Corso di Formazione
Operatori Socio-Sanitari
”Metodologia del lavoro
sociale”
Il servizio sociale, nelle sue varie
forme, è orientato verso le molteplici,
complesse transazioni tra le persone
e il loro ambiente.
La sua mission è abilitare tutte le
persone a sviluppare il proprio pieno
potenziale, arricchire le loro vite e
prevenire le disfunzioni…
International Federation of Social Workers ( IFSW), 2000, Montreal.
METODOLOGIA GENERALE
LA FORZA DEL SOCIALE
NELLA COMUNICAZIONE
INTERATTIVA
Le tre caratteristiche fondamentali
del lavoro sociale
Il possesso di capacità
comunicative e relazionali
Il possesso di conoscenze teoriche aggiornate
Il possesso di abilità tecniche o manuali
LA METODOLOGIA
INTROSPETTIVA
“… Se impariamo prima ad accettarci, vedendo i
lati buoni con la stessa lucidità con la quale
vediamo quelli che buoni non sono, e poi ci
diamo da fare per raggiungere i nostri scopi, la
probabilità di ritrovarci a sprecare tempo ed
energie preziose nell’angosciarci saranno
necessariamente minime…”
( Dale Canergie)
L’AUTOEFFICACIA
DELL’OPERATIVITA’ SOCIALE, SANITARIA ED EDUCATIVA
L’autoefficacia consiste nella fiducia che un
operatore ha di attuare un determinato
comportamento attraverso tutta una serie di
strategie funzionali alla persona e
all’intervento professionale. Si tratta di un
insieme di valutazioni ( ex ante, in itinere, ex
post) che l’Operatore compie rispetto alle
proprie possibilità di attuare un cambiamento.
(Silvana Di Filippo)
ACCETTAZIONE: Legata al principio del rispetto della persona
PARTICOLARIZZAZIONE : Atteggiamento professionale che nasce dal
riconoscimento che ogni persona ha una sola UNICITA’ per la particolarità
del suo patrimonio biologico, delle sue esperienze psicologiche e dei
condizionamenti ambientali
AUTODETERMINAZIONE : In cui non vengono date soluzioni già pronte,
ma stimola l’iniziativa “nell’altro” nel prendere decisioni autonome
Processo attraverso il quale le
persone superano la sensazione di
impotenza, per acquisire o
riconquistare il senso di poter
controllare, almeno in parte, la
propria vita.
FINALITA’ DEL PROCESSO:
(Haynes, Buzzi 1996)
facilitare il cambiamento,
aiutare le persone
ad uscire da una situazione
di stallo.
EMPOWERMENT COGNITIVO:
per aiutare le persone a potenziare e arricchire
i processi mentali.
EMPOWERMENT AFFETTIVO:
sviluppare e coltivare relazioni sociali positive.
EMPOWERMENT RELAZIONALE:
per imparare a gestire le nostre emozioni e a
ridurre lo stress psicologico.
EMPOWERMENT SOCIALE:
per sviluppare e fornire competenze atte ad
operare scelte responsabili e partecipare
attivamente alla risoluzione dei problemi
collettivi.
• Questo termine, veniva inizialmente usato in
metallurgica per descrivere la capacità di un materiale di
resistere agli urti senza spezzarsi.
• in psicologia con il termine ‘resilienza’ s’intende la
capacità di un individuo di far fronte a eventi negativi e
traumatici e di riorganizzare positivamente la propria
vita di fronte alle difficoltà, resistendo con successo
alle situazioni avverse e imparando a sviluppare
competenze dalle situazioni avverse e rafforzando la
fiducia in se stessi e nel proprio agire.
Trasformare un’esperienza dolorosa in apprendimento,
inteso come la capacità di acquisire competenze utili al
miglioramento della qualità di vita e all’organizzazione di un
percorso autonomo e soddisfacente. L’evento traumatico,
può divenire, motore di cambiamento possibile.
Si tratta di incontrare la sofferenza, accettarla e trovare
forme di elaborazione che permettano alla persona di
integrare le parti luce con le parti buie, le risorse con i
limiti, e comprendere che l’esperienza traumatica o di stress,
che rimane scritta nel profondo dell’animo, diventerà
occasione formativa.
