Conviverenelladiversità. Competenzeinterculturaliestrumentididatticiper unascuolainclusiva. FrancaZadra Conviverenelladiversità. Competenzeinterculturaliestrumentididatticiperunascuolainclusiva. FrancaZadra CONTENUTI 1. ILCONTESTOITALIANO:PEDAGOGIAINTERCULTURALETRATEORIAEPRATICA 2. COMPETENZEPERUNASCUOLAINCLUSIVA 3. COMPETENZEDELPERSONALEDOCENTEEIMPIANTIDIDATTICI 3.1 Elementicontestualicheinfluisconosullaefficaciadelleattivitàdidattiche 3.2 Laformazionedelpersonaleinsegnante 3.3 Gliimpiantididatticidiriferimento 3.3.1 Ilmodelloclassico 3.3.2 Ilmodelloattivistico 3.3.3 Ilmodellotecnologico 3.3.4 Ilmodellointerattivo 4. FILONIMETODOLOGICIDELLEPRATICHEINTERCULTURALI 4.1 Metodidecostruttivi 4.2 Metodiludico‐esperienziali 4.3 Metodinarrativi 4.4 Metodiespressivi 5. VALIDAZIONEDELLEESPERIENZEDIDATTICHE 5.1 Laricercasullecompetenzeinterculturali 5.2 Diversity4Kids 5.3 IlprogrammaCreativityCompass 5.4 Altripossibilipercorsidiricerca RIFERIMENTIBIBLIOGRAFICI TAVOLE: Tav.1.Ipotesiinterpretativeestrategiecontroledisuguaglianze Tav.2:ScaladisensibilitàinterculturalediBennett Tav.3:Sintesidicompetenzeinterculturali Tav.4:Modellididatticidibase p.6 p.11 p.14 p.19 2 Conviverenelladiversità. Competenzeinterculturaliestrumentididatticiperunascuolainclusiva. FrancaZadra 1. PEDAGOGIAINTERCULTURALETRATEORIAEPRATICA:ILCONTESTOITALIANO La crescente diversità culturale della popolazione minorile italiana ha supposto per le istituzioni scolastiche un ripensamento strutturale. Nel tempo si è venuto a creare un vero e proprio modello educativo italiano, della pedagogia interculturale, erede di una tradizione educativa inclusiva che valorizzalaconvivenzael’accoglienzadivarieformedidiversità1.Esisteampialetteraturacherende descrizionievalutazionidiquestopercorso,alcunepiùottimiste2mentrealtreinvecepiùcritiche3.I principi dichiarati nella legislazione in risposta alla diversificazione della utenza scolastica si sono concretizzati in una varietà di strategie, progetti ed azioni, dipendenti spesso dalla creatività delle iniziativelocali,econrisultatimoltoeterogenei.Moltistudiosicoincidononell’affermarecheglisviluppi teorici e normativi non sono stati accompagnati da un investimento di risorse sufficienti che permettesseallascuoladifareunripensamentoistituzionalesistemicodiampiaportatacheverifichi l’aggiornamento del personale, dei contenuti e dei metodi alla luce delle esigenze poste dalla contemporaneità, tra cui l’approccio interculturale. Comunque si possa valutare la legislazione e la ricercapedagogicasviluppatainItalia,èinnegabilechelacrescentediversitàculturaledellapopolazione ha suscitato un processo di cambiamento profondo dell’ambiente scolastico e delle pratiche pedagogichenelcontestoitaliano. Una delle voci più esperte del settore, Graziella Favaro, descrive lo sviluppo progressivo dei cambiamentiintrodottinellascuolaitaliananegliultimidecenniintrefasi(Favaro2010,2‐3).Lafase dell’accoglienza, in cui i primi alunni stranieri nelle classi suscitavano curiosità, e i tentativi di 11Ilconcettodipedagogiainterculturale,adottatonellanormativascolasticaitaliana,sièessostessoevoluto.Uno studioaggiornatodell’evoluzionedelladisciplinacheincludeidibattiticoncettualisipuòtrovareinPortera2013. UnconfrontoconaltrisistemieuropeisipuòtrovareinChaloffeQueiroloPalmas2006.Unavalorizzazionedel approccio“italiano”allapedagogiainterculturalenelcontestodellascuolatedescasipuòtrovaregiàinWallnöfer 2000. 2AdesempioFrancoCambi,cheafferma:“dobbiamoriconoscereche,ancheinItalia,comealtrove,lascuolasiè mossaperprimanonappenasièaffacciatalasocietàmultietnica.Esièmossaconimpegno,conpassioneanche, conresponsabilità,eteoricaestrategica.Ormaiillavorointerculturalesvoltodallescuoleèarticolatoematuro, spessodiottimaqualità.Essononrisentepiùsolodelprincipiodell’accoglienza,masièaddentratoindimensioni piùsottiliecomplessedelfare‐intercultura”(Cambi2006,109‐110). 3Siconsideri,adesempio,lacriticaalconcettostessodiintercultura(HamburgeSirna2008),l’osservazioneche laprogressionedallepropostedisostegnolinguisticorivolteallepersonedioriginestranieraadunapiùvasta educazioneinterculturalepertuttipotrebbesupporrenellapraticatralasciarel’attenzioneelerisorsecheprima venivano concentrate sui bisogni degli immigrati (Liddicoat e Dìaz 2008) oppure le critiche relative all’incongruenza delle dichiarazioni normative con l’insufficiente investimento di risorse, e “l’assenza di una politicad’intervento,delegataallerealtàamministrativeescolastichelocali,chepossonodimostrareunamaggiore ominoredisponibilitàaottemperareindicazionieancheobblighilegislativi”,oppureincongruenzequali“mozione Cota”del2008,afavoredellacreazionediclassiseparateperstudentinonitaliofoni(Pastori2010,p.185‐186). 3 informarsisullelorocultured’originesiconcentravanosugliaspettipiùrassicuranti,trattatitalvoltain manierafolkloristicaestereotipata,con“scarsistrumentimiratieminoreprofessionalità”.Lafasedei dispositivi d’integrazione, avvenuta in risposta al maggior numero di presenze di studenti e studentesse di origine straniera, incentrata sulle misure a carattere compensatorio, come l’uso dei mediatori culturali, i protocolli di accoglienza, l’insegnamento intensivo dell’italiano, le modalità di valutazione,larilevazionedellecompetenzeculturalielinguistichepregresse,edaltroancora.Aquesto puntosipensavadirispondereaunaemergenzatemporanea,eiltentativoeraquellodi“riportarea norma”lostudentestraniero“carente”dalpuntodivistadellecompetenzelinguisticheecurricolari. Ancoraoggimoltescuolesitrovanoinquestostadio.Nellafasedell’inclusione,invece,lascuolamira ad attrezzarsi per insegnare ed apprendere nella sua nuova normalità, quella costituita dalla classe multiculturale, formata da bambini e ragazzi con diverse storie ed origini: “E’ importante dunque inaugurarelafase dell’inclusione,incuisipossanoconiugareledue finalità:daunlato,diffonderee portare a sistema le pratiche e i dispositivi efficaci di integrazione fin qui sperimentati e, dall’altro, imparareeinsegnareavivereinsieme,ugualiediversi,inparidignità.CittadinidiunostessoPaese” (Favaro2010,2‐3). Questamaturazioneprogressivadelmondoscolasticoitalianoversol’inclusionedellediversitàculturali è visibile anche nella ricca normativa sviluppata al riguardo. La via italiana come risposta alla multiculturalità nelle scuole è stata definita pedagogia interculturale. Essa ha avuto uno sviluppo normativonotevole,inparticolarenell’ultimodecennio,attraversocircolariministeriali4,l’istituzione dell’Osservatorionazionaleperl’integrazionedeglialunnistranierieperl’educazioneinterculturale5eil Documento di Indirizzo che esso ha prodotto nel 2007, La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazionedeglialunnistranieri.Inquestodocumentosidefiniscecosasiintendeper“viaitaliana all’intercultura”interminichecitiamoperesteso: “Sceglierel’otticainterculturalesignifica,quindi,nonlimitarsiamerestrategiediintegrazionedeglialunni immigrati,néamisurecompensatoriedicaratterespeciale.Sitratta,invece,diassumereladiversitàcome paradigma dell’identità stessa della scuola nel pluralismo, come occasione per aprire l’intero sistemaatutteledifferenze(diprovenienza,genere,livellosociale,storiascolastica).Taleapprocciosi basasuunaconcezionedinamicadellacultura,cheevitasialachiusuradeglialunni/studentiinunaprigione culturale,siaglistereotipiolafolklorizzazione.Prenderecoscienzadellarelativitàdelleculture,infatti,non significaapprodareadunrelativismoassoluto,chepostulalaneutralitàneiloroconfrontieneimpedisce, quindi,lerelazioni.Lestrategieinterculturalievitanodisepararegliindividuiinmondiculturaliautonomi ed impermeabili, promuovendo invece il confronto, il dialogo ed anche la reciproca trasformazione, per renderepossibilelaconvivenzaedaffrontareiconflittichenederivano.Laviaitalianaall’interculturaunisce allacapacitàdiconoscereedapprezzareledifferenze,laricercadellacoesionesociale,inunanuovavisione dicittadinanzaadattaalpluralismoattuale,incuisidiaparticolareattenzioneacostruirelaconvergenza versovaloricomuni”.(MinisterodellaPubblicaIstruzione2007,8‐9). 4Inparticolare la C.M. 24 del 1.3.2006 Lineeguida per l'accoglienzae l'integrazione deglialunni stranieri,poi aggiornatanellaC.M.2del8.1.2010Indicazionieraccomandazioniperl’integrazionedialunniconcittadinanza nonitaliana. 5IstituitodalMinistroFioroniconDecretoMinisterialedel06.12.2006. 4 Punticentralidiquestoapprocciosembranoesseresiaunaprospettivaapertaepluralisticacheprende le distanze dal relativismo assoluto, sia una valorizzazione della diversità culturale che al contempo ricerca la coesione sociale intorno a valori comuni, scoperti attraverso un processo dialogico di reciprocità. Pastori considera che si è trattato di “un documento che tentava finalmente di mettere ordine negli avvicendamenti legislativi, proponendo uno sfondo interpretativo impostato sull’interculturalità,cometerzaviatramodellisbilanciatisulrelativismoestremoecomunitarismo,in stileanglosassone,osull’universalismoassimilazionista,instilefrancese”(Pastori2010,188). Il documento d’indirizzo riflette anche l’ingresso nella “terza fase” di Favaro: non è più l’allievo immigratocheavrebbeilcompitodiintegrarsiadunsistemascolasticocherimarrebbeimmutato,ola scuola che dovrebbe spingerlo a compensare le sue “carenze” con interventi straordinari o di emergenza.Sitrattainvecedicomprendereladiversità,ognidiversità,comepartedellarealtàscolastica ordinaria,comeoccasioneperaggiornareisistemiscolasticiinfunzionedeibisognidellasuautenza reale, che è diversificata, impegnandosi nella risposta alle esigenze della contemporaneità, nella rimozionedibarriereculturalienelsuperamentodiostacolilinguisticierelazionalidituttiglistudenti. Questa rinnovata pedagogia interculturale, è stata chiamata pedagogia dell’inclusione e pedagogia interculturaledisecondagenerazione(Favaro);pedagogiainterculturale/transculturale(Demetrio6),o altro ancora. Ma in cosa consiste questa “maturazione”? Secondo Pastori, le tre acquisizioni fondamentalidelpensieropedagogicointerculturaleitalianosarebberoleseguenti: 1. Uscire dal“mitodell’emergenza”perassumereladiversitàculturalecomeilparadigmadella scuola, che richiede una progettualità interculturale “continua e strutturale” e non più “temporaneaespeciale”. 2. Lapresenzadistudentiestudentessedioriginestranierarappresentano“un’occasionepreziosa per ripensare i propri modelli educativi, didattici, relazionali e organizzativi e per metterli in discussione”7. 3. L’educazioneinterculturaleèunodeglielementidiunprocessopiùampiodirinnovamentodella teoriaepraticadell’educazionecheè“necessariopertutti,perlenuovegenerazioninelmondo della complessità e della globalizzazione, nel quale, per esempio, una solida formazione plurilingueinteressailfuturodituttiigiovani,dovelacuriositàel’aperturaversoformeculturali differentinonsonogestidiaccoglienzamaimportanticompetenzeperaffrontareilmondodel lavoro”(Pastori2010,191‐192)8. 6“Demetrioutilizzaiconcettidineouniversalismoesistenzialeediapprocciointer‐trans/culturaleperdefinirela svoltanecessariainpedagogiainterculturale,laddoveilprefissointerconserverebbeilrispettoeladiffusionedella conoscenzadelledifferenzeculturalicomeelementocostitutivodellasoggettività,mentretransindicherebbela trasversalità,universalitàditematicheesistenzialicomuniatuttigliuominiinquantotali”(Pastori2010,190). 7Pastori2010,191.Questoèpossibilesoltantosesicapovolgelaprospettiva:“sesihaladisponibilitàaoperare unariflessionecriticasusestessi,superandoposizionidifensiveeattraversoundecentramentodellosguardo, nonpiùsoloorientatoaguardarel’altro,acapirlo,avolteaincasellarlo,maacoglierecomel’altroguardanoie cosacifacapiredinoistessi”(ibid). 