fondamentali hanno ricevuto il sostegno dei diversi governi e soggetti economici e sociali
portoghesi; tuttavia la strategia non è stata oggetto, se non molto recentemente, di politiche di
attuazione. Una situazione simile si è verificata anche al livello dell'Unione europea, così come
emerge da analisi quali il parere del CESE dell'ottobre 2004 e la relazione Wim Kok del novembre
2004. Il Consiglio europeo del 22 e 23 marzo 2005 ha così deciso di rilanciare la strategia di Lisbona,
orientandola in via prioritaria verso la crescita e l'occupazione e integrandola con programmi
nazionali di riforma gestiti da coordinatori nazionali designati da ciascuno Stato membro. Esso ha
inoltre invitato il CESE a istituire una rete interattiva con i CES degli Stati membri per dare impulso
alle iniziative della società civile.
Il presente testo rientra nel contributo del Portogallo all'attività di tale rete.
2.
Il programma nazionale di riforma portoghese
Il persistente rallentamento dell'economia portoghese registrato dal 2001, una certa instabilità di
governo e l'adozione di politiche restrittive finalizzate al risanamento di bilancio hanno reso difficile
la piena realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona da parte delle autorità portoghesi.
L'attuale maggioranza di governo portoghese, che si è insediata nel marzo 2005, ha integrato nel suo
programma, in modo più o meno esplicito, i principi di tale strategia. Nel luglio 2005 il governo ha
nominato il coordinatore nazionale per la strategia di Lisbona, il quale ha presentato il programma
nazionale di riforma a Bruxelles in ottobre (Programma nazionale d'azione per la crescita e
l'occupazione 2005-2008 - PNACE).
Tale documento vuole essere un quadro di riferimento per una governance strategica, con l'obiettivo
di garantire la crescita economica e la creazione di posti di lavoro in un contesto di sostenibilità a
lungo termine dei conti pubblici, coesione sociale, competitività e sviluppo sostenibile. Il PNACE
rappresenta la risposta portoghese alle sfide poste dal Consiglio europeo del marzo 2005 e prevede
125 misure d'azione destinate a favorire i cambiamenti e le riforme, intorno alle quali si articolano
alcuni dei principali programmi e piani d'azione governativi con un impatto diretto su crescita e
occupazione, in particolare:
− il Programma di stabilità e di crescita (PEC 2005-2009), presentato dal governo alla
Commissione europea allo scopo di correggere i problemi strutturali dell'economia portoghese e in
particolare delle finanze pubbliche. Si prefigge in particolare, entro il 2008, di ridurre il deficit
pubblico al 2,8% del PIL e di conseguire un tasso di crescita annuo del PIL del 2,6% e un tasso di
occupazione globale del 69%;
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- 92 -
− il Piano nazionale per l'occupazione (PNE 2005-2008), che mira a superare i vincoli
congiunturali e strutturali del mercato del lavoro portoghese fornendo soluzioni per la creazione di
posti di lavoro e per la prevenzione e il contrasto della disoccupazione, anticipando i processi di
ristrutturazione delle imprese, rafforzando le qualifiche della forza lavoro e modernizzando il
sistema di protezione sociale;
− il Piano tecnologico (PT), destinato a migliorare le qualifiche dei cittadini portoghesi perché si
possano adeguare alla società della conoscenza, a superare il ritardo scientifico e tecnologico e a
imprimere nuovo slancio all'innovazione mediante politiche volte a stimolare la creazione, la
diffusione, l'acquisizione e l'uso delle conoscenze come leve per la trasformazione del Portogallo
in un'economia dinamica e in grado di affermarsi in un contesto economico globale.
3.
I cambiamenti necessari
Al termine di un lungo periodo di crescita e di convergenza verso la media europea, dal 2001
l'economia portoghese registra un rallentamento molto marcato, dovuto a cause interne e
internazionali sia di natura congiunturale sia di ordine strutturale.
Tra queste si possono annoverare gli effetti della globalizzazione degli scambi internazionali e la
ristrutturazione del tessuto industriale, l'invecchiamento della popolazione, squilibri nel sistema
scolastico e la necessità di nuove risposte alle sfide poste dalla competitività.
Ne è derivata una stagnazione caratterizzata da una crescita economica debole, un deficit pubblico
elevato, l'aumento della disoccupazione, il crollo degli investimenti, la perdita di competitività e
l'aumento del debito pubblico. Il divario rispetto alla media dei risultati economici e sociali
nell'Unione europea si è accentuato, le condizioni sociali si sono deteriorate e le disparità si sono
acutizzate.
I programmi approvati dal governo portoghese nel 2005 mirano a rispondere alle diverse sfide a cui il
paese si è confrontato negli ultimi anni, in particolare il ritorno alla stabilità macroeconomica (PEC),
la creazione di posti di lavoro e il miglioramento dei sistemi di formazione (PNE) e la valorizzazione
dei fattori di competitività nazionale, in particolare la conoscenza e le competenze, la ricerca
scientifica e l'innovazione (PT).
Il governo ha annunciato che i programmi approvati si iscrivono nel medio e lungo periodo, il che
significa che le situazioni di stallo dovute ai cicli elettorali dovrebbero essere ridotte al minimo e che
sarà necessario sviluppare la concertazione tra i diversi soggetti economici e sociali.
Il governo tuttavia non è ancora riuscito né a mobilitare né a ristabilire la fiducia dei soggetti
economici, a giudicare dalle reazioni alle misure già annunciate o applicate - specie quelle relative
alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche -, e ciò nonostante il fatto che l'opinione
pubblica dia prova di maggiore comprensione sulla necessità di adeguarsi alle trasformazioni oggi in
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…/…
- 93 atto in un mondo dominato in misura sempre maggiore dall'intelligenza, dalla conoscenza e
dall'innovazione.
4.
I soggetti economici e sociali
Il fatto che i diversi programmi di riforma adottati dal governo portoghese nel quadro dell'agenda di
Lisbona non siano il prodotto di un ampio dibattito con le parti sociali è certamente da mettere in
relazione con il calendario governativo, poiché il governo, che ha iniziato il suo mandato nel marzo
2005, ha fissato come priorità principale la rinegoziazione con la Commissione europea del
Programma di stabilità e di crescita per il periodo 2005-2009.
Le parti sociali hanno partecipato all'elaborazione del Piano nazionale per l'occupazione, ma non a
quella del Piano tecnologico.
Il Programma nazionale d'azione per la crescita e l'occupazione 2005-2008 (PNACE), messo a
punto dal coordinatore nazionale per la strategia di Lisbona e approvato dal governo portoghese, è
stato presentato alle parti sociali solo a scopo informativo alcuni giorni prima della presentazione alla
Commissione europea.
Il CES portoghese, che comprende rappresentanti delle parti sociali e di altri gruppi di interesse della
società civile organizzata, non è stato invitato a fornire il proprio contributo alla preparazione dei
suddetti documenti, nonostante avesse formulato un parere d'iniziativa sulla strategia di Lisbona (24
maggio 2005).
La scarsa partecipazione dei soggetti economici e sociali alla preparazione di tali documenti non
rappresenta evidentemente un elemento di per sé positivo. Vi sono comunque segnali che possono far
sperare in una maggiore partecipazione negli anni a venire.
Sulla questione si sono espresse, nel luglio 2005, alcune parti sociali, tra cui:
−
−
la Confederação da Indústria Portuguesa (Confederazione dell'industria portoghese - CIP), che ha
pubblicato un documento di valutazione intermedia della strategia di Lisbona in cui definisce le
priorità da prendere in considerazione durante l'elaborazione del programma nazionale di riforma
2005-2008,
la Confederação do Comércio e Serviços de Portugal (Confederazione portoghese del commercio
e dei servizi - CCP), che ha presentato un documento in cui illustra una serie di proposte relative
al piano nazionale per l'occupazione.
Dopo la presentazione del PNACE a Bruxelles, le parti sociali non hanno ancora reso note le proprie
reazioni. L'unica eccezione è l'União Geral dos Trabalhadores (Unione generale dei lavoratori - UGT)
che, pur senza disapprovare il piano, si rammarica del fatto che le parti sociali non abbiano
partecipato alla sua preparazione e deplora l'assenza nelle misure proposte di target o obiettivi
quantificati.
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- 94 -
È in programma un incontro tra il coordinatore nazionale per la strategia di Lisbona e l'assemblea
plenaria del CES portoghese, allo scopo di presentare il PNACE a un pubblico più vasto e valutare
così in che modo le istituzioni e le associazioni rappresentate in seno al CES possano contribuire a
una migliore attuazione del programma.
Tale incontro contribuirà senz'altro a mobilitare le energie e a favorire l'emergere del consenso
necessario per raccogliere le sfide in materia di crescita economica e di occupazione che incombono
non solo sul Portogallo ma anche, sebbene in misura minore, sugli altri paesi dell'Unione europea.
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- 95 -
SLOVENIA
Il quadro strategico di elaborazione del programma e la consultazione. Il Programma di riforma
per l'attuazione della strategia di Lisbona si basa sulla Strategia di sviluppo per la Slovenia, adottata
dal governo sloveno nel giugno del 2005 come documento strategico fondamentale in ambito
nazionale6. La strategia riguarda innanzitutto il benessere generale di ciascun individuo, uomo o
donna, e quindi non si concentra solo sulle questioni economiche ma comprende anche aspetti sociali,
ambientali, politici, giuridici e culturali. Alla luce di tali obiettivi e del suo contenuto, la Strategia di
sviluppo per la Slovenia costituisce anche una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che nel
contempo colloca gli obiettivi della strategia di Lisbona nel contesto sloveno, tenendo conto degli
specifici punti di forza e ritardi del paese in materia di sviluppo7.
Dopo l'adozione della strategia, il governo ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc composto da esperti,
denominato "comitato per le riforme", e lo ha incaricato di elaborare i progetti di riforme economiche
e sociali necessari per concretizzare la strategia di sviluppo. Nell'ottobre 2005 il comitato ha
presentato al governo una prima proposta che è stata oggetto di numerosi dibattiti, specie in seno al
Consiglio economico e sociale e con i rappresentanti dei sindacati e dei datori di lavoro. Sulla base di
tali dibattiti, il comitato ha apportato un certo numero di aggiunte al testo iniziale, il quale è stato
approvato dal governo con la denominazione "Quadro di riforme economiche e sociali per un
maggiore benessere". Il governo ha inoltre stabilito che le misure oggetto del dialogo sociale
sarebbero diventate le proposte del governo sloveno nei negoziati sulla conclusione di un nuovo
accordo sociale.
Dato che le riforme previste non sono ancora state ultimate, ma sono ancora nella fase del dialogo
sociale e del coinvolgimento dei soggetti interessati dell'opinione pubblica nella preparazione di
proposte legislative concrete, il governo ha essenzialmente basato il proprio "Programma di riforma
per l'attuazione della strategia di Lisbona" sulla Strategia di sviluppo per la Slovenia già in vigore e
sugli aspetti delle riforme proposte che si erano rivelati meno controversi nel corso dei dibattiti. Il
governo ha deciso di procedere alle consultazioni ufficiali sul documento solo dopo l'instaurazione del
quadro più generale delle riforme economiche e sociali. Per rispettare i termini, il governo è stato
quindi costretto a trasmettere a Bruxelles il documento ufficiale del programma di riforma per
l'attuazione della strategia di Lisbona prima ancora che il processo di consultazione si fosse concluso.