“Bisogna vedere
tutte le cose
come se fossero
per la prima volta”
(Henri Matisse)
LE TRE DIMENSIONI
DEL PROCESSO DI AIUTO:
INTROSPEZIONE
(Contatto con l’ambiente)
Si completa delle metodologie sopra
descritte e di tutte le altre caratteristiche
che consentono di costruire ipotesi
di funzionamento e di intervento
nei servizi e nelle politiche sociali
Le strutture sociali sono costruite
da azioni e relazioni umane che
influenzano le caratteristiche della
società e dell’ambiente in cui si vive.
LA FORZA DEL SOCIALE
NELLA COMUNICAZIONE
INTERATTIVA
L’OBIETTIVO PRINCIPALE
DI UN SERVIZIO ALLA PERSONA
QUAL’E’, SECONDO IL TUO PUNTO
DI VISTA?
Rispondere con un aggettivo (non con
una frase)
L’esercizio è anonimo
ELABORAZIONE GRAFICA
Per essere buoni operatori del sociale è necessario
considerare adeguatamente il nostro iter formativo:
Perché vogliamo fare questo mestiere?
Cosa ci aspettiamo di ricavarne?
Cosa speriamo di realizzare?
Quali sono o quali dovrebbero essere i VALORI a cui fare riferimento
quando ci impegniamo in un intervento di AIUTO?
Come possiamo far fronte agli aspetti di una professione al servizio
delle persone?
DI FRONTE A QUESTI INTERROGATIVI E’
NECESSARIO:
1. CONOSCERE SE STESSI: analizzare le
motivazioni personali, gli obiettivi e i limiti di un
operatore impegnato in un servizio alle persone.
2. OCCUPARSI DEI PROBLEMI DEGLI ALTRI:
diritti degli utenti e dignità dell’individuo.
3. PROFESSIONALITA’ DEGLI OPERATORI:
rapporti con i colleghi, gestione del tempo,
comunicazione e crescita personale.
1.Individuare le motivazioni, le finalità e le aspettative
che vi hanno portato a scegliere una professione di
servizio alle persone;
2.Individuare le caratteristiche personali che potrebbero
limitare le proprie prestazioni professionali;(limiti
interni)
3.Individuare i limiti nelle proprie prestazioni che sono
dovuti a problemi esterni.
1. CONOSCERE LE PROPRIE MOTIVAZIONI
PROFESSIONALI
Chi sceglie una professione al servizio delle persone,lo fa per
servire gli altri, per “fare del bene”.
Alla domanda sul perché abbiamo scelto di lavorare alle servizio
delle persone dovremo quindi rispondere” PER AIUTARE GLI
ALTRI”.
2. INDIVIDUARE LE CARATTERISTICHE
PERSONALI CHE POTREBBERO LIMITARE LE
NOSTRE PRESTAZIONI PROFESSIONALI:
A) E’ giusto avere, oltre alle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni
di tipo “egoistico”.
B) E’ giusto “divertirsi” durante il proprio lavoro. E’ possibile fare un lavoro
estremamente serio e trovare piacere nel farlo. Non c’è nulla di male nel
lavorare divertendosi.
C) E’ giusto anche avere delle motivazioni disinteressate, come il desidero di
poter migliorare un po’ la vita delle persone.
D) Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire
“bravi”, o perché crediamo che la gente ci giudicherà bene per questo.
Qualunque cosa facciamo, dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché
qualcun altro se lo aspetta da noi. Chi ama veramente il proprio lavoro e lo
trova gratificante, lavora assai meglio di chi ama quello che fa.
3. INDIVIDUARE I LIMITI NELLE NOSTRE
PRESTAZIONI CHE SONO DOVUTI A PROBLEMI
ESTERNI:
A) E’ importante conoscere i propri limiti perché nessuno è perfetto e nessuno può
avere una risposta a tutto. Se è vero che in futuro potremo avere risposte che oggi
non abbiamo, è anche vero che avremo altre nuove domande a cui dovremo
cercare di dare una risposta.
In prospettiva, riusciremo a essere molto più efficaci se accettiamo i seguenti
principi:
Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo
una adeguata conoscenza di tutti i problemi importanti.
