''La pioggia nel pineto''
Gabriele D'Annunzio
I.I.S. ’’G. CANTONI’’ – Treviglio (BG)
IV A – IV E
a.s. 2012-13
PARAFRASI
Taci. Ai margini del bosco non sento parole umane,
ma sento le parole rinnovate del rumore lontano delle
gocce della pioggia sulle foglie.
Ascolta. Piove dalle nuvole che ricoprono il cielo.
Piove sulle tamerici che sanno di salsedine e sono
bruciate dal sole e dal vento, piove sui pini ruvidi e
aghiformi , piove sui mirti sacri, sulle ginestre
risplendenti di fiori a grappolo, sui ginepri fitti di
bacche odorose, piove sui nostri volti di abitanti delle
selve, piove sulle nostre mani nude, sui nostri abiti
leggeri, sui freschi pensieri scaturiti dall’anima
purificata, sulla nostra bella storia d’amore che ieri ha
illuso te e oggi illude me, Ermione.
Senti? La pioggia scende sulla vegetazione
solitaria con un crepitio che continua e varia nell’aria
a seconda dei rami più o meno fitti.
Ascolta. Alla pioggia risponde il canto delle cicale,
che la pioggia portata dall’Austro e il cielo color
cenere non spaventano.
E il pino ha un suono, il mirto un altro e il ginepro un
altro ancora, strumenti diversi suonati da
innumerevoli dita.
E noi siamo immersi nello spirito stesso del bosco,
vivendo la stessa vita degli alberi e il tuo volto
estasiato è molle di pioggia come una foglia e i tuoi
capelli profumano come le luminose ginestre, o
creatura terrestre che hai per nome Ermione.
Ascolta, ascolta.
Il canto delle cicale sugli alberi si fa più smorzato man mano
che la pioggia batte più forte; ma vi si mescola un canto più
roco che sale da laggiù, dai luoghi più profondi, più bui e
umidi del bosco.
Più cupo e più fioco si affievolisce, si spegne.
Si sente tremare solo una nota ancora, si spegne, risorge,
trema, si spegne.
Non si sente la voce del mare.
Ora si sente su tutte le foglie lo scroscio dell’argentea
pioggia che purifica, lo scroscio che varia a seconda dei
rami più o meno fitti.
Ascolta.
La cicala è muta; ma la lontana figlia del fango, la rana,
canta, nell’ombra più buia chissà dove, chissà dove!
E piove sui tuoi occhi, Ermione.
Piove sulle tue ciglia nere e pare che tu pianga ma di
gioia; non pallida ma verdeggiante come una pianta,
pare che tu esca dalla corteccia di un albero.
Tutta la vita è in noi fresca e profumata, il cuore nel
petto è come una pesca intatta, tra le palpebre gli occhi
sono come pozze d’acqua sorgiva, i denti nelle gengive
son come mandorle acerbe.
E andiamo attraverso i cespugli , ora abbracciati, ora
separati (e la vegetazione fitta del sottobosco ci stringe
le caviglie e ci avvolge le ginocchia) chissà dove, chissà
dove!
E piove sui nostri volti di abitanti delle selve, piove sulle
nostre mani nude, sui nostri abiti leggeri, sui freschi
pensieri scaturiti dall’anima purificata, sulla nostra bella
storia d’amore che ieri ha illuso te e oggi illude me,
Ermione.
ANALISI DEL
CONTENUTO
TEMA CENTRALE
La pioggia estiva, che coglie i due amanti
nella lussureggiante macchia
mediterranea della costa toscana,
consente loro di compiere una
metamorfosi fondendosi con la natura
che li circonda.
SUDDIVISIONE DEL TESTO
La poesia si articola in quattro strofe di 32 versi ciascuna.
Nella prima strofa il poeta e l’amata vengono
colti al limitare del bosco da un temporale estivo
durante una passeggiata.
Egli invita più volte la sua compagna ad ascoltare i
suoni che la pioggia e la natura producono,
creando una suggestiva atmosfera.
La vegetazione presente, di tipo mediterraneo,
viene descritta con accuratezza.
Alla fine della prima strofa inizia la progressiva
identificazione dei due amanti con la natura.
Nella seconda strofa il poeta e la sua donna vanno
incontro a una vera e propria metamorfosi,
identificandosi a poco a poco nella vegetazione che li
circonda e li avvolge, ricca di suoni, di animali e di
piante.
Nella terza strofa il coro delle cicale si affievolisce e
subentra quello più roco delle rane, che si interrompe e
riprende secondo la diversa violenza degli scrosci della
pioggia.
Nella quarta e ultima strofa si completa
l’assimilazione dei due amanti alla natura: Ermione è
una sorta di ninfa boschiva e il corpo di entrambi,
inebriati dalla pioggia e dalle sensazioni, costituisce un
tutt’uno con gli elementi circostanti.
ANALISI DEL
LIVELLO FONICO
Non esiste uno schema preciso delle
rime, pur frequenti.
Tutte le strofe si concludono con la
parola-rima Ermione.
Nei primi quattro versi ai suoni chiari
della “a” si alternano quelli cupi della
“o” e quelli più acuti della “i” che
riproducono i diversi effetti uditivi
causati dalla pioggia.
Sono inoltre presenti in tutto il testo
numerose onomatopee secondarie
(coccole, crepitìo, croscio ...) che
mirano a privilegiare gli effetti sonori
rispetto ai significati letterali.