Ad ogni modo, ha provveduto a spiegare che si trattava di un testo non definitivo e si è impegnato a
presentare un'ulteriore relazione sulle consultazioni.
Il dibattito pubblico sul progetto di Strategia di sviluppo per la Slovenia. Nel giugno del 2004 il
governo sloveno ha adottato il progetto di Strategia di sviluppo per la Slovenia. Pur essendo stato
elaborato con il concorso di un ampio ventaglio di esperti, il progetto non è tuttavia riuscito a
6
7
L’elaborazione di questi due documenti è stata affidata all’Istituto per l’analisi macroeconomica e lo sviluppo, incaricato anche
della strategia di Lisbona in ambito governativo.
Tutti i documenti relativi all’elaborazione della Strategia e al programma di riforme sono disponibili in sloveno e in inglese sul
sito Internet http://www.gov.si/umar/.
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- 96 raccogliere il vasto consenso auspicato in seno alla società. Di conseguenza, si è deciso di organizzare
un ampio dibattito pubblico. Gli obiettivi che hanno guidato lo svolgimento del confronto si basavano
sull'idea che fosse necessario convalidare le analisi degli esperti e gli orientamenti di sviluppo
proposti nel progetto di strategia mediante discussioni con la società civile. Il processo è stato avviato
all'inizio del luglio 2004 da una consultazione condotta dagli uffici del primo ministro, alla quale
hanno partecipato i rappresentanti degli ambienti economici, scientifici e culturali e di altri settori
della società. Alla consultazione sono seguiti numerosi dibattiti spontanei nei media e nell'ambito dei
diversi gruppi di interesse. Il progetto è stato inoltre dibattuto in seno al Consiglio economico e
sociale. Gran parte dei dibattiti si è svolta sotto l'egida del segretariato del Consiglio per lo sviluppo
sostenibile, incaricato dal governo di predisporre cinque dibattiti tematici con i diversi settori della
società (datori di lavoro, lavoratori dipendenti, organizzazioni non governative, servizi sociali,
rappresentanti degli interessi regionali e locali). Scopo di questi dibattiti era dare un contributo
sostanziale all'elaborazione del documento quadro strategico.
Nel corso dei dibattiti sul progetto di piano di sviluppo per la Slovenia, il Consiglio economico e
sociale ha rilevato che il testo non poneva sufficientemente l'accento sul ruolo e sull'importanza del
partenariato sociale. Inoltre dai dibattiti pubblici più ampi, ai quali hanno partecipato anche altre
organizzazioni non governative, è emerso che nell'odierna Slovenia la nozione di dialogo sociale
copre innanzitutto le attività condotte nel quadro del Consiglio economico e sociale. Tuttavia, anche
le organizzazioni non governative avocano a sé un ruolo più ampio rispetto a quello di semplice
"opinione pubblica attiva" e auspicano quindi che ciò trovi riscontro nella strategia.
La relazione sul dibattito pubblico. Al termine del dibattito pubblico, nel gennaio 2005 l'Istituto di
analisi macroeconomica e sviluppo ha redatto una relazione che riassume i principali contributi
apportati dai dibattiti sul piano del contenuto e le raccomandazioni rivolte al governo sulla
realizzazione dei diversi aspetti e orientamenti della strategia8. Dal confronto con l'opinione pubblica
è emerso in sostanza che gli obiettivi della strategia sono ampiamente accettati, mentre dal governo ci
si aspetta innanzitutto che esso concretizzi ulteriormente in un documento finale gli obiettivi e le
misure previsti e che si impegni chiaramente a metterla in atto sul piano politico. Il confronto ha
inoltre sottolineato la necessità di valorizzare e chiarire meglio il ruolo del dialogo sociale e del
settore non-profit.
Sulla base delle proposte di fondo formulate nel corso del dibattito pubblico, dei suggerimenti e delle
osservazioni dei ministeri e degli organi strategici governativi, e in collaborazione con i responsabili
dei gruppi di esperti, l'Istituto di analisi macroeconomica e sviluppo ha elaborato una proposta di
versione definitiva della strategia. Il testo è stato discusso anche nel corso di un "dibattito sul futuro"
organizzato per l'occasione dalla presidenza della Repubblica, al termine del quale è emerso che gli
orientamenti e le misure principali della strategia godono del sostegno di numerosi esperti e partiti
politici. Il 23 giugno 2005 il governo sloveno ha quindi adottato la strategia, che presenta una visione
e obiettivi chiari per quanto riguarda lo sviluppo della Slovenia e indica cinque priorità in materia,
accompagnate da piani d'azione per la loro attuazione nel 2005 e nel 2006.
8
La relazione, tutti i pareri formulati per iscritto e i resoconti dei dibattiti sono disponibili su Internet.
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- 97 -
Il dibattito pubblico preliminare all'elaborazione della proposta di programma di riforma per
l'attuazione della strategia di Lisbona. Nel 2005 sono stati organizzati diversi dibattiti pubblici sul
tema della strategia di Lisbona, la cui versione riveduta è stata inoltre discussa durante le riunioni
ordinarie degli organi di lavoro della Camera dei deputati e del Consiglio economico e sociale. La
Camera del commercio e dell'industria slovena ha organizzato in aprile un dibattito pubblico nel
quadro della terza settimana slovena delle imprese. Parallelamente, essa ha contribuito, mediante
proposte e prese di posizione concrete, a dare forma alle diverse tematiche del programma di riforma.
Il messaggio principale che essa intendeva trasmettere riguardava la necessità che il programma si
concentrasse su misure prioritarie tali da accrescere rapidamente ed efficacemente la competitività del
contesto imprenditoriale. Inoltre, nel corso della settimana europea svoltasi in maggio alla Camera dei
deputati, la strategia di Lisbona è stata oggetto di un dibattito nel quale diversi rappresentanti del
governo, degli ambienti scientifici, economici e della società civile hanno potuto presentare i rispettivi
punti di vista.
Prima ancora che si iniziasse l'elaborazione del documento, le parti sociali sono state invitate, nel
corso di una seduta del Consiglio economico e sociale, a redigere proposte concrete sul programma di
riforma per l'attuazione della strategia di Lisbona. Pur essendo stato elaborato sulla base della
Strategia di sviluppo per la Slovenia e dei programmi e progetti dei diversi ministeri competenti,
questo programma riprende anche alcune proposte e raccomandazioni di base formulate dai settori
economici, dal mondo della ricerca e da altri gruppi interessati che hanno preso parte al dibattito con
osservazioni concrete.
Il dibattito sul programma di riforma per l'attuazione della strategia di Lisbona. Il dibattito sul
programma di riforma per l'attuazione della strategia di Lisbona era in programma all'inizio di
settembre, ma è stato rinviato perché si voleva integrare il testo in questione con le proposte del
comitato per le riforme, all'epoca non ancora pubblicate. Il primo dibattito sulla proposta di lavoro del
comitato per le riforme si è svolto in ottobre presso il Consiglio economico e sociale, e in tale
occasione le parti sociali hanno altresì formulato una serie di proposte concrete. Tali proposte sono
state inserite in parte nel programma di riforma per l'attuazione della strategia di Lisbona, mentre le
misure che hanno incontrato la ferma opposizione dei sindacati ne sono state escluse. Inoltre,
all'inizio di novembre, il testo è stato oggetto di un dibattito in seno alle commissioni competenti della
Camera dei deputati slovena - la commissione per gli affari economici e la commissione per gli affari
europei -, le quali ne hanno preso conoscenza e si sono ufficialmente espresse a favore dei suoi
orientamenti. L'accento è stato posto sulla necessità che il governo si organizzasse in modo adeguato
per consentire un'attuazione efficace e coordinata del programma di riforma adottato.
Il coinvolgimento delle parti sociali nella preparazione del programma di riforma per la
strategia di Lisbona. Le parti sociali hanno esaminato il programma durante la sessione di dicembre
del Consiglio economico e sociale. In tale occasione hanno sottolineato che l'elaborazione di tale
documento nel quadro di un dialogo sociale costruttivo deve effettuarsi con la collaborazione di tutti i
soggetti interessati, senza la quale tale compito sarebbe difficilmente realizzabile. Di conseguenza il
Consiglio economico e sociale, invece di elaborare un parere specifico sul programma di riforma, ha
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…/…
- 98 invitato il governo sloveno a coinvolgere pienamente le parti sociali in tutte le future iniziative sin
dalla prima stesura dei documenti di elaborazione delle strategie, delle politiche e dei piani d'azione.
I datori di lavoro, pur sostenendo il documento, esprimono alcune riserve, in particolare sulle lacune
delle misure intese a rendere l'apparato statale meno costoso e più efficace, e sottolineano l'assenza di
iniziative per far recedere l'economia sommersa. Considerato che il suo ruolo consisterà innanzitutto
nell'attuare le iniziative previste dal programma, la Camera del commercio e dell'industria slovena sta
elaborando un proprio piano d'azione pratico che è conforme agli obiettivi della strategia riveduta di
Lisbona e del programma di riforma e che, in una prima fase, è stato strutturato per trimestri del 2006.
Grazie al sostegno della Camera del commercio e dell'industria slovena, in ottobre ha avuto luogo un
Forum regionale europeo, organizzato dalla sede di Bruxelles dell'Unione economica slovena e mirato
a favorire, attraverso lo scambio di esperienze positive e buone prassi, una trasposizione riuscita della
strategia di Lisbona anche a livello regionale e locale.
I sindacati hanno espresso il proprio disaccordo su alcune parti del programma. Le perplessità
espresse riguardano l'occupazione e in particolare le misure destinate ad accrescere la flessibilità del
mercato del lavoro, che a loro giudizio rappresenterebbero un regresso sul piano dei diritti sociali.
Inoltre, essi si sono opposti alla proposta di considerare seriamente l'introduzione di un'aliquota unica
d'imposta, hanno fatto notare che le modifiche in materia di politica salariale richiedono un accordo
tra le parti sociali e, infine, hanno sottolineato la mancanza di programmi adeguati di riconversione
professionale per i lavoratori licenziati. Di conseguenza, essi non possono sostenere il programma
nella sua forma attuale né assumersi la responsabilità della sua attuazione.
Le prossime tappe. In novembre il governo sloveno ha adottato un decreto che istituisce un ufficio
governativo incaricato di coordinare e controllare l'esecuzione della Strategia di sviluppo per la
Slovenia. Tale ufficio coordinerà l'applicazione di detta strategia, del Programma di riforma per
l'attuazione della strategia di Lisbona e del Pacchetto di riforme economiche e sociali per un maggiore
benessere del paese. Il governo ha inoltre definito la sua posizione di partenza per la negoziazione
dell'accordo sociale e vi ha incluso tutti gli elementi fondamentali delle riforme previste, la cui forma
definitiva sarà resa nota una volta che si saranno conclusi i negoziati, consultati i gruppi interessati e
apportate le relative modifiche legislative.