E’ quindi evidente che commettiamo degli errori.
Commettere errori è legittimo.
Non è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore.
E’ giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare.
Limiti personali
Ognuno di noi presenta una diversa e originale combinazione di punti di forza
e di lati deboli. Vi sono, comunque, alcuni problemi comuni che ritroviamo
spesso in chi lavora nei servizi alle persone.
Non possiamo voler bene a tutte le persone che dovremmo aiutare (a volte non ci
sono nemmeno simpatiche)
Vi saranno sempre delle situazioni legate al lavoro e alle persone con cui
lavoriamo che causeranno forti reazioni emotive
Non tutti mi sono simpatici
Non posso aiutare tutti
Non ho tempo sufficiente
Limiti esterni
Strutturali
Organizzativi
Es. Non vi è denaro sufficiente
Non abbiamo un mezzo della ASL
Non abbiamo il telefono
La struttura è pericolante
Alcuni programmi sono in contrasto con i valori
fondamentali della solidarietà sociale
Nessuno ne sa abbastanza
Limiti esterni (2)
ESERCITAZIONE
1. Elenca tutti i limiti personali che possono influire
negativamente sulla qualità delle tue prestazioni
professionali. Scegli / o inserisci la più importante:
es.
Ho un’automobile poco affidabile e un lavoro che richiede
frequenti spostamenti.
Sono da poco in città e non conosco ancora tutte le risorse
locali.
Mia madre era un’alcolista e ciò mi impedirà probabilmente
di intervenire efficacemente nei casi di dipendenza da
sostanze.
Limiti esterni
2. Elenca i tuoi punti di forza che potrebbero compensare i
limiti che hai evidenziato.
Es.
Sono abituata a usare i mezzi di trasporto pubblici.
Ho una discreta capacità nello svolgere indagini e analisi
della realtà locale.
Essendo stato un utente dei servizi sociali, so cosa vuol dire.
Limiti esterni
3) Elenca tutti i limiti esterni che possono interferire negativamente
con il tuo lavoro. Scegli i tre più gravi in rapporto alle tue attuali o
future responsabilità.
Es.
Ufficio sovraffollato.
Lavoro in aree rumorose.
Personale insufficiente.
Finanziamenti limitati.
Lunghe liste di attesa.
Disposizioni ministeriali.
Scadenze impossibili.
Burocrazia.
D)Quale dei limiti elencati nel punti c) ritieni ti dovrebbe creare più
problemi?
Nella tabella che segue, riporta nella colonna vantaggi / tutte le gratificazioni che ricevi dal
tuo lavoro.
Nell’altra colonna riporta gli svantaggi insiti nel tuo lavoro.
VANTAGGI
SVANTAGGI
La soddisfazione di vedere un ragazzo che ce la fa.
Alta frequenza di recidive tra delinquenti minorenni.
La riconoscenza di una famiglia o di un utente.
Scartoffie e ancora scartoffie.
Un responsabile che mi incoraggia a partecipare a
seminari e aggiornamenti, in modo da affinare le mie
abilità.
Ufficio in un quartiere della città piuttosto pericoloso.
Il sostegno di un collega
Scarso rispetto da parte della mia famiglia e degli amici.
Orari molto flessibili.
Gli utenti e le loro famiglie sono irritati con me (non è vero,
sono irritati con ciò che rappresento: tribunale, uffici
giudiziari,fallimento)
OBIETTIVI
Essere in grado di:
1. Essere sensibili all’umanità delle persone che ricevono
un servizio.
2. Avere presenti i diritti degli utenti e le implicazioni che
questi diritti hanno per gli operatori del servizio
3. Ascoltare le emozioni delle persone
4. Favorire l’empatia
5. Avviare un procedimento di empowerment
IL PROGETTO EDUCATIVO
Il progetto educativo è una tipologia
particolare di progetto che prevede
le modalità di sviluppo di
un processo educativo o di varie
forme di attività in un contesto
di apprendimento
Fasi della costruzione di un
progetto educativo
•
•
•
•
•
Identificazione della domanda(adattare il linguaggio)
Analisi della situazione(studio del caso/individuazione cause)
Risoluzione del problema(empowerment)
Aspettative dell’utente(aiuto che si aspetta di ricevere)
Possibilità dell’ente(mezzi disponibili rispetto al bisogno espresso)
• Elaborazione del progetto(P.A.I.)
