Giornale di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica ediatrica OTTOBRE 2014 O R G A N O U F F I C I A L E ISSN 2282-2453 IN QUESTO NUMERO Epatite gigantocellulare associata ad anemia autoimmune Formule parzialmente idrolisate nella prevenzione allergica L’equilibrio interno accende il benessere generale Gestione multidisciplinare delle malattie infiammatorie intestinali Kaleidon (Lactobacillus rhamnosus GG ATCC 53103) probiotico che favorisce l’equilibrio della flora intestinale EIMs in corso di MICI Ruolo degli antiemetici in età pediatrica Studio endoscopico dell’intestino tenue in età pediatrica KALE 12 07 Che fare se il paziente non risponde ai PPI VOLUME VI N° 3 - OT TOBRE 2014 Trimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI Area Qualità S.r.l. - Via Comelico 3 - 20135 MI S ommario 5 Editoriale Bentornati! di M. Baldassarre 6 Lettere al direttore Gastroenterologia pediatrica e logopedia: una efficace sinergia di M. Baldassarre 9 Topic HighLight Intervista a Frank Kneepkens. Leggere "con" o "senza" gli occhiali di Google? di M. Baldassarre 12 Pediatric HEPATOLOGY L’epatite gigantocellulare associata ad anemia emolitica autoimmune Giant cell hepatitis with autoimmune hemolitic anemia di S. Nastasio, M.Sciveres, G. Marsalli, G. Maggiore 19 Pediatric Nutrition & HEALTH AND FOOD SCIENCE Le formule parzialmente idrolisate nella prevenzione allergica Partially hydrolized formulas di A. Diamanti, T. Capriati, A. Cappelli, M.P. Reposi, L. Dell’Uomo, G. Gallo 24 IBD HIGHLIGHTS Gestione multi-disciplinare delle malattie infiammatorie intestinali (IBD-Team) Pediatric IBD, growth failure, nutrition, extraintestinal complications, surgery, transition of care di F. Vassallo, F. Civitelli 28 CASE REPORT Fino a che punto le indagini ci aiutano nella diagnosi? To what extent exames contribute to the diagnosis? di B. Papadatou, M.C. Garganese, F. Bracci, D. Knafelz, G. Federici d’Abriola, M. Sole Basso, G. Torre 29 News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology Ruolo degli antiemetici in età pediatrica Antiemetic drugs in children di R. Tambucci e O. Borrelli S 38 ommario recent advance in basic science Manifestazioni extra-intestinali (EIMs) in corso di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) Extradigestive manifestations of IBD di A. Barabino 41 Endoscopy Learning Library Studio endoscopico dell’intestino tenue in età pediatrica Small bowel endoscopy in pediatric age di C. Calzolari, F. Gaiani, A. Spadaccino, F. Calzolari, B. Bizzarri 44 What to do if....? Cosa fare se il paziente non risponde ai PPI (Inibitori di pompa protonica) What to do if patient is not responding to PPI di F. Torroni, P. De Angelis, T. Caldaro, E. Romeo, F. Rea, S. Faraci, L. Dall’Oglio CONSIGLIO DIRETTIVO SIGENP Presidente Carlo Catassi Vice-Presidente Tiziana Guadagnini Segretario Giovanni Di Nardo Tesoriere Daniela Knafelz Renata Auricchio, Licia Pensabene, Claudio Romano, Silvia Salvatore Consiglieri Come si diventa Soci della E d ito re Area Qualità S.r.l. Azienda certificata da I.M.Q. in conformità alla norma ISO 9001:2008 con certificato CSQ n° 9175. AREQ www.areaqualita.com © 2014 Area Qualità S.r.l. Dire t to re Respons abile Giovanna Clerici [email protected] L’iscrizione alla SIGENP come Socio è riservata a coloro che, essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica. I candidati alla posizione di Soci SIGENP devono compilare una apposita scheda con acclusa firma di 2 Soci presentatori. I candidati devono anche accludere un curriculum vitae che dimostri interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica. In seguito ad accettazione della presente domanda da parte del Consiglio Direttivo SIGENP, si riceverà conferma di ammissione ed indicazioni per regolarizzare il pagamento della quota associativa SIGENP. Soci ordinari e aderenti - dal 2013 i Soci possono scegliere tra le seguenti opzioni: - solo quota associativa annuale SIGENP senza abbonamento DLD (anno solare) € 35. - quota associativa annuale SIGENP con abbonamento DLD on-line (anno solare) € 75. Soci junior: quota associativa annuale SIGENP con DLD on-line (anno solare) € 30. Per chi è interessato la scheda di iscrizione è disponibile sul portale SIGENP www.sigenp.org Segreteria SIGENP Biomedia srl Via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano Tel. 02 45498282 int. 215 - Fax 02 45498199 E-mail: [email protected] Responsabile Commiss ione editoria Claudio Romano [email protected] Dire t tore EDITORIALE Mariella Baldassarre [email protected] c apo redat tore Francesco Cirillo [email protected] assistenti di reda zione Alessandra Dileone [email protected] Pietro Drimaco [email protected] Comitato di Re da zione Salvatore Accomando [email protected] Barbara Bizzarri [email protected] Osvaldo Borrelli [email protected] Fortunata Civitelli [email protected] Antonella Diamanti [email protected] Monica Paci [email protected] Salvatore Oliva [email protected] Coord inamen to Re da zionale Fiorenza Lombardi Borgia im pagina zione Fiorenza Lombardi Borgia e Elena Ribolini Redazione Area Qualità S.r.l. Via Comelico, 3 - 20135 Milano Tel. 02/5512322 Fax 02/73960564 e-mail: [email protected] Stampa Rotolito Lombarda S.p.A. Via Sondrio 3 - 20096 Pioltello MI Gestione operativa spedizioni postali Staff srl - 20090 Buccinasco MI Periodico trimestrale registrato presso il Tribunale di Milano al n. 208 del 29/04/09 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI Volume VI - N°3/2014 - Trimestrale La pubblicazione o ristampa degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Questa rivista è spedita in abbonamento: l’indirizzo in nostro possesso verrà utilizzato per l’invio di questa e altre pubblicazioni. Ai sensi della legge n. 196/03 è nel diritto del ricevente richiedere la cessazione dell’invio e/o l’aggiornamento dei dati in nostro possesso. E ditoriale BENTORNATI! M. Baldassarre Bentornati alle vostre abituali attività dopo la pausa estiva e bentornati davanti a questo giornale…… Spero che abbiate trascorso tutti delle vacanze rigeneranti per il corpo e per lo spirito. Noi della redazione abbiamo continuato a pensare a tutti voi ed a lavorare perché questo numero vi giungesse puntuale come sempre. Vorrei salutare tutti i colleghi pediatri, soci della Società Italiana di Pediatria, che da quest’anno ricevono il nostro Giornale in versione online. Un grande grazie va ai Professori Giovanni Corsello e Carlo Catassi, Presidenti rispettivamente della SIP (Società Italiana di Pediatria) e della SIGENP (Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica), che hanno lavorato insieme a me per la realizzazione di questo progetto. La nostra famiglia è dunque più grande! Il sapere è veramente tale quando è condiviso. Lo sforzo che noi tutti della redazione facciamo nella stesura dei contributi è proprio quello di far sì che la conoscenza della gastroenterologia pediatrica possa diffondersi, così da diventare supporto alla nostra attività clinica quotidiana. Ci siamo chiesti spesso in redazione se, in questa che è l’era della web revolution, la lettura di un giornale possa essere utile nella diffusione della conoscenza. Ho voluto condividere questa nostra riflessione con Frank Kneepkens, gastroenterologo pediatra olandese (vedi la rubrica “Topic Highlight”), editor di diversi magazines e di una collana di libri pediatrici. L’idea fondamentale emersa dal nostro colloquio è che lo sfogliare le pagine di una rivista lascia spazio alla “Serendipity”, cioè alla possibilità “di scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un'altra”. Tutti i contributi di questo numero crediamo possano costituire uno stimolo alla conoscenza o all’approfondimento. Inauguriamo la rubrica delle “Lettere al direttore”, spazio interattivo che desideriamo possa portare ad uno scambio di emozioni e di informazioni con voi lettori. Troverete articoli di taglio estremamente pratico, come l’aggiornatissima review sulle formule cosiddette “HA” (o ipoallergeniche) nella prevenzione delle malattie allergiche, la messa a punto, rigorosa e precisa, riguardo all’uso degli antiemetici in età pediatrica, i suggerimenti su cosa fare quando un piccolo paziente non presenta una risoluzione dei sintomi dopo la terapia con gli inibitori di pompa protonica. La presentazione del caso Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):5-6 5 E ditoriale clinico ci fa riflettere su quanto sia possibile e facile sbagliare diagnosi. La rubrica dedicata all’epatologia ci descrive l’epatite giganto-cellulare associata ad anemia emolitica autoimmune, una malattia rara, molto grave, di cui il gruppo del Professor Giuseppe Maggiore, che ne ha curato la stesura, è tra i massimi conoscitori, avendo pubblicato su “Journal of Pediatrics” la propria casistica, che è una delle più vaste in letteratura. È molto interessante anche quanto ci suggerisce Fortunata Civitelli per ciò che riguarda il periodo di passaggio alla medicina dell’adulto di un paziente affetto da una malattia cronica come la malattia di Crohn o la Rettocolite Ulcerosa. Noi pediatri dobbiamo saperci far carico del giusto “accompagnamento” di chi è stato affidato alle nostre cure verso una fase che non può essere considerata più pediatrica, perché non si trovi senza punti di riferimento, ma continui a seguire la giusta strada nelle mani dei colleghi gastroenterologi dell’adulto. Lo sguardo alle malattie infiammatorie gastrointestinali è accompagnato dalla disamina delle manifestazioni extraintestinali di queste ultime, e anche dalla presentazione delle possibilità dello studio endoscopico dell’intestino tenue. Date spazio alla “Serendipity”! Buona lettura Mariella Baldassarre 6 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):5-6 M. Baldassarre L ettere al direttore Inauguriamo in questo numero la rubrica “Lettere al Direttore”, che ambisce a diventare uno spazio interattivo, in cui possa fluire uno scambio di informazioni e di emozioni tra noi e voi. Invitiamo tutti i lettori a scriverci: domande, dubbi, richieste, suggerimenti. Desideriamo davvero che la "costruzione" di questo giornale possa vedervi coinvolti. Le lettere vanno indirizzate a: [email protected] ✉ Recentemente, ad un mio paziente operato per atresia esofagea, è stato consigliato da parte del gastroenterologo pediatra che lo segue, un trattamento riabilitativo con la logopedista. Vorrei capire meglio in quali patologie gastrointestinali è consigliabile un trattamento logopedico. Cordiali saluti Dr. Roberto Grosso Pediatra di famiglia, Bari L'esperto risponde GASTROENTEROLOGIA PEDIATRICA E LOGOPEDIA: UNA EFFICACE SINERGIA Esistono alcune patologie malformative gastrointestinali pediatriche in cui può essere utile l’intervento logopedico, sia nel periodo preoperatorio che in quello post operatorio. La correzione chirurgica di alcuni difetti, infatti, da sola non basta a garantire a questi piccoli l’assenza di reliquati a volte presenti sul piano funzionale. Le situazioni in cui il trattamento logopedico è richiesto sono: l'atresia esofagea. è una malformazione congenita che consiste nella mancata canalizzazione dell’esofago, cui si associa, nella maggior parte dei casi, la fistola tracheo-esofagea; i piccoli pazienti presenteranno una sindrome disfagica secondaria associata o meno a reflusso gastroesofageo; la disfagia. è la difficoltà nel deglutire nella quale una o più fasi della deglutizione risultano alterate, e può riguardare aliGiorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):7-8 7 L ettere al direttore menti liquidi, solidi o misti; questa difficoltà, a lungo andare, determina una stato di malnutrizione e, nel caso del paziente pediatrico, il non corretto accrescimento fisico e il mancato sviluppo psicomotorio. Essa va distinta dai disordini di alimentazione che riguardano una serie di attività correlate al pasto (mealtime) e che possono non essere accompagnati da disfagia; La nutrizione artificiale. In assenza di nutrizione per os (nutrizione enterale con sondino naso gastrico o nutrizione parenterale) vi è una interferenza negativa con il periodo critico per l’apprendimento delle abilità motorie orali. Se il chirurgo corregge l’anatomia, spesso non ha modo di tutelare la ripresa della funzione: per tale motivo la strategia di gestione di questi pazienti merita di essere condivisa con il logopedista e con il gastroenterologo pediatra. Occorre ricordare che la deglutizione si sovrappone, per la sua parte iniziale, alla buccalità, cioè all’insieme delle funzioni che si svolgono nella cavità orale e nell’orofaringe. Durante l’età evolutiva si osservano due tipi di deglutizione: infantile-neonatale e adulta. Il passaggio dalla deglutizione infantile-neonatale a quella adulta avviene verso i 18 mesi, ma potrebbe protrarsi fino ai 10 anni, con un periodo critico tra i 5 ed i 7 anni, a causa della dentizione. Le alterazioni della deglutizione da cause meccaniche determinano ritardi e, a volte, scompensi patologici e devianti delle varie funzioni buccali (assenza del riflesso di deglutizione, reflusso gastroesofageo, ipersensibilità oro facciale). Prima di iniziare il trattamento logopedico si deve eseguire una valutazione obiettiva del piccolo paziente. Quando è presente la disfagia, la valutazione è sia clinica sia strumentale (VFS, FEES, valutazione della saturimetria). L’intervento riabilitativo logopedico riguarda: 1) la normalizzazione della sensibilità nel distretto oro buccale (guance, labbra, lingua, palato duro e molle); 8 2) lo sviluppo delle abilità motorie orali (coordinazione dei muscoli oro facciali e buccali; coordinazione tra deglutizione e respirazione); 3) a gestione della secrezione; 4) il controllo motorio e l’attivazione dei meccanismi orofaringei. Il trattamento potrà essere: • sensoriale • motorio, di stimolazione attiva e/o passiva; • pre-alimentare (sviluppa le abilità motorie orali e fornisce al piccolo paziente le esperienze sensoriali per sviluppare adeguate risposte agli stimoli, ha il compito di tenere abili e attive le strutture deputate alla funzione alimentare) • alimentare (fa uso di strategie e trattamenti direttamente con gli alimenti). Si possono distinguere varie fasi nel trattamento logopedico: pre chirurgico (in questo caso dovrà essere un trattamento sensoriale e di stimolazione della muscolatura passiva); post chirurgico (in questo caso si effettueranno prove di alimentazione). Nel caso in cui i piccoli pazienti siano affetti da sindrome disfagica secondaria, il trattamento logopedico è volto alla terapia oro-motoria, alla stimolazione sensoriale oro-facciale, alla terapia mio-funzionale, all’esposizione alle esperienze sensoriali necessarie a rendere piacevole il pasto, alla riabilitazione delle catene muscolari che presentano un tono anomalo, alla scelta dei sistemi di postura idonei, all’addestramento al pasto ed al divezzamento dall’alimentazione per sonda e/o PEG. L’intervento logopedico, finalizzato alla riabilitazione motoria delle strutture deputate all’atto deglutitorio, risulta inoltre prodromico al successivo sviluppo articolatorio del linguaggio. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(1):6 Maria Cipolla Logopedista, Palermo [email protected] t gh i l gh AN Hi PGH di c i AS ra E p u To - N a c SSARR N DA L A A GH AB L P EL ES ARI M I ntervista a F rank K neepkens Leggere "con" o "senza" gli occhiali di google? MARIELLA BALDASSARRE - U.O. di Neonatologia e T.I.N. del Policlinico Universitario di Bari Frank Kneepkens è stato sino ai primi mesi di quest’anno direttore del Dipartimento di Gastroenterologia Pediatrica della Free University ad Amsterdam. è stato mio tutor durante uno stage in Olanda nei primi anni della mia specializzazione, ed io l’ho sempre considerato un “maestro” per la sua capacità di trasmettere conoscenza, per la pazienza nel rispondere a tutte le domande, per la preparazione scientifica rigorosa ed accurata. è attualmente coinvolto in una serie di attività volte alla divulgazione delle informazioni in pediatria e gastroenterologia pediatrica. Con lui parliamo del modo con cui oggi ci procuriamo il “sapere”. Per le scienze mediche è più utile quello che viaggia sul web rispetto a ciò che può offrirci un libro scientifico? We live in a period characterized by the tendency of replacing the reading of a book or a magazine of pediatrics with the information found on the web. It is impossible to say how long in the future books will stay important sources of knowledge. Their main limitation is that they provide only a snapshot of the actual reality, while knowlegde keeps changing. A printed book is tangible, it is red more easily than a computer screen and it can also be gone through without losing the overview. Of course digital information is priceless. However, Internet is not the know-it-all tool we like to think it is. Whoever is dependent on the information found on the internet, will find out that it provides opposite opinions on pretty much every aspect of medical knowledge. Another important limitation of the digital information is that you (ideally) find what you are looking for, an answer, a name or a definition. There is little place for serendipity, that is finding out what you were not looking for, expanding your knowledge beyond what you instantly need. This is perhaps why we should continue to read printed magazines. Dopo la rivoluzione del Web, c’è ancora spazio per la carta stampata? Ha senso scrivere un manuale di Pediatria, se l’informazione viaggia più velocemente ed è più aggiornata attraverso internet, oppure è a tuo parere utile un’integrazione carta + digitale? Key Words digital information, open on-line courses, augmented reality Questo argomento è oggetto di discussione nei Paesi Bassi. La mia opinione personale è che ci sarà sempre spazio per pubblicazioni “a stampa”. Ovviamente, stiamo usando libri e riviste in modo diverso rispetto a quello che eravamo abituati a fare. Ciò che si sceglie di utilizzare in un certo momento varia a seconda delle situazioni. I dizionari, per esempio, sono molto più facili da consultare in forma di supporto digitale piuttosto che su carta. D'altro canto, quando ci si vuole aggiornare su un determinato argomento, si è interessati alle informazioni in sé, ma anche alle fonti da cui hanno origine tali informazioni. Pertanto un testo autorevole è più consigliabile di un testo scaricato in modo “random” da internet. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):9-11 La collana “Paediatric Working Book” per esempio, ha lo scopo di aiutare i pediatri nel loro lavoro quotidiano, fornendo tutte le conoscenze pratichecompresi gli indirizzi utili e dove poter reperire alcune informazioni - in un comodo formato tascabile. è scritto da esperti molto noti, con i quali ciascun pediatra può anche venire in contatto. Tutto ciò non può essere trovato in UpToDate, o PubMed, o altrove sul web. Tuttavia l'informazione digitale è inestimabile. Durante la modifica dei testi per la serie “Paediatric Working Book” ho spesso avuto necessità di tornare alla fonte per comprendere il messaggio esatto degli autori del capitolo, per controllare gli errori di battitura, o di aggiungere informazioni che ritengo utili. Sono perciò ricorso più volte a PubMed, OMIM, o Wikipedia. Così, ovviamente, i libri hanno perso il ruolo che avevano un tempo. Il libro di testo di pediatria su cui stiamo lavorando, pensato per gli studenti di medicina, fa parte di un progetto multimediale. Il libro stampato è solo la base. Fa riferimento alle informazioni sulle pagine Internet corrispondenti, che pos- 9 Topic Highlight ESPGHAN - NASPGHAN Prof. Frank Kneepkens È gastroenterologo pediatra, capo del Dipartimento di Gastroenterologia Pediatrica, della VU-University Medical Center, ad Amsterdam, e professore di pediatria all’ Emma Children Hospital AMC, Amsterdam (Paesi Bassi). Si è specializzato in Pediatria al “Radboud University Hospital" a Nijmegen ed in Gastroenterologia pediatrica all’University Hospital a Goningen, Paesi Bassi. Ha fatto un “postdoctoral fellowship” all’Ospedale S. Giustina, a Montreal (Canada). I suoi principali interessi scientifici sono la motilità gastrointestinale, la nutrizione, le allergie alimentari, l'assorbimento dei carboidrati, la flora intestinale, la malattia celiaca. È stato presidente del gruppo di lavoro infantile olandese sulle allergie alimentari dal 1994 al 2005. È stato coautore delle linee guida olandesi sulla malattia infiammatoria intestinale, sulla diagnosi di allergia al latte vaccino, dell’allergia alimentare e della malattia da reflusso. Membro del consiglio editoriale della rivista “Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition” ed “European Journal of Pediatrics”. È capo redattore della serie olandese di libri di pediatria “Werkboeken Kindergeneeskunde”, editor e coautore di diversi libri pediatrici olandesi e riviste. Ha oltre 100 pubblicazioni peer-reviewed su riviste internazionali ed è autore di 150 capitoli di libri (in olandese ed inglese). sono consistere in immagini, video, frammenti di audio e così via. In futuro diventerà sempre più interattivo, e permetterà allo studente di verificare la sua conoscenza. Ma sono sicuro che senza il libro stampato, che è tangibile, si legge più facilmente di uno schermo di computer e può essere facilmente sfogliato senza perdere i dettagli, lo studente si sentirebbe perso. Ritieni che in un futuro prossimo le nuove generazioni arriveranno a sostituire del tutto la lettura di un libro o di una rivista divulgativa di pediatria con l’informazione sul web? Quali i vantaggi e quali i punti di debolezza della informazione solo su web? Non posso dire per quanto tempo i libri, come li conosciamo oggi, resteranno importanti come fonti di conoscenza. Il loro limite principale è che essi forniscono una “foto istantanea”, ma immobile, del sapere, mentre la conoscenza cambia rapidamente. Questo tuttavia non è rilevante nella nostra quotidianità. Usiamo le nostre intuizioni quando è necessario e non controlliamo costantemente se potrebbe essere necessario un loro aggiustamento. Internet, d’altro canto, non è il “So tutto” che crediamo sia. Chiunque cerca informazioni su internet, scopre che fornisce pareri opposti praticamente su ogni aspetto del sapere medico. Come confrontare queste diverse informazioni? 10 Alla fine si deciderà di fare affidamento su un numero limitato di esse, trascurando il resto, nel bene e nel male. Chi può dire se è stata fatta la scelta giusta? Un'altra limitazione delle informazioni digitali è che (idealmente) si riesce sempre a trovare quello che si sta cercando, ma esattamente solo quello. C'è poco posto per la “Serendipity”, cioè per trovare quello che probabilmente non si stava cercando, per ampliare la propria conoscenza al di là di quello di cui si ha bisogno nell’immediato: questo è il motivo per cui si dovrebbe continuare a leggere riviste stampate. Tuttavia, dove saremmo senza internet? Ricordo molto bene il tempo in cui ho dovuto “attraversare” grandi raccolte bibliografiche, al fine di trovare le informazioni che è possibile utilizzare come riferimento per un articolo. Ora è una questione di minuti e PubMed sputa fuori più di quanto si possa ingoiare. Non potrei lavorare senza questo supporto. Lo studio della medicina ha certamente tratto vantaggi dalla diffusione di immagini multimediali, atlanti di anatomia navigabili su computer in 3D. La nuova frontiera sembra essere quella della “realtà aumentata” (augmented reality), ed in questi mesi si parla dei “google glass” (1) in sala operatoria. Quali possibili usi ritieni potranno diffondersi in pediatria? Immagino che studenti e stagisti entrino volentieri in contatto con tutte le nuove tecniche virtuali in fase di sviluppo, tuttavia è necessario acquisire conoscenze attraverso l'apprendimento e fare esperienza attraverso la pratica. Ci può essere un ruolo per la realtà virtuale o 'aumentata' per imparare a eseguire alcune procedure, come venipunture e punture lombari. Certamente chi sta facendo un training in gastroenterologia pediatrica potrebbe all'infinito effettuare endoscopie virtuali prima di una vera endoscopia in un bambino, ma dubito che ciò possa mai sostituire l'esperienza reale. Molte università, americane e non, stanno erogando i Massive Open Online Courses (2). Qual è la tua opinione in merito? è un rischio o una opportunità per la scienza medica? Non credo che nessuna forma diffusione della conoscenza sia di per sé un rischio. Non sono affatto contrario a corsi on-line. Ma il problema è sempre lo stesso con qualsiasi fonte si stia utilizzando per accrescere le proprie conoscenze: quando si ha a disposizione (o si utilizza) un’unica fonte, si può smettere di cercare fonti alternative, è come conoscere un solo colore. Questa è anche la ragione per cui i libri hanno bisogno di nuove edizioni e qualsiasi fonte di informazione virtuale deve essere aggiornata regolarmente. Quando i corsi on-line sono usati Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):9-11 Intervista a Frank Kneepkens per rispecchiare quelle conoscenze e affinare i punti di vista su un determinato argomento, possono essere un'aggiunta piacevole al processo di apprendimento costante. Si parla molto di “open access journals” (3). Qual è la tua opinione su periodici che offrano gratuitamente e senza restrizioni la fruizione degli articoli dopo il regolare processo di validazione qualitativa (peer review)? Bisogna considerare due aspetti a riguardo. Da un lato, penso che sia essenziale per i medici e ricercatori poter accedere a tutte le informazioni scientifiche rilevanti per il loro lavoro. è frustrante trovare l'articolo che si sta cercando su PubMed, per poi scoprire che le informazioni che servono sono nascoste dietro una barriera di 30 dollari. Il libero accesso è un grande bene. D'altra parte c'è stata però un'esplosione di riviste a libero accesso su internet, soprattutto perché gli editori hanno scoperto che si tratta di un modo piuttosto fa- cile per fare soldi. Non c'è limite a quello che possono pubblicare, così il controllo di qualità è limitato. Molti manoscritti di scarsa qualità scientifica superano la soglia di “peer review”, ad esempio perché il sistema di revisione ammette solo revisori che dicano 'sì' o 'no' senza proporre modifiche essenziali. E chi sono i revisori? Che cosa rispondere quando si viene coinvolti come recensori, anche se non si è esperti in quel campo? Probabilmente molti dicono 'Sì, volentieri, grazie!' Molto di quello che si trova a libero accesso è un contributo per allungare le liste di pubblicazioni degli autori, non per il miglioramento del sapere. Comunque, ogni volta che ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo, dobbiamo essere attenti alle direzioni del suo sviluppo. Io non sono pessimista. La scienza ha dimostrato nel corso degli anni di avere una grande capacità di auto-pulizia. Finché rimaniamo critici nei confronti di ciò che ci viene proposto, siamo ben felici di considerare e fare nostri i vantaggi di una “e-voluzione” digitale. Corresponding author Frank Kneepkens VU University Medical Center De Boelelaan 1117 NL-1081 HV Amsterdam [email protected] link utili per approfondimento 1. http://well.blogs.nytimes.com/2014/06/01/google-glass-enters-the-operating-room/?_ php=true&_type=blogs&_r=0 2. http://www.mooc-list.com/tags/medicine 3. http://www.ieanet.it/vpage.do?codice=7588&dispatch=view Key Points •La conoscenza ottenuta attraverso internet è utile ma non sostituisce l’utilizzo di un libro o di una rivista autorevoli. •La conoscenza cambia rapidamente: i libri hanno bisogno di nuove edizioni e qualsiasi fonte di informazione virtuale deve essere aggiornata regolarmente. •I “google glass” ed i vari aspetti di realtà virtuale offerti da Internet possono essere delle opportunità, da cogliere però in maniera critica. •L’informazione cercata solo sul web lascia poco spazio per la “Serendipity”, cioè per ampliare la propria conoscenza al di là di quello di cui si ha bisogno nell’immediato. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):9-11 11 y og l o t di pa r a LLO e u H a c CIRI ric t CO a i ES C d N Pe FRA L’epatite gigantocellulare associata ad anemia emolitica autoimmune Silvia Nastasio1, Marco Sciveres2, Giulia Marsalli1, Giuseppe Maggiore1 1Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa, Unità di Gastroenterologia Pediatrica Dipartimento Materno-Infantile della Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana 2Epatologia Pediatrica e Trapianto di fegato pediatrico, IsMett-UPMC di Palermo Giant cell hepatitis with autoimmune haemolytic anaemia (GCH-AHA) is a rare and aggressive disease of infancy and may have fatal prognosis. It is presumed to be an autoimmune disease, but the mechanism of liver injury is unknown. Immunosuppressive therapy may results in remission in mild forms while in severe forms, B cell depletion with rituximab can be an option. Liver transplantation may be a rescue treatment but relapse can occur in the graft. Introduzione L’epatite gigantocellulare associata ad anemia emolitica autoimmune (GCHAHA), descritta da Bernard e coll nel 1981 (1), è una malattia esclusiva dell’infanzia che associa un’emolisi autoimmune ad un’epatopatia acuta severa caratterizzata istologicamente da una diffusa trasformazione gigantocellulare. Dalla sua descrizione e fino al 2010, sono stati riportati in letteratura, prevalentemente sotto forma di casi singoli, 18 pazienti. Dopo la descrizione, nel 2011, di 15 nuovi casi (2), ne sono stati descritti, a tutt’oggi, altri 20. La malattia è descritta in Europa, Nord-America, Giappone e Nord-Africa. Patogenesi La trasformazione degli epatociti in sincizi plurinucleati è considerata, in periodo neonatale, una reazione aspecifica degli epatociti immaturi, di fronte ad un ampio spettro di aggressioni. Al di fuori del periodo neonatale, questa condizione è più rara e può essere osservata in corso di epatite virale (Paramixovirus, HCV, HEV, HHV-6, HIV), autoimmune, tossica (rimedi fitoterapici), in alcune colestasi genetiche (PFIC 2) o può non avere una causa identificabile, ma è comunque considerata un elemento di rischio prognostico, indipendentemente dalla eziologia. La sua patogenesi è ritenuta immuno-mediata in ragione della: • presenza di malattie immuno-mediate nei familiari • associazione costante con una patologia autoimmune (anemia emolitica) e occasionale con altre patologie immunomediate • risposta al trattamento immunosoppressivo e recidiva alla sua sospensione. L’epatopatia della GCH-AGA, non ha però le caratteristiche dell’epatite autoimmune giovanile (EAG) e in particolare: l’epatite “d’interfaccia” è raramente presente; l’infiltrato portale è costituito da macrofagi e neutrofili piuttosto che da linfo e monociti; gli autoanticorpi associati all’EAG, sono raramente identificabili. Questo ha suggerito un meccanismo di danno differente rispetto all’EAG, dove il danno è mediato da T linfociti. La malattia gestazionale allo-immune del fegato fetale, causa di emocromatosi neonatale, è anch’essa caratterizzata da una diffusa trasformazione gigantocellulare e il suo meccanismo patogenetico è verosimilmente anticorpo-mediato, con attivazione della via classica del complemento e formazione sulla membrana dell’epatocita del complesso di attacco C5b-9. L’ipotesi di un meccanismo simile per la GCH- AHA è supportata dalla recente dimostrazione di complessi C5b-9 sulla membrana degli epatociti giganti (3). Key Words Giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia, Rituximab, intravenous immune globulins 12 Quadro clinico e di laboratorio La malattia esordisce, dopo il periodo neonatale, nei primi due anni di vita, abitualmente in maniera improvvisa, con la simultanea comparsa di un’anemia (pallore, astenia, occasionalmente febbre) e di un’epatopatia acuta sintomatica (ittero, epato- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):12-16 megalia) e in rari casi, da convulsioni generalizzate. Talora l’esordio è preceduto, l’esordio è preceduto da un’infezione (Varicella, otite media acuta, polmonite, infezione urinaria, infezione da M.pneumonie, da EBV e da Parvovirus B19) e in circa un terzo dei casi è possibile identificare un parente di primo grado affetto da una malattia immuno-mediata. L’esame clinico oltre a pallore, ittero ed epatomegalia, potrà evidenziare una splenomegalia o un’ascite. In circa un terzo dei casi, la GCH-AHA può esordire come un’anemia emolitica apparentemente isolata che può precedere, anche di mesi, la comparsa della malattia epatica, anche se un aumento delle aminotransferasi è spesso, anche se non costantemente, presente in questi pazienti. Da un punto di vista di laboratorio, l’anemia è normocitica, rigenerativa, con iper-reticolocitosi (anche se in alcuni pazienti si può osservare una transitoria reticolocitopenia), severa e positiva al test di Coombs diretto (IgG + C’). È anche possibile osservare una leucocitosi, una trombocitosi e, in alcuni casi, una trombopenia. Un aumento delle aminotransferasi, talora particolarmente marcato (fino a quasi 200 volte il valore massimo della norma), associato a valori di gammaGT normali o poco elevati, è comunque osservabile nel corso della malattia associato ad un aumento della bilirubina totale con prevalente componente diretta ed eventualmente una riduzione della attività protrombinica e dell’albuminemia. I livelli delle gammaglobuline totali possono essere elevati (di solito moderatamente) o anche normali. Solo occasionalmente infine sono identificabili gli autoanticorpi tipici (ANA, SMA, LKM) dell’EAG. Diagnosi La diagnosi di GCH-AHA deve essere sempre ipotizzata davanti ad ogni bambino di età da 1 a 24 mesi con anemia emolitica autoimmune o con malattia epatica acuta di causa sconosciuta o con entrambe. A tal fine andrà richiesto il test di Coombs diretto, anche in assenza di anemia o di reticolocitosi e non andrà trascurato il riscontro di un aumento delle transaminasi, anche modesto e asintomatico, in presenza di un’anemia emolitica autoimmune. L’associazione con altre patologie prevalentemente a meccanismo immuno-mediato può essere osservata nelle varie fasi della malattia e anche dopo trapianto di fegato [Tabella 1]. Tabella 1 Patologia descritta in associazione con la GCH-AHA Piastrinopenia autoimmune (Sindrome di Evans) Neutropenia autoimmune Pemfigo Alveolite fibrosante gigantocellulare Pneumopatia interstiziale Encefalopatia con comizialità Colelitiasi Gli