Anche le parti sociali (datori di lavoro e lavoratori dipendenti) adotteranno e applicheranno, se lo
giudicheranno opportuno e laddove necessario, un proprio programma operativo per mettere in atto il
programma di riforma per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona in Slovenia.
*
*
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- 99 -
SLOVACCHIA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona a livello nazionale
La Slovacchia è un paese in cui gli abitanti hanno un livello di istruzione e di creatività
particolarmente elevato e la scienza e la tecnologia sono fiorenti e generano continuamente nuovi
prodotti innovativi e servizi di ottima qualità.
Nel corso degli ultimi quindici anni, l'economia slovacca ha conosciuto trasformazioni eccezionali. I
tre cambiamenti principali sono stati il passaggio da un'economia centralizzata a un'economia di
mercato, la piena integrazione nell'Unione europea e l'attuazione di profonde riforme strutturali.
L'obiettivo principale della strategia slovacca per l'attuazione dell'agenda di Lisbona è evidente: fare
in modo che la Slovacchia possa raggiungere nel più breve tempo possibile il livello di vita dei paesi
più avanzati dell'Unione.
La strategia perseguita dalla Slovacchia si fonda su due principi essenziali:
portare a termine con successo le riforme strutturali e garantire la continuità dei risultati ottenuti,
attuare in modo sistematico la parte della strategia di Lisbona concernente lo sviluppo.
Anche gli enti locali dovrebbero svolgere un ruolo specifico nell'attuazione della strategia di Lisbona,
impegnandosi al massimo per favorire la crescita nelle diverse regioni della Slovacchia, senza tuttavia
minacciare il rapido miglioramento dei risultati dell'insieme del paese. Questo è uno dei motivi per cui
le risorse provenienti dai fondi strutturali europei andrebbero investite in via prioritaria in attività
volte a migliorare la competitività e la crescita dell'economia slovacca nel suo complesso.
1.1
Portare a termine le riforme strutturali e garantire la continuità dei risultati ottenuti
Ai fini dell'attuazione della strategia di Lisbona è indispensabile procedere ad alcune riforme
strutturali, di cui le principali riguardano la gestione delle finanze pubbliche, la fiscalità, il sistema
sanitario, il sistema sociale, il mercato del lavoro, le pensioni, il finanziamento dell'istruzione e la
pubblica amministrazione.
Macroeconomia e fiscalità
In ambito macroeconomico e fiscale, i maggiori obiettivi e principi sono:
sviluppare l'economia di mercato limitando il più possibile gli interventi sul mercato,
ridurre il deficit pubblico,
evitare di aumentare il tasso di ridistribuzione in ambito economico,
mantenere una politica fiscale trasparente ed equa.
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…/…
- 100 Settore sociale
Nel settore sociale, i maggiori obiettivi e i principi sono:
porre l'accento sulla corresponsabilità dell'individuo e della famiglia in relazione alla propria
situazione personale,
fare in modo che la politica sociale non scoraggi l'attività e la creatività degli individui,
ridurre l'estrema indigenza,
mantenere una rete di protezione sociale efficace,
mantenere un mercato del lavoro flessibile.
Sanità e pensioni
I due principi fondamentali in questo ambito sono:
rispettare un giusto equilibrio tra la tutela dei diritti fondamentali e della dignità umana e il
principio del merito,
preservare la sostenibilità economica a lungo termine del sistema sanitario e di quello
pensionistico.
1.2
Priorità nel settore dello sviluppo
La competitività a lungo termine della Slovacchia può essere garantita a un'unica condizione: creare
un contesto favorevole allo sviluppo dell'economia della conoscenza. È di conseguenza
indispensabile che la strategia di sviluppo della Slovacchia investa i quattro ambiti seguenti:
la società dell'informazione (conoscenze informatiche, informatizzazione effettiva della pubblica
amministrazione e ampio accesso a Internet),
la scienza, la R&S e l'innovazione (formazione e sostegno per i ricercatori di vaglia, ricerca di
livello internazionale con il coinvolgimento del settore privato, sostegno pubblico efficace alle
attività imprenditoriali orientate alla R&S e all'innovazione),
il contesto imprenditoriale (quadro giuridico solido, enti pubblici visti come partner e non come
un peso, accesso reale ai mercati dei capitali per tutte le imprese, infrastrutture e servizi di qualità
nei settori che operano in rete),
l'istruzione e l'occupazione (politica moderna in materia di istruzione, conseguimento di un tasso
di occupazione elevato, soluzioni al problema dell'invecchiamento della popolazione).
2.
La strategia di Lisbona per la Slovacchia
Nel 2005 il governo slovacco ha adottato la strategia di Lisbona per la Slovacchia per il 2010, il
programma nazionale di riforma della Slovacchia per il 2006-2008 e il programma nazionale di
convergenza per il 2010.
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…/…
- 101 La strategia di Lisbona rappresenta una sfida di grande portata anche per i soggetti economici e sociali
slovacchi.
Il programma nazionale di riforma della Slovacchia poggia su due principi fondamentali.
Il primo principio sottolinea la necessità di portare a termine le riforme strutturali, di portare avanti
l'odierna politica economica e di mantenere l'attuale livello di crescita relativamente elevato (tra il
2006 e il 2008 il PIL slovacco ha fatto registrare un aumento superiore al 5%).
Il secondo principio consiste nello sviluppo di un'economia della conoscenza ed è volto a garantire
una crescita elevata dell'economia slovacca mediante un aumento dell'occupazione, dell'istruzione,
della produttività e, di conseguenza, delle retribuzioni e del tenore complessivo di vita.
Un ruolo determinante a tale riguardo è svolto dalle modalità di finanziamento di tali priorità a partire
da fondi pubblici, privati e comunitari.
Sul piano della spesa pubblica, tali priorità di sviluppo si sono in parte tradotte in scelte di bilancio,
anche se ciò è avvenuto in misura insufficiente.
Altrettanto dicasi per i finanziamenti dei fondi strutturali UE, che in Slovacchia sono utilizzati in
misura limitata. A tale proposito le parti economiche e sociali accolgono con favore il raggiungimento
di un'intesa sulle prospettive finanziarie 2007-2013, le quali rappresentano il quadro di riferimento del
bilancio comunitario.
L'economia slovacca ha fatto registrare una buona partenza e la sua crescita reale, in termini di PIL,
procede a ritmo sostenuto. Permane tuttavia una situazione problematica sul mercato del lavoro, e ciò
malgrado un leggero calo della disoccupazione. I rischi insiti nell'andamento del tasso di occupazione
(o in un mancato calo della disoccupazione) sono legati agli squilibri demografici delle regioni
slovacche, in quanto l'aumento della popolazione resta relativamente debole e le strutture che
dovrebbero favorirlo sono di cattiva qualità. Per di più, il sistema scolastico slovacco è demotivante e
l'attuale politica sociale appare illogica.
È necessario che la politica economica e sociale rispetti l'equilibrio tra mercato e Stato, nel senso che
lo Stato deve sopperire alle carenze del mercato. I rapporti tra governo e imprenditori dovrebbero
fondarsi sulle competenze e sulla professionalità; la comunicazione reciproca dovrebbe essere
migliorata, così come la disponibilità di informazioni sull'impatto delle riforme per la popolazione e le
sue condizioni di vita.
Il mondo imprenditoriale valuta in modo alquanto critico il ritardo accumulato dal paese
nell'attuazione delle riforme nei settori dell'istruzione, della giustizia e della sanità.
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…/…
- 102 Le parti economiche e sociali slovacche sono consapevoli della necessità di un approccio integrato per
l'attuazione concreta della strategia di Lisbona e intendono svolgere un ruolo attivo nei rispettivi
ambiti d'intervento.
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- 103 -
FINLANDIA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona a livello nazionale
Premesse e sfide
Secondo alcuni dei principali indicatori macroeconomici, la Finlandia registra oggi risultati economici
migliori rispetto alla media dei paesi dell'UE. Il PIL pro capite, la produttività del lavoro e il tasso di
occupazione sono infatti superiori alla media dell'UE a 15 e negli ultimi anni anche i tassi di crescita
della produttività e dell'occupazione, e quindi del PIL, hanno fatto segnare un aumento. Questa
situazione è il risultato delle riforme di ampia portata attuate dai diversi governi succedutisi durante e
dopo la grave crisi economica che ha caratterizzato i primi anni '90. La strategia economica adottata
mirava in particolare a:
(1)
(2)
(3)
rendere i prezzi più competitivi grazie a una serie di politiche macroeconomiche,
consolidare le finanze pubbliche attraverso tagli alla spesa, e
aumentare in modo considerevole e duraturo la spesa pubblica nel settore della ricerca e
sviluppo.
Più di recente la tassazione globale sul lavoro è stata notevolmente ridotta, il che ha contribuito ad
accelerare la crescita economica e ha determinato una trasformazione strutturale da un'economia
basata sulle risorse naturali a un'economia in cui le tecnologie dell'informazione e della
comunicazione svolgono un ruolo essenziale.
Ciò detto, la disoccupazione strutturale permane elevata e il tasso di occupazione si mantiene a un
livello notevolmente più basso rispetto a quello degli altri paesi nordici o a quello precedente alla
crisi. Anche la produttività del settore dei servizi sembra presentare un ritardo rispetto agli altri paesi
europei. Inoltre, l'invecchiamento della popolazione finlandese procede a un ritmo tra i più sostenuti
negli Stati membri dell'Unione, il che ha pesanti conseguenze sul mercato del lavoro e sulle finanze
pubbliche. In terzo luogo, l'economia finlandese potrebbe rivelarsi più vulnerabile alla concorrenza
delle economie emergenti rispetto alle economie della maggior parte dei paesi europei, data la sua
specializzazione nel settore manifatturiero e, in una certa misura, in alcuni prodotti di tale settore che
sono soggetti a una concorrenza molto aspra.
Perché il paese possa affrontare tali sfide, è necessario accelerare la crescita della produttività e
aumentare il tasso di occupazione. Occorre altresì migliorare l'efficienza del terziario per garantire
un'offerta di servizi pubblici adeguati a una popolazione che invecchia. Per un'economia di
dimensioni ridotte, che non gode né dei vantaggi di un grande mercato interno né di una base di
risorse, e per una società che favorisce esplicitamente le pari opportunità, il modo migliore per
conseguire tali obiettivi consiste nel continuare a consolidare il capitale umano, il livello tecnologico e
l'apertura dell'economia e nello sviluppare la capacità di adattarsi rapidamente alle nuove pressioni
della concorrenza. Il programma di riforma finlandese si basa su tali considerazioni.
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- 104 -
Le politiche macroeconomiche
Nel settore della politica macroeconomica, l'obiettivo principale è mantenere le finanze pubbliche
sane negli anni a venire, per poter far fronte alla spesa previdenziale necessaria in futuro senza dover
aumentare le imposte. La fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche ha altresì un effetto
positivo diretto sulla fiducia dei consumatori e di conseguenza sui consumi nel breve periodo.
