Care delegate, cari delegati e ospiti, arriviamo a questa nostra assemblea con in noi ancora viva la profonda commozione suscitata dai drammatici avvenimenti di Parigi. Le immagini sgranate dei telefonini ci hanno fatto partecipi di quei momenti. Momenti prima sereni di una serata che doveva trascorrere tra musica, sport, ristoranti, quella che molti di noi, che molti dei nostri figli ed amici avrebbero potuto trascorrere in una qualunque città d’Europa; e poi, improvvisamente, la devastazione di una violenza feroce, crudele. Vogliamo aprire la nostra assemblea rimanendo in contatto con quanto è accaduto, che rappresenta una realtà inquietante che dobbiamo affrontare con lucidità, razionalità e compassione. Abbiamo assistito ad atti di efferata crudeltà , messi in atto da adepti dell’Isis, che hanno massacrato persone di ogni età, credo religioso, etnia. Di fronte a questo orrore dobbiamo chiedere al nostro Paese, all’Europa e ai suoi alleati, di essere forti e risoluti nel combattere questi fenomeni, ma dobbiamo combattere anche chi, da noi, vuole usare queste occasioni per consolidare la sua presa sulle persone attraverso la paura, il sospetto, la brutale e cinica contrapposizione. Dobbiamo rifiutare la logica dello scontro tra culture o tra religioni, non è in atto niente del genere. Premesso che non esiste un solo Islam (a partire dalla profonda frattura che divide sciiti e sunniti) e che non va confuso l'islamismo con la deriva islamista, non è un conflitto religioso quello che dobbiamo affrontare, ma una questione complessa, intricata, che è innanzitutto politica, che porta in evidenza nodi da troppo tempo e volutamente irrisolti, che chiama in causa grandi e piccole potenze che giocano le proprie carte nello scacchiere mediorientale e nell'Africa per ottenere vantaggi tattici e strategici sulla pelle delle popolazioni. A questo dobbiamo guardare e indirizzare le nostre intelligenze, mettendo in campo le nostre “armi”: la cooperazione come strumento per contribuire a costruire la pace e combattere le diseguaglianze. La cooperazione come luogo del dialogo e dell'uguaglianza, così come già è nelle cooperative. Cooperazione per crescere tutti assieme volendo creare benessere e serenità. La cooperazione ha come propria identità fondamentale l’impronta essenziale della democrazia, vive di democrazia, di mediazioni e non può che essere schierata per questa civiltà della ragione e del confronto, in difesa degli interessi dei più deboli, interessi che rappresentano solo un pretesto per chi invece vuole affermare una logica di guerra e di scontro. Noi siamo qui, questa Assemblea è qui convocata oggi, anche per rendere testimonianza di una lunga fedeltà ai valori e ai principi della democrazia e della vita, contro tutti i fanatismi fautori dello scontro, qualunque arma abbiano in mano, contro una cultura di violenza e di morte. Vi chiedo un minuto di silenzio in ricordo delle persone uccise, di condanna della violenza di cui sono state vittime e come atto di speranza e di sostegno alla causa della democrazia e della pace. 1 Signori invitati, care delegate e cari delegati, a un anno dalla celebrazione del nostro Congresso regionale ci ritroviamo insieme con l’obiettivo di valutare qual è la situazione nella quale siamo e quali passi siamo stati in grado di compiere per rispondere alla crisi che da ormai troppi anni colpisce la nostra regione e il nostro paese. Al Congresso abbiamo condiviso il lancio del cosiddetto Progetto cooperativo quale "luogo economico sociale e valoriale" in cui inserire le azioni del complesso della cooperazione, avendo come orizzonte la visione di Europa 2020 . Quel progetto punta a forti innovazioni e integrazioni, sempre più intersettoriali, tra i progetti delle singole cooperative, che ne valorizzi l’autonoma capacità di essere un soggetto economico, sociale e politico di Legacoop e della cooperazione. Al contempo vuole lanciare e ricevere ponti progettuali, alleanze convenienti e condivise con altri territori e soggetti. Un progetto che cerca di dare unità all’azione della squadra cooperativa: nessuno può bastare a se stesso né come singola cooperativa e neppure come singoli