esami di laboratorio che esplorano la GCH-AHA sono aspecifici e di scarso ausilio diagnostico, anche se un’epatocitolisi intensa, può evocare la diagnosi. La biopsia epatica ha un ruolo chiave per la presenza di una caratteristica diffusa trasformazione gigantocellulare degli epatociti [Figura 1], la modesta infiammazione portale e periportale con un infiltrato costituito prevalentemente da polimorfonucleati neutrofili e Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):12-16 13 Pediatric Hepatology Figura 1 Diffusa trasformazione gigantocellulare degli epatociti che caratterizza il quadro istologico del danno epatico in corso di GCH-AHA da macrofagi piuttosto che da linfo/monociti e plasmacellule. La fibrosi può essere anche intensa con distorsione dell’architettura lobulare. Trattamento La GCH-AHA è una malattia grave, potenzialmente letale, anche se prontamente diagnosticata e trattata. Le principali cause di morte sono l’insufficienza epatica terminale, la sepsi batterica, un’encefalopatia epilettogena non controllabile o le complicanze del trapianto di fegato. Il trattamento di “prima linea” è farmacologico e associa prednisone ad almeno 3 mg/kg ed azatioprina a 2 mg/kg. Sulla base della risposta al trattamento sono distinguibili due fenotipi clinici: nelle forme di moderata gravità, questa terapia permette di ottenere una remissione della malattia epatica e dell’emolisi, anche se con dosi e durata superiori a quelli abituali dell’EAG. Nelle forme più gravi, con anemia severa, marcata epatocitolisi e con eventuale alterata funzione epatocellulare è consigliabile, d’emblée, un terzo immunosoppressore ed in particolare la ciclosporina. Se l’anemia è severa si ricorrerà a una o più emotrasfusioni di emazie concentrate. Una volta ottenuta la remissione, si ridurranno prudentemente le dosi del prednisone, consci tuttavia dell’elevato rischio di recidiva che può essere particolarmente severa e non rispondere al trattamento. La recidiva potrà interessare una sola delle due componenti della malattia o entrambe. Le difficoltà di trattamento hanno giustificato l’impiego di un ampio spettro di farmaci immunosoppressori (tacrolimus, sirolimus, 14 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):12-16 La GCH-AHA è una malattia grave micofenolato mofetile, ciclofosfamide) e perfino della splenectomia, in caso di emolisi intrattabile. La mortalità della GCH-AHA è comunque del 30% nonostante una terapia immunosoppressiva aggressiva. Il trapianto di fegato è un’ulteriore opzione terapeutica “di salvataggio”, per quei pazienti che, all’esordio o in corso di recidiva, non rispondano ad una triplice immunosoppressione. Il rischio di recidiva su “graft” è comunque elevato. La necessità di un multiplo trattamento immunosoppressore e l’uso precoce di dosi elevate di prednisone, espone i bambini con GCH-AHA a gravi effetti collaterali, difficilmente osservabili in corso della classica EAG, quali, obesità grave, severo ritardo di crescita, cataratta con riduzione del visus, crollo vertebrale, ipertensione arteriosa e sepsi batteriche fulminanti. Infine a causa dell’emolisi cronica, questi pazienti possono sviluppare, nel corso della malattia, una colelitiasi sintomatica con le sue complicanze. L’evoluzione a lungo termine ha tuttavia inaspettatamente mostrato, come dopo remissione prolungata, sia possibile sospendere, anche stabilmente, ogni trattamento, senza recidive (2). Inoltre la biopsia epatica eseguita prima della sospensione del trattamento ha mostrato nella totalità di questi pazienti una fibrosi residua di modesta entità (2). Gli eventi avversi del trattamento corticosteroideo e le recenti ipotesi sul ruolo patogenetico degli autoanticorpi hanno suggerito un approccio terapeutico alternativo con l’uso di un anticorpo monoclonale anti-CD20 (Rituximab; RTx). Il Rtx produce una deplezione dei linfociti B e delle plasmacellule auto-reattive, senza tuttavia interferire con i linfociti B di memoria ed è stato inizialmente usato solo sporadicamente. Due studi recenti hanno descritto un totale di otto pazienti con GCH-AHA refrattaria, in cui il RTx ha permesso di ottenere e mantenere una remissione completa e di ridurre e in alcuni casi sospendere, i corticosteroidi, senza rilevanti effetti collaterali (4,5). Un paziente, infine, resistente al trattamento di Rtx (3 dosi) ha risposto alla somministrazione di un altro anticorpo monoclonale antiCD52 (alemtuzumab) che ha come target i linfociti sia T che B e anche le cellule natural killer (6). La relativa latenza di azione del RTx, attribuibile all’emivita degli autoanticorpi, suggerisce tuttavia comunque un’associazione con un trattamento di rapida efficacia (5). A tal scopo, in alternativa ai corticosteroidi, potrebbero essere utilizzate una o più infusioni d’immunoglobuline endovena (IGEV), dimostratesi aneddoticamente efficaci, nell’indurre e mantenere anche se solo temporaneamente, la remissione della malattia, anche con risparmio di steroidi (7). Quindi, anche se l’associazione prednisone e azatioprina, rappresenta, oggi il trattamento di scelta, della GCH-AHA all’esordio, esiste un razionale per un trattamento con RTx, per quei pazienti con forme severe all’esordio o in caso di recidiva. Al fine di ridurre dosi e durata o eventualmente abolire i corticosteroidi, potrebbero trovare indicazione, in associazione con il RTx, una o più dosi di IGEV. Il RTx, se efficace, potrà essere ripetuto nel tempo per prevenire e/o trattare eventuali recidive. La principale complicanza finora segnalata del trattamento della GCHAHA con Rtx è un’ipogammaglobulinemia protratta o eventualmente persistente. In conclusione, la GCH-AHA è una malattia rara, con esordio precoce nell’infanzia, poco conosciuta e verosimilmente sotto-diagnosticata, alla cui base esiste una disregolazione della risposta immune verso più organi e tessuti. Tale condizione può essere transitoria e limitata a due “soli” bersagli (emazie ed epatociti) o persistere nel tempo ed eventualmente estendersi anche ad altri organi. La GCH-AHA è una malattia di difficile trattamento anche se i recenti progressi nella comprensione dei suoi meccanismi patogenetici ne hanno influenzato positivamente la prognosi. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):12-16 15 Pediatric Hepatology Bibliografia 1.Bernard O, Hadchouel M, Scotto J et al. Severe giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia in early childhood. J Pediatr 1981;99:704-11. 2.Maggiore G, Sciveres M, Fabre M et al. Giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia in early childhood: long-term outcome in 16 children. J Pediatr 2011;159:127-32. 3.Whitington PF, Vos MB, Bass LM et al. Humoral immune mechanism of liver injury in giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2014;58:74-80. 4.Bakula A, Socha P, Klaudel-Dreszler M et al. Giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia in children: proposal for therapeutic approach. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2014;58:669-73. 5.Paganelli M, Patey N, Bass LM et al. Anti-CD20 treatment for giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia. Pediatrics 2014; in press. 6.Rovelli A, Corti P, Beretta C et al. Alemtuzumab for giant cell hepatitis with autoimmune hemolytic anemia. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2007;45 596-9. 7.Lega S, Maschio M, Taddio A et al. Giant cell hepatitis with Coombs-positive haemolytic anaemia: steroid sparing with high-dose intravenous immunoglobulin and cyclosporine. Acta Paediatr 2013;102:137-9. Corresponding Author GIUSEPPE MAGGIORE Unità di Gastroenterologia Pediatrica Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana Via Savi, 10 - 56126 Pisa Tel. + 39 050 992 639 Fax + 39 050 992 741 E-mail: [email protected] Key Points • L’epatite gigantocellulare associata ad anemia emolitica autoimmune (GCH-AHA) è esclusiva dell’infanzia ed associa un’emolisi autoimmune ad un’epatopatia acuta severa con diffusa trasformazione gigantocellulare degli epatociti. • La diagnosi di GCH-AHA deve essere sempre ipotizzata davanti ad ogni bambino da 1 a 24 mesi con anemia emolitica autoimmune o con malattia epatica acuta di causa sconosciuta o con entrambe. A tal fine andrà richiesto il test di Coombs diretto, anche in assenza di anemia o di reticolocitosi e non andrà trascurato il riscontro di un aumento delle transaminasi, anche modesto e asintomatico, in un paziente con emolisi autoimmune. • La biopsia epatica ha un ruolo chiave per la presenza di una caratteristica diffusa trasformazione gigantocellulare degli epatociti, la modesta infiammazione portale e periportale, l’infiltrato costituito prevalentemente da polimorfonucleati neutrofili e da macrofagi piuttosto che da linfo/ monociti e plasmacellule. La fibrosi può essere anche intensa con distorsione dell’architettura lobulare. • La GCH-AHA è una malattia grave, potenzialmente mortale, anche se prontamente diagnosticata e trattata. Le principali cause di morte sono l’insufficienza epatica terminale, la sepsi batterica, un’encefalopatia epilettogena non controllabile o le complicanze del trapianto di fegato. • L’associazione prednisone e azatioprina, rappresenta, oggi, il trattamento di scelta, all’esordio, anche se esiste un razionale per l’uso del rituximab (RTx) per quei pazienti con forme severe. Al fine di ridurre dosi e durata o eventualmente abolire i corticosteroidi, potrebbero trovare indicazione, in associazione con il RTx, una o più dosi di IGEV. Il RTx, se efficace, potrà essere ripetuto nel tempo per prevenire e/o trattare eventuali recidive. 16 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):12-16 CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente Vice-Presidente Segretario Tesoriere Consiglieri AREE Carlo Catassi Tiziana Guadagnini Giovanni Di Nardo Daniela Knafelz Renata Auricchio, Licia Pensabene, Claudio Romano, Silvia Salvatore COMMISSIONI PERMANENTI COMMISSIONE EDITORIA Responsabile di Commissione Direttore Editoriale Portale SIGENP Direttore Responsabile Portale SIGENP Claudio Romano - Messina Ruggiero Francavilla - Bari Giovanna Clerici Editore Area Qualità - Milano Direttore Editoriale Giornale SIGENP Direttore Responsabile Giornale SIGENP Mariella Baldassarre - Bari Giovanna Clerici Editore Area Qualità - Milano Capo Redattore Giornale SIGENP Francesco Cirillo - Napoli Endoscopia e Indagini Diagnostiche Strumentali Coordinatore di Area Segretario Filippo Torroni - Roma Serena Arrigo - Como IMIBD Immunologia Microbiologia e Malattie Infiammatorie Intestinali Coordinatore di Area Segretario Marina Aloi - Roma Massimo Martinelli - Napoli Malattie Correlate ad Alimenti e Nutrizione Per le Malattie Correlate ad Alimenti Coordinatore di Area Elena Maria Lionetti - Catania Segretario Francesco Valitutti - Salerno Per le Malattie Correlate alla Nutrizione Coordinatore di Area Sergio Amarri - Reggio Emilia Segretario Antonella Lezo - Torino COMMISSIONE RICERCA E SVILUPPO Malattie del Fegato Vie Biliari e Pancreas Responsabili di Commissione Coordinatore di Area Segretario Carlo Agostoni - Milano Licia Pensabene - Catanzaro Marco Sciveres - Palermo Emanuele Nicastro - Bergamo COMMISSIONE FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO Neurogastroenterologia e Malattie Acido Correlate Responsabili di Commissione Coordinatore di Area Segretario Salvatore Cucchiara - Roma Silvia Salvatore - Varese Angelo Campanozzi - Foggia Fernanda Cristofori - Bari RESPONSABILI REGIONALI SIGENP Abruzzo Molise Giuliano Lombardi Calabria Licia Pensabene Campania Pietro Vajro Emilia Romagna Miris Marani Friuli V. Giulia Stefano Martelossi Lazio Antonella Diamanti Liguria Paolo Gandullia Lombardia Costantino De Giacomo Marche Antonio Carlucci Piemonte Cristiana barbera Puglia Basilicata Flavia Indrio Sardegna Georgios Loudianos Sicilia Occidentale Giuseppe Iacono Sicilia Orientale Giuseppe Magazzù Toscana Paolo Lionetti Trentino A. Adige Carlo Polloni Umbria Giuseppe Castellucci Veneto Mauro Cinquetti SEGRETERIA SIGENP IL SEGRETARIO NAZIONALE LA SEGRETERIA AMMINISTRATIVA Biomedia srl Via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano Tel. 02 45498282 int. 215 - Fax 02 45498199 E-mail: [email protected] Dott. Giovanni Di Nardo Policlinico di Roma Umberto I Piazzale Aldo Moro, 5 - 00185 Roma E-mail: [email protected] Biomedia srl Via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano Tel. 02 45498282 int. 215 - Fax 02 45498199 E-mail: [email protected] www.sigenp.org I VAnTAGGI DI ESSERE SOCI SIGENP Gli scopi principali della società sono: • promuovere studi di fisiopatologia dell’intestino, del fegato, del pancreas e di nutrizione clinica in età pediatrica, con particolare attenzione agli aspetti multidisciplinari; • promuovere attività di educazione scientifica dei giovani ricercatori; • promuovere la standardizzazione di metodologie cliniche; • promuovere le conoscenze in gastroenterologia pediatrica attraverso l’aggiornamento dei pediatri; • elevare la consapevolezza sull’importanza delle patologie croniche dell’apparato digerente e del fegato in età pediatrica; • tutelare la salute supportando la ricerca e l’educazione sulle cause, sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie dell’apparato digerente e del fegato; • sviluppare le relazioni scientifiche con le altre società italiane e internazionali e le attività di ricerca in gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica; • promuovere la cooperazione scientifica con l’industria al fine di facilitare il raggiungimento degli scopi societari. Come si diventa Soci della SIGENP L’iscrizione alla SIGENP come Socio è riservata a coloro che, essendo iscritti alla Società Italiana di Pediatria, dimostrano interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica. I candidati alla posizione di Soci SIGENP devono compilare una apposita scheda con acclusa firma di 2 Soci presentatori. I candidati devono anche accludere un curriculum vitae che dimostra interesse nel campo della Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica. In seguito ad accettazione della domanda da parte del Consiglio Direttivo SIGENP, si riceverà conferma di ammissione ed indicazioni per regolarizzare il pagamento della quota associativa SIGENP. Soci ordinari e aderenti - dall’anno 2013 i Soci potranno scegliere tra le seguenti opzioni: - solo quota associativa annuale SIGENP senza abbonamento DLD (anno solare) € 35. - quota associativa annuale SIGENP con abbonamento DLD on-line (anno solare) € 75. Soci junior: quota associativa annuale SIGENP con DLD on-line (anno solare) € 30. I benefici concessi ai Soci sono: • La possibilità di partecipare agli studi multicentrici proposti o di essere promotori lori stessi di nuovi; • La possibilità di accedere alle aree riservate del portale SIGENP che contengono le linee guida elaborate dalla società, articoli scelti dalla letteratura nazionale ed internazionale, l’elenco dei progetti in corso ancora aperti, tutte le informazioni della vita della società, i bandi delle borse di studio; • La possibilità di partecipare ai bandi per vincere le borse di studio che annualmente vengono bandite per premiare i progetti di studio più meritevoli; • L’abbonamento al Giornale SIGENP; • La quota ridotta di iscrizione al congresso nazionale. Per chi è interessato la scheda di iscrizione è disponibile sul portale SIGENP www.sigenp.org Segreteria SIGENP Biomedia srl Via Libero Temolo, 4 - 20126 Milano Tel. 02 45498282 int. 215 - Fax 02 45498199 E-mail: [email protected] n itiood r t Nu d fo ce c i r an en i iat lth sci ura dNTI d a e P He a c MA DIA & LA ON T AN Le formule parzialmente idrolisate nella prevenzione allergica EL Antonella Diamanti, Teresa Capriati, Annamaria Cappelli, Maria Paola Reposi, Luciana Dell’Uomo, Giorgia Gallo Unità Operativa Semplice di Nutrizione Artificiale, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma Definizione I latti idrolisati sono distinti in idrolisati estensivi (eHF) e idrolisati parziali (pHF) in base al grado di idrolisi che le proteine in esse contenute subiscono allo scopo di ridurne l’antigenicità. Secondo quanto previsto dalla Direttiva 2006/141/CE gli eHF sono inclusi fra gli alimenti a fini medici speciali e sono utilizzati anche a scopo terapeutico mentre i pHF sono inclusi fra gli alimenti per lattanti (1). Nella Tabella 1 riportiamo il peso molecolare (PM) dei peptidi allergenici, delle proteine del latte vaccino (LV) e degli oligopeptidi contenuti nei pHF e negli eHF. Le differenze strutturali rendono ragione dell’impiego diversificato nella pratica clinica dei pHF (ad esclusivo scopo preventivo e mai terapeutico) e degli eHF (impiego clinico in profilassi e terapia). Tuttavia l’allergenicità di una formula può essere condizionata oltre che dal grado di idrolisi anche dalla fonte proteica (sieroproteine o caseina) e dal metodo di idrolisi impiegato (tipo di enzimi usati, pH, temperatura). Essendo la combinazione di tali fattori molto variabile da formula a formula l’American Accademy of Pediatrics (AAP) riserva la denominazione “ipoallergeniche” solo a quelle formule che hanno dimostrato, in studi controllati, di non provocare reazioni nel 90% dei soggetti allergici alle proteine del LV (2). Pertanto negli USA solo