Virgilio e l’ Eneide. La biografia. Publio Virgilio Marone nacque da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ad Andes il 15 ottobre del 70 a.C. Compì gli studi prima a Cremona e poi a Milano. Verso il 50 a.C. si recò a Roma dove seguì le lezioni di un retore in previsione di un futuro accesso alla carriera politica, ma scoperta la sua scarsa vocazione per l’attività forense e la vita pubblica si trasferì a Napoli per dedicarsi allo studio della filosofia dove probabilmente incontrò gli amici Lucio Vario e Plozio Tucca che cureranno la pubblicazione dell’ Eneide. Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces. E’ la celebre iscrizione funebre che fu posta sulla tomba di Publio Virgilio Marone, che si trova a Napoli. Letteralmente si può tradurre con "Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, mi tiene ora Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i comandanti". L’iscrizione è un distico elegiaco, in cui sono riassunti i luoghi e l’opera del poeta: Mantua me genuit: Virgilio nacque ad Andes,vicino Mantova; Calabri rapuere: morì nell’attuale Puglia meridionale, il Salento, all’epoca chiamata Calabria, e precisamente a Brundisium (Brindisi) tenet nunc Parthenope: fu seppellito a Napoli (Parthenope). cecini (dal verbo latino cano, -is, cecini, cantum, -ere: cantare, quindi cantai) Le sue opere più importanti trattarono: pascua, i pascoli, alludendo alle Bucoliche, rura, le campagne, alludendo alle Georgiche, duces, i duci, i condottieri, alludendo all’Eneide. Le prime opere: Bucoliche: si tratta di dieci carmi di ambientazione agreste e pastorale, in esametri, che Virgilio compose tra il 42 e il 39 a.C. Sull’onda del successo delle Bucoliche Virgilio entrò nel circolo di Mecenate. In questi anni compose le Georgiche che dedicò allo stesso Mecenate. Queste sono la celebrazione delle attività agresti ed esaltano i valori umani, morali e religiosi legati alla laboriosa vita dei campi. Furono ultimate nel 29 a.C. e vennero letti al futuro priceps Augusto che ne rimase folgorato. Il poema. In seguito Virgilio decise di stilare un grande poema nazionale che celebrasse il destino provvidenziale di Roma e la casata di Augusto: l’ Eneide. La composizione dei circa 10.000 esametri che costituiscono i 12 libri del poema assorbì completamente la vita del poeta: egli vi lavorò fino alla morte che lo colse a Brindisi nel 19 a.C. La stesura era completa, ma il poema, privato del lavoro di revisione e di sistemazione, non era considerato ultimato da Virgilio che pregò i suoi esecutori testamentari di distruggerlo. Fortunatamente così non successe e l’opera fu edita e fatta circolare ottenendo un grande successo. L’ Eneide… Il poema narra le vicende di Enea, figlio di Venere e di Anchise che intraprende un lungo viaggio verso Occidente e approda nel Lazio. Qui fonda una nuova città, Lavinio, e dà origine a una stirpe dalla quale discenderanno Romolo e la gens Iulia. Virgilio salda quindi l’Eneide come l’épos del ciclo troiano, una delle tante leggende italiche che attribuivano ad esuli troiani la fondazione di molte città e la tradizione secondo la quale Ascanio (figlio di Enea) fosse il progenitore della gens Iulia. Virgio, rispondendo alle sollicetazione del circolo di Mecenate di comporre un poema che celebrasse Roma ed Augusto, dà il via nel 29 a.C. al progetto di creare un poema nazionale romano. Il modello di Virgilio per la sua composizione è ovviamente Omero. Per quanto invece riguarda la connessione dell’epos con il mito e con la storia a fini celebrativi ed encomiastici Virgilio si affida alla storiografia anteriore a lui. Nell’Eneide la narrazione inizia in media res con la scena della tempesta che coglie la flotta troiana al largo della Sicilia e la disperde sulle coste della Libia. Tutti gli eventi precedenti sono ricostruiti da Enea alla regina Didone nella corte di Cartagine, mentre gli eventi successivi alla partenza dall’Africa sono narrati nel rispetto dell’ordine logico-cronologico. Nel poema sono individuabili alcune macrosequenze: -il Proemio e l’arrivo di Enea e dei suoi alla corte di Didone (Libro I) -il racconto di Enea a Didone (libri IIIII) -il soggiorno a Cartagine (Libro IV) -il viaggio verso l’Italia e la discesa agli Inferi. (Libro VI) -l’arrivo nel Lazio e la guerra.(Libri VII-XII) -l’Epilogo L’ Eneide riprende in modo esplicito il modello omerico e in particolare l’Odissea per i libri I-VI (le peregrinazioni per mare) e l’Iliade per i libri VII-XII(la guerra) I punti di contatto sono molti: il viaggio di Enea ripropone i topoi del nostos di Odisseo ; la guerra nel Lazio è uno scontro che ha al suo centro la sopravvivenza di una nuova Troia, il possesso di una donna e la lotta contro un nuovo Achille. Proprio la morte dell’antagonista è l’evento con cui si conclude l’Eneide, esattamente come l’Iliade si era chiusa con la morte e l’esequie di Ettore. Il protagonista. Il personaggio del poema, Enea, è un eroe dardano di stirpe divina. Nato sul monte Ida dagli amori tra Venere e Anchise, nell’ Iliade è un giovane guerriero, audace al punto di affrontare i più valorosi eroi achei, ma protetto dagli dei. La condizione di eroe caro agli dei e scelto dal destino è quindi già tutta nell’Iliade: la narrazione virgiliana sviluppa lo spunto omerico e lo porta a compimento narrando le avventure di Enea dopo la caduta di Troia. L’epiteto che contraddistingue Enea è pius; in effetti la pietas è l’elemento che aggrega tutti gli aspetti della sua personalità. Racchiude infatti il senso del dovere, la devozione, il rispetto delle norme che regolano i rapporti con gli uomini e con gli dei, sacrificio della propria esistenza per il bene collettivo. Il narratore Virgilio abbandona il canone dell’oggettività, infatti nell’Eneide non si limita a dare la parola ai personaggi e a descrivere situazioni attraverso le similitudini e a coordinare gli eventi; al contrario interviene in prima persona a commentare i fatti, manifesta la sua commozione e la sua partecipazione alle vicende narrate e giudica i comportamenti dei personaggi. La narrazione dell’Eneide si presenta quindi come soggettiva e improntata ai due fondamentali principi dell’empatia e della simpatia. Attraverso l’empatia il narratore tende a immedesimarsi nei personaggi mentre la simpatia si manifesta soprattutto quando il narratore introduce apostrofi ai personaggi, domande retoriche, esclamazione che sottolineano i suoi sentimenti, la sua approvazione o riprovazione ed i suoi dubbi. Il fine encomiastico La glorificazione della città attraverso il racconto epico non era una novità nel panorama della letteratura latina, ma mentre i predecessori di Virgilio avevano narrato con gli strumenti dell’epica i fatti della loro storia contemporanea, Virgilio non celebra direttamente il princeps Ottaviano Augusto e pone al centro della narrazione un eroe del mito:Enea. Augusto viene infatti citato direttamente solo tre volte nel poema: nella profezia iniziale di Giove, nella rassegna dei discendenti di Enea e nella digressione sullo scudo di Enea. Il fine encomiastico non ne viene tuttavia depotenziato, perché in ogni occasione è presentato come punto di arrivo cui ha teso tutta la storia di Roma. The end Francesca Fallica V A