territori sia a livello regionale sia nazionale . Ma la cosa più importante è dare slancio al FARE: passando dal "Progettare e integrare " al "realizzare i progetti integrando" perché i nostri soci, i cittadini e il mercato chiedono più cooperazione e meno divisioni e campanili . Basta egoismi! La cooperazione in Emilia-Romagna ha contribuito, negli ultimi decenni, allo sviluppo economico e sociale della nostra regione in modi diversi e complessi, ed è diventata una delle presenze sociali, oltreché economiche, che caratterizza la vita delle nostre comunità. Tuttavia, particolarmente in settori come quello delle costruzioni, sono numerose le situazioni di crisi: è di ieri la richiesta di liquidazione coatta amministrativa per Coop Costruzioni di Bologna e, non più tardi di due settimane fa, stessa sorte era toccata a Coopsette di Reggio Emilia. Sono situazioni sulle quali l'insieme del movimento cooperativo ha dato grande prova di solidarietà senza che tuttavia bastasse per colmare i danni della crisi e intraprendere la strada del cambiamento. Dobbiamo guardare avanti, non per lasciare i soci e i lavoratori al loro destino, ma per costruire nuove occasioni di impresa e di lavoro. Non si possono disperdere le competenze altamente specialistiche accumulate in diversi decenni. Specialmente ora che diversi elementi inducono a ritenere che, sia pur lentamente, stiamo uscendo dalla crisi. Dobbiamo altresì evitare che i punti di crisi, gravi e numerosi, proiettino una luce grigia su una cooperazione che in tanti settori cresce, generando nuova occupazione e rappresentando delle eccellenze produttive nei settori della distribuzione, della ristorazione, dei servizi, in tutti i settori in cui siamo presenti. Slide 1: La crisi si avvia alla conclusione il PIL nazionale viene dato in crescita per il 2016, e pare un dato consolidato… Slide 2: In Emilia Romagna si è interrotta la caduta del PIL Anche in Emilia-Romagna ci sono segnali positivi, come potete vedere, nei dati 2014, mentre nel 2015 ci dovremmo attestare sull’1,5%. Slide 3 Incidenza di Legacoop sul totale dell’economia e sul totale della 2 cooperazione Siamo ancora, nonostante la crisi, una presenza determinante nell’economia regionale e in questo modo giochiamo anche un ruolo importante in un quadro nazionale: il mondo Legacoop produce oltre il 12% del fatturato delle imprese di questa regione e oltre il 70% di quello delle cooperative Slide 4 Variazione degli Occupati 2008-2014 Anche durante la crisi, le nostre cooperative hanno rappresentato un elemento di freno alla crisi e hanno svolto un ruolo anticiclico, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione: in questi 5 anni di crisi l’occupazione delle cooperative ( possiamo dire che è una tendenza dell’ACI e non solo Legacoop) è cresciuta del 5% mentre quella del resto delle imprese è calata del 5% circa. Slide 5 Variazioni dei valori di bilancio 2008-2013 Sia in Italia sia in Emilia Romagna vi è stato un saldo positivo di tutti i valori di bilancio delle associate Legacoop, sia a livello nazionale sia a quello regionale. Slide 6 In Emilia saldo positivo dei valori di bilancio nonostante una serie di gravi fallimenti e concordati. I dati ci dicono che nei 5 anni più terribili della crisi molte risorse sono state bruciate ma molte sono state prodotte ed il saldo alla fine è positivo, per tutti i parametri. Naturalmente questi sono dati aggregati e nei prossimi mesi faremo analisi più dettagliate ma il dato in sé testimonia di un contributo positivo del mondo della Legacoop, alla società regionale, grazie ai grandi patrimoni sociali ed imprenditoriali accumulati nel tempo. Slide 7 i nostri soci. Anche per quanto riguarda la nostra presenza sociale più specifica, il numero dei soci, possiamo dire di avere non solo tenuto ma nel caso delle Coop sociali e di servizio e del consumo, di avere avuto un notevole incremento. Con le sociali e i servizi sappiamo di offrire ai segmenti più deboli del Mercato del lavoro un punto di riferimento. Slide 8: nonostante le perdite subite il saldo è comunque sempre positivo Cosa e dove abbiamo perso: come vedete la situazione è molto diversificata ma il cuore è