gli eHF sono considerate formule “ipoallergeniche”. In Europa (e in Italia), il termine “ipoallergenico” è attribuito a tutti i latti idrolisati, sia eHF che pHF. There are evidences that certain extensively hydrolyzed casein and certain partially hydrolyzed whey formulas are appropriate for reducing the risk of allergy (atopic eczema) in infants at high risk when formula feeding is initiated but is recommended the use of documented safety and efficacy formulas (pHWF used in literature if possible) and up to the age of 6 months. Tabella 1 P eso molecolare dei peptidi allergenici del latte vaccino e delle formule idrolisate Peptidi allergenici PM 10-40 kD Latte vaccino 14-67 kD pHF 3-10 kD 18% >6-40 kD eHF 90%<1.5 kD 30-58%<0.5 kD 0-5%>3 kD Peso molecolare (PM), KiloDalton (kD), Partially Hydrolized Formulas (pHF), Extensively Hydrolized Formulas (eHF) Key Words hydrolyzed formulas, allergy, prevention, infant feeding Ruolo dei pHF nella prevenzione allergica: le evidenze Le raccomandazioni della dichiarazione congiunta del 1999 della Committee on Hypoallergenic Formulas della European Society for Paediatric Allergology and Clinical Immunology (ESPACI) e della Committee on Nutrition della European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN) identificavano solo gli eHF come realmente efficaci nella prevenzione delle allergie (3). Tuttavia, l’assunzione di latti eHF di sieroproteine (eHF -W), soia ed eHF di caseina (eHF-C) sembra determinare riduzione della crescita, diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di proteine e drastica riduzione dell’assorbimento di lipidi, calcio e fosforo, rispetto all’assunzione di latte materno (4). Inoltre, Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):19-23 19 Pediatric Nutrition & health and food science l’elevato contenuto di trigliceridi a catena media come anche l’assenza del lattosio nella maggioranza delle formule eHF, riducono fortemente la palatabilità di tali formule. L’elevato costo, la scarsa palatabilità ed il sospetto di inadeguatezza nutrizionale degli eHF, sia di caseina che di sieroproteine, hanno indotto a valutare meglio l’efficacia preventiva dei latti ad idrolisi parziale, più accettabili per sapore e per costo e più vicini alla composizione delle formule standard per lattanti. Una valutazione comparativa sull’efficacia preventiva tra pHF e eHF deriva da studi interventistici di confronto in soggetti ad alto rischio di allergia. Lo studio GINI (German Infant Nutritional Intervention), prospettico randomizzato in doppio cieco, ha comparato, in un elevato numero di lattanti (2252), l’efficacia preventiva di un eHF-C, di un eHF-W) e di un pHF rispetto ad una formula standard per lattanti. A 12 mesi l’incidenza cumulativa delle manifestazioni allergiche risultava significativamente inferiore nei bambini che avevano assunto l’eHF-C rispetto a quelli alimentati con formula adattata (9% versus 16%, OR=0,51); l’eHF-C risultava particolarmente efficace nel prevenire l’eczema atopico (riduzione maggiore del 50%) nel sottogruppo di lattanti con familiari di primo grado (madre) affetti da eczema (5). Un risultato inatteso di questo studio è la maggior efficacia preventiva dell’idrolisato parziale di sieroproteine (pHF-W) rispetto a quello eHF-W. La sensibile differenza nell’ambito degli idrolisati estensivi potrebbe derivare da tecnologie di produzione industriale non omogenee, a conferma che la valenza preventiva di una formula sembra dipendere dal processo utilizzato per idrolizzare le proteine più che dal grado di idrolisi. I risultati a 3 anni e a 6 anni dello studio GINI hanno confermato la persistenza dell’effetto preventivo nei confronti dell’incidenza dell’eczema atopico, sia assumendo la formula eHF-C, sia quella pHF-W anche se a 6 anni l’effetto della formula pHF-W sembra essere inferiore a quella della formula eHF-C. D’altra parte si conferma che nessuna delle 3 formule ha effetto protettivo sull’asma e che, da sole, le misure dietetiche adottate nelle prime epoche di vita hanno un’insufficiente efficacia preventiva sulla atopia. In ogni caso tali evidenze dimostrano una reale riduzione dell’incidenza della malattia, piuttosto che un suo semplice differimento temporale (6,7). Nel 2013 sono stati pubblicati i risultati del follow-up a 10 anni dello studio GINI in cui il gruppo di von Berg conclude che le formule idrolisate pHF-W e eHF-C hanno un effetto preventivo sull’incidenza cumulativa dell’eczema atopico ma non sulla incidenza dell’asma, della rinite allergica o sulla sensibilizzazione ai comuni trofo o pneumoallergeni in bambini ad alto rischio (8). Nella Tabella 2 riportiamo i risultati più significativi di tre metanalisi che hanno valutato l’efficacia dell’impiego dei pHF nella prevenzione del rischio allergico. Tutti sono concordi nel ritenere appropriato l’impiego dei pHF-W nella prevenzione del rischio allergico, rispetto alle formule a proteine intere (9,10,11). Lo studio di Osborn valutava anche l’impiego dei pHF-C che invece risultavano non conferire efficacia protettiva rispetto alle formule standard a proteine intere (9). In una overview del 2011 Foisy et al (12) esaminano review sistematiche (Cochrane e non Cochrane) sull’argomento e concludono che gli unici interventi preventivi in grado di ridurre la prevalenza di dermatite atopica sono l’allattamento esclusivo al seno per 6 mesi e la somministrazione di prebiotici, ma solo in soggetti ad alto rischio. Nello stesso anno uno studio di Lowe (13), condotto su 620 pazienti randomizzati a ricevere un pHF-W, una formula di soia e una formula a proteine intere, sottolinea come non ci sia evidenza che l’introduzione della pHF-W, alla cessazione dell’allattamento materno, riduca il rischio delle manifestazioni allergiche (inclusi eczema, asma e rinite allergica). In effetti le posizioni attuali e condivise da gran parte della comunità scientifica sugli idrolisati prevedono che, se l’esclusivo allattamento materno non è possibile, il lattante ad alto rischio (uno o due genitori e/o un fratello con allergia alimentare, eczema ato- 20 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):19-23 Formule parzialmente idrolisate e prevenzione allergica Tabella 2 Confronto tra pHF-W e formule standard contenenti proteine vaccine nella prevenzione allergica Osborn et al (9) Alexander et al (10) Szayewska et al (11) Ottobre 2006 Aprile 2009 Settembre 2009 8 4 4 1601 720 770 No sintomi di allergia Almeno un familiare di 1° allergico Almeno un familiare di 1° allergico Durata intervento 4-6 mesi 4-6 mesi 4-6 mesi Outcome valutato Ogni espressione clinica di allergia Periodo valutato N°RCT inclusi N° di soggetti inclusi Caratteristiche popolazione Fascia d’età analizzata RR (CI) Eczema e tutte le patologie Ogni espressione clinica allergiche includenti eczema di allergia 24 mesi 36 mesi 36 mesi 0.73 (0.59-0.90) 0.64 (0.47-0.88) 0.71 (0.6- 0.85) Randomized Clinical Trial (RCT), Relative Risk (RR), Confidence Interval (CI) somma 6-10: score 3; somma 11-13: score 4; somma 14-16: score 5 pico, asma o rinite allergica) dovrebbe assumere, durante i primi sei mesi di vita, una formula pHF-W o eHF-C (14). Dal GINI Study deriva il suggerimento che lattanti nati da genitori atopici senza storia di eczema, potrebbero avvantaggiarsi dell’effetto protettivo di un pHF-W (HA), più economico e palatabile; mentre quelli con parenti di primo grado affetti da eczema atopico dovrebbero assumere un eHF-C. In ogni caso, non vi sono evidenze che dimostrino l’effetto preventivo degli idrolisati sullo sviluppo della rinite allergica e dell’asma. Secondo le più recenti raccomandazioni (EAACI e ESPGHAN), nel bambino ad alto rischio allergico, quando l’allattamento al seno non è disponibile o non può essere continuato, è appropriato a scopo preventivo l’utilizzo di eHF-C o pHF-W. L’ESPGHAN sottolinea che dovrebbero essere utilizzati i pHF con documentata efficacia e sicurezza. In caso di indisponibilità di pHF con documentata efficacia e sicurezza clinica, è comunque indicato l’uso di un pHF, anche non supportato da dati di letteratura, piuttosto che di una formula a proteine intere. Riguardo, infine, alla durata delle suddette restrizioni dietetiche ai fini di una corretta prevenzione a tutt’oggi non vi sono evidenze che attribuiscano all’allattamento mater- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):19-23 21 Pediatric Nutrition & health and food science no e/o ad una formula ipoantigenica alcun vantaggio nella prevenzione dietetica primaria, dopo il sesto mese di vita. Odelram ha dimostrato in lattanti ad alto rischio alimentati al seno che la somministrazione di un idrolisato spinto a partire dal sesto mese non sortisce effetti diversi da quelli di una formula standard. Pertanto non c’è evidenza al momento attuale per consigliare, a scopo preventivo, l’utilizzo di queste formule oltre i 6 mesi di vita (15). Conclusioni Esistono evidenze in favore dell’impiego di formule idrolizzate in sostituzione delle formule a base di proteine intere per ritardare o prevenire la comparsa di manifestazioni allergiche. Pertanto in soggetti ad alto rischio allergico, può essere utile ricorrere ai pHF e agli eHF, in assenza o ad integrazione del LM, come strategia di prevenzione primaria. Il profilo nutrizionale più similare a quello delle formule adattate, la maggiore palatabilità ed i costi più contenuti, possono supportare la scelta dei pHF in tali setting clinici. Tra le varie formulazioni disponibili di pHF la scelta dovrebbe cadere su quelle con documentata sicurezza ed efficacia (pHF-W). Corresponding Author ANTONELLA DIAMANTI Unità Operativa Semplice di Nutrizione Artificiale Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” Piazza Sant’Onofrio, 5 - 00165 Roma Tel. + 39 06 68592329 Fax + 39 06 68593889 E-mail: [email protected] Bibliografia 1. Allegato IV REGOLAMENTO (CE) N. 141 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 22 dicembre 2006 riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento e recante abrogazione della direttiva 1999/21/CE. Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea L 401/1 del 30 dicembre 2006. 2. American Accademy of Pediatrics. Committee on Nutrition. Hypoallergenic infant formulas. Pediatrics 2000;106:346-9. 3. Host A, Koletzko S, Dreborg S et al. Dietary products used in infants for treatment and prevention of food allergy. Joint statement of the European Society for Paediatric Allergology and Clinical Immunology (ESPACI) Committee on Hypoallergenic Formulas and European Society for Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN) Committee on Nutrition. Arch Dis Child 1999;8:80-84. 4. Rigo J, Salle BL, Picaud JC et al. Nutritional evaluation of protein hydrolysate formulas. Eur J Clin Nut 1995;49 Suppl 1:S26-38. 5. von Berg A, Koletzko S, Grübl A et al. The effect of hydrolyzed cow‘s milk formula for allergy prevention in the first year of life: the German Infant Nutritional Intervention Study, a randomized double-blind trial. J Allergy Clin Immunol. 2003;111:533-40. 6. von Berg A, Koletzko S, Filipiak-Pittroff B et al. Certain hydrolyzed formulas reduce the incidence of atopic dermatitis but not that of asthma: three-year results of the German Infant Nutritional Intervention Study. J Allergy Clin Immunol 2007;119:718-25. 7. von Berg A, Filipiak-Pittroff B, Krämer U et al. Preventive effect of hydrolyzed infant formulas persists until age 6 years: long-term results from the German Infant Nutritional Intervention Study (GINI). J Allergy Clin Immunol 2008;121:1442-7. 8. von Berg A, Filipiak-Pittroff B, Krämer U et al. Allergies in high-risk schoolchildren after early intervention with cow‘s milk protein hydrolysates: 10-year results from the German Infant Nutritional Intervention (GINI) study. J Allergy Clin Immunol 2013;131:1565-73. 22 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):19-23 Formule parzialmente idrolisate e prevenzione allergica 9. Osborn DA, Sinn J. Formulas containing hydrolysed protein for prevention of allergy and food intolerance in infants. Cochrane Database Syst Rev. 2006 ;18(4):CD003664. 10.Alexander DD, Schmitt DF, Tran NL et al. Partially hydrolyzed 100% whey protein infant formula and atopic dermatitis risk reduction: a systematic review of the literature. Nutr Rev 2010;68(4):232-45. 11.Szajewska H, Horvath A. Meta-analysis of the evidence for a partially hydrolyzed 100% whey formula for the prevention of allergic diseases. Curr Med Res Opin 2010;26(2):423-37. 12.Foisy M, Boyle RJ, Chalmers JR et al. Overview of Reviews The prevention of eczema in infants and children: an overview of Cochrane and non-Cochrane reviews. Evid Based Child Health. 2011;6:132239. 13.Lowe AJ, Hosking CS, Bennett CM et al. Effect of a partially hydrolyzed whey infant formula at weaning on risk of allergic disease in high-risk children: a randomized controlled trial. J Allergy Clin Immunol 2011;128:360-65. 14.Vandenplas Y, Bathia J, Shamir R et al. Hydrolyzed formulas for allergy prevention. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2014 Feb 25 [Epub ahead of print] PMID 24464230. 15.Olderam H, Vanto T, Jacobsen L et al. Whey hydrolysate compared with cow’s milk based formula for weaning at about 6 months of age in high allergy risk infants. Effects on atopic disease and sensitization. Allergy 1996;51:192-95. Key Points • Nella legislazione italiana i latti pHF sono inclusi tra gli alimenti per lattanti, mentre gli eHF tra gli alimenti a fini medici speciali. • L’american Accademy of Pediatrics riconosce l’appellativo di “ipoallergeniche” solo alle formule eHF; in Europa e in Italia sono considerate “ipoallegeniche” sia le formule eHF che pHF. • Le formule pHF hanno costi, palatabilità e caratteristiche nutrizionali intermedie tra le formule standard per lattanti e le formule eHF. • La quota elevata di petidi ad elevato PM rendono i latti pHF idonei solo all’uso in prevenzione allergica e non in terapia. • In soggetti ad alto rischio allergico, può essere utile ricorrere ai pHF-W, in assenza di LM o come integrazione, come strategia di prevenzione primaria. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):19-23 23 Gestione multi-disciplinare delle malattie infiammatorie intestinali (IBD-Team) ts igh l D IB gh Hi FO U RT a di I u r E LL a c IVIT C TA NA Francesca Vassallo, Fortunata Civitelli UOC Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica, Dipartimento di Pediatria, Sapienza Università di Roma Congenital Inflammatory diarrheal bowel disorders disease (CDDs) (IBD) are are chronic a group inflammatory of inherited enteropathies bowel disease characterized with a typical onset by relapsingearly in remitting the life. Infants clinical with course. these disorders IBD are systemic have frequently disease, chronic affecting diarrhea and influencing of sufficient severity the lifetoofrequire young children parenteral nutrition. and adolescents For most beyond CDDs the thegastrointestinal disease-gene istract. knownA and multidisciplinary molecular analysis approach may contribute includingto thean cooperation unequivocal between diagnosis. theWe different reviewfigures CDDs involved on the basis in theofmanagement the genetic defect, of IBD focusing – the pediatric on the significant gastroenterologist, contribution theof surgeon, molecular the nurse analysis staff, in the the psychologist complex, multistep and the diagnostic different clinicians work-up.such New entities as the rheumatologist, were also presented. the dermatologist and the endocrinologist - is essential for a correct management of IBD and to take care of patients also in terms of quality of life and to improve their experiences with such chronic disease, which is crucial when dealing with pediatric patient. Key Words Pediatric IBD, growth failure, nutrition, extraintestinal complications, surgery, transition of care 24 definizione e inquadramento Le Malattie Infiammatorie Intestinali (Inflammatory Bowel Disease, IBD) sono caratterizzate da un decorso clinico cronico-recidivante, con l’alternanza di periodi di remissione e periodi di riacutizzazione. Sono pertanto patologie complesse, che richiedono strategie diagnostiche, terapeutiche ed assistenziali articolate. In questa ottica un approccio multidisciplinare al paziente con IBD, in cui le varie figure - il clinico, lo staff infermieristico, il radiologo, il chirurgo - collaborino ed interagiscano tra loro, è essenziale per un corretto management di queste patologie e per garantire la presa in carico di un paziente cronico anche in termini di qualità di vita. Un primo momento di fondamentale sinergia nella gestione delle IBD è sicuramente quello della diagnosi, dove la stretta collaborazione tra il clinico, il radiologo, l’anatomo-patologo e l’integrazione a la valutazione critica dei risultati delle diverse indagini, indirizzano verso una corretta diagnosi e caratterizzazione della malattia. Questo è un concetto ancora più importante in età pediatrica, soprattutto nelle IBD ad esordio precoce, in cui la diagnosi differenziale con cause immunologiche ed infettivologiche e la differenziazione tra malattia di Crohn e colite ulcerosa è spesso più sfumata e più complessa. Quando una IBD esordisce in età pediatrica