APRILE 1941, l’Italia occupa la PROVINCIA di LUBIANA Reprime gli atti di ostilità verso gli occupanti e l’opposizione armata ( Fronte di liberazione nazionale Sloveno ) RASTRELLAMENTI … DISTRUZIONI … ESECUZIONI … INTERNAMENTI … Per riuscire a reprimere le ostilità e la resistenza armata all’occupazione italiana RASTRELLAMENTI La Regione di Lubiana venne sgomberata per motivi di sicurezza, in modo parziale o totale, a più riprese ( 20-30000 persone ). Il 27 maggio 1942, il generale Robotti comunicò che erano da internare nel campo di Gornas tutti gli elementi sospetti della città di Lubiana come studenti, operai e disoccupati, su disposizione del duce. Per ottenere questo ingente spostamento era però necessaria l’istituzione di nuovi campi di concentramento che dovevano poter avere,a pieno regime, una capienza di almeno 20.000 persone (comprese donne e bambini). DISTRUZIONI Durante l’estate del ’42 nel territorio di Velika kapela venne dato l’ordine di deportare tutta la popolazione e di appiccare il fuoco ai villaggi circostanti. Nel corso di questa operazione furono condotti nei campi di concentramento 9.416 persone. . .nella parrocchia di Jelenje,furono bruciati 5 villaggi con 632 case. Durante l’occupazione italiana; 12.773 edifici furono completamente distrutti, mentre altri 8.850 furono danneggiati. In un territorio di soli 4450 kmq. ESECUZIONI Dietro di sé, l’occupazione italiana in Slovenia lasciò un tragico bilancio costituito da: 2.500 civili fucilati sul posto durante i rastrellamenti, 103 massacrati in vario modo, 900 partigiani uccisi, nonché le decine di ostaggi uccisi per rappresaglia ed i 7.000 morti nei campi di concentramento italiani. INTERNAMENTO Metodo di prevenzione, utilizzato dagli stati in guerra, per neutralizzare non solo soldati o agenti degli eserciti avversari, ma tutte le persone ostili, in particolare stranieri, che risiedessero stabilmente al loro interno. L’INTERNAMENTO DELLE POPOLAZIONI SLAVE CIRCOLARE “N°3C”: Punti fondamentali: 1. “Internare, a titolo protettivo, precauzionale o repressivo le famiglie da cui siano o diventino mancanti maschi validi di età compresa fra 16-60 anni”. 2. “Si procederà a designare degli ostaggi che risponderanno colla loro vita di aggressioni proditorie e militari, nel caso non potessero essere identificati, entro le 48 ore, gli aggressori.” CAMPI ITALIANI PER SLAVI Secondo dati dello Stato Maggiore Italiano, tutti gestiti dall’esercito: ARBE ( Rab, isola croata ) COLFIORITO ( Perugia ) GONARS e VISCO ( Udine ) CHIESANUOVA ( Padova ) MONIGO ( Treviso ) RENICCI-ANGHIARI ( Arezzo ) CAIRO MONTENOTTE ( Savona ) IL CAMPO DI MONIGO Il campo di Monigo fu ricavato all’interno di una caserma militare costruita pochi anni prima della seconda guerra mondiale. All’interno del campo si trovavano 7 costruzioni recintate da un muro alto 4 metri. Entrò in funzione a partire dai primi di luglio del 1942; al suo interno giunsero esclusivamente sloveni della provincia di Lubiana e croati presi durante le operazioni militari al confine tra Slovenia e Croazia(Cabar). Maschi e femmine erano divisi in 2 gruppi e vivevano in zone opposte del campo. Gli internati dormivano in camerate che contenevano 40-50 persone in una situazione igienica pietosa. Erano sottoposti ad almeno un appello al giorno e per chi non si presentava c’erano delle severe e dure punizioni. LA VITA NEL CAMPO Dal punto di vista alimentare gli internati avevano diritto al giorno a : 150gr. di pane, 66 gr. di pasta o riso, 100 gr di carne con osso (2 volte la settimana) 20 gr di surrogato di caffe, 15 gr di zucchero, 13 gr di lardo, 15gr di conserva di pomodoro, 40gr di formaggio (5 volte la settimana) e un supplemento di una lira da spendere nell’acquisto di frutta all’interno dello spaccio del campo, che veniva gestito dalle guardie che approfittavano delle condizioni degli internati vendendo a prezzi esorbitanti i generi alimentari. I decessi erano causati per lo più dalla mancanza di cibo e dalle malattie. Quelle riscontrate maggiormente erano: tubercolosi, broncopolmoniti, scabbia, atrofia muscolare e dissenteria. L’arrivo del 1943 segnò lo sgombero degli internati verso altri campi ma anche il ritorno di molti di loro alle loro case in Slovenia. IL NUMERO DEGLI INTERNATI Il campo entra in funzione nel luglio del 1942: per primi arrivarono 249 studenti di Novo Mesto. Il 6 agosto 1942 sono presenti 1540 uomini e 62 donne. LE CIFRE Dati forniti dalla Santa Sede: la cifra oscilla tra i 3500 (di cui 700 bambini) nel novembre del ’42 e i 1136 stimati dallo Stato Maggiore il 16 dicembre dello stesso anno. Cifre di in un giornale clandestino -“notizie da oltre il filo”- 15 marzo 1943: 3122 presenze suddivise in 1058 uomini (molti gli anziani), 1085 donne 513 bambini maschi e 466 bambine; 42 bambini vennero alla luce nel campo e in alcuni casi morirono. I DECESSI Fino al 31 marzo del 1943, dai dati forniti dal comando del campo, i morti furono 67 mentre da quella data al 30 giugno i decessi furono 58 fino a raggiungere, durante tutto il periodo di funzionamento del campo, il totale complessivo di 187 morti, 54 dei quali bambini. Tutti i morti furono seppelliti nel Cimitero Maggiore di Treviso (S.Lazzaro) in due grandi fosse (una per gli adulti ed una per i bambini) e ad ogni persona venne assegnato un numero progressivo.