-MSGR - 20 CITTA - 24 - 29/04/14-N:RIBATTERE 24 Questioni di gusto Martedì 29 Aprile 2014 www.ilmessaggero.it Storie di signore della cucina nel saggio di Barzini Camponeschi Piazza Farnese 50 Roma- tel.06.6874927 chiuso domenica (aperto solo a cena) Prezzo medio: da 70 euro Sì Un felice tocco “old fashioned” No Qualche piccola veniale concessione alla clientela internazionale CUCINA: 6666666333 AMBIENTE: 6666666633 SERVIZIO: 6666666633 CANTINA: 6666666333 Stefania Aphel Barzini dedica un saggio agli angeli del focolare dalla servetta di Artusi alle sorelle Gosetti e la romana Ada Boni Piccole e grandi cuoche dietro ai Fornelli d’Italia IL LIBRO alla donna, Angelo del focolare, regina dei fornelli e alla sua contrastata storia in cucina dall’unità d’Italia ai nostri giorni, che Stefania Aphel Barzini ha voluto dedicare un libro ricco di testimonianze. In Fornelli d'Italia (Mondadori, 15,90 euro) l’autrice muove i suoi passi seguendo le storie di piccole e grandi cuoche, autentiche testimoni e interpreti del loro tempo. Di fatto, in questo libro “braudeliano”, nel senso di un metodo che parte dalla vita delle donne in cucina, la lettura di questi ultimi centocinquanta anni di storia nazionale si arricchisce di spunti gustosi. È LE ORIGINI Si parte, come è giusto, da Pellegrino Artusi, nume tutelare dell’unità d’Italia dei fornelli, per spostare però subito l’attenzione su Marietta Sabatini, la “servetta” come si diceva sul finire dell’800, assunta per sperimentare e spignettare ogni giorno sulle ricette che una serie di lettrici entusiaste inviano ad Artusi, col risultato che La Scienza in Cucina e l'Arte di Mangiare bene, dalle originarie 100 ricette arriva ad averne 790, inaugurando un modello zucken- berghiano ante litteram di social forum della gastronomia. Siamo in un momento di passaggio importante nella nostra vita sociale, perché il consolidamento delle borghesia, rovescia il modello del cuoco di tradizione aristocratica, sostituendolo con la brava casalinga. Non a caso porta la data del 1900 Come posso mangiare bene? un testo tutto al femminile firma- Tocco di classe I piaceri della carne secondo Mastroddi Imminente il suo libro per i piaceri della carne, «quella che si compra dal macellaro», precisa l'autore, il gagliardo Annibale Mastroddi, poeta di una cucina perduta con bottega in via di Ripetta. Una delle ricette (molte sono scritte con la moglie Fiorenza) è semplicissima e gustosa. Si prendono dei nodini di vitello tagliati “alti”, si battono bene e si liberano dai nervetti e si mettono in padella con burro bello bollente, coperti da salvia e rosmarino tritati. Una sfumata di vino e poi altra mezz'ora in brodo fino a raggiungere cremosa tenerezza. to da Giulia Ferraris. Parte da qui un filone che attraverserà tutta la storia a venire – fino ai fenomeni catodici alla Benedetta Parodi e Antonella Clerici – e cioè quello delle ricette a uso delle famiglie. Si possono in questo senso citare personaggi come Giulia Lazzari Turco, autrice di numerosi volumi, come Il piccolo focolare. Ricette di cucina per la massaia economa, così come le riviste per signorine, di cui Cordelia,direttadalla fiorentina Ida Bacciniè capostipite. Trippa e amatriciana tra soufflé e foie gras Giacomo A. Dente [email protected] IL RISTORANTE a “nouvelle cuisine”, quella vera, non quella dei modi superficiali di dire di molti che la confondono con qualunque cosa esca un poco dal seminato gastronomico, nasce, fra l'altro, da un pensiero dello chef Paul Bocuse che in un suo libro raccontava di come si recasse ogni mattina al mercato di Lione per scegliere quello che offriva di meglio prima di decidere cosa mettere in tavola. Ora, certo Alessandro Camponeschi non è Bocuse, ma rallegra vederlo già di prima mattina “capare” dal banco del giovane e passionale Alessandro Conti, il