si interfaccia ed influenza i caratteristici biosistemi del bambino nella sua scalata verso l’età adulta. La malattia infiammatoria intestinale ad esordio pediatrico presenta delle caratteristiche del tutto peculiari che la differenziano da quella dell’adulto (1). La malattia, infatti, compromette lo stato nutrizionale del piccolo paziente e ne condiziona negativamente la crescita. Talora un rallentamento staturo-ponderale può essere l’unico segno di esordio che guida alla diagnosi, oppure può presentarsi in tempi successivi come segno di riacutizzazione della malattia. Sarà necessario pertanto, sia alla diagnosi che nel follow-up, effettuare un’attenta valutazione auxologica ed una stretta collaborazione con il pediatra endocrinologo, per monitorare il corretto sviluppo antropometrico e puberale (3,4). Tenere sotto controllo il processo infiammatorio intestinale e migliorare lo stato nutrizionale del bambino con IBD rappresentano pertanto due punti fondamentali per ottenere una crescita adeguata. Il fabbisogno energetico del bambino deve quindi essere attentamente valutato con l’aiuto di un nutrizionista tenendo conto del grado di malnutrizione presente e della gravità della malattia (3). Benché colpiscano prevalentemente il tratto gastro-intestinale, le IBD sono dei disordini sistemici e come tali possono interessare altri organi. Lo sviluppo di una complicanza extra-intestinale, inoltre, aumenta il rischio di presentarne altre, in accordo con l’ipotesi di un meccanismo patogenetico comune (5,6). Le più frequenti manifestazioni extra-intestinali sono quelle osteoarticolari che interessano fino al 20-30 % dei pazienti con IBD. Semplici artralgie o forme acute di artrite, spondilite e sacroileite sono di comune riscontro, spesso con decorsi indipendenti dalla malattia di base. Compito del reumatologo pediatra sarà pertanto quello di indirizzare alla diagnosi precoce di tali patologie per prevenirne la progressione e di intera- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):24-27 Uveite Episclerite Irite Ulcere Aftoidi Spondilite Colangite Sclerosante Malattie Epatobiliari Nefrolitiasi Sacroiliite Artrite Osteoporosi Eritema Nodoso Pioderma Gangrenoso Figura 1 Malattie Infiammatorie Intestinali: non solo intestino (Adapted from Satsangi et al. Inflamm Bowel Dis 2003;669-684) gire con il gastroenterologo per modificare lo scenario terapeutico di base in caso di interessamento articolare. Per l’alto rischio di osteoporosi e di conseguenti fratture patologiche, nel paziente con IBD, è inoltre opportuno eseguire al follow-up la DEXA della colonna lombare (7). Le manifestazioni cutanee specifiche delle IBD, come l’eritema nodoso ed pioderma gangrenoso, richiedono il supporto di un consulente dermatologo, che ha un ruolo importante anche nel follow-up per monitorare eventuali effetti collaterali legati alla terapia (ad esempio lo sviluppo di psoriasi o lesioni psoriasiformi spesso riportato in corso di terapia biologica) e per effettuare un’adeguata prevenzione e diagnosi precoce del tumore cutaneo in corso di immunosoppressore. Altra figura importante è quella dell’oculista al fine di effettuare non solo il trattamento ma anche lo screening delle complicanze oftalmologiche anche nel paziente asintomatico (uveite, irido-ciclite, ecc). Il ricorso alla chirurgia nelle IBD rappresenta un momento delicato nella storia naturale della malattia, spesso considerato dopo il fallimento di tutte le altre terapie mediche. Cru- Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):24-27 25 IBD Highlights ciale per quel che riguarda l’età pediatrica è il timing dell’intervento chirurgico: il tipo di intervento dipende dall’indicazione, come lo sviluppo di complicanze stenosanti o la presenza di malattia perianale nella malattia di Crohn o la colectomia nella rettocolite ulcerosa. Il ruolo del chirurgo e il dialogo con il clinico è fondamentale, sia per la scelta del timing che del tipo di intervento. La chirurgia delle IBD è una chirurgia complessa e strettamente specialistica e, soprattutto nel bambino, è sempre consigliabile che venga eseguita in un centro di riferimento con esperienza in questo campo. gestione della transizione La gestione delle IBD in età pediatrica si accompagna ad un momento cruciale nella storia naturale delle stesse, ovvero la “transizione” delle cure dal pediatra al gastroenterologo dell’adulto, tappa spesso temuta dai pazienti e dalla famiglie, perché vissuta con insicurezza e paura del futuro. Pertanto la collaborazione tra il pediatra ed il gastroenterologo dell’adulto, che preveda ad esempio di eseguire insieme le prime visite nel periodo di transizione, è un approccio ormai entrato nella pratica clinica di alcune IBD-Unit. I cambiamenti che accompagnano l’adolescenza, già complessi di per sé, lo sono ancor di più negli adolescenti affetti da malattie croniche, con una serie di difficoltà vissute spesso con angoscia dai giovani pazienti e dalle loro famiglie. Molti adolescenti con patologie croniche presentano infatti un rischio superiore, rispetto ai loro coetanei, di andare incontro a difficoltà di sviluppo e di carattere psicosociale; una corretta transizione alle cure del medico dell’adulto può prevenire queste complicazioni, favorendo la loro responsabilizzazione e autosufficienza. In ultima analisi, trattandosi di patologie croniche, le IBD ricadono sulla qualità di vita dei piccoli pazienti e degli adolescenti e di conseguenza sul loro sviluppo psicologico. Diventa fondamentale pertanto il supporto di uno psicologo come guida al dialogo evitando l’isolamento sociale e la percezione di malattia come “debolezza” fisica e psichica. Infine aspetto da non sottovalutare è l’importanza del personale infermieristico e dello staff che accoglie il paziente nelle sue visite periodiche, per i controlli clinici e strumentali e per la somministrazione delle terapie. La possibilità di avere a disposizione personale qualificato dedicato alla cura delle IBD migliorerebbe la qualità della vita dei bambini e degli adolescenti ed aumenterebbe la compliance durante il follow-up. conclusioni Il più corretto approccio alla gestione delle IBD in età pediatrica è sicuramente un approccio multidisciplinare (IBD-TEAM) che preveda l’interazione tra più figure specialistiche con diverse competenze, al fine di garantire una presa in carico globale del paziente e che tenga conto delle peculiarità delle IBD che esordiscono in una fascia di età così delicata come l’infanzia e l’adolescenza. Corresponding Author Fortunata Civitelli UOC Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica Dipartimento di Pediatria Sapienza Università di Roma Viale Regina Elena, 324 - 00161 Roma Tel. + 39 06 49979326 Fax + 39 06 49979325 E-mail: [email protected] 26 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):24-27 IBD Team Bibliografia 1. Benchimol EI, Fortinsky KJ, Gozdyra P et al. Epidemiology of pediatric inflammatory bowel disease: a systematic review of international trends. Inflamm Bowel Dis 2011;17(1):423-39. 2. Ballinger AB et al. Growth failure and intestinal inflammation. Q J Med 2001;94:121-25. 3. Heuschkel RB, Menache CC, Megerian JT, Baird AF. Enteral nutrition and corticosteroids in the treatment of acute Crohn’s disease in children. J Pediatr Gastroenterol Nutr 2000;31:8-150. 4. Shamir R, Philip M, Levine A.Growth Retardation in Pediatric CD. Inflamm Bowel Dis 2007;13(5):6208. 5. Rothfuss KS et al. Extraintestinal manifestations and complications in inflammatory bowel diseases. 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Key Points •Le IBD sono patologie complesse che richiedono una gestione assistenziale integrata, che preveda la collaborazione di più figure specialistiche che lavorino in team (IBD-team) per garantire un adeguato management clinico ed una presa in carico globale del paziente. •Nella IBD pediatriche un adeguato monitoraggio dei parametri auxologici ed una accurata valutazione nutrizionale sono fondamentali per assicurare il corretto accrescimento staturo-ponderale e lo sviluppo puberale di piccoli pazienti. •La “transizione” delle cure dal pediatra al gastroenterologo dell’adulto è un momento fondamentale nella gestione delle IBD. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):24-27 27 t or ep eR s Ca Ma riell aB a die ur rr a c s sa a ald A 22 months old child affected by rectal bleeding without other symptoms was admitted in our hospital. Laboratory findings were not indicative of gastrointestinal inflammation. Detection of ectopic gastric mucosa using 99mTc pertechnetate suggested Meckel’s diverticulum. Laparotomy examination was negative. Colonoscopy and histology findings demonstrated ulcerative colitis. Inflammatory bowel disease must be suspected in all children with lower gastrointestinal bleeding. Fino a che punto le indagini ci aiutano nella diagnosi? Bronislava Papadatou1, Maria Carmen Garganese2, Fiammetta Bracci1, Daniela Knafelz1, Giovanni Federici d’Abriola3, Maria Sole Basso1,Giuliano Torre1 1UO di Epatologia Gastroenterologia e Nutrizione 2Medicina Nucleare 3Chirurgia Endoscopica Digestiva Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma Presentazione del caso clinico Lattante di 22 mesi, ricoverato per la presenza di 2-3 evacuazioni/die di feci formate con sangue caratterizzato da una doppia componente: scuro, tipo melena con coaguli, e rosso vivo. Tale sintomatologia dura da circa due mesi e nell’ultimo mese sono comparse anche febbre, aumento del numero delle evacuazioni, inappetenza e calo ponderale di circa 600 gr. Non sembra presentare dolori addominali. Gli accertamenti di base (coprocolture, VES, PCR) prescritti dal medico curante prima del ricovero sono risultati negativi. L’effettuazione di una dieta priva di proteine vaccino non ha prodotto alcun miglioramento. All’ingresso Condizioni generali buone. Cute pallida. Non disidratazione. Addome globoso, meteorico, trattabile, non dolente, non masse palpabili e/o sensazione di “corda colica”. Ano in sede esente da lesioni perianali. Ipotesi diagnostiche 1. Intolleranza alimentare 2.Diverticolo di Meckel o altre anomalie, come la duplicazione intestinale 3.Poliposi intestinale 4.Malattia infiammatoria cronica intestinale Key Words intestinal bleeding, scintigraphy, ulcerative colitis 28 La soluzione del caso clinico a pagina 46 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):28 c tri y a i ed olog y P g r n s i ente colo a di w Ne stro rma a cur PACI NICA Ga Pha MO Ruolo degli antiemetici in età pediatrica Renato Tambucci e Osvaldo Borrelli1, 2 1UOC Pediatria Generale e D’Urgenza, Azienda Ospedaliera di Parma 2Department of Paediatric Gastroenterology, Division of Neurogastroenterology and Motility, Great Ormond Street Hospital London (UK) Nausea and vomiting are common symptoms in childhood. A standardized therapeutic approach cannot be recommended. Although treatment should be based on the underlying pathophysiology, often in clinical practice empirical treatments are administered. Understanding the distribution of receptors and neurochemical transmitters involved in the emesis circuit help in strategizing the pharmacological management. Key Words Vomiting, nausea, emesis circuit, anti-emetic drugs Introduzione Nausea e vomito sono sintomi frequenti in età pediatrica e possono essere secondari a disturbi che variano da malattie con decorso benigno autolimitante a condizioni gravi potenzialmente fatali. L’emesi è un complesso atto riflesso composto da tre fasi: 1. Fase prodromica caratterizzata dalla sensazione di nausea e da segni secondari all’attivazione del sistema nervoso autonomo (es. pallore, salivazione, sudorazione, ipotensione); 2. Conato (retching) durante il quale la muscolatura addominale ed il diaframma si contraggono e si rilassano simultaneamente; 3. Fase emetica ovvero la emissione “proiettiva” (“espulsione”) del contenuto intragastrico attraverso la cavità orale caratterizzata da una contrazione attiva dei muscoli addominali ed elevazione del diaframma. Sebbene la sequenza delle tre fasi sia generalmente stereotipata, esse possono presentarsi indipendentemente l’una dall’altra (es. massa cerebrale occupante spazio in cui il vomito non è preceduto dalla nausea). I circuiti neuronali centrali che regolano il riflesso emetico sono attivati secondo una sequenza appropriata e sono localizzati nella formazione reticolare dorsolaterale della “del midollo allungato” (cosiddetto “Central Pattern Generator”, CPT) ove ha un ruolo chiave il nucleo del tratto solitario. Gli input che giungono a questo livello originano da chemo- o meccanocettori presenti a livello del tratto GI (afferenze vagali), da chemocettori presenti nella Chemoreceptor Trigger Zone (CTZ), localizzata in prossimità dell’area postrema sul pavimento del quarto ventricolo al di fuori della barriera emato-encefalica, dal sistema vestibolare e dall’amigdala. Il vomito può essere provocato da differenti stimoli quali materiali tossici o farmaci, irritazione o distensione all’interno del lume GI, patologie di altri organi viscerali (es. cuore o rene) che stimolano afferenze vagali, squilibri del sistema vestibolare e stimoli interni al sistema nervoso centrale (es. sistema limbico). I farmaci antiemetici disponibili agiscono sui recettori dei neurotrasmettitori coinvolti nella fisiologia del processo emetico e sono classificati in base della loro azione primaria, essendo alcuni di essi in grado di agire su più recettori [Tabella 1]. In età pediatrica non è raccomandata la somministrazione di antiemetici in caso di vomito di origine sconosciuta, off-label in caso di anomalie anatomiche o addome chirurgico. Gli antiemetici sono off label nei bambini al di sotto dell’anno di vita. In Tabella 2 sono riportati i dosaggi dei principali antiemetici utilizzati in età pediatrica. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 29 News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology Tabella 1 Farmaci antiemetici Classe Principio attivo Sito di azione Meccanismo Indicazioni 5HT3 antagonisti Antiserotoninergici (attività antiemetica elevata) Ondansetron Granisetron Dolasetron Antagonista selettivo Emesi chemioterapia indotta, area postrema, tratto GI del recettore serotoninergico Emesi radioterapia indotta, 5HT3 nausea e vomito post-operatori, CVS Antagonisti recettori neurochininici Aprepitant Fosaprepitant CTZ, afferenze vagali, SNE, tratto GI Metoclopramide Antagonista del recettore dopaminergico D2, agonista Area postrema, tratto GI del recettore serotoninergico 5HT4, antagonista del recettore serotoninergico 5HT3 Gastroenteropatia diabetica, gastroparesi, reflusso gastroesofageo, emesi chemioterapia indotta, nausea e vomito post-operatori Domperidone tratto GI Antagonisti perifericio del recettore dopaminergico D2 (azione procinetica) Dispepsia, gastroparesi, emesi indotta da agenti anti parkinsoniani, nausea e vomito post-operatori NK1 antagonisti Benzamidi (attività antiemetica lieve-moderata) Antidopaminergici Antagonisti del recettore per sostanza P/neurochinina 1 Emesi chemioterapia indotta, nausea e vomito post-operatori Vomito ciclico Fenotiazinici (attività antiemetica elevata) Prometazina Proclorperazina Trimetobenzamide Levomepromazine area postrema Antagonista del recettore dopaminergico, H1 antagonista, antagonista α adrenergico, Emicrania, cinetosi, , nausea e vomito antagonista del recettore post-operatori, vertigini serotoninergico 5HT3, antagonista muscarinico Butirofenoni (attività antiemetica lieve-moderata Droperidolo Aloperidolo area postrema Antagonista del recettore dopaminergico, antagonista α adrenergico Nausea e vomito post-operatori, emesi chemioterapia indotta Anticolinergici (attività antiemetica minima) Scopolamina Tratto GI, labirinto Antagonista muscarinico, istaminergico e serotoninergico Emesi chemioterapia indotta, cinetosi Antistaminici (attività antiemetica minima) Ciclizina Difenidramina Dimenidrinate Meclizina area vestibolare, area postrema H1 antagonista, antagonista muscarinico Cinetosi, tumori o infezioni del labirinto, malattia di Meniere, emicrania Benzodiazepine (attività antiemetica minima) Lorazepam SNC Aumento dell’effetto inibitorio sull’eccitabilità neuronale del GABA Emesi chemioterapia indotta Corticosteroidi (attività antiemetica lieve-moderata) Desametasone SNC, tratto GI Riduzione dell’infiammazione, Rialzo della pressione intracranica, effetto centrale emesi chemioterapia indotta anti-emetico non specifico Cannabinoidi (attività antiemetica lieve-moderata) Nabilone Dronabinolo SNC, tratto GI Agonisti del recettore cannabinoide CB1 Vomito e nausea chemioterapia indotti resistenti Analoghi della somatostatina Octreotide tratto GI Inibizione del rilascio di serotonina, riduzione delle secreOstruzione intestinale inoperabile, zioni GI, aumento dell’attività pseudo-ostruzione cronica intestinale motoria intestinale (azione procinetica) Macrolidi Eritromicina Azitromicina Claritromicina Tratto GI Agonisti del recettore per la motilina (azione procinetica) 30 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 Gastroparesi, CVS Ruolo degli antiemetici in età pediatrica Antagonisti recettori serotoninergici (5-HT, 5- idrossitriptamina) Il rilascio di 5-HT da parte delle cellule