rappresentato dalla crisi delle costruzione e loro filiera…. Slide 9 Calo della redditività della gestione caratteristica. Ma il dato strategicamente più preoccupante è quello del calo pesante della redditività nella gestione caratteristica, che testimonia come l’imprenditoria cooperativa, pur di garantire i livelli occupazionali, comprime fino al limite i propri margini, svolgendo in tal modo e consapevolmente un ruolo di improprio ammortizzatore sociale. Di questo dovremo discutere seriamente: di fronte a questo ruolo sociale cruciale non dovrebbe esserci un riconoscimento anche in termini di sostegno? Altroché la polemica sulle nostre tasse non pagate (anche questa una bufala come dimostrano i dati Euricse…): la cooperazione continua a svolgere un ruolo sociale decisivo e senza la sua presenza la qualità del tessuto sociale e della coesione anche civile è senz’altro inferiore. Questo è il nostro contributo. Con la tavola rotonda che seguirà abbiamo voluto esemplificare proprio la complessità di questa situazione nuova per noi, la sua dinamicità, le sue potenzialità e le sue ovvie difficoltà. 3 In questi ultimi anni una delle critiche più insistenti che ci sono state rivolte è quella di aver abbandonato i nostri valori e di esserci rivolti solo ai risultati economici. Anche in parte delle nostre basi sociali siamo percepiti come parte integrante di un sistema che si difende e che non vuole cambiare, che si intreccia in modo negativo con il potere politico. Le cose non stanno così: è prima di tutto dalle nostre cooperative, particolarmente forti e radicate in questa regione, che viene una forte e continua spinta al cambiamento e all'innovazione in un quadro di rafforzamento delle istanze valoriali. Il fatto che si dia vita a un colosso, a un gigante della grande distribuzione italiana come la nuova Alleanza Coop 3.0, un esito che noi consideriamo estremamente positivo, sta a dimostrarlo. Alleanza Coop 3.0, infatti, non è solo un'operazione con importanti risvolti industriali, ma costituisce l'opportunità per affermare con più forza il grande contenuto sociale di una iniziativa che porta con sé anche un rinnovamento dei valori di fondo e che parla a tutta la società e ai territori dov’è radicata. Questo modo di intendere la cooperazione, il suo bisogno di rinnovarsi, fortemente sollecitato dalle nostre stesse cooperative, non è solo nostro, fa parte di un patrimonio che è mondiale: siamo parte di una forza globale che è protagonista, e potrebbe esserlo anche molto di più, nella tutela delle parti più deboli della popolazione. Ormai si stima che quasi un miliardo di persone facciano parte nel mondo di imprese cooperative con vari patti mutualistici e tutti si riconoscono in alcuni principi essenziali. È per questo che tali principi sono importanti, perché sono alla base di quello che siamo ora e perché parlano a centinaia di milioni di persone. Faremmo un clamoroso errore a non prenderli sul serio, a non farne un elemento di conoscenza approfondita e di discussione. La cooperazione nel mondo rappresenta un luogo unico nel quale si costruisce un equilibrio del tutto originale tra l’efficienza dell’impresa e la solidarietà, in una logica di sostenibilità economica ed ambientale. Slide 10 I 7 Principi Cooperativi Ad Antalya, in Turchia, dove è stata eletta nuova presidente dell'ICA la canadese Monique Leroux, alla quale inviamo i nostri auguri assieme a un grande ringraziamento a Pauline Green per il grande lavoro svolto, sono stati approvati in una forma rivista e aggiornata i principi fondanti della cooperazione internazionale che qui, per la loro importanza, voglio citare. Rimando, su questi temi a una prossima iniziativa e ai materiali che troverete in cartella. Il nostro impegno per l’ACI Siamo nelle condizioni, già nelle prossime settimane , di rilanciare con forza tutto il percorso che ci consentirà di mantenere uno dei più importanti impegni congressuali, quello di arrivare al 1 gennaio del 2017 avendo costituito l’ACI. Il 2 dicembre si terrà l'esecutivo nazionale dell’ACI che procederà all’approvazione di un documento di sintesi dei contenuti elaborati da quattro gruppi nazionali di lavoro Dopo quella