La spesa pubblica sarà contenuta mediante una serie di misure, tra cui:
(1)
(2)
(3)
(4)
la determinazione di un massimale per un'ampia percentuale delle spese dell'amministrazione
centrale,
un programma d'azione in materia di produttività,
un programma di base nel settore dei servizi,
una riforma delle strutture civiche e dei servizi. La riforma delle pensioni in atto dal 2005 è
parte integrante dell'impegno a ridurre il futuro carico della spesa previdenziale e fornisce nel
contempo un contributo fondamentale all'offerta di manodopera.
Le politiche microeconomiche
Le politiche microeconomiche hanno innanzitutto lo scopo di migliorare il livello delle conoscenze e
dell'innovazione, promuovendo al tempo stesso l'imprenditorialità e la competitività sul mercato dei
beni.
Il programma fissa l'obiettivo di aumentare la spesa pubblica nel settore della ricerca e sviluppo del
7% annuo fino al termine del decennio. L'obiettivo è portare la quota sul PIL della spesa totale in
ricerca e sviluppo dall'attuale 3,5% al 4%.
Numerose misure sono state adottate per favorire la formazione di poli di eccellenza nel settore della
ricerca e sviluppo. È previsto ad esempio l'avvio di un programma speciale per fornire agli enti di
ricerca le possibilità finanziarie necessarie ad attrarre scienziati stranieri di alto livello. Si
incoraggiano inoltre le università a specializzarsi e si prevede di sviluppare e concentrare la struttura
del sistema pubblico di ricerca in modo da renderlo più efficiente.
Un programma di intervento trasversale è dedicato alla promozione dell'imprenditorialità. La riforma
della tassazione dei redditi del capitale e delle imprese si accompagna a misure specifiche destinate a
sostenere la crescita delle imprese innovative. A tal fine è stato istituito un fondo pubblico di capitale
di rischio. Le riforme riguarderanno inoltre le procedure di regolamentazione, i servizi di consulenza e
la previdenza sociale degli imprenditori.
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…/…
- 105 Le politiche occupazionali
Le politiche in materia di occupazione mirano da un lato a ridurre la disoccupazione strutturale e,
dall'altro, a prolungare le carriere professionali. A tal fine, la politica intesa a ridurre la tassazione dei
redditi da lavoro sarà portata avanti per tutto il mandato dell'attuale governo. Di conseguenza, le
aliquote marginali diminuiranno in media di due punti percentuali.
Alcune misure specifiche mirano ad aumentare la domanda di manodopera meno qualificata. A partire
dal 2006 saranno ridotti, in base a un apposito regime, i costi non salariali del lavoro per gli
imprenditori che impiegano persone di età superiore ai 53 anni con stipendio inferiore ai 2000 euro
mensili. È inoltre previsto un aumento degli sgravi fiscali relativi ai servizi domestici.
Le misure attive del mercato del lavoro destinate ai disoccupati di lungo periodo saranno aumentate,
mentre l'erogazione del sussidio forfettario di disoccupazione sarà subordinata alla partecipazione a
misure di attivazione. È inoltre prevista una riforma delle modalità di finanziamento volta a migliorare
gli strumenti a disposizione dei comuni per incentivare la partecipazione dei beneficiari di tali sussidi.
La promozione della mobilità regionale e professionale della manodopera sarà garantita mediante una
serie di misure che vanno da una migliore pianificazione delle esigenze in termini di istruzione, alla
creazione di un meccanismo che permetta di conseguire qualifiche professionali mediante un semplice
sistema di formazione aziendale, a iniziative politiche volte a ridurre la penuria di alloggi nei
principali poli di crescita.
Le misure destinate a prolungare la durata della vita lavorativa sono incentrate sia sull'inizio della
carriera lavorativa sia sul momento del pensionamento, con particolare attenzione a quest'ultimo
aspetto. Grazie a un'azione intensiva di tutorato, tutti i giovani che lasciano la scuola saranno
incoraggiati a riprendere al più presto gli studi. Le procedure d'iscrizione e di selezione saranno
semplificate per accelerare l'ingresso all'università. Si farà ricorso a tutorati supplementari e a
incentivi finanziari per ridurre la durata degli studi, relativamente lunga rispetto alla norma
internazionale.
La riforma delle pensioni, che prevede un consistente incentivo finanziario a favore dei lavoratori in
servizio dopo i 62 anni, costituisce il principale incentivo a rinviare il momento del pensionamento.
Essa si accompagna a una serie di programmi destinati a sviluppare la vita professionale e le
competenze dei lavoratori affinché il prolungamento della vita attiva diventi possibile e interessante.
2.
Il ruolo dei soggetti economici e sociali
Il programma di riforma finlandese è stato elaborato sulla base, oltre che del programma del governo
per il 2003, di due progetti avviati su iniziativa del primo ministro e attuati nel 2004:
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- 106 (1)
(2)
il progetto La Finlandia nell'economia mondiale, che analizza le possibilità e le sfide che la
globalizzazione presenta per l'economia finlandese e formula numerose raccomandazioni
politiche, e
la relazione del governo al Parlamento sulle prospettive future, in particolare
sull'invecchiamento della popolazione e i modi per affrontarlo. L'elaborazione dei due progetti,
soprattutto il primo, ha comportato una vasta consultazione delle parti sociali e della società
civile in senso lato. Tra i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali è stata avviata circa una
ventina di dialoghi a livello settoriale, alcuni dei quali sono proseguiti anche dopo la
conclusione del progetto.
L'elaborazione del programma di riforma è ufficialmente iniziata all'inizio del mese di giugno, sotto
l'egida politica del comitato governativo responsabile della politica economica. Il ministero delle
Finanze e un gruppo di coordinamento erano incaricati rispettivamente di dirigere e di coordinare il
progetto, mentre alla sua preparazione hanno preso parte numerosi ministeri.
I soggetti interessati hanno contribuito all'elaborazione del programma in diversi modi. Il gruppo di
coordinamento ha innanzitutto incontrato i rappresentanti delle parti sociali nel corso di una serie di
riunioni organizzate in agosto. Le parti sociali sono state informate in merito agli elementi di base del
programma e hanno formulato alcuni suggerimenti generali sul suo contenuto.
Per discutere il programma finlandese, il 1° settembre è stato organizzato un seminario cui hanno
partecipato 180 esponenti di diverse organizzazioni. Tra i partecipanti figuravano i rappresentanti
delle parti sociali, delle organizzazioni che promuovono l'innovazione, degli enti locali e dei diversi
organi del governo centrale. Il governo, guidato dal primo ministro, ha presentato le principali
risoluzioni sull'attuazione degli obiettivi di Lisbona. Nel corso di alcune sessioni parallele sono stati
trattati in dettaglio tre temi diversi, e i punti di vista espressi dai vari partecipanti sono stati riassunti in
un dibattito finale.
Il 21 settembre il progetto di programma è stato esaminato in seno al Consiglio economico, costituito
da rappresentanti di alto livello degli operatori del mercato del lavoro, degli imprenditori, degli
agricoltori, della Banca centrale, degli enti locali e dei principali ministri responsabili delle questioni
di politica economica. In generale il progetto è stato accolto con favore e non sono state proposte
modifiche di rilievo.
Il 30 settembre si è tenuto un seminario per discutere la strategia di Lisbona in termini più generali,
non solo rispetto al programma nazionale finlandese. Al seminario hanno partecipato non solo le parti
sociali, ma anche la società civile in senso lato.
Il programma di riforma è stato esaminato da diverse commissioni parlamentari sin dagli inizi di
ottobre.
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…/…
- 107 Il processo di consultazione ha contribuito ad approfondire la comprensione comune delle principali
sfide poste dalla globalizzazione e a rafforzare il consenso su una strategia consistente nell'investire in
ricerca e sviluppo e in capitale umano, nell'apertura di spirito e nella capacità di adattamento. Tale
ampio consenso è tanto più gradito in quanto il programma si estende al di là dell'attuale mandato
elettorale.
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- 108 -
SVEZIA
Consultazione della società civile organizzata sul programma nazionale di riforma
Le consultazioni relative al PNR non possono rimanere isolate dal dialogo regolare tra il governo e le
parti interessate dalle diverse politiche.
In tale contesto occorre altresì rilevare la natura intersettoriale dei partenariati regionali legati ai
programmi regionali di crescita (e ai fondi strutturali). La loro composizione riflette l'intero spettro
delle organizzazioni rappresentative dei soggetti del settore pubblico, privato e non-profit.
La partecipazione delle parti sociali
Il mercato del lavoro svedese è caratterizzato da un dialogo sociale molto approfondito tra la
Confederazione imprenditoriale svedese (SN) e le organizzazioni comunali e di contea, dal lato dei
datori di lavoro, e i sindacati LO, TCO e Saco, dal lato dei lavoratori. Le parti sociali svolgono un
ruolo essenziale sul mercato del lavoro, tra l'altro facilitando la ristrutturazione delle imprese e
l'adattabilità da entrambi i lati.
Il governo e le parti sociali prendono parte a consultazioni regolari sull'occupazione e le politiche
sociali. Dette consultazioni vertono anche sulle questioni di interesse comunitario che si riflettono
sulle politiche nazionali, quali per esempio la strategia europea in materia di occupazione e altre
iniziative comunitarie di rilievo.
Sin dall'avvio del processo di elaborazione del PNR svedese si è provveduto a consultare le parti
sociali, invitandole a definire le loro priorità e a formulare suggerimenti.
Le parti sociali hanno tentato, senza successo, di presentare una proposta comune per il PNR.
Le due parti hanno quindi formulato le proprie proposte specifiche, dapprima nel corso di una
riunione in presenza di alcuni rappresentanti della Commissione europea e poi durante un seminario,
organizzato dal governo, sul PNR.
I datori di lavoro hanno sottolineato che bisogna proseguire la semplificazione delle procedure
amministrative superflue, favorire l'attività delle imprese oltre confine, applicare finalmente il
brevetto europeo e promuovere maggiormente la ricerca e lo sviluppo.
I sindacati, dal canto loro, hanno ribadito che è importante che siano mantenuti i tre pilastri della
strategia di Lisbona: politica economica, politica sociale e politica ambientale. Hanno ravvisato
un'altra priorità nel completamento della strategia di Lisbona mediante una domanda sufficiente.
Infatti, le misure adottate sul lato dell'offerta non produrranno né crescita né occupazione se non
saranno accompagnate da un rafforzamento della domanda aggregata.
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- 109 -
I sindacati hanno inoltre posto l'accento sulle politiche miranti a conciliare la vita famigliare e quella
professionale e hanno rilevato l'importanza di sviluppare le competenze e migliorare le condizioni di
lavoro dei lavoratori anziani.
Nel PNR, l'accordo per lo sviluppo industriale e la competitività ("industriavtalet") è evidenziato
come esempio di buona prassi. Le organizzazioni imprenditoriali e i sindacati dell'industria
convengono sul fatto che i negoziati salariali debbano svolgersi entro i limiti imposti dalla situazione
dell'economia se si vuole rafforzare la competitività. A tal fine occorre dare priorità alla ricerca,
all'innovazione e alla formazione. Le misure contemplate prevedono, a titolo di esempio, la
promozione di programmi di ricerca settoriale, l'intensificazione degli scambi tra imprese, istituti di
ricerca e istituti di insegnamento, una nuova struttura per la formazione degli ingegneri e per lo
sviluppo della formazione professionale.
