1 IL CONCETTO جهاد: ĞIHĀD (JIHĀD) SUO NUCLEO SEMANTICO, SUO SENSO NEL QUR’ĀN E NEL ḤADĪTH Padre Matthieu Kasinzi, imc: أَنُوناَ َم ىَّت َك ِسْن ِزي In questi nostri giorni, si emerge un fenomeno, divenuto la moda e che sta prendendo spazio, causando tantissimi danni in diversi angoli del mondo. Si tratta del fenomeno dei gruppi e movimenti "jihadisti” nascenti come fughi, ma così veloci e violenti. Per citarne solo alcuni, la Nigeria è scossa dal gruppo «La gente impegnata nel diffondere gli insegnamenti del Profeta e del jihād cioè, مجاعة اهل السنة للدعوة واجلهاد: ǧamā'atu Ahlu as-Sunna Lid- da'awati Wal ǧihād», comunemente noto come Boko Harām. La Somalia e il Kenya conoscono momenti di scomodità e insicurezza causati dal «Movimento dei giovani combattenti (mujāhidīn), حركة الشباب اجملاهدين: Ḥarakat aš-Šabāb al-Muǧāhidīn (HSM)» conosciuto sotto il nome di As-Shabāb. In Irak, tutto si fa volare dal gruppo «Stato Islamico in Iraq e Levante, الدولة اإلسالمية يف العراق والشام: ad-dawlatu-l-islāmiyyat fīl-‘irāq waš- šām». In questo tragico contesto di «terrore fondamentalista», dove sperimentiamo una pura e continua tabula rasa a titolo definitivo dell’«altro» perché è diverso; come «cittadino del mondo, figlio della Madre Terra», sento un dovere imperioso di chiarimento sulla situazione alla quale, purtroppo, sono così limitato e impotente per portare rimedio. Mi limito ad un chiarimento terminologico, proponendomi di andare alle radici dell’Islām ed offrire una riflessione sul nucleo semantico della parola جهاد: ǧihād e sul suo significato alla luce degli insegnamenti del Qur’ān e della tradizione islamica (Ḥadīth) cioè dei fatti e detti del grande profeta dell’Islām, Muhammad e dei suoi compagni, e contro l'impatto dannoso dei così detti movimenti jihadisti sulla società, concluderò con un possibile tentativo capace di favorire la prospettiva islamica e corretta sul soggetto. ِ (Ğihād) I. Nucleo Semantico della Parola ٌجهاد Se si dovesse prendere un dizionario ordinario della lingua araba, il significato della parola [ ِجهاد (ğihād)] avrebbe potuto essere facilmente comprensibile. La parola ِجهاد اه َد َ ( َجğāhada) che significa sforzarsi, da cui vengono le parole ( َج ْهدğahd) o ( ُج ْهدğuhd) significano sforzo, abilità, assiduità. ( ِجهادğihād) e اه َدة َ ُم (ğihād) è derivante dal verbo (muğāhida) significano lotta, sforzarsi, esercizio di una forza, esercizio della propria abilità. 2 (visto che la traslitterazione jihād è più conosciuta dalla gente comune, lungo questo testo, userò anche jihād invece di ğihād che è molto letterario.) Secondo le scienze islamiche, diversi e principali tipi: ( عُلُوم ال ّدينيىةʿulūm ad-dīniyya), ِجهاد (jihād) è di due اجلهاد الكبري: al-ğihād al-kabīr (jihād maggiore, il grande jihād), che è autodisciplina e autovalutazione, lotta contro ( نَ ْفسnafs) cioè se stessi (Ego), contro ogni male. Il 1- grande jihād è lo sforzo che uno esercita contro le sue cattive inclinazioni, i suoi vizi, le sue passioni, perché esse sono il peggiore nemico dell’uomo, quindi è la lotta interiore tra le forze del bene e quelle del male. Certi dotti musulmani considerano anche come un tipo di jihād maggiore «il jihād per mezzo del Qur’ān», cioè lottare nella via di Dio sforzandosi di vivere secondo gli insegnamenti del Qur’ān, 2- صغِري اجلهاد ال ى: al- ğihād al-ṣaġrīr (jihād minore) che è la lotta (guerra) in auto- difesa contro un nemico visibile, solo dopo essere aggredito e non prima. Ma in modo più dettagliato, studiosi musulmani distinguono quattro tipi di jihād: del