• Attuazione del processo di aiuto (attraverso l’ascolto empatco,
l’osservazione, il colloquio.
• Verifica/valutazione
• Ri-pianificazione eventuale
COMPITI
SOSTENERE
PREVENIRE
CONOSCERE
Valorizzare la
persona nella
sua globalità;
Mantenere o riattivare nella
persona interesse e
partecipazione ;
Avere una buona
comunicazione con i cargiver;
Favorire i rapporti con il
territorio impedendone
l’emarginazione e
l’isolamento.
COMPETENZE OSS
Prestare aiuto agli utenti incoraggiando e favorendo la cura di
se nelle attività giornaliere (pulizia personale, vestizione,
nutrizione, aiuto nell'assunzione dei pasti, corretta
deambulazione, movimento arti invalidi, corretto uso di ausili,
attività ricreative e/o riabilitative...)
Affiancarsi all'utente e collaborare attivamente alle attività
che favoriscono la socializzazione, l'integrazione sociale e lo
sviluppo delle capacità cognitive
Prestare aiuto nel governo dell'alloggio e dell'ambiente di vita
(cura dell'alloggio, preparazione dei pasti, predisposizione
delle strutture finalizzate alle attività occupazionali o del
tempo libero
COMPETENZE
Gestire in collaborazione con gli operatori le attività ricreativeculturali e/o occupazionali
Dare fiducia, appoggiare e incoraggiare l'utente, ascoltandolo,
dimostrandogli apprezzamento per i successi ottenuti e
appoggiandolo nel superamento delle difficoltà
Svolgere (se richiesto o necessario) elementari mansioni legate
all'attività medica (rilevazione della temperatura, semplici
interventi di primo soccorso...)
COMPETENZE
Coinvolgere i soggetti nella partecipazione alle iniziative
Aiutare i soggetti a mantenere buoni rapporti con famigliari,
parenti, amici e vicini
Favorire il contatto con la realtà sociale circostante e con le
altre istituzioni che si occupano di disabili
Relazionarsi con altri operatori e partecipare, se possibile, alle
riunioni d'equipe
Instaurare, se possibile, rapporti con le famiglie degli utenti e
con la realtà sociale in cui essi vivono
CHI E’ L’O.S.S.?
L’operatore socio sanitario è l’operatore che svolge attività
indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona,
nell’ambito delle proprie aree di competenza, finalizzate al
recupero, al mantenimento e allo sviluppo del livello di benessere
e di autonomia della persona.
I destinatari degli interventi dell’operatore socio sanitario possono
essere: anziani, minori, persone con handicap fisico o psichico, in
stato di disagio sociale o di emarginazione, persone con problemi
di salute in fase acuta, cronica, terminale.
L’operatore socio sanitario svolge la sua attività inserito in équipe,
in collegamento funzionale e in collaborazione con gli operatori
professionalmente preposti, rispettivamente all’assistenza
sanitaria e a quella sociale.
COSA DEVE AVERE L’O.S.S.?
- competenze di assistenza diretta alla persona
- competenze di assistenza alla persona di specifico carattere
sanitario
- competenze di relazione con la persona assistita, la
famiglia, l’équipe
- competenze di comfort, di igiene e di sicurezza
nell’intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e di cura
dell’assistito
- competenze di organizzazione, verifica delle proprie attività
nell’ambito della pianificazione del lavoro e d’integrazione
con altri operatori e servizi.
OPERATORI COINVOLTI
RETI INTERNE
Èquipe :
Medici,
infermieri,assistenti
Gruppo di
professionisti che sociali,psicologi,neurologi
etc.
lavorano in
sinergia per un
fine comune.
