3 PET IMAGING Il ruolo della PET nelle patologie infiammatorie L a tomografia ad emissione di positroni (PET) è una tecnica di imaging che fornisce informazioni sull’attività metabolica e funzionale relativa ai distretti corporei esaminati, espressione macroscopica dei processi molecolari e biochimici e delle loro modificazioni associate all’insorgenza della malattia. La PET rappresenta quindi una metodica di imaging funzionale, che si differenzia dall’imaging morfologico proprio delle metodiche radiologiche convenzionali che forniscono informazioni diagnostiche basate sulle modificazioni strutturali causate dallo stato di malattia. In PET, l’uso di radio-traccianti “biochimici”, che consentono di visualizzare ed in certi casi di misurare processi fisiopatologici, permette una valutazione precoce di malattia, in quanto le modificazioni biochimiche spesso precedono quelle strutturali in vari organi e tessuti. Il radio-tracciante fino ad oggi maggiormente utilizzato è il Fluoro-DesossiGlucosio, un analogo strutturale del glucosio, marcato con 18-Fluoro (18F-FDG). Una volta iniettato per via endovenosa, si accumula in tutte le cellule che utilizzano il glucosio come fonte primaria di energia, per cui si accumula nei tumori con elevato turnover del glucosio, attraversa la barriera emato-encefalica e viene fissato anche nel miocardio. Da questo meccanismo biologico scaturiscono le tre indicazioni principali (oncologia, cardiologia, neurologia). Essendo però noto da molto tempo che l’FDG si accumula anche nei tessuti sede di processi flogistici di infezioni, nel corso della scorsa de- cade, sono stati condotti numerosi studi allo scopo di valutare l’impiego della metodica FDG-PET nella diagnosi di patologie flogistiche e settiche. L’FDG viene trasportato nelle cellule della maggior parte dei tessuti da specifiche proteine vettrici del glucosio. Il grado di captazione cellulare di FDG dipende da numerosi fattori, quali, ad esempio, la cellularità, l’attività metabolica cellulare e la quantità dei trasportatori disponibili. Sulla base di numerosi studi, è stato recentemente riconosciuto che un analogo meccanismo sottintende all’iperaccumulo di FDG nelle cellule infiammatorie (leucociti) attivate. Inoltre, nei processi flogistici, l’affinità delle proteine trasportatrici per FDG parrebbe venire incrementata attraverso l’azione di numerosi mediatori, quali le citochine ed i fattori di crescita, fenomeno peraltro non ancora osservato nelle patologie neoplastiche. Nei confronti di altre tecniche di medicina nucleare convenzionale finora utilizzate nello studio dei processi flogistici e settici (scintigrafia con 67 gallio o 111indio, scintigrafia con cellule autologhe marcate con 99mTecnezio), la FDG-PET dimostrerebbe maggiore sensibilità e specificità con possibilità di applicazione anche nelle patologie del rachide e nelle infezioni croniche, migliore risoluzione intrinseca del sistema, dosimetria favorevole, maggiore velocità di esecuzione, minori disagi/rischi per il paziente. Nei confronti delle metodiche di imaging morfologico, la FDG-PET presenta il vantaggio di un’acquisizione simultanea di tutto il corpo (“whole body”), e dell’utilizzo in pazienti portatori di impianti metallici. A sfavore della PET gioca la minore risoluzione spaziale della metodica rispetto all’imaging morfologico. Per evitare l’uso improprio della metodica PET nell’indagine delle patologie flogistiche/infettive, sono stati selezionati alcuni campi di applicazione specifica, basati sulla revisione della letteratura scientifica al riguardo. Attualmente alcune indicazioni potenziali all’utilizzo della metodica PET sarebbero di pertinenza ortopedica. La diagnosi differenziale fra la mobilizzazione asettica di protesi d’anca e/o ginocchio e l’infezione protesica, spesso difficile e tardiva, riveste particolare importanza per le significative implicazioni cliniche e le complesse strategie terapeutiche che seguono alla diagnosi. Nonostante qualche limitazione relativa alla ridotta specificità, la PET consentirebbe comunque una più accurata valutazione di un eventuale coinvolgimento dei tessuti molli e della sua estensione rispetto alle metodiche di medicina nucleare convenzionale. La totale assenza di artefatti dovuti alla presenza di impianti metallici nelle immagini PET costituirebbe un ulteriore vantaggio. Altra potenziale indicazione riguarderebbe la diagnosi delle osteomieliti croniche, soprattutto nei casi di malattia accertata pregressa in cui si sospetti una recidiva. Un capitolo a parte è rappresentato dalle osteomieliti vertebrali; per la diagnosi precoce di tale affezione, la RM è indubbiamente la metodica diagnostica di scelta; tuttavia la RM potrebbe essere validamente sostituita dalla PET nello studio