cuore, della lingua, della mano e della spada, mettendo più accento sul jihād dal cuore come una lotta spirituale, la quale istruisce i musulmani a lottare per migliorare se stessi e migliorare la società. (Cf. Josef W. Meri, Jihad, in Medieval Islamic Civilisation: An Encyclopedia, éd. Routledge, 2005: 419). Una minoranza di studiosi sunniti considera jihād dal cuore come il sesto pilastro dell'Islām, anche se jihād non è stato scelto ufficialmente tra i pilastri. Gli sciiti duodecimani invece considerano il jihād dal cuore, una delle dieci pratiche di culto religioso. Così detto, jihād è soprattutto auto-disciplina e auto-valutazione, e ogni musulmano deve sforzarsi con tanta assiduità per raggiungere quest’obiettivo. Si tratta di un obiettivo personale che il musulmano deve cercare di realizzare (jihād all'interno di se stesso), ed è la ( الْ َم ْعُروفal-ma‘rūf) cioè il bene, ciò che è giusto, tutto ciò che è lodevole e per rimuovere كر َ ( الْ ُمنal-munkar) cioè il male, la malvagità, la cattiveria dalla loro vita e base per stabilire dall'ambiente della vita. Infatti, la terza Sura del Qur’ān, Āl'Imrān (La Famiglia di Imrān) dice ai musulmani: ٍ ِ ت لِلن وف َوتَْن َه ْو َن َع ِن ال ُْمن َك ٌِر َوتُ ْؤِمنُو َن ٌِ ىاس تَأْ ُمُرو َن بِال َْم ْع ُر ْ ُخ ِر َج ْ ُكنتُ ْم َخْي َر أُىمة أ .« بِاللى ِهVoi siete la migliore comunità che sia stata suscitata tra gli uomini, raccomandate le buone consuetudini e proibite ciò che è riprovevole e credete in Allah» (Q. 3 3, 110). Nel secondo punto, approfondiamo questo tema di jihād alla luce degli insegnamenti del Qur’ān e Ḥadīth, cercando di chiarire ogni travisamento. II. ( جهادJIHĀD) SECONDO IL QUR’ĀN E IL ḤADĪTH Il Qur’ān adopera il concetto ( جهادjihād) in diversi significati, dal Qur’ān, si ritrovano espressioni «al-ǧihād fī sabīl Allāh» cioè lottate o fate sforzo nella via di Dio (per la causa di Dio), اه ُدوا ِيف َسبِ ِيل اللى ِه َ َج: hāǧadū fī sabīl Allāh (Q. 8, 72. 74; 49, 15), o ancora «al-ǧihād binfusikum» cioè lottate con le vostre anime nella via di Dio o per la causa di Dio, ِ وج: wa hāǧadū bi anfusikum اه ُدوا بِأَن ُف ِس ُك ْم ِيف َسبِ ِيل اللى ِه ََ fī sabīl Allāh (Q. 9, 41). Anche nei versetti seguenti: ِ ِ ِ والى ِِ ي ذ َ ىه ْم ُسبُلَنَا َوإِ ىن اللىهَ لَ َم َع الْ ُم ْحسن َ ين َج ُ اه ُدوا فينَا لَنَ ْهديَن َ َ . Quanto a coloro che fanno uno sforzo per Noi, li guideremo sulle Nostre vie. In verità Allah è con coloro che fanno il bene (Q. 26, 69). ِِ ِ ِ ِ ي ٌّ َِاه َد فَِإىَّنَا ُُيَاه ُد لنَ ْفسه إِ ىن اللىهَ لَغ َ ِن َع ِن الْ َعالَم َ َوَمن َج . E chi lotta, è per se stesso che lotta. Poiché in verità Allah basta a Se stesso, non ha bisogno del creato (Q. 26, 6). ِ فَ َال تُ ِط ِع الْ َكافِ ِرين وج اه ْد ُهم بِِه ِج َه ًادا َكبِ ًريا ََ َ . Non obbedire ai miscredenti; lotta con esso* vigorosamente (Q. 25, 52). 4 Secondo gli studiosi musulmani *[“lotta con esso”] riferisce a lottare con il Qur’ān, sforzandosi à traverso il grande jihād. Imān Faḫr ud-Dīn ar-Rāzī, il grande commentatore classico del Qur’ān, scrive nella suo celebre commento del Qur’ān: "Per quanto riguarda il versetto, «lotta con esso vigorosamente (un grande jihād)», alcuni dicono che questo si riferisce agli sforzi nel predicare. Altri dicono che si riferisce al combattimento. Alcuni altri dicono che include tutti i due. Per l’Imān ar-Rāzī, invece, il primo significato è il più accurato perché questo versetto fu rivelato a Makkah, ed il comando del combattimento venne dopo l'emigrazione (Hiğra) a Medina (Cf. at-Tafsīr ul-kabīr, vol. IV, p. 330). I versetti