data i livelli regionali saranno in condizione di definire tempi e modi per portare a termine questo straordinario processo di unificazione. Questo sarà comunque il nostro impegno come Legacoop regionale, sarà il nostro obiettivo prioritario. L’assetto al quale stiamo puntando, sulla base dei dettati e deliberati congressuali, è quello di avere una forte organizzazione regionale che faccia confluire in un unico bilancio e in un unico “libro paga” tutte le risorse umane e organizzative delle tre organizzazioni. Questo sarà il livello fondamentale della rappresentanza, che dovrà avere una indispensabile e necessaria articolazione a livello locale e territoriale.. Ma con una 4 avvertenza: dobbiamo definitivamente lasciare alle spalle vecchie discussioni ed esaltare la presenza territoriale come l’articolazione di una grande visione collettiva. Anche lo Stato e la Regione hanno avviato i proprio progetti di riordino istituzionale. Vi è una modifica profonda del precedente assetto e distribuzione delle funzioni e dei poteri tra Stato, Regioni e Comuni, dopo la definitiva de-costituzionalizzazione delle Province, lasciando spazio aperto per la ridefinizione degli ambiti territoriali e funzionali dell’eventuale ente intermedio. L’abolizione del bicameralismo perfetto e la nascita del Senato delle Regioni, insieme alla nuova legge elettorale, ridisegna in profondità le condizioni per la rappresentanza democratica, nella direzione di una maggiore incisività della funzione di governo a tutti i livelli. In questo quadro si situa anche la nostra operazione di unificazione per il rinnovamento della rappresentanza: l’ACI deve essere anche un contributo alla soluzione dei problemi strategici di questo paese, deve riuscire a garantire gli interessi dei propri associati e della cultura sociale e valoriale che rappresenta, come un pezzo importante della spinta al cambiamento.. Dobbiamo pensare all’ACI come a uno strumento che si pone al servizio dello sviluppo delle cooperative e della cultura del cooperativismo e dell’impegno solidaristico, della cultura della mutualità, innovando anche profondamente, quando è necessario. L’articolazione territoriale e settoriale dovrà essere decisa tenendo conto degli assetti istituzionali locali che emergeranno dalla riforma regionale e dovrà tenere conto, soprattutto, della presenza della cooperazione nei vari territori, della consistenza quantitativa e dell'articolazione produttiva, degli elementi di difficoltà e di quelli di sviluppo. Fare nella chiarezza questa operazione significherà fare un passo avanti anche per battere obsolete concezioni e per liberarci di inutili orpelli e di sempre ricorrenti tentazioni autoreferenziali. Le risposte alla crisi e i progetti intersettoriali Insieme al tema decisivo della costituzione dell’ACI, l’altro tema centrale del mandato congressuale è rappresentato dal lavoro sui temi del riposizionamento delle cooperative e del recupero della dimensione dell’intersettorialità, della capacità di muoversi come un insieme di imprese. Dobbiamo valorizzare quella cultura delle reti e della cooperazione tra cooperative che ha da sempre rappresentato uno dei nostri punti di forza, a volte messo in ombra da una malintesa “centralità” dell’impresa, altre volte scivolata nell’aziendalismo e nell’omologazione ad altre forme d’impresa. Al congresso abbiamo deciso una risposta strategica che abbiamo affidato a gruppi di lavoro tematici. Slide 9: i gruppi di lavoro intersettoriali e la crisi Ciascun gruppo ha un mandato preciso, soprattutto il coordinamento dei responsabili dei gruppi sta facendo emergere quei temi e quei progetti trasversali che saranno il punto di forza dei prossimi anni per rispondere alla crisi. Troverete molti dati interessanti sia nei materiali dei gruppi di lavoro che vi sono stati messi a disposizione, sia nell’opuscolo elaborato dal nostro Osservatorio sulla cooperazione che abbiamo cominciato a far lavorare sistematicamente grazie all’apporto di UnionCamere, della centrale Bilanci e di 5 due giovani e brillanti ricercatori, Tito Menzani (di cui avete trovato un pamphlet fresco di stampa in cartella) e Emanuele Felice. Alcune questioni vanno