RETI ESTERNE
Professionisti del territorio
Èquipe professionali ( con la stessa qualifica)
Èquipe multiprofessionali (con qualifiche diverse)
OSS E INTERVETO SOCIO-SANITARIO
Interventi di assistenza diretta alla persona
- rilevare necessità assistenziali
- attuare interventi di cure e igiene personale
- valutare l’efficacia dell’intervento
Interventi di assistenza alla persona di specifico carattere sanitario
- collaborare nell’attuazione di una serie di attività di aiuto alla persona a specifico carattere sanitario,
chiaramente individuate per iscritto nella pianificazione delle cure
Interventi di relazione con la persona assistita, la famiglia, l’équipe
- attivare una relazione professionale come strumento del processo di aiuto messo in atto per consentire
alla persona da assistere di mantenere, potenziare, valorizzare le proprie risorse
Interventi di comfort, di igiene e di sicurezza nell’intervento sugli ambienti di vita, assistenziali e
di cura dell’assistito
- attuare interventi volti a garantire un ambiente di vita, assistenziale e di cura dell’assistito
confortevole, igienico e sicuro
Interventi di organizzazione, verifica delle proprie attività nell’ambito della pianificazione del
lavoro e d’integrazione con altri operatori e servizi
- attuare gli interventi nel rispetto delle finalità ed obiettivi del servizio di appartenenza
- operare per il raggiungimento di obiettivi comuni, all’interno di équipe professionali o
multiprofessionali
- gestire le proprie attività utilizzando in modo ottimale le risorse disponibil
“La relazionalità ha un fondamento
empirico esperienziale: così come, nel
sistema di riferimento organico, l’uomo non
può esistere senz’aria e senza cibo; nel
sistema di riferimento sociale l’essere umano
non può esistere senza relazioni con gli altri.
Questa relazione è il costitutivo del suo
essere persona, come lo sono l’aria e il cibo per il corpo.
Sospendete la relazione con l’altro e avrete sospeso la
relazione con il sé”.
Donati 1992
Il concetto di relazione implica il concetto di
rapporto, di interazione, di molteplici contatti
• la relazione è un legame che congiunge;
• la relazione accade in un tempo;
• ciò che accade in un tempo ha una durata, occupa uno spazio ed ha una storia;
• la relazione, che ha/contiene una storia,trasporta, emozioni, desideri,
aspettative,interpretazioni dei fatti, valori, significati, richieste,comportamenti
ed è aperta contemporaneamente verso l’evoluzione o l’involuzione;
• non è mai neutra, quindi, è fortemente condizionata dalla soggettività
individuale;
• la relazione come mezzo e possibilità.
Tutto ciò che occorre per risolvere un
problema è in primo luogo, l’infaticabile
raccolta di tutti gli elementi; in secondo
luogo, una pazienza inesauribile, la
capacità d’abbracciare il problema nel suo
complesso, con un’immaginazione
aperta e originale.
( Elley Queen)
Intuitivamente con il termine relazione di aiuto (helping
relationship) si intende il legame che si instaura tra
una persona capace di dare aiuto (helper) e un' altra
che ha bisogno di riceverlo (helpee).
Folgheraiter, 1998
La relazione di aiuto nel servizio sociale si
caratterizza da un lato come relazioneinterazione tra utente ed operatore su un piano
di reciprocità e costruzione-insieme di una
soluzione .La relazione di aiuto si prefigge di
migliorare le abilità decisionali del soggetto,
fornendogli gli strumenti concettuali per
compiere scelte di valore e per individuare
criteri secondo i quali orientare la propria vita.
La relazione di aiuto è lo strumento base per operare
sul sistema utente; è una relazione empatica, promozionale,
fondata sulla fiducia reciproca e tende
a sostenere sia le forze positive del sistema utente,
sia a placare le sue ansie, accettare le sue
ambivalenze, a chiarire le sue incertezze, a porre dei
controlli.
Attraverso la relazione di aiuto l’assistente
sociale, operando sia sul piano cognitivo che emotivo
del sistema utente, cerca di attivare un processo di
apprendimento di modalità più funzionali per
percepire ed affrontare la situazione problema e
produrre così un cambiamento di atteggiamenti, e di
conseguenza, di comportamenti.
Dal Pra Ponticelli, 1987
La relazione di aiuto che lega l’assistente sociale e la persona è
anche un percorso di compito (Ferrario, 1996).