8 Pastori osserva anche che “sul piano formativo culturale, la multiculturalità e la globalizzazione mettono in questioneilprogettodellascuola,comeagenziadiformazionedelcittadino,eobbliganoainterrogarsifinoache puntopossaancoraesserevalidaunatrasmissionedeisaperisoloristrettaallatradizioneculturalediunanazione, 5 Losviluppodelpensieropedagogicointerculturalesembraessereunapromettenteevoluzionerispetto alleprimeformediaccoglienza,incuiiproblemidellecultureminoritarieascuolavenivanoconsiderati perifericirispettoalmainstreamscolastico.Tuttavialadiagnosidisvariatiespertirispettoallapratica inattonellascuolaitalianamanifestaunritardopreoccupantenell’assorbimentodiquesteacquisizioni sulpianodellaricercaesuquellodeiparadigmididattici.Siconstatal’esistenzadiesperienzemolto diversenellescuole,ancheappartenentiaunostessocontestocittadino,perl’assenzadiprotocollidi verificadell’applicazionedellepoliticheinterculturali:“nellascuolaprimariaesecondaria,siriscontrano limitirelativiallagrandedistanzafralariflessioneteorica,iprogettidichiaratielarealepraticamessa inattonellescuole,allavarietàlocaledelleesperienze,diversenonsolotraregioni,matracittàetra scuole,nonesistendoalcunaformadicontrollosull’implementazionediunapprocciointerculturalee d’integrazione nella scuola. Vi è una tendenza ancora diffusa a mettere in atto solo misure compensatorie con l’obiettivo quasi esclusivo di trasmettere la lingua italiana per integrarsi in un percorsoscolasticonormale,inunascuolacherimaneugualeasestessaenonsilasciacontaminareda nuovesensibilità”(Pastori2010,193‐194)9. La necessità di un serio ripensamento ed aggiornamento della scuola in funzione dei bisogni della propria utenza reale sembra più che mai necessario alla luce del riscontro di crescenti tassi di insuccesso, diritardoedi abbandonoscolastico.Sitrattadiunsegnale diallarmeche proviene,non soltanto dagli studenti e le studentesse di origine straniera, ma in numero crescente anche dalla popolazionescolasticaitaliana.Infatti,èstatorilevatouncrescentetassod’insuccessoedabbandono scolasticotracolorochehannogenitorimenoistruitiedappartenentiadunafasciasocio‐economicapiù bassa, anche tra le famiglie di nazionalità italiana. Questo problema è ancora più accentuato nelle famigliedioriginestraniera,nellequalisisommanoulteriorifattoridisvantaggiorispettoalsuccesso scolastico10. I dati disponibili riguardanti questo problema, manifestano una insufficienza importante e preoccupante della realtà scolastica. Anche se esiste una tendenza a scaricare le responsabilità sui bambinistessi,concepiticome“inadeguati”o“carenti”,Nigrisriflettesulleresponsabilitàdellascuola: “lamaggiorpartedeibambiniedeiragazziappartenentiagruppiminoritarinonottengonoglistessi risultatiscolasticideglialtriallievie–nellamaggioranzadeicasi‐nonvannoadoccupareposizionidi rilievonellasocietà.SecondorecentiricerchecondotteinItalia,dunque,lascuolasimostraancora nellaqualeoggiconvivonoculturediverse,chesicollocainuncontinenteeinunmondosemprepiùconnessoe interdipendente, dove diviene cruciale acquisire un senso di cittadinanza non solo nazionale, ma europea e mondiale,edivienecrucialepertuttisapersiconfrontareeinteragirenellapropriaclasse,nelproprioquartiere, sulpostodilavoro,conledifferenzeculturali,linguisticheereligiose”(Pastori2010,185). 9Cfr.ancheSanterini2010;Nigris2003;Genovese2003,175s,ChaloffeQueiroloPalmas2006. 10Favaronel2010osservavacheriportavaunariflessionesualcunestatistichedelMIUR:“ildivariofraitassidi promozionedeglistranieriequellodegliitalianiaumentainmodoprogressivoperordinediscuola”10.Osserva inoltreche“unaparteconsistentedeglialunnistranierihadifficoltàaproseguireglistudidopolasecondariadi primo grado : ricerchealivellolocale mostranotassi elevati di abbandono dopo ilprimo annodelle superiori, numerosi“scivolamenti”versoilbassoeunaddensamentodellepresenzeneipercorsidiformazionebreviemeno esigenti.Idatiloconfermano:il41%circadeiragazzistranierisiorientaversogliistitutiprofessionali(siindirizza versoquestopercorsodiistruzionecircail20%deglialunnitotali)”(Favaro2010,7). 6 impotente di fronte al determinismo educativo e non riesce a colmare appieno lo svantaggio linguistico e culturale anche dei bambini e ragazzi italiani: fra coloro che finiscono la scuola, troviamo in larga parte ragazzi che provengono da famiglie in cui i genitori hanno un alto livello di scolarità,siaperchéquestiultimimostranoneiconfrontidellascuolaedelpercorsoscolasticodeiloro figlipiùalteaspettative,siaperchétrasmettonolorovaloriemodidipensarepiùviciniaquelliproposti dallascuolastessa.Vengonoinvecepenalizzatiibambinieigiovaniappartenentiafamiglieimmigrate ocheinvecenoncorrispondonoalmodelloculturaleescolasticotradizionale”(Nigris2003,8). Ilproblemadelladiversitàdelleopportunitàedeirisultatiscolasticinonèsicuramentesemplice.Una interessanteanalisisuifattoricheconvergonoaspiegarel’insuccessoscolastico,eivarilivellisuiquali diversificaregliinterventinecessariperconseguireuna“giustiziaeducativa”èstatarealizzatadaMilena Santerinipiùdivent’annifa,inunostudiochemeriterebbecomunqueattentalettura(Santerini1990). NelcapitoloquartoSanteriniesponediverseipotesiinterpretativesullecausedeldivarioneirisultati scolastici,elestrategieperaffrontarlochederivanodaciascunadelleipotesi,cheriportiamoinsintesi nella tabella seguente. La proposta di Santerinièquella di prenderein considerazione ivari livellie differenziarelestrategied’intervento. Tav.1.Ipotesiinterpretativeestrategiecontroledisuguaglianze. IPOTESIINTERPRETATIVE 1. IpotesidelHandicapsocio‐culturale 2. IpotesiStrutturale 3. IpotesiQualitativa 4. IpotesiDidattico‐metodologica 5. IpotesiInterrelazionale TrattodaSanterini1990,154 STRATEGIECONTROLEDISUGUAGLIANZE Strategiecompensativeediadattamento Strategiepolitico‐strutturali Strategiedipianificazione Strategiediindividualizzazione Strategiedimodificazionedelrapportoinsegnante‐alunno. Risulta chiaro che non si vuole, in questa sede, mettere sotto accusa la scuola, né liquidare come insufficienti i molti sforzi educativi di valore che i validi educatori italiani, con le limitate risorse a disposizione, mettono in atto, ogni giorno, da molti anni. Ci sarebbe, anzi, necessità di maggiori riconoscimenti e valorizzazione delle migliori pratiche. E’ necessario, tuttavia, distinguere tra gli obiettivi ormai raggiunti e obiettivi in cui sembra esserci urgenza di ulteriori sviluppi, alla luce dei recentistudi.Aquestoproposito,leparolediFavarosembranooffrireunquadrod’insiemeinunaluce positiva: Dacircavent’anni(risaleinfattial1989laprimacircolaresull’inserimentodeglialunnistranieri) sièsedimentatoinItaliaundepositovariegatodiesperienze,sperimentazioni,buonepratiche,che simuovonolungolineeprogettualichesirichiamanooraall’integrazionedeglialunnistranieri, oraall’insegnamentodell’italianocomesecondalinguaoall’educazioneinterculturalepertutti.Vi 7 ènellascuolaunvivace“brusiodellepratiche”,perusareun’espressionediDeCerteau,cheattende di diventare discorso condiviso, illuminato da riferimenti e principi, definito nelle azioni e nei dispositivi,sostenutodallerisorseedaimezzidautilizzare.Inquestivent’annil’immigrazioneha cambiato la scuola, ma è anche vero il contrario, e cioè che anche la scuola ha cambiato l’immigrazioneeisoggettichelacompongono,iquali,grazieallascuola,sonodiventatiunpo’più “dicasa””(Favaro,2010,1). Si riscontra dunque una grande creatività nella creazione e identificazione di buone pratiche, e una necessità di rendere queste pratiche parte integrante di un “sistema scuola” con degli standard più omogenei. Gli interventi delle politiche interculturali da rendere parte del sistema scuola sarebbero, secondo il citato documento d’indirizzo (Ministero della Pubblica Istruzione 2007), di tre ordini: in primoluogoleazionid’integrazione,orientateall’accoglienzaeall’inserimentodeinuovistudentie studentessenelsistemascolastico,cheprevedespecificielementidisupportoediorganizzazioneper rendere la scuola più accessibile a tutti; le azioni di interazione interculturale, che mirano alla creazionediunclimapluralechevalorizziladiversitànellaparidignitàeadunagestionepedagogicae didattica che favorisca l’instaurarsi di relazioni positive, contrastando i pregiudizi, il razzismo e la discriminazione;leazionicheriguardanogliattorielerisorse,cheimplicanointerventiorganizzativi estrumentaliall’internodellascuola,qualilaformazioneeorganizzazionedelpersonale,ladisposizione delle risorse, i tempi e le attività scolastiche, nonché, all’esterno della scuola, gli interventi che favorisconolaformazionediretiterritorialitralascuola,lefamiglie,leassociazioni,gliattorieconomici esocialidelterritorioeglientilocali11. Il tema che trattiamo ci porta a concentrarci sul secondo tipo di azioni, orientate a creare un “clima interculturale”nellascuola,aprecisareincosaessoconsista,qualiobiettivicisipossaporreaquesto riguardo,equalimetodididatticisisianodimostratiefficacinellororaggiungimento.Mabisognatener presentecheunascuolainclusivadovrebbeesserloanchefuoridall’aula.Infatti,l’efficaciadell’azione didattica in classe viene messa a dura prova se si scontra con malintesi e incomprensioni nell’interazione con i genitori, con i vecchi libri di testo che veicolano contenuti ispirati ad una prospettiva etnocentrica, con incidenti di bullismo e razzismo incontrastato nella ricreazione o con pratichediscriminatorienelsistemaamministrativo. 2. COMPETENZEPERUNASCUOLAINCLUSIVA Perchéunascuolainterculturale?Qualisonoibisogniformativiaiqualiessarisponde?Sintetizzoalcuni puntichevengonomessiinrisaltonellaletteraturadelsettore: ‐ La necessità di tradurre nell’esperienza scolastica concreta i principi costituzionali sulla eguaglianza e sul diritto allo studio. La decostruzione dei pregiudizi e la prevenzione del 11GraziellaFavarosottolineavaquattroambitiprincipalidiazione:1.Unprogettodiscuolacheassumalasua eterogeneitàcomeunpuntodiforza.2.Un’educazionelinguisticarinnovataediqualitàpertutti.3.Leinterazioni positive tra bambini e adulti di origini e provenienze diverse, nel contatto e nel dialogo. 4. L’educazione interculturalepertutti,inunethospositivodiaperturaecuriosità.(Favaro2011,11). 8 razzismoeladiscriminazionesonoesigenzeparticolarmenteurgentiascuola,inconsiderazione dei bambini e ragazzi che vengono affidati per periodi prolungati alle sue cure. Entrambi i principi sono, d’altronde, collegati, anche dalla constatazione che un clima di esclusione e discriminazionecreaunambienteavversoall’apprendimento. ‐ Ilbisognodiunaeducazioneallacittadinanzapartecipativa12enonviolentanelrispettodei dirittiditutti,chetrovanellascuolaunluogoprivilegiato:inessasifapraticadellavitainsocietà. ‐ L’esigenzadiacquisirenuovemodalitàdigestionedeiconflitti,edivenirepiùconsapevolidelle proprie cornici mentali, pregiudizi e collocazioni culturali e valoriali, al fine di operare un decentramento dello sguardo che consenta di aprirsi a possibilità di negoziazione e di relazioneladdovenonvenivanopercepite. ‐ La necessità di coltivare abilità relazionali e dialogiche che portino ad una valorizzazione dell’incontroconladiversità:conoscereildiversoperconoscereilsé.Nelcontattoconciòcheè “altro” si costruisce la propria immagine, attraverso processi di identificazione e differenziazione. ‐ A fronte della crescita dell’insuccesso e l’abbandono scolastico, in una scuola inclusiva sorge l’esigenza di strumenti didattici e valutativi aggiornati che consentano di identificare e valorizzarelediversecompetenzepregresse,el’introduzionecreativaegiocosadeisaperi strumentaliallostudio,evitandodireagireconunabbassamentoosospensionedelleaspettative difronteagliallievi,diqualunqueprovenienza,chenondispongonodeglistrumentiprevistidal sistema scolastico, e rendendo al contempo l’esperienza di apprendimento più efficiente, interattivaemotivantepertutti. ‐ Ilbisognodiripensarel’immaginechesihadellasocietàitalianaesuscitareunanarrazione alternativa della diversità culturale rispetto a quella presente nei media, che spesso offre un’immagine distorta e stereotipica degli immigrati, ed evoca un senso di pericolosità, temporaneità ed emergenza rispetto alle diversità presenti. L’integrazione non fa notizia e spessononvienerappresentata. ‐ La formazione di competenze interculturali in tutti gli allievi è un fattore significativo nel miglioramento delle loro qualificazioni professionali e la loro possibilità d’impiego (employability)13. Questiaspettirendonopiùvisibilileaspirazionidellapedagogiainterculturale.Certamente,sognareuna scuola dell’inclusione è più semplice che costruirla. Ma come valutare l’adeguatezza degli strumenti didatticisenonsicomprendonogliobiettiviconcretichesiaspiraaraggiungere?Quandoalcentrodel discorsoscolasticositrovavaancorailconcettodi“integrazione”deglistudentiestudentessediorigine straniera,MariaOmodeosidomandavadicosasitrattasse,inconcreto,ovveroqualefosseilrisultato finaleattesodaquestapratica: “Inchecosaconsistedunquel’”integrazione”tantoauspicatadamoltescuole?Esserecomeun“italiano”, rispondereailuoghicomunistereotipatieapprezzarequindispaghettiepizza,parlareitaliano(megliose 12 Milena Santerini ha sviluppato uno stupendo contributo al chiarimento di cosa significhi l’educazione alla cittadinanza, che si può trovare nella prima parte di Santerini 2010. In esso si discutono le basi etiche della cittadinanzapartecipativa,ladeliberazioneelacooperazione,nonchélecompetenzenecessarieperformarealla cittadinanza,tracuiquelleinterculturali. 