precitati danno il comando per condurre jihād e si riferiscono ad un jihād come sforza solamente per se stesso, si tratta di una lotta spirituale con lo scopo dell’ autopurificazione e di raggiungere la vicinanza di Dio. Il secondo menzionato è un jihād contro i negatori dell’Islām, non dalla spada, ma per mezzo del Qur’ān stesso. Il Qur’ān chiama prima di tutto ad un jihād maggiore che è un dovere continuo per ogni musulmano. Lo scopo primordiale del jihād coranico è dunque crescere nello sforzo e nella via di abbandonarsi, sottomettersi pienamente alla volontà di Allāh, che è il significato proprio del termine arabo ( إِ ْس َالمIslām). Il Qur’ān non tollera l’aggressione anticipata dal parte dei musulmani; poiché a loro è ricomandato di non cominciare azioni di jihād come combattimento fisico o guerra. La guerra è intrapresa solamente per difendere la comunità religiosa contro oppressione e persecuzione, una direttiva esplicita che, proibisce al musulmano di essere aggressore, proibisce l'iniziativa guerresca di carattere aggressivo contro chi non è aggressore e contro coloro che hanno un trattato di convivenza, perché secondo il Qur’ān: ِِ ِ ِ ِ ى .ين يُ َقاتِلُونَ ُك ْم َوََل تَ ْعتَ ُدوا إِ ىن اللىهَ ََل ُُِيب الْ ُم ْعتَ ِدي َن َ َوقَاتلُوا يف َسب ِيل اللىه الذ Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono (Q. 2, 190). ِ ِ َ والْ ِفْت نَةُ أ .اْلََرِام َح ى َّٰت يُ َقاتِلُوُك ْم فِ ِيه ْ ند الْ َم ْس ِج ِد َ وه ْم ِع ُ َُشد م َن الْ َقْت ِل َوََل تُ َقاتل َ La persecuzione è peggiore dell’omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito (Q. 2:191) vedere anche (Q. 60, 8). In questi ultimi versetti, jihād prende un significato di sforzo fatto dal musulmano per respingere qualsiasi aggressione diretta. Però, se i non-musulmani sono pacifici o indifferenti 5 nei confronti dell’Islām, non c'è nessuna ragione di dichiarare guerra contro di loro. Il più grande jihād dell’Islām è l’islām cioè piena e totale sottomissione a Dio, non per mezzo della spada, ma per mezzo del Qur’ān, perciò, è questo lo sforzo missionario permanente dei musulmani per stabilire Islām. Nei casi ordinari, mai la spada dovrebbe essere usata per imporre la religione (Islām) sugli altri, perché la coercizione nella religione è ََل إِ ْكَر َاه ِيف الدِّي ِن proibita in parole chiare: «Non c'è costrizione nella religione» (Q. 2, 256): . Il jihād è chiaramente regolata in un codice fatto da Muhammad per evitare gli eccessi, ci sono certe regole che i combattenti (mujāhidūn) devono rispettare lungo la loro lotta contro i provocatori o i persecutori. Ecco qualche delle regole: - I prigionieri devono essere trattati con umanità, non possono essere sottoposti a torture per estorcere informazioni, né possono essere mutilati, o trattati in modo disumano. C’è l’obbligo di un buon comportamento nei loro confronti (Al-Buḫārī, 40, 7). - Non devono essere compiute azioni di rappresaglia indiscriminata contro la popolazione civile specialmente i bambini, le donne, gli anziani, gli uomini di religione (monaci) e i luoghi di culto cioè sinagoghe, monasteri, chiesa, moschee (Q. 22, 40). Non devono essere tagliati gli alberi da frutto (o viventi), inquinati o avvelenati pozzi e non distruggere il patrimonio animale. (Al-Buḫārī, 56, 147-148; Muslim, 18, 5-ii). In conclusione, la storia ha insegnato che dal tempo del profeta dell’Islām Muhammad, queste regole sono state osservate, pero ci stati anche certi episodi dove esse non sono state seguite, lì non si è applicato l'Islām. Anche oggi, l'Islām proibisce l'azione terroristica! Mi lascia un po’ perplesso l’utilizzazione della formula «terrorismo islamico» da parte dei mass media, a mio parere, tale espressione non riflette gli insegnamenti dell’Islām! Il Qur’ān proibisce ogni iniziativa guerresca di carattere aggressivo contro chi non è aggressore e contro coloro che hanno un trattato di convivenza con i musulmani (Q.2, 190; 9, 4. 