Quando si parla di compito nella relazione di aiuto ci si
riferisce:
• al percorso che i due soggetti intraprendono
• alla fase di realizzazione del progetto,
La relazione di aiuto si colloca in un pensiero progettuale
consapevole che è connotata da una particolare densità
operativa.
La relazione è triadica:
operatore socio-sanitario/persona/servizio-territorio;
non è esclusiva; è dialogica e abilitante.
E’ più facile fare una buona
prima impressione che
modificarne una cattiva….
Aiutare a pensare…
Essere capaci di entrare in contatto e mantenere questo
contatto;
Non esercitare manipolazioni
Essere capaci di ascoltare e di comprendere
manifestare con il comportamento verbale e non verbale
ascolto e e comprensione
Fare attenzione
Mantenere la mente sgombra (non farsi distrarre)
Essere concentrati su ciò che succede (modi e contenuti della
comunicazione)
Non farsi travolgere dall’ ansia
Correggere i tentativi di strumentalizzazione
Improvvisare adeguatamente (ovvero intuire i silenzi, le parole
giuste, le pause, i gesti)
Sapere che l’ interazione accade in un tempo e in luogo
Avere un fine e uno scopo, una continuità
La capacità empatica comprende la
conoscenza
dello stato interiore di un’altra persona
(vivere
temporaneamente la vita di un’altra
persona) e il
processo comunicativo (verbale e non
verbale)
finalizzato ad esprimere alla persona la
comprensione in atto.
Componenti delle capacità relazionali
Immedesimarsi
Identificarsi
Osservare
Ascoltare
Comunicare
Pensare
Pazientare
Collaborare
Negoziare
Essere consapevoli di sé
Apprendere dall’esperienza
Tollerare la frustrazione
Contenere l’ansia
Promuovere la soggettività
Assumersi responsabilità
Saper attendere
Osservare ed ascoltare, come componenti della
capacità relazionale, mettono in contatto e
questo essere in contatto provoca un incontro fra
emozioni.
Accogliere l’altro significa
creare uno spazio “libero” per
l’altro, dove il cambiamento sia
possibile.
Nell’incontro con l’altro il
soggetto mentre perfeziona sé
stesso, arricchisce anche
l’altro.
S’instaura un rapporto che
conduce le persone coinvolte
ad una migliore conoscenza
reciproca.
LAVORARE IN GRUPPO
Cosa è un gruppo
E’ qualcosa di diverso dalla
somma dei suoi membri: ha una
struttura propria, fini e relazioni
particolari con gli altri gruppi;
esso può definirsi come un
insieme dinamico
(Kurt Lewin)
1. Consentire ad ognuno di esprimersi , evitando interruzioni inopportune;
2. Prestare un ascolto attivo a quanto viene detto;
3. Rispondere a ciò che gli altri hanno detto;
4. Vanno evitati argomenti dispersivi e non attinenti al tema in discussione;
5. Portare in discussione materiale significativo ed importante, senza
contrastare o irrigidirsi su tematiche incondivise;
6. Selezionare gli argomenti oggetto di discussione;
7. Essere disposti a rinunciare alle normali norme sociali di autodifesa e ad
accettare l’aperta discussione e la critica riguardo ai propri problemi e sentimenti;
8. Accettare le limitazioni che vengono poste a comportamenti aggressivi, sia
verbali che di altra natura, che potrebbero seriamente creare una frattura del
gruppo;
9. Incoraggiare l’espressività emotiva.
Apprendere in gruppo
Il gruppo favorisce
l’apprendimento attraverso:
il coinvolgimento emotivo e
motivazionale
il confronto e la discussione con gli
altri
la riduzione dei meccanismi di difesa
il piacere della dimensione ludica
Nei gruppi le persone sperimentano
due tipi di attività e stati mentali:
A.l’uno principalmente cosciente e
razionale
B.l’altro più inconscio ed istintivo
Lavorando con i gruppi di adolescenti, ad
esempio, è importante osservare sia gli
aspetti legati al compito che quelli legati
all’emotività
Ogni partecipante necessita di mantenere
la sua identità ed individualità
(membership) e contemporaneamente di
sentirsi parte integrante del gruppo
(groupship).
