Federica, Giorgia, Michela e Mirko “Ikea” e “Cotto e MangIato” A ROMA Anno scolastico 2012/2013 Catalogo abitazioni nella RoMa IMpeRIale… LA DOMUS ITALICA : tipica casa signorile di città; strutturata su un piano, di forma quadrata al centro del quale c’era l’impluvium, una vasca che serviva a contenere l’acqua piovana che cadeva dall’apertura apposita nel tetto. Era formata da un solo atrium circondato da poche stanze, come la cucina (culina) e il tablinum, ossia una stanza nella quale si ricevevano gli ospiti. Nella parte posteriore dell’abitazione era presente il peristillium, un giardinetto circondato da un colonnato sotto il quale c’erano le porte che davano alle camere da letto (cubicula) e alla sala da pranzo (triclinium). La Domus possedeva inoltre una seconda uscita di servizio detta posticum sul retro per permettere il passaggio della servitù e dei rifornimenti senza ingombrare l’ingresso principale. L’INSULA, LA CASA POPOLARE : questi edifici nascono nell’Urbe con la necessità di costruire tanto in poco spazio, visti gli alti costi delle terre. Le insulae sfruttavano lo spazio in altezza raggiungendo anche i sei piani, come gli attuali condomini, permettendo un loggio a molte famiglie. Al piano terra si trovano i negozi chiamati tabernae; dal piano superiore in poi si trovavano gli appartamenti di vari dimensioni, spesso subaffittati. Al centro della struttura si trovava un cortile con una fontana per gli inquilini. Gli svantaggi dell’abitazione erano l’accesso difficoltoso all’acqua nei piani più alti e la lontananza con le uscite di sicurezza in caso di incendi. Il mobilio tipico della casa plebea è semplice quanto della domus: cassepanche (capsa), piccoli letti (cubicula) spesso incassati nei muri, sgabelli (scabellum) e un tavolo e qualche armadio. ….gIaRDInaggIo GLI HORTI: Possedevano, per quanto riguarda le piante, solo poche varietà perché la selezione che ha portato all’odierna specie non era ancora iniziata. Non c’era distinzione tra giardino e l’orto: lo stesso nome, Hortus, indicava sia la coltivazione estetica che quella alimentarmene funzionale. Elemento indispensabile era l’acqua: già si usava mettere giochi di fontana e sculture che creavano stupendi ninfei e piccoli ruscelli percorrevano il prato in canaletti di marmo. Nel giardino era essenziale che ci fossero anche animali, soprattutto uccelli ornamentali. Ricette fantasiose e veloci LA CUCINA ROMANA: Fin dall’antichità la dieta romana fu improntata dal consumo di prodotti locali, vegetariani come farinacei e ortaggi. Il piatto più consumato era il puls, una specie di polenta preparata con la farina di farro o con quella di grano che talvolta veniva accompagnata da contorni di verdura, latticini di carne. Altro alimento importante era il pane, una focaccia piatta di farina di grano cotta sulla brace. Con il passare dei secoli, la cucina in epoca imperiale divenne sempre più complessa, e spesso gli stessi invitati si scandalizzavano per le ricette bizzarre. Di quest’epoca tra tutte le ricette la più famosa è il garum, una salsa di pesce prodotta con la sovrapposizione in un’anfora di vari tipi di pesci alternati con erbe aromatiche. I principali alimenti dei cittadini romani erano radici, cipolle, cavoli, lattuga, fave, ceci, lupino, sesamo e cereali. Si mangiavano spesso pesce di mare conservato sotto sale. La carne era riservata ai ricchi e a quelli che potevano cacciare. Stile fashion e galateo a tavola A volte una pioggia di petali di fiori cade dall’alto, mentre dal pavimento esala l’aroma dell’infuso di verbena. L’attenzione nei confronti dei profumi e delle spezie odorose è oltretutto da intendersi come codice comunicativa della familiarità oppure di amicizia. Il sistema alimentare costituisce una pratica culturale e dunque svela le ineguaglianze sociali oppure etniche. La tavola è posta al centro della sala, in quanto rispecchia la credenza nella centralità della terra rispetto all’intero universo. Fino a sera i Romani mangiavano solo poche cose, rapidamente. I ricchi cominciavano la cena alle tre del pomeriggio, andando avanti sino al calar della notte. I poveri si nutrivano nelle caverne perché non avevano un posto nelle loro insulae dove cucinare.