aggressività e calcio
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allenamento dell’aggressività
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l’aggressività “sana”!!!!!!!! Quella rivolta
verso il compito……….non verso l’altro e
tanto meno verso se stessi.
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il calcio come quasi tutti gli sport di
situazione prevede una motivazione di
base alla lotta per poter superare le
difficoltà prima, l’avversario poi. Direi che
questo è altamente pedagogico
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la lotta deve stare all’interno di ben precise
regole. Quando così succede la lotta è
direzionata al compito e alla difficoltà,
quando si esce dalle regole l’aggressività
è direzionata all’avversario e ciò è
sbagliato e da correggere.
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nella crescita dei ragazzi, e nello sport in
particolare una giusta dose di aggressività
serve anzi direi che è indispensabile. Se
manca abbiamo ragazzi che non vanno
incontro alla difficoltà
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Frustrazione
Energia psichica
Aggressività
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• Aggressività
Ad (verso) e gradi (camminare)
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andare verso l’ostacolo
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• L’aggressività risulta dal flusso di eccitazione
che percorre il sistema muscolare, specialmente
i grossi muscoli della schiena, delle gambe e
delle braccia. Questi muscoli servono a stare in
piedi e a muoversi. Il significato originario della
parola “aggressività” è “muoversi verso”, azione
che dipende dal funzionamento di questi
muscoli.
“Lowen”
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• L’aggressività nel senso stretto della
parola non ha nulla a che fare né con il
sadismo né con la distruzione. La parola
deriva dal latino e significa “camminare
verso”. Ogni manifestazione positiva di
vita è aggressiva. L’aggressività è la
manifestazione vitale della muscolatura,
del sistema del movimento.
Reich
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• Un eccessiva rigidità porta alla
compulsività, troppa flaccidità
all’impulsività. Perdendo le sensazioni a
livello della schiena non è possibile
mobilizzare la rabbia per superare le
proprie frustazioni
lowen
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• Dal punto di vista della personalità, l’aggressività
è in contrasto con la passività. Chiamiamo
aggressivo un individuo che avanza e si
espande per soddisfare i propri bisogni.
L’individuo passivo al contrario aspetta che le
cose gli vengano date: in un senso più vasto,
l’aggressività è in diretto rapporto con
l’autoaffermazione. Per esempio, un uomo che
in amore si fa avanti con una donna compie un
atto aggressivo, mentre l’individuo passivo
aspetta che la donna vada da lui. Si può essere
aggressivi cercando lavoro, proponendo un’idea
o anche incontrando della gente
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• I bambini allattati al seno hanno quasi
sempre una buona carica aggressiva:
cercano il capezzolo con movimenti
rotatori e sporgono le labbra per afferrarlo.
I bambini allattati artificialmente sono
spesso più passivi: devono aspettare che
venga dato loro il biberon o che il
capezzolo venga loro infilato in bocca.
lowen
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• L’aggressività va allenata
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• Aggressività e contatto nello sport vanno
spesso di pari passo
• Il contatto nel calcio è inevitabile.
Educhiamo i giovani sportivi al contatto
aggressivo che non si traduca in contatto
violento
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• Se non si sono mai allenati al contatto è
difficile che potranno distinguere i diversi
tipi di contatto!!!!!
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• Il contatto va allenato
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• Se i ragazzi non sono abituati al contatto
con l’altro, molto spesso la loro
aggressività risulta diventare
sproporzionata
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allenamento della frustrazione
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• Imparare a controllare la frustrazione ed
eseguire successivamente azioni di
controllo del corpo (equilibrio)
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• Possiamo indurre una frustrazione di tipo
fisico, una di tipo psicologico od
entrambe!!!!
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aggressività e contatto
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• L’allenamento all’aggressività tramite il
contatto avviene toccando tutti i livelli e le
intensità e cioè partendo da un contatto
invisibile, morbido fino ad arrivare ad un
contatto massivo. Questo perché
conoscendo tutte le varie gamme del
contatto i ragazzi possono conoscere
meglio se stessi, le loro energie e le loro
possibilità di esprimere aggressività
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• Quando il contatto è solo importante e deciso
(come negli sport di contatto), l’atleta
solitamente reagisce o ritirandosi o aumentando
drasticamente ed esageratamente la sua
aggressività. E’ la naturale risposta a quello che
viene percepito come un attacco. Se invece
lasciamo che il contatto sia leggero, tutto
l’impatto energetico che produce è accolto
dall’organismo che si apre al processo di
autoregolazione
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• Possiamo chiamare questo aspetto la legge del
minimo stimolo che ha un’univoca conferma da
una delle leggi della fisiologia scoperta verso la
metà del 1800 da Weber. Il suo esperimento
consisteva nel far sostenere un peso ad un
uomo. Questo peso veniva progressivamente
incrementato. La percezione di incremento di
peso era però tanto minore quanto più pesante
era l’oggetto. Ossia aggiungere 1 kg. Ad un
peso di 5 kg. È percettivamente diverso che
aggiungere 1 kg. Ad un peso di 30 kg.