L’operatore soio-sanitario deve
garantire e presidiare l’equilibrio delle
due istanze
Gruppo e Comunicazione
La comunicazione è uno dei processi cardine del gruppo in
formazione.
L’operatore favorisce:
-
la circolarità degli interventi
l’ascolto attivo
l’assenza di giudizio
i feedback reciproci
L’operatore nelle attività di
gruppo
Per favorire l’apprendimento in gruppo l’operatore dovrebbe:
•
favorire e sostenere le dinamiche del gruppo
•
evitare di centrare il lavoro su di sé
•
stimolare la discussione più che fornire risposte
•
fornire al gruppo una visione d’insieme
Quando si presenta un problema
al quale risulta molto complesso trovare una soluzione,
si può ricorrere al PROBLEM SOLVING
di Gordon che consiste in sei tappe:
1.Esposizione chiara dei problemi ai minimi termini;
2.Proposte delle varie soluzioni;
3.Considerazioni degli aspetti positivi e negativi delle proposte;
4.Scelta delle soluzioni idonee;
5.Predisposizione dei mezzi di attuazione della soluzione;
6.Verifica dei risultati ottenuti.
"capacità di trovare una
soluzione a qualsiasi tipo
di problema."
Tende a trasmettere
la ri/soluzione del problema
afferente attraverso
altre alternative-risorse.
“Un incontro a due:
occhi negli occhi volto nel volto,
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi
e li metterò al posto dei miei
e tu coglierai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi
allora io ti guarderò coi tuoi occhi
e tu mi guarderai coi miei”
Jacob Levi Moreno (Invito ad un incontro – 1914)
CIRCLE-TIME
BRAINSTORMING
ROLE PLAYING
FOCUS GROUP
PROBLEM SOLVING
•UNITA’ DI DISCUSSIONE MINIMA E
SEMPLICE;
•ANALISI FOCALIZZATA SU
TEMATICHE DEFINITE;
•NON RICHIEDE PREPARAZIONE DI
BASE;
•RUOLO DI INCHIESTA, STIMOLO E
SINTESI DA PARTE DEL
CONDUTTORE.
• Tecnica di immedesimazione e sperimentazione di ruoli
relazionali diversi dal proprio;
• Tecnica che tende, attraverso giochi di ruolo, a rendere
consapevoli i propri bisogni, favorendo le emozioni di ognuno.
• Esplorazione di emozioni, pensieri, comportamenti e valori;
• Riflessione sull’esperienza e comprensione partecipativa delle
situazioni.
• Il role playing si propone di simulare, per quanto possibile,
una situazione reale, allo scopo di far conoscere ai
partecipanti, attraverso l’esperienza pratica, le relazioni che si
stabiliscono in un’attività caratterizzata da un’ importante
processo di comunicazione.
OBIETTIVI
• Sviluppare le capacità di comunicare e gestire le
relazioni interpersonali;
• Migliorare le capacità di ascolto e di
comprensione dei punti di vista degli altri;
• Saper osservare e analizzare i comportamenti
altrui;
• Sviluppare la capacità di mediazione;
• Produrre strategie per affrontare situazioni reali
complesse.
• Tecnica che tende a sollecitare proposte ed
approfondimenti su tematiche prescelte
che sono di maggiore interesse
• Tecnica creativa per raccogliere il maggior
numero di idee nel minor tempo possibile;
• Ricerca di definizioni, concetti, idee,
immagini e obiettivi comuni;
• Libera espressione di tutti;
• Divieto di contraddittorio e di critica.
Cosa vi viene in mente se dico:
Gruppo
Aiutare
Empowerment
Empatia
Ecc.
Brainstorming DOPPIO
Si utilizzano due parole che
abbiano delle
considerazioni comuni
Esempio
L’OPERATORE
ha il ruolo di
moderatore/facilitatore:
egli aiuta a mettere insieme
pensieri ed emozioni,
evidenzia i punti chiave ed
esorta la riflessione.
Conduce il dialogo senza
giudicare.
N.B: invece delle parole si possono usare foto,
spezzone breve di video, ecc.
Scarica

conoscere se stessi