13Cfr.ilrapportotracompetenzeculturalieemployabilityin:Scholten2007. 9 conunforteaccentodelluogoincuivive),seguirelemode,convertirsiallareligionedelposto,conoscereed esserefierodell’anticastoriaeciviltàitaliane? Unimportanteobiettivodellascuoladovrebbeesserequellodi“farsentireacasapropria”tuttiibambini che la frequentano, indipendentemente dal loro luogo di provenienza o da quello della loro famiglia. Impostareladidatticaconunametodologiainterculturaleèunmodoperfarapprezzaretutteleculturesu unpianodiparivalore,indipendentementedalfattocheinunaclassesianopresentiallieviprovenientidai luoghidicuisiparla”.(Omodeo,2002,62) Inumerosisforzichelascuolaintroduceperdiventareunluogod’integrazioneavrannoavutosuccesso quando saràraggiunto questo risultatoprincipale: ilconsolidamento diun senso diappartenenza di tuttiibambinineiconfrontidellacomunitàscolastica,nelrispettodellalorodiversità. Chiaramente,questaaspirazionegeneraleverrebbetradottasulpianodegliobiettivi:chequalitàdovrà avereilmondodellascuolaaffinchéquestorisultatopossaessereraggiunto?FrancoCambidescrivela pedagogiainterculturaleinquantoorientataallaformazionediundeterminatoapprocciocognitivoed eticocheingeneraiprocessidiunanuovacomunicazionesociale.L’autoredescrivelanuova,auspicata forma mentis interculturale14, come se costituisse un modello epistemologico, una particolare disposizione della mente favorevole all’acquisizione di nuovi paradigmi conoscitivi. Le competenze necessarieadoperarequestoapproccioepistemologicosarebbero,asuoavviso,principalmente: Ladestrutturazionedeipropripregiudizi La valorizzazione del meticciamento, che suppone una visione dinamica delle culture che si evolvono,simodificanoreciprocamenteesiintreccianoneisoggetti Il decentramento dello sguardo, ovvero il passaggio da una prospettiva etnocentrica ad una etnorelativa L’ascoltochevaincontroaipuntidivistadell’altro Lacapacitàdialogica Ferretti, per le scuole di Bolzano, ha sviluppato negli anni delle proposte didattiche che mirano a svilupparealcunedellemenzionatecompetenze,ditipocognitivo: ‐ ‐ “‐Ladidatticadelconfrontocheprevedediindividuareanalogieedifferenzefraivaririferimenticulturali oleesperienzapersonaliallaricercadellepossibiliconvergenze. ladidatticadeipuntidivistapermettersineipannidell’altro,perpresentareunapluralitàdiconcezionie permettereunacomparazione. la didattica antirazzista, o l’educazione alla pace e alla solidarietà, una riflessione sulla dimensione psicologicapersmontareglistereotipieadottaremetodologiecooperativecheincidanosugliatteggiamenti. 14“L’intercultura,però,èsoprattuttolaformazionediunanuovaformamentis,post‐etnocentrica,dialogica,aperta all’ascoltoeall’incontro,destrutturatarispettoaisuoipregiudizi,rivoltaalmeticciamentovistocomeunarisorsa. Talementalitàèarduanella sua costituzioneenel suo mantenimento. (…) La formamentis interculturale,poi, nasce dalla pratica, ha bisogno di pratiche –e pratiche sociali‐ per attivarsi, per decantarsi e rendersi attiva. Pratiche diffuse, capaci di trasformare la stessa comunicazione sociale (…) attivano processi rivolti a creare conoscenza,convivenzaeaccordotrasoggettidiculturediverse,mapartendodaqueldispositivo,cognitivoed etico,dellamentalitàinterculturale,cheèsìilprodottoditalipratiche,machedeveinnervarlefindalloroavvioe certamentesempreorientarle.”(Cambi2006,108‐109) 10 ‐ ladidatticadell’espressivitàcentratasulledifferenzenell’espressioneartistica,nelladanza,nellamusica, nelfolkloreperconoscereedentrareinrelazionecondifferentimodalitàdiintenderelospazio,iltempo,i suoni,ilmovimento”(Ferrettietal.2002,14). Queste linee didattiche, infatti, si possono ritrovare rappresentate e concretizzate nei manuali che raccolgonoesperienzeeattivitàdidatticheinterculturalidasvolgereinclasse(Ades.Moschini2007; AssociazionePaceeDintorni,2002;Ferrettietal.2002).Tuttavia,ilrepertoriodidatticoincludeanche obiettivichevannooltreilpianocognitivo. In un contributo del 2004, Graziella Favaro sottolineava l’importanza di curare la formazione di competenzeinterculturalisiasulpianocognitivochesuquelloaffettivo.Traleprime,citavalacapacità diproblematizzareenonsemplificare,lacapacitàdidecentramento,dicogliereipuntidivistadiversi, lacapacitàdiprocederepermulti‐interpretazionideidatioeventielacapacitàdiriconoscereanalogie odifferenze.Eaggiungeva:“Accantoaqueste,devetrovarepostolacapacitàdiempatia,disospensione del giudizio, di tollerare l’incertezza; la capacità di mettersi in ascolto dell’Altro e di ritrovare nella propria storia dei momenti, degli episodi che ognuno ha vissuto e ha provato quando si è sentito stranieroasestesso”(Gobbo2004,44).Inquestomodo,siagiscesullediffidenzeeprevenzioni,sulle rappresentazioni dell’immaginario, sugli stereotipi e luoghi comuni che ostacolano la conoscenza reciproca: “un’intercultura che diventa solo catalogo delle culture rischia di lasciare nell’ombra gli atteggiamentiprofondiresponsabilididistanzeediscriminazioni”(ibid)15. Nel testo del 2010, tra le 10 azioni che suggerisce Favaro per la scuola interculturale, le ultime due riguardanoinparticolaregliobiettivieducativicheessadovrebbefavorire: “9‐azioni di educazione interculturale per tutti gli alunni, al fine di prevenire e combattere stereotipi e pregiudizi reciproci, riconoscere le analogie e le differenze nelle diverse culture, scambiare saperi e conoscenze, insegnare il rispetto e l’apertura nel confronto degli altri, con un’attenzione quindi alla dimensionecognitivaeaquellaaffettivaerelazionale; 10‐elaborazioneepromozionediunpercorsoinnovativodicittadinanzaediinclusione,chetengaconto delletrasformazioniavvenutenellecomunitàenellescuoleecheinsegniadiventarecittadiniincontestidi pluralismo culturale, anche attraverso: i comuni diritti e doveri di cittadinanza, la conoscenza della Costituzione, la chiarezza sui vincoli e le opportunità, la consapevolezza delle rappresentazioni che si sedimentanoeagisconosullosfondo,ilreciprocoriconoscimento”(Favaro2010,12). Ilramodeglistudisullacompetenzaincomunicazioneinterculturale(ICC),chehaconosciutonell’ultimo decenniounasignificativaespansione,identificaunaseriedielementidimaturitàpersonalechesono 15 AncheBoschettirichiamailcoinvolgimentodellasferaaffettiva,inparticolareperlosviluppodicompetenze nella negoziazione e soluzione dei conflitti: “L’aspetto emotivo si rivela tanto più necessario in un contesto educativocomequelloodierno,checiponenellacondizionediaccettareiconflittipresentinellenostrescuole(e non di negarli!) e di affrontarli attraverso la costruzione di nuovi processi di negoziazione, complicati dalle difficoltàlinguistiche,masoprattuttodalleresistenzeculturalidimolti,chegenericamentechiamiamopregiudizi” (Boschetti2006,85). 11 ORIENTAMENTIETNOCENTRICI ORIENTAMENTIETNORELATIVI NEGAZIONE(lapropriaculturaèl’unicareale) ACCETTAZIONE (percezione, riconoscimento DIFESA(la“nostra”culturaèpiùviabiledella“loro”) ADATTAMENTO(elementievaloridialtreculture delladiversitàculturale) vengonoappropriatievalorizzati) MINIMIZZAZIONE(lapropriaculturaèvissuta come“universale”) INTEGRAZIONE(sicombinanoedalternano elementidipiùculture,senzaappartenenzaunica) Fonte:(Hammer,BennetteWiseman2013) centrali allo sviluppo di tali competenze, quali: la conoscenza di sé, le abilità relazionali, la consapevolezzadellepropriecorniciculturali,lasensibilitàricettivarispettoall’altro16. Uno strumento teorico che si è dimostrato di grande importanza ed utilità per la misurazione delle competenzeinterculturali,chesitrovaallabasedimoltissimistudidicampocheprevedonol’utilizzodi strumentidimisurazionediquestecompetenze,èilfamosoDMIS(Developmentalmodelofintercultural sensitivity)creatodaMiltonJ.Bennett,esuccessivamentesviluppatoeresostandarddiriferimentonel IDI(interculturaldevelopmentinventory)(Hammer,BennetteWiseman2003),lacuiaffidabilitàèstata dimostratainunostudioempirico(Paigeetal,2003)esuccessivamenteutilizzatadamoltiricercatori delsettore,nellapredisposizionedeilorostrumenti17.Ilmodelloprevedeunascaladitreorientamenti etnocentrici (Negazione, Difesa, Minimizzazione) e tre orientamenti etnorelativi (Accettazione, AdattamentoeIntegrazione),chesintetizziamonellaseguentetabella. Tav.2:ScaladisensibilitàinterculturalediBennett18 Nellaricercaitalianaincampointerculturaleesistono,comunque,autoriserichetendonoacoprireil citatodivariotrateoriaepratica,offrendostudisistematicieconsistenti.Possiamocitarel’apportodi MilenaSanterini,chenelcontestodellaformazionedicompetenzeperunacittadinanzapartecipativa, 16 “Many variables influence ICC, but these data seem to be identified in: i. Self‐knowledge; ii. Social skills; iii. Culturalawareness;iv.Knowledgeoftheorganizations.Onerelevantfeatureisthereaffirmedreferencetothe need of "maintenance" of such mentioned skills through on‐going education and training, which through a comparisonwithcolleaguesandaperiodicalpsychologicalsupervision,isqualifiedaslearningfromexperience. Withrespecttowhatiswritteninliterature,researchhighlightsastrongaccentofrelationalskillsandindividual maturity.Therefore,intheheartoftheICCyoucanfindself‐awareness,whichisalsoawarenessofthecultural framethatguidesitsowneyeviewontheworld,anditallowsanelaborationofone’sownexperienceandhabitus andacontinuoussharpeningofareceptivesensitivitywithrespecttoanother”(Dusi,SteinbacheMessetti2014). 17 Ad es. RUOKONENA e KAIRAVUORIA (2012), per citare una ricerca, ma ormai questo quadro concettuale è diventatolostandardconsuetoinquestogeneredimisurazioni. 18Icontenutidiquestatabellaequellicitatidaognialtrafonteinlinguainglesesonostatitradottidachiscrive. 12 tratta anche delle competenze interculturali (Santerini 2010, 89‐93). Tra esse cita il superamento dell’etnocentrismo, lo sviluppo dell’empatia, la decostruzione del pregiudizio e del razzismo, il relativismometodologico,ele“risorseperunacomprensionedeisignificatideicomportamentialtruie lacapacitàdirelativizzarelapropriael’altruicultura”(Santerini2010,90).L’autriceconsiderache“una cittadinanza consapevole dal punto di vista interculturale utilizza la “scoperta” delle differenze per suscitare confronto e dibattito, nella tensione, tuttavia, a cercare convergenze e somiglianze, non a sottolineareladistanza.(…)Lacoesionesocialenascenonsolodal“dirittoalladiversità”maanchedal “diritto alla somiglianza”, che pone tutti i membri di una comunità alla ricerca di un modus vivendi orientatoallasolidarietà”(Santerini2010,91‐92).Questaricercadicostruireincomunenelledifferenze necessita di atteggiamenti e strumenti non soltanto cognitivi: l’autrice propone una interessante riflessionesull’empatia,chenonacasoèunadellecompetenzeinterculturalidiparticolareimportanza intuttalaletteraturadelsettore.L’empatia,nellesuemolteplicidimensionicognitiva,affettivaesociale, è“distintadalcontagioemotivo,dall’identificazioneedallasimpatia”(Santerini2010,92).Essaconsiste in“unprocessointenzionale,incuisientrainrapportoprofondoconl’altrosenzatuttaviasmarrirela propriaidentità,unasortadicapacitàdicomprensioneincuiiconfinitraséel’altro,puressendomobili, rimangono definiti. Nella relazione interculturale, l’empatia può essere considerata una condizione fondatrice,unabasecherendepossibilel’incontroinsituazionedidifferenzaecheportaasvilupparele abilità comunicative necessarie nell’interazione. Infatti, la condivisione empatica non si apprende in astratto,masicostruisceattraversolacomunicazioneehacomeobiettivolacomprensione”(ibid). Un altro ramo di studi che ha contribuito non poco alla ricerca sulle competenze di comunicazione interculturale e alla formazione in vista della loro acquisizione e pratica, è quello che riguarda la risoluzione creativa e nonviolenta dei conflitti. In particolare, i lavori di Marianella Sclavi sottolineanol’urgenzadiacquisirecompetenzecheconsentanod’interagireinunasocietàdifferenziata edinterdipendente,apartire daunagestionecreativa delconflitto(Sclavi2003,2005, 2008). Trale competenzepiùimportantileicollocaleseguenti: “1.auto‐riflessività(checoincideconlacapacitàdicoinvolgimentoedistacco) 2.moltiplicazionedellecornici(reframing,checoincideconunametodologiaumoristica) 3. soluzione creativa dei conflitti (che coincide con la capacità di creare terreni comuni e trovare congiuntamentesoluzionidiversedatuttequelledipartenza)”.