CONFIMI Rassegna Stampa del 24/06/2014 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE CONFIMI 24/06/2014 Eco di Bergamo «Le Pmi sono pronte a ripartire ma vanno sostenute nell'export» 6 24/06/2014 Il Giornale del Piemonte Dai Confidi al digitale 7 24/06/2014 Il Giornale della Liguria Dai Confidi al digitale 8 CONFIMI WEB 23/06/2014 www.repubblica.it 06:52 Ice, Sace e Simest via all'intesa con Confimi 10 23/06/2014 borsaitaliana.it 15:05 Economia e finanza: gli avvenimenti di LUNEDI' 23 giugno -2- 11 SCENARIO ECONOMIA 24/06/2014 Corriere della Sera - Nazionale «Né buono né cattivo Rompere il tabù del potere» 13 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Guidi: 20 miliardi sbloccati, ora piano per il made in Italy 16 24/06/2014 Il Sole 24 Ore La flessibilità si conquista con i fatti 18 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Riaprire il cantiere Eurobond 20 24/06/2014 Il Sole 24 Ore «Priorità agli investimenti pubblici» 22 24/06/2014 Il Sole 24 Ore «Le imprese non fanno finanza» 24 24/06/2014 La Repubblica - Nazionale Blitz di Marchionne scavalca il sindacato e parla agli operai Maserati 26 24/06/2014 MF - Nazionale Piazza Affari non crede a Merkel vestita da colomba 27 24/06/2014 MF - Nazionale Festa anche a maggio per il riparmio gestito con 7 miliardi di raccolta netta 28 24/06/2014 MF - Nazionale La ripresa c'è, ma va coltivata 29 SCENARIO PMI 24/06/2014 Corriere della Sera - Bergamo Sob, investimenti per battere la crisi con volumi produttivi in crescita 32 24/06/2014 Il Sole 24 Ore «La ricetta? Presenza sui mercati» 33 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pmi, il filo che lega Italia e Germania 35 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Brand e hi-tech attirano capitali 37 24/06/2014 Il Sole 24 Ore A Parma boom di iscrizioni ai corsi sull'agroalimentare 39 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Hi-tech e globalizzata, la meccanica sfida la crisi 40 24/06/2014 Il Sole 24 Ore I contoterzisti della moda si alleano per esportare con marchi propri 42 24/06/2014 La Repubblica - Bologna La ripresa è iniziata dopo oltre due anni sale la produzione 44 24/06/2014 Avvenire - Nazionale Chimica, c'è l'export oltre la crisi 45 24/06/2014 ItaliaOggi Interdis riporta in vita VéGé 46 24/06/2014 MF - Nazionale CHINA DESK 47 CONFIMI 3 articoli CONFIMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 5 24/06/2014 Eco di Bergamo (diffusione:54521, tiratura:63295) «Le Pmi sono pronte a ripartire ma vanno sostenute nell'export» Andrea Iannotta La sottoscrizione dell'accordo quadro-operativo tra Confimi e Ice-Agenzia per la promozione all'estero rappresentate dai rispettivi presidenti, Paolo Agnelli e Riccardo Monti - avvenuta ieri all'ex Borsa Merci, ha fatto da sfondo al convegno su «Pmi ed export», che ha focalizzato l'attenzione del folto pubblico presente sulla via da seguire, soprattutto da parte dellePmi, verso l'internazionalizzazione. «Siamo qui per ripartire - ha sostenuto Agnelli - per capire quali possibilità ha quel 50% di imprese che fondano sul "made in Italy" la loro attività. Settori come l'agroalimentare, il mobile, l'arredo hanno notevoli potenzialità di vendita nel mondo. E con il protocollo sottoscritto oggi con Ice possiamo fortemente dare una mano a queste imprese. Per l'altro 50%, che si occupa della costruzione di prodotti a basso contenuto tecnologico, occorre tutta un'altra storia». E qui l'imprenditore chiama in causa il governo, snocciolando i numeri della crisi che da anni ormai attanaglia la nostra economia, numeri e cause che non possono essere dimenticati «per voltare pagina», come aveva sottolineato in precedenza il viceministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda. «In 5 anni - ha ricordato il presidente di Confimi - abbiamo perso 600mila imprese, la disoccupazione ha raggiunto il 14% e quella giovanile il 43%. La crisi sarà finita quando le imprese ricominceranno ad assumere. E questo è successo perché abbiamo il costo del lavoro più alto d'Europa». Cui si aggiunge «l'elevato costo dell'energia, perché il fisco si trattiene buona parte di quanto viene pagato per mega watt acquistato. Anche il "credit crunch", la stretta creditizia è tuttora viva e presente tra noi, non solo perché le grandi banche non vogliono rischiare, ma anche per i parametri (fissati da Eba, Bce, Basilea 3) in base ai quali solo i ricchi, con andamento positivo e patrimonio solido, possono avere denaro. Chi ha attraversato il deserto, stremato ma vivo, si vede negare un po' d'acqua dalle banche». Sul calo della domanda interna Agnelli ha poi ricordato che «la globalizzazione ha portato in Italia prodotti costruiti all'estero per un valore di un 1 miliardo di euro in un anno solo da Cina e India, senza contare gli altri. Prodotti portati via alle nostre aziende». Ma le imprese, nonostante tutto, non si arrendono e anche il protocollo siglato con Ice può essere utile per «espandere il made in Italy nel mondo». Con quella voglia di intraprendere «che ha saputo innovare, percorrere strade nuove - come ha sostenuto Giorgio Gori, neosindaco di Bergamo -, esempio di come si affrontano le crisi». Per il vice ministro Calenda, obiettivo dell'accordo tra Confimi e Ice - che si propone la collaborazione finalizzata all'internazionalizzazione delle piccole imprese, a tariffe scontate del 25% sui preventivi elaborati, e che ha trovato il consenso di Paolo Malvestiti, presidente della Camera di commercio, e di Giorgio Bonassoli, assessore provinciale alle Attività produttive - è «cercare indicazioni di come si sta muovendo il commercio internazionale. Se l'Italia esporta più di Francia e Germania il merito è degli imprenditori. Però ora è necessario che anche le Pmi si rivolgano a quei mercati di consumo che si stanno sviluppando. L'intesa con Ice è importante, a patto che porti a risultati positivi, sviluppata su un piano concreto». Il presidente dell'Ice Monti - intervenuto al dibattito con Massimo D'Aiuto, amministratore delegato di Simest, Gianmarco Boccia e Gabriele Busti, in rappresentanza, rispettivamente, di Sace Lombardia e della Regione Lombardia - ha evidenziato che «l'Ice nasce per aiutare le aziende, soprattutto le Pmi, ad esportare. È la nostra missione, con l'obiettivo di creare più ricchezza e occupazione per il nostro Paese». • CONFIMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 6 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Economia 24/06/2014 Il Giornale del Piemonte Pag. 7 (diffusione:12684, tiratura:39829) Dai Confidi al digitale Tanto interesse per il confronto sui temi più caldi SCENARI INESPLORATI Il credit crunch e le tecnologie innovative rappresentano una sfida Grande interesse per la sessione pomeridiana di «Finanziare la ripresa. Le sfide del credito alle imprese» il convegno organizzato da BancaFinanza ieri al Castello del Valentino di Torino. Dopo il lunch si sono svolti contemporaneamente tre workshop tecnici che hanno visto rappresentanti della finanza, delle imprese e delle categorie confrontarsi e approfondire alcuni dei temi introdotti nella mattinata. Tre i worksop organizzati in contemporanea nelle affascinanti sale del castello sabaudo. Il primo verteva su «Sistema Bancario e fonti di finanziamento delle Pmi - Minibond. La funzione dei Consorzi Fidi nel nuovo scenario del credito». A confrontarsi, moderati dal giornalista economico Nino Sunseri, il responsabile finanza della Banca Popolare di Vicenza, Paolo Altichieri, Giandandrea Bertello (corporate division Bnl, Gruppo Bnp Paribas), Massimo Gibin (responsabile Servizio Credito e Finanza Giovani imprenditori di Api Torino), Andrea Giotti (Direttore generale diEurofidi) e Danilo Rivoira, responsabile Area Crediti Banca Credito Cooperativo di Cherasco). Nel secondo worksop si è invece approfondito il tema de «La ristrutturazione dei debiti bancari delle imprese, tra credit crunch e nuove normative (fontialternative di finanziamento alle imprese). Moderati dal caposervizio all'Economia di QnQuotidiano nazionale, si sono confrontati Aldo Boffa, direttore di Cogart Cna Piemonte), Massimo Gasparotto (Ad Mondialpol service spa), Enrico Merli (rappresentante Avvocatura di Torino, Consiglio nazionale forense) e Marco Rosati (amministratore delegato di Zenit sgr). Molto attuali e interessanti anche gli argomenti del terzo workshop, che verteva sulla «Revisione dei modelli distributivi e sviluppo canali digitali: quali benefici per le aziende?». Moderati da Maurizio Montagna, giornalista di BancaFinanza, ne hanno discusso Marco Barbuti (responsabile della direzione del progetto multicanalità integrata di Isp di Intesa Sanpaolo), Raimondo Marcialis (commissione finanza, AssiomForex), Gianluigi Pesce(Responsabile multichannel Corporate Strategy, Unicredit) e Rainer Steger (Responsabile Dolomiti Direkt). CONFIMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 7 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I WORKSHOP SULLE NUOVE OPPORTUNITÀ 24/06/2014 Il Giornale della Liguria Pag. 7 Dai Confidi al digitale Tanto interesse per il confronto sui temi più caldi SCENARI INESPLORATI Il credit crunch e le tecnologie innovative rappresentano una sfida Grande interesse per la sessione pomeridiana di «Finanziare la ripresa. Le sfide del credito alle imprese» il convegno organizzato da Banca Finanza ieri al Castello del Valentino di Torino. Dopo il lunch si sono svolti contemporaneamente tre workshop tecnici che hanno visto rappresentanti della finanza, delle imprese e delle categorie confrontarsi e approfondire alcuni dei temi introdotti nella mattinata. Tre i worksop organizzati in contemporanea nelle affascinanti sale del castello sabaudo. Il primo verte va su «Sistema Bancario e fonti di finanziamento delle Pmi - Minibond. La funzione dei Consorzi Fidi nel nuovo scenario del credito». A confrontarsi, moderati dal giornalista economico Nino Sunseri, il responsabile finanza della Banca Popolare di Vicenza, Paolo Altichieri, Giandandrea Bertello (corporate division Bnl, Gruppo Bnp Paribas), Massimo Gibin (responsabile Servizio Credito e Finanza Giovani imprenditori di Api Torino), Andrea Giotti (Direttore generale di Eurofidi) e Danilo Rivoira, responsabile Area Crediti Banca Credito Cooperativo di Cherasco). Nel secondo worksop si è invece approfondito il tema de «La ristrutturazione dei debiti bancaridelle imprese, tra credit crunch e nuove normative (fonti alternative di finanziamento alle imprese). Moderati dal caposervizio all'Economia di QnQuotidiano nazionale, si sono confrontati Aldo Boffa, direttore di Cogart Cna Piemonte), Massimo Gasparotto (Ad Mondialpol service spa), Enrico Merli (rappresentante Avvocatura di Torino, Consiglio nazionale forense) e Marco Rosati (amministratore delegato di Zenit sgr). Molto attuali e interessanti anche gli argomenti del terzo workshop, chevertevasulla«Revisionedeimodelli distributivi e sviluppo canali digitali: quali benefici per le aziende?». Moderati da Maurizio Montagna, giornalista di Banca Finanza, ne hanno discusso Marco Barbuti (responsabile della direzione del progetto multicanalità integrata di Isp di Intesa Sanpaolo), Raimondo Marcialis (commissione finanza, Assiom Forex), Gianluigi Pesce (Responsabile multichannel Corporate Strategy, Unicredit) e Rainer Steger (Responsabile Dolomiti Direkt). CONFIMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 8 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I WORKSHOP SULLE NUOVE OPPORTUNITÀ CONFIMI WEB 2 articoli 23/06/2014 06:52 www.repubblica.it Sito Web pagerank: 8 LE TRE AGENZIE E L'ASSOCIAZIONE DEGLI IMPRENDITORI PUNTANO A MIGLIORARE LE PROCEDURE PER L'EXPORT Prosegue la marcia della Confimi, la "terza Confindustria" che ormai con 30mila aziende iscritte e 410mila dipendenti se la batte con la Confapi per il secondo posto. «Ormai la trasmigrazione dalle altre due associazioni è continua, segno che qualcosa nella rappresentanza non è andato», dice il presidente di Confimi, Paolo Agnelli. Oggi pomeriggio alla Camera di Commercio di Bergamo firmerà un accordo di cooperazione con l'amministratore delegato della Simest Massimo D'Aiuto e i presidenti di Sace e Ice, Giovanni Castellaneta e Riccardo Monti. Scopo: aiutare le piccole e medie imprese che sono l'essenza della Confimi, tutte manifatturiere, ad esportare di più e con più facilità. «Ci sembra fondamentale quest'intesa che firmiamo con l'agenzia governativa per l'export, con quella per l'assicurazione dei crediti all'export e infine con la private equity pubblica Simest, che valuterà se entrare nel capitale di certe imprese», spiega il presidente di Confimi. Le quattro organizzazioni contano di dar vita a una vera e propria "cabina di regia" dell'internazionalizzazione. Agnelli, imprenditore bergamasco dell'alluminio, è a capo di un gruppo di famiglia di 14 imprese e 130 milioni di fatturato, dalle pentole rese celebri da MasterChef fino alle trafilerie di alluminio per auto. (eugenio occorsio) Paolo Agnelli, presidente della Confimi CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 24/06/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ice, Sace e Simest via all'intesa con Confimi 23/06/2014 15:05 borsaitaliana.it Sito Web pagerank: 5 ECONOMIA - Milano: incontro "Expo, nuovi progetti d'impresa per la cultura" Ore 17,00. Presso Palazzo Affari ai Giureconsulti, via Mercanti, 2 - Milano: al via le celebrazioni per il 50mo compleanno della Linea 1 del Metro' di Milano. ore 18,00. Presso la Sala Buzzati della Fondazione Corriere Della Sera - Bergamo: incontro Confimi Impresa "Pmi ed export: uno sguardo sul mondo". Ore 14,30. Presso Palazzo dei Contratti, piazza Liberta' - Novara: Assemblea Associazione Industriali di Novara "Costruire il futuro: idee e proposte per il rilancio dell'economia". Ore 17,00 Partecipa, tra gli altri, Alberto Baban, vice presidente Confindustria e presidente P.I. di Confindustria. Presso Banco Popolare Divisione BPN, Auditorium, Via Negroni 11, - Parma: Assemblea Unione Parmense degli Industriali. Ore 17,30 Partecipa, tra gli altri, Giorgio Squinzi, presidente Confindustria. Presso Teatro Regio, Via G. Garibaldi 16/A --In collaborazione con Borsa Italiana www.borsaitaliana.it Red(RADIOCOR) 23-06-14 12:44:05 (0304) NNNN CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 24/06/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Economia e finanza: gli avvenimenti di LUNEDI' 23 giugno -2- SCENARIO ECONOMIA 10 articoli 24/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) «Né buono né cattivo Rompere il tabù del potere» Paola Pica di Paola Pica a pagina 25 Patrizia Grieco, neo presidente dell'Enel e una lunga carriera da capo azienda prima in Italtel, poi in Siemens e Olivetti. Le donne chiamate ai vertici dei gruppi pubblici e delle istituzioni stanno disegnando una nuova leadership in Italia? «Siamo di fronte a un'occasione straordinaria. L'incoraggiamento legislativo, con le cosiddette quote di genere, e