La poesia di Giacomo Leopardi “ La quiete dopo la tempesta “ è stata scritta tra il 17 e il 20 settembre 1829 mentre si trovava a Recanati nella sua casa natale e fu pubblicata per la prima volta in Firenze nel 1831 e poi nell'edizione Starita nel 1835. Per comprendere cosa abbia ispirato Leopardi per la creazione di quest'opera, basta ricondurci alla data della sua stesura. Infatti il mese di settembre porta sovente forti e burrascosi temporali che finiscono dopo poco tempo,con il ritorno del sereno che rende pulito e nitido il cielo. Questo di Leopardi è un capolavoro nel quale alla descrizione fisica della realtà naturale del dopo tempesta segue la sua concezione della vita. L'opera di appartenenza sono i canti pisano-recanatesi, che fanno parte della raccolta dei grandi Idilli. La poesia è composta da una struttura metrica formata da 3 stanze per un totale di 54 versi, in versi endecasillabi e settenari liberamente alternati ; c'è una differenza sostanziale però nell'uso dei dueversi, poiché gli endecasillabi rendono un ritmo rilassato e pacato mentre i settenari danno un ritmo mosso e variabile Sul piano metrico ritmico vanno notate le cesure nei versi 4/5/8/13/19/23/34/38/41/45/50/53 segnalate talvolta da virgole talvolta in punti. Ci sono sinalefi, come nel verso 1 “ passata è “ e nel verso 41 “ nembi e “. Ci sono diversi esempi di rime. Nei versi 1-2 rima al centro sottolinea il contrasto fra quella tempesta passata e questa gioia presente . Rime baciate nei versi 5-6; 17-18; 29-30; 51-51; 53-54. Rime alternate nei versi 13-15 e rime chiuse o incrociate nei versi 13-16 e 21-24. Si riscontrano anche molti enjambement nei versi 4,47,50,14,15,22,23,33,34,39,40,45,46,52,53 la moltitudine di tanti legami logico-sintattici è dovuta al fatto che questi servono a rappresentare il libero fluire dei pensieri del poeta e anche a dare collegamento al discorso. allitterazione nei versi 9 e 10 del suono /r/ per suggerire l'idea dei rumori che scandiscono il ritmo della vita del borgo; nei versi 21 a 24 c’è l'allitterazione del suono /rr/ per riprodurre i rumori riprodotti dalle attività umane. Il suono prevalente della lirica è la vocale /a/ chiara e aperta che si armonizza con l'immagine del paesaggio che si illumina per la breve sensazione di sollievo nel borgo come nei versi 25 a 30., onomatopea nel verso 23 “ tintinnio dei sonagli “. anafore: “E” nei versi 7-16-22-35-46 e “se” nei versi 52 e 53. Ci sono iperbati nei versi 7- 24-31-54. Ci sono duplicazioni nei versi 8 e 19. anastrofi nei versi 1-3-7 per dare ancora di più una sensazione di angoscia. metafora “piacer, figlio d’affanno” v.32, infatti il piacere non esiste ma è una momentanea cessazione del dolore che nasce ed è frutto dalla paura appena passata ; sineddoche di parte per il tutto “cor” nel verso 8 . personificazione nel verso 9 “o sol“, chiasmo piccolo nei versi 8 e 25 “ogni cor rallegra- si rallegra ogni cor”” “che incornicia il quadretto delle presenze umane e ne conferisce allegria e dinamismo , invece si incontra un chiasmo di tipo semantico nei versi 35/36 “ morte vita“. C'è un antifrasi nel verso 42 “ natura cortese “. Molteplici sono le domande retoriche nei versi 26 e 27,28 e 29 , 30 e 31 queste fanno sì che il poeta si interroghi sul senso della vita facendosi domande esistenziali. C'è anche una personificazione nel verso 19 “ ecco il sol che ritorna, ecco sorride“. Ci sono anche innumerevoli apostrofi come nel verso 29 – 27. Nella prima parte i periodo sono semplici. Infatti prevale la paratassi, invece nella seconda i periodo sono più lunghi . Per ogni strofa è possibile riscontrare un diverso campo semantico. La prima strofa contiene un campo semantico della felicità. A questo appartengono nomi come “festa”, “chiaro”, “rallegra”, “felice” e acoronare il tutto si riscontrano suoni vaghi ed indefiniti. Nella seconda strofa il campo semantico è del tutto antitetico, soprattutto a causa della presenza di termini come “offese”, “fredde” “tacite”, “morte”, “vana”, “mali”. La terza stanza riprende invece entrambi i campi semantici. Il rapporto tra i campi semantici è chiaramente dunque in opposizione, contrasto da cui scaturisce la bellezza poetica del canto. La poesia gira attorno al concetto che la vita è solo un dolore e il piacere consiste nel breve intervallo tra un dolore e l'altro, quindi la soluzione per non soffrire più è la morte. Infatti la poesia indica che,passato il lasso di tempo felice, che in questo quadretto è rappresentato dalla fine della tempesta, si