Gas metano
A cura di Matteo e Luca
Il metano
• Il gas naturale è una fonte
energetica "a basso
impatto ambientale" in
grado di soddisfare
facilmente gli usi più
svariati.
• Viene infatti
comunemente impiegato
nel settore domestico, nel
terziario, nell'industria,
per la produzione di
energia elettrica e per
autotrazione.
L’utilizzo da combustibile
• Si tratta di un combustibile
"ecosolidale" in quanto il
contenuto di sostanze inquinanti
immesse in atmosfera durante la
combustione è inferiore rispetto a
quello degli altri combustibili.
• Le emissioni di ossidi di azoto
sono più basse di quelle prodotte
dalla combustione del carbone,
dell'olio combustibile, del gasolio
e della benzina; mentre le
emissioni di ossidi di zolfo, di
polveri e di altre sostanze nocive
sono trascurabili.
La combustione
• Quando brucia, il gas naturale
sviluppa prevalentemente vapore
acqueo (H2O) e anidride
carbonica (CO2), due sostanze
gassose che esistono
normalmente in natura (ciascuno
di noi le produce, ad esempio,
durante la respirazione).
• In ogni caso, a parità di energia
prodotta, il gas naturale produce
meno anidride carbonica
(mediamente dal 25 al 40%)
rispetto ad altri combustibili o
carburanti di origine fossile come
la benzina e il gasolio.
Il trasporto
• Inoltre, grazie allo sviluppo di un
sistema di trasporto capillare in
condutture sotterranee, il gas
arriva direttamente nelle case e
nelle industrie, evitando così
l'inquinamento dovuto al transito
sulle strade di autocisterne che
trasportano combustibili liquidi.
Va infine sottolineato il fatto, non
meno importante, che i veicoli a
gas naturale (taxi, scuolabus,
autovetture e autobus)
costituiscono attualmente una
delle principali risposte per la
riduzione ed il contenimento
dell'inquinamento atmosferico
delle città.
La scoperta
• Nell'autunno del 1776 Alessandro
Volta studiò un fenomeno noto
anche in epoche più lontane,
segnalatogli da Carlo Giuseppe
Campi: in un'ansa stagnante del
fiume Lambro, avvicinando una
fiamma alla superficie si
accendevano delle fiammelle
azzurrine. Questo fenomeno era
già stato studiato separatamente
da
Pringle, Lavoisier, Franklin e Priest
ley pochi anni prima ma lo
classificarono semplicemente
come un'esalazione di aria
infiammabile, di origine minerale.
Gli studi
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Questo fenomeno era già stato studiato
separatamente da
Pringle, Lavoisier, Franklin e Priestley pochi
anni prima ma lo classificarono
semplicemente come un'esalazione di aria
infiammabile, di origine minerale.
Volta volle andare più a fondo della
questione. Mentre era ospite ad Angera nella
casa dell'amica Teresa
Castiglioni (Angera 1750 - Como 1821),
Alessandro Volta scoprì l'aria infiammabile
nella palude dell'isolino Partegora, in località
Bruschera. Provando a smuovere il fondo con
l'aiuto di un bastone vide che risalivano delle
bolle di gas e le raccolse in bottiglie. Diede a
questo gas il nome di aria infiammabile di
palude e scoprì che poteva essere incendiato
sia per mezzo di una candela accesa sia
mediante una scarica elettrica; dedusse che il
gas si formava nella decomposizione di
sostanze animali e vegetali.
I primi utilizzi
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Pensando immediatamente a un suo
utilizzo pratico costruì dapprima
una pistola elettroflogopneumatica in
legno, metallo e vetro, il cui scopo
sarebbe stato la trasmissione di un
segnale a distanza, e in seguito
realizzò una lucerna ad aria
infiammabile e perfezionò
l'eudiometro per la misura e l'analisi
dei gas.
Per ulteriore conferma della sua tesi,
si recò nel 1780 a Pietramala,
sull'Appennino toscano, dove vi
erano dei celebri fuochi fatui. La
corretta composizione del gas fu
determinata da Thomas
Henry nel 1805.
Le perforazioni italiane
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Nel giugno del 1959 in Italia, presso Lodi,
una perforazione dell'Eni, allora
presieduta da Enrico Mattei, scopre il
primo giacimento profondo dell'Europa
occidentale.
Successivamente si iniziano i rilevamenti
nel mare Adriatico, ma le prime due
perforazioni dettero esito negativo, così
l'Eni abbandonò l'idea preferendo
destinare le risorse a perforazioni nel mar
Rosso. In attesa delle autorizzazioni da
parte del governo egiziano, l'Eni decise di
compiere una terza trivellazione al largo
di Ravenna, che diede esito positivo.
Nel 1959 entrò in funzione la
prima piattaforma metanifera.
Al largo di Crotone attualmente le
piattaforme dell'Eni estraggono circa il
15% del consumo nazionale di metano, sia
per uso civile che industriale.
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