Psicologia dello Sport e
Calcio
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ASPETTI DELLA
COMUNICAZIONE UMANA
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medaglia a due facce
comunicazione
con gli altri
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l’altra faccia della medaglia
comunicazione
con se stessi
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VERBALE
COMUNICAZIONE
NON VERBALE
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COMUNICAZIONE VERBALE
• LINGUAGGIO
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nella comunicazione umana, gli
aspetti verbali
incidono mediamente per
l’8%
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gli aspetti non verbali
incidono mediamente per il
restante
92%
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COMUNICAZIONE NON
VERBALE
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
movimenti del corpo
espressioni facciali
caratteristiche fisiche
comportamenti oculari
cenni del capo
comportamenti di contatto diretto
prossemica
fattori ambientali
gesti
tono di voce
ritmo e velocità dell’eloquio
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ASSIOMI DELLA
COMUNICAZIONE
• non si può non
comunicare
• ogni comunicazione ha un
aspetto di contenuto e un
aspetto di relazione
• la natura di una relazione
dipende dalla
“punteggiatura” delle
sequenze di
comunicazione tra i
comunicanti
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comunicazione con sé stessi
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•Non riesco!
•Non posso!
•Non mi viene!
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self talk
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linguaggio del corpo
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convincere il giocatore che se lui
stesso dice a se stesso che non può,
non esiste allenatore tanto bravo che
può far fare a lui ciò che lui stesso
dice di non poter fare
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• cercare di trasformare la
comunicazione da negativa
a positiva
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comunicazione
allenatore-giocatore
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rinforzi positivi: bravo, va bene...
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programma di rinforzi
intermittenti e non continui
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correttivi non rivolti a
sottolineare l’errore
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non rinforzare o correggere
mentre il giocatore sta
mettendo in atto il compito
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comunicazione individualizzata
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insegnare facendo (limitare la
spiegazione verbale o la
dimostrazione)
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• “CONTRADDIZIONE CHE
DERIVA DALLA DEDUZIONE
CORRETTA DA PREMESSE
COERENTI” WATZLAWICK
PARADOSSO
•
“AFFERMAZIONE, OPINIONE,
TESI CHE, NONOSTANTE SIA
IN CONTRASTO CON
L’ESPERIENZA COMUNE, SI
DIMOSTRA DI FATTO
FONDATA” GARZANTI
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regola
• rinforzo e punizione (allenatore, società)
• apprendimento sociale (allenatore,
società, giocatori)
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la figura che impone la regola non
deve cadere nel
paradosso comunicativo
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paradosso comunicativo
Imposizione regola
rumore di fondo
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• la norma deve avere la
possibilità di poter essere
rispettata dal ragazzo
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• la punizione è una eventuale
sanzione nel caso la norma
venga violata
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• quindi la punizione deve avere delle
caratteristiche di applicabilità e
funzionalità. Se troppo grande non è
utilizzabile e se troppo piccola non
influisce sull’obiettivo e cioè il futuro
rispetto della norma
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• se la punizione promessa non rispetta
i caratteri di applicabilità e
funzionalità……………… meglio non
prometterla.
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• Il “sanzionatore” e cioè in questo caso
l’allenatore perde l’autorevolezza che
gli permetterà di concedere valore
alla prossima norma e alla prossima
sanzione
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• la norma e la punizione non sono
altro che dei “paletti” che il ragazzo/a
trova nel suo percorso di crescita. I
“paletti” tracciano la strada e servono
per appoggiarsi nei momenti di
difficoltà
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• quando è possibile è buona cosa se
norma e punizione vengono
concordate con il bambino.
• se ciò non è possibile è buona cosa
spiegare le motivazioni che danno
senso a norma e punizione.
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• quando la spiegazione e la
condivisione della norma
risulterebbero poco pratiche e poco
applicabili al contesto, imporre la
regola e basta non è sbagliato. I
ragazzi sentono sicurezza
nell’allenatore che ostenta una certa
autorevolezza
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• quando stabilite una norma o una
punizione cercate di trasformare la
comunicazione in positivo:
……fai questa cosa………
……….a volte sono comunque utili dei
NO e niente altro
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lo
stop
deve essere uno solo e
decisivo
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• Allenatori e Dirigenti si devono
sostenere e non contraddire nei
momenti in cui le norme devono
essere rispettate.
• Se ciò non accade, tutti e due le
categorie perdono autorevolezza e
verranno ricattati dai giocatori
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• i giocatori devono sapere che dirigenti
e allenatore vigilano ugualmente
affinché le regole vengano rispettate
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• possibilità per genitori e dirigenti di
contestare l’allenatore per i suoi
atteggiamenti. Questo va fatto fuori
dalla presenza dei giocatori
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• Altri esempi di paradossi
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• il ripetere o il gridare
possono diventare “rumore
di fondo”
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• l’allenatore chiede al giocatore
di rispettare gli orari e lui per
primo arriva sistematicamente
tardi
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• L’allenatore dice bravo al bambino mentre
il suo linguaggio del corpo comunica
esattamente il contrario!!!