(Sclavi2005,XIII) Sclavi offre indicazioni preziose anche attraverso sette consigli che costituiscono il cuore del suo “metodo ludico umoristico” per applicare il decentramento cognitivo, l’ascolto attivo e le abilità di soluzionecreativadeiconflitti: “1.Nontiaffrettareatrarredelleconclusioni.Leconclusionisonolapartepiùeffimeradellatua ricerca. 2. Quello che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per conoscere il tuo punto di vista, devi cambiarlo. 3.Percomprendereciòcheunaltrostadicendo,deviassumerecheabbiaragioneechiederglidi aiutartiacapireperché. 4. Le emozioni sono uno strumento centrale della cognizione, se impari a leggere il loro linguaggio,cheèrelazionaleesibasasullemetafore. 13 5.Unbuonascoltatoreèunesploratoredimondipossibili.Isegnalicheeglitrovapiùimportanti sono quelli che sembrano ininfluenti o seccanti, che sono al contempo marginali e fastidiosi, perchésirifiutanodiandared’accordoconleconvinzioniecertezzepregresse. 6. Un buon ascoltatore è felice di ascoltare le proprie contraddizioni che si esprimono nei pensieri personali e nelle comunicazioni interpersonali. I malintesi vengono accettati come opportunitàdientrarenelcampopiùaffascinanteditutti:lagestionecreativadelconflitto. 7.Perdiventareunespertonell’ascoltodeviseguireunametodologiabasatanell’umorismo.Ma unavoltachehaiimparatoadascoltare,l’umorismovienedasé”(Sclavi2008,178‐179). Pergiungereadunasintesidelleriflessioniriportate,siproponeunoschemadisintesidelleprincipali competenzeinterculturaliritrovatenellefonticitate.Questoschemanonhapretesediesaustività,eha unavalenzasoloriassuntiva19. 19Nellaletteraturaanglosassonesultemadellecompetenzeinterculturalisipossonotrovaremolteplicimodelli perorganizzarelecompetenzeinterculturali,chealorovoltasonostaticlassificatiindiversetipologie.Agostino Portera distingue gli impianti teorici nelle seguenti categorie: compositional models, co‐orientational models, developmentalmodels,adaptationalmodels,causalprocess.(Portera2013,81‐82).Perunaesposizionecriticasugli sviluppiteorico‐praticiriguardantilecompetenzeinterculturali,cfr.tuttoilterzocapitolo(Portera2013,73‐94). Ma,comesidiceva,ilnostroschemanonhaalcunapretesadiclassificazione,èsoltantounaraccolta. 14 Competenze interculturali ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ Pianocognitivo Valorizzazionedelmeticciamento,chesupponeunavisionedinamicadelle cultureche sievolvono, si modificanoreciprocamente e si intrecciano nei soggetti Decentramento dello sguardo, ovvero il passaggio da una prospettiva etnocentricaadunaetnorelativa Destrutturazionedeipropripregiudiziedelleproprie“corniciculturali”. Attenzioneaidettagliapparentementeininfluentiefastidiosi,comesegnali chequalcosaèdarivederenelleconoscenzepregresse. Riconoscimentodianalogieedifferenze. Capacitàdidaremoltepliciinterpretazioniesignificatiadunostessodatoo fatto(reframing) ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ Pianoaffettivo Auto‐riflessività: capacità di coinvolgimento e distacco e capacità di “leggere”leproprieemozioni. Conoscenzaeaccettazionediséedelleproprielimitazioni Memoriadellapropriastoria Aperturaeprontezzaallascopertadinuoveesperienzeediversità,anziché timoredelcambiamento Consapevolezzadelladiversitàpresenteinnoi,legittimazionedelfattoche siamoosiamostatiaqualchepuntostranierianoistessi Umorismo:nonprendersitropposulserio Pianorelazionale Rispettoedaperturaneiconfrontideglialtriedeilorodiritti Empatia(cheinveritàagiscesuitrepiani,machecollochiamoqui) Ascoltoattivochevaincontroaipuntidivistadell’altro Sospensionedel giudizio,efiducianellasensatezzadelle ragionidell’altro ancorprimadiaverlecomprese Capacitàdialogica Visionepositivadelmalintesoedelconflittocomeopportunità Soluzione creativa dei conflitti, come creazione di terreni comuni e costruzionedinuovesoluzioni Tav.3:Sintesidicompetenzeinterculturali 3. COMPETENZEDELPERSONALEINSEGNANTEEIMPIANTIDIDATTICI 3.1 Elementicontestualicheinfluisconosullaefficaciadelleattivitàdidattiche Comeèstatodettoprecedentemente,illavoroperlacreazionediunclimad’inclusionenellascuolaèda inserire nel contesto di una progettualità scolastica complessiva coerente con questo proposito. Coltivareunapprocciorelazionalepluralistaedinclusivorichiedelacollaborazionedituttigliattoridel 15 mondoscolastico,che,ciascunonelsuoambitodicompetenza,contrastalemanifestazionidirigiditàe dietnocentrismo,ilpregiudizioeladiscriminazione.Imessaggichiaridellepolitichedicontrastoagli episodidirazzismo,discriminazioneebullismosonosicuramenteunapriorità,malaprevenzionedi questi estremi viene da un paziente lavoro discrezionale che riguarda non soltanto le scelte di programma,legateallapianificazionecurricolare,lasceltadeimaterialiemetodididatticioleprocedure enormativescolastiche,maanchelesceltedidettaglio,chesoventeportanoimportanticambiamentidi fatto nella quotidianità, laddove se ne percepisce il bisogno. In alcune scuole è stato un corso di formazione interculturale per i gestori della mensa scolastica, in altri casi nuove occasioni di consultazionedeigenitori,inaltriancoralasceltadirinnovareilibriditestoeilmaterialedidattico.Una comunitàscolasticachecuraleoccasionidiascoltoreciprocoriescesiaacreareconsensointornoalle sceltediprogramma,siaaintrodurrequellenuovemisurenecessariepermigliorareilclimarelazionale dellascuola. Inquestacornice,ilcompitodelpersonaledocenterimanecomunqueilfattoredimaggiorimportanza nello sviluppo delle competenze interculturali degli apprendenti. Chi progetta una serie di attività didattiche orientate a sviluppare le competenze interculturali dei suoi allievi si trova a dover considerarediversiaspetti,quali: ‐ L’inserimento organico delle attività nel contesto di una programmazione curricolare consistenteneimetodieneicontenuti,cheassicuriunacontinuitànell’apprendimento. ‐ La scelta di metodologie attive ed esperienziali che siano motivanti e partecipative, anziché passiveetrasmissive. ‐ Il contesto affettivo e relazionale dei rapporti pregressi nella classe, tra compagni e con l’insegnante. ‐ Ipotenzialicollegamentiinterdisciplinarideitemisvolticongliargomentitrattatinellevarie materie,nonchéiraccordichesipossonocreareconitemidiattualità,conglieventidellavita scolasticaoconlerealtàterritoriali. Tuttavia, tra le condizioni dell’efficacia di una formazione delle competenze interculturali degli studentiedellestudentesse,laprimaepiùimportantediesseèsenzadubbiol’acquisizionediqueste competenzedapartedalpersonaledocente. 3.2 Laformazionedelpersonaleinsegnante Ilricorso adespertiesternisièspessorivelatounsupportoprezioso,maunlaboratorioisolato,per quantoutileevalido,nonpuòmodificareinmododurevolelostiledipensiero,l’atteggiamentoaffettivo oleazionierelazionideglistudentiinsensointerculturale.Imiglioriinterventidioperatoriesternioi migliorimaterialinonpotrannomaisostituirsiallastraordinariaefficaciachehannoirapportidiqualità chesiintreccianonellavitaquotidianadelleclassiquandoimaestriolemaestrehannopotutocoltivare lepropriecompetenzeinterculturali.UnvalidostudiodicamporealizzatodaGiustinellescuolemilanesi descrivequantosiaimportantelacapacitàdelpersonaleinsegnantedirapportarsiefficacementecongli alunne eglialunni,italianiestranieri,eleconseguenzeprofondecheessohanella motivazioneallo 16 studio,fondamentaleperlariuscitascolastica(Giusti2004a)20.Eviceversa,risultadeleteriol’effettodei discorsisull’inclusione,quandovengonodachinonriesceadialogarecongliallievichenoncondividono lesuetradizioniculturali,odachinelquotidianodiscriminaoderidecolorochepercepiscecomediversi. Quantosiafondamentaleaccrescereillivellodicompetenzainterculturaledelpersonaleinsegnantee quantosiautileperquestoscopolosviluppodistrumentivalutativieformativiinquestosettoresembra essere percepito anche in un contesto altamente multiculturale e cosmopolita quale Hong Kong, a giudicare dal numero e qualità della ricerca applicata sul campo delle competenze interculturali in ambitoscolastico.CitiamoatitolodiesempiounaricercadiCelesteYuenchehacoinvoltoquasi400 insegnanti in servizio nelle scuole di quella città ha manifestato in esse preoccupanti gradi di etnocentrismoestremoe“analfabetismomulticulturale”(multiculturalilliteracy).Essoèstatomisurato con strumenti quantitativi e qualitativi, basati sulla citata scala creata da Milton J. Bennet sui gradi dell’etnocentrismoedell’etnorelativismo(Hammer,BennetteWiseman2003).Vieneosservatonella ricercachesenelpersonaleinsegnantesiriscontrailsuddettoanalfabetismomulticulturale,essononè in grado di comunicare efficientemente sulle idee, prospettive ed esperienze di persone che non appartenganoallapropriacultura,echeinunasocietàcheprendeseriamenteladiversitàculturaleed etnicadiventanecessariogarantirenelpersonaleinsegnanteunaadeguataecomprensivaformazione nelle competenze relazionali e pedagogiche interculturali (Cfr. Yuen, 2010). Una insufficiente formazione interculturale ha gravissime ripercussioni, e contribuisce a causare un rendimento insufficiente, una scarsa socializzazione, una bassa autostima. In coloro che manifestano prospettive etnocentrichesièriscontrataunatendenzaadignorarelecompetenzepregressedeglistudentiedelle studentesse che non condividono le loro tradizioni culturali e a bollarli come casi problematici e a legittimare il loro isolamento da parte dei compagni (Cfr. Gobbo 2000, 145) in modo che “la sottolineatura delle “mancanze” degli scolari piuttosto dei loro punti di forza, completa la marginalizzazionedellaculturacuiappartengonoibambinielelorofamiglie”(Gobbo2000,147). Secondo Nigris, l’acquisizione delle competenza di decentramento della propria prospettiva e la decostruzione dei propri pregiudizi può aiutare a divenire consapevoli delle proprie interpretazioni dellevariesituazionieaconsiderarel’influssochehannolemotivazionisoggettivesulmodoincuisi giudicanoglieventiesullerelazionichesistabilisconocongliallievi21: “l’interculturalismo(…)costituisceunimpegnoalavorareperunasempremaggioreconsapevolezzadelle proprierappresentazionidellarealtà,deiproprimodellieducativiescolastici,dellaproprianonneutralitàe dellanonneutralitàdeimodellieducativi,pedagogiciedidatticicheadottiamo.La“norma”secondocuisi 20 Lo studio osservaanche quanto la relazioneeducativa venga qualificata dallostiledidattico dell’insegnante, prima che dalla provenienza degli allievi. Nel corso della ricerca è stato chiesto agli allievi quali fossero i loro insegnantipreferitieperqualemotivo.Lepreferenzetendonoacoincideresullestessepersoneneidiversigruppi distudentiintervistati,eancheselemotivazionicitatesiriferisconoadaspettidivergenti,lamaggiorpartediesse puntanoamotiviriguardantilostiled’insegnamento. 21 “Nellamessainattodellasuapraticaeducativa,dellasuadidattica,l’insegnantedivoltainvoltaconsideraun bambinopiùomenointelligente,piùomenolazzarone,impegnato,educato,aggressivo,“buono”…nonsoloinbase all’ideastereotipataedefinitivachehadellasuaculturadiappartenenza,maanchedaaspettipiùcontestualie contingentiqualil’investimentoemotivoe/oprofessionalechesidecidedimettereinunadeterminatasituazione, l’esigenzadiperderetempodifronteaeventicritici,ilbisognodiconfermarelasuaimmaginedibuoninsegnante, ilsuobisognodicontrollo”(Nigris2003.,15‐16). 