sottolineate: 1) La crisi delle costruzioni e della loro filiera. Ci saranno, nella tavola rotonda due esempi e proposte virtuose. La prima è una riflessione sulle potenzialità della riqualificazione urbana che la cooperativa Politecnica di Modena, che ha svolto una funzione di coordinamento dello specifico gruppo di lavoro regionale, ha sintetizzato in modo molto efficace; l’altra è l’attività di Sicrea la quale ha dato vita a un modello di intervento che è stato in grado di salvare alcune commesse e alcuni pezzi dei sistemi produttivi delle imprese e ripresentarsi in modo efficiente sul mercato. È una formula imprenditoriale che assomma elementi di flessibilità nella compagine societaria di matrice cooperativa e certezza nella gestione, caratteristiche che si sono rivelate preziose. Questo modello sta funzionando: non è una portaerei ma una bella nave su cui investire e questo vale per le costruzioni ma anche per il settore degli infissi dove si lavora su una ipotesi progettuale che prevede l’integrazione dei punti produttivi di Reggio, Modena e Ferrara con Imola. Dobbiamo adottare un modello similare anche per altre aree di crisi della nostra regione: sto pensando a Bologna e al resto della Romagna, dove dobbiamo recuperare, come con Sicrea, quelle parti ancora vitali delle cooperative in difficoltà. Soprattutto, non dobbiamo disperdere quel patrimonio di conoscenze e di abilità imprenditoriali e tecniche che si sono accumulate in tanti decenni di successi e di crescita e che la crisi rischia di spazzare via. Siamo dunque chiamati con forza a fare, dove già non è stato fatto, uno scatto sulla strada dell'innovazione; abbiamo bisogno di andare più a fondo nel rinnovamento e nella riforma dei nostri strumenti, costruiti nel corso di decenni di sforzi e di successi. Abbiamo bisogno di un ripensamento delle nostre strutture consortili, degli strumenti usati dalle imprese per arrivare sul mercato e gestire in modo adeguato i nuovi vincoli che esso impone. Ecco perché, di concerto con Legacoop nazionale, siamo nelle condizioni di lavorare per individuare un percorso che porti a processi di razionalizzazione funzionale dei due principali consorzi di acquisizione, quello delle costruzioni, CCC e quello dei servizi, CNS. Progetto di dimensione nazionale ma che per la cooperazione emiliano-romagnola è molto importante. Dovranno essere le cooperative associate a decidere su tale percorso: noi, anche oggi, le invitiamo a definire il più rapidamente possibile il progetto e la sua fattibilità. Anche per avere a disposizione uno strumento avanzato per costruire più larghe alleanza imprenditoriali. Nello stesso tempo stiamo anche cercando di intervenire positivamente nelle situazioni di crisi e, soprattutto, ci stiamo sforzando di dare risposte a quei soci e lavoratori che sono entrati o stanno entrando nel complesso terreno della mobilità assistita. Per esempio, stiamo collaborando e sostenendo un “Piano di intervento per favorire il reinserimento lavorativo dei lavoratori fruitori di ammortizzatori sociali o in stato di disoccupazione di imprese del sistema dell’edilizia e delle costruzioni”, finanziato con il Fondo Ministeriale per le Politiche attive del Lavoro e che la Regione Emilia Romagna ha approvato. Troverete una nota descrittiva in cartella e su di esso, presidente Bonaccini, vogliamo impegnarci a fondo. L’impegno di Legacoop in questo caso è quello di supportare un rapporto diretto tra i nostri soci e lavoratori e queste misure di intervento. Occorre recuperare il positivo lavoro del Tavolo sulla Crisi della filiera delle Costruzioni 6 tuttora attivo in Regione, per rilanciare, anche a livello ministeriale, i nuovi progetti imprenditoriali di questo settore. Noi ci stiamo movendo come vi ho appena descritto. 2) Vi sono inoltre alcuni eccezionali progetti di sviluppo e trasformazione, come quello dell’unificazione delle cooperative di consumo con sede in Emilia-Romagna di cui ho già parlato e che verrà illustrato dal Presidente Adriano Turrini. 