le nomine volute dal governo Renzi, mettono le donne in grado di diventare veri e propri agenti del cambiamento». Possiamo parlare di donne e potere o questo binomio è ancora tabù? «Le cose stanno cambiando rapidamente, ma certo le donne hanno fin qui diffidato del potere, quando non ne hanno avuto paura, per un retaggio culturale tra i più pesanti e penalizzanti per l'intera società. Il potere non è buono o cattivo. Dipende da come lo usi». Proposte? «Bisogna cambiare la percezione di chi è destinatario delle azioni di quel potere. Di chi sente solo un effetto avverso, un contrasto ai diritti. La parola chiave è discontinuità. Solo chi non ha potuto partecipare avrà uno sguardo nuovo e una forza innovatrice. Che poi è il cuore della questione: superare le stratificazioni corporative e aprire al merito, ai giovani, ai talenti, siano essi femminili o maschili». Non vorrà nasconderci il fatto che le donne che approdano nei consigli di amministrazione o salgono al vertice pagano ancora un prezzo alla cooptazione, alla «graziosa concessione»? «La sociologa Chiara Saraceno parla efficacemente di antitrust, di "cartello" del potere che cerca di conservare, di proteggere lo status quo. Io dico che il nostro compito primario è il rinnovamento, il ricambio generazionale. Se non assumiamo il ruolo di agenti del cambiamento veniamo meno alla nostra missione». Essere motore del cambiamento è quello che ha chiesto il governo di Matteo Renzi a lei e alle altre presidenti di società a capitale pubblico? «Direi che si tratta di una richiesta implicita» Considera la maggiore partecipazione delle donne un obiettivo del suo mandato? «Dentro il perimetro dato sì. Ma non ne faccio una questione solo femminile. Dobbiamo riuscire a trattenere i nostri giovani migliori, attrarre talenti dall'estero». È un caso che proprio quando vengono chiamate le manager, tutte alla presidenza, nessuna in un ruolo operativo, venga introdotto anche il tetto alle retribuzioni? «Ho accettato l'incarico sapendo quale sarebbe stato il mio compenso. Sono dell'idea che competenze e responsabilità vadano adeguatamente retribuite, ma oggi scontiamo le esasperazioni del passato, eccessi non solo italiani. Quanto alle deleghe, sono quelle che ho chiesto: mi occuperò di governance, audit e, di concerto con l'amministratore delegato Francesco Starace, di relazioni istituzionali». Lei siede nel board di Cnh, società del gruppo Fiat-Chrysler. Che rapporto ha con Sergio Marchionne? «Lo stimo molto, è un uomo coerente e portatore di discontinuità importanti. Sono lusingata di sedere in un consiglio internazionale e di alto profilo». Dopo tanti anni di «trincea» essere presidente le sembra limitante? «Al contrario, lo considero un riconoscimento. Il presidente svolge un ruolo di garanzia verso il mercato e tutti gli "stake holder", i portatori di interesse». È un «mestiere» che si impara? «Ci sono dei criteri da rispettare e il primo è l'indipendenza. Poi c'è la distinzione netta delle deleghe. Il terreno dei manager non va invaso. Il presidente, poi, è un presidio sulla trasparenza e quest'ultima è un SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato intervista Patrizia Grieco (Enel) 24/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato grande valore per la società perché così si attraggono gli investitori e si stabilizza l'azionariato. Detto questo, sono un po' secchiona e mi sottopongo a quattro-cinque ore di formazione al giorno. Il ritmo è indiavolato e mi piace moltissimo». Tocca alla presidente dirimere i conflitti? «Ecco, mentre del potere non bisogna avere timore, dei conflitti sì. Possono fare molto male a una società quotata, vanno prevenuti. Come? Ancora una volta con una governance efficace e la trasparenza, un collante universale». Laureata in Giurisprudenza ha dovuto «studiare» le telecomunicazioni. Ricomincia da capo ora con l'energia? «Sembrerà strano, ma non sapere come nasce il bit e concentrarsi invece sul come il bit può essere utilizzato è stato un fattore di successo» Cos'altro ha favorito la sua carriera? «Il sostegno della famiglia, quella d'origine e quella formata con mio marito e mia figlia, che oggi è mamma a sua volta, mentre io sono una nonna orgogliosa. È sempre stato normale che io lavorassi fuori casa. Questo tipo di serenità è fondamentale, anche le relazioni professionali ne beneficiano. Come del resto molti uomini in carriera ben sanno». Quindi suo marito è stato un «mammo»? «No. È un ottimo padre ed è già molto». In passato lei è stata critica sul telelavoro e alcune forme di smart working. La pensa ancora così? «Ci sono fasi nella vita di ognuno noi in cui c'è bisogno di più flessibilità. Ma poi il lavoro, specie in azienda, resta fatto di scambio, di relazioni, di crescita collettiva. L'organizzazione può e deve essere migliorata, ma rinunciare al fattore umano è una perdita». Il Terzo settore la vede impegnata con «Save The Children» e ora con la fondazione Enel Cuore della quale assumerà la presidenza. Quale sarà il futuro della Onlus di gruppo? «In dieci anni di vita Enel Cuore ha portato avanti 570 progetti a favore di 400 mila beneficiari per 52 milioni di erogazioni. Sono numeri importanti. Nel 2014 ci occuperemo degli "holes", i "buchi" nella società, quelle ferite che si aprono dove il Welfare non arriva e dove sprofondano prima di tutti i bambini. Cercheremo di intervenire su scuola, famiglia, povertà». Siamo alla vigilia del semestre europeo a guida italiana. Quali sono le priorità per il settore? «Condivido il pensiero del presidente dell'Autorità per l'energia Guido Bortoni: la dimensione dei problemi energetici e della loro soluzione è irrinunciabilmente europea. La Ue è stata finora troppo timida su questioni cruciali come la sicurezza degli approvvigionamenti, l'ambiente, l'integrazione di reti e mercati. Un semestre dura poco, ma c'è il tempo per dare la spinta giusta». paolapica © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è La carriera Cita come il passaggio «più difficile» della sua lunga carriera l'addio, nel 2002, all'Italtel dove era entrata 25 anni prima appena ventenne e laureata in Giurisprudenza. Nell'azienda milanese delle reti per le telecomunicazioni, Patrizia Grieco, milanese, classe 1952, aveva raccolto il testimone di Marisa Bellisario, la prima signora italiana della tecnologia, scalando il vertice passo dopo passo, a partire dalla direzione degli affari legali per chiudere da amministratrice delegata. L'incarico successivo è di ad di Siemens Informatica, società della multinazionale tedesca: «Un'esperienza fondamentale che ha poi compensato il dispiacere di aver chiuso l'esperienza in Italtel», racconta. Un passaggio nella consulenza, con Value Partners, e poi di nuovo all'industria, questa volta in Olivetti, che ha lasciato per assumere la presidenza di Enel. Siede nel consiglio di Cnh (Fiat Chrysler) e di Save the Children © RIPRODUZIONE RISERVATA Una fotografa un'immagine 24/06/2014 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La luce nascosta a scuola A sinistra una foto scattata da Monika Bulaj in una delle più grandi scuole per ragazze in Afghanistan tratta dal libro «NUR La luce nascosta dell'Afghanistan». La fotografa e scrittrice nata a Varsavia ma triestina d'adozione, da anni viaggia in Europa dell'Est, Asia Centrale e Medio Oriente. Dopo anni di esplorazioni, munita di una Leica e di un taccuino, ha raccontato il suo viaggio nella terra degli afgani, dove ha fotografato la scuola con 13 mila allieve, 50 per classe, 11 aiutanti, 230 insegnanti. Molte di loro racconta la Bulaj - insegnavano durante il periodo talebano alle proprie figlie e alle bambine dei vicini. Eroine della cospirazione» (Foto Monika Bulaj) Foto: #tempodelledonne 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Guidi: 20 miliardi sbloccati, ora piano per il made in Italy Carmine Fotina Venti miliardi di nuovi finanziamenti. È l'impatto, previsto dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, delle norme sul credito non bancario varate con il Dl competitività. «A livello Ue - dice - ci batteremo per regole sempre più pro industria». Dopo l'estate un decreto per il made in Italy. Fotina u pagina 6 ROMA «Il ritardo del decreto competitività? Nessun mistero, normale lavoro tecnico: la pubblicazione è questione di ore». Federica Guidi, ministro dello Sviluppo economico, prova a passare già alla fase 2 dopo l'approvazione delle norme sulla finanza per la crescita. Sul suo tavolo fanno capolino le stime sui 20 miliardi di nuovi finanziamenti alle imprese, il pacchetto made in Italy che sarà approvato dopo l'estate, le prime ipotesi di Agenda per il rinascimento industriale europeo. Il semestre italiano di presidenza Ue è una finestra irripetibile. Come la sfrutterà il governo? La mia intenzione è riprendere con forza l'obiettivo di 20% di Pil europeo espresso dalla manifattura. Un principio che sarebbe un peccato abbandonare, a maggior ragione in un semestre in cui la leadership sarà assunta dall'Italia, che resta a pieno titolo la seconda manifattura europea. Il target, già annunciato, finora non è stato reso vincolante. Che cosa dovrebbe cambiare adesso? C'è innanzitutto un'esigenza largamente condivisa su questo punto, che ho percepito nei mie primi incontri bilaterali incluso quello che ho avuto oggi con il ministro dell'Economia olandese. È chiaro tuttavia che l'Italia dovrà farsi sentire, ad esempio per riformare il Consiglio competitività che mi troverò a presiedere. In che termini? Il Consiglio va rafforzato sia nei poteri sia nella governance. Pensiamo a un organismo sul modello dell'Ecofin, con la capacità di leggere in maniera trasversale tutte le policy o le indicazioni che l'Europa prende: calcolando e anticipando le ricadute che ogni decisione potrà avere sui settori industriali. La governance però va abbinata ai contenuti. C'è già un'Agenda della presidenza italiana? Ci abbiamo lavorato, la stiamo già condividendo con i partner. Le dico i primi due punti: energia con il rilancio delle grandi infrastrutture, e in questo l'Italia può giocare un ruolo di hub continentale, e una massiccia opera di semplificazione e sburocratizzazione di vincoli che si sono sedimentati a livello europeo. Sui singoli dossier, poi, le posso ribadire la nostra posizione sul nuovo pacchetto clima-energia: l'Europa deve fare i conti con sistemi di competizione globali, per questo anche gli obblighi ambientali necessitano di una lettura più ampia che non può limitarsi ai Paesi membri. E sul fronte italiano? La task force per l'Industrial compact che aveva preannunciato non è ancora arrivata. È una questione di giorni, si sta per insediare. Devo confessarle che in questi mesi mi ha reso un po' insonne il fatto che la parte di sviluppo industriale è stata annegata nella gestione di alcune emergenze che abbiamo trovato al nostro arrivo: l'attuazione dei decreti attuativi, le crisi aziendali, le misure sulla finanza per la crescita appena varate. Ma so benissimo che ora c'è bisogno di ragionare in termini di prospettiva. Per questo la task force sull'Industrial compact italiano entro l'anno produrrà un documento di sintesi sia sull'innovazione industriale sia sul rilancio dei settori manifatturieri di base, dall'automotive agli elettrodomestici alla siderurgia. Ma so che non basterà se non faremo anche una vera opera di eliminazione o riduzione di adempimenti burocratici che ricadono sulle imprese: e questo arriverà con una «regulatory review» entro l'autunno. Gli investitori esteri spesso non ci chiedono che certezze e possiamo fare molto anche con pochi oneri in meno e qualche procedura semplificata in più, come i nuovi visti veloci per chi investe in startup. E il piano per il made in Italy. Che posto occupa nell'agenda di governo? Siamo praticamente già pronti con un decreto legge. Ma motivi di gestione parlamentare dei provvedimenti ci inducono ad attendere la ripresa dopo la pausa estiva. Sarà un piano ambizioso per favorire SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista. Il ministro: dal Dl sui finanziamenti non bancari più industria in Europa 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'internazionalizzazione delle nostre imprese anche modificando le strutture che se ne occupano. Interverremo anche sulla questione irrisolta dell'attrazione degli investimenti esteri definendo finalmente un unico interlocutore per le imprese straniere, poi vedremo se sarà un'Agenzia o una struttura già esistente alla quale però andranno compiti più chiari e definiti. Anche le ambasciate ci daranno una grossa mano, come prima sentinella sul posto per intercettare le intenzioni di investimento in Italia che, come ho avuto modo di appurare nei mie viaggi istituzionali, a partire da quello in Cina, sono sempre più concrete. Ministro, torniamo per un attimo alla stretta attualità. Che fine ha fatto il decreto competitività? Non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale: è vero che ci sono state criticità e problemi di copertura? Non mi risultano problemi. Il pacchetto approvato il 13 giugno dal governo, tra competitività e Pa, è molto corposo e in questi giorni è stato svolto un normale lavoro sui testi, anche in vista di possibili spacchettamenti d'intesa con il Quirinale. E, per le coperture, le devo dire che si può fare sempre di più nella vita, ma nel complesso abbiamo lavorato bene d'intesa con il ministero dell'Economia anche per far fronte a inevitabili ragioni di tenuta dei conti. Di certo l'allargamento del Fondo di garanzia, con relativo rifinanziamento di 500 milioni, non è mai andato oltre le bozze iniziali. Su questo ci sentiamo tranquilli. Il Fondo funziona e, quando sarà necessario, potremo rifinanziarlo senza difficoltà. Così come confermo che raddoppieremo da 2,5 a 5 miliardi il plafond della "nuova Sabatini". Avete calcolato gli effetti delle misure per investimenti e credito? Con questi interventi, uniti all'incentivo Ace per la capitalizzazione, pensiamo di poter dare uno shock all'economia reale. Il credito d'imposta per gli investimenti, che si affianca alla nuova Sabatini, serve a intercettare segnali di vivacità che giungono dal manifatturiero e in un anno può attivare 8 miliardi di spese agevolabili. Le misure di liberalizzazione del credito, per favorire canali alternativi a quello bancario, potranno invece liberare fino a 20 miliardi di finanziamenti aggiuntivi. Intanto, però, ad attenderla c'è una valanga di ricorsi sullo "spalma incentivi" per l'energia rinnovabile. Sarà possibile una mediazione in Parlamento? Si vedrà che cosa decideranno le Camere, non posso escludere miglioramenti o correzioni. Ma ci tengo a ribadire che quest'operazione, come questo governo ha già fatto con le riduzioni per Irpef e Irap, ha un'obiettivo di redistribuzione: qualche sacrificio per chi in questi anni ha goduto di extrabenefici per favorire una fascia di imprese che paga dal 30 al 50% in più rispetto ai concorrenti europei. Nel dettaglio, poi, ricordo che le riduzioni interesseranno solo il 4% degli impianti che beneficiano del 60% degli incentivi totali, in pratica 8mila operatori su 200mila. Per tutti invece ci saranno una serie di vantaggi in termini di semplificazioni sui nuovi impianti. Sui debiti della Pubblica amministrazione il commissario Ue Tajani ha aperto una procedura per i tempi di pagamento. E sul nuovo piano di smaltimento degli arretrati sembra calato il silenzio. Che succede? La procedura mi sembra comunque singolare viste le misure varate dal governo con il decreto Irpef, anche con l'anticipo della fattura elettronica e il monitoraggio per evitare strutturalmente che in futuro si ripresenti il fenomeno. E sul pagamento degli arretrati da completare entro il 21 settembre il governo ha preso un impegno. E finora gli impegni li abbiamo rispettati. Tanti obiettivi, ma anche più di un intoppo. Dov'è finito il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca approvato con il decreto Destinazione Italia? Mancano le coperture? Direi piuttosto che sono state fatte delle verifiche insieme all'Economia, dove il decreto è alla firma del ministro. Ma le assicuro: renderemo operativa anche questa misura. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Piano made in Italy. Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La flessibilità si conquista con i fatti Adriana Cerretelli A due giorni da un vertice europeo che si annuncia molto difficile nel tentativo non solo di far quadrare il teorema delle nomine Ue ma anche e soprattutto di evitare uno strappo lacerante con la Gran Bretagna di David Cameron, Angela Merkel si muove a passi felpati per ricucire tutte le possibili smagliature evitando di lacerare irrimediabilmente il tessuto usurato dell'Unione. È disposta a fare concessioni, dunque, la cancelliera tedesca. Però non fino al punto di scardinare regole e principi fondamentali che rappresentano i pilastri dell'identità europea. La scelta democratica, sia pure molto embrionale, del presidente della Commissione Ue nella persona di Jean-Claude Juncker uscito vincente insieme al Ppe dal confronto con le urne, diventa quindi irrinunciabile. Ma negoziabile con una serie di compensazioni per i renitenti. Cameron però non pare disposto a cedere. Intende difendere a tutti i costi, il potere esclusivo dei Governi di fare le nomine. L'altra sfida che incalza la Merkel arriva dall'Italia di Matteo Renzi che tra una settimana erediterà la presidenza semestrale dell'Unione. E intende sfruttarla per provare a cambiare verso all'Europa, mettendo al centro della sua governance economica non più e soltanto gli assolo rigoristi ma crescita, occupazione e investimenti per far ripartire il motore europeo. Un dato per tutti: nel prossimo decennio, a politiche invariate, l'eurozona crescerà in media dell'1,1% all'anno, la metà degli Stati Uniti, per non parlare dei paesi emergenti. Come riassorbire a questi ritmi 27 milioni di disoccupati Ue? E come sperare, senza un'adeguata spinta da parte della crescita, di abbattere debiti e deficit lievitati anche su l filo di austerità eccessiva e conseguente recessione? Nella sua battaglia Renzi può contare sul consenso degli altri leader socialisti, in primis la Francia debole di François Hollande assediata dal Front National, primo partito alle europee di maggio, che ha perciò margini minimi per rispettare gli impegni anti-deficit e pro-riforme presi a Bruxelles. Può giocare sull'ascesa del voto euroscettico, sintomo palpabile del disagio con cui oggi dovunque, soprattutto i ceti più deboli, vivono l'Europa e le sue politiche. Può scommettere infine sul bisogno di sviluppo economico che per una volta accomuna tutti i paesi: anche la Germania, che certo va molto meglio di tanti altri ma appare una locomotiva alquanto spompata se i suoi ritmi di crescita negli ultimi 5 anni sono stati inferiori a quelli del Giappone. Anche se la congiuntura politica ed economica rema indubbiamente a favore delle ambizioni italiane, saltare subito a una felice conclusione sarebbe azzardato. Ancora ieri, per interposto portavoce e poi in prima persona, la Merkel ha mandato a dire che, certo, esiste nel patto di stabilità uno spazio di flessibilità, del resto già utilizzato su scadenze degli impegni e investimenti: però il patto non si tocca, va rispettato. Prima di lei, il suo ministro del Tesoro, Wolfgang Schäuble, non proprio un'anima morbida, aveva apertamente parlato del legame che esiste tra riforme e flessibilità del patto, naturalmente p er chi le fa. Giovedì a Lussemburgo, poi, il presidente dell'Eurogruppo ha annunciato per fine anno una rivisitazione semplificatoria dei codici dell'euro-governance. Insomma, tutti in Europa sono ormai convinti che l'economia ha bisogno di forti ricostituenti per guarire dal "rachitismo" da cui è afflitta. Non a caso si sa già che dal vertice Ue di giovedì e venerdì a Bruxelles scaturirà una nuova parola d'ordine ufficiale: crescita e occupazione. Sempre che le regole vigenti siano rispettate. Nelle loro pieghe non mancano spazi da sfruttare: i tempi più lunghi di rientro da deficit e debiti o per il pareggio di bilancio in circostanze eccezionali o quando la crescita continui a tradire le attese, i margini per investimenti per chi mantenga gli impegni sul sentiero virtuoso sul quale si sia incamminato, interpretazioni più benevole dei bilanci se accompagnati da carnet convincenti di riforme, un occhio di riguardo sulla gestione dei fondi strutturali Ue, etc. Naturalmente la flessibilità sarà concessa caso per caso e farà sempre rima con la credibilità di chi la invoca. Solo chi starà alle regole ne ricaverà un buon tornaconto. La nuova via europea al pragmatismo, improcrastinabile anche per disinnescare la bomba sociale che potrebbe altrimenti prima o poi scoppiare addosso all'eurozona, non SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EUROPA E CRESCITA/ 2 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato promette sconti a nessuno. Presidenza Ue o no, l'Italia di Renzi non può illudersi di fare eccezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 19 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Riaprire il cantiere Eurobond Alberto Quadrio Curzio Il 1° luglio inizia il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo la cui impostazione sembra già delineata dal presidente del Consiglio Renzi. È quella della crescita e dell'occupazione nella Ue, nella Uem e in Italia su cui riflettiamo qui sotto il profilo politico, economico, istituzionale lasciando sullo sfondo anche le caute aperture di ieri della Cancelliere Angela Merkel sull'interpretazione flessibile del patto di stabilità. Le scelte politiche. Il recente vertice parigino dei capi di stato o di Governo socialisti o socialdemocratici della Ue ha segnato una piena convergenza sulla necessità di rilanciare la crescita e l'occupazione attraverso una interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e di crescita, soprattutto per gli investimenti. Hollande e Renzi si sono trovati d'accordo evitando tuttavia di alzare i toni verso la Germania. Questa scelta si è accompagnata al placet, quale presidente della Comissione europea, a Jean-Claude Junker. All'apparenza non si tratta di grandi scelte perché si parla (senza agire) da tempo della necessità di rilanciare la crescita mentre la presidenza di Junker era pressoché scontata essendo il candidato del Ppe che ha vinto le elezioni. Non sono però scontate le politiche economiche della nuova Commissione. La "nuova" politica economica. Di questa si è interessato anche l'Fmi il cui direttore generale, Lagarde, ha di recente esposto le sue valutazioni all'Eurogruppo. L'Fmi da un lato esprime apprezzamento per il consolidamento fiscale attuato nella Uem e per le politiche monetarie della Bce. Da un altro lato sottolinea la preoccupazione per la bassa crescita e la disoccupazione avanzando delle proposte di rilancio oltre a quelle sul completamento del mercato interno e della unione bancaria per la prosecuzione delle riforme strutturali nazionali. Due altre proposte sono per noi molto importanti. La prima riguarda gli investimenti che non hanno ancora raggiunto il livello precrisi e che stanno riprendendo più lentamente di quanto è accaduto in precedenti recessioni. Perciò l'Fmi chiede (a fianco delle riforme strutturali per la competitività nei singoli Paesi debitori e all'alleggerimento del cuneo fiscale) un rilancio degli investimenti in infrastrutture che dovrebbero fare sia i Paesi creditori (leggasi Germania) sia la Ue/Uem mobilitando finanziamenti per le reti trans-europee in energia, telecomunicazioni, trasporti. In aggiunta si insiste sulla facilitazione di accesso delle imprese e in particolare delle Pmi agli strumenti del mercato dei capitali. Infine si suggerisce alla Bce di acquistare titoli a cominciare da quelli sovrani, se l'inflazione rimarrà troppo bassa. In definitiva per noi tutto ciò significa che la Uem e la Ue dovrebbero fare una politica economica espansiva anche per evitare che dalla recessione si passi alla deflazione. La seconda proposta dell'Fmi è centrata sul Patto di stabilità e crescita europeo. L'Fmi rileva (anche se in modo diplomatico) che lo stesso è diventato troppo complicato e con troppi obiettivi. Si suggerisce di mettere come obiettivo finale unico la riduzione del debito sul Pil usando operativamente il bilancio strutturale. Inoltre si rileva il rischio che PSC potrebbe scoraggiare gli investimenti. In tutto ciò leggiamo a modo nostro la proposta implicita di reinterpretare il PSC per togliere almeno parte degli investimenti (specie in infrastrutture) dal calcolo dei deficit. Le scelte economico-istituzionali. La possibilità di attuare delle politiche espansive descritte molto dipenderà dal probabile nuovo Presidente della Commissione Juncker, dalla composizione e dalla coesione della Commissione. Di Juncker si è detto molto di recente ma si è dimenticato un episodio importante del 2010 quando egli era Presidente dell'eurogruppo. Si tratta dell'articolo scritto con Giulio Tremonti sul Financial Times del 5 dicembre nel quale si proponeva la emissione di Eurobond. Ne seguì una polemica tra Juncker e il Governo tedesco che, subito, si oppose alla proposta di eurobond. Le credenziali europeiste di Juncker vanno ben oltre sia per la sua lunga presidenza dell'eurogruppo (2005-2012) sia come co-autore del programma dei quattro presidenti (Barroso per la Commissione, Van Rompuy per il Consiglio, Draghi per la SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EUROPA E CRESCITA/ 1 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bce, Juncker per l'eurogruppo) "Verso un'autentica unione economica e monetaria" che nel 2012 e nel 2013 è stato apprezzato da tutte le Istituzioni europee. Nello stesso sono indicate i passi necessari per temi, per procedure (a diritto vigente e con modifica dei trattati) e per tempi (entro 18 mesi, fino a 5 anni, oltre i 5 anni) di rafforzamento della Uem. Tra queste vi è un'adeguata capacità di bilancio per l'Uem, una fiscalità per le risorse proprie, le intese contrattuali per le riforme di Stati membri sostenute da incentivi, la emissione di euro-BoT. Per noi significa attuare quelle "cooperazioni rafforzate" previste dai trattati europei per dare alla Uem dei veri poteri di politica economica da affiancare alla Bce. Da questo programma bisogna ripartire per solidificare la Uem e la Ue nel nuovo ciclo quinquennale istituzionale europeo nel quale anche la Germania dovrebbe capire che solo la Bce e il rigore non rilanceranno la crescita e l'occupazione. Una conclusione sull'Italia. Il nostro Paese potrebbe fare parecchio in questo scenario sia per la Uem che per se stesso. Nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio Europeo è meglio lasciare la ritualità e le procedure alla burocrazia di Bruxelles che sa gestire bene questi semestri. Il Presidente Renzi dovrà infatti essere concentrato su poche scelte importanti. Per i Commissari ci vorrebbe un italiano in un comparto rilevante dell'economia reale anche attraverso una ricomposizione degli attuali "dicasteri" perché difficilmente potremo avere cariche apicali avendo già Draghi alla Bce. Per i programmi, Renzi potrebbe ripartire da quello dei quattro Presidenti per rinforzarlo sul lato degli investimenti e anche per prefigurare nel medio-lungo termine quegli Euro-bond per la crescita (ancor meglio se fossero gli EuroUnionBond proposti da Prodi e da me) senza i quali la Uem sarà sempre debole. Di ciò si comincerà a discutere già nel vertice europeo dei prossimi giorni al quale il presidente del Consiglio Europeo, Van Rompuy, presenterà una agenda strategica che non necessariamente dovrà essere quella del Governo italiano, di cui Renzi tratterà oggi in Parlamento, nel suo semestre di presidenza europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Priorità agli investimenti pubblici» Previsto il finanziamento dei progetti infrastrutturali anche con il risparmio dei privati I MARGINI DI MANOVRA Per il presidente del Consiglio europeo occorre «usare tutta la flessibilità concessa dal Patto di stabilità e di crescita» Beda Romano LUSSEMBURGO. Dal nostro inviato Tra giovedì e venerdì i leader dell'Unione si riuniranno prima a Ypres e poi a Bruxelles per rispondere all'ondata di euroscetticismo emersa nelle ultime elezioni europee. Dinanzi al successo dei partiti più radicali, i Ventotto tenteranno di dare una nuova immagine di concretezza. Le linee-guida della prossima Commissione, che dovrebbe nascere entro fine anno, si concentreranno sull'economia, in particolare con un rilancio degli investimenti e una applicazione flessibile del Patto di Stabilità. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha trasmesso ieri alle delegazioni nazionali un progetto di dichiarazione che sarà pubblicata al vertice di questa settimana. Cinque sono gli obiettivi che il prossimo presidente dell'esecutivo comunitario, con ogni probabilità l'ex premier lussemburghese JeanClaude Juncker, dovrà perseguire: il rilancio economico, la lotta alla povertà, la nascita di una unione dell'energia, la gestione dell'immigrazione, la cooperazione in campo internazionale. Il progetto di dichiarazione, circolato ieri qui in Lussemburgo dove si svolgeva un Consiglio affari esteri, non è particolarmente concreto o innovativo. Van Rompuy mette l'accento sulla necessità di invertire il circolo vizioso tra bassa crescita, rischio di deflazione e disoccupazione elevata. Sostiene quindi la necessità di «usare tutta la flessibilità concessa dal Patto di Stabilità e di Crescita», prevedendo un risanamento differenziato dei bilanci e investimenti per aiutare la domanda. «L'idea di dedurre gli investimenti dal calcolo del disavanzo è seducente - spiega un alto responsabile europeo -, ma non vedo possibilità per attuarla. L'ipotesi richiederebbe una modifica del Patto, che nessuno vuole». Realistico, il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha commentato: in Europa si sta sempre più diffondendo «la consapevolezza della necessità di utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo già a livello europeo per investire sulla crescita e sulla creazione di posti di lavoro». Oltre non si può andare. Van Rompuy propone quindi di sfruttare pienamente il mercato unico, promuovere l'imprenditoria, terminare i negoziati su un accordo di libero scambio tra Ue e Usa entro il 2015. Il presidente del Consiglio europeo dedica nel documento di quattro pagine grande importanza alle questioni sociali, chiedendo sistemi previdenziali giusti, ed energetiche, proponendo l'idea di una unione energetica sulla scia della grave crisi ucraina. L'energia deve diventare una fonte «accessibile», «sicura» ed «ecologica». Sul versante dell'immigrazione, la dichiarazione - che sarà discussa a livello diplomatico prima di essere approvata dai capi di stato e di governo - sottolinea come i flussi migratori debbano essere gestiti con responsabilità e solidarietà dai Paesi membri. La richiesta italiana di una revisione del Principio di Dublino, che prevede la domanda di asilo nel primo paese di sbarco, non è presa in conto direttamente, ma la lista degli impegni è vaga e potrebbe consentire di perseguire anche questa strada. Infine, Van Rompuy vuole che nei prossimi cinque anni la nuova Commissione si adoperi per rafforzare il ruolo dell'Europa sul piano internazionale, migliorando il coordinamento tra le diverse politiche estere nazionali; rafforzando la collaborazione nella difesa e nella sicurezza; ed esortando i partner internazionali a discutere delle grandi questioni globali, dai diritti umani alla prevenzione dei conflitti, dalla non proliferazione delle armi nucleari alla gestione delle crisi umanitarie. La proposta di dichiarazione del presidente del Consiglio europeo omette il tema delicatissimo del rimpatrio delle competenze dal centro alla periferia. Pur di venire incontro alla Gran Bretagna - che rischia di subire una grave sconfitta con la nomina di Juncker alla Commissione a cui Londra si è opposta - Van Rompuy si limita a parlare della necessità di gestire l'Unione «in linea con i principi di sussidiarietà e proporzionalità», SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le vie della ripresa IL DOCUMENTO VAN ROMPUY 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato assicurando «un dialogo effettivo con i parlamenti nazionali». È forte il desiderio dei Paesi a guida socialista di ottenere un riorientamento della politica economica verso la crescita dal loro appoggio al popolare Juncker nella corsa alla Commissione. L'aspetto più concreto della dichiarazione preparata da Van Rompuy riguarda il rilancio degli investimenti. L'idea conviene anche alla Germania che così forse potrebbe evitare acquisti di debito da parte della Banca centrale europea nel tentativo di sostenere la domanda e lottare contro la deflazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il nuovo motore della crescita Investimenti pubblici. In % del Pil* (*) media 2007-2012 Fonte: Ocse FRANCIA 3,22 GERMANIA 1,61 GRECIA 2,67 ITALIA 2,18 POLONIA 4,99 SPAGNA 3,53 OLANDA 3,47 SVEZIA 3,38 GRAN BRETAGNA 2,29 GIAPPONE 3,29 COREA SUD 5,12 STATI UNITI 4,19 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Le imprese non fanno finanza» Squinzi: bisogna concentrarsi sui problemi delle aziende e tornare a farle crescere LE SCELTE DI BRUXELLES «È fondamentale il documento con le priorità per rilanciare gli investimenti consegnato dall'Italia a Van Rompuy» Nicoletta Picchio ROMA «O si affronta l'incertezza e l'opportunità del cambiamento o si accetta un declino forse lento ma irreversibile». Per l'impresa «la scelta è facile, perché da sempre vive queste alternative». Per le istituzioni «in Italia non lo è stato finora, ma deve esserlo adesso». Giorgio Squinzi batte sulla necessità di cambiare passo per crescere e creare occupazione. «Il presidente del Consiglio e il governo quest'obiettivo se lo sono dato fin dall'inizio e non possiamo che apprezzare e sostenere chi si prende un tale impegno e ne fissa anche i tempi». In queste settimane si sta aprendo una fase che il numero uno di Confindustria ha definito «stimolante e inedita, per alcuni aspetti decisiva». E cioè dal voto europeo è uscita una forte legittimazione per il governo, si sta per avviare il semestre di presidenza Ue a guida italiana. Un'opportunità «che non bisogna lasciarsi sfuggire» perché in Europa si adotti un industrial compact che rimetta al centro l'economia reale e si aggiunga al rigore anche la crescita. «Una maggiore flessibilità debito-Pil è fondamentale, credo che per alcuni investimenti su ricerca e innovazione quel 3% non deve essere l'obiettivo», ha detto Squinzi commentano l'apertura della Cancelliera tedesca e il documento presentato dall'Italia al commissario per l'economia Van Rompuy. «È fondamentale, ci sarà un motivo se l'Europa è l'unica area economica mondiale che non sta crescendo». Bisogna «ridare fiducia al Paese, rassegnato alla routine, a correre con i freni tirati o le gomme sgonfie». Una sfida «grande, che obbliga tutti ad uno impegno comune». Parlando all'assemblea di Federchimica, di cui è stato presidente, Squinzi ha sottolineato la battaglia per snellire la burocrazia, una missione al centro del suo mandato in Confindustria e che «da 20 anni è pane quotidiano nella chimica». Proprio in Federchimica, e grazie alla presidenza di Benito Benedini, ha raccontato Squinzi, era stato formulato il testo ripreso nel sesto comma dell'articolo 1 della riforma Bassanini: «La promozione dello sviluppo economico, la valorizzazione dei sistemi produttivi, la promozione della ricerca applicata sono interessi pubblici primari che lo Stato, le Regioni, la Province, i Comuni e gli altri enti locali assicurano nell'ambito delle rispettive competenze». Invece in Italia si è creata un'«elefantiaca macchina statale». Prima che «frani definitivamente occorre ridimensionarla». In Italia, ha spiegato il presidente di Confindustria, c'è un «macroscopico paradosso»: la più grande vitalità imprenditoriale e i maggiori ostacoli al fare impresa. Non esiste luogo al mondo che richieda: «sette anni per autorizzare un negozio, quindici per un supermercato, undici per decidere di non autorizzare un rigassificatore, 170 giorni in media per incassare una fattura della Pa». E poi conferenze di servizi, una burocrazia che «sembra compiacersi nel ritardare gli investimenti e distruggere posti di lavoro». In Italia, ha aggiunto «il sabotaggio della crescita appare sistematico e va rimediato se vogliamo ritrovare la crescita». Occorrono le riforme. Le imprese stanno facendo la propria parte «a scuola dalla crisi sono andate» e hanno «imparato molto. Non hanno mai fatto turbofinanza e continueranno a non farla, bisogna concentrarsi sui problemi veri delle imprese e tornare a farle crescere», ha detto all'assemblea degli industriali di Parma. La lezione «non è stata compresa fino in fondo dalle istituzioni». Il primo nodo da sciogliere è quella della Pa. Burocrazia e i debiti: «Si pagano e basta, è una prova di civiltà da parte dello Stato», ha detto Squinzi, ricordando che sono stati pagati 23 miliardi a fronte di un debito di 100. Anche le relazioni industriali devono essere un «fattore di competitività». Squinzi ha sollecitato una revisione delle regole: «Il contratto collettivo dovrà governare questa riforma con scelte funzionali a realizzare una contrattazione aziendale realmente e totalmente correlata all'andamento economico e della produttività dell'impresa». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le vie della ripresa LE PRIORITÀ DELLE IMPRESE 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Squinzi è tornato sul tema della corruzione: «Noi lavoriamo nelle regole e le rispettiamo, chi non lo fa deve stare fuori da casa nostra, su questo sarò inflessibile». Si è soffermato anche sul falso in bilancio, ritenendolo una questione che vada affrontata con la delega fiscale: «I falsi in bilancio non devono esistere. Se ci fosse una normativa fiscale più semplice, che non si presta ad interpretazioni, sarebbe anche meglio. Sono contro tutti i tipi di reato finanziario, nel modo più assoluto, non dimentichiamoci che qui abbiamo complicato le cose, l'abuso di diritto fiscale è una costante nel Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PRIORITÀ E LE OPPORTUNITÀ Una svolta per le istituzioni «O si affronta l'incertezza e l'opportunità del cambiamento o si accetta un declino forse lento ma irreversibile». Così il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha sintetizzato il bivio a cui si trovano le istituzioni italiane. Una scelta che per l'impresa «è facile, perché da sempre vive queste alternative». Ma per le istituzioni, e qui emerge il vero problema, «in Italia non lo è stato finora, ma deve esserlo adesso». Giorgio Squinzi quindi chiede ancora una volta che si cambi passo e che si acceleri una volta per tutte per consentire al Paese di crescere e creare occupazione L'occasione europea In queste settimane si sta aprendo una fase che Squinzi definisce «stimolante e inedita, per alcuni aspetti decisiva», vista la forte legittimazione ottenuta dal Governo alle Europee e l'avvio del semestre di presidenza Ue a guida italiana. Un'opportunità importante «che non bisogna lasciarsi sfuggire» perché in Europa si adotti un industrial compact che rimetta al centro l'economia reale e si aggiunga alla scelta del rigore anche quella della crescita. «Una maggiore flessibilità debito-Pil è fondamentale», soprattutto per alcuni investimenti su ricerca e innovazione Meno burocrazia Parlando all'assemblea di Federchimica, il presidente di Confindustria ha sottolineato che snellire la burocrazia è una missione che ha messo al centro del suo mandato in Confindustria e che «da 20 anni è pane quotidiano nella chimica». Proprio in Federchimica, e grazie alla presidenza di Benito Benedini, era stato formulato il testo ripreso nel sesto comma dell'articolo 1 della riforma Bassanini: «La promozione dello sviluppo economico, la valorizzazione dei sistemi produttivi, la promozione della ricerca applicata sono interessi pubblici primari» Foto: Presidente di Confindustria. Giorgio Squinzi 24/06/2014 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 24 (diffusione:556325, tiratura:710716) L'ad incontra capireparto e delegati sbloccando la vertenza Confermato il passaggio di 500 addetti da Mirafiori a Gugliasco (p.g.) TORINO. Sergio Marchionne tratta direttamente con gli operai di Grugliasco e sblocca l'assunzione di 500 cassintegrati di Mirafiori alla Maserati. Nella notte l'ad del Lingotto lascia improvvisamente gli Stati Uniti e con un blitz si presenta alle 11 nello stabilimento di Grugliasco. Pochissimi, tra gli stessi dirigenti di vertice del Lingotto, sanno della trasferta decisa all'ultimo momento. Marchionne riunisce circa 200 tra capi e delegati sindacali. Si dice preoccupato per il fatto che le notizie degli scioperi circolino in America e proietta un filmato in cui riceve il plauso dell'ex leader del sindacato americano Bob King. Poi spiega che «senza garanzie non è possibile fare investimenti», e sblocca la riassunzione dei 500 cassintegrati di Mirafiori. All'incontro non vengono invitati i delegati della Fiom («Un caso di apartheid sindacale», dice l'ex sindacalista Giorgio Airaudo) e la scelta non manca di suscitare polemiche: «Se Marchionne era arrabbiato per il nostro sciopero sarebbe stato più utile dircelo in faccia», commentavano i delegati della Cgil. Susanna Camusso giudica comunque «positivo il fatto che sia stato superato un blocco che sapeva tanto di ritorsione». Il riferimento di Camusso è al fatto che Marchionne avesse bloccato le assunzioni perché arrabbiato per lo sciopero della Fiom e anche per il blocco degli straordinari annunciato dai sindacati che hanno sempre firmato accordi con l'azienda. Anche i sindacati del sì infatti (Fim, Uilm, Fismic e Ugl) sono rimasti a loro volta spiazzati dalla mossa di Marchionne e chiedono «un incontro per chiarire quel che è stato detto ai delegati negli stabilimenti». Le sigle chiedono anche di «riprendere il negoziato interrotto sul contratto aziendale». Nella trattativa si dovrà discutere anche degli aumenti aziendali: «Vogliamo che riguardino anche i cassintegrati», dicevano ieri i delegati della Maserati all'ad. In serata Marchionne è tornato negli Stati Uniti. L'incidente del blocco degli straordinari e delle assunzioni sembra chiuso. Anche perché, deve aver fatto notare qualcuno all'ad, ridurre la produzione quando il mercato tira rischia di essere autolesionista. Foto: IL MANAGER L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne e, a sinistra, il leader della Fiom, Maurizio Landini SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Blitz di Marchionne scavalca il sindacato e parla agli operai Maserati 24/06/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:104189, tiratura:173386) Piazza Affari non crede a Merkel vestita da colomba Marcello Bussi Non ci può essere sviluppo senza abbattere i principi chiave dell'austerity. A partire dal Compact ( De Mattia a pag. 2) La partita per una maggiore flessibilità del Patto di Stabilità è appena cominciata e la presunta apertura di ieri della cancelliera tedesca Angela Merkel è solo il segno che quando si sta nel deserto è talmente forte il bisogno d'acqua che si vedono i miraggi. E così, dopo aver letto con un certo sconcerto la girandola di dichiarazioni di molti politici italiani, Berlino ha mandato avanti il portavoce della cancelliera, Steffen Seibert, per riportare tutti con i piedi per terra dicendo che «un prolungamento delle scadenze» di rientro dal deficit «è possibile ed è già stato utilizzato». Per esempio da Francia e Spagna. In Italia la girandola è continuata, ma poco importa. D'altronde se ci fosse stata una vera svolta della Merkel, la borsa se ne sarebbe accorta immediatamente. E invece Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell'1,3% e nessun altro in Europa è andato peggio. La realtà è che si continua a procedere a piccoli passi, c'è tempo fino alla fine dell'anno. Come ha detto venerdì scorso il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, allora «sarà il momento opportuno per rivedere le procedure utilizzando i margini che ci sono per renderle meno complesse». Che cosa questo comporti all'atto pratico è tutto da vedere. I negoziati saranno lunghi e in realtà non si capisce nemmeno quanto sia forte la volontà di rimettere in discussione il Patto di Stabilità. Come ha ricordato il portavoce della Merkel, nel Patto c'è anche «clausola sugli investimenti per le riforme strutturali» che consente ai Paesi con deficit inferiore al 3% del pil di deviare temporaneamente dalla politica di consolidamento per realizzare investimenti pubblici che favoriscano