6), anche nei confronti dei (mušrikīn) idolatri è ricomandato che «Se uno degli idolatri ti chiede protezione [dovuta ai vicini], accordagli protezione, così che ascolti la Parola di Dio poi fallo pervenire là dove egli si trova in sicurezza» (Q.9, 6). Lo scopo essenziale di jihād è quindi la difesa dell’identità islamica e musulmana contro l'aggressione e non è la propagazione della religione con la forza delle armi, né la distruzione fisica di coloro che seguono altre religioni. Infatti, il Qur’ān proibisce fortemente la coercizione come strumento per far entrare non-musulmani nell'Islàm: Lā ikrāha fid-dīn cioè non c'è coercizione nella religione. (Q.2, 256). Alla richiesta di una definizione precisa di jihād il profeta dell’Islām Muhammad, rispose: E' lo sforzo per l'affermazione del primato della Parola di Allāh. Poi disse: «Sono stato inviato per perfezionare la nobiltà del comportamento (aḫlāq karim)» [Ḥadīth riportato da Al-Buḫārī in "Al-adab al-mufrad" (273) e Ahmad Ibn Hanbal nel Musnad (2/381)]. E aggiunse: «Niente ha più peso per un credente, nella bilancia del Giorno della Risurrezione di un buon carattere (comportamento)…» [Ḥadīth riportato da At-Tirmiḏī]. Dunque, da un punto di vista linguistico il significato di jihād è sforzo, purtroppo, dall'uso che ne viene fatto, il suo significato più noto è jihād della spada, la guerra santa. Questo ha servito e serve ancora oggi, come capro espiatorio a diversi gruppi musulmani nel 6 corso della storia per giustificare le loro guerre ingiuste contro i musulmani o contro quelli considerati da loro come degli infedeli o dei miscredenti. Jihād non è necessariamente la guerra, anche se il secondo tipo di jihād fa riferimento alla guerra. La guerra secondo il Qur’ān e il Ḥadīth, è l'eccezione piuttosto che la regola, anche se ci sono circostanze in cui la guerra è inevitabile. Ma la corretta nozione di jihād significa la lotta interna per la pietà e non l’impegno militare. Secondo la sua etimologia dalla lingua araba, è dunque affrettarsi troppo o meglio errato, dare alla parola jihād la connotazione primaria di guerra intrapresa per la propagazione dell'Islām, come certi musulmani e non-musulmani lo fanno oggi. Poi, non è che ogni guerra sia un jihad, un conflitto armato è indicato come َحْرب (ḫarb) o come combattimento, guerra] che condivide la stessa radice con il verbo قِتَال (qitāl) [lotta, ( قَتَ َلqatala: uccidere). In questo modo, errata è l’interpretazione che i fondamentalisti danno al concetto di jihād, al suo significato coranico e dal Ḥadīth, e questo è un segno che manifesta chiaramente l'ignoranza volontaria o mascherata di tutti gli auto-proclamati gruppi mujāhidīn. Come lo sta chiedendo il Santo Padre, il Papa Francesco di FERMARE qui sta perseguitando le minoranze religiose in Iraq; il Profeta dell’Islām, Mohammad, ha insegnato che bisogna aiutare l'oppresso e l'oppressore. E quando gli fu chiesto non capiamo in che modo si possa aiutare l'oppressore, rispose: Impedendogli di opprimere! Così, mi colpisce il silenzio e l’indifferenza degli studiosi religiosi (عُلَ َماء الدين, ‘Ulamā’ ad-dīn) degli stati o organizzazioni e paesi islamici che in primi, dovrebbero