3) Nei gruppi regionali cominciano ad emergere idee e progetti che mettono al centro la dimensione dell’intersettorialità: si tratta di un rilancio dell’accordo tra cooperative della distribuzione e le cooperative di produzione agricola; si tratta dello sviluppo delle attività legate alla mutua regionale, in collaborazione con Unipol; si tratta della sperimentazione di una collaborazione possibile con le cooperative di abitanti. Occorre pensare a un rapporto di sistema rispetto alla riorganizzazione della logistica, che potrebbe diventare un contributo di rilievo nazionale. 4) Per quanto riguarda i mercati dei servizi socio-assistenziali e sanitari: le nostre cooperative occupano, con forti elementi di innovazione, 1\3 del mercato potenziale dei servizi alle persone, soprattutto in convenzione o appalto dal pubblico. Non possiamo non porci il problema di quali strumenti dobbiamo mettere in campo per cominciare ad essere protagonisti dell’intervento in un mercato privato, fatto di risposte individuali, solitarie e in molti casi inadeguate. Su tali questioni è impegnato il gruppo regionale coordinato da Alberto Alberani e l’intervento di Franca Guglielmetti ci aiuterà a sviluppare temi di riflessione e approfondimento. Anche in questa ottica diventa strategica la potenzialità rappresentata dal salto di scala di UnipolSai. Abbiamo la necessità di pensare come integriamo in un discorso coerente dal punto di vista culturale e sociale quelli che dovranno diventare i nuovi pilastri dell’organizzazione del welfare del futuro, a cominciare da forme innovative di uso del risparmio privato in funzione delle tutele assistenziali e sanitarie. Riflettere su come innovare l'universalismo basato sulla sola spesa pubblica significa prevedere una organizzazione della domanda che può vedere nuove mutue e nuove cooperative di utenti protagoniste anche sociali del rinnovamento di una cultura della solidarietà così rilevante nella nostra regione. Sarà importante sostenere la proposta elaborata in sede CRU (Consiglio regionale Unipol) e ripresa nel “Patto per il Lavoro” regionale, di studiare la costruzione di un Fondo integrativo con carattere universalista. In questo settore diventa di grande interesse lo sviluppo del progetto di Housing sociale che vede lavorare insieme la cooperazione sociale e quella di abitanti, e che vede Legacoop e Confcooperative e AGCI unite nello sviluppare un progetto di intervento che potrebbe diventare una proposta alla Regione per un piano pensato in modo integrato tra pubblico e privato (a tale proposito, trovate un progetto elaborato da CAIRE in cartella). 5) Importante sarà lo sviluppo del progetto nuova manifattura. In particolare dobbiamo esplorare tutte le possibili sinergie tra le coop industriali e valorizzare al Massimo il progetto di Workers by out che ha consentito, sino ad oggi, di salvare in forma cooperative oltre 20 aziende e circa 1000 posti di lavoro. 6) Altretanto importante il progetto promozione cooperativa a partire dalle grandi potenzialità culturali e turistiche. 7) Il servizio internazionalizzazione di Legacoop Emilia-Romagna e Innovacoop rappresentano già oggi concrete risposte alle associate. 7 L’internazionalizzazione, che è stata ed è una delle leve decisive di risposta alla crisi non può essere improvvisata. In alcuni settori (costruzioni con la CMC, industria con Sacmi, il settore agroalimentare) la cooperazione gioca un ruolo importante. Dovremo lavorare perchè ulteriori progetti siano coordinate e svolti nella forma più unitaria possibile, anche in considerazione dei costi elevate del lavoro di preparazione e relazione. 8) Insieme a questi nuovi possibili ambiti stanno anche i grandi progetti. Per questo abbiamo chiamato Tiziana Primori e Chiara Nasi a illustrare due esperienze davvero emblematiche, la straordinaria esperienza di Cir-Food a Expo e quella che è una avventura sociale e culturale, non solo imprenditoriale, come FICO. 9) Fondamentale è accentuare la semplificazione e qualificazione delle finanziarie territoriali e di sistema : in tal senso il gruppo di lavoro coordinato da Coopfond produrrà in tempi rapidi proposte e nuovi terreni di fattibilità per individuare nuove risorse da destinare allo sviluppo . Slide 10 Il rinnovamento valoriale e di sistema Insieme a questo lavoro legato alla situazione imprenditoriale