il rilancio dell'economia. Proprio su questo punta il governo Renzi, che ha inviato un documento al presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy come contributo per il vertice dei capi di Stato e di governo che si svolgerà il 26 e 27 giugno a Bruxelles, in cui propone una serie di priorità per le politiche dell'Ue nei prossimi cinque anni. La prima è quella di «ripensare a mente fresca la strategia più efficace per ripristinare la crescita, creare occupazione e promuovere la coesione». In attesa di concretizzare questa dichiarazione d'intenti, gli indici Pmi sull'attività economica in Eurolandia a giugno diffusi ieri hanno deluso: il composito è sceso ai minimi da sei mesi a 52,8 punti (53,5 il consenso), il manifatturiero a 51,9 (52,1) e quello dei servizi a 52,8 (53,3). In Germania il Pmi composito ha toccato i minimi da 8 mesi, attestandosi a 54,2 punti dai 55,6 di maggio. Ma il calo più pesante è stato quello della Francia, a 48 punti da 49,3, con l'indice rimasto sotto quota 50 per il secondo mese consecutivo, segno che l'attività economica è in contrazione. Mentre il premier britannico David Cameron è deciso a portare fino in fondo la sua crociata contro l'ascesa del candidato della Merkel, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, alla presidenza della Commissione Ue. Cameron ha infatti detto a Van Rompuy che imporrà «un voto senza precedenti» ai leader dell'Ue sulla sua nomina. Finora non era mai successo che la nomina del presidente della Commissione Ue avvenisse con un voto palese, ufficialmente c'era sempre stato il consenso di tutti (riproduzione riservata) PIL EUROZONA Variazione tendenziale Foto: Angela Merkel SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA CANCELLIERA PARLA DI UN PATTO DI STABILITÀ PIÙ FLESSIBILE MA IL LISTINO MILANESE PERDE PIÙ DI UN PUNTO 24/06/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:104189, tiratura:173386) Festa anche a maggio per il riparmio gestito con 7 miliardi di raccolta netta Paola Valentini Festa anche a maggio per il riparmio gestito con 7 miliardi di raccolta netta/ (a pag. 6) Prosegue a pieno ritmo la raccolta del risparmio gestito in Italia. A maggio, in base ai dati Assogestioni, l'industria ha ottenuto flussi netti per 7,145 miliardi dopo i 7 di aprile. Il dato porta il totale di raccolta da inizio anno a 43,6 miliardi, importo che si avvicina ai 62,5 miliardi messi a segno in tutto il 2013. Il risultato è da attribuire ancora una volta ai fondi aperti, che hanno fatto la parte del leone con una raccolta netta di 6,1 miliardi. Le gestioni di portafoglio hanno invece ottenuto 932 milioni. Nei primi cinque mesi dunque i fondi aperti hanno attirato in tutto 34,5 miliardi e se la tendenza sarà confermata il traguardo dei 46,6 miliardi raccolti in tutto il 2013 sarà raggiunto molto prima di fine anno. Quanto alle macrocategorie dei fondi aperti, le più gettonate sono state quelle dei flessibili (+4,3 miliardi). Positivo anche l'andamento dei prodotti bilanciati (+887 milioni), obbligazionari (+836 milioni), hedge (+318 milioni) e azionari (+292 milioni). La raccolta e l'effetto performance fanno volare il patrimonio complessivo gestito dai fondi aperti a 610,9 miliardi (dai 597 di fine aprile): era da dicembre 2007, chiuso con asset per 616 miliardi, che l'industria dei fondi aperti non superava la soglia dei 600 miliardi. A livello di masse totali, gestioni collettive e gestioni di portafoglio raggiungono il nuovo record storico di 1.428 miliardi di euro. Il settore dei fondi comuni è dunque tornato a godere di ottima salute e a esso i risparmiatori guardano con nuovo interesse, complici anche i tassi ai minimi che rendono poco appetibili titoli di Stato e conti di deposito. Senza dimenticare che le banche oggi hanno ripreso a puntare sul collocamento dei prodotti di risparmio gestito per compensare il calo dei margini dell'attività tradizionale di prestiti. Non a caso i fondi di diritto italiano, che sono collocati soprattutto da sgr di emanazione di banche italiane, da qualche mese hanno ricominciato a registrare risultati di raccolta positivi e a maggio hanno registrato flussi per 2,4 miliardi. Sempre positiva la tendenza di quelli esteri, che lo scorso mese hanno ottenuto 3,7 miliardi. Sul fronte delle singole società di gestione, prima per raccolta a maggio è risultata Ubi Banca (3,5 miliardi), seguita da Intesa (2,4 miliardi) e Anima (1 miliardo). Segno meno invece per Pioneer (-1,5 miliardi). «Al risultato negativo ha contribuito la scadenza di un mandato di gestione di un cliente istituzionale che ha comportato riscatti da tempo pianificati e parzialmente compensati da flussi in entrata su altri prodotti», spiegano da Pioneer. Tra gli operatori esteri spiccano Invesco (496 milioni), Deutsche Asset and Wealth Management (399 milioni) e Jp Morgan Asset Management (253 milioni). Va oltretutto ricordato che la fiducia accordata dai risparmiatori ai fondi deve fare anche i conti con l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie, che dal 1° luglio passerà dal 20 al 26%. Un balzello in più che pone non pochi problemi ai gestori, i cui rendimenti subiranno un prelievo di un quarto a partire dal prossimo mese. Proprio sul fronte fiscale giace ormai da qualche anno nel cassetto un provvedimento che dovrebbe introdurre i piani di risparmio agevolati fiscalmente. Si tratta dei cosiddetti pir, piani di risparmio a lungo termine fiscalmente agevolati, chiesti a gran voce da Assogestioni e che consentono di abbassare la tassazione sui rendimenti nel caso in cui gli strumenti finanziari vengano detenuti per un certo periodo di tempo. I pir servirebbero per allungare l'orizzonte temporale degli investimenti e costituirebbero un'alternativa in più per risparmiatori italiani che vogliono costruirsi una previdenza complementare. Finora i piani di risparmio a lungo termine fiscalmente agevolati sono rimasti lettera morta, ma, visti i numeri record messi a segno dall'industria italiana del risparmio gestito e gli scenari sempre più problematici sul fronte della previdenza pubblica, i tempi potrebbero essere maturi per introdurre anche in Italia questi piani di accumulo di lungo periodo. (riproduzione riservata) LA RACCOLTA NETTA DEL RISPARMIO GESTITO IN ITALIA GRAFICA MF-MILANO FINANZA Flussi netti di risorse ai prodotti italiani e agli esteri che comunicano i dati mensili - In milioni di euro SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BOOM CONTINUO 24/06/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:104189, tiratura:173386) La ripresa c'è, ma va coltivata L'ex titolare dell'Economia: rinegoziare i trattati è molto complesso, ma al loro interno ci sono spazi per contrattare Silvia Berzoni e Andrea Fiano «La situazione ancora non è pienamente risolta ma credo che alcuni indicatori dell'economia italiana stiano mostrando che effettivamente la ripresa c'è». L'ex ministro dell'Economia del governo Letta, Fabrizio Saccomanni, registra con soddisfazione i progressi del Paese certificati anche dal Fmi ma suggerisce di non abbassare la guardia. «È necessario consolidare l'abbozzo di ripresa con uno sforzo ulteriore, soprattutto sul fronte delle riforme strutturali come ci chiede tutto il resto del mondo. Questo quadro, supportato dalle nuove misure prese della Banca centrale europea, che rappresentano un forte sostegno al rilancio sia del credito sia dell'economia reale, potrà fornire un forte impulso», dice Saccomanni ai microfoni di The Floor, la nuova trasmissione di Class Cnbc che ha debuttato lo scorso week-end. Domanda. L'Italia è alla vigilia del semestre di presidenza europea. Ci giochiamo il tutto per tutto? Cosa riuscirà a ottenere Renzi? Risposta. È esagerato dire che l'Italia si gioca il tutto per tutto. Dallo scorso anno abbiamo già impostato il lavoro sulla presidenza italiana. L'obiettivo era chiaro: voltare pagina sul fronte della strategia macroeconomica complessiva e porre maggiore enfasi e attenzione alle esigenze di crescita economica e della lotta alla disoccupazione, soprattutto giovanile. Renzi si sta muovendo in questa direzione. Anche altri Paesi iniziano a riflettere sulla necessità che le istituzioni europee diano un contributo alla nuova strategia di maggior crescita. Penso, per esempio, alla Bei o al bilancio comunitario, da cui si potrebbero ottenere maggiori risorse per gli investimenti. È fondamentale che governi e istituzioni europee lavorino per gli stessi obiettivi. D. Secondo lei si potrebbe addirittura arrivare a negoziare il vincolo del rapporto deficit/ pil al 3%? R. Credo di no. Rinegoziare un trattato non è una cosa facile, la sua modifica richiede l'unanimità di tutti i Paesi, compresa la Germania, che non credo sia d'accordo nonostante alcune aperture (vedere articolo a pagina 2, ndr). Esiste invece la possibilità di utilizzare i margini di flessibilità già consentiti dai trattati e di utilizzare al meglio gli strumenti delle istituzioni europee. Su questo ci sono ampi margini di manovra. D. L'ha stupita la decisione di Tajani di aprire una procedura contro l'Italia sul pagamento dei debiti della Pa, proprio in questo momento? R. Sì, francamente credo sia un grande malinteso. Dai governi Monti e Letta sino a oggi abbiamo fatto sforzi molto consistenti per rimborsare in anticipo, rispetto alle vecchie norme del passato, importanti ammontari di debiti, accumulati soprattutto dalle amministrazioni locali. Certamente l'iniziativa è legittima dal punto di vista delle regole comunitarie ma avviene in un momento in cui il problema è avviato alla soluzione. Forse, ci sono stati stimoli di carattere politico. D. Le recenti misure della Bce saranno davvero utili per rafforzare l'azione di credito più tradizionale delle banche? R. La Bce, in piena collaborazione con le banche centrali nazionali, ha messo a punto strumenti mirati proprio al rilancio dell'erogazione del credito alle Pmi, attraverso meccanismi duplici di incentivazione e disincentivazione. Bisogna anche considerare che in Italia il sistema bancario ha fatto parecchia pulizia nei conti e soprattutto le grosse banche hanno aumentato gli accantonamenti a fronte delle sofferenze. Questo insieme di fattori contribuirà certamente a ricreare uno spazio di manovra per una maggiore erogazione del credito. Resta il fatto che, come sostengono le banche, oggi la domanda di credito è fiacca e marginale per gli investimenti in progetti a lungo termine. Serve, quindi, una regia europea che permetta ai capitali privati di associarsi. D. C'è qualche rischio, come sostengono alcuni negli Usa, di contraccolpi sull'euro derivanti dai tassi negativi sui depositi presso la Bce? R. Si tratta di una misura necessaria e uno strumento importante per evitare che le banche parcheggino i loro fondi sul bilancio della Bce invece che cercare, con un'attenta valutazione del rischio, di investirea tassi più convenienti nell'economia reale. Non ci sono stati contraccolpi sull'euro, se non un lieve calo, altamente desiderato da parte degli esportatori. L'euro, però, oggi rischia di essere la valuta nei confronti della quale tutti vogliono SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA PARLA SACCOMANNI LE MISURE BCE SONO UN PUNTELLO AL RILANCIO, MA SENZA RIFORME... 24/06/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 5 (diffusione:104189, tiratura:173386) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 24/06/2014 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato deprezzarsi e alla lunga non è sostenibile. D. Alla conferenza degli Alumni della Bocconi a New York ha guidato una discussione sullo shadow banking. Nuovi soggetti in grado di ridimensionare il ruolo delle banche? R. Quando lavoravo nel campo della regolamentazione ho sempre incassato l'accusa che l'eccesso di regolamentazione sulle banche in realtà favoriva l'uscita di capitali verso aree meno regolate. In realtà, il nostro obiettivo, come comunità internazionale, era proprio quello di estendere la regolamentazione a tutti i comparti del sistema finanziario. Lo stesso Financial Stability Board lo continua a mettere tra i suoi obiettivi primari: arrivare a una completa supervisione su un fenomeno che, statistiche alla mano, sta crescendo esponenzialmente. Se regolato in maniera efficiente da questo mercato potrebbero arrivare stimoli ulteriori agli investimenti a lungo termine delle imprese, ovvero rafforzamento del capital e innovazione tecnologica. (riproduzione riservata) SCENARIO PMI 11 articoli 24/06/2014 Corriere della Sera - Bergamo Pag. 10 (diffusione:619980, tiratura:779916) Sob, investimenti per battere la crisi con volumi produttivi in crescita La svolta del 2011 Con il cambio di proprietà anche l'investimento da 1,5 milioni per prodotti di grande dimensioni F.Sp. La Sob di Cenate Sotto, produttore di scatole in cartone ondulato da spedizione, è entrata a far parte del Consorzio Italiano Scatolifici, portando così a tre (su 73 aziende a livello italiano) le adesioni provinciali «Facciamo già parte di Gifco (Gruppo italiano fabbricanti cartone ondulato, ndr), che però comprende un po' tutti gli attori della filiera, dalle multinazionali fino ai semplici produttori di fogli - spiega il presidente di Sob, Luca Errante -. L'auspicio è che il Cis possa rappresentarci in maniera più specifica: al gruppo chiediamo di fare chiarezza nei rapporti all'interno del comparto, in particolare per quanto riguarda i regolamenti tecnici». In una situazione di calo dei consumi - e di conseguenza delle scatole - anche questo settore ha visto aziende diminuire i volumi di produzi0ne. La Sob invece li ha visti aumentare, grazie ad un allargamento dei mercati. L'azienda, nata nel 1965, è stata acquisita nel 2011 dalla famiglia Errante, proprietaria anche della I.S. Imballaggi Speciali di Mezzago (Monza e Brianza) che fattura 3 milioni di euro all'anno e che produce scatole principalmente in cartone ondulato abbinato ad altri materiali come poliuretani antiurto o carte siliconate per il settore della colla, che isolano il contenuto nella scatola dall'imballaggio stesso. Nello stabilimento di Cenate, dove lavorano 26 dipendenti, vengono ogni anno realizzati circa 20 milioni di metri quadri di scatole. A dare nuovo impulso alla produzione l'acquisto, con un investimento di 1,5 milioni, coinciso con il cambio di proprietà, di una macchina per fustellati rotativi con stampe in quadricromia in alta definizione, specifica per stampe su cartone patinato: «Circa 1,5 degli 8 milioni di euro di fatturato realizzato nel 2013 vengono da questa linea , che ci ha permesso di aprire nuovi mercati e aumentare il giro d'affari dice Errante -. Grazie a questa rotativa siamo ora in grado di servire le aziende che utilizzano fustellati di grandi dimensioni». Oltre alla fustellatrice rotativa, la Sob ha altre 4 linee: 3 per casse americane e una fustellatrice piana, tutte automatiche e in grado di stampare in quadricromia. Visto il tipo di