ritorna alla ricerca del piacere che è sempre però momentaneo. La felicità dunque potrebbe essere colmata solo tramite la giovinezza e la vita immortale. Il tema della poesia è dunque nascosto nel titolo. Infatti “ la quiete dopo la tempesta “ fa pensare al sereno che segue il temporale e la prima strofa conferma questa impressione ed idea. La base concettuale di quest'opera è data dalla teoria del piacere: il piacere ha un'essenza soltanto negativa perchè consiste nel sollievo al cessare del dolore e nell'aspettativa di qualcosa di futuro. Quindi dipendedal fato maligno e dalla natura che è una madre benigna. Nella poesia ritroviamo immediatamente già dalla prima strofa una scenografia dei toni idillici “ un quadretto agreste “, che in questo caso è rappresentato da uno scorcio di campagna che ritorna alla vita, ma soprattutto al sereno dopo l'imperversare di un temporale. prima strofa: descrizione del paesaggio. Leopardi descrive il ritorno alle attività quotidiane dopo il temporale, ovvero ciò che accade appena è passata la tempesta ; i vari personaggi riprendono le azioni quotidiane, dalla gallina che ripete il suo verso al viaggiatore che ripiglia il suo cammino . Leopardi qui insiste sul fatto che il piacere che segue allo spavento della tempesta è così poco che diventa niente in confronto al dolore che domina nella natura . Nella poesia Leopardi sviluppa questa similitudine: come dopo la tempesta segue il sereno, così dopo il dolore segue il piacere, ma quel piacere è così breve che si riduce a niente. Seconda strofa : la riflessione . La seconda strofa si apre con un verso costituito da una singola frase di constatazione della felicità altrui ( Si rallegra ogni core v 25 ) ha subito un ritmo più lento , che si adatta alla pausa interrogativa della voce poetica e corrisponde al passaggio tra osservazione e riflessione fino a giungere agli ultimi versi che presentano una visione naturale catastrofica. In fine le domande retoriche sono scandite dalla figura retorica del parallelismo ( verso 32 piacer figlio di affanno ) che sintetizza la visione del mondo del cantante . La strofa è strutturata su due osservazioni che, primo, constatano il piacere nell'uomo dopo l'affanno, secondo, spiegano la natura e l'origine del piacere. Questa strofa è costruita su una successione di interrogative che segna il passaggio dall'esempio specifico (temporale) al discorso generale dove la tempesta diventa metafora dei pericoli ben più vasti e straordinari che minacciano gli uomini; la strofa ha, come chiave interpretativa, il verso "Piacer figlio d'affanno. Terza strofa: le conclusioni. Dopo il paesaggio agreste e la riflessione sull'affanno dell'uomo, la terza strofa chiude il ragionamento leopardiano in maniera cupa e sarcastica dicendo che la natura non è affatto benigna (verso 42) nei confronti dell'uomo e che il piacere è un dono casuale e inaspettato . La terza strofa fa perno su due momenti di ironia: primo, sulla natura che, per amore del genere umano, sparge pene e, secondo, sulla specie umana, così cara agli eterni che solo la morte può liberare dai dolori; gli enunciati che rivelano la realtà filosofica e contengono l'apostrofe (accusa) diretta alla natura smascherano con un brusco effetto di contrasto la serenità delle immagini di apertura. Anche questa lirica fu scritta nel 1829, poco prima de “Il sabato del villaggio. Lo scenario è ancora quello di Recanati, con le sue voci e le sue immagini di vita reale, cadenzate sul ritmo delle umili azioni quotidiane. Un violento acquazzone estivo ha sconvolto per un po’ la calma consueta del paese suscitando scompiglio, ma quando esso è passato, tutto torna come prima, anzi più gioioso e festoso di prima, come se ogni cuore si rallegrasse per un pericolo scampato. Il poeta, con la sua sensibilità, avverte questa gioia nuova, ma ne trae riflessioni amare sulla vita e sull’uomo. In questo canto, descrizione e riflessione si fondono poeticamente. Se ci fosse solo la <<descrizione>>, la poesia si ridurrebbe a un suggestivo quadro del paese di Recanati che riprende il suo ritmo di vita dopo la furia del temporale; se ci fosse solo la <<parte riflessiva>>, il canto si ridurrebbe a una breve poesia di tono pessimistico. Descrizione e riflessione unite insieme, invece, si completano e si esaltano a vicenda: infatti la descrizione dà spunto a riflessioni con punte di sarcasmo e di ironia. E appunto da questo contrasto scaturisce la bellezza poetica del canto. Marco Lazzaro Maria Esposito Valerio Venturelli