Siamo nel I secolo a.C. e a Roma Ottaviano Augusto ha posto fine alle guerre civili e rafforzato il rispetto di alcuni valori tradizionali ma ha anche consolidato il proprio potere assumendo il titolo di imperator e princeps senatus. Il suo è un disegno politico che ha bisogno dell‘appoggio anche del mondo della cultura. L’imperatore deve apparire come l’uomo segnato dal destino discendente da una famiglia votata a grandi imprese. Sarà Mecenate ad occuparsi di reclutare giovani artisti disposti a tessere le sue lodi in vari modi artistici. La città di Roma deve essere riscattata dalle sue origini oscure , così come deve essere esaltato il popolo romano con le sue fondamentali virtù: l’amore per la famiglia, per la patria e il senso del dovere Augusto chiede al poeta mantovano Virgilio di comporre un ’opera nella quale siano rispecchiati tutti i valori della civiltà romana. Il poeta accetta perché apprezza l’operato di Augusto e crede nella sua capacità di assicurare la pace universale . Lui stesso infatti aveva visto i danni delle guerre Civili che martoriarono Roma per anni ed era riuscito a riavere le sue terre, confiscate a causa delle guerre, grazie all’intercessione di Ottaviano. Poeta latino, nacque presso Mantova nel 70 a. C. Tra il 42 e il 39 compose le Bucoliche di argomento pastorale, che probabilmente gli valsero l’ingresso nel circolo di Mecenate (e quindi anche di Ottaviano). Nel 29 può considerarsi ultimata la seconda sua fatica letteraria, le Georgiche, poema didascalico in quattro libri dedicato alle principali attività agricole. Da quel momento Virgilio si dedicò completamente alla stesura dell’ENEIDE , poema epico in dodici libri: alla sua morte, avvenuta a Brindisi, il 21 settembre del 19 a. C., di ritorno da un viaggio in Grecia. L ’ opera rimarrà, se non incompiuta, certo priva dell’ultima revisione e per questo Virgilio aveva dato ordine che non venisse pubblicata. Così non fu anche per intercessione di Ottaviano stesso ed immensa fu la fortuna di Virgilio, considerato il classico per eccellenza della letteratura latina Il più grande esponente della poesia epica prima dell ’ età Augustea è sicuramente Omero, il quale raccolse e rielaborò i materiali precedenti organizzandoli in due opere di grandi dimensioni, l'Iliade e l'Odissea attraverso un vasto e complesso sistema di formule, cioè di espressioni stereotipate che avevano la funzione di facilitare la composizione improvvisata. Questa formularietà propria dei poemi omerici diventa poi un elemento caratterizzante del genere letterario, e conferirà ai testi l’impronta epica. Il poema epico è caratterizzato dalla narrazione delle imprese dei protagonisti, dall’inserzione di lunghi discorsi in forma diretta, dalla frequenza di similitudini, da descrizione di persone, oggetti, luoghi. Temi ricorrenti sono anche: interventi delle divinità; battaglie; giochi funebri in onore di un eroe defunto; sogni profetici. L’epica è presente nelle lettere latine fin dalle origini e continua ad essere ampiamente coltivata nell’età di Augusto dove trova il suo più grande esponente in Virgilio, la cui ultima opera, l’Eneide, si inserisce pienamente nel genere epico di ascendenza greca, riuscendo a farsi interprete dei valori della romanità e dello spirito di restaurazione morale augusteo, tanto da divenire il poema nazionale di Roma. L'Eneide mantiene quella compresenza di mitologia e storia che caratterizzava l ’ epica latina arcaica, differenziandosi però per l'argomento: il mito assume un posto centrale e diventa nucleo primario della vicenda tanto che il protagonista non è Augusto, ma Enea. In virtù di questa impostazione Virgilio evita un coinvolgimento troppo diretto con gli eventi contemporanei, per non marcare troppo la finalità encomiastica; può in questo modo, ampliare la prospettiva e il significato della propria poesia. L’Eneide quindi risulta un’opera originale, nella sua straordinaria densità e complessità, grazie all ’ enorme quantità di materiali culturali, storici, letterari, antiquari, filosofici e mitologici. Il modello principale è Omero, di cui Virgilio ha ripreso entrambi i poemi riducendoli in uno solo. La prima metà, chiamata parte "odissiaca", ha come tema principale il viaggio, la seconda, detta "iliadica", invece ha la guerra. La presenza di Omero è massiccia oltre che nell’intreccio, nella ripresa di molti episodi. Virgilio segue Omero anche in ciò che riguarda l’apparato mitologico, con alcune differenze fondamentali come il rinnovamento dei materiali