produzione, la quasi totalità dei clienti della Sob è lombarda, ma un 5% circa dei volumi è destinata all'export in Svizzera e Austria: «Negli ultimi anni il giro d'affari del manifatturiero lombardo è sceso per la crisi - prosegue Errante -. La Sob è riuscita però a conquistare quote di mercato grazie al potenziamento delle linee produttive avvenuto nell'ultimo triennio. L'anno scorso abbiamo ottenuto un ottimo +15% in più di volumi rispetto al 2012, mentre quest'anno siamo per ora in linea rispetto al fatturato di 12 mesi fa. La strategia a medio termine è consolidare e migliorare il nostro portafoglio, grazie ad un'innovazione continua» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Fabbrica La sede di Cenate Sotto SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La strategia Un nuovo impianto ha permesso di aprire altri mercati 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) «La ricetta? Presenza sui mercati» I DATI Sono 130 le realtà con stabilimenti produttivi e organizzazione all'estero: il 70% sono piccole e medie aziende Cristina Casadei «Bisogna cercare il mercato e andare dove è». I confini ormai non ci sono più e l'area dove si produce è quella migliore per vendere, ci lascia intendere Werther Colonna che è presidente del gruppo Ivas di San Mauro Pascoli. L'azienda produce pitture e vernici per l'edilizia e ha anche una specializzazione sugli articoli decorativi. «I nostri prodotti hanno un costo unitario basso, l'esportazione, con l'incidenza della logistica, è difficile e quindi diventa necessario avere un'organizzazione stabile nei paesi dove c'è mercato». Questo vuol dire capire da dove arriverà una domanda crescente e trasferirsi. Non è facile insediarsi all'estero ma è la via scelta da molte aziende. Lo ha ricordato il presidente di Federchimica, Cesare Puccioni ieri nella sua relazione: «Sono 130 le imprese chimiche dotate di impianti di produzione all'estero. E di queste il 70% sono Pmi. Ciò significa che anche queste imprese hanno intrapreso la strada dell'internazionalizzazione produttiva». La Ivas che ha 120 dipendenti e fattura 40 milioni di euro è un esempio. Così per la penisola balcanica e l'est europa produce in Serbia, ha stabilimenti produttivi in Algeria e oggi, racconta Colonna, «ci stiamo attrezzando per il Regno Unito. Raccontare la chimica significa incrociare specializzazioni lontanissime tra loro ma lo stesso anelito verso l'innovazione. Così, parlando con Colonna ci dice che «la versatilità chimica è già sinonimo di ricerca. Non abbiamo prodotti standard, la nostra è innovazione continua». Martino Verga che è l'anima del gruppo ClericiSacco di Cadorago (Como) dove vengono prodotti enzimi e fermenti lattici destinati all'industria lattiero casearia e microrganismi per l'industria farmaceutica quasi si stupisce sentendosi chiedere quanti nuovi prodotti inventa. «La nostra è innovazione continua», dice. Ogni giorno i chimici del suo gruppo sono al lavoro su nuove ricerche. «Investiamo il 6% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo e il 40% dei nostri collaboratori ha una laurea», continua. Ci tiene a sottolineare la selezione dura per entrare nella sua azienda e le opportunità che vengono date ai giovani, in cui ha molta fiducia. «Puntiamo sui giovani, del resto molti premi Nobel hanno fatto importanti scoperte prima dei 30 anni», sottolinea Verga. Le aziende del suo gruppo sono a Cadorago, vicino Como, Zelo Buon Persico, Pasturago e Skurup, una cittadina svedese dove Verga fabbrica caglio per i mercati del nord Europa. La sua è un'azienda molto proiettata all'estero. Per i suoi numeri la si potrebbe considerare una Pmi - ha 250 dipendenti e 60 milioni di fatturato -, un po' atipica però: sono appena «una decina», quantifica Verga, le aziende competitor dello stesso livello a livello globale. Dalla Svezia al Sudamerica è quindi facile mangiare un formaggio che contiene qualcosa del Caglificio Clerici. Del resto, precisa Verga, «esportiamo in 100 paesi nel mondo e per i fermenti lattici l'export arriva al 70%». Le aree più significative? I Brix e poi l'Europa. Chi invece ormai si sostiene di solo export è la Endura di Bologna. Cosimo Franco, l'amministratore delegato, racconta che solo il 5% delle vendite è in Italia. Il resto finisce nei prodotti di multinazionali americane, europee, cinesi e giapponesi note in tutto il mondo per i loro insetticidi domestici. L'azienda, che ha 90 dipendenti e fattura 30 milioni di euro, è infatti specializzata in principi attivi per insetticidi domestici e ha stabilimenti produttivi in diversi paesi. «In India per il mercato indiano, in Cina dove siamo presenti con una partnership per il mercato asiatico». La competizione internazionale impone l'avanguardia nella ricerca «in cui investiamo tra il 6 e il 10% del fatturato - sottolinea Franco -. Non dimentichiamo che in questo tipo di chimica la parte di investimento negli studi tossicologici è molto significativa. Per portare sul mercato una molecola bisogna investire dai 5 ai 15 milioni di euro. La ricerca è per noi un capitolo fondamentale: in Italia abbiamo 18 ricercatori su 90 dipendenti». In altre parole il 20% degli addetti si occupa di innovazione. È la competizione globale. SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le imprese. I casi di scuola Clerici-Sacco, Endura e Ivas La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 34 SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 Pag. 9 Il Sole 24 Ore 24/06/2014 (diffusione:334076, tiratura:405061) © RIPRODUZIONE RISERVATA 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 11 (diffusione:334076, tiratura:405061) Pmi , il filo che lega Italia e Germania Nel 2013 in aumento le fusioni e acquisizioni tedesche e anche quelle in direzione opposta LA CLASSIFICA L'Italia è secondo Paese al mondo per destinazione dopo gli Stati Uniti, il primo in Europa Alessandro Merli FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Le imprese familiari tedesche guardano sempre di più all'estero per le loro operazioni di fusione e acquisizione e l'Italia è al secondo posto fra i Paesi in cui investono fuori dai confini della Germania, subito dopo gli Stati Uniti e prima di Francia e Polonia. Ma l'interesse è crescente anche nella direzione opposta, cioè fra le imprese familiari italiane che puntano su acquisizioni da realizzare in Germania. La percentuale in aumento delle operazioni di M&A in Italia delle imprese tedesche a controllo familiare, molte delle quali fanno parte del Mittelstand, la spina dorsale dell'industria, è rivelato da uno studio realizzato dallo studio legale e tributario Roedl & Partner con la collaborazione di diverse istituzioni finanziarie internazionali. Il 35% delle operazioni è condotto nella stessa Germania, il 24% negli Stati Uniti, il 19% in Italia, il 16% in Francia e Polonia, l'economia europea a più alto tasso di crescita. Le altre destinazioni sono rappresentate con quote molto inferiori. Spagna e Turchia hanno perso terreno rispetto al recente passato. Se nel Sud Europa in genere il prezzo delle imprese acquisite è spesso considerato, secondo il sondaggio, un fattore rilevante, le acquisizioni in Italia sembrano dettate soprattutto da altri elementi strategici. «Le imprese familiari tedesche - dice Stefan Brandes, responsabile della Roedl & Partner nel nostro Paese cercano chi, come molte aziende italiane, ha prodotti di eccellenza e personale qualificato, più che andare alla ricerca dell'Italia come mercato. Aiuta il fatto che il tessuto imprenditoriale dei due Paesi è molto simile. Gli stessi settori manifatturieri sono i punti di forza di entrambe le economie, dall'auto alla meccanica, dalla farmaceutica all'alimentare e all'elettronica, solo per fare qualche esempio». Sono anche i settori nei quali le imprese tedesche a controllo familiare hanno realizzato la quota maggiore di acquisizioni nel 2013. Il legale coautore dello studio rileva che l'interesse delle imprese familiari della Germania nei confronti dell'Italia esisteva anche l'anno precedente (la ricerca è giunta alla sua terza edizione), ma che in molti casi non si era concretizzato «a causa dell'incertezza prevalente in Italia», mentre adesso i potenziali investitori tedeschi mostrano una maggiore fiducia nel sistema Paese e per questo sono numerose le operazioni andate a buon fine in questi ultimi anni. La maggior parte delle acquisizioni riguarda imprese con fatturati fra i 10 e i 100 milioni di euro. In qualche caso, la vendita da parte degli imprenditori italiani è sta decisa in seguito al cambio generazionale e, secondo Brandes, la scelta è caduta sulle imprese familiari tedesche per affinità. Su alcune delle cessioni hanno pesato anche gli effetti della crisi, a volte dovuta alla difficoltà di imprese di piccole dimensioni, o troppo concentrate sul mercato nazionale, a competere sui mercati globali. «In questo senso, l'acquisizione può portare a maggior sviluppo delle imprese italiane e a maggior occupazione in Italia - afferma Brandes in risposta alle obiezioni che spesso vengono sollevate su questo tipo di investimenti - Inoltre non è l'approccio delle imprese familiari tedesche quello di acquisire aziende all'estero per appropriarsi semplicemente del know-how». Anche se non era oggetto dello studio, il contatto della Roedl con gli operatori partecipanti rivela che è in aumento anche l'interesse delle imprese italiane per la Germania. Le previsioni degli analisti sono di un ulteriore aumento dell'attività di fusione e acquisizione delle imprese controllate dalle famiglie tedesche anche nel 2014, che per la maggior parte non hanno sentito pesanti effetti della crisi e non accusano problemi di accesso ai finanziamenti. SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La questione industriale LE PROSPETTIVE 24/06/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 11 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA Percentuale di fusioni e acquisizioni per Paese nel2013 Le operazioni tedesche Germania Stati Uniti Italia Francia Polonia Cina Spagna Regno Unito Repubblica Ceca Russia Svizzera Slovacchia India Turchia 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) Brand e hi-tech attirano capitali In dirittura d'arrivo la legge regionale su attrattività e investimenti Il 2014 si è aperto con timidi segnali di recupero al traino dell'export ma dietro i big la filiera di artigiani e terzisti continua a soffrire Ilaria Vesentini Serve benzina ad alto numero di ottani per far scattare la macchina produttiva della via Emilia, che negli anni della crisi ha raggiunto mete lontane dove vendere. Oggi «c'è bisogno che riparta anche la domanda interna e di incentivi che stimolino gli investimenti, perché i numeri della congiuntura sono ancora contraddittori ma il sentiment che circola tra gli imprenditori è positivo, oggi serve un po' di fiducia. Abbiamo ancora buone carte da giocarci nella competizione globale». Le parole del presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Maurizio Marchesini, raccontano di un motore manifatturiero ancora in ottime condizioni nella fascia medium e hightech, di marchi ambiti sulle piazze globali, di risorse umane ad alta competenza che continuano a far gola agli investitori internazionali ma anche di effetti debilitanti su valore aggiunto e coesione sociale legati a perdita di ricchezza delle famiglie e contrazione del credito. La congiuntura Dopo un 2013 che ha visto scendere il Pil regionale dell'1,6%, le imprese attive del 2,6%, gli occupati dell'1,6%, gli ordini industriali del 3,3% e i prestiti alle imprese del 3,8%, il 2014 si è aperto per il manifatturiero emiliano-romagnolo sotto una luce nuova. Nel primo trimestre di quest'anno i dati Unioncamere-Confindustria-Intesa Sanpaolo annunciano che l'emorragia si è fermata: la produzione industriale è passata dal -2,7% della media 2013 a un timido +0,1% tendenziale; lo stesso dicasi per il fatturato, trainato da un +4,8% dell'export (+5,9% su base annua secondo i dati Istat); il grado di utilizzo degli impianti (82,3) è 5 punti sopra il valore di un anno prima e, soprattutto, c'è un inatteso segno più davanti al trend dell'occupazione: +0,5% tendenziale. «Questa è l'ottima notizia, in mezzo a numeri che ancora non fotografano una svolta ma solo una lenta aspettativa di ripresa con stime di crescita del Pil allineate alla dinamica nazionale», dice Marchesini. E non si stanca di ripetere che la politica industriale più utile alle imprese è quella per gli investimenti, come dimostra il successo della nuova legge Sabatini. «Il nostro ministro emiliano allo Sviluppo economico, Federica Guidi, sta lavorando in questa direzione per potenziare risorse e misure e aspettiamo al varco - aggiunge il presidente - la nuova legge regionale sull'attrattività». La ripresa dell'industria è basilare per trainare tutta la filiera di artigiani e terzisti che ha alle spalle, la vera ricchezza competitiva del made in Emilia-Romagna che i big non si possono permettere di perdere. Un tessuto di microrealtà che continua a soffrire anche perché l'accesso al credito rimane difficile. Pure nel chiaroscuro del panorama economico - sottolinea l'ultimo Rapporto Bankitalia - l'Emilia-Romagna resta una delle poche regioni italiane simile a un land tedesco, con una quota di addetti nel manifatturiero che, sebbene in calo, è ancora il 25% del totale (30% con le costruzioni), un'incidenza dell'industria medium e high-tech in rapida ascesa e una straordinaria vocazione all'export. Non c'è però tempo per restare seduti sugli allori, ammonisce lo studio Unicredit-Regioss: la via Emilia sta perdendo posizioni, tra le regioni europee, in termini di competitività territoriale e va acuendosi il gap tra performance delle grandi imprese (sopra i 250 milioni di fatturato) e quelle delle Pmi. Che piccolo non sia più bello gli imprenditori emiliano-romagnoli lo hanno imparato (lo confermano i 238 contratti di rete per 745 imprese coinvolte firmati nella regione, seconda solo alla Lombardia) ma devono anche fare i conti con un modello distrettuale che non è più garanzia di produttività. L'attrattività Promessa a fine 2013, dovrebbe arrivare in aula a luglio la legge regionale sull'attrattività e gli investimenti, «un provvedimento molto innovativo e ciò spiega i tempi lunghi del suo iter, ma siamo alle strette finali», assicura il nuovo assessore regionale alle Attività produttive, Luciano Vecchi. La norma punta non solo a rimodulare oneri e agevolazioni fiscali per chi investe lungo la via Emilia, ad assicurare contributi e accesso SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 37 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dentro il manifatturiero 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato alla rete per la ricerca, ma ridisegna il modello organizzativo della Pa che si fa garante degli impegni presi verso l'imprenditoria e della sburocratizzazione. «Portare a termine la legge