delle nostre cooperative, ve ne è anche un altro, centrato sui temi che hanno a che vedere con il funzionamento stesso della cooperativa, il modo in cui si rapporta ai soci e in cui si pensa rispetto ai valori di fondo, ai principi cooperativi. Slide 11 Al cuore di questo intervento c’è una governance rinnovata attraverso una serie complessa di strumenti (come si vede dalla slide) e che riguarda anche il rapporto nuovo tra associazione e sistema delle imprese. Ecco le nostre iniziative in questo campo. Innanzitutto vi è il lavoro sulla governance in senso stretto. Prima dell’estate abbiamo realizzato un seminario con le imprese che ci ha consentito di validare e verificare i contenuti di una proposta che un apposito gruppo regionale, presieduto da Massimo matteucci, aveva elaborato con la collaborazione di Mauro Iengo e di altri esperti. Da questo lavoro è emerso un documento che rappresenta la nostra proposta alle cooperative per l’adeguamento degli Statuti. Siamo di fronte a un passaggio delicato che ha bisogno del massimo sostegno e della più larga adesione da parte delle cooperative. Avendo scelto di prevedere che su alcuni passaggi vi sia un vero e proprio intervento normativo, abbiamo concordato con Legacoop nazionale di attivare un percorso che, a partire dai materiali già elaborati, consenta di arrivare al più presto ad una proposta di riforma degli statuti, della governance, di un vero e proprio “Codice di buona Governance cooperativa”. 1.1) Regole trasparenti e regole del mercato per battere la corruzione Qui vi è un punto cruciale che Mauro Gori, presidente di CPL Concordia, affronterà dal punto di vista di chi sta in prima linea. Su questo punto, rispetto alle vicende di CPl e della Coop 29 Giugno, abbiamo lanciato messaggi netti e forti che richiamano tutti, cooperative piccole e grandi, singoli dirigenti e singoli cooperatori, alla più stretta coerenza. Tutte sono tenute ad attrezzarsi sia normativamente con l’applicazione della 231 dove non è ancora stato fatto, sia con l’impegno alla trasparenza e al funzionamento adeguato della governance. Un supporto decisivo per la diffusione di queste nuove normative e della relativa cultura tecnica e manageriale è stato fornito dall’impegno di 8 AIRCES che deve continuare a svolgere questo ruolo di diffusione e qualificazione. Non è solo una questione di comportamenti individuali, ma anche di regole certe e trasparenti. Nello stesso tempo dobbiamo chiedere che le norme che regolano i mercati siano chiare a partire dal nuovo codice degli appalti, così com’è necessario riaggiustare il complesso tema del rapporto tra nuovo diritto penale dell’economia e il suo impatto sul sistema delle imprese. Per questo ci attrezziamo per realizzare e applicare il Protocollo di legalità nazionale, con tutte le prefetture emiliane e romagnole. Infine, voglio sottolineare l'ottima riuscita della raccolta di firme contro le cooperative spurie che tutti voi avete contribuito a portare al successo. Questa iniziativa, tanto necessaria, ha avuto un buon impatto sull'opinione pubblica e rappresenta una opportunità che dobbiamo valorizzare e concretizzare a livello normativo.. 1.2) Partecipazione e relazioni sindacali Dobbiamo rilanciare con forza il tema della partecipazione dei soci e dei lavoratori alla gestione dell’impresa e dell’organizzazione del lavoro. Dobbiamo essere i protagonisti di un rinnovamento del sistema delle relazioni sindacali che vada nella direzione della sperimentazione di possibili forme innovative di democrazia economica. In particolare in una fase come questa, densa di criticità, vogliamo costruire con il sindacato una fase di valorizzazione della specificità della forma di impresa cooperativa anche, attraverso i workers buyout, come risposta positiva alle crisi aziendali. 1.3) Aggiornamento e diffusione del “Regolamento aggiuntivo” adottato da Legacoop regionale. Nella vita interna delle nostre cooperative dobbiamo lanciare segnali precisi per l’introduzione di regole chiare per le retribuzioni, per il rapporto con i pensionati, per la massima trasparenza per quanto riguarda gli incarichi e il loro accumulo, soprattutto per le figure di vertice. Dobbiamo limitare ed evitare la concentrazione di eccessivi poteri così come la pratica della presenza costante e ripetitiva nei vari organismi di controllo. 