La poesia presenta una musicalità accentuata anche dalle
numerose assonanze e allitterazioni.
Ad esempio
vv.10-11: l'allitterazione in ''r'' e ''s'' sottolinea il contrasto
tra la pioggia e l'arsura delle tamerici impregnate di
salsedine (su, tamerici, salmastre, arse ...)
vv.26-27: l’allitterazione in “sch” (freschi, schiude)
esprime la freschezza che la pioggia porta con sé;
vv.28-31: l’allitterazione in “l” (novella, la favola, bella,
illuse, illude) serve a dare una forte musicalità ;
vv.58-62: l'allitterazione in ''c'' (come, chiome, auliscono,
come,chiare, creatura, che) esprime il crepitio della
pioggia.
ANALISI DEL LIVELLO
METRICO RITMICO E
MORFO-SINTATTICO
Metricamente la lirica è formata da quattro strofe di 32 versi
liberi (ternari, quinari, senari, settenari, ottonari, novenari)
per un totale di 128 versi. L’ultimo verso di ogni strofa è
costituito dal nome di Ermione; i versi dal 20 al 33 sono
ripresi successivamente in quelli finali 116-128, creando
circolarità.
Le pause sintattiche spesso non corrispondono alla
suddivisione in versi: il ritmo è a tratti spezzato e dinamico,
altre volte rallentato e dilatato, anche grazie all'uso
sapiente della punteggiatura. Sono presenti numerosissimi
enjambement.
Il verbo è spesso in posizione rilevante, all'inizio di verso o
di strofa.
Sono presenti numerose anafore della parola piove
ripetuta per ben dieci volte e dell'invito Ascolta che
appare cinque volte nel testo.
Si rilevano frequenti chiasmi, ad esempio vv.61-62 Chiare
ginestre | creatura terrestre ; parallelismi come nei vv. 3031 e 126-127 Che ieri m'illuse,| che oggi mi illude e iperbati,
come nei vv. 3-4 parole ... umane che creano un senso di
attesa, allontanando termini che dovrebbero trovarsi vicini.
ANALISI DEL
LIVELLO SEMANTICO
La parola chiave della lirica è il verbo piove che viene
ripetuto più volte arricchendosi man mano di immagini
nuove esprimenti la progressiva fusione dei due amanti
con l'ambiente circostante:
• piove... su elementi naturali (tamerici, pini, mirti, ginestre,
ginepri);
• piove... su elementi umani (i nostri volti silvani, le nostre
mani, i nostri vestimenti);
• piove... su elementi astratti (i freschi pensieri, la favola
bella).
Una metafora particolarmente significativa si trova ai vv.
20-21 volti silvani , primo accenno alla metamorfosi
vegetale dei due amanti. Numerose metafore e similitudini
si rincorrono d’altronde per l’intero testo, tutte rilevando la
progressiva trasformazione e integrazione degli individui
nella macchia mediterranea: D'Annunzio e la sua
compagna arrivano a vivere della stessa vita degli alberi. Il
volto e i capelli di Ermione sono assimilati a una foglia e a
chiare ginestre (vv. 52-63); il cuore degli amanti è una
pesca, gli occhi sono pozze d’acqua sorgiva, i denti
mandorle acerbe (vv.103-108).
La sineddoche ciglia (vv. 95 e 97), che sostituisce
la parola occhi, esplicita la sottostante componente
erotica dei versi.
Numerose sono anche le perifrasi come la figlia
dell’aria (v.89) per indicare la cicala e la figlia del limo
(vv.90-91) per indicare la rana.
D'Annunzio usa un registro linguistico molto
ricercato e aulico (auliscono, aulenti, fulgenti, ebro,
alveoli, monda) che impreziosisce l’intero tessuto del
testo.
COMMENTO FINALE
“La pioggia nel pineto” non è solo una poesia, è musica. Leggendola
sembra di sentire il suono della pioggia che scroscia sulla vegetazione e
sulla pelle. L’essere umano riscopre la perfetta sintonia con la natura
prestando attenzione ai rumori e alle sensazioni che prova
addentrandosi sempre più nel bosco.
Quando l'individuo si trova solo in mezzo a tutta questa bellezza riscopre
la semplicità della vita: non contano più i soldi, il successo o la fama.
Inconsciamente si compie una metamorfosi alla fine della quale non ci
saranno più differenze fra un albero e l’uomo, dotati della stessa vita.
Il temporale improvviso indica anche come la natura sia in grado di
entrare e cambiare repentinamente la vita di un uomo.
Questa poesia invoglia i lettori a tendere le orecchie al prossimo
temporale.
Ogni oggetto, animale o pianta, acquista importanza: la rana entra a
far parte dell’orchestra il cui maestro indiscusso è la pioggia che
cade e che purifica tutto.
Questa poesia ci fa capire quanto l’uomo sia insignificante rispetto
alla natura; essa dev’essere sempre protetta e tutelata, cosa che oggi
purtroppo non accade.
Basterebbe fare una semplice passeggiata in un bosco per sentirsi
già liberi dai problemi quotidiani, liberi di correre, urlare, ascoltare
senza essere giudicati perché la natura non ha pregiudizi.
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Gabriele D`Annunzio La pioggia nel pineto