enterocromaffini in risposta a pressione o altri stimoli attiva sia gli IPANs (intrinsic primary afferent neurons) che i neuroni afferenti estrinseci. La componente sottomucosa degli IPANs è attivata dai recettori 5HT1P, mentre le fibre afferenti estrinseche vagali e quelle della componente mioenterica degli IPANs sono attivate dai recettori 5HT3. È ipotizzato che la stimolazione del recettore 5HT3 possa sensibilizzare il nervo vago ad altri neurotrasmettitori rilasciati acutamente dalle cellule enterocromaffini (es. sostanza P). Gli antagonisti del recettore 5HT3 (es. Ondansetron e Granisetron) sono una classe consolidata di antiemetici (hanno minor efficacia sul controllo della nausea). Nel trattamento del vomito indotto dal Cisplatino, l’Ondansetron ha una buona efficacia nella fase acuta (18-24 ore dalla somministrazione del Cisplatino), mentre l’effetto nella fase ritardata (3-5 giorni) è scarso o assente. Recenti studi hanno messo in evidenza che il rilascio di 5HT è stimolato da diversi recettori come acetilcolina (recettori M3), noradrenalina (β adrenocettori), istamina (recettori H3), mentre è inibito da GABA (recettori GABAB), noradrenalina (α adrenocettori). Studiando l’espressione dei recettori 5HT e misurando la quantità di metaboliti della 5HT in pazienti con Sindrome del Vomito Ciclico (CVS) è stato possibile ipotizzare un ruolo potenziale di questo trasmettitore nella patogenesi del disordine, e l’Ondansetron è utilizzato nella fase emetica di tale disordine. Gli antagonisti del recettore 5HT3 sono generalmente ben tollerati, sebbene lievi-moderati effetti collaterali, quali emicrania ed astenia, siano riportati nel 10-20% dei casi. Una dose di Ondansetron favorirebbe la reidratazione orale nei bambini con gastroenterite acuta. Antagonisti recettori neurochininici Le tachichinine (es. sostanza P), mediante l’attivazione recettori neurochininici (NK), agiscono con attività sia eccitatoria che inibitoria a livello delle afferenze vagali, del SNE e del SNC (nucleo del tratto solitario). La sostanza P attiva selettivamente i recettori NK1 e avrebbe un’azione sia centrale che periferica. Gli antagonisi NK1 (es. Aprepitant) sono efficaci nel controllo di tutte le fasi del vomito indotto da chemioterapia e nella prevenzione del vomito post-chirurgico. Sebbene il ruolo delle tachichinine nella fisiopatologia del CVS non sia stabilito, studi recenti suggerirebbero un promettente ruolo degli antagonisti NK1 per il trattamento di questi pazienti. Antagonisti recettori dopaminergici Gli antagonisti dopaminergici sono antiemetici tradizionalmente utilizzati nella pratica clinica. I recettori dopaminergici D2 e D3 (nucleo del tratto solitario, nucleo motore dorsale vagale e area postrema) sono quelli maggiormente coinvolti nella patofisiologia del vomito. Benzamidi (Metoclopramide e Domperidone), butirrofenoni (Droperidolo e Aloperidolo) e fenotiazinici (Clorpromazina e Prometazina) sono D2 antagonisti che esplicano il loro effetto antiemetico a livello della CTZ. Gli antagonisti D2 sono utilizzati nel controllo del vomito post-operatorio e in associazione con altri farmaci (Desametasone e Difenidramina) nella profilassi del vomito indotto da farmaci citotossici. Metoclopramide e Domperidone possiedono inoltre un effetto procinetico (potenziamento dell’effetto colinergico o agonisti del recettore 5HT4) e sono utilizzati nel trattamento di alterazioni della motilità esofago-gastrica (non indicati nella malattia da reflusso gastroesofageo). Poiché gli antagonisti dei recettori dopaminergici non possiedono una specificità per i recettori della CTZ, ma Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 31 News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology agiscono anche sul sistema dopaminegico di altre parti del SNC, possono provocare iperprolattinemia e disturbi extrapiramidali. La Food and Drug Administration ha messo in evidenza il rischio di discinesia tardiva associata all’uso cronico o ad alte dosi di Metoclopramide. È opportuno quindi considerare il rapporto rischio/beneficio prima della somministrare in età pediatrica. Agenti anticolinergici L’acetilcolina è il principale neurotrasmettitore eccitatorio del SNE, è coinvolto nella modulazione di motilità e sensibilità. La contrazione della muscolatura liscia GI è mediata principalmente dai recettori muscarinici (M2 e M3). Sebbene la densità dei recettori M2 sia maggiore rispetto a quella degli M3, questi ultimi sembrerebbero i principali mediatori delle contrazioni in condizioni fisiologiche. La presenza di recettori M è stata riscontrata anche a livello dell’area postrema e di altre regioni del tronco encefalico. Antagonisti muscarinici come la Scopolamina per via transdermica sono utilizzatati nella profilassi della cinetosi e insieme all’Atropina nel controllo di nausea e vomito post-chirurgici. Sulla base di alterazioni delle attività colinergiche osservate nei pazienti CVS, gli antagonisti muscarinici ne potrebbero rappresentarne un potenziale trattamento. Nonostante gli stimoli giunti attraverso i neuroni afferenti vagali siano controllati da mediatori non colinergici (come la 5HT), i recettori nicotinici per l’acetilcolina sono in grado di mediare interazioni interneuronali e trasmissioni sinaptiche a livello dei nervi enterici e delle afferenze vagali con azione diretta a livello dei nuclei del tronco encefalico compresa l’area postrema. La nicotina provoca il vomito attraverso la stimolazione diretta di recettori presenti all’interno dell’area postrema. La minor incidenza di vomito e nausea post-operatori osservata nei fumatori cronici sarebbe da attribuire alla down-regulation dei recettori nicotinici. Anti-istaminergici Neuroni istaminergici sono localizzati nell’ipotalamo posteriore ed inviano i loro assoni diffusamente al SNC. I principali recettori sono l’H1, H2, H3, e H4. A livello centrale i primi due hanno attività eccitatoria mentre i recettori H3 sono inibitori. Recettori H1, H2 e H4 si trovano a livello del tratto GI. Alterazioni dei livelli di mRNA di H1 e H2 sono state evidenziate nelle allergie alimentari e nella sindrome del colon irritabile. Il ruolo dei recettori H nella regolazione della motilità non è definito. In modelli animali la stimolazione dei recettori H1 provoca contrazioni gastriche probabilmente attraverso il rilascio di acetilcolina o altri mediatori. Pazienti con vomito e nausea da cinetosi rispondono alla somministrazione di H1 antistaminici centrali (es. Ciclizina, Dimenidrinato, Clorfeniramina). In combinazione con gli antidopaminergici sono somministrati come antiemetici nella prevenzione degli effetti extrapiramidali. Rappresentano il trattamento di prima linea nella gestione del vomito in gravidanza. Non sono efficaci nel vomito da chemioterapia. Pur non esistendo evidenze ruolo dell’istamina nella patogenesi della CSV, nella pratica clinica, essi sono utilizzati nel trattamento sintomatico. Essendo gli antistaminici attivi anche su 32 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 Ruolo degli antiemetici in età pediatrica altri recettori (es. muscarinici) non è chiaro se il loro ruolo antiemetico si esplichi attraverso differenti percorsi del circuito emetico. Cannabinoidi I cannabinoidi hanno mostrato promettenti risultati sul controllo sia della nausea che del vomito indotto dalla chemioterapia (es. Nabilone). Nonostante i potenziali effetti benefici evidenziati, non rappresentano il trattamento di prima scelta per i loro effetti psicotropi centrali. È in corso di studio l’efficacia del Cannabidiolo ed di inibitori della degradazione degli endocannabinoidi endogeni, teoricamente privi di effetti psicotopi. L’esatto meccanismo di azione dei cannabinoidi non è noto. L’azione sembrerebbe essere mediata dalla stimolazione del recettore CB1 nel complesso vagale dorsale che produrrebbe l’attivazione del recettore 5HT3 e il rilascio di sostanza P a livello centrale. Fattore di rilascio della corticotropina (CRF) e corticosteroidi In risposta allo stress il CRF (neurormone ipotalamico) induce la secrezione di corticotropina (ipofisi) cui segue sintesi e rilascio di cortisolo da parte della corteccia surrenalica. È stato mostrato che a livello intestinale c’è una fisiologica interazione tra CRF e 5HT. A livello GI l’attivazione del recettore CRF1 stimola transito colonico e defecazione, mentre quella del recettore CRF2 inibisce lo svuotamento gastrico. Sebbene non ci siano dati sufficienti, essendo gli stress psicofisici uno dei trigger principali degli episodi di CVS, è ipotizzabile che il CRF possa avere un ruolo nella patogenesi della malattia. Oltre al ruolo diretto sui suoi recettori, il CRF induce effetti sistemici attraverso la stimolazione della produzione di cortisolo. L’effetto antiemetico dei corticosteroidi sistemici (es Desametasone) è ben documentato, tanto da rappresentare un cardine dei protocolli terapeutici del vomito indotto da chemioterapia. Meccanismo e sito d’azione sono ancora sconosciuti. Agonisti Endovanailloidi Il TRPV1 (Transient receptor potential vanilloid-1) è un canale cationico che media la sensazione puntoria indotta dalla Capsacina, è localizzato principalmente a livello delle afferenze sensitive primarie. È espresso nel ganglio nodoso del vago, nel nucleo del tratto solitario, nell’area postrema e nel nucleo motore dorsale del vago. Ovunque può essere co-localizzato con il recettore CB1 suggerendone una loro interazione. Nel tratto GI è presente anche nei gangli mioenterici, negli strati muscolari, mucosali ed epiteliali. La sua attivazione sembrerebbe in grado di regolare il rilascio di sostanza P. Tutto ciò suggerisce un suo potenziale ruolo nella regolazione di nausea e vomito. È stato osservato in modelli animali che la Resiniferatossina, analogo ultrapotente della Capsaicina, e l’Olvanil, attivatore non-puntorio del TRPV1, hanno proprietà antiemetiche. L’Arvanil, attivatore dei recettori CB1 e TRPV1 allevia il vomito indotto dalla morfina 6 glucoronide. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 33 News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology Antaganisti recettori della Grelina La grelina è un peptide acilato che stimola il rilascio di ormone della crescita (GH) attraverso la stimolazione del recettore GHSR1a (GH secretagogue receptor 1a isoform). Prodotta principalmente a livello gastrico, stimola appetito e svuotamento gastrico. La somministrazione di Cisplatino provoca riduzione dei livelli di grelina e anoressia, pazienti trattati con grelina presentano più appetito e meno nausea rispetto ai controlli. Il TZP-101 (agonista della grelina) è efficace nel controllo del vomito secondario a gastroparesi. Antagonisti recettori purinergici L’adenosina trifosfato (ATP) extracellulare produce risposte patofisiologiche attraverso due famiglie di recettori purinergici P2 (P2X e P2Y) presenti a livello delle strutture nervose centrali e periferiche del circuito emetico. L’infusione intraperitoneale di analoghi dell’ATP in animali induce vomito, l’effetto è abolito dalla precedente somministrazione di un P2 antagonista. L’azione sembrerebbe principalmente centrale poiché la vagotomia non ne interferisce. Sono necessari ulteriori studi per determinare se la via metabolica del ATP potrebbe essere utilizzata come strategia terapeutica del vomito. Motilina È un peptide sintetizzato e secreto dalle cellule epiteliali endocrine di digiuno, duodeno e antro gastrico, i suoi recettori sono localizzati principalmente nel tratto GI superiore. Come la grelina ha un effetto nello stimolare la motilità gastrica. In condizioni fisiologiche i suoi livelli endogeni non sono sufficienti a influenzare l’attività gastrica. L’Eritromicina è un agonista del recettore per la motilina, a basse dosi aumenta lo svuotamento gastrico, mentre ad alte dosi provoca nausea e vomito. È ipotizzato che l’effetto del basso dosaggio sia mediato dall’attivazione dei recettori per la motilina a livello di plesso mioenterico e nervo vago, mentre la risposta ad alte dosi attiverebbe meccanismi non atropinici attraverso la stimolazione diretta dei recettori nello stomaco. Sebbene le evidenze siano poco significative, è utilizzata nel trattamento della dispepsia funzionale e della gastroparesi. La tachifilassi è il principale limite. Oppioidi Recettori per gli oppioidi (es. μ, δ, and κ) e loro ligandi endogeni (es. encefaline ed endomorfine) sono localizzati in tutto l’organismo. Attraverso meccanismi non noti la somministrazione di oppioidi provoca nausea e vomito. La stimolazione dei recettori μ e δ a livello della CTZ aumenta la sensibilità del sistema vestibolare, ritarda lo svuotamento gastrico. La somministrazione di antagonisti dei recettori oppioidi (es. Naloxone) sarebbe in grado di controllare il vomito provocato dalla terapia con oppioidi, ma invertirebbe l’effetto analgesico centrale. Essendo la CTZ al di fuori della barriera emato-encefalica, la somministrazione periferica di questi composti potrebbe bypassare tale inconveniente. Alvimopan e Metilnaltrexone sono antagonisti periferico del recettore μ approvati nel trattamento dell’ileo post-operatorio e nei disturbi della motilità oppioide-indotti. La Fetodozina, antagonista periferica del recettore κ, sembrerebbe accelerare lo svuotamento gastrico in modelli animali, ma non avrebbe mostrato efficacia in pazienti con gastroparesi diabetica. 34 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 Tabella 2 Dosaggi pediatrici dei principali antiemetici 5HT3 antagonisti Vomito e nausea indotti da chemioterapia Somministrazione orale (dopo almeno 12 ore dall’infusione e.v.): superficie corporea <0.6m2 o peso ≤10kg: 2mg ogni 12 ore per massimo 5 giorni; superficie corporea ≥0.6m2 o peso >10kg: 4mg ogni 12 ore per massimo 5 giorni. (dose massima giornaliera 32mg) Ondansetron Granisetron Infusione e.v. in almeno 15 minuti (bambini 6 mesi- 18 anni): o 5mg/m2 immediatamente prima della chemioterapia (singola dose massima 8mg), quindi somministrare per os; oppure 150μg/kg immediatamente prima della chemioterapia (singola dose massima 8mg) ripetibile ogni 4 ore per altre 2 dosi quindi somministrare per os. (dose massima giornaliera 32mg). Nausea e vomito postoperatori Iniezione e.v. in almeno 30 secondi (bambini 1 mese-18 anni): 100 μg/kg (max 4 mg) in unica somministrazione, prima, durante o dopo l’induzione dell’anestesia Vomito secondario a gastroenterite acuta Somministrazione orale preferibile, e.v. quando non possibile per os: somministrazione orale: 8-15kg: 2mg x 1 >15 e ≤30kg: 4mg x 1 >30kg: 8 mg x 1 somministrazione e.v.: 0.1-0.5 mg/kg/dose x 1 (max 4mg/dose) Vomito e nausea indotti da chemioterapia Somministrazione orale (bambini 12-18 anni) 1-2mg 1 oraprima nell’inizio del trattamento, quindi 1mg 2 volte al giorno durante il trattamento (la dose totale giornaliera può essere alternativamente somministrata come dose singola); quando è utilizzata anche l’infusione e.v., dose massima combinata 9mg in 24 ore. Infusione e.v. (bambini 1 mese - 12 anni) Prevenzione: 40μg/kg (max 3mg) prima della chemioterapia; Trattamento: 40μg/kg (max 3mg) ripetibile nelle 24 ore se necessario (non prima di 10 minuti dalla dose iniziale). Infusione o iniezione e.v. (bambini 12-18 anni) Prevenzione: 3mg prima della chemioterapia (fino a 2 dosi addizionali possono essere somministrate nelle 24 ore) Trattamento: 3mg ripetibili se necessario (le dosi non devono essere somministrate a distanza di meno 10 minuti), max 9mg in 24 ore Nausea e vomito indotti da chemioterapia Somministrazione orale Bambini 12-18 anni che ricevono chemioterapici altamente ematogeni: giorno 1: 125mg x1; giorno 2 e 3: 80 mg x 1. NK1 antagonisti Aprepitant Benzamidi (antagonisti dopaminergici) Metoclopramide Vomito severo intratrattabile da causa sconosciuta Vomito associato a radioterapia e citotossici Ausilio nell’intubazione gastrointestinale Come procinetico nei neonati Somministrazione orale, iniezione i.m. o iniezione e.v. (>2 min) Neonato: 100μg/kg (max 1mg) ogni 6-8 ore (per os o e.v.) Bambini 1 mese - 1 anno, peso >10kg: 100μg/kg (max 1mg) 2 volte al giorno Bambini 1-3 anni, peso 10-14kg: 1mg 2-3 volte al giorno Bambini 3-5 anni, peso 15-19kg: 2mg 2-3 volte al giorno Bambini 5-9 anni, peso 20-29kg: 2.5mg 3 volte al giorno Bambini 9-18 anni, peso 30-60kg: 5mg 3 volte al giorno Bambini 9-18 anni, peso >60kg: 10mg 3 volte al giorno Il dosaggio non dovrebbe superare i 500μg/kg/die Bambini che ricevono chemioterapici moderatamente ematogeni: 1mg/kg e.v. prima del chemioterapico, poi 0.0375mg/kg per os ogni 6 ore. Premedicazione nelle procedure diagnostiche Somministrazione orale come dose singola 5-10 minuti prima dell’esame Bambini 1 mese - 3 anni, peso >14kg: 100μg/kg (max 1mg) Bambini 3-5 anni, peso 15-19kg: 2mg Bambini 5-9 anni, peso 20-29kg: 2.5mg Bambini 9-15 anni, peso 30-60kg: 5mg Bambini 15-18 anni, peso >60kg: 10mg Nausea e vomito Somministrazione orale Bambini >1 mese, peso <35kg: 250-500μg/kg 3-4 volte al giorno (2.4mg/kg in 24 ore) Peso >35kg: 10-20 mg 3-4 volte al giorno (max 80mg/die) Somministrazione e.r. Peso 15-35kg: 30mg 2 volte al giorno Peso >35kg: 60mg 2 volte al giorno Stasi gastrointestinale Somministrazione orale Neonato: 100-300μg/kg 4-6 volte al