dei pazienti, soprattutto anziani, affetti da gravi disturbi del movimento e nei pazienti portatori di impianti metallici. Ulteriore indicazione alla PET sarebbe rappresentata dalla valutazione dei pazienti con febbre di origine sconosciuta, affezione che riconosce tre principali cause: infettiva, infiammatoria e neoplastica. La FDG-PET, grazie all’elevata sensibilità, potrebbe contribuire ad identificare l’organo e/o il tessuto responsabili della manifestazione clinica, facilitando poi la progressione di un iter diagnostico specifico. Nella sarcoidosi, malattia infiammatoria cronica, il pattern di fissazione dell’analogo marcato del glucosio non è specifico, con il rischio di errata interpretazione dei rilievi a favore di una condizione di malignità. Tuttavia, poiché la valutazione del grado di attività di malattia è determinante ai fini di un’ottimale impostazione terapeutica, alcuni studi hanno dimostrato che il grado di fissazione di FDG nelle localizzazioni sarcoidosiche ben correla con il grado di attività della malattia, per cui la PET potrebbe essere utilmente impiegata nei pazienti con sarcoidosi nota per il monitoraggio della risposta alla terapia. Nella diagnosi di vasculite, un insieme di varie condizioni patologiche caratterizzato dalla flogosi fino alla necrosi della parete dei vasi arteriosi, l’imaging viene utilizzato per confermare il sospetto diagnostico ed identificare un sito adatto ad un accesso bioptico. Nei pazienti affetti PROTESI ANCA SINISTRA: INFEZIONE CON FISTOLIZZAZIONE da vasculite dei grandi vasi, FDG si accumula nella parete vascolare; la PET fornirebbe non solo un contributo sostanziale alla diagnosi di malattia, ma sarebbe in grado di identificare la reale estensione del coinvolgimento vasale, in alcuni casi sottostimato dalla Risonanza Magnetica. Il potenziale impiego della FDG-PET nell’identificazione dei processi flogistici e settici è quindi al centro di continue ricerche sia cliniche che metodologiche e farmacologiche, allo scopo di definire non solo le condizioni patologiche nelle quali tale tecnica possa realmente incidere in termini di diagnosi, stadiazione e/o monitoraggio terapeutico, ma anche di apportare modifiche nell’applicazione metodologica e migliorare le caratteristiche del tracciante FDG. Dott.ssa Patrizia Gandolfo, Medico Nucleare CDI EVENTI I MOSTRE Oggettivamente meglio La sede di d via Saint Bon ha ospitato la mostra mos “Oggettivamente meglio. Prendersi cura: idee per un maggior benessere”. Si tratta della seconda esposiziocon Fondazione Bracco, ne, organizzata organ una scuola d’arte milaneche coinvolge coinv se: dopo “Lo spettacolo del corpo”, che ha visto protagonisti gli studenti della Scuola di Fotografia dell’Accademia Teatro alla al Scala, è stata la volta degli allievi del Master in Design e in Interaction Design 2011 20 di Domus Academy che hanin maniera innovativa e no interpretato, interp creativa, il concetto di cura. “Questa iniziativa si s inserisce nell’ambito delle nostre attività per i giovani, programmi concepiti come investimento nello sviluppo individuale e collettivo delle nuove generazioni” ha affermato Diana Bracco, Presidente della Fondazione Bracco. “Il ‘prendersi cura’ riguarda la nostra salute e quella degli altri, innanzitutto: ma anche le cose che ci stanno a cuore, il nostro patrimonio storico e culturale, l’ambiente nel quale viviamo. Questa dimensione poliedrica della cura, declinata da giovani creativi e di talento, racchiude perfettamente la mission che anima la Fondazione Bracco”. I giovani progettisti si sono interrogati sulla creatività e l’innovazione, ragionando sui temi dell’estetica, delle funzioni, del rapporto tra sostenibilità e felicità del consumo, ponendo al centro della riflessione il tema della cura, immaginando nuovi prodotti, nuove funzioni, nuove ritualità, e, soprattutto, nuove emozioni. Come ha sottolineato Dante Donegani, Direttore del Master in Design di Domus Academy e anima del progetto, “gli studenti sono stati invitati a elaborare iniziative dalla natura fortemente narrativa ed evocativa, creando una sintesi di valori, indipendentemente dalla tipologia specifica del prodotto esaminato. Aver cura delle cose vuol dire non buttarle via, tenerle in efficienza, at- tribuire loro un valore, stabilire un legame affettivo con esse. Le cose si consumano non solo nella loro fisicità ma anche nel nostro immaginario. Le cose ci proteggono, ma vanno anche protette da noi”. Un “prendersi cura” che si adatta perfettamente alla mission di prevenzione del CDI che, in passato, ha ospitato altre esposizioni, a sottolineare il legame profondo che unisce l’arte al benessere, in un’ottica complessiva volta, anche attraverso la cultura, al miglioramento della qualità della vita.