poetici di cui si serve, che organizza e orienta in modo diverso in funzione del significato complessivo dell’opera. Il punto d’arrivo a cui tende la storia universale è Ottaviano Augusto che viene unificato così alla celebrazione di Roma su di un piano ideologico. Nell’Eneide, capolavoro dell’epica classica accanto all’Iliade e all’Odissea, VIRGILIO narra le lunghe vicissitudini del troiano Enea, che elegge a fondatore della futura grandezza di Roma e a progenitore di Ottaviano Augusto. VIRGILIO Lasciata la patria in fiamme insieme al padre Anchise, al figlio Ascanio e ad alcuni compagni, l ’ eroe approda prima a Cartagine dove si innamora di DIDONE Durante un banchetto in onore degli ospiti, Enea racconta la fine di Troia. Dopo anni di inutili combattimenti i Greci decidono di vincere i Troiani con l’inganno Fingono di ripartire per la Grecia ed abbandonano davanti a Troia un enorme cavallo di legno che conteneva nel ventre cavo, un gruppetto di guerrieri armati. Il cavallo è trascinato entro le mura della città nonostante l’opposizione di Laocoonte che sospetta l’inganno e viene soffocato con i suoi figli da due giganteschi serpenti inviati dagli dei ostili ai troiani. Non vi fidate, Troiani. Sia ciò che vuole. Temo i Danai, e più quand’offrono doni. Durante la notte i guerrieri nascosti nel cavallo aprono le porte della città che viene invasa, distrutta ed incendiata. E via per la città sepolta nel sonno e nel vino: massacran guardie, spalancan le porte, tutti introducono i loro compagni… Enea mette in salvo il padre Anchise e il figlio Julo. Insieme partono alla ricerca di una nuova patria La prima terra toccata è la Tracia , dove Enea, staccando un ramoscello per accendere il fuoco, vede colare sangue da un cespuglio. Una voce gli dice di essere Polidoro figlio di Priamo, mandato come ambasciatore in quella terra e ucciso, trasformato in pianta per volere degli dei. L’eroe prosegue il viaggio e giunge nell’isola delle Arpie , mostri con corpo da uccello e testa di donna. Esse predicono sciagure al suo popolo "...Ali hanno late, e colli e visi umani, piè con artigli, e pennuto l'gran ventre; fanno lamenti in su li alberi strani..." (If. XIII, 13-15) Per saperne di più… La navigazione prosegue ma , giunti presso le coste della Sicilia, Anchise muore. Per lui verranno celebrati riti funebri In seguito al racconto Didone si innamora ed il suo sentimento è ricambiato ma Enea per volere degli dei deve ripartire. Didone disperata si uccide dopo aver giurato eterno odio tre la sua Cartagine e la città che Enea fonderà. A Cuma , Enea consulterà la Sibilla che lo guiderà agli inferi. Anchise svelerà al figlio la missione assegnatagli dal Fato: dare origine alla stirpe romana che dominerà il mondo. L’antro La Sibilla Presso le foci del Tevere Enea verrà ospitato dal re Latino che promette in sposa ad Enea la figlia Lavinia. ma il patto provoca l ’ ira di Turno, principe dei Rutuli, già candidato a quelle nozze. Scoppia dunque una vera e propria guerra destinata a concludersi con l’uccisione di Turno da parte di Enea, e con questo episodio si chiude il poema. IL PIUS ENEAS La figura di Enea è quanto mai diversa da quella degli eroi omerici: egli possiede solo in parte il valore guerriero di Achille e solo in parte la brillante intelligenza e la curiosità di Odisseo. La sua peculiarità è un valore tutto nuovo, tutto romano: la pietas, ovvero il senso di profondo rispetto per la famiglia, gli dei e la patria (quella abbandonata e quella che sta per fondare). Egli possiede uno straordinario spirito di sopportazione e anche una profonda capacità di compassione che lo rendono un eroe umanissimo e molto simile allo spirito del suo creatore. LO STILE Virgilio abbandona il canone dell’oggettività, caratteristica peculiare dell’epica omerica; il narratore interviene in prima persona a commentare i fatti, manifesta la sua commozione, qualifica i comportamenti dei suoi personaggi. La narrazione dell’Eneide si presenta quindi come soggettiva ed empatica (partecipativa). Anche se l’opera non era finita, essa venne riconosciuta subito come esemplare da un punto di vista formale, esempio di stile alto e solenne. La formularità è conservata solo in minima parte rispetto ad Omero dal momento che la lingua di Virgilio nasce come lingua scritta e destinata ad un pubblico colto. Grande maestria Virgilio dimostra nella strumentazione retorica: figure di suono (allitterazioni), di significato (soprattutto similitudini) e di posizione (anafore, anastrofi e chiasmi)