sull'attrattività è solo il primo dei tre assi del mio mandato. Il secondo - dice Vecchi - è la riprogrammazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, i finanziamenti più cospicui per la riqualificazione territoriale ed energetica, per la ricerca e per la formazione all'insegna della smart specialization strategy: avremo in dote quasi due miliardi e mezzo di euro tra fondi Ue e cofinanziamenti, di cui 481 milioni per lo sviluppo regionale (Por-Fesr), quasi il 50% in più rispetto al settennio precedente. Conto di approvare tutti gli strumenti quadro tra l'ultima seduta di giugno e inizio luglio, in vista poi della trattativa Stato-Bruxelles. Terzo pilastro del mio operato sarà completare la ricostruzione post terremoto e gli interventi dopo alluvioni e trombe d'aria». Gli investimenti esteri Tra gli investitori esteri che hanno puntato il faro sulla via Emilia non ci sono solo Philip Morris, che investirà 500 milioni di euro nel nuovo stabilimento alle porte di Bologna (con 600 nuove assunzioni), o il colosso giapponese Toyota, che potenzierà il sito ferrarese di carrelli elevatori, o Fresenius, che investe altri 15 milioni nel polo biomedicale di Mirandola. A oggi sono 386 le aziende emiliano-romagnole che hanno un azionista estero, il 2,8% delle società attive in regione che valgono però il 15,2% in termini di fatturato sviluppato sul totale. E a parlare straniero sono soprattutto metalmeccanica, alimentare e moda, raccontano le elaborazioni del centro studi Unioncamere. L'appeal del brand Emilia-Romagna Ferrari è stato riconfermato il marchio più noto al mondo. Il Parmigiano reggiano è l'alimento più contraffatto. Max Mara per la moda, Technogym nelle attrezzature sportive ma anche Yoox nel commercio sono tra i brand che fanno parlare di più di loro sulla stampa internazionale. E la Riviera è il divertimentificio italiano per eccellenza. «In qualsiasi angolo del pianeta l'Emilia-Romagna è sinonimo di qualità e mette d'accordo tutti, riscuotendo l'interesse di turisti, imprenditori, investitori», spiega Klaus Davi responsabile dell'Osservatorio sulla stampa estera, che ha curato la ricerca "L'immagine del brand Emilia-Romagna", da poco presentata a Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Giovani promesse. Gli studenti di UniboMotorsport, il team di aspiranti ingegneri dell'Alma Mater, alle prese con la vettura monoposto da competizione che costruiscono dalla A alla Z nei laboratori bolognesi 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 3 (diffusione:334076, tiratura:405061) A Parma boom di iscrizioni ai corsi sull'agroalimentare I.Ve. «In dieci anni abbiamo costantemente aumentato il numero di iscritti, oggi diplomiamo 2mila studenti all'anno, il 30% stranieri, e il 98% trova occupazione a sei mesi dal titolo. Abbiamo raggiunto la capacità massima, dobbiamo fermarci», afferma Enzo Malanca, presidente di Alma, la Scuola internazionale di cucina italiana nata nel 2004 alla Reggia di Colorno (Parma) e diventata il più autorevole centro di formazione dei professionisti in cucina, dai cuochi ai manager della ristorazione. «Stiamo avviando ora la quarta edizione del corso Its per l'agroalimentare qui a Parma, per il precedente ciclo abbiamo ricevuto 70 domande di iscrizione su 20 posti disponibili. Una selezione all'ingresso che permette di formare i migliori talenti con garanzie occupazionali altissime», afferma Alessandro Rigolli, responsabile marketing di Cisita, la società di formazione dell'Unione parmense degli industriali e del Gruppo imprese artigiane. Due voci che testimoniano il fermento nella food valley emiliana in tema di formazione, complici sicuramente la reputazione della food valley parmigiana e la crescente consapevolezza delle aziende - per lo più Pmi che a fare la differenza nella competizione globale sono le competenze delle risorse umane. Non a caso, anche i corsi di laurea a numero programmato del dipartimento di Foood science & technology dell'Università di Parma (Scienze e tecnologie alimentari e Scienze gastronomiche) sono da anni al completo. E iniziano a germogliare anche numerosi percorsi di alta specializzazione. Dopo il master in Cultura, organizzazione e marketing dell'enogastronomia territoriale lanciato dall'ateneo parmigiano arriva ora Mafood, il primo master in Agribusiness & food management targato Università di Parma e Gruppo 24 Ore, che dal prossimo 15 settembre aprirà un percorso full time (quattro mesi di aula e sei di stage) di alta specializzazione puntando a replicare il successo del primo master in Marketing management, che in 14 anni ha formato oltre 450 professionisti del marketing e della distribuzione dei prodotti made in Italy. «Solo negli ultimi due anni abbiamo lavorato con più di cento aziende parmensi del food - spiega Rigolli di Cisita - nell'ambito di interventi formativi che spaziano dalla sicurezza alimentare alle norme per la tutela dell'ambiente, dai regolamenti per il confezionamento e l'etichettatura alle strategie per l'internazionalizzazione». Internazionalizzazione è la parola chiave anche di Alma, che la settimana scorsa ha siglato con Aims Institute di Bangalore un accordo che permetterà agli studenti indiani di frequentare i corsi di Colorno diretti dal grande maestro della cucina italiana, Gualtiero Marchesi. Ultimo tassello di un network che la scuola di cucina italiana, enogastronomia, sommellerie e hotellerie ha composto mettendo in rete istituti formativi di cucina di 20 Paesi diversi, «per trasformare i futuri cuochi dei cinque continenti in ambasciatori della nostra cucina nel mondo e delle nostre materie prime di qualità», sottolinea Malanca. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 39 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In aula 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) Dalle macchine agricole al packaging, dall'auto agli elettrodomestici: un macrosettore che realizza oltre la metà delle esportazioni regionali LA FOTOGRAFIA Vacchi (Ima): per noi ordini in crescita Goldoni (Federunacoma): siamo una delle àncore di salvezza del made in Italy Rau (Nomisma): territorio caratterizzato da numerose multinazionali tascabili Carlo Andrea Finotto La Via Emilia come un albero di trasmissione, lungo il quale girano ingranaggi diversi per dimensioni e specializzazioni. Dalle macchine utensili di Piacenza a quelle per il settore alimentare di Parma, dalle macchine agricole di Reggio Emilia all'automotive ed elettrodomestico di Modena, per arrivare all'imballaggio di Bologna. La suddivisione è rozza, perché i settori, sorti ognuno intorno al proprio "genius loci" - che siano quelli vocati a velocità e lusso come Ferrari, Maserati, Ducati, o quelli di derivazione agroalimentare come Barilla, Parmigiano reggiano - si contaminano tra loro e non rispettano le convenzioni dei confini. In questa regione, come racconta Guido Piovene in "Viaggio in Italia", i motori (in ogni loro declinazione) sono una delle principali passioni (e ossessioni), insieme al cibo. Non stupisce quindi che su 50 miliardi circa di esportazioni nel 2013, 28 competano alla meccanica. Un macrosettore che, con un rapporto medio export/ricavi intorno al 50% e una platea di piccoli terzisti, dovrebbe arrivare intorno ai 70 miliardi di fatturato. Fatturato della meccanica che cresce (+1,4%) anche nel primo trimestre 2014, trainato dall'export (+6,2%). I dati (Unioncamere, Confindustria, Intesa Sanpaolo) sono entrambi sopra la media regionale del manifatturiero (+0,2% e +4,8%). In questo meccanismo ben oliato la crisi, soffocante come l'afa della pianura padana, ha cercato di insinuare più di un granello di sabbia. Crollo delle esportazioni (-23% nel 2009) e tracollo del mercato interno. Le aziende metalmeccaniche emiliane saranno anche toste ma la crisi l'hanno sentita. «Spesso gli effetti maggiori - perdite di commesse, riduzioni di personale, chiusure - si sono ribaltati sulla rete di subfornitura» spiega Concetta Rau, economista di Nomisma. Le aziende meccaniche, tuttavia, non si sono piegate neppure con il terremoto che si è sommato alla crisi economica. Hanno anticorpi adeguati. «La crisi - spiega Concetta Rau - c'è stata e c'è ancora, ma non per tutti. I settori e le aziende con più forte vocazione tecnologico-innovativa e proiettate all'estero hanno resistito meglio e oggi colgono i segnali di ripresa». Un esempio sono le macchine per imballaggio, raggruppate sotto Ucima: quasi il 40% delle aziende sono concentrate in Emilia-Romagna (245 su 635) e realizzano il 65% dei 6 miliardi di fatturato totale (cresciuto, quest'ultimo, del 7,6% nel 2013 e del 20,5% nei primi tre mesi dell'anno). Il comparto comprende alcune multinazionali tascabili capaci di imporsi a livello mondiale, come la Ima di Alberto Vacchi (che guida anche Unindustria Bologna), che ha chiuso il 2013 in crescita del 15,8% a 760,9 milioni di fatturato e nel primo trimestre dell'anno ha fatto segnare un +32% di ricavi. «Guardiamo con fiducia al 2014 - sottolinea Vacchi - anche grazie agli ordini superiori rispetto allo stesso periodo 2013». È proprio nella metalmeccanica emiliano-romagnola, secondo Concetta Rau, che si trovano in modo particolare, «quelle aziende globalizzate che trainano la ripresa». Merito anche del grado di innovazione. Non a caso il tasso di brevettazione (dati Istat, brevetti per milione di abitanti) vedono la regione leader, con un dato di 131,1, davanti alla Lombardia con 117,8. Caratteristiche diffuse in vari comparti: «Con la nostra capacità e lungimiranza di andare a cercare costantemente nuovi mercati le nostre aziende sono una delle àncore di salvezza del made in Italy» afferma Massimo Goldoni, titolare dell'omonima azienda e presidente di Federunacoma, l'associazione dei costruttori di macchine agricole. In regione, per capirci, ne circolano 349.789. Dalle motozappe alle mietitrebbiatrici. Ce ne sono 50mila solo in provincia di Modena, poco meno di 49mila nel Bolognese, 47mila nel Ravennate. Qualche segnale incoraggiante c'era stato a inizio anno sulle immatricolazioni dei trattori, ma a maggio si era già esaurito: «Il mercato italiano si dibatte ancora in un mare di difficoltà. Purtroppo non c'è una politica di sistema che aiuti le imprese, resta il problema del credito e gli effetti della nuova Sabatini non si avvertono SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Hi-tech e globalizzata, la meccanica sfida la crisi 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 4 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ancora appieno» è il giudizio di Goldoni che può valere per tutta la meccanica. Massimo Goldoni è appena stato in Albania per la fiera di settore rivolta al Sudest Europa, «dove si aprono opportunità interessanti», spiega, così come in Sud Africa, Russia, Brasile e India. Del resto l'Emilia-Romagna è la prima regione d'Italia per export pro capite: 11.532 euro contro i 10.893 della Lombardia. Un primato che si spiega con l'elevatissima propensione internazionale di molte aziende. La Bertazzoni, azienda familiare reggiana alla sesta generazione, che opera nel comparto elettrodomestici, vanta il 93% dei ricavi oltreconfine: «Siamo sul mercato da oltre 130 anni - spiega l'ad Paolo Bertazzoni - ci sta premiando un mix di ingegneristica d'avanguardia, legame con il territorio, design e cultura della buona tavola. Abbiamo chiuso il 2013 a 78 milioni di fatturato, in crescita dell'11%, nonostante il periodo di contrazione del settore». © RIPRODUZIONE RISERVATA 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) I contoterzisti della moda si alleano per esportare con marchi propri L'ECCELLENZA CARPIGIANA Dal Duemila a oggi la quota di imprese posizionate nella fascia alta di mercato è salita dal 58 al 70% e le griffe (tra cui Twin Set, Stone Island,Liu-Jo) fanno il 54% del fatturato totale Natascia Ronchetti Nuove alleanze cambiano la faccia del distretto della maglieria e dell'abbigliamento di Carpi, uno dei più importanti in Italia, oltre 1.100 imprese, sulle 7.500 che compongono il sistema moda della regione, e un fatturato che supera gli 1,4 miliardi. Nel regno del fashion system emiliano - dove sono cresciuti grandi nomi del made in Italy come Twin Set, Blumarine, Liu-Jo, Spw-Stone Island, Giorgio Armani Operation - sono soprattutto i contoterzisti a invertire la rotta e a cercare partnership strategiche per lanciarsi nella produzione in conto proprio e misurarsi sui mercati esteri. Nei cinque comuni del Modenese che costituiscono il cluster raccolto intorno a Carpi il grande fermento delle micro e piccole imprese che operano nella filiera della lavorazione conto terzi è non solo una risposta alla crisi che ha indebolito le piccole realtà in un mercato dominato dai big ma è anche una nuova sfida per agganciare le esportazioni. «Parliamo di reti di fatto e aggregazioni con le quali piccoli contoterzisti si cimentano con nuove linee produttive», conferma Simone Morelli, assessore alle Attività produttive del Comune di Carpi, che gestisce l'Osservatorio sul distretto. «È un fenomeno del tutto nuovo - prosegue Morelli - con il quale piccole aziende provano a fare il salto di qualità in sinergia con altre imprese». Nell'area si concentra la maggioranza dei 12.600 addetti del settore nella provincia di Modena, cuore di un sistema regionale che annovera colossi del fashion come Aeffe di Alberta Ferretti e Gilmar (San Giovanni in Marignano, nel Riminese), Max Mara (Reggio Emilia), Les Copains (Bologna). Marchi storici e nuovi brand, in corsa soprattutto sui mercati esteri. L'impatto delle nuove aggregazioni non è ininfluente. Nel solo cluster di Carpi, infatti, a fronte di 260 imprese finali ci sono quasi 850 aziende che operano nella subfornitura, piccole realtà fino a ieri tagliate fuori dai grandi numeri che adesso tentano la scalata. A tracciare la strada sono le griffe. Come Blumarine, marchio del gruppo Blufine, 330 milioni di euro di fatturato dei quali il 70% generato dalle vendite oltreconfine, a partire dai mercati asiatici. O come Moschino, Pollini, Jean Paul Gualtier, Alberta Ferretti, prodotti da Aeffe, che con oltre 258 milioni di fatturato (più del 58% generato dalle esportazioni) cresce soprattutto in Cina e in Medio Oriente. In questo scenario piccoli brand fanno capolino tra maison che, proprio partendo da Carpi, si sono affermate negli ultimi anni a livello internazionale. Tra queste ultime Twin Set di Simona Barbieri e Liu-Jo. Twin Set, acquisita al 72% dal fondo statunitense Carlyle, in tre anni ha triplicato il fatturato (raggiungendo nel 2013 i 177,3 milioni) e ora ha lanciato un piano di sviluppo all'estero con nuovi negozi monomarca, che si aggiungono agli attuali 45. In particolare, dopo la recente inaugurazione di Valencia, sempre in Spagna sono previsti il nuovo store di Barcellona e quello di Palma di Mallorca. Seguiranno Parigi, Lione e Berlino. «Vogliamo consolidare l'attuale posizionamento sul mercato - spiega l'ad di Twin