alzare la voce, per richiamare all’ordine tutti i cosiddetti mujāhidīn che presentano una storta immagine e gli insegnamenti sbagliati dell’Islām, tutti dovevano andare in aiuto a tutti quanti sono oppressi dai fondamentalisti e aiutare anche i fondamentalisti-oppressori, impedendoli di opprimere e uccidere gli innocenti, i deboli, gente senza difesa e pacifica tra i quali ci sono ebrei, cristiani, musulmani e altre tradizioni religiose. Infine, sperando alla flessibilità e alla possibilità del senso della responsabilità e della colpa inerente ad ogni uomo di ogni religione, propongo qualche versetto del Qur’ān e del Ḥadīth che dovrebbe invitare alla riflessione ogni oppressore islamico ingiusto e chiunque ha il potere e la possibilità per qualsiasi intervento che può aiutare a FERMARE (IMPEDIRE) gli oppressori ingiusti e salvare tanti bambini, donne, anziani, innocenti ingiustamente oppressi, a salvare i luoghi di culto e l’eredità culturale e religioso distrutti, a salvare i pianti e gli animali, a salvare la nostra terra, l’acqua e l’aria da ogni inquinamento provocato dall’uso degli armi. ِ ض فَ َكأَىَّنَا قَتَل الن ِ س أ َْو فَس ٍاد ِ ٍ َمن قَتَل نَ ْف ًسا بِغَ ِْري نَ ْف اها َر اْل يف ْ َ ََحي ْ ىاس َمج ًيعا َوَم ْن أ ْ َ َ َ َ َِ فَ َكأَىَّنَا أَحيا النىاس .مج ًيعا َ َْ Chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità. (Q.5, 32) 7 Riferisce ‘Abd Allāh ibn ‘Umar che in una certa battaglia combattuta dal Profeta, una donna è stata scoperta tra gli uccisi. Su questo, il Profeta proibì l'uccisione di donne e bambini (in guerra) [Al-Buḫārī 56: 147-148]. E per quanto riguarda il jihād con lo scopo di propagare l’Islām, non è vero che il Qur’ān insegna ai musulmani, صْنر ال ىcioè la pazienza e la perseveranza (Q. 16, 126-127)? Non è vero che il Qur’ān istruisce i musulmani ad invitare gli altri alla verità, al sentiero di Allāh con dolcezza, saggezza e buona esortazione e di discutere con loro nel modo migliore? ِ ِ .َح َس ُن ْ َو َجاد ْْلُم بِالىِِت ه َي أ اْلَ َسنَ ِة ْ اْلِ ْك َم ِة َوالْ َم ْو ِعظَِة ْ ِك ب َ ِّْادعُ إِ َ َٰل َسبِ ِيل َرب Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore (16, 125). Mi auguro che i cosiddetti jihadisti, i loro capi e i loro seguaci specialmente i più giovani capiscano che l’espressione «nella maniera migliore» significa: con delicatezza e con umanità, in un modo sempre più fraterno e più civilizzato. Infatti, la verità non ha bisogno della forza per diffonderla; in realtà, chi usa della forza dimostra che i suoi argomenti sono deboli e non convincenti! Ecco perché il Qur’ān ribadisce in termini chiari e brevi: «Non c'è costrizione nella religione» (Q. 2, 256): . ( ََل إِ ْكَر َاه ِيف الدِّي ِنLā ikrāha fid-dīn). N:B: Per il Qur’ān ho consultato: - Masson, Daniel. Essai d’Interprétation du Coran Inimitable. Traduction (Arabe-Français) revue par Sobhi el-Saleh. Bayrūt: Dār al-Kitāb al-Lubnānī, 1400 A.H. (1980 A.D.). - Hamza Piccardo, Il Sacro Corano, Traduzione interpretativa in italiano, revisione e controllo dottrinale Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia – UCOII. (http://www.corano.it/corano.html) Per il Ḥadīth ho consultato: - Al-Bukhārī, Sahīh. by Khān Muhammad Muhsīn. Al-Medina al-Munawwara: Dār al-Fikr, 1391 A.H. (1971 A.D.). - Muslim, Sahīh, Being Traditions of the Saying and Doing of the Prophet Muhammad as Narrated by His Companions, rendered into English by Sidddīqī ‘Abdul Hamīd, I-IV. Lahore: Sheikh Muhammad Ashraf, 1973; New Delhi: Kitāb Bhavan, 1991. Pace a Tuttti Voi: َِ السالم علَي ُكم ًمجيعا َْ ُ ّ