Altre organizzazioni della società civile
Nel corso della fase preliminare sono stati organizzati dibattiti specifici con alcune organizzazioni
ambientali e giovanili. All'origine dei dibattiti con le organizzazioni ambientali vi è il fatto che lo
sviluppo sostenibile costituisce un obiettivo prioritario per il PNR svedese, anche al di là delle
politiche ambientali. I dibattiti con le organizzazioni giovanili si iscrivono nel quadro del seguito dato
al Patto europeo per la gioventù. Sono state esaminate proposte specifiche relative all'attuazione del
Patto e a come informare e consultare i giovani sul patto in futuro. L'occupazione resta una priorità e
nella definizione della strategia europea per l'occupazione dev'essere rappresentato anche il punto di
vista dei giovani. È essenziale favorire l'integrazione dei giovani di origine straniera e combattere la
discriminazione. Tra gli altri punti rilevanti sollevati figurano il riconoscimento dell'istruzione
extrascolastica e informale e lo spirito imprenditoriale.
Nell'intento di ampliare il ventaglio di organizzazioni della società civile consultate, il governo ha
organizzato un seminario specifico e ha chiesto a queste ultime di indicare le loro priorità. L'unica
ripercussione tangibile di tale consultazione sul PNR è consistita in una maggiore considerazione del
ruolo dell'impresa sociale quale mezzo per integrare i gruppi più vulnerabili nel mercato del lavoro.
Le imprese sociali consentono di passare da un'assistenza passiva a una reale politica di
reinserimento, formazione e lavoro; esse danno inoltre particolare importanza allo spirito
imprenditoriale e all'emancipazione.
Il PNR svedese – osservazioni generali
Il PNR svedese si avvicina, ancora oggi, più a un rapporto di attività di un governo che non a un
programma d'azione fondato sulla partecipazione delle parti interessate. È stato preparato
parallelamente al bilancio per l'esercizio 2006 e riflette di conseguenza le priorità politiche e le
proposte d'azione del governo.
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…/…
- 110 Passa spesso sotto silenzio il contributo, pur degno di nota, del settore privato e delle organizzazioni
della società civile all'elaborazione e all'attuazione delle politiche.
Si è già citato il fatto che sono sempre state organizzate consultazioni regolari con le parti sociali. È
stato tuttavia l'emergere della strategia europea per l'occupazione e della strategia di Lisbona che ha
realmente permesso di avviare un lento processo di coinvolgimento e dialogo con i soggetti interessati
diversi dalle parti sociali. Il piano d'azione svedese per l'inserimento sociale rappresenta un esempio
relativamente riuscito di buone prassi a tale riguardo.
Sembrerebbe che il bilancio intermedio abbia accelerato la ricerca degli strumenti per coinvolgere non
solo le parti sociali ma anche le altre organizzazioni della società civile.
Tale processo è accentuato dal fatto che il PNR è basato su un ciclo di tre anni. Una delle conclusioni
del seminario specifico cui si fa riferimento più sopra è che la procedura di consultazione deve essere
perfezionata e maggiormente in linea con le priorità e gli orientamenti della strategia di Lisbona; essa
deve inoltre coinvolgere i soggetti realmente interessati per ogni orientamento (o gruppo di
orientamenti).
Osservazioni specifiche
Tra le organizzazioni della società civile si avverte un certo senso di frustrazione dovuto alla mancata
considerazione del contributo della società civile nel PNR.
Le parti sociali ritengono che la loro esperienza con i programmi d'azione nazionali relativi alla
strategia europea per l'occupazione costituisca un ottimo esempio del modo in cui il processo di
coordinamento potrebbe funzionare. In tale occasione le parti sociali sono state invitate a presentare i
propri testi. Il tentativo di trovare un terreno comune d'intesa tra tutte le parti sociali deve costituire un
obiettivo permanente del dialogo e della partecipazione. Certamente le priorità delle parti sociali
svedesi possono differire da quelle delle parti sociali di altri paesi; in Svezia, infatti, le parti sociali
svolgono un ruolo molto specifico e sono responsabili dell'attuazione della strategia di Lisbona.
La proposta delle organizzazioni svedesi incaricate dell'istruzione extrascolastica
("folkbildningsförbunden"), volta a rafforzare l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, non è stata
presa in considerazione.
Inoltre, molto spesso le organizzazioni non sono nemmeno menzionate; è il caso per esempio del
parere delle organizzazioni dei consumatori in materia di politica dei consumatori.
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 111 Osservazioni conclusive
Va considerato che si è ancora al primo anno di attuazione di un processo nuovo e che la relazione
nazionale svedese è stata affidata a un ministero diverso rispetto alle precedenti relazioni
sull'occupazione. Malgrado ciò, l'esperienza dimostra che per la continuazione del processo sarà
indispensabile un'ulteriore e maggiore partecipazione delle parti sociali. Alcuni aspetti possono essere
oggetto di critica, per esempio il mancato coinvolgimento del Parlamento svedese. Il dibattito
parlamentare su questo tema ha infatti avuto luogo dopo la presentazione del PNR alla Commissione
europea.
*
*
*
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 112 -
REGNO UNITO
Osservazioni della Confederazione dei sindacati (TUC)
A differenza di numerosi altri Stati membri dell'UE, il Regno Unito non dispone di una struttura
ufficiale per il dialogo sociale sulle problematiche legate all'occupazione. Benché vi siano organismi
ad hoc quali la commissione sulle basse retribuzioni (Low Pay Commission) o il forum del settore
industriale (Manufacturing forum), istituiti per compiti specifici e talvolta limitati nel tempo, il
dialogo sociale non è una prassi corrente nel Regno Unito. Qualche mese fa alcuni funzionari del
ministero del Lavoro e delle pensioni hanno redatto una dichiarazione che illustra la loro percezione
del modo in cui il governo britannico ha attuato la strategia europea per l'occupazione. Tale
dichiarazione è stata trasmessa alla Confederazione dell'industria britannica (CBI), alla
Confederazione dei sindacati (TUC) e al Centro europeo delle imprese a partecipazione pubblica e
delle imprese di interesse economico generale per il Regno Unito (CEEP-UK), affinché potessero
apportarvi commenti ed emendamenti. Non è stata tuttavia organizzata alcuna riunione ufficiale. In
genere in questo tipo di procedura proponiamo emendamenti sulle questioni che riteniamo di
maggiore importanza e cogliamo l'occasione per porre l'accento sulla mancanza di dialogo sociale.
Riteniamo che la versione finale del programma nazionale di riforma rifletta relativamente bene la
politica del governo, che approviamo nelle sue grandi linee, in particolare per quanto riguarda i
risultati positivi conseguiti dal Regno Unito in materia di inflazione, creazione di posti di lavoro e
rispetto degli obiettivi essenziali della strategia di Lisbona. Per alcuni ambiti specifici, quali l'orario di
lavoro, intendiamo formulare una serie di obiezioni alla politica governativa. Ci rammarichiamo del
fatto che, nel quadro dell'attuazione del programma, non sia stata istituita una procedura adeguata di
dialogo sociale. Questa prassi impedisce ai sindacati di apportare contributi sostanziali al processo".
Osservazioni della Confederazione dell'industria britannica (CBI)
"La CBI approva pienamente il modo in cui il programma nazionale di riforma è stato attuato nel
Regno Unito. Ritiene che la valutazione della politica governativa contenuta nel PNR sia esatta e che i
punti di vista dei suoi membri siano stati pienamente considerati. La CBI reputa che non sia
necessario concludere accordi formali tra le parti sociali per sviluppare il PNR. Le modalità di
elaborazione del PNR riflettono infatti l'impegno più ampio del governo a favore di una consultazione
di tutte le parti interessate, che a nostro avviso ha permesso ai datori di lavoro e ai lavoratori di
contribuire efficacemente al processo".
*
*
*
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 113 -
I CONTRIBUTI DI DUE PAESI CANDIDATI
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 114 -
BULGARIA
1.
L'attuazione della strategia di Lisbona sul piano nazionale
1.1
Situazione politica e priorità
Il governo e le parti interessate in Bulgaria sono pienamente favorevoli all'attuazione della strategia di
Lisbona. Gli obiettivi e le priorità di Lisbona sono pertanto al centro di fondamentali documenti
nazionali di programmazione, quali il Piano di sviluppo nazionale (2007-2013), i programmi operativi
nazionali, i piani regionali, la Strategia nazionale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese (20022006), la Strategia per l'innovazione, la Strategia di promozione degli investimenti (2005-2010), la
Strategia nazionale di formazione professionale continua (2005-2010) e la Strategia per l'occupazione
(2004-2010). La situazione politica ed economica in Bulgaria è favorevole alla realizzazione degli
obiettivi e delle priorità di Lisbona. Il governo bulgaro ha dato prova della propria ferma volontà
politica di promuovere le riforme economiche e sociali allo scopo di adempiere agli impegni assunti.
1.2
Lo sviluppo macroeconomico
L'economia bulgara continua a svilupparsi rapidamente. È possibile constatare una crescita dinamica
degli investimenti esteri e del PIL reale. Nel settore delle finanze pubbliche si registra una tendenza a
un aumento delle eccedenze di bilancio. Da un punto di vista settoriale, i tassi di crescita più elevati
sono stati rilevati nelle industrie di trasformazione, nel turismo e nelle telecomunicazioni. Le
infrastrutture dei trasporti e delle imprese presentano invece uno sviluppo insufficiente.
La crescita reale del PIL è stata pari al 5,6% nel 2004, raggiungendo il tasso più elevato dall'inizio
della transizione. Nel 2004, il PIL pro capite (a parità di potere d'acquisto) rappresentava il 30% della
media dell'UE a 25. Nello stesso anno il tasso di occupazione (54,2%) era inferiore a quello dell'UE a
25 (63,3%). Il tasso di disoccupazione è continuato a diminuire ed è passato dal 13,7 al 12% tra il
2003 e il 2004. La situazione occupazionale è progressivamente migliorata: l'occupazione è aumentata
del 3,1% nel 2004 ma il tasso di occupazione è rimasto molto basso attestandosi al 54,2%. L'alto tasso
di disoccupazione giovanile (25,5% nel 2004) rimane motivo di viva preoccupazione. La spesa di
bilancio in ricerca e sviluppo ha rappresentato appena lo 0,5% del bilancio totale. Nel 2004 il tasso
medio di inflazione è stato pari al 6,1%. La caratteristica distintiva del mercato del lavoro in Bulgaria
è data dai divari regionali in termini di occupabilità, disoccupazione, produttività del lavoro, livello di
istruzione e struttura demografica.
Le riforme macroeconomiche in corso sono incentrate su misure volte a rafforzare e ad accrescere la
competitività dell'economia. Nel 2005 la spesa pubblica per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione ha
raggiunto lo 0,57%.