figlio della mitica Sora Maria, i prodotti giusti per la sua cucina. Una cucina che si mantiene in continuo bilico fra due passioni forti. La prima, che deriva dalla lezione del padre di Alessandro, il bravissimo Marino Camponeschi, è tutta sbilanciata L © RIPRODUZIONE RISERVATA Hostaria Romanesca Campo de’ Fiori 40 Roma-Tel.06.6864024 In mezzo ai banchi del mercato la simpatia di Francesca e una cucina verace che conquista IL LATO ROMANO Alessandro Camponeschi cura le ricette romane Osteria La Quercia Piazza della Quercia 23 - Roma Tel.06.68300932 Piatti romani e simpatia ma qualche proposta potrebbe avere più grinta I BEST SELLER Un avvolgente Lizzano rosso per il brasato di manzo Fabio Turchetti [email protected] IL VINO Gli anni'50 e '60 portano quindi alla ribalta nuovi modelli, la pubblicità, Carosello, ma anche un best seller editoriale come il Talismano della Felicità della romana Ada Boni e la rivista “cult” Cucina Italiana delle sorelle Gosetti, tutte lombarde doc. Come Nadia Santini, non citata nel libro, che ha portato il Pescatore di Canneto sull'Oglio ai vertici di tutte le classifiche gastronomiche. Cuoca reale, Nadia, cuoca virtuale (rivelazione del libro) invece quella Lisa Biondi, dispensatrice di ricette, ma del tutto inesistente come persona: un geniale “marchio” a disposizione dei pubblicitari dietro al quale si celava tutto un pool di esperti. G.A.D. su proposte del repertorio classico, alla Escoffier. Ed ecco allora il caviale, il foie gras con riduzione di Marsala, i gamberoni al curry con riso Basmati, la Chateaubriand in salsa bernese, le lumache alla borgognona, tutti impeccabili, così come impeccabile è il ventaglio di proposte di caccia, una voce poco praticata in città, con fagiani e pernici tutte di qualità. Insomma, un “restaurant” solido, di lusso, come una volta, con affaccio privilegiato su Palazzo Farnese, servizio impeccabile. Ma sarebbe far torto all'altra anima del locale dimenticare la vena schietta e romanesca, come gli ottimi vini lanuvini, di Alessandro, capace di rallegrare non di meno (forse ancora più) con trippa, carciofi, vignarole, amatriciane, con quel giusto “quid” giocoso di “ignoranza”, indispensabile per dare ai piatti la grinta della memoria. Prima di tornare alla perfezione antica dei soufflè della casa o dell'imperdibile zabaione montato a mano. Lizzano Mano Rossa Cantine Lizzano Prezzo: 15 euro 6666666333 © RIPRODUZIONE RISERVATA onfrontarsi con la Puglia, durante e dopo il Vinitaly, è ormai una costante, non fosse che per la grande produzione che da sempre la caratterizza. Una volta però sottolineata, come sempre, la quantità che anche nel 2013 l'ha posta al primo posto enologico dello Stivale, vanno rimarcate anche la qualità e la varietà che la vedono da diversi anni sotto gli occhi dei riflettori più attenti, collocandola fra i portabandiera della vitivinicoltura meridionale. Tante varietà di uva rese oggi al meglio, molteplici sperimentazioni, recuperi di vitigni pressoché abbandonati, un rapporto C qualità-prezzo che continua a risultare fra i più vantaggiosi, cooperative sociali finalmente affidabilissime, rendono i molti assaggi annualmente capaci di diverse sorprese, oltre che di molte conferme. Anche quest'anno non poche le degustazioni che in anteprima si sono rivelate foriere di soddisfazioni, comprese appunto quelle di una cantina sociale: quella di Lizzano, nel Tarantino, sorta nel 1959, che nell'ambito di una gamma di buon livello propone ovviamente anche questa selezione di Lizzano Rosso, dai ricordi nitidi di ciliegia sotto spirito, confettura di frutti di bosco, prugna cotta e liquirizia. Morbido, avvolgente, corposo e persistente al palato, darà il meglio su un tenero brasato di manzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cibo da strada diventa un fenomeno “stellato” LA