17 giudica giusto o non giusto, appropriato o non appropriato un certo comportamento, valore, principio, dipende sempre dal sistema simbolico di riferimento con cui interpretiamo la realtà, sia che si tratti di fenomenilegatiall’immigrazione,siachesitrattidicontesti,situazioni,alunni,comportamenti“autoctoni”” (Nigris2003,16). D’altra parte, diversi studi tendono ad affermare che l’incremento delle competenze interculturali favorisconounamiglioreperformanceprofessionale,trailpersonaledocente,elamigliorgestionedi situazioni di conflitto. In una ricerca realizzata in Turchia si è esplorato il rapporto tra competenze interculturali e strategie di gestione dei conflitti nel personale insegnante in servizio nelle scuole elementari (Polat e Metin 2012) dimostrando che coloro che avevano alti punteggi di orientamento etnorelativo preferivano lestrategiedi gestione delconflitto della cooperazione e del compromesso, esprimendounapreferenzaperlerelazionibasatesull’eguaglianzaenonsull’affermazionedelpotere. Colorochetengonopresentenelcorsodellaloroattivitàeducativalacomplessitàdellesocietàattualie lafluiditàdelleculture,nonmiranoa“omogeneizzare”gliallievioatrasmetterestaticamentelacultura predominante, bensì a creare connessioni e prossimità tra individui differenti e a creare gli spazi di rispetto e di curiosità che consentano a ciascuno di intrecciare le proprie identificazioni culturali. Partendodapresuppostipoliticichesembranoincentratipiùsullescelteindividualichesulsensodi comunità,MariliaDiGiovannioffreilsuopuntodivistasugliobiettividellapedagogiainterculturalee sullecompetenzecheaiuterebberoilpersonaleinsegnanteasviluppareunadidatticainclusiva: “poichéognisingolapersonadelineanelsuovissutounparticolaremododelmeticciato,alloralapedagogia nonpuòcheformareaquestacomplessità.E’indispensabilecheilsistemaeducativoconsentaspazietempi adeguatiaibisognidiciascunoperri‐narrarsi.Poichéperunalunnolascuolaèunodeiterritoricheabita percostruiretraccediunapropriamemoria,individualeecollettiva.Divienenecessarioessereallostesso tempoautoctoniealloctoninellaconvivenzareciprocamaancheversosestessielapropriastoria,perpoter mantenere la curiosità e l’apertura verso codici nuovi e diversi. Tornano allora, come strumenti di una didatticainterculturale,l’usodell’ironia,delladis‐identificazioneconilpropriopuntodivista,del“vestirei pannidell’altro”edelriconoscerelaparzialitàdellapropriaesperienzaelafluiditàdellapropriacostruzione identitaria.Condizionenecessariaperchéquestorelazionarsiassumaunsensoeducativo(ilcuiobiettivosia losviluppopienodellapersona),èchevengalegittimatodaglistessisoggettiinteragentinellamisuradella lorocondivisione,partecipazioneresponsabileedellororeciprocoriconoscimento”(DiGiovanni2008,136‐ 137). Sonopresentinellericerchecontemporaneeanchemoltiaspettipositivi,cheriguardano,adesempio, l’evoluzione delle competenze interculturali del personale insegnante nel corso dell’attività professionale.Unaricercaqualitativasviluppatasuungruppod’insegnantidellescuolediHongKong ha dimostrato che l’esperienza stessa del contatto tra culture diverse che avviene durante l’insegnamentohauninflussoimportantesullecompetenzeinterculturalidelpersonaleinsegnantee modifica la loro concezione di quali siano le strategie efficaci per il miglioramento delle interazioni interculturali(HueeKennedy2012). D’altraparte,unostudioqualitativoeffettuatoinunaseriediscuoledelnordItalia(Dusi,Steinbache Messetti2012)miraaidentificareedescriverelebuonepratichedegliinsegnantiedelleinsegnantiche manifestanounasensibilitàinterculturale.Inessosidifferenzianoduedistintiapprocci.Lepersoneche 18 adottano il primo approccio manifestano una idea assimilazionista della scuola e rivolgono i propri sforzi ad adattare i loro studenti e le loro studentesse alle esigenze di una scuola monoculturale. Il secondoapproccioconsistenelconsiderarel’educazioneallacittadinanzadaunpuntodivistainclusivo einterculturale.Chilocondivide,tendeadimpegnarsinelcompitodioffrirestrumentiperlavitainun mondoincuiilpianolocaleequelloglobalesonointerconnessi.L’articolosiconcentrasulladescrizione deilinguaggiedellepraticheprevalentitracolorochehannounprogettopedagogicointerculturale.Si citano i concetti più ricorrenti nel loro discorso: rispetto, conflitto, dialogo, partecipazione e pensiero critico.Sidescrivonoanchelesette“buonepratiche”maggiormentemesseinattoinquestoapproccio, orientateaconseguireiseguentiobiettivi: Promuovereilsensodiappartenenza. Riconoscerelediversità. Praticarel’ascoltodell’altro. Gestireiconflitti. Promuoverelapartecip‐azione. Stabilireinsiemeleregole. Costruirelacomunità. Con queste riflessioni si vorrebbe mettere in luce quali sono i bisogni presenti nella formazione interculturale del personale docente e la lorourgenza,piuttostoche assegnarecolpe. Gran partedel personale attualmente in servizio è stato formato in un periodo in cui gli sviluppi della pedagogia interculturaleeranoappenaagliinizi.Spessovengonodatealorotutteleresponsabilitàdeivuotiedelle difficoltàcheglialunnidioriginestranierasperimentanonell’inserimentoinuncontestoscolasticoche nonèpreparatoperladiversità.Criticareilpersonaleinsegnantenonèproduttivo.Produttivosarebbe, invece, proporre programmi di aggiornamento che invece di offrire digressioni teoriche sull’interculturalità,crudidatistatisticisullamigrazioneoarringheafavoredell’accoglienza,sianodei verieproprilaboratoridibuonepratiche,neiqualisiutilizzinometodipartecipativiedesperienzialiper sviluppare le competenze interculturali effettive, la cui efficacia possa essere misurata. Iniziative di questo tipo sono state realizzate con successo, tuttavia le esperienze di questo genere sono ancora sporadiche,enonsihannovalutazionisistematicheecomparativedeglieffettisulpersonaleinsegnante, chesistannoinvececominciandoadimplementareprogressivamenteinaltripaesi(Cfr.Spooner‐Lane 2013;Escobedo,SaleseTraver2014;HolmeseO’Neil2012;DejaeghereeCao2009edaltreancora). 3.3 Gliimpiantididatticidiriferimento Sianellaformazionedelpersonaledocentechenellasceltaepropostadiattivitàdidattiche,èessenziale considerarequantosianodiversigliimpiantididatticineiqualiilpersonaleinsegnanteèstatoformato. Esso determina scelte professionali e bisogni di formazione molto diversi, e può condizionare potentemente l’efficacia degli interventi. Si tratta di modelli didattici che presuppongono una determinata concezione dell’apprendimento, e mettono in moto processi educativi rivolti a obiettivi moltodiversi,posizionandoinmanieradifferenteiruolieirapportichegliapprendentihannoconla figura dell’insegnante, con i compagni, e con il processo d’apprendimento. I modelli di base della didatticarispondonoadistintecorrentidelpensieropedagogico,evengonodescritteinmodidiversi 19 nella manualistica del settore. Per descriverli in modo chiaro, utilizzeremo la dettagliata ricerca qualitativarealizzatadaBiancaGrassillieLorettaFabbrinel2003,Didatticaemetodologiequalitative. Versounadidatticanarrativa.Questostudio,anchesenonrecente,èancoravalidoeaffidabile,inquanto delineaconchiarezzaquattromodellididatticibendifferenziatinelleloroapplicazionierisultati,nelle lorolimitazionieneiloropuntidiforza,chequiriporteremoinsintesi.Anticipiamounpiccoloschema d’insieme: MODELLO CLASSICO MODELLO ATTIVISTICO MODELLO TECNOLOGICO MODELLO INTERATTIVO Focus I contenuti Il soggetto educando Caratteristiche del apprendimento Il soggetto come ricettore passivo delle conoscenze impartite. L’interazione dei soggetti dell’azione didattica In contesto situazionale si vive l’esperienza e la si formalizza insieme. Conta il processo, più che il prodotto. L’apprendente allena competenze sul campo attivamente. Ruolo del docente Centro dell’iniziativa, organizza e trasmette i contenuti. Ruolo direttivo. Il soggetto è il protagonista del proprio apprendimento, e guida le scelte di tema e metodo attivamente. L’esperienza in sé genera la sua maturazione. Presenza indiretta, rimuove gli ostacoli per l’espressione del soggetto e offre stimoli variegati. Il sistema di strumenti e procedure didattiche Razionalizzazione positiva dell’azione didattica, che cerca l’efficacia dell’uso dei mezzi, fissando obiettivi, valutando e ottimizzando i processi. Non necessario, e quando c’è è di sostegno nel rapporto discentestrumento. Stile di comunicazione Impersonale, il soggetto spesso si perde nel gruppo, ripetitiva. Spontanea, legata alla presentazione di stimoli e valorizzazione dei risultati. Metodologia: La lezione frontale. La verifica dell’acquisizione dei contenuti. Metodi trasmissivi. Esperienza diretta variegata, ricerca problem solving. Applicazioni Continua ad essere utilizzato ampiamente, in particolare nel contesto degli studi superiori e universitari. E’ stato utilizzato con successo, in particolare nella scuola dell’infanzia, nelle sue varie correnti. Viene molto utilizzato nei programmi a distanza, nell’insegnamento delle lingue e nei corsi sulle tecnologie digitali (ECDL) Aspetti positivi: Didattica programmabile, prevedibilità degli esiti, verificabilità della acquisizione delle conoscenze. Visione conservatrice del sapere: tramandarlo è più rilevante che scoprirlo o innovarlo. Conoscenza decontestualizzata, non Favorisce la partecipazione, valorizza le attitudini e interessi individuali, l’esperienza è fatta propria dal soggetto in azione. Permissivismo e laisser faire, concezione artistica dell’educazione, estranea a progettualità e programmi di azione. Sistemi standardizzati possono essere riproducibili e verificabili. Criticita’ : e e Rinforzi positivi e negativi, neutralità, impersonalità e riproducibilità dei messaggi. Organizzazione standardizzata delle procedure, applicata nel mastery learning. La tensione al risultato porta a ignorare le dimensioni non misurabili della formazione. Si concentra sull’immediato, Animatore attento alle esperienze soggettive e alle dinamiche di gruppo, per agevolare l’esperienza e la riflessione su di essa. Inferenziale, prende le mosse dalle sollecitazioni degli altri, clima di fiducia e capacità di ascolto del docente,. Razionalizzazione dell’esperienza vissuta, riflessione e dialogo su esperienze condivise. Viene utilizzato in contesti nei quali risulta essenziale maturare competenze interpersonali: le comunità religiose, le specializzazioni psicologiche, i seminari di leadership aziendale, ecc. Si arricchisce dell’apporto dei partecipanti, mai ripetitiva, Conoscenze contestualizzate, acquisite attivamente. Molto esigente per il docente, richiede maturità e molte competenze interpersonali, come l’empatia e l’intuizione, deve creare le riflessioni “in situazione”: è difficile da 20 viene messa in uso dal soggetto che la riceve. piuttosto che sugli effetti di lungo respiro. programmare e gli esiti sono imprevedibili. Tav.4:Modellididatticidibase.Fonte:GrassillieFabbri2003 E’importanteconsiderarechel’efficaciadelleattivitàdidattichedipenderàanchedallacongruenzadi questeconl’impiantodidatticocheoffreunadeterminataimpostazioneallepraticheprofessionalidel personaledocente:laconcezionedell’insegnamento,lepriorità,lostilecomunicativoerelazionale,il tipodipianificazioneediverificadell’apprendimento,leattivitàdidatticheprevalenti. 3.3.1Ilmodelloclassico. Questostiledidatticos’incentrasullafiguradell’insegnante,delsuopotered’iniziativachesistematizza icontenutiepreordinaimodidellalorotrasmissione.Icontenutisono“ritenutifondamentaliperla crescita e la formazione della futura generazione” e “costituiscono la lezione, lo strumento tipico di questomodello”(GrassillieFabbri2003,36).Spessoingeneraunaripetitivitàdeicontenuti,unarigidità nei metodi e un atteggiamento relazionale di tipo direttivo. Questo modello sembra implicare una visioneconservatricedelsapereedellaculturacomeunbagagliodaconsegnare.Sembracheinteressi piùtramandareisaperipiùchesuscitarecuriosità,innovazionioscoperte. Punto di forza sembra essere la programmabilità didattica, la prevedibilità degli esiti e la facile verificabilità dell’acquisizione delle conoscenze. Limite di questo modello è invece la marginalità dell’attenzionerivoltaalsoggettodell’apprendimento,chesidisperdenellosguardoal“gruppo”acuisi rivolgel’azionedidattica.Inconseguenza“nerisultaunamodalitàcomunicativaindifferenziataedèciò chegeneraquellanotacriticatatendenzaall’ascoltopassivoeall’atteggiamentoricettivo”(ibid).Altra criticitàdiquestomodelloèladecontestualizzazionedellaconoscenzarispettoalleabilitàmesseinatto per acquisirla e ai vissuti dei soggetti che la metteranno in pratica, evitando di stimolare processi autonomi di acquisizione e applicazione della conoscenza in nuovi contesti. Questo è un limite importante,datoche“ilsaperecontaperl’usochesenesafareincondizioninuoveecheconoscenzae operazionilogichenonchépossessodeicontenutidevonointrecciarsiereciprocamentealimentarsicon lapersonalecapacitàdigiudizioedidecisione,conimplicazionisocialievaloriali”(GrassillieFabbri 2003,37). 