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 115 1.3
La politica occupazionale
Il Piano di azione per l'occupazione definisce le seguenti priorità: misure attive per il mercato del
lavoro, riduzione della disoccupazione di lunga durata, promozione delle piccole e medie imprese e
delle nuove imprese, sostegno alla mobilità del lavoro e rafforzamento del dialogo sociale. Il piano
"Azione occupazione" si occupa anche della qualità della forza lavoro e dell'efficacia del sistema di
istruzione. La formazione permanente e la formazione professionale sono oggetto di particolare
attenzione. L'obiettivo generale è mettere in contatto tra loro l'istruzione e le esigenze del mercato del
lavoro. Due compiti di primaria importanza sono: aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e
aggiornare i rapporti di lavoro.
1.4
Valutazione generale dei progressi conseguiti nell'attuazione della strategia di Lisbona
Indicatori macroeconomici
Crescita del PIL pro capite (PPP)
Tasso di occupazione
Tasso di disoccupazione
Spesa in ricerca e sviluppo
Produttività del lavoro
Indicatori relativi al contesto dell'attività
delle imprese
Legislazione favorevole agli investimenti
esteri
Legislazione favorevole allo sviluppo delle
tecnologie informatiche e dell'innovazione
nelle PMI
Investimenti
nelle
tecnologie
dell'informazione e nelle comunicazioni
Partenariati pubblico-privato
Ostacoli amministrativi
Oneri fiscali e sociali
Disponibilità
on-line
di
servizi
amministrativi e di altro tipo
Sviluppo del mercato del lavoro
Connessione tra università e impresa
Misure attive per il mercato del lavoro
Flessibilità del mercato del lavoro
Mobilità del lavoro
Risultati
buoni
X
Risultati
medi
Risultati
modesti
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
X
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- 116 Indicatori macroeconomici
Indicatori dello sviluppo delle risorse
umane
Tecnologie dell'informazione nell'istruzione
superiore
Accesso a Internet nelle scuole e nelle
università
Livello di istruzione dei giovani
Formazione permanente
Insegnamento e formazione professionale
Sviluppo sostenibile
Innovazione nelle PMI
Infrastruttura dei trasporti
Tecnologie rispettose dell'ambiente
Inquinamento industriale, gestione dei
rifiuti, qualità dell'acqua, sicurezza nucleare
e protezione dalle radiazioni
2.
Risultati
buoni
Risultati
medi
Risultati
modesti
X
X
X
X
X
X
X
X
X
La partecipazione del Consiglio economico e sociale bulgaro e delle parti sociali
Il Consiglio economico e sociale (CES) bulgaro è stato istituito nel 2003, con un apposito
provvedimento legislativo, in quanto organo consultivo indipendente; il suo compito è dar voce alla
volontà e agli interessi delle organizazioni della società civile. La cooperazione trilaterale preesistente
permane tuttavia in attività.
Nel contesto degli obiettivi della strategia di Lisbona, nel novembre del 2005 il Consiglio economico
e sociale bulgaro ha adottato un parere d'iniziativa sui problemi dell'insegnamento e della formazione
professionale nel paese.
Il 17 e 18 ottobre 2005 si è svolta la 13a riunione del comitato consultivo misto UE-Bulgaria. La
riunione verteva sull'insegnamento e sulla formazione professionale in Bulgaria in relazione alle
buone prassi in Europa e agli obiettivi di Lisbona.
Il 30 gennaio 2006 il CES bulgaro ha adottato in sessione plenaria un parere sulla strategia di Lisbona
dell'UE e sulla politica attuata dalla Bulgaria per conseguire un'economia competitiva e prospera. Il
parere verte sui seguenti punti prioritari: (1) rafforzare la competitività dell'economia grazie allo
sviluppo delle tecnologie dell'informazione e all'innovazione, migliorare il contesto di attività delle
imprese eliminando gli attuali ostacoli amministrativi e normativi, ridurre le formalità burocratiche;
(2) nel contesto dello sviluppo delle risorse umane: migliorare la formazione professionale e creare
sinergie tra università e imprese nel campo della formazione permanente; (3) infine, promuovere la
flessibilità del mercato del lavoro grazie a ulteriori misure attive in questo campo, nonché attraverso
meccanismi retributivi, la mobilità della forza lavoro, la creazione di lavoro e la crescita economica.
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 117 -
Il parere sulla strategia di Lisbona contiene delle raccomandazioni rivolte al governo e alla pubblica
amministrazione, tra cui è particolarmente importante quella di avviare un programma nazionale di
riforma per la crescita e l'occupazione (2006-2008) che riunisca le differenti componenti della
strategia, vale a dire la crescita economica, l'occupazione, la coesione sociale, la sostenibilità
ambientale e le strategie volte a promuovere i settori con vocazione all'export. Il parere adottato
potrebbe fungere da punto di riferimento per un miglioramento della competitività frutto di un'ampia
partecipazione dei sindacati, delle associazioni dei lavoratori dipendenti e di quelle della società
civile. L'approccio giusto per accrescere la competitività nazionale consiste nel definire un piano
d'azione nazionale particolareggiato dal titolo "Piano per la promozione della competitività". Le parti
sociali hanno proposto al governo bulgaro di redigere un Piano operativo nazionale a parte per la
società dell'informazione.
Le parti sociali
Le parti sociali sono rappresentate nei gruppi di lavoro incaricati di elaborare i piani operativi
nazionali, i piani nazionali di sviluppo, i piani di azione nazionali per l'occupazione e altri ancora. Il
governo promuove il dialogo trilaterale. Nella pratica tuttavia le decisioni dell'amministrazione
centrale non sempre sono in linea con le proposte e le discussioni delle parti sociali, il cui impatto non
è quindi sufficiente. Il Consiglio economico e sociale e le parti sociali bulgare reputano che l'efficacia
della strategia di Lisbona dipenda da un processo costante di monitoraggio dell'impatto delle misure
prese sul raggiungimento dei principali obiettivi, che sono la competitività, l'occupazione,
l'innovazione, lo sviluppo della società dell'informazione e la coesione sociale.
Le parti sociali hanno partecipato a differenti progetti i cui obiettivi e le cui finalità sono rilevanti ai
fini della strategia di Lisbona.
La Confederazione bulgara dei sindacati autonomi partecipa in qualità di partner al progetto del
programma Leonardo da Vinci relativo all'insegnamento e alla formazione professionale dei cittadini
degli Stati non membri dell'UE per il periodo 2004-2007. Nel quadro di tale progetto, nove partner
provenienti da sei paesi europei (Svezia, Bulgaria, Francia, Grecia, Paesi Bassi e Spagna) hanno
istituito una rete transnazionale per la raccolta e lo sviluppo di conoscenze e metodi innovativi nel
settore della formazione professionale in Europa. L'obiettivo è di elaborare e di offrire nuovi strumenti
e soluzioni nei diversi settori della formazione professionale. La Confederazione bulgara dei sindacati
autonomi ha elaborato documenti di lavoro e altre pubblicazioni sui temi seguenti: il ruolo dei
sindacati nel sostegno all'occupazione, la protezione sociale e l'organizzazione dei lavoratori nelle
piccole e nelle microimprese, le imprese bulgare nell'era delle tecnologie dell'informazione, il mercato
del lavoro nazionale – allerta rapida, strategia europea per l'occupazione: sfide e prospettive per le
parti sociali nei paesi candidati.
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- 118 La Camera bulgara dell'industria e del commercio ha adottato diverse iniziative in relazione agli
obiettivi della strategia di Lisbona:
•
•
•
formazione dei formatori e dei rappresentanti delle imprese all'imprenditorialità nel quadro di un
progetto bulgaro-belga;
la Camera partecipa a diversi progetti comunitari (nel quadro di PHARE, Leonardo da Vinci e
Interreg) incentrati, per la maggior parte, sul trasferimento di esperienze e buone prassi
imprenditoriali in diversi settori economici e su programmi di tirocinio;
la Camera, insieme a TAIEX (Ufficio per l'assistenza tecnica e lo scambio di informazioni della
DG Allargamento), organizzerà numerosi seminari su diversi temi, quali gli appalti pubblici, la
competitività delle PMI basata sull'innovazione resa possibile dalle nuove tecnologie, il
trasferimento di conoscenze sulle politiche dell'UE e le priorità della strategia di Lisbona.
L'Associazione bulgara degli industriali partecipa attivamente al programma di introduzione
dell'eGovernment in Bulgaria, in particolare applicando le nuove tecnologie e sviluppando la società
dell'informazione. Sono stati istituiti due centri d'insegnamento e di formazione professionale e la
maggior parte dei moduli di formazione mira a sviluppare l'economia della conoscenza e
dell'informazione, a stimolare la competitività e l'occupazione e a favorire l'uso delle tecnologie
informatiche e l'innovazione. I tirocinanti provengono soprattutto dal settore imprenditoriale o sono
disoccupati iscritti all'Ufficio del lavoro.
Il CES bulgaro e le organizzazioni della società civile continueranno a concentrare le loro attività
sugli obiettivi di Lisbona per contribuire a una loro attuazione effettiva e adeguata in Bulgaria.
*
*
*
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
…/…
- 119 -
ROMANIA
La Romania e gli obiettivi della strategia di Lisbona
L'obiettivo di costruire un'economia fondata sull'innovazione può essere ragionevolmente conseguito
da tutti i paesi, compresa la Romania: questa è infatti la via maestra verso la competitività, la crescita
e la prosperità economica.
Il processo di verifica evidenzia netti progressi nell'adeguamento della Romania agli obiettivi
strategici di Lisbona. Grazie agli effetti della liberalizzazione, i settori delle telecomunicazioni, dei
trasporti e dei servizi finanziari hanno conosciuto uno sviluppo significativo. Le condizioni per la
creazione di nuove imprese sono notevolmente migliorate, d'altra parte occorrono altri provvedimenti
per ridurre gli aiuti di Stato e applicare le normative.
Grazie all'attuale contesto economico favorevole, il tasso di disoccupazione è relativamente basso, il
che stimola ulteriormente la creazione di occupazione e riduce il costo del lavoro.
Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, le ristrutturazioni attuate dalla Romania nel settore
industriale ne agevolano l'adeguamento alle disposizioni del protocollo di Kyoto. In materia di fonti di
energia rinnovabili, la Romania figura peraltro fra i paesi europei più efficienti.
Il governo romeno si è impegnato a promuovere le misure necessarie per migliorare la situazione in
ciascuno dei suddetti settori.
I progressi realizzati dalla Romania – indicatori strutturali della strategia di Lisbona
ROMANIA
UE MAX
UE MIN
3,28
0,38
7,32
4,27
3,51
0,64
41,6
71,88
31,54
48,4
60,95
20,99
7
18,68
2,47
Ricerca e innovazione
Spesa per le risorse umane (% del PIL)
Spesa totale in R&S
(% del PIL)
Spesa delle imprese in R&S (% della
∗∗
spesa lorda in R&S, GERD )
Spesa
pubblica
in
R&S
(in % di GERD)
Investimenti esteri in R&S (% di
GERD)
∗
∗
GERD (Gross expenditure on research and development: spesa lorda mondiale per ricerca e sviluppo)
OEB : Organizzazione europea dei brevetti
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…/…
- 120 -
Livello di accesso a Internet
(% dei nuclei familiari)
Brevetti OEB (per milione di abitanti)
∗
Brevetti USPTO (per milione
abitanti)
Spesa in TI (% del PIL)
Spesa nelle capacità di innovazione
di
ROMANIA
4,5
UE MAX
65,5
UE MIN
12,2
0,7
0,49
366,5
213,6
5,4
1,9
1,1
5,3
4,4
4,4
1,2
2,6
0,.27
0,56
0,23
0,04
0,082
0,052
2,29
6,80
5,26
27
123
18
11,7
69,6
1
6,3
1,58
0,66
57,6
75,9
55,5
1,3
34,2
3,6
4,6
6,5
3,1
Liberalizzazione
Costo
delle
telecomunicazioni:
chiamate locali (in euro per una
chiamata di 10 min.)