TENDENZA iciamolo pure, lo street food è diventato una moda. Indotto dalla crisi economica, certo, ma anche dal bisogno mediatico di “qualcosa di nuovo” di cui parlare, vista la diffusa overdose di enogastronomia. Perciò chiamiamo una cosa che esiste da secoli con il termine street food: la locuzione “cibo da strada” – che peraltro meglio rappresenta la sua anima popolare – svelerebbe la “non novità”, cioè il fatto che già nell’antica Roma la gente mangiava in questo modo, e che persino Pinocchio, nel paese dei Balocchi, prese lo zucchero filato da un chioschetto ambulante. In effetti il motivo che da millenni porta la gente ad amare così tanto il cibo da strada è in buona parte roman- D tico, legato com’è al piacere di mordicchiare qualcosa mentre si fa una passeggiata in compagnia, godendosi un panorama o guardando i negozi. È questa dinamica distratta di consumo che spiega perché nel tempo siano rimasti in vita anche quegli ambulanti che offrono dei prodotti di bassa qualità; tuttavia il tam tam mediatico enogastronomico, al netto della moda e del fatto che i programmi televisivi spesso si servono della tavola come semplice pretesto per innescare i consueti meccanismi da audience (gara, chiacchiere e polemiche), ha dalla sua il fatto di aver comunque elevato la capacità critica della gente rispetto a ciò che mangia. Così che anche il semplice hot dog del chioschetto viene consumato dal pubblico con maggiore attenzione al gusto. Sfruttando questa tendenza, ne- gli ultimi tempi diversi marchi importanti stanno portando per strada i rispettivi prodotti di fascia alta, consci che questo sia un modo nuovo per vendere. Il mercato è così ampio che la Piaggio ha previsto degli allestimenti in grado di trasformare un loro veicolo commerciale a 4 ruote, se non il famoso Ape Car, in un chiosco ambulante. I CHIOSCHI TRA INDIRIZZI STORICI E CHEF AMBULANTI LA PIAGGIO RILANCIA UN’APE CON PIASTRE FRIGO PER I GELATI E MACCHINA DEL CAFFÉ «Possiamo rispondere in maniera flessibile alle esigenze dei clienti inserendo delle piastre di cottura e dei piccoli forni, ma anche dei pozzetti ventilati da gelato e delle macchine per il caffè», ci dice appunto la Piaggio. In ambito ristorativo spicca la proposta di Romeo, il ristorante romano nato dal sodalizio fra Cristina Bowerman – chef stellata del ri- storante Glass Hosteria – e Pierluigi Roscioli, proveniente dalla storica famiglia di fornai e salumieri della capitale, che s’è inventato l’Ape Romeo, un chioschetto ambulante con dei panini gourmet tra cui uno a base di lingua, ma anche la bagel con il salmone, i cetriolini, la creme cheese e la cipolla rossa, oppure l’hamburger di manzo marinato. Il “Romeo chef & bakery”, oltre a girare liberamente per la città, si sposta anche su richiesta: dove si sta tenendo un evento o davanti a un ufficio, così da offrire una pausa pranzo diversa dal solito (ieri stava alla sede di Telecom, la settimana scorsa di fronte alla Rai di Saxa Rubra). Sempre per Roma girano altri chioschetti ambulanti di qualità: il “Pizza & Mortazza” e il “Mozao”, che prepara la celebre focaccina modenese – la tigella – in versione salata e dolce. Se a Napoli questa nuova tendenza ha preso poco piede, visto che lì il cibo da strada (dalla pizza a portafoglio alle frittatine) è da sempre di buon livello, e da sempre si accompagna a delle particolarità (si pensi ad esempio a “Gigino l’amico” che a Ercolano mette su dei veri e propri concerti – cantando pezzi anche suoi – mentre prepara i panini in piazza), Milano è un’altra città che sta cavalcando la moda degli “Ape food” di qualità: è il caso di “California Bakery” che si sposta per offrire bagel, sandwich, muffin e torte americane, ma soprattutto di “Bello & Buono”, i cui forni elettrici preparano margherite e panuozzi. Marco Lombardi © RIPRODUZIONE RISERVATA