1.4) in questo contesto appare evidente l’urgenza di procedere all’approvazione del Regolamento nazionale per il prestito sociale, risolvendo rapidamente anche la questione del Fondo di garanzia e, soprattutto, della composizione dell’Autorità di Garanzia, di cui si sta discutendo con il Governo. 2) Infine, l’introduzione di una nuova funzione di Legacoop, quella del Monitoraggio. È stato visionato dalla Presidenza un regolamento che verrà presto proposto in Direzione che consente a una commissione regionale ristretta di avere dati sistematici e aggiornati sull’andamento delle cooperative per segnalare i possibili rischi di continuità e attivare, insieme alla cooperativa stessa ed alle associazioni territoriali e di settore, tutte le iniziative possibili per intervenire tempestivamente. Si tratta di un regolamento che presuppone la volontarietà della cooperativa, la sua collaborazione; è però un passaggio necessario che anche l’esperienza della crisi ci consiglia di mettere in piedi. In questo modo dovremmo essere in condizione di suonare per tempo il campanello d’allarme e Legacoop lo deve suonare soprattutto ai soci. Di certo non possiamo pensare di continuare a operare lavorando di rimessa, con le cooperative che chiedono di attivare le risorse associative finanziarie e relazionali solo quando la crisi è esplosa ed è diventata difficilmente gestibile. Sulla base di queste proposte, si delinea un progetto di riforma della governance e del funzionamento delle cooperative che punta all’interno al massimo di valorizzazione 9 della basi sociali senza pregiudicare la capacità di governo dell’impresa e la sua efficienza e invia all’esterno un forte segnale di rinnovamento. Il progetto comunicazione Infine: tutte le nostre iniziative debbono assumere la coerenza di quella che nel gergo dei comunicatori viene definita come una nuova narrazione. Siamo pronti con un progetto di comunicazione, vi è già un piano di lavoro, che stiamo condividendo con Legacoop nazionale, per cercare di costruire delle iniziative che abbiano il massimo di coordinamento e coerenza rafforzando così l'impatto comunicativo. CONCLUSIONI Care delegate e cari delegati, gentili invitati con queste proposte e queste iniziative vogliamo dare nuova concretezza al nostro sistema di valori, alla solidarietà, all’equità, alla qualità, alla democrazia economica, alla coesione sociale, alla coesione economica, elementi essenziali di un moderno pensiero economico e di civiltà, anche come una nostra risposta al grande cambiamento chiamato crisi . Noi diamo grande importanza a un rinnovato dialogo e a una profonda e continua interlocuzione con le istituzioni per costruire le migliori condizioni di rilancio di una economia fondata su imprese e progetti di qualità. Siamo in una fase politica e istituzionale nella quale dobbiamo ripensare profondamente il rapporto tra forme della rappresentanza e strumenti della decisione pubblica, tra rappresentanza e democrazia. Dobbiamo senz’altro superare poteri di veto ma anche una logica di eccessiva separatezza tra istituzioni e corpi intermedi. Siamo in una fase nella quale dobbiamo ripensare le regole del gioco tra attori sociali, istituzioni ed economia. Nella nostra Regione vi è stato un esempio positivo in questa direzione attraverso la realizzazione del “Patto per il lavoro”. Ci troviamo di fronte ad una sfida del tutto inedita, come movimento e come imprese cooperative, nuova perché le condizioni che hanno visto l’affermarsi del sistema delle nostre cooperative e la nostra crescita degli ultimi decenni si sono modificate profondamente. Nuova anche perché noi siamo cambiati, le nostre imprese si sono rinnovate, guardano a nuovi orizzonti e chiedono con forza il cambiamento. Questa sfida è dunque la nostra sfida. L'affronteremo continuando a offrire ai nostri soci, alle comunità di cui siamo tanta parte, alle istituzioni il valore straordinario di un patrimonio vivo che è resta un punto di riferimento essenziale per il nostro paese. Vi ringrazio. 10