Costo
dell'elettricità:
consumatori
industriali (in euro/kWh)
Costo del gas: consumatori industriali
(in euro/GJ)
Imprese
Tempo necessario per creare un'impresa
(giorni)
Costi legati alla creazione di un'impresa
(% del reddito pro capite)
Aiuti di Stato (% del PIL)
Occupazione e coesione sociale
Tasso di occupazione totale (% della
popolazione totale)
Formazione lungo tutto l'arco della vita
(% della popolazione adulta che segue
corsi o tirocini)
Disuguaglianze nella ripartizione dei
redditi (rapporto tra i redditi
complessivi dei nuclei famigliari con un
livello di reddito superiore e quelli dei
nuclei con un livello di reddito
inferiore)
∗
United States Patent and Trademark Office.
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
…/…
- 121 -
Abbandono scolastico (% dei giovani di
età compresa tra i 18 e i 24 anni)
Tasso di disoccupazione di lunga durata
(% della popolazione attiva)
ROMANIA
23,2
UE MAX
41,1
UE MIN
9,0
3,8
5,1
0,8
92
125,5
72
1164
263
125
28,4
67,3
1.6
Sviluppo sostenibile
Emissioni di gas a effetto serra
(% del livello del 1990; obiettivo:
- 8% entro il 2010)
Intensità del consumo di energia nel
sistema economico (in kg equivalenti di
petrolio per 1000 euro)
Quota
di
energie
rinnovabili
(% del consumo nazionale lordo di
energia)
Fonti: Eurostat, Istituto nazionale di statistica rumeno, Banca mondiale
Il ruolo del Consiglio economico e sociale rumeno
L'8 e 9 dicembre 2005 si è svolta la 12a riunione del comitato consultivo misto UE-Romania. Il
dibattito ha riguardato in particolare la crescente necessità di rafforzare il ruolo delle parti sociali e
sviluppare la funzione del Consiglio economico e sociale secondo il modello europeo, ponendo in
particolare l'accento sulla società civile.
Il rafforzamento del dialogo con la società civile è essenziale per conseguire gli obiettivi di Lisbona,
specie sotto il profilo della modernizzazione del modello sociale europeo, la quale richiede
investimenti nelle risorse umane e la creazione di un regime efficace di protezione sociale.
L'anno scorso il Consiglio economico e sociale ha formulato numerosi pareri e le commissioni
specializzate hanno discusso diversi progetti di testi direttamente legati agli ambiti e ai temi che
rientrano nella strategia di Lisbona.
In tale contesto occorre sottolineare l'importanza delle seguenti iniziative: progetto di legge sulla
formazione aziendale, progetto di legge che istituisce un comitato aziendale europeo, progetto di
legge relativo alla modifica e al completamento della legge sulla promozione e lo sviluppo delle PMI,
progetto di decisione sullo statuto dell'Agenzia nazionale per le pari opportunità, progetto di strategia
a breve e medio termine (2005-2010) nel settore dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita,
progetto di legge relativo all'organizzazione e al funzionamento dell'Agenzia nazionale per
l'occupazione, progetto di legge per il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
…/…
- 122 di imprese o stabilimenti o di parti di imprese o stabilimenti e progetto di decisione relativo
all'organizzazione e al funzionamento dell'Autorità nazionale nel settore della ricerca scientifica.
Attualmente il Consiglio economico e sociale ha l'obiettivo prioritario di diventare un organismo
basato sulla conoscenza e sull'apprendimento. Tale obiettivo generale potrà essere raggiunto solo
quando saranno realizzate con successo le attività previste dal progetto Phare "Promuovere un dialogo
sociale autonomo", il quale mira, da un lato, a istituire un'unità di formazione specialistica e un centro
di risorse per il dialogo sociale e industriale e, dall'altro, a migliorare la capacità delle parti sociali di
partecipare all'attuazione e allo sviluppo dell'acquis nel settore del dialogo sociale.
*
*
*
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
…/…
- 123 -
CONTRIBUTO DEL GRUPPO DI
COLLEGAMENTO TRA IL CESE E LE
ORGANIZZAZIONI E LE RETI EUROPEE
DELLA SOCIETÀ CIVILE
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
…/…
- 124 1.
La strategia di Lisbona è stata varata nel 2000, sotto forma di semplice raccomandazione, per
far fronte ai cambiamenti demografici e alle sfide dell'economia mondiale. Scopo della
strategia era uno sviluppo sostenibile che consentisse di por mano alle riforme necessarie per
aumentare la competitività e la crescita in Europa aiutando nel contempo i cittadini ad
affrontare tali cambiamenti e garantendo loro un'adeguata protezione sociale, offrendo loro
opportunità di studio e formazione e promuovendo l'inclusione sociale.
2.
Tale modello europeo di società, che fa parte dell'identità collettiva dei cittadini europei,
comprende, tra l'altro, importanti aspetti morali, culturali, sociali, politici e ambientali (la
strategia di Göteborg per lo sviluppo sostenibile) che sono fortemente interdipendenti, si
condizionano a vicenda e non possono essere considerati separatamente.
3.
A partire dal 2000 i tre pilastri della strategia di Lisbona hanno mostrato un sempre maggiore
squilibrio. Sono state trascurate in particolare la dimensione della strategia relativa
all'inclusione sociale e, in certa misura, le questioni ambientali. Tuttavia, concentrarsi
esclusivamente sulla competitività e la crescita significherebbe rinunciare alla prospettiva a
lungo termine della strategia di Lisbona, e questo squilibrio rischia di compromettere la
sostenibilità sociale, ambientale e finanziaria del modello. In effetti, una ridefinizione della
strategia in una prospettiva a breve termine sarebbe in contraddizione con la strategia di
sviluppo sostenibile che l'Unione europea si è impegnata a realizzare.
4.
La sfida consiste nel conciliare la necessità di costruire una società prospera e competitiva
con quella di garantire alla popolazione europea una protezione sociale adeguata in un mondo
in rapida evoluzione. È fondamentale garantire che i cittadini si sentano sufficientemente
sicuri e che essi siano pronti ad affrontare i cambiamenti complessi con cui si devono
confrontare nella società odierna.
5.
Il dibattito sul futuro e sulla modernizzazione del modello sociale europeo è indispensabile
per l'attuazione della strategia di Lisbona, alla stessa stregua del miglioramento delle
performance economiche, della creazione di una società fondata sulla conoscenza, della
salvaguardia dell'ambiente naturale e dello sviluppo della democrazia partecipativa e del buon
governo.
6.
La protezione sociale è un fattore produttivo alla base della crescita economica e di una
migliore competitività, le quali contribuiscono a loro volta al progresso sociale. Occorre
riconoscere senza riserve che il fondamento materiale della qualità e della coesione della
società europea è costituito da strategie economiche efficaci fondate sull'economia sociale di
mercato. Tuttavia, il fatto di annettere troppa importanza a questioni inerenti alla performance
e alla competitività a scapito degli altri elementi fondamentali del modello europeo di società
si tradurrà in un fallimento. Il successo economico a lungo termine dipende in larga misura
dal sistema di valori, dal contesto culturale, da un sistema di protezione sociale efficace e da
investimenti adeguati nelle risorse umane.
CESE 1468/2005 riv. FR pivot/ES/IT-FAI/MAN/MAR/RES/SAB/VIA/COS/SAN/fb
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- 125 7.
La competitività del modello europeo è determinata essenzialmente da fattori di qualità e
sostenibilità, specie in materia di istruzione, formazione e ricerca, sanità e protezione sociale,
opportunità e condizioni di vita, produzione di beni e servizi, nonché nei settori della
giustizia, della sicurezza e dell'amministrazione pubblica.
8.
L'obiettivo primario della strategia di Lisbona deve consistere nel raccogliere con successo le
sfide interne alla società, quali, tra l'altro, le trasformazioni economiche di natura strutturale,
l'invecchiamento demografico, la rapidità dei cambiamenti tecnologici, il desiderio di una
maggiore autodeterminazione e partecipazione. Occorre però anche rendere il modello
europeo di società il più possibile efficace e attraente, in modo che non si limiti a
sopravvivere ma possa anzi prendere parte con successo alle sfide sociali, economiche e
culturali a livello mondiale.
9.
Occorre riconoscere chiaramente che il solo modo per riuscire a modernizzare il modello
europeo di società consiste nel porre al centro della strategia le esigenze e le aspirazioni dei
cittadini e nel permettere loro di partecipare al processo di elaborazione, attuazione e
valutazione di quest'ultima, nonché nello stimolare e utilizzare le loro capacità ogniqualvolta
sia possibile, dando loro un senso di appartenenza e appropriazione. Lasciar perdurare
l'attuale squilibrio tra i tre pilastri della strategia di Lisbona significherebbe dar prova di
ristrettezza di vedute e rischiare di accrescere la diffidenza dei cittadini per il progetto
europeo. I cittadini europei potranno far propria la strategia di Lisbona solo se terrà conto
delle loro aspirazioni e dei loro timori, e a tal fine è fondamentale adottare un approccio
equilibrato.
10.
Il compito di creare le condizioni favorevoli necessarie per modernizzare con successo la
società europea compete agli Stati, ai soggetti del mercato e alla società civile. Tutti i livelli di
governo devono impegnarsi sul piano politico, in funzione del rispettivo ruolo in seno alla
società, e partecipare all'attuazione della strategia. Tutti i soggetti interessati devono altresì
prendere parte attiva all'elaborazione, all'attuazione e alla valutazione delle riforme
necessarie.
11.
Per attuare la strategia di Lisbona e le riforme che essa comporta è necessaria una definizione
più chiara ed efficace dei suoi motivi e dei suoi obiettivi di carattere generale. Occorre inoltre
suddividere questa strategia in azioni gestibili, sottolineare i vantaggi per i singoli e la
collettività di una sua attuazione riuscita, comunicare detti vantaggi a tutti i soggetti
interessati e infine incoraggiare i singoli a impegnarsi attivamente e fornire loro l'occasione
per farlo.
12.
Oltre ad essere indispensabile per la competitività e il funzionamento del nostro tipo di
società, l'istruzione offre anche una misura di prevenzione contro l'esclusione sociale. Per
assicurare una competitività solida e sostenibile, è necessario offrire ai cittadini opportunità di
formazione continua nel corso dell'intera carriera professionale. Per essere efficaci, le
strategie di formazione lungo tutto l'arco della vita dovrebbero essere associate e interagire
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…/…
- 126 con altre politiche, specie in materia di ricerca, innovazione tecnologica, occupazione, cultura
e politiche sociali.