3.3.2Ilmodelloattivistico La figura centrale di questo modello è il soggetto educando, protagonista della propria crescita e formazione,dicuisiesaltalanaturaledisposizioneadapprendereeaconoscere:lescelteeducativeei percorsididatticivengonodispostiasecondadeibisognidelsoggetto.Lasuamaturazionesiconsidera spontanea,sullabasediattivitàedesperienzedirettecheorientanolasuaricercaelosviluppodellasua personalità.Lapresenzadellafiguradocentenonèdirettiva,maindiretta,datocheilsuointerventoè orientato a rimuovere gli ostacoli per la libera espressione del soggetto, ed agisce prevalentemente sull’ambiente in cui esso realizza il proprio apprendimento, arricchendo la varietà degli stimoli disponibili.Questomodellofavoriscelogichepartecipative,antiautoritarie,elosviluppodeiprocessidi 21 elaborazionedelfare.Comepuntodiforza,sipuòdirechequestomodelloconcepiscel’educazionecome unavalorizzazionedelleattitudinieliberazionedelletendenzeindividuali,comepromozionesocialedel soggetto,individualeecollettivo,dicuisiriconoscel’importanzaeilruoloresponsabileinunasocietà democratica.D’altraparte,lavalorizzazionedellatecnicadellaricerca,manifestaillegameinscindibile tra interesse, motivazione e apprendimento, il quale è concepito come problem solving. Alcune applicazioni di questo modello nella scuola dell’infanzia hanno dato risultati importanti. Come limitazioni, si può indicare un caratteristico “permissivismo e laisser faire”, dell’attività come libero giocodipreferenzeepotenzialitàchesiespandonosecondolaformaeilgradodisviluppopresentinel soggetto.Lasciaspazioa“unaconcezionedeboledell’azionedidattica,nelsensochefariferimentoad unaconcezioneartisticadell’insegnamentocheimpegnalasaggezzapraticadell’educatore,rimanendo estraneaavisioniprogettualieaprecisidisegnieprogrammidiazione”(GrassillieFabbri2003,39). 3.3.3Ilmodellotecnologico Questo modello s’incentra sull’insieme organizzato di strumenti e procedure che si attuano nella mediazione didattica, con una forte attenzione al risultato misurabile delle competenze acquisite. Questo modello si può scorgere anche nella pratica pedagogica di altri tempi, ma dal significativo sviluppo dei sistemi ipertestuali, digitali e multimediali, e delle loro applicazioni, la “tecnologia didattica” è stata rivoluzionata.Ilmodello ricerca ilmassimo di efficacia nell’uso dei mezzi, fissando preventivamente gli obiettivi, valutando i processi e traendo vantaggio dai risultati acquisiti. I tratti principalidiquestomodellosonolavisioneprogettuale,lasistematicitàeilcontrollo(GrassillieFabbri 2003, 40). Questo razionalizza il processo di raggiungimento degli obiettivi, e lo rende replicabile. D’altraparte,puòcausareancheeffettiindesideratisugliatteggiamentiecriterivalutativicoinvoltinel processo:“Latensionealrisultatoportaconséilbisognodimisurare,diquantificareeconquesti,il rifiuto di quanto non può essere descritto con numeri o con tabulazioni, come la dimensione della soggettività,lapresenzadell’imprevistoolaforzadell’intuizione”(ibid).Nonèdainquadrareinquesto modello ogni sistema didattico che utilizzi strumentazione digitale o di altro tipo. Il modello si caratterizza “dal modo sistematico di progettare il processo didattico e dall’organizzazione standardizzatadelleprocedure,incuipossonorientrareomenostrumentididatticidivariatipologia, conunaforteconnotazioneefficientistaimpressadalrichiamocostantealcontrolloeallaverificadei passiviaviacompiuti.Inoltrevirientranosoluzionipredeterminate,benprogrammateecontrollate, cheassumonotalvolta(…)laconfigurazionedipacchettipreconfezionatieprontiperessereapplicati anchea“distanza”neltempoenellospazio”(ibid). L’applicazione di questi metodi nell’apprendimento autonomo di nuove tecnologie e di abilità linguistiche ha avuto noto successo, in forme standardizzate caratterizzate dalla neutralità, dalla impersonalitàedallariproducibilità.L’educandoèildestinatariodirinforzipositivienegativi,elafigura dell’educatore gioca un ruolo di sostegno, di integrazione nel rapporto discente/strumento. L’apprendimentosisviluppanellacollaborazione,lanegoziazione,lacondivisione,attivandoprocessi metacognitiviemultimediali.(GrassillieFabbri2003,41). 22 Anche se può avere applicazioni automatizzate, caratterizzate dalla minima interazione personale e dalla“freddezza”dellamisurazionedegliesiti,ilmodellodelmasterylearningispiratoaquestoimpianto didattico è stato anche applicato nella gestione dei processi di apprendimento di allievi con bisogni speciali, e ha offerto valide alternative nella difficile gestione delle classi multilivello, in particolare nell’insegnamentodellelingue,frequentinellescuoleconun’altapercentualedipopolazionediorigine straniera. Questo approccio si rifà agli studiosi Carroll, Bloom e Block, e ha la “finalità dichiarata di portaretuttiglialunniapadroneggiaregliobiettiviconsideratiessenziali,purnellaconsiderazionedelle lorodiversesituazionidipartenza”(Fiorin2012,123).Questosupponeunadettagliatapianificazione degliobiettiviedeimaterialidiapprendimento,efficacistrumentidivalutazionedellecompetenzeche consentanodideterminareibisogniindividualidell’apprendimento,elagestioneefficientedeitempi delle esercitazioni parallele, in modo da consentire a ciascuno studente i tempi che effettivamente richiede per svolgere un lavoro personalizzato. I compiti fondamentali dell’educatore, per il mastery learning,sonofondamentalmentedue:primadell’incontro,lapianificazionedettagliatadegliobiettivie i materiali dell’apprendimento e durante l’incontro, il monitoraggio e il feedback riguardo agli avanzamenti di ogni studente. Infatti, l’utilizzo del rinforzo positivo, della motivazione e l’incoraggiamento del progresso individuale è fondamentale, come pure la valutazione se introdurre ulteriori risorse per arricchire le conoscenze o se invece mirare al loro approfondimento. La fondamentaleindividualitàdell’apprendimentopuòesserealternataconcompitiacoppiaoinpiccoli gruppi omogenei, per obiettivi simili, o di apprendimento cooperativo, per sviluppare obiettivi differenti,affidandoaciascunindividuoogruppocompitidiversinell’insiemediunprogettocondiviso. Seèverochelastandardizzazione,laconcretezzaelaverificabilitàdeirisultatièunodeipuntidiforza piùapprezzatidiquestomodello,loèaltrettantochelacriticapiùimportanteadessoconseguedalla stessa caratteristica: “Questa certezza entro cui entro cui dovrebbe muoversi l’azione didattica –la certezzadellemeteelaloroverifica‐finisceconl’assegnareallaDidatticalimitiriduttivi,privilegiando necessariamente l’immediato agli effetti di lungo respiro, la garanzia dell’obiettivo certo e sicuro piuttostocheilrischiodell’esplorazionedeirisultatiincerti”(GrassillieFabbri2003,41). 3.3.4Ilmodellointerattivo Questo modello è incentrato sulla interazione reciproca dei vari soggetti della relazione didattica, all’internodellaqualeavvienel’esperienzaelasuaformalizzazione.Nelcontestodiun“apprendimento situato”, si prendono in considerazione le motivazioni ed emozioni soggettive dei partecipanti all’esperienza, e si favorisce l’attività di scoperta ed applicazione delle conoscenze, invece di una ricezionepassivadicontenuti:“Ciòcheharilevanzaèquellochedifattoaccade,sonoledecisionichesi prendono,leesperienzechesivivonoperdarerispostaaiproblemiincuiidiversisoggettisitrovano coinvolti”suscitandocontestualmente“unaconsapevolezzaacquisitamediantel’attivazionediprocessi dirazionalizzazionedell’esperienza,costruitaattraversolariflessioneeildialogosudiessa”(Grassillie Fabbri 2003, 42). L’unicità dell’esperienza interattiva e delle scelte che comporta, che si arricchisce dell’apporto creativo e personale di ciascuno dei partecipanti, rende le situazioni didattiche sempre aperte alla novità e all’imprevisto, nelle quali l’esperienza condivisa non può ridursi a una lezione ripetitiva. D’altro canto, “dal punto di vista didattico, ciò che conta non è il prodotto, cioè ciò che a 23 conclusione di un percorso di insegnamento il soggetto avrà appreso, o più in generale il risultato conseguitoqualeesitodiunpercorsoeducativo,mailprocessomessoinattoperconseguirlo,cioèciò chevienepropostoesicompieperchéquestoprocessopossarealizzarsi”(ibid). Gli educatori si posizionano in questo modello all’interno di rapporti complessi nei quali sono personalmentecoinvolti,cheesigonounaloro“messaingioco”inunruolocheèspiccatamenteattivoe interattivo, nel contesto di situazioni aperte ed imprevedibili. La riuscita di questo tipo di didattica dipende in gran parte dalle abilità professionali, relazionali, comunicative ed interpretative dell’educatoreodell’educatrice,delrapportoinprofonditàcheèingradodiinstaurareconognipersona edel“clima”difiduciaecondivisionecheriesceacrearenellaclasse: “L’attenzione dell’educatore è rivolta alla comprensione dell’altro, a interpretarne i comportamenti richiamandoneivissutieponendoattenzionealsignificatocheneiprocessicognitiviassumeladimensione affettivo‐relazionale: per questo lo stile comunicativo dell’educatore è di tipo inferenziale, nel senso che prendelemossedallesollecitazionichegliprovengonodachiglistadifronte,dalleloroespressioni,dalle loroattesepiùomenomanifeste,ilororifiuti.Ildialogoeillavorointersoggettivosviluppanounclimadi reciproca fiducia e condivisione, entro il quale si realizza il processo di apprendimento. Saper ascoltare diventa,allora,unacompetenzafondamentaledell’educatore:unascoltocheimplicauncomplessoinsieme didisposizioniapertesupiùdimensioni,dallasensibilitàallarazionalità,dallavolontàall’affettività,dalla conoscenza all’intenzionalità (…); un ascolto accogliente e rispettoso verso i punti di vista dell’altro, un ascoltocheèinnanzituttodisponibilitàchevarafforzataconilpossessoditecnicheediparticolariabilità.” (ibid) Questostilediapprendimentopuòprodurreun’efficaciapedagogicacompletamentediversarispetto aglialtristilididattici,perchécreaunadinamicadiapprendimentocheèalcontempoindividuale,attiva eincentratasull’esperienza,manonindividualistica:isoggettiapprendentinonsonolasciatidasolia condurreipropriprogettidiricerca,bensìvengonocondottiinun’esperienzadigruppo,conivincoli che questo comporta sul rispetto e sull’ascolto reciproco, ma anche con uno spazio d’iniziativa e di manifestazione personale. La ricerca e sperimentazione di nuovi saperi, la considerazione delle conoscenze da molteplici punti di vista, l’analisi personale e collettiva del vissuto sono forme di apprendimentoparticolarmenteadattiallamaturazionedicompetenzerelazionali,allaconsapevolezza disé,apercorsipersonalidicambiamentodiprospettiva,allaelaborazionedivissutitraumatici,ecosì via.Forseperquestovengonospessoutilizzatinelcontestodellaformazionedipsicologiecounselor, sacerdoti e religiosi, giovani scout e gruppi di mutuo aiuto. L’impianto didattico interattivo sembra esserequellopiùfavorevolepersvilupparelecompetenzeinterculturali. Certamente, è un approccio che richiede agli educatori un alto livello di sviluppo di competenze professionali e relazionali, nonché una considerevole apertura e disponibilità a mettersi in gioco in situazioninonpianificabili: “l’educatoreèimpegnatosulpianodecisionale,giacchépuòpoggiaresolosuunquadroprogettualemolto chiaroeapertoallesoluzionichesicostruisconoinsituazione:unapproccio,quindi,cherichiedeelevata sensibilità sul piano relazionale, buone competenze nel campo dell’osservazione – anche sul piano dell’intuizione nel saper cogliere episodi e specifiche manifestazioni nella loro significatività‐ e grande flessibilitàevarietànellesoluzionidaproporreeinquestosensoconoscenzaepadronanzaanchesulpiano tecnicoeprocedurale.Inquestaprospettiva,lacompetenzadell’educatoreèintesapiùcomeunpotenziale 24 apertodirisorsechelomettenellecondizionidirispondereprontamente“insituazione”,piuttostocheun insiemebenordinatoedefinitodiabilitàedicapacità.”(GrassillieFabbri2003,43). Questoapproccioèalquantodifficiledagestireascuola,dovelaprogrammazionecurriculareimpone vincoli temporali, metodologici e contenutistici che non possono essere ignorati. Tuttavia, sembra richiamareilmondoscolasticoallaragionestessadellasuaesistenza,chenonèquelladi“ricopiare”i contenutidellatradizionesuinuovisoggetti,quasifosseronuove“schededimemoria”,bensìquelladi renderli curiosi, capaci di porsi domande ed acquisire attivamente delle conoscenze che abbiano un significatoeunimpattonellaloroesistenza,nonsoltantosulpianoindividualemasuquellocollettivo: “ilproblemanonèquellodidoverassimilareunacertaquantitàdisaperegiàformalizzatoequindiastratto e decontestualizzato, ‐e, per corrispettivo, richiamarsi ad una conoscenza che può essere trasmessa da qualcunoaqualcunaltro‐mache,invece,neiprocessicognitivil’attivitàsarebbecentralenellacostruzione dellaconoscenza,perlaqualesonofondamentaliilruolodelleesperienze,l’influenzadeicontestisociali,la collaborazionefrasoggetti,lapraticaelacondivisionedellastessacultura”.