TRADIZIONE E POPOLI Interrogazione Arrigoni Piergiorgio A CHI APPARTENGO? • La persona umana fa parte di qualcosa di più grande. • Per realizzarsi un uomo deve stare nella realtà e capire chi è. • Bisogna sentirsi parte di un popolo, non sono nessuno se non sono dentro un popolo. • Per rispondere dobbiamo guardare indietro ai costruttori di popoli ( “sulle spalle dei giganti” ), persone che hanno lasciato un segno a cui posso attingere un modello di vita: hanno vissuto in modo vero, si sono messi in rapporto con la realtà. IN GENERALE • La “tradizione” è l’insieme dei valori e dei significati che il passato ci consegna. Il popolo è il luogo dove la tradizione vive e si alimenta, non è una semplice folla, è formato da cultura, lingua e territorio (quest’ultima entità sta però scomparendo). • Tutto ciò che ruota intorno a un popolo chiamiamo “cultura”, sempre in movimento, perché le circostanze della vita cambiano. • Senza popolo non c’è l’io, infatti tutti i genitori devono fare entrare in rapporto con la realtà i propri figli, comunicandogli i valori e i significati che hanno scoperto nella loro vita, trasmettendo così le tradizioni. Il bambino potrà vivere la realtà come una forte esperienza. QUATTRO BRANI PER CAPIRE Sant’Ermanno lo storpio Il popolo russo e i suoi canti La Pulzella d’Orléans A fianco degli indios Guaranì “SANT’ERMANNO LO STORPIO” • Sant’Ermanno, che visse la sua vita all’interno di un monastero, riuscì, nonostante il suo handicap, a farsi voler bene da tutti per il suo carattere amabile e affettuoso, ancor più che per le grandi opere che scrisse, sempre incoraggiato dagli amici. In tutta la sua vita non ebbe mai tregua dal dolore fisico, nonostante ciò riuscì a superare questo limite con la fede, con l’intelligenza, con la curiosità e grazie alla stima dei confratelli • Se fosse nato in un mondo pagano, sarebbe stato soppresso alla nascita. Però è nato in un’epoca con quella spiritualità e quegli ideali che la caratterizzano. • “Col risultato che tutti gli volevano bene”. Fu proprio grazie a questo affetto (nessuno dei confratelli ridusse il suo valore a quel misero corpo che era - come Eluana) che lo circondava che riuscì a superare la sua deformità che lo tormentava e a scrivere opere grandiose, che ancora oggi venne ricordato. “IL POPOLO RUSSO E I SUOI CANTI” • Il popolo russo è un popolo autentico, in quanto nei secoli, con grande tenacia, ha mantenuto vive le proprie tradizioni attraverso una modalità semplice, gioiosa e accessibile a tutti: il canto. Il canto popolare russo esprime la vita del popolo russo, meglio di qualunque libro o altra espressione artistica. Attraverso il canto esprime il suo passato, la sua fierezza, la sua identità. L’identità di un popolo è importante in quanto nel tempo da a ciascuno il senso di appartenere a una tradizione (a chi appartengo?). • “Inno dei sommergibilisti”. Ho scelto questo canto perché lo cantiamo spesso insieme e suscita in me il senso della sfida e dell’avventura. “LA PULZELLA D’ORLÈANS” • Giovanna d’Arco fu una persona che attraverso un’impresa eroica aldilà dell’immaginabile dimostrò a tutti che con l’aiuto di Dio nulla è impossibile. Questa giovane era talmente convinta di essere stata scelta per questa missione quasi impossibile, che riuscì a incontrare il delfino Carlo e a convincerlo della reale possibilità di un riscatto della Francia (gli altri sovrani guardarono con indegnità Carlo, perché scettici, soprattutto in quel travagliato periodo). Oggi Giovanna non sarebbe stata creduta perché viviamo in un’epoca troppo razionale e scettica, che non lascia spiragli a questo tipo di slancio. • “Portava un’armatura a piastre che era costata 100 franchi tornesi, portava uno stendardo bianco su cui aveva fatto dipingere un Cristo Giudice … la spada la usava solo per difendersi.” Questo significa che, durante quest’avventura militare, Giovanna usava l’armatura, anche la spada, solo per difesa secondo i principi più nobili (che i soldati non conoscevano più, infatti fu il suo coraggio a ripristinare questi valori) e lo stendardo indicava che Cristo avrebbe giudicato gli inglesi. “A FIANCO DEGLI INDIOS GUARANÌ” • Da questo colloquio fra due padri di una comunità emerge la paura e il presentimento che l’esperienza delle reducciones voluta dai padri gesuiti stia per concludersi a causa dell’invidia e dell’ostilità verso queste comunità. Infatti all’interno delle comunità i missionari non portavano solo l’annuncio cristiano, ma la civiltà, intesa come possibilità che un popolo tribale potesse, pur nel rispetto delle proprie tradizioni, evolversi attraverso l’istruzione e il lavoro. L’esperienza delle reducciones fu straordinaria poiché i Gesuiti insegnarono agli Indios il valore della dignità in modo che non accettassero di essere maltrattati o resi schiavi da nessuno. I PROBLEMI DELLA SOCIETA’ • Se noi non manteniamo un legame con le nostre radici che affondano nel popolo di cui facciamo parte, soffriamo perché perdiamo una parte della nostra identità. Se rompiamo con il passato, siamo preda dell’ ”omologazione culturale”. Seguiamo le mode e siamo in preda al “potere” dei mass media (il cosiddetto “grande fratello”). Così finiamo per essere tutti uguali. • Accettazione è un termine spesso frainteso. Non vuol dire cancellare le proprie tradizioni per fare spazio a quelle degli ospiti, ma vuol dire accogliere l’altro, il diverso, evitando atteggiamenti come il razzismo. DUE BRANI PER CAPIRE “In memoria” “L’immagine distorta” “IN MEMORIA” • In questa poesia Ungaretti vuole ricordare la triste vicenda umana del suo amico Moammed Sceab che aveva conosciuto a scuola in Alessandria d’Egitto. Moammed era libanese e si era trasferito a Parigi come Ungaretti, ma in nessuna città del mondo riusciva a sentirsi in patria. Così, avendo ormai perso ogni radice e ogni legame con la sua identità culturale, aveva deciso di togliersi la vita che per lui non aveva più un senso. “L’IMMAGINE DISTORTA” • In questo brano una madre descrive alla figlia ciò che accadrà quando lei andrà a vivere all’estero e sarà vittima di pregiudizio a causa del colore della sua pelle. I suoi genitori le raccontano che in Polonia erano stati trattati come dei cittadini di serie B o come dei poveracci, nonostante fossero ricchi e di grande cultura. Il significato è che il pregiudizio impedisce agli uomini di riconoscere il vero valore dei propri simili, poiché si ferma all’apparenza o ad alcune convinzioni sbagliate. • “Il razzismo è qualcosa di singolare, è come una fitta nebbia che offusca la vista e la capacità di giudizio anche di menti eccelse”. In questa forte frase viene spiegato metaforicamente cos’è il razzismo.