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• L’allenatore interviene e organizza quando
i bambini si sono già organizzati da soli
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• Il momento dell’inizio dell’allenamento
dove i ragazzi arrivano al campo e si
organizzano da soli per una partitella,
sono le situazioni più prolifiche per quanto
riguarda l’apprendimento, la
socializzazione, l’autoregolazione…….
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Cercare di dare un contenuto al
Stai calmo! Gioca tranquillo! Concentrati!
Che tanto spesso gli allenatori e……
purtroppo anche genitori e dirigenti
pronunciano!!
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allenamento della concentrazione
focus attentivi
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allenamento della concentrazione
spostamento dell’attenzione
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allenamento della concentrazione
elasticità mentale
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La concentrazione
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• Abilità mentale di dirigere l’attenzione
su di un compito fin che serve, senza
essere disturbati o condizionati da
stimoli esterni od interni non
significativi
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• Quindi capacità di spostare
e dirigere l’attenzione
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Centro di attenzione
Esterno
Interno
Ampio
Ristretto
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• Focus esterno ristretto (palla, pallone)
• Focus interno ristretto (piedi, respiro)
• Focus esterno ampio (il campo in toto e altri
stimoli dell’ambiente circostante)
• Focus interno ampio (tutto il corpo)
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• L’allenamento avviene facendo azioni
tecniche tenendo l’attenzione su un focus
per volta.
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Flessibilità mentale totale
• Il giocatore si allena mescolando tutti i vari
centri di attenzione sui quali prima si è
allenato
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Flessibilità mentale totale
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Concentrazione
• Abilità mentale complessa che richiede
delle capacità mentali che con
l’allenamento specifico possono diventare
abilità mentali
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Capacità mentali
• Capacità di selezionare: scelta di stimoli
importanti per la situazione
• Spostare l’attenzione su ciò che serve
• Mantenere l’attenzione per il tempo che
serve su ciò che serve. Endurance della
concentrazione
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• Esercizi contenuti nel tempo perché il
carico psichico è elevato e l’energia
psichica che si consuma è elevata
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• Con l’allenamento specifico queste abilità
diventano automatiche e fatica e carico
mentale diminuiranno gradualmente ed
enormemente
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• L’allenamento alla concentrazione è
applicabile non solo nel lavoro con
fondamentali tecnici, ma anche nella
preparazione fisica, e nell’allenamento
tattico
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arousal
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
flow
attivazione
liv. Att. liv att. liv. Att. liv att. liv. Att.
1
2
3
4
5
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flow
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• E’ uno stato psicofisico che
permette all’atleta di essere
completamente immerso nella
prestazione, caratterizzato da
un’intensa concentrazione,
completo coinvolgimento, e ottimo
successo nell’azione.
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Riscaldamento con focus attentivi
Condizionamento fisico o tecnico lavorando
con lo spostamento dell’attenzione
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Riscaldamento con focus attentivi
• Migliora la disposizione psicofisica
dell’atleta sul “qui ed ora”
• Allontana distrazioni dannose alla
prestazione
• Miglioramento delle capacità di
autocorrezione dell’atleta
• Consapevolezza del gesto
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allenamento invisibile
per i settori giovanili
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Settore giovanile
•metodologie di allenamento costantemente
dirette al miglioramento delle capacità
coordinative
•adeguato programma di preparazione
psicologica
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tecnica
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Le emozioni
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Che cosa sono le emozioni?
• Le emozioni fanno parte delle nostre
reazioni agli eventi della vita (inevitabilità
delle emozioni)
• Sono “vissuti” in risposta ad “eventi esterni
o interni”
• Hanno carattere improvviso, intenso e
temporaneo
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• Le emozioni sono complicate collezioni di
risposte chimiche e neurali, che formano una
configurazione; tutte le emozioni hanno un
qualche ruolo regolatore da svolgere, che porta
in un modo o nell’altro alla creazione di
circostanze vantaggiose per l’organismo in cui si
manifesta il fenomeno……. Il loro ruolo è di
assistere l’organismo nella conservazione della
vita
Damasio
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• Se le emozioni si presentassero a noi prive della
capacità di provocare condizionamenti organici,
di loro rimarrebbe ben poca traccia. In sostanza
se il battito cardiaco non fosse alterato, o se non
si modificasse la temperatura del nostro corpo, o
se non iniziassimo a lacrimare o via di seguito,
potremmo trovarci di fronte alla difficoltà di
ricordare le percezioni.