(ibid) La scuola interculturale non è possibile se si ha un concetto statico della cultura. Una scuola che si limitassea“difendere”leacquisizionipassatenonsolononriuscirebbenelsuointentomanonsarebbe ingradodiraggiungereilproprioobiettivo,cheèquellodiprepararelenuovegenerazionipervivere nelle società complesse della contemporaneità. La scuola interculturale non si limita a trasmettere i saperi,maaspiraaformareinognipersonalecompetenzenecessarieacrearli,applicarli,dimostrarli, comunicarlioinnovarli,individualmenteeincollaborazione,nonchéadaprirliallesollecitazionisì,delle tradizioniculturaliacquisite,maanchedell’altroedelnuovo.E’importante,dunque,chegliinsegnanti eleinsegnantichevengonocoinvoltinell’addestramentodellecompetenzeinterculturalipossiedano unaformazioneprofessionaleincentratasuunimpiantodidatticochesiaingradodiabbracciarequeste finalità. 4. FILONIMETODOLOGICIDELLEPRATICHEINTERCULTURALI DicevaGraziellaFavaroche“viènellascuolaunvivace“brusiodellepratiche”.Questosirifletteinuna offertadimanualiepubblicazionicontenentipropostedidattichechemiranoaconcretizzarenell’aula la pedagogia interculturale. Cercheremo di distinguere in questo vivace brusio delle pratiche i filoni metodologicimaggiormenterappresentatinelleraccoltediattivitàdidatticheelaboratorialiriguardanti la formazione delle citate competenze interculturali (Cfr. Claris 2002; Di Modica, Di Rienzo, Mazzini 2005;Boschetti2006). 4.1 Metodidecostruttivi Questotipodimetodièorientatoadoffrireunnuovopuntodivista.Attraversodiversetecnichesicerca diavvicinarsiadundatoargomentoosituazioneconapproccidiversi,alfinediportareipartecipantia 25 scopriremodialternatividiinterpretarelaquestione.Questogeneredimetodisonoparticolarmente adatti allo sviluppo della capacità di affrontare positivamente e risolvere creativamente i conflitti e, appunto,allacapacitàdidecentramentodellosguardo,nonchémolteplicicompetenzecomunicativee relazionali.Suquestotipodiattivitàcommentaunvalidomanualegiàcitato: “Non sempre, comunque, l’incontro con l’altro avviene in modo sereno: accogliere la diversità, spesso, comporta anche accogliere il conflitto. Solitamente il conflitto è visto come situazione da eliminare, raramentevienepercepitocomeoccasionedicrescitaindividualeecollettiva,mapoichéèutopicoeliminare ilconflitto,saràindispensabileimparareagestirlo.Lagestionenonviolentadelconflittononcoincideconla soluzionedelconflittoel’unanonimplical’altraoviceversa.Lacapacitàdi“so‐starenelconflitto”richiede di valorizzare nell’altro le differenza, di rivedere il proprio pensiero decentrandosi cognitivamente ed emotivamente, di relazionarsi ponendosi in ascolto, di credere nello scambio che il confronto può promuovere”(DiModica,DiRienzo,Mazzini2005,11). La manualistica sulla didattica della mediazione e della risoluzione dei conflitti è un ramo a sé. Indichiamo un ottimoesempio nei citati testi di Marianella Sclavi(inparticolare Sclavi 2003), molte delletecnicheedesercitazionipropostehannol’obiettivodismascherarelenostre“corniciculturali”,le “regolenonscritte”checondizionanolenostrepercezioni,decisionieaspettative,earendercelevisibili, alfinediessereingradodimetterletraparentesiquandoildialogoconglialtrilorichiede.Altreattività puntanoadesercitarelacapacitàdiascoltoediosservazione,adecostruireipregiudizieasviluppare strategiealternativeperlarisoluzionedeiconflitti22. Uneserciziodidecentramentochepuòrisultareparticolarmenteutileascuolaèquellodinonpensare cheilpropriomododiviverelascuolasial’unicoalmondo,conl’implicitapretesachechièpiùgiovane ochièappenaarrivatosappiagià“comesifaperandareascuola”.Nonc’èunsolomododiviverela scuola. La sensibilità interculturale dovrebbe applicarsi anche al rendere consapevoli ed esplicite le regole non scritte dell’ambiente scolastico, e aprirebbe lo spazio ad una possibile riflessione sull’appropriatezzadiquesteregoleneipresenticontesti,eaunaloroeventualerinegoziazione,piùo menoconsensuale.Suquestotema,Gobbofaunainteressanteconsiderazione: “Unaparteconsiderevoledelpercorsodiapprendimentoconsistenell’apprenderea“fareloscolaro”,ovvero nelgiungereacondividereunsapereculturalechesipresentafindall’iniziocomplesso.Infattiessocomporta nonsolol’apprendimentodicontenuti,maanchequellodimodalitàdiesecuzioneediorientamentitemporali specifici(…),regoledicomportamentograzieallequalimodellarelacapacitàdiresistenzafisicaedinon movimento, regole sulle modalità delle relazioni (con chi? quando? dove parlare?) e sulle persone diversamentesignificativepresentinell’istituzionescolastica(…)cherichiedelealtàechevietailcopiare, anche se al suo interno ha, e raccomanda, norme informali che promuovono e premiano la cortesia, la solidarietà,l’amicizia”(Gobbo2000,140). Un’importanteapplicazionedeimetodidecostruttivi,checoinvolgeunriccofilonedellamanualisticain questosettore,èquelladella“riletturainterculturale”deicontenutidell’apprendimentoscolastico. Boschettidescrivelaviadecostruttivacomel’applicazionedistrategiedidattichecheoperanoconfronti tematicieinterdisciplinariorientatiacontrastarel’approccioetnocentrico: 22UnvalidomanualeinlinguatedescaconattivitàchemiranoallarisoluzionedeiconflittièiltestodiVopel(2002). 26 “nell’ambitodellapedagogiainterculturale,siparladiviadecostruttiva,ecioèdiun’ipotesieducativache ponga in essere reali metodi comparativi nella formulazione della lezione. La visione etnocentrica che caratterizzaicurriculidisciplinari,oltrechemoltiapproccididatticidapartedialcuniinsegnanti,puòessere superata con una serie di accortezze o “invenzioni” didattiche. L’approccio decostruttivo, però, impone innanzituttolamultidisciplinaritàeinsecondoluogolacapacità/volontàdisconfinaredaipercorsisuggeriti daitradizionalilibriditestoscolastici.Perfareciòoccorrechel’insegnantesidocumentialtrimenti,inmodo daalimentareun’ideadidatticaalternativa,einsecondoluogosidotidistrumentididatticiutiliintalsenso” (Boschetti2006,88). Sitrovanogiàincircolazionemolteoperechecontengonouna“revisioneinterculturale”dideterminate discipline,tralequalineabbiamogiàcitatoalcune.Riproduciamoatitolodiesempioiltemaproposto daAntonioNannicheBoschettiriporta,datocheillustraefficacementequestapratica:“unadidattica interculturaledellalinguaedellaletteraturaaffrontandoiltemadei“prestitilinguistici”,einparticolare laproduzionepoeticaarabainSiciliaduranteladominazionemusulmana.Affrontareunfenomenodel genere significa: approfondire la lezione di italiano o di lingua e letteratura italiana; proporre una riflessionestorica;suggerireunapproccioscientifico‐matematico,vistalariformulazionedellavisione scientificadelmondoconl’introduzionedellozero.Lalezionedeclinatainquestitermini,soprattutto, sottolinea l’importanza dello scambio e dell’incontro di eredità culturali diverse, proponendo una ristrutturazione epistemica degli ambitidisciplinariallalucediuneffettivodecentramento delpuntodivistaediunribaltamentodellatradizionale visione eurocentrica (quando non ancora METODIDECOSTRUTTIVI nazionalista)delmondo”(Boschetti2006,89). Mettersineipannidell’altro Cambiarepuntodivista Esempicomequestisitrovanointestiacarattere Acquisirenuoveinformazioni decostruttivo,sutematicheinterdisciplinari,come Acquisireunnuovostiledi il testo di Grazia Grillo: “Noi” visti dagli altri. negoziazione Esercizididecentramentonarrativo.Altripuntanoa Allenarelecapacitàdi proporre un nuovo approccio tematico delle osservazioneediascolto diversematerie(decolonizzazionedellostudiodella storia, valorizzazione dei contributi delle culture orientali nella matematica, inclusione di opere classicheappartenentiaicanoniletteraridialtrearee delmondo,eviadicendo).Altriancorapropongonospunti diriletturaapartiredaesperienzeedinterventiinterculturali (comeades.Nigris2003oGiusti2004a)Nonèquestalasedeper una discussione dei contenuti dei programmi scolastici, anche perché essi dipendono dalle cangianti esigenze curricolari. È tuttavia importante indicare l’esistenza di un repertorio sempre più ricco di approfondimenti e strumenti per questa operazione di rilettura. Alcuni validi esempi sono Santerini 2008,Santerini2010(secondaparte)eClaris2002. 27 4.2 Metodiludico‐esperienziali Nel gioco si ritrova la gratuità che è capace di veicolare ingenti energie vitali. Vygotski sosteneva l’importanzadelgiocoperconsentirealbambinodimettereaprovalesuepotenzialità,esimulareiruoli chepotrebbegiocare,interagireipoteticamenteconunavarietàdicontestiedoggetti,esperimentare nelsuopiccolomondoitemicheriesceapercepireeamutuaredalmondointero.Infatti,intuttoil mondosigioca:ilgiocoètransculturale,eproprioperquelmotivodiventaunospontaneoeimmediato terrenocomunetrabambinidelleculturepiùdifferenti.Ilgiocorisultamotivanteepartecipativoper tutti,mainparticolareperibambinieragazzi,datocheproponeunacornicediregolerassicurantiche stimolano il desiderio d’interagire, concentrando l’attenzione su un obiettivo raggiungibile, coinvolgendol’affettività,creandocontattielegamirelazionaliemobilitandoazionierisorsecreative nelproblemsolving.Sull’efficaciadeimetodiludicinellapedagogiainterculturaleoffriamolaseguente riflessionediBoschetti: “Il gioco è innanzitutto corpo, transculturalità, investimento affettivo. Attraverso la dimensione ludica si produce un contesto vivo in cui si sviluppano relazioni più libere e meno formali. Le regole facilmente riconoscibilientrocuiiragazzisitrovanoarelazionarsi,divertendosi,stimolanolapartecipazioneproprio perché permettono di superare alcune barriere, ad esempio di ordine linguistico (i contesti informali induconoibambinieiragazziaosareeasperimentaremoltodipiù)efavorisconolatendenzaa“mettersi in gioco”. Perquesto“giocare” diventa“mettersi in gioco””. (…) Moltibambini attraversoil giocosonoin gradodiesprimereabilitàaltrimentinonriscontrabili,vuoiperunacarenzadistimoliediinteresse.Oltrea consentireaibambinieariragazzidiesprimersipiùliberamenteequindidiaprirsiversonuoverelazioni comunicative, il gioco consente anche di affrontare ostacoli, resistenze e dinamiche che si generano nel contestoclasse,edidecodificaresistemirelazionaliesterniall’ambientescolastico,proprioperchédiventa possibileraffiguraresimbolicamenteunaseriediproblematicità”(Boschetti2006,87‐88). Certamente, questo richiede una particolare messa in gioco delle competenze degli educatori, che devonosaperpartecipareealcontempotutelareladinamicadell’attività:“E’ovviocheincontestiludici, l’educatore dovrà liberarsi dai condizionamenti del suo ruolo istituzionalmente inteso, dovrà cioè abbandonare il modo frontale e asimmetrico di gestire la lezione. Sarà chiamato, quindi, anch’egli a giocareequindiamettersisignificativamenteingioco.Maproprioperquestorisultaancorapiùcentrale ilsuocompito,poichél’investimentoaffettivoel’abbandonodeisuoi“abiti”tradizionalinonimplicano assolutamenteunabbandonoanchedellasuafunzioneeducativa.Anzi,semmailaamplificano.Gestire ledinamichedigioco,gliimprevistichesipossonoverificare,leoccasionidiapprendimentochedivolta in volta la relazione ludica suggerisce può rivelarsi un compito molto delicato e impegnativo. L’insegnantenondeveabbandonare,dunque,ipannidell’insegnante,solorivedereepercertiaspetti “reinventare” tale ruolo, tentando di sviluppare la capacità di gestire i conflitti e di improvvisare in relazione agli input che emergono di volta in volta. Il gioco non può essere inteso come momento puramente ricreativo, quasi fosse una sorta di fugace pausa all’interno di un “normale” processo formativo,masirivela,anzi,unafondamentaleestraordinariaoccasioneeducativa”(ibid). Inunpreziosocontributoalladidatticainterculturalefondatasulgioco(DiModica,DiRienzo,Mazzini 2005,11),sispiegachelecompetenzerelazionali“nonpossonoesserematuratemedianteprocessidi insegnamento solo trasmissivi, in quanto richiedono una disponibilità al cambiamento” di ogni 28 insegnante.Laformazionediunapprocciointerculturaleallaconoscenza, alle relazionieallaconvivenzasociale,richiededi“divenireconsapevoli degli impliciti culturali che sottendono i comportamenti quotidianieoperareilpassaggiodaunpensierounicoerigido a un pensiero plurale, disponibile al decentramento METODILUDICO‐ cognitivo ed emotivo” (ibid). Il testo citato ricostruisce ESPERIENZIALI: percorsiasfondoludico,adducendoiseguentimotivi: Giochidiruolo “questotipodipercorsipermettediattivarerisorsenon sempreconosciute,diliberareespressioniirrigidite,di sperimentarerelazionipossibili,disaggiaresituazioni conflittualiinunambienteprotetto.Nonèsufficiente, infatti, l’informazione sulle culture altre per contrastarelapauradell’altrochepuòdareoriginead atteggiamenti