13.
La garanzia di un lavoro dignitoso per tutti è uno degli obiettivi principali della strategia. Tale
concetto comprende l'accesso al lavoro per tutti, la non discriminazione, la parità tra uomini e
donne, i diritti e la sicurezza sul lavoro, la protezione sociale e un dialogo sociale equo.
14.
L'economia europea è stata finora caratterizzata da una sottorappresentanza femminile sul
mercato del lavoro e dalla segregazione sessuale di tale mercato, oltre che da una percentuale
elevata di donne con impieghi a tempo parziale e da una scarsa presenza femminile nei posti
direttivi. Una crescita economica sostenibile non è concepibile senza un aumento del tasso di
occupazione sia maschile sia femminile. In tale contesto, occorre mettere a disposizione dei
cittadini servizi di pianificazione familiare e di assistenza agli anziani, strutture accessibili,
abbordabili e adeguate per la custodia dei bambini, sussidi e garanzie di occupazione in caso
di maternità, nonché mettere a punto politiche miranti a eliminare le disparità retributive tra i
sessi e a permettere al maggior numero possibile di donne di lavorare a tempo pieno.
15.
È necessario eliminare ogni discriminazione sul mercato del lavoro. Lo sviluppo di una
politica comune in materia d'immigrazione potrebbe contribuire positivamente all'impegno
dell'UE per far fronte alle sfide derivanti dai cambiamenti demografici e dallo sviluppo
tecnologico.
16.
La relazione del 2004 della commissione mondiale sulla dimensione sociale della
globalizzazione (OIL) riconosce il ruolo della strategia di Lisbona nel cammino verso una
globalizzazione più equa. L'UE si è già impegnata a promuovere la dimensione sociale della
globalizzazione a livello sia comunitario sia internazionale. Alcuni elementi della strategia di
Lisbona sono stati trasposti nella politica estera dell'UE; per esempio si è posto l'accento sulla
qualità del lavoro, istituendo l'obbligo di rispettare le norme fondamentali del lavoro per
usufruire del nuovo sistema di preferenze generalizzate "SPG plus". La strategia di Lisbona
dovrebbe influire in misura molto maggiore sulla politica estera dell'UE e offrire una cornice
per l'azione comunitaria sulla dimensione sociale della globalizzazione.
17.
I negoziati commerciali a livello sia bilaterale sia multilaterale rappresentano per l'UE uno
strumento per promuovere tali elementi del modello europeo come alternativa a concezioni
economiche puramente neoliberiste, garantendo al tempo stesso che la politica commerciale
sostenga pienamente lo sviluppo sociale. I negoziati nel quadro dell'OIL rappresentano uno
dei casi in cui l'UE dovrebbe far valere la specificità del modello europeo, basato sul rapporto
che intercorre fra aspetti sociali, ambientali ed economici nonché sulla solidarietà e
sull'accesso a un lavoro dignitoso per tutti.
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- 127 18.
La realizzazione di un mercato interno dei servizi è considerata un elemento importante per
migliorare la produttività europea. La legislazione in materia di concorrenza deve tuttavia
garantire che siano rispettati in tutta Europa i diritti dei lavoratori e che non sia minacciata
l'offerta di servizi di interesse generale di qualità e accessibili a tutti.
19.
È assolutamente essenziale far sì che i cittadini comprendano pienamente i reali interessi in
gioco e galvanizzare il loro interesse per la questione. In effetti, l'obiettivo della "strategia
europea di modernizzazione/strategia di sviluppo sostenibile" (o qualsiasi altra espressione
che meglio espliciti il contenuto della "strategia di Lisbona") è di preservare questa
particolare società europea in cui essi si identificano e di migliorare le condizioni di vita e le
opportunità per le generazioni attuali e future. Non si tratta solo di un progetto economico
rivolto a un numero ristretto di beneficiari ma dell'interesse fondamentale di tutti i cittadini
europei.
20.
È altrettanto importante far sì che i cittadini europei, e i giovani in particolare, sentano che
questo processo appartiene veramente a loro: perché ciò sia possibile devono essere
consapevoli della propria importanza, del proprio ruolo, dei propri interessi e delle proprie
responsabilità in materia. Occorre pertanto impegnarsi a fondo per "demistificare" la strategia
e renderla più adeguata e vantaggiosa per i cittadini.
21.
Nel contempo è necessario creare un clima psicologico che consenta di superare la "paura
latente del cambiamento" e di promuovere la fiducia nel futuro. Ne costituiscono premesse
indispensabili lo sviluppo del "capitale sociale" e una strategia di "flessicurezza" in diversi
ambiti di vita, nei quali sarebbe opportuno promuovere attivamente lo scambio di esperienze
positive a diversi livelli e l'"imitazione creativa".
22.
Anche se la strategia del cambiamento sostenibile deve essere necessariamente concepita e
adottata a livello comunitario, per renderla adeguata occorre avvicinarla alla realtà quotidiana
dei cittadini ispirandosi allo slogan di Rio "pensare globalmente, agire localmente". Le città e
gli enti locali, le scuole e le imprese, le associazioni e le famiglie rappresentano il vero banco
di prova del successo o del fallimento delle azioni intraprese.
23.
La società civile svolge un ruolo importante, se non decisivo, nel procedere all'attuazione
della strategia e nel sopperire in modo efficace alla mancanza di informazioni. Vicine ai
cittadini, le organizzazioni della società civile possono aiutare a individuare i problemi e a
sviluppare soluzioni, fungendo da anello di collegamento tra la popolazione e le istituzioni,
comunicando con entrambe, favorendo il dialogo e le critiche costruttive e sostenendo
l'impegno dei singoli e dei gruppi.
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- 128 24.
Cionondimeno, le autorità pubbliche devono creare un contesto favorevole e hanno la
responsabilità di mettere a disposizione le condizioni e gli strumenti necessari, siano essi di
natura giuridica, strutturale, amministrativa, finanziaria, fiscale o altro, al termine di un
dialogo approfondito con i soggetti economici e la società civile. In particolare, per quanto
riguarda l'esecuzione e la valutazione dei programmi nazionali di riforma, occorre istituire
strutture e processi adeguati che prevedano la partecipazione della società civile organizzata,
delle parti sociali e degli enti locali.
*
*
*
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- 129 -
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano tutti i partecipanti o rappresentanti dei CES nazionali per il loro contributo:
Belgio
Repubblica ceca
Danimarca
Germania
Estonia
Grecia
Spagna
Francia
Irlanda
Italia
Cipro
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Ungheria
Malta
Paesi Bassi
Austria
Polonia
Portogallo
Slovenia
Slovacchia
Finlandia
Svezia
Regno Unito
Bulgaria
Romania
Conseil Central de l'Économie
Conseil National du Travail
Consiglio economico e sociale
Søren Kargaard e Leif Nielsen, membri CESE e del sottocomitato
"Strategia di Lisbona"
Göke Frerichs, membro CESE e del sottocomitato "Strategia di Lisbona"
Consiglio economico e sociale
Consiglio economico e sociale
Consejo Económico y Social
Conseil économique et social
National Economic and Social Council
Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro
Manthos Mavrommatis, membro CESE e del sottocomitato "Strategia di
Lisbona"
Henriks Danusēvičs, membro CESE e del sottocomitato "Strategia di
Lisbona"
Gintaras Morkis, membro CESE e del sottocomitato "Strategia di Lisbona"
Conseil économique et social
Consiglio economico e sociale
Malta Council for Economic and Social Development
Sociaal-Economische Raad
Beirat für Wirtschafts- und Sozialfragen
Commissione tripartita per le questioni economiche e sociali
Conselho Económico e Social
Consiglio economico e sociale
Consiglio economico e sociale
Consiglio economico
Ernst Erik Ehnmark e Jan Olsson, membri CESE e del sottocomitato
"Strategia di Lisbona"
Peter Coldrick, membro CESE e del sottocomitato "Strategia di Lisbona"
Consiglio economico e sociale
Consiglio economico e sociale
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- 130 Si ringraziano inoltre i rappresentanti dei diversi settori della società civile organizzata europea in
seno al gruppo di collegamento:
SETTORI
DELLA SOCIETÀ CIVILE
ORGANIZZATA
ORGANIZZAZIONI/RETI PARTECIPANTI
SVILUPPO
DEVELOPMENT
Confederazione europea delle ONG di emergenza e
sviluppo
European NGO Confederation
for Relief and Development
(CONCORD)
GIOVENTÙ
YOUTH
Forum europeo della gioventù (FEG)
European Youth Forum (EYF)
UGUAGLIANZA DI GENERE
GENDER EQUALITY
Lobby europea delle donne (LED)
European Women's Lobby (EWL)
ISTRUZIONE E FORMAZIONE
EDUCATION AND TRAINING
Piattaforma "Istruzione
e società civile"
Education and Civil Society Platform
VITA FAMILIARE
FAMILY LIFE
Confederazione delle organizzazioni familiari dell'UE
Confederation of Family Organisations in the
European Union
(COFACE)
ORGANIZZAZIONI E
ASSOCIAZIONI DI PROMOZIONE
DELL'IDEA EUROPEA
ORGANISATIONS AND
ASSOCIATIONS PROMOTING THE
EUROPEAN IDEA
Movimento europeo internazionale (MEI)
European Movement International
(EMI)
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- 131 -
SETTORI
DELLA SOCIETÀ CIVILE
ORGANIZZATA
ORGANIZZAZIONI/RETI PARTECIPANTI
CONSUMATORI
CONSUMERS' POLICY
Ufficio europeo delle Unioni
dei consumatori
The European Consumers' Organisation
(BEUC)
PRESTATORI DI SERVIZI
SOCIALI
SERVICE PROVIDERS
Comitato europeo delle associazioni
d'interesse generale
European Council for Voluntary Organisations
(CEDAG)
MOVIMENTO COOPERATIVO
COOPERATIVE MOVEMENT
Comitato di coordinamento delle associazioni
cooperative europee
Coordinating Committee of European Cooperative
Associations
(CCACE)
ASSICURAZIONE MALATTIA
E PROTEZIONE SOCIALE
HEALTH INSURANCE
AND SOCIAL PROTECTION
Associazione internazionale della mutualità
International Association of Mutualities
(AIM)
ARTI E CULTURA
ARTS AND CULTURE
Forum europeo per le arti
e il patrimonio (FEAP)
European Forum for Arts and Heritage (EFAH)
CITTADINANZA EUROPEA
EUROPEAN CITIZENSHIP
Forum permanente della società civile
Permanent Forum of Civil Society
PROTEZIONE E INTEGRAZIONE
DELLE PERSONE CON DISABILITÀ
PROTECTION AND INTEGRATION
OF HANDICAPPED PERSONS
Forum europeo delle persone con disabilità
European Disability Forum (EDF)
SVILUPPO RURALE
RURAL DEVELOPMENT
Associazione internazionale
ruralità-ambiente-sviluppo
International association
Rurality – environment – development
(RED)
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il punto di vista del comitato economico e sociale europeo