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• Successivamente Fechner elaborò
matematicamente i risultati di questo
esperimento arrivando a dimostrare che la
percezione è proporzionale al logaritmo
dello stimolo. Il logaritmo è una funzione
che cresce lentamente al crescere della
variabile da cui dipende, per cui uno
stimolo 10 volte maggiore produce
soltanto una sensazione doppia.
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• Nel lavoro corporeo questa legge, detta di WeberFechner, ha significati diversi e fruttuosi: il primo è che
un’intensità crescente nella pressione del lavoro
corporeo produce un effetto inversamente proporzionale.
Più è forte la pressione e meno si percepisce. Inoltre una
pressione iniziale alta, altera la soglia percettiva degli
stimoli successivi. Infine, ma non ultimo come
importanza, quando lo stimolo è molto leggero, il
logaritmo diventa negativo e cioè lo stimolo è percepito
come rivolto all’interno, capace quindi di attivare
autonomamente un processo di autoregolazione e di
integrazione. Questa caratteristica del nostro processo
percettivo ha una funzione protettiva contro gli stimoli
eccessivi e ottimizza la nostra risposta agli stimoli a
bassa soglia.
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la mia indentità!!!!!!
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Dire il proprio nome!!!!!!
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• Dire sì!!!!
• Dire no!!!!
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• La consapevolezza di sé o il senso di identità
dipendono dalla capacità di dire No!
L’asserzione del NO delimita l’individuo
all’interno del suo ambiente e afferma la sua
individualità nei confronti degli altri. La persona
che è capace di dire no è capace di dire anche
si. La persona che non sa dire no è sottomessa
e piena di risentimento. La capacità di dire no
dipende dalla libertà interna dalle limitazioni,
ovvero dalla libertà dalla tensione muscolare
cronica, che costituisce una limitazione
dell’assertività e della consapevolezza di sé
dell’individuo
• lowen
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• No è un espressione di opposizione che
costituisce la pietra miliare
dell’individualità!
lowen
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La squadra
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1980 Lake Placid
Olimpiadi
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hokey su ghiaccio
Gli Stati Uniti partecipano con una
squadra di non professionisti, formata
da studenti delle varie Università. La
squadra da battere è L’Unione
Sovietica con cui gli Stati Uniti non
vincono da Venti anni, neppure
giocando con il dream team e cioè una
selezione di giocatori provenienti dal
campionato professionistico.
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la selezione
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gli allenamenti
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il medico e il secondo allenatore
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amichevole con la Norvegia
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olimpiadi semifinale contro l’Unione
Sovietica
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finale con la Finlandia
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collaborazione, sostegno, sacrificio,
rispetto, perseveranza vengono
prima della vittoria e nel tempo
diventano valori fondamentali per
raggiungerla
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la squadra
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• O risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro
alla volta fino alla disfatta
• Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla
volta
• La vita è un gioco di centimetri e così è il football e in
entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di
errore è ridottissimo
• I centimetri che ci servono sono però dappertutto, sono
intorno a noi
• In questa squadra si combatte per un centimetro perché
sappiamo che quando andremo a sommare il totale di
tutti quei centimetri, quel totale farà la differenza tra la
vittoria e la sconfitta
• Dovrete guardare il compagno che avete accanto,
guardarlo negli occhi e io scommetto che ci vedrete un
uomo determinato a guadagnare terreno con voi,
consapevole del fatto che quando sarà il momento voi
farete lo stesso per lui…..questo è essere una squadra
• O risorgiamo come collettivo o saremo annientati
individualmente www.marcantogninisammy.net
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il gruppo
• Insieme di individui che interagiscono
influenzandosi reciprocamente e che
condividono interessi, obiettivi,
caratteristiche, norme…
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• Il gruppo non è la somma degli individui
che lo compongono
• Il gruppo è un prodotto dei rapporti tra i
membri che lo compongono
• La valutazione dei membri di un gruppo si
deve fare su come tali individui si
muovono all’interno del gruppo, non per
come sono individualmente
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• il gruppo è un animale
che ha vita propria
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• affinchè il gruppo abbia la
possibilità di un buon rendimento nel
raggiungere gli obiettivi prefissati
deve diventare una
squadra
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• Spirito di gruppo: stare bene insieme
• Spirito di squadra: avere dei ruoli ben
precisi, ognuno sa quello che deve fare.
Senza ruoli è impossibile creare una
squadra
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• I membri avranno un giusto spirito di
squadra solo quando saranno convinti che
conviene giocare per la squadra per il loro
interesse individuale
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• Giocare in una squadra vincente permette
ad ogni membro di innalzare il proprio
prestigio personale
• Il membro vuole avere la certezza che
lavorare per l’interesse della squadra è
anche lavorare per il proprio interesse
individuale
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• Ci sono anche valori morali, etici
(cooperazione, sostegno, soccorso…) a
cui ci si può appellare, ma non c’è
nessuno che è SEMPRE e COMUNQUE
disposto a sacrificarsi per la squadra se
non è convinto che gli conviene.
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strumenti operativi
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Colloquio
Osservazione
Sociogrammi
Questionari
Outdoor
Psicodramma
Bioenergetica
Visualizzazioni polisensoriali
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Bioenergetica
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outdoor
Square rope
frame
spider web
spider web
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Grazie per l’attenzione
dott.Marcantognini
Sammy
3357362857
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