Set, Tiziano Sgarbi - attraverso una strategia di sviluppo dei monomarca presenti sul territorio italiano e internazionale, in un'ottica di espansione a più ampio raggio che coinvolgerà dai prossimi mesi altre importanti location estere, concentrandosi soprattutto su Francia, Spagna, Germania e Russia». Oggi Twin Set è tra i marchi di punta di un distretto il cui peso è confermato dall'export: più di 641 milioni nel 2013, valore che lo colloca al terzo posto in regione dopo il cluster delle piastrelle di Sassuolo e la packaging valley di Bologna. Numeri ai quali vanno aggiunti quelli del distretto dell'abbigliamento di Rimini (l'anno scorso ha esportato per 530,6 milioni). Comprendendo anche i calzaturifici di San Mauro Pascoli - tra i quali spiccano brand come Sergio Rossi e Quinto Casadei - e quelli di Fusignano-Bagnacavallo, il sistema moda emiliano-romagnolo sfiora gli 1,5 miliardi di export. SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La filiera del tessile-abbigliamento-calzature 24/06/2014 Il Sole 24 Ore - Emilia-romagna rapporti24/ territori Pag. 9 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il posizionamento su una fascia alta o medio-alta di mercato riguarda ormai il 70% delle imprese carpigiane, contro il 58% dei primi anni Duemila. E sono le grandi griffe a fare da traino al cluster: assorbono infatti oltre il 54% del fatturato totale. Internazionalizzazione e innovazione restano i grandi obiettivi perseguiti da Carpi Fashion System che, cofinanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio di Carpi e dalle associazioni di categoria, incentiva le aggregazioni e le reti di impresa. A sua volta il Comune emiliano lavora al progetto di un centro di documentazione internazionale sulla moda, da realizzare nel Torrione degli Spagnoli, grazie al via libera da parte del ministero ai Beni culturali. Il centro metterà a disposizione un archivio storico sul distretto, rivolto a imprese, ricercatori e stilisti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Senza confini Le aziende di Carpi Il distretto modenese della maglieria è il più importante tra i cluster della moda regionali 1.100 Variazione 2013 dell'export Il polo carpigiano ha perso terreno oltreconfine secondo il monitor Intesa Sanpaolo -1,8% L'export della moda riminese Secondo distretto della moda per vendite estere, dietro Carpi che vale 641 milioni di export 2013 531 milioni Le imprese della filiera Tac Sulla via Emilia operano 1.379 aziende tessili, oltre 5mila di abbigliamento e 991 calzaturiere 7.416 Foto: Al top. Collezione primavera-estate 2014 di Twin Set 24/06/2014 La Repubblica - Bologna Pag. 9 (diffusione:556325, tiratura:710716) Tra gennaio e marzo lieve recupero dell'industria emiliana Forte crescita dell'export, mentre langue il mercato interno Ancora cattivi i segnali dal credito: in discesa i prestiti bancari a famiglie e imprese ENRICO MIELE LA CRISI del manifatturiero lungo la via Emilia rallenta. Nei primi tre mesi del 2014, fatturato e ordini sono leggermente cresciuti, stoppando il periodo "nero" che andava avanti da oltre due anni. Vola invece l'export dell'industria - salito del 5,6% in un solo trimestre - mentre le banche continuano a tenere chiusi i rubinetti del credito. La cautela è d'obbligo. Ma dopo l'ultima indagine di Unioncamere, Confindustria Emilia Romagna e Intesa Sanpaolo, s'intravedono i primi spiragli di luce. La produzione, ad esempio, è aumentata dello 0,1% rispetto ai primi mesi dell'anno scorso. La ripresa, però, è a macchia di leopardo: la recessione continua nella moda (-2,1%) e del legno e arredamento (-3,1%), mentrei settori legatia meccanica ed energia, più aperti all'export, sono cresciti dell'1,1% (bene anche l'alimentare). A sorprendere sono anche le vendite all'estero, arrivate nel primo trimestre a quota 12,5 miliardi, con un balzo in avanti del 5,6%. Boom dovuto soprattutto ai mercati europei e agli Stati Uniti. Nell'industria emiliana aumenta anche l'occupazione: in tre mesi c'è una crescita dello 0,5%, circa duemila addetti in più (in un periodo in cui l'Italia ha "bruciato" oltre 16mila posti di lavoro). Ma per gli imprenditori non basta: «Se vogliamo che il lento recupero dell'economia regionale diventi vera ripresa, devono ripartire la domanda interna e gli investimenti. Questi sono i fattori fondamentali su cui puntare per dare una scossa reale», avverte il presidente della Confindustria regionale, Maurizio Marchesini. La nota stonata è, invece, quella del credito: i prestiti a famiglie e imprese a marzo scorso sono crollati del 3,6%. © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 RIMESTRI IN "ROSSO" Gli indicatori dell'economia dell'Emilia Romagna erano calati per nove trimestri consecutivi +0,1% INDUSTRIA Nei primi tre mesi del 2014 la produzione industriale è cresciuta dello 0,1% +5,6% EXPORT Nel primo trimestre vola a +5,6% l'export dell'industria emiliana +2mila POSTI DI LAVORO Il primo trimestre si chiude con una crescita dell'occupazione dello 0,5%, 2mila addetti in più 9,7% LA DISOCCUPAZIONE La disoccupazione in Emilia Romagna è arrivata al 9,7%, quasi il triplo di 5 anni fa -3,6% PRESTITI BANCHE A marzo calano del 3,6% i prestiti a famiglie e imprese in Regione SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ripresa è iniziata dopo oltre due anni sale la produzione 24/06/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 21 (diffusione:105812, tiratura:151233) Persi 10mila posti, chiuse 100 aziende. La rinascita dall'estero Balzo delle vendite all'estero (+14%) e la produzione viaggia a ritmi quasi doppi rispetto al resto del manifatturiero Federchimica: su Sistri e logistica occorre semplificare DIEGO MOTTA MILANO La linea di confine per l'industria chimica è rappresentata da quei 10mila posti di lavoro persi negli anni della Grande Crisi, con la chiusura di 100 impianti in tutta Italia. Da allora, dal punto più basso mai toccato in tempi recenti, è iniziata la lenta risalita, che ha portato nei primi quattro mesi del 2014 a una crescita della produzione (+2,9%) quasi doppia rispetto alla media del manifatturiero nazionale (+1,6%). «Forse la recessione si sta allontanando, forse finalmente si può pensare a una vera ripresa» ha detto ieri a Milano, all'assemblea annuale di Federchimica, il presidente Cesare Puccioni. Nel 2013 la chimica è diventata il secondo settore per esportazione nel nostro Paese, con un valore di quasi 28 miliardi, preceduto soltanto dalla meccanica strumentale. A fronte di una domanda interna crollata di circa il 20%, anche a seguito della perdurante difficoltà dell'edilizia, è stato l'export a garantire la tenuta delle nostre aziende, con un balzo del 14%. È come se la domanda interna rappresentasse il passato da cui le nostre imprese fanno fatica a staccarsi (anche se il +1% in volume fatto registrare nel quadrimestre in questione, è comunque un importante segnale in controtendenza) mentre il futuro è legato sempre più alla presenza nei mercati esteri che corrono, da agganciare il più presto possibile per poter vincere nella competizione globale: solo nei Paesi emergenti, la domanda di chimica è quadruplicata dal 2003 a oggi e la quota di questi mercati è passata dal 26% al 53%. È in questo spartiacque tra il "prima" e il "dopo" che si gioca la sfida dei prossimi mesi, per un settore che ha avviato nell'ultimo decennio un riposizionamento obbligato sui temi del territorio e della sostenibilità ambientale. Per questo, non sono parse casuali le parole pronunciate dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, davanti alla platea di imprenditori che per molto tempo ha rappresentato come numero uno di Federchimica. «In Italia, il sabotaggio della crescita appare sistematico e va rimediato» se il Paese vuole uscire dalla crisi, ha detto il leader degli industriali. Quali sono gli ostacoli che impediscono il definitivo rilancio delle imprese chimiche? «Non vogliamo meno controlli» ha spiegato Puccioni, ma una regolamentazione che sia più «semplice, chiara e stabile». Nel mirino ci sono soprattutto il Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, e l'imminente riforma della logistica. Nel primo caso, è toccato allo stesso ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, presente all'incontro, riconoscere che il modello pensato per gestire 10 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi «non ha funzionato e va cambiato». Secondo Federchimica, «occorre facilitare le bonifiche, invece di normarle in modo da renderle impossibili». Quanto al trasporto delle merci pericolose, le aziende del settore hanno fatto notare che l'effetto della nuova legge è stato quello di riversare sulle strade la movimentazione dei prodotti che prima venivano trasportati su ferro. Complessivamente, il primo nemico da abbattere su entrambi i fronti è sempre lo stesso: la burocrazia. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Chimica, c'è l'export oltre la crisi 24/06/2014 ItaliaOggi Pag. 2 (diffusione:88538, tiratura:156000) Interdis riporta in vita VéGé Obiettivo: raddoppiare la rete dei punti vendita in un triennio DI IRENE GREGUOLI VENINI Interdis torna alle sue origini e diventa VéGé: l'obiettivo è raddoppiare la rete dei punti vendita, oggi 1.495, in tre anni, accogliendo nuovi soci, che potranno mantenere il loro brand ricadendo però sotto il marchio ombrello del gruppo; arriverà anche una nuova insegna, nel 2015, che identificherà superette, ovvero negozi con una superfi cie di 600-800 metri quadri, in cui sarà dato ampio spazio ai prodotti freschi. Inoltre, saranno rilanciati due brand storici, Pantamarket per i cash & carry e Sosty per i discount. VéGé è nata infatti 55 anni fa come prima unione volontaria italiana di medie e grandi imprese della distribuzione prendendo a esempio il modello europeo della VéGé, acronimo di Verkoop Gemeenshap, in italiano «comunità di vendita», costituita in Olanda nel 1935. Al gruppo si deve, per esempio, l'introduzione nella Penisola dei cash & carry alla fi ne degli anni 50 e l'invenzione dei primi discount italiani nel 1974. Nel 1996 VéGé era con uita, insieme a Selex, in Euromadis, durata due anni; l'eredità dell'impresa è stata raccolta poi da Interdis, che ha chiuso il 2013 con un giro d'affari di 2,6 miliardi di euro, in crescita del 6,8%; a maggio di quest'anno è stato registrato, secondo i dati Nielsen, un aumento del fatturato del 5,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. «L'idea da cui nasce questo cambiamento è che un brand come VéGé non poteva perdere la sua storia», spiega Giorgio Santambrogio, amministratore delegato del nuovo gruppo (in precedenza direttore generale di Interdis), di cui fanno parte diverse insegne tra cui Sidis, Dimeglio, Eté e Migross. «Abbiamo fatto una ricerca ce questo con Nielsen da cui è emerso con Nielsen da cui è emerso che il 53% degli intervistati sopra i 40 anni ha un ricordo di VéGé e che questo marchio per loro significa sicurezza, mantenimento di promesse e value for money. Quello che vogliamo fare oggi è creare un polo aggregante della distribuzione organizzata in Italia facendo con uire i soci di Interdis in VéGé e accogliendo nuove imprese». Alla cooperativa Gruppo VéGé faranno capo tre società controllate: VéGé Brands, VéGé Retail, il braccio commerciale operativo, e VéGé Franchising, dedicata all'ulteriore espansione della rete. «Il punto di forza è che se un'impresa ha la propria insegna, la accogliamo con il suo marchio in modo da non disperdere il suo patrimonio di notorietà sul territorio, mettendo un welcome logo sulla vetrofania del negozio in cui si sottolinea che fa parte del nostro gruppo. Inoltre, per chi si associa è possibile vendere l'intera gamma di prodotti Delizie, il nostro brand, cui si lega un concept che include un magazine, un catalogo, un'app, la presenza su Facebook e su YouTube», continua l'a.d. «Vogliamo infatti essere all'avanguardia nell'area social e digital, usando questi mezzi per comunicare la nostra offerta, per esempio abbiamo già iniziato a mettere video ricette basate sui prodotti a marchio Delizie dello chef Leonardo Romanelli su YouTube, postando poi le foto su vari social network. Anche perché la fi sicità dei punti vendita nel mondo del food non verrà soppiantata dall'e-commerce». L'obiettivo è raddoppiare la rete acquisendo nuovi soci e puntando non sugli ipermercati ma sui superstore nelle città. «Il format vincente sarà però la superette di attrazione, soprattutto nei piccoli centri, con un'insegna che lanceremo nel 2015: saranno negozi di 600-800 metri quadri, vocati maggiormente al fresco grazie a un ampliamento delle aree dedicate alla gastronomia, ortofrutta, macelleria e ittico servito», sottolinea Santambrogio. Nel nuovo progetto trova spazio anche il rilancio di due vecchie insegne, che erano molto note, ovvero Pantamarket, brand sotto a cui andranno tutti i nuovi cash & carry, e Sosty per compensare il vuoto d'offerta di piccoli discount in Centro Italia. SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il gruppo della distribuzione ritorna alle origini con il marchio nato 55 anni fa 24/06/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:104189, tiratura:173386) a cura di Mariangela Pira L'indice Pmi torna positivo L'indice Pmi manifatturiero Hsbc cinese (dato preliminare) è salito a 50,8 punti a giugno, in rialzo rispetto ai 49,4 punti del dato definitivo registrato a maggio. L'indicatore, posizionandosi per la prima volta nel corso dell'anno al di sopra della soglia di 50 punti, segnala aspettative di espansione economica. La lettura «è l'ultimo segnale che, almeno in alcuni settori, la pressione ribassista si è allentata», commenta Julian EvansPritchard, economista di Capital Economics. L'esito, prosegue l'esperto, «indica che l'approccio mirato del governo alla crescita sta funzionando. Bene l'aumento delle componenti sui nuovi ordini e sull'output». Cnpc nel mirino dei revisori China National Petroleum Corporation è tra gli 11 gruppi cinesi nel mirino dei revisori contabili. I profitti derivanti dalla vendita del gas nel 2012 sarebbero stati sottostimati per 71,3 milioni di euro, segnala l'Ufficio Nazionale di Revisione Contabile cinese. Consiglio internazionale per Ucrg Universal Credit Rating Group (Ucrg) ha eletto a Pechino un consiglio internazionale per sovrintendere all'attività della società, nata a Hong Kong un anno fa. Il gruppo ha annunciato la costituzione del consiglio al Summit on Construction of Asia Credit System. L'ex primo ministro francese Dominique de Villepin sarà il presidente. Urcg è nata dall'unione della cinese Dagong con la russa RusRating e la statunitense EganJones. L'obiettivo della società è la riforma del sistema di rating a livello globale. (riproduzione riservata) Foto: www.milanofi nanza.it/desk_china in collaborazione con SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 24/06/2014 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CHINA DESK