giorno prima dei pasti Bambini 1 mese - 12 anni 200-400μg (max 20mg) 3-4 volte al giorno prima dei pasti Bambini 12-18 anni: 10-20mg 3-4 volte al giorno prima dei pasti Domperidone ➥ Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 segue 35 News in Pediatric Gastroenterology Pharmacology ➥ Tabella 2 Dosaggi pediatrici dei principali antiemetici Fenotiazinici (antagonisti dopaminergici) Somministrazione orale Nausea e vomito associati a Bambini 5-10 anni: 12.5-37.5mg/die disordini vestibolari Bambini 10-18 anni: 25-75 mg/die (max 100mg) Prevenzione della cinetosi Somministrazione orale Bambini 5-10 anni: 12.5mg la notte precedente il viaggio prima di coricarsi o 1-2 ore prima del viaggio Bambini 10-18 anni: 25mg la notte precedente il viaggio prima di coricarsi o 1-2 ore prima del viaggio Trattamento della cinetosi Bambini 5-10 anni: 12.5mg all’esordio quindi 12.5mg la notte prima di coricarsi per 2 giorni Bambini 10-18 anni: 25mg all’esordio quindi 12.5mg la notte prima di coricarsi per 2 giorni Vomito severo gravidico Somministrazione orale 25mg la notte prima di coricarsi, se necessario aumentare fino a max 100mg Nausea e vomito indotti da chemioterapici Somministrazione e.v. Bambini che ricevono chemioterapici altamente o moderatamente ematogeni in cui è controindicata la somministrazione di corticosteroidi: 0.5mg/kg e.v. ogni 6 ore Per prevenire gli effetti extrapiramidali può essere considerata la somministrazione contemporanea di Difenidramina o Benztropina Prometazina Clorpromazina Butirrofenoni (antagonisti dopaminergici) Droperidolo Prevenzione e trattamento del vomito postoperatorio Somministrazione e.v. Bambini 2-18 anni: 20-50 μg/kg (max 1.25 mg) 30 minuti prima della fine dell’intervento, ripetibile ogni 6 ore Antagonisti muscarinici Scopolamina Cinetosi Somministrazione orale Bambini 4-10 anni: 75-100μg 30 minuti prima del viaggio, ripetibile ogni 6 ore se necessario (max 3 dosi/die) Bambini 10-18 anni: 150-000μg 30 minuti prima del viaggio, ripetibile ogni 6 ore se necessario (max 3 dosi/die) Applicazione topica Applicare 1 cerotto (1mg) dietro l’orecchio 5-6 ore prima del viaggio, se necessario sostituire dopo 72 ore (applicare dietro l’altro orecchio) Nausea e vomito da causa sconosciuta Nausea e vomito associati a disordini vestibolari e a cure palliative Somministrazione orale o iniezione e.v. (>3-5 minuti) Bambini 1 mese - 6 anni:0.5-1mg/kg fino a 3 volte al giorno (max 25mg/dose) Bambini 6-12 anni: 25mg fino a 3 volte al giorno Bambini 12-18 anni: 50mg fino a 3 volte al giorno Per il controllo della cinetosi, somministrare 1-2 ore prima della partenza Somministrazione e.r. Bambini 2-6 anni: 12.5mg fino a 3 volte al giorno Bambini 6-12 anni: 25mg fino a 3 volte al giorno Bambini 12-18 anni: 50mg fino a 3 volte al giorno Infusione continua e.v. o sottocutanea Bambini 1 mese - 2 anni: 3mg/kg in 24 ore Bambini 2-5 anni: 50mg in 24 ore Bambini 6-12 anni: 75mg in 24 ore Bambini 12-18 anni: 150mg in 24 ore Nausea e vomito indotti da chemioterapia non responsivi agli antiemetici convenzionali Somministrare sotto stretta osservazione preferibilmente in ambiente ospedaliero protetto Somministrazione orale Bambini <18kg: 0.5mg 2 volte al giorno Bambini 18-30kg: 1mg 2 volte al giorno Bambini >30kg: 1mg 3 volte al giorno Dosaggio massimo 0.06mg/kg/die Nausea e vomito indotti da chemioterapia Somministarzione orale o e.v. Bambini che ricevono chemioterapici altamente ematogeni: 6mg/m2 ogni 6 ore Superficie corporea ≤0.6m2 che ricevono chemioterapici moderatamente ematogeni: 2mg ogni 12 ore Superficie corporea >0.6m2 che ricevono chemioterapici moderatamente ematogeni: 4mg ogni 12 ore Se somministrato in associazione con l’Aprepitant dimezzare la dose Antistaminici Ciclizina Cannabinoidi Nabilone Corticosteroidi Desametasone Fonti: BNF for children 2013-2014. BMJ group, Royal Pharmaceutical Society of Great Britain, and RCPCH Publication Ltd 2013 Dupuis LL et al. Guideline for the prevention of acute nausea and vomiting due to antineoplastic medication in pediatric cancer patients. Pediatr Blood Cancer 2013;60:1073-82 e. 36 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 Ruolo degli antiemetici in età pediatrica Bibliografia Bashashati M, McCallum RW. Neurochemical mechanisms and pharmacologic strategies in managing nausea and vomiting related to cyclic vomiting syndrome and other gastrointestinal disorders. Eur J Pharmacol. 2014;722:79-94. 2. Cristofori F, Thapar N, Saliakellis E et al. Efficacy of the neurokinin-1 receptor antagonist aprepitant in children with cyclical vomiting syndrome. Aliment Pharmacol Ther 2014;40:309-17. 3. Di Lorenzo C. Approach to the infant of child with nausea and vomiting. 2013 http://www.uptodate.com. 4. Dupuis LL, Boodhan S, Holdsworth M et al. Guideline for the prevention of acute nausea and vomiting due to antineoplastic medication in pediatric cancer patients. Pediatr Blood Cancer 2013;60:1073-82. 5. Freedman SB, Adler M, Seshadri R et al. Oral ondansetron for gastroenteritis in a pediatric emergency department. N Engl J Med 2006 20;354:1698-705. 6. Hejazi RA, McCallum RW. Review article: cyclic vomiting syndrome in adults-rediscovering and redefining an old entity. 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Corresponding Author OsvAldo borrelli Department of Paediatric Gastroenterology Division of Neurogastroenterology and Motility Great Ormond Street Hospital for Sick Children Great Ormond Street WC1N 3JH London UK Tel. + 44(0)2074059200 Fax + 44(0)2078138258 E-mail: [email protected] Key Points •L’emesi è un complesso atto riflesso composto da tre fasi: 1- fase prodromica (nausea e segni secondari all’attivazione del sistema nervoso autonomo); 2- conato, 3-vomito. •I circuiti neuronali che regolano il riflesso emetico sono localizzati a livello del midollo allungato e devono essere attivati secondo una sequenza appropriata controllata da una rete neuronale (CPG) cui giungono input che originano da chemo- o meccanocettori presenti a livello del tratto GI, da chemocettori presenti nella CTZ e dal sistema vestibolare. •Un approccio standardizzato al bambino con nausea e vomito non è raccomandato. La gestione terapeutica definitiva dovrebbe dipendere dai meccanismi alla base della causa sottostante, tuttavia nella pratica clinica spesso è necessario intraprendere una terapia empirica. •I farmaci antiemetici agiscono sui recettori dei neurotrasmettitori coinvolti nella fisiologia del processo emetico e sono classificati in base della loro azione primaria. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):29-37 37 e nc e a v c Ad cien t di en ic S r a do c u n a c ma Re Bas co n c i ea o at lv a s r IBD can be associated to EIMs in about one third of patients. The majority of data derives from adults. Some EIMs have an IBD-related immunological mechanism, but their outcome can be associated or not to the intestinal disease activity. Others EIMs are not immunological-related, but inflammatory or metabolic complications of the chronic intestinal inflammation or iatrogenic. This article shortly illustrates the clinical classification of the EIMs taking into account their pathogenesis. Key Words Inflammatory bowel diseases, extra-digestive manifestations, children Manifestazioni extra-intestinali (EIMs) in corso di malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) Arrigo Barabino UOC Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Istituto G. Gaslini di Genova INTRODUZIONE I pazienti con MICI frequentemente manifestano una varietà di complicazioni sistemiche, accumunate nel termine di EIMs. Non sempre sincrone alla sottostante MICI, potendosi presentare molto tempo prima o dopo il loro esordio, le EIMs incidono significativamente sulla morbidità della malattia e sulla qualità di vita del paziente. Scarsi sono i dati riguardanti le EIMs in età pediatrica. In studi di popolazione di pazienti con MICI la loro prevalenza vaTabella 1 Manifestazioni extra-intestinali ria tra il 6% e il 47%, con percene complicazioni delle MICI tuali più alte nei bambini, e un potenziale coinvolgimento di Correlate all’attività dell’IBD ogni organo e apparato. Gli organi maggiormente coinvolti sono Artrite periferica tipo I le articolazioni, la pelle, gli occhi Eritema nodoso e l’albero biliare. La patogenesi di queste EIMs risiederebbe in un Lesioni oro-facciali meccanismo immuno-mediato ed in particolare nella cross-reatEpisclerite tività di auto-antigeni condivisi con organi extra-intestinali. Studi Non correlate all’attività dell’IBD epidemiologici suggeriscono che Artrite periferica tipo II gli Afro-Americani o gli Ispanici possono essere maggiormente a Spondilite anchilosante rischio di sviluppare un sottogruppo di EIMs. Più recenteSacroileite mente diverse associazioni genetiche HLA correlate, al di là di Pioderma gangrenoso quella da tempo nota con l’HLAColangite sclerosante B27, sono state proposte per alcune EIMs (uveite/irite, colangite Uveite anteriore, irite sclerosante, spondilite anchilosante). In base al meccanismo paPancreatite autoimmune togenetico che le sottende, le EIMs sono classificabili in due Complicazioni infiammatoriegruppi [Tabella 1]: il primo annometaboliche vera quelle causate da meccaniScarsa crescita smi immunologici che possono correlare o meno con l’attività Osteoporosi-osteopenia della MICI sottostante; il secondo include invece le complicazioNefrolitiasi ne metaboliche ed infiammatorie delle MICI. Nel presente articoComplicazioni ematologiche e trombo-emboliche lo, che riassume il contenuto di Amiloidosi ampie review sull’argomento (14), sono trattate solo le EIMs del Pancreatite iatrogena primo gruppo. Colelitiasi 38 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):38-40 Manifestazioni articolari Sono le EIMs più comuni verificandosi in circa il 20-30% dei pazienti con MICI. Due sono i pattern di presentazione, sia nell’adulto sia nel bambino: artrite periferica o coinvolgimento assiale (spondilite anchilosante e sacro-ileite) (5). L’artrite periferica è a sua volta classificabile in I e II tipo. Il tipo I, o pauciarticolare, coinvolge meno di 5 grosse articolazioni (preminentemente agli arti inferiori), è spesso acuta ed autolimitantesi e correla con l’attività della MICI. Il tipo II, o poliarticolare, coinvolge simmetricamente più di 5 piccole articolazioni e il suo decorso, indipendente dall’attività della malattia intestinale, è per lo più cronico. L’eziopatogenesi dell’artrite periferica è il risultato di una combinazione tra predisposizione genetica ed esposizione alla flora batterica intestinale. Anche l’estensione e la localizzazione della MICI giocano un ruolo patogenetico importante. I pazienti con Crohn a diffuso e preminente interessamento colico sono infatti quelli a più alto rischio. Le artropatie assiali hanno una prevalenza variabile dal 3% al 25% e non correlano con l’attività della malattia intestinale. La spondilite anchilosante si verifica nel 5-10% dei pazienti; la maggior parte è adolescente e HLA-B27 positiva. Manifestazioni muco cutanee Presenti nel 10-15% dei pazienti con MICI sono costituite da eritema nodoso (EN), pioderma gangrenoso (PG) ed ulcerazioni orali. L’EN è la manifestazione cutanea più frequente, migliora con il trattamento della malattia di base e tende alla guarigione spontanea. Il PG è la manifestazione cutanea più severa in corso di MICI e può manifestarsi prima dei sintomi intestinali, in fase di quiescenza o persino dopo la colectomia; si verifica raramente (0.5-2%) e tende ad avere un decorso indipendente dall’attività della MICI. Le ulcere aftoidi orali possono precedere o essere concomitanti alla sintomatologia intestinale e correlano con l’attività di malattia. Di recente identificata come EIMs è la "sweet syndrome" caratterizzata da papule o noduli infiammatori dolorosi, localizzati agli arti superiori, al collo e al volto distinguibili dal PG per clinica ed istologia; più comune nelle femmine con malattia colonica ed altre EIMs, nell’80% dei casi è associata a malattia intestinale attiva. Manifestazioni oculari Si verificano in circa il 10% dei pazienti con MICI, particolarmente in quelli con Crohn colico. Un’uveite asintomatica transitoria è frequente nei bambini, ma rara è la sua progressione a malattia severa nell’età adulta. Le lesioni oculari più frequenti sono l’episclerite e l’uveite (anteriore o posteriore). Tali EIMs possono migliorare con il controllo della MICI sottostante, ma spesso necessitano di steroidi topici o sistemici. Altri rari interessamenti oculari sono il glaucoma e la neurite ottica (6). Manifestazioni epato-biliari La complicazione più importante è la colangite sclerosante primitiva (PSC) la cui prevalenza è del 5.5% nei pazienti adulti ed adolescenti con pancolite ulcerosa. L’eziologia è sconosciuta. L’insulto biliare potrebbe essere il risultato di una lesione immuno-mediata Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):38-40 39 Recent Advance in Basic Science Key Points •Le EIMs possono esordire contemporaneamente ai sintomi intestinali della MICI, precederli o seguirli di molto nel tempo. •EIMs correlate all’attività della malattia intestinale sono: eritema nodoso, artrite periferica tipo I, afte orali, episclerite. •EIMs non correlate all’attività di malattia intestinale sono: sacro-ileite, spondilite anchilosante, artrite periferica tipo II, pioderma gangrenoso, uveite, colangite sclerosante primitiva. •EIMs complicazioni infiammatorie o metaboliche della MICI o iatrogene sono: scarsa crescita, osteoporosi/osteopenia, nefropatie/uropatie, anemia, tromboembolismo, amiloidosi, pancreatopatie, pneumopatie, cardiopatie. causata da un’infezione intercorrente o dall’assorbimento di prodotti di degradazione batterica in individui con colite ulcerosa, geneticamente predisposti. Spesso i sintomi clinici possono mancare, tanto che il 30% di casi pediatrici è asintomatico, con la sola evidenza di un’alterazione degli indici epatici. Trattamenti immunosoppressivi non sono in grado di modificare la storia naturale della malattia che molto spesso conduce al trapianto di fegato. L’acido ursodesossicolico migliora i parametri epatici ma non il decorso della malattia che è indipendente da quello dell’infiammazione intestinale. La diagnosi di PSC può essere posta anni dopo l’esordio della colite ulcerosa e persino dopo la colectomia. Altre complicazioni epato-biliari, verosimilmente quadri della stessa malattia identificata in tempi diversi della sua naturale evoluzione, possono essere la colangite sclerosante autoimmune e la sindrome overlap (7). La diagnosi si basa sul pattern di positività auto-anticorpale, sulla biopsia epatica e sull’imaging radiologico (colangioRMN). La possibilità di modificare il decorso di queste forme con steroidi e immunosoppressori è tanto più alta quanto più espresso sia il processo infiammatorio parenchimale. In ultimo la colite ulcerosa che si associa a PSC è ad altissimo rischio di sviluppare adenocarcinoma del colon rispetto alla popolazione generale (10 vv maggiore) o a quella con colite ulcerosa senza PSC. Corresponding author ARRIGO BARABINO Direttore UOC Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Istituto G. Gaslini Via G. Gaslini, 5 - 16148 Genova Tel.+ 39 010 56362771 Fax + 39 010 383688 E-mail: [email protected] BIBLIOGRAFIA 1. Aloi M, Cucchiara S. Extradigestive manifestation of IBD in pediatrics. Eur Rev Med Pharmacol Sci 2009;13:23-32. 2. Ardizzone S, Sarzi Puttini P, Cassinotti A et al. Extraintestinal manifestations of inflammatory bowel disease. Dig Liv Dis 2008;40S:S253-9. 3. Danese S, Semeraro S, Papa A et al. Extraintestinal manifestations in inflammatory bowel disease. 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Minerva Gastroenterol Diet 2009;55:53-70. 