James
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• Le emozioni non si possono
evitare, si possono vivere e si
possono controllare
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forma
tecnica
contenuto
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forma
• movimento effettivamente eseguito
• posizioni, stazioni e spostamenti dei
segmenti corporei
• configurazione esterna del gesto
• modello apparente di prestazione
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contenuto
•
•
•
•
•
funzioni SNC
funzioni SNP
tensione e rilassamento dei muscoli
lavoro di propriocezione
utilizzazione di forze esterne (gravità,
energia centrifuga, accelerazioni)
• Il gesto in relazione al risultato (il punto)
• emozioni
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Quando alleniamo un gesto tecnico
dobbiamo fare in modo che in maniera
elastica l’attenzione dell’allievo sia
direzionata in due direzioni principalmente:
1) sulle sue sensazioni
2) sull’efficacia del gesto e cioè sulla
possibilità di effettuare un azione che lo
porta al successo. Il successo non inteso
soltanto nei termini di “vittoria”, ma di
obiettivo raggiunto ….. (ho messo la palla
lì)
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Contenuto
Forma
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per tale motivo è importante creare
una buona quantità di esercitazioni
dove il tema principale è l’azione di
gioco.
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Come funziona l’apprendimento
gesto
memoria
emozione
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Il gesto viene “catalogato” nella memoria
collegato ad un emozione e quindi ad un
vissuto oltre che psichico anche corporeo.
L’emozione e il vissuto che si lega al gesto
viene chiamato marcatore somatico
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l’allievo riconoscerà quel gesto
nella sua memoria perché legato
al marcatore somatico
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il marcatore somatico può essere
positivo o negativo e cioè
costituito da emozioni e
sensazioni spiacevoli oppure
piacevoli.
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quando l’allievo dovrà mettere in
atto quella precisa azione tecnica
collegata ad un marcatore
somatico negativo, questa
combinazione funzionerà come
un campanello d’allarme
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quando invece interverrà un
marcatore somatico positivo, esso
diviene un segnalatore di incentivi
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il tentativo di catalogare azioni tecniche in
maniera neutra risulta essere una perdita
di tempo in quanto l’allievo faticherà
quando dovrà ricercarlo nella memoria
perché privo di riconoscimento
(marcatore). Questo è quello che succede
quando si allena la tecnica mettendo
l’attenzione sulla forma e non sul
contenuto.
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può succedere che le azioni tecniche si
colleghino a marcatori somatici negativi
perché troppo spesso collegati al
fallimento oppure perché non ha raggiunto
l’obiettivo in momenti importanti (momenti
fondamentali in partita) o perché legato
alla noia della ripetizione
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in questo caso l’allievo ritroverà subito il
suo gesto in memoria e il marcatore
somatico funzionerà come campanello
d’allarme
paura
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il marcatore somatico non è una
condizione definitiva e può trasformarsi da
negativo a positivo
allenamento
mentale
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• Cinestesia sensazione globale dei movimenti
del proprio corpo e capacità di controllarli
• Propriocettori elementi di fibre nervose, posti
in muscoli e tendini, preposte all’informazione
sulle posizioni degli arti e sulla posizione del
corpo. Fusi neuromuscolari, Fusi neurotendinei
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propriocettori
esterocettori
Recettori del movimento
Superficie della pelle
SENSAZIONE E PRESA DI
COSCIENZA DEL CORPO
Telerecettori
Enterocettori
Posizionati negli organi interni
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Olfatto udito vista
propriocezione
vista
Apparato vestibolare
Sensazione e presa (equilibrio)
di coscienza del
movimento
udito
Esterocezione (pelle)
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Prestazione
Incremento carico allenamento
Performance supply
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Performance supply
• Utilizzo integrato dei canali di informazione
sensoriale per il miglioramento della tecnica
sportiva
• Conoscenza e sviluppo delle informazioni
cinestetiche nel gesto motorio
• Presa di coscienza della “sensazione del corpo”
e della “sensazione del movimento”
• Corretto sviluppo ed economico utilizzo delle
proprie abilità mentali
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C’era una volta uno stolto così insensato che era
chiamato il Golem. Quando si alzava al mattino
gli riusciva così difficile ritrovare gli abiti che alla
sera, al solo pensiero, spesso aveva paura di
andare a dormire. Finalmente una sera si fece
coraggio, prese una matita ed un foglietto e,
spogliandosi, annotò dove posava ogni capo del
vestiario. Il mattino, si alzò tutto contento prese
la sua lista: “il berretto là”, e se lo mise in testa;
“i pantaloni, lì” e se li infilò; e così via fino a che
ebbe indossato tutto. “Si, ma io dove sono?” si
chiese all’improvviso in preda all’ansia, “dove
sono rimasto?” invano si cercò e ricercò: ma non
riusciva a trovarsi.
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Parola chiave
• sentire
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Grazie per l’attenzione
dott.Marcantognini
Sammy
3357362857
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