40 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):38-40 y op y c s r do ra di En Lib r a IVA g u L in acEO rn R a Le SA O AT LV Studio endoscopico dell’intestino tenue in età pediatrica Cristina Calzolari, Federica Gaiani, Antonino Spadaccino, Francesca Calzolari, Barbara Bizzarri AO-Universitaria di Parma, Dipartimento Materno-Infantile, UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva di Parma The small bowel has always been the most difficult intestinal segment to be evaluated due to its central position, length and configuration. However, new endoscopic techniques, such as capsule endoscopy and enteroscopy, have allowed an easier and more accurate small bowel study. The main indications for capsule endoscopy and enteroscopy in pediatric age are inflammatory bowel diseases, obscure gastrointestinal bleeding and polyposis syndromes. Key Words small bowel investigation, capsule endoscopy, single-balloon enteroscopy, polyposis syndrome DESCRIZIONE DEL CASO SVILUPPO DEL CASO CLINICO O.C. è un bambino di 10 anni afferito al nostro centro per riscontro agli esami emato-chimici di lieve anemia microcitica sideropenica e positività della ricerca del sangue occulto fecale. Il bambino presenta un alvo regolare, non addominalgia e non ha mai presentato proctorragia o melena. Non assume farmaci e non presenta familiarità per patologie del tratto gastro-enterico. L’obiettività addominale, polmonare, cardiaca, neurologica e cutanea risultano nella norma. Il bambino viene sottoposto ad ulteriori esami emato-chimici (markers sierologici di malattia celiaca con dosaggio IgA totali, ASCA, ANCA, PCR) che risultano nella norma. Vengono quindi eseguite: • EGDS, che mostra multipli polipi della seconda porzione duodenale, antrali, del corpo e del fondo gastrico asportati mediante polipectomia [Figura 1]. DIAGNOSTICA DIFFERENZIALE • Ileocolonscopia, con riscontro di polipi sessili del colon traverso, sinistro, sigma e retto che vengono asportati mediante polipectomia [Figura 2]. L’esame istologico depone per polipi di natura amartomatosa. • malattia celiaca con manifestazioni atipiche extraintestinali • malattia infiammatoria cronica intestinale • ulcera gastro-duodenale • poliposi familiare Viene quindi posta diagnosi di sindrome di Peutz-Jeghers. Il paziente viene sottoposto, per completamento diagnostico, a studio del piccolo intestino mediante videocapsula. Tale indagine evidenzia un polipo di circa 2 cm di diametro mag- Figura 1 Polipectomia di polipo del corpo gastrico Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):41-43 41 Endoscopy Learning Library giore del digiuno [Figura 3]. Il ragazzo viene quindi successivamente sottoposto ad enteroscopia con singolo pallone con polipectomia del suddetto polipo che risulta di natura amartomatosa all’esame istologico [Figura 4]. Conclusioni E MESSAGGI PRATICI Figura 2 Polipectomia di polipo del colon sinistro Figura 3 Polipo del digiuno alla videocapsula 42 Lo studio dell’intestino tenue, per la sua lunghezza, posizione centrale nell’addome e conformazione, ha sempre rappresentato una sfida diagnostico-terapeutica per il gastroenterologo. Tuttavia nuove tecniche quali la videocapsula e l’enteroscopia hanno permesso negli ultimi anni uno studio più accurato ed agevole di tale organo, fondamentale per la diagnosi di poliposi in età pediatrica (1). L’utilizzo della videocapsula è stato recentemente approvato dall’FDA per pazienti pediatrici a partire dai 2 anni di età (2,3). La videocapsula offre il vantaggio, rispetto alle metodiche radiologiche o endoscopiche per lo studio del tenue, Figura 4 Polipo del digiuno all’enteroscopia a singolo pallone Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):41-43 Studio endoscopico dell’intestino tenue in età pediatrica di non utilizzare radiazioni ionizzanti e di non necessitare di sedazione profonda o anestesia generale. Le indicazioni principali della videocapsula in età pediatrica sono rappresentate dal sospetto o follow-up di malattia infiammatoria cronica intestinale, dal sanguinamento oscuro gastrointestinale e dalla diagnosi o follow-up di poliposi (3,4). L’enteroscopia a singolo pallone consiste in un videoendoscopio su cui è posto un device con un pallone gonfiabile. Con un sistema di gonfiaggio e sgonfiaggio di tale pallone si riescono ad esplorare circa 2 metri di intestino tenue (5). L’enteroscopia rispetto alla videocapsula offre il vantaggio di poter consentire prelievi bioptici e manovre terapeutiche (ad esempio polipectomie, trattamento con argon plasma, dilatazione di stenosi). Spesso il suo utilizzo è quindi secondario e complementare a quello della videocapsula anche se ad oggi pochi sono gli studi inerenti l’utilizzo di tali metodiche in età pediatrica. Corresponding Author barbara bizzarri U.O.C. di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Dipartimento Materno-Infantile Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma Via Gramsci, 14 - 43100 Parma Tel. + 39 0521 702640 Fax + 39 0521 702989 E-mail: [email protected] Bibliografia 1. Gastineau S, Viala J, Caldari D et al. Contribution of capsule endoscopy to Peutz-Jeghers syndrome management in children. Dig Liver Dis 2012;44:839-43. 2. de Ridder L, Tabbers MM, Escher JC. Small bowel endoscopy in children. Best Pract Res Cl Gastroenterol 2012;26:337-45. 3. Cohen SA. 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Key Points •Negli ultimi anni lo studio dell’intestino tenue è divenuto più agevole ed accurato grazie a nuove tecniche endoscopiche utilizzate anche in età pediatrica, quali la videocapsula e l’enteroscopia a singolo e doppio pallone. •Le principali indicazioni all’utilizzo della videocapsula in età pediatrica sono rappresentate dal sospetto o follow-up di malattia infiammatoria cronica intestinale, dal sanguinamento oscuro gastrointestinale e dalla diagnosi o follow-up di poliposi. •L’enteroscopia rispetto alla videocapsula offre il vantaggio di poter effettuare prelievi bioptici e manovre terapeutiche (ad esempio polipectomie, trattamento con argon plasma, dilatazione di stenosi). Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):41-43 43 .? f.. oi di r a do u i n a c m a e ll a o vit h c W Ac Ci re ata o n at u lv rt Sa F o t to d Patients with GERD refractory to PPI treatment requiring more investigation to achieve the diagnosis: impedancepH monitoring, upper gastrointestinal endoscopy with biopsy should be performed to exclude other gastrointestinal disorders. Impedance-pH monitoring is the most useful diagnostic test to establish a causeand-effect relationship between persistent symptoms and reflux; upper endoscopy to detect eosinophilic esophagitis or infectious esophagitis. Manometry is a noninvasive diagnostic tool for identifying motility dysfunction of the gastrointestinal tract. Key Words Gasto-esophageal reflux disease, esophageal manometry, pH-impedance monitoring, proton pump inhibitors 44 Cosa fare se il paziente non risponde ai PPI (inibitori di pompa protonica) Filippo Torroni, Paola De Angelis, Tamara Caldaro, Erminia Romeo, Francesca Rea, Simona Faraci, Luigi Dall’Oglio Unità Operativa Complessa di Chirurgia Endoscopica Digestiva, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS di Roma suggerimenti pratici Esistono condizioni cliniche per le quali alcuni pazienti affetti da Malattia da Reflusso gastroesofageo (MRGE) non rispondono al tradizionale approccio farmacologico con inibitori di pompa protonica (PPI). L’indagine diagnostica più utile per definire una MRGE è la ph-metria e/o impedenziometria che permette di stabilire un rapporto di causa effetto tra sintomatologia e reflusso (1). In caso di farmaco-resistenza o refrattarietà al trattamento con PPI bisogna considerare altre patologie quali disturbi funzionali o patologie eosinofiliche; a tale proposito una valutazione diagnostica più accurata dovrebbe includere un bilancio endoscopico con biopsie e/o uno studio manometrico. La Malattia da reflusso gastroesofageo è una condizione clinica caratterizzata dalla risalita del contenuto gastrico in esofago che determina sintomi e complicanze acido correlate quali vomito, rigurgito, pirosi, esofagite peptica, stenosi esofagea fino all’esofago di Barrett. La definizione di RGE refrattario viene definita come la persistenza dei sintomi tipici (pirosi retro sternale, vomiti e rigurgiti) nonostante un adeguato o un alto dosaggio di PPI (terapia con PPI a dosaggio standard per 8 settimane e a dosaggio elevato per almeno 4 settimane) (2). Un primo motivo di inefficacia dei PPI può essere una erronea modalità di assunzione, infatti questi farmaci, per svolgere più efficacemente la loro azione, devono essere assunti 30 minuti circa prima di un pasto e in alcuni casi sciolti in soluzioni acidule (succo di limone o succhi di frutta). Verificata la congruità della terapia assunta, nel caso di persistenza della sintomatologia, è indicato effettuare una gastroscopia con biopsie (duodenali, gastriche con ricerca dell’Helicobacter pylori ed esofagee) soprattutto se il paziente non è stato ancora sottoposto a tale indagine; questa potrà escludere patologie di natura infettiva o una gastroenteropatia eosinofila. Il riscontro di eosinofilia (> 15-20 eosinofili per HPF) del tratto medio/distale dell’esofago può far porre diagnosi di esofagite eosinofilia che prevede un management terapeutico specifico. Nel caso in cui il quadro endoscopico non metta in evidenza lesioni di mucosa allora si dovrà pensare ad una NERD (Non Erosive Reflux Disease, cioè Malattia da Reflusso non Erosiva) la cui modalità di trattamento è rappresentata dalla somministrazione di IPP a dose piena sino a completa scomparsa dei sintomi. I pazienti con reflusso non erosivo possono però presentare una minore risposta al PPI a causa di una concomitante “ipersensibilità” recettoriale della mucosa o del sommarsi di una componente di tipo dispeptico/funzionale. La pH impedenziometria, nel contesto clinico di refrattarietà al PPI, andrà effettuata con l’obiettivo di distinguere i pazienti con sintomi correlati al reflusso (MRGE refrattaria vera) da quelli non correlati (pirosi funzionale, dolore toracico funzionale e sindrome da ruminazione). La manometria esofagea potrebbe essere utile nei pazienti che non hanno risposto alla soppressione acida in cui l’indagine endoscopica sia risultata normale; questa è di fondamentale importanza per distinguere patologie legate a disturbi di tipo funzionale o patologie acalasiche che possono mimare una MRGE (3). Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):44-45 In conclusione, nei pazienti refrattari o poco responsivi al trattamento con PPI la letteratura raccomanda un nuovo check clinico/strumentale con ripetizione dell’esame endoscopico con biopsie; se l’endoscopia è negativa occorrerà ripetere la ph-metria e/o impedenziometria per ricercare una correlazione tra sintomi clinici e presenza di reflusso ed eventualmente effettuare la manometria esofagea per escludere patologie acalasiche. In caso di correlazione tra sintomi e RGE è possibile raddoppiare il dosaggio dei PPI ed eventualmente associarli al baclofen soprattutto nei bambini con compromissione neurologica che presentano “retching”. La letteratura suggerisce altresì di interrompere la terapia medica con PPI nei pazienti refrattari che presentino tutti i test clinico/strumentali negativi (4-5). Corresponding Author FILIPPO TORRONI UOC di Chirurgia Endoscopica Digestiva Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma Piazza S. Onofrio, 4 - 00165 Roma Tel. + 39 06 68592345 e-mail: [email protected] [email protected] BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 1. Kahrilas PJ, Boeckxstaens G, Smout A. J.P.M. Management of the patient with incomplete. response to PPI therapy. Best Practice & Research Clinical Gastroenterology 2013;27:401-14. 2. Poh CH, Gasiorowska A, Navarro-Rodriguez T et al. Upper GI tract findings in patients with heartburn in whom proton pump inhibitor treatment failed versus those not receiving antireflux treatment. 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Key Points gio cosa su cui riflettere è la congruità del dosag • In caso di mancata risposta al PPI la prima si utilizzano dosaggi trica pedia età in o spess co; farma del e la modalità di somministrazione di vista terapeutico. subliminari e quindi non efficaci da un punto condizioni deve altresì far riflettere su possibili altre •La refrattarietà al trattamento con PPI : l’esofagite eosinofila e le MRGE una are” “mim era mani he qualc cliniche che possono in digestivo superiore ne sono un esempio. patologie dispeptico/funzionali del tratto multiple o con PPI ripetere una EGDS con biopsie •Utile in caso di refrattarietà al trattament ire le defin io megl per eno duod ale, stomaco e seriate a tutti i livelli: esofago medio/dist possibili alterazioni istopatologiche. nti “non un utile ed efficace strumento nei pazie •La ph impedenziometria rappresenta responder” ai PPI. refrattari e la terapia medica con PPI nei pazienti •La letteratura suggerisce di interromper tivi. nega ali con tutti i test clinico/strument Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):44-45 45 Soluzione del caso clinico di pagina 28 t or e as p Re C ma r l iel ab a di r a re u r a c s sa a ld Fino a che punto le indagini ci aiutano nella diagnosi? Titolo rubrica Bronislava Papadatou1, Maria Carmen Garganese2, Fiammetta Bracci1, Daniela Knafelz1, Giovanni Federici d’Abriola3, Maria Sole Basso1,Giuliano Torre1 1 UO di Epatologia Gastroenterologia e Nutrizione, 2 Medicina Nucleare, 3 Chirurgia Endoscopica Digestiva 1 2 autore Ospedale, autore Pediatrico Bambino Gesù di Roma 1 carica autore autore 2carica SVILUPPO DEL CASO CLINICO Gli esami ematochimici evidenziavano anemia sideropenica (Hb:9,3gr/dl, Sideremia:19 microgr/l, ferritina:7ng/ml), piastrinosi (PLT: 678.000/ul). I globuli bianchi e la formula leucocitaria, gli indici di flogosi (VES, PCR), gli ASCA IgA e IgG ed i pANCA. risultavano normali. Esami colturali: coprocolture per germi patogeni, ricerca Clostridium Difficile e tossina: negative; Rotavirus positivo. Markers fecali: la calprotectina fecale era fortemente aumentata (600 microg/g). Per quanto riguarda gli esami strumentali, l’ecografia addominale mostrava anse del tenue non ispessite ma dilatate, il colon presentava pareti ispessite con stratificazione e vascolarizzazione accentuata come per coinvolgimento flogistico in fase attiva.La scintigrafia con Tecnezio (99mTc) mostrava un’area di iperaccumulo focale del pertecnetato in fossa iliaca destra a ridosso della vescica e pertanto il quadro scintigrafico risultava compatibile con la presenza di mucosa gastrica in sede ectopica (Diverticolo di Meckel) [Figura 1]. % % % % 57 22 0 anteriore 5’ 0 % % 53 52 22 19 anteriore 15’ 0 anteriore 30’ % 0 anteriore 60’ 33 0 anteriore 2h 0 anteriore 4h Figura 1 Scintigrafia con Tecnezio (99mTc) 46 anteriore 45’ % 37 0 0 Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):46-48 Laterale 4h Quali ipotesi diagnostiche a questo punto? In seguito al referto della scintigrafia la diagnosi più probabile era quella di diverticolo di Meckel. Il piccolo veniva pertanto sottoposto a laparotomia che però non confermava la diagnosi di diverticolo di Meckel. In sede di esplorazione chirurgica veniva contestualmente effettuata la colonscopia, che evidenziava intensa flogosi della mucosa rettocolica con ulcerazioni, ricoperte da fibrina, spontaneamente sanguinanti al contatto con lo strumento endoscopico. Riscontro di mucosa iperemica negli ultimi centimetri dell’ultima ansa ileale come da “back-wash ileitis”.Vi era assenza di segmenti macroscopicamente indenni. L’esame istologico confermava la diagnosi di rettocolite ulcerosa. L’indagine immunoistochimica per CMV è risultata negativa. Punti critici della diagnostica differenziale ? L’età del paziente, (1), la contemporanea presenza di sangue sia digerito che rosso vivo nelle feci, la positività del rotavirus che poteva giustificare la presenza di sangue rosso vivo nelle feci, la negatività degli indici di flogosi, dei pANCA e ASCA e l’esito della scintigrafia, orientativo per una lesione singola, sono gli elementi che hanno portato ad una ipotesi diagnostica inizialmente errata. Gli alti livelli di calprotectina fecale, che invece potevano far pensare ad una malattia infiammatoria cronica intestinale, sono stati messi in relazione con l’età del paziente e con la presenza di rotavirus nelle feci (1). Il riscontro di una “back-wash ileitis” durante l’esame endoscopico giustificava la presenza di sangue digerito nelle feci. Il diverticolo di Meckel è la più frequente anomalia congenita del tubo gastrointestinale, presente nell’ 1-3% della popolazione. Il sintomo più frequente in bambini di età inferiore ai 5 anni è proprio l’emorragia intestinale, spesso senza altri sintomi. La scintigrafia con 99mTc è una tecnica diagnostica ben collaudata nella valutazione dei bambini con sanguinamento intestinale per la ricerca di mucosa gastrica ectopica o di duplicazioni intestinali. Occorre tuttavia sottolineare che è possibile osservare un accumulo del pertecnetato in zone di grave flogosi della mucosa intestinale con risultati falsamente positivi, come in questo caso. Tale accumulo è dovuto a una ipervascolarizzazione con iperemia e/o aumentata permeabilità della mucosa intestinale (2). Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) sono in aumento anche in Italia. L’incidenza complessiva di tali malattie in età pediatrica in Italia è stata calcolata essere di 1,39X105 di abitanti di età < ai 18 anni. Di essi il 20% hanno avuto un esordio in età inferiore ai 6 anni. (3) Anche in un recente studio condotto su 506 pazienti affetti da MICI, nell’11%dei casi la malattia è esordita in bambini con età inferiore ai 5 anni (4). Questi dati suggeriscono che una MICI andrebbe presa in considerazione anche in bambini molto piccoli che si presentano con sanguinamento intestinale del tratto inferiore. Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2014; Volume VI(3):46-48 47 Case Report Bibliografia Essenziale 1. Abraham BP, Kane S. Fecal markers: calprotectin and lactoferrin. Gastroenterol Clin N Am 2012;41:48395. 2. Kiratli PO, Askoy T, Bozkurt MF et al. Detection of ectopic gastric mucosa using 99m Tc pertechnetate: review of the literature. Ann Nuc Med 2009;23:97-105. 3. Castro M, Papadatou B, Baldassare M et al. Inflammatory bowel disease in children and adolescents in Italy: data from the pediatric national IBD register (1996-2003). Inflamm Bowel Dis 2008 Sep;14(9):124652. doi: 10.1002/ibd.20470. 4. Aloi M, Lionetti P, Barabino A et al. 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