e pensieri razzisti. E’ indispensabile mettersiingiocoinambiticheincoraggianolasensibilità, la disponibilità e l’apertura, per maturare comportamenti interculturaliqualilacapacitàdivalorizzaresestessieglialtri, diriconoscereecontenerestereotipiepregiudizi,dicomunicare,di collaborare, di gestire i conflitti in modo nonviolento.” (Di Modica, Di Rienzo,Mazzini2005,13). Giochicooperativi Giochidisimulazione Problemsolving Dinamichedigruppocon interazionicontrollate …ealtroancora L’approccio ludico è un campo di sperimentazione sicuro, in cui si possono mettere alla prova atteggiamentiestrategiedifferenti,specialmentenelcampodellarisoluzionenonviolentaecreativadei conflitti.Perquestomotivoquestogenerediattivitàvengonospessoutilizzateancheneiprogrammidi formazionedeimediatori,deicounselor,edeigruppidilavoro,alfinediallenarelecompetenzemirate all’elaborazione cooperativa dei conflitti: “Cooperare è ancora un modo diverso di relazionarsi con l’altroinquantol’abitomentalealqualesiamostatiesiamoeducatiè,soprattutto,quellodelconfronto competitivo: io vinco/tu perdi. Esercitarsi a ricercare intese che superino lo schema vincitori/vinti richiededinegoziaredecisioni,saggiareaggiustamenti,praticaremediazioni”(BolognesieDiRienzo 2007,96). Questo è, appunto, lo spirito del gioco cooperativo: “Non ci sono vincitori né vinti perché manca la sconfittadell’antagonista,inquantolacompetizionenonèrivoltacontrol’altro.Lacompetizione,infatti, neigiochicooperativinonvieneeliminatamaèindirizzataalraggiungimentodegliobiettividelgioco: unenigmadarisolvere,untempoentrocuiagire,unospaziodacondividere,ounprodottodarealizzare. Vieneintrodottoun nuovo concetto diostacolo, inquanto gliostacoli, coni qualii singoli ei gruppi possonocompetere,nonsonorappresentatidagliavversarimadametedaraggiungere.Gliobiettividel gioco non richiedono una gara tra individui o gruppi contendenti ma la collaborazione di tutti i partecipanti(…)Ognunocontribuisceconlasuapartecipazioneesiritrovaafarpartediungruppocon ilqualecondivideglielementicognitiviedemotivicheilgiocorichiede”(DiModica,DiRienzo,Mazzini 2005,16‐17). 29 All’interno del filone di pubblicazioni che contengono linee guida e attività ludico didattiche, alcune mirano ad una specifica competenza, ad esempio la soluzione creativa dei conflitti (Cfr. Vopel 2002; Sclavi2003).Ealtreinvecedettaglianolametodologiadiuntipodiattività,adesempioIlgioconella didatticainterculturalediPasqualeD’Andrettaoancoraunostudiosull’efficaciapedagogicadelgiochi diruolonellaformazione,chesostengonoinparticolareleabilitàrelazionaliecooperativeincontesti complessi(Angiolino,GiulianoeSidoti2003).Alcunimanualiraccolgonounavarietàdispuntitematici emetodologici,comeperesempioildatatomaancoramoltovalidotestodiMiltenburgeSurian(2002) nellacollanadeiQuadernidell’interculturalitàdiEMI.Altritestiancora,offronounitinerariospecifico, ben elaborato nei contenuti e nelle corrispondenti strategie didattiche. Un buon esempio è il testo dell’AssociazionePaceeDintorni,intitolatoViolenza,zeroincondotta.Manualepereducareallapaceche proponeunprogrammadieducazioneallapaceincuiipercorsitematicisonosviluppatineicontenuti edarticolatiinstrategieludico‐didattichedettagliatamentedescritteepronteall’uso23. 4.3 Metodinarrativi Conmetodinarrativinonsiintendelanarrazionecomeoggetto,ovverol’utilizzoditestinarrativi.Si trattadiunavastagammadiattivitàchefavorisconolamaturazionedicompetenzeattraversol’azione narrativa,o, piùin generale,l’approccionarrativo, modificandoprofondamente lo stile didattico ela dinamicadell’aula,chesmettediessereil“luogodellerispostegiuste”,ediventaunluogopienodistorie da creare e ricreare, da esplorare e da scoprire, che promuovono l’interpretazione delle esperienze proprieedaltrui.SpiegaLucàchelapedagogianarrativa“spronaladimensioneeducativaistituzionale anonlimitarsiadesseresoltantotempoeluogodispiegazioni,maadessereanchespaziodiascolto reciproco tra soggetti narranti, per la costruzione di un’identità che, come sostiene Paul Ricoeur, è proprioun’identitànarrativa,ossiaun’identitàacuil’essereumanoaccedegrazieallastessamediazione della funzione narrativa. (…) L’identità narrativa è dinamica, mobile, processuale, in continua trasformazione:èun’”identitànomade”(Lucà2008,146). Duccio Demetrio, uno dei principali promotori delle pratiche narrative in Italia, sottolinea il valore dell’attivitàautobiografica,dautilizzareinparticolarenellapraticapsicologicaepedagogica,enellavita personale, come cura di sé. Demetrio sostiene che la creazione di un clima cognitivo e relazionale d’impiantonarrativopuòessereapplicatoall’insegnamentodiognimateriaealraggiungimentodeipiù svariatiobiettivididattici.Iprocessinarrativi,oltreafavorirecontestirelazionalipositiviegenerare motivazione e coinvolgimento emotivo rispetto all’apprendimento, possono modificare le dinamiche dell’aula,inquantotuttipossonodiventarenarratori,intervenireinunastoriaericrearla,fareprevisioni suipossibilisviluppi,avviareprocessidiidentificazioneodisidentificazioneconipersonaggi,edaltro ancora24. E’ facile immaginare laboratori narrativi per lo sviluppo di molte delle competenze 23 Unaltroesempio, più aggiornato di questotipodi proposta benarticolata,èilpercorsodidattico creato nel contesto del progetto Diversity4Kids, incentrato sul tema della convivenza nella diversità, che descriveremo successivamente(Bruggeretal2014). 24“siriconoscealnarrare(…)unasupremaziataledaritenerecheun’educazioneefficace‐giocoforzaintempi medio/lunghi ‐ non possa che esserel’esito di una vera e propria strategia o consuetudine narrativa, adottata sovented’istintoointenzionalmentedachisitrovaadessereaccidentalmenteoprofessionalmenteeducatoredi qualcuno. Rispetto al contesto (che dovrà essere impregnato di narrazioni e attento alla creazione di climi 30 interculturali sopra citate, o per operare un’elaborazione, interpretazione o reframing di memorie, esperienze,relazionioconoscenze. Laricercahadimostratol’efficaciapedagogicadeimetodinarrativiincontestiinterculturali:unaricerca orientataallavalutazionedell’efficaciadell’usodimetodinarrativiinclassepercoadiuvarelosviluppo degliadolescentinellaricercadiséneicontestimulticulturalihadatorisultatipositivi(VlaicueVoicu 2013)comeancheunaricercasull’utilizzodeimetodinarrativinellavalutazioneenell’incrementodelle abilità comunicative dei giovani (Mokhtar, Abdul Halim e Syed Kamarulzaman 2011). Questo non sorprende,datolostrettorapportodellosviluppodell’identitàpersonaleconiprocessinarrativi.Quila riflessionediBoschettisuimetodinarrativinellapedagogiainterculturale: “Unimpiantonarrativo,infatti,sollecitalacapacitàdiascoltarel’altro ediascoltaresestessi.Lanarrazionedopotuttonasceconl’uomoe ognuno di noi è un narratore, poiché nel raccontare e nel METODINARRATIVI raccontarci siamo portati (nessuno escluso) a mettere in campo la nostra sensibilità, le nostre emozioni, la nostra Storytelling interpretazione,lanostracultura.Inaltreparolelanostra Letteraturadellamigrazione identità. La narrazione stimola i processi di Metodiautobiografici immedesimazioneattraversouncoinvolgimentoemotivo Produzioneaudiovisiva eperquestofacilitailsuperamentodimalintesiideologici Laboratoridiscrittura da cui spesso siamo ostacolati nei nostri percorsi di Narrazionicollettive avvicinamentoedicomprensionedell’altro.Adottareuna Riscriverelefavole via come quella narrativa, in sostanza, ci permette di leggerelecosiddette“culturealtre”congliocchieilcuore Diariooscrapbookfotografico degliscrittori,degliartistiopiùingeneraledeinarratori Counter‐narrative cheappartengonoaesse,maanchedeglialunnicheportano nella classe importanti eredità culturalida condividere. Per glialunniitaliani,ascoltarelestoriedivitadeilorocompagni stranieri spesso risulta stimolante,e,oltre a generare interessee curiosità,certamentesollecitariflessionicritichesulsésvincolateda pregiudiziestereotipi.Necessariamente,lapedagogianarrativanonsilimita adun’educazionealladiversità,masollecitalapresadicoscienzadiunapropriaidentità,ancheattraverso lariscopertadiunapropriapoetica.”(Boschetti2006,89). relazionalinarrativisticamenteorientati);rispettoachièildestinatariodell’azione,chesaràvalorizzatonelsuo essere interlocutore o narratore più che ricevente passivo; rispetto alle conoscenze veicolabili che dovranno essere trattate didatticamente secondo specifici stili narrativi: tali da accrescere attenzioni, motivazioni ad imparare,ragionamentisulproprioapprendere.Nonper‘escamotage’,sibadibene,dicarattereaffabulatorioo seduttivo, ma per ragioni mutuate dalle stesse scienze cognitive. A questo punto, non più solamente della comunicazionebensìdellanarrazione.Dalmomentoche,enonsarebberosoltantoleneuroscienzearibadirlo, quantopiùunindividuovienecoinvolto,attrattoesollecitatoapartecipareall’eventoeducativooformativoche sia,tantopiùèprobabilecheimessaggi,qualiessisiano,restinonellasuamemoriapiùalungo”(Demetrio,2005). 31 L’utilizzo didattico della letteratura migrante25 è una importante risorsa per la decostruzione di stereotipi, per lo sviluppo dell’empatia, per allenarsi a cambiare punti di vista, e per elaborare esperienzeche“ciriconduconoavissutiemotivichemoltohannoincomuneconl’esperienzamigratoria, anchesenzapartire.Lo spaesamento, la familiarità, l’identità, la nostalgia,lascoperta, ilpregiudizio, l’esclusione e l’inclusione, la diversità sono “vissuti migranti” che ci appartengono. Li ritroviamo nei carteggi epistolari, nelle canzoni, nelle biografie di chi è partito così come nella nostra esperienza quotidiana”(Boschetti2006,89‐90). Tuttavia,comesidicevaall’inizio,imetodinarrativinonsilimitanoall’utilizzoditestinelladidattica, masiavvalgonodimolteplicitecniche,qualiladidatticadell’ascoltoedell’empatia,ilbrainstormingela costruzionecondivisadeisignificati,laproduzioneindividualeocooperativaditesti,videonarrazioni, fumetti o canzoni, la rielaborazione delle fiabe, l’evocazione autobiografica, la costruzione ed espressionedimemoriecomuni(inqualunqueformato)etantealtre(Cfr.BatinieGiusti2008;Demetrio 2004a,2004b,2005;OrbettieSafinaeStaccioli2005;Ferrettietal2002;Pulvirenti2008). 4.4 Metodiespressivi I metodi espressivi promuovono un approccio meno “razionalistico” alla conoscenza, coinvolgendo nell’apprendimento le dimensioni profonde dell’essere umano, attraverso l’esperienza dei sensi, la sollecitazionedellacorporeitàedelmovimento,l’usodell’intuito,larielaborazionedellememorieedei valorielalorotraduzioneinlinguaggialternativi.E’importantechel’educatoreinquesteattivitàpossa uscire dal modello scolastico delle risposte giuste e sbagliate. Nell’espressionediséciascunoportaunvissutochehaunvalore esperienziale,chenonèpiù“vero”o“falso”deglialtri,soltanto diverso, soggettivo e unico. L’ottica è quella di rendere METODIESPRESSIVI esplicitielementiimpliciti,esplorarelacomplessitàdiSé, Metodiamediazionecorporea perciòèfondamentalechel’educatorenonsiailportatore Disegnoepittura divalutazioniegiudizi,macoluichetutelal’espressività. Composizionimanuali Ineffetti,questimetodioffronounacornicestrumentale simboliche(forestadialberi genealogici,ades.) protettiva per esplorare, interpretare e manifestare le Laboratorisulleemozioni proprie esperienze, nonché un’occasione privilegiata Artecooperativa per comprendere quelle altrui. Essi sono Musicaedanza particolarmente adatti a fornire un’esperienza di Interpretazionediimmagini conoscenzaedascoltoreciproco,attraversosignificatie Laboratorifotografici linguaggisoggettivi ecreativichesollecitanol’emergere Teatro di nuovi aspetti di sé, perciò dispongono i partecipanti a lasciarsi sorprendere dalla rinnovata scoperta di sé e dell’altro. Le creazioni simboliche ed artistiche riescono a coinvolgereesollecitareleemozioni,lacorporeità,lapercezionedei 25Unasceltaaccurataedaggiornata,rivoltaallevarieetà,sipuòtrovarenelcatalogodella“mostrabibliografica itinerante” del Gioco degli Specchi, che nell’edizione 2013 s’intitola La Vita e i Libri, ed è disponibile online: http://www.ilgiocodeglispecchi.org/node/1562. 32 sensi,lacapacitàinterpretativaecreativa.Proprioperquestohannounimpattoimportanteanchesui processicognitivi,poichéattraversolariflessioneesperienzialesottraggonolacomprensionedalpiano razionaleelacollocanosulpianointuitivoerelazionale,agevolandoildecentramentodelsoggettoda unaprospettivaegocentricaedetnocentrica. “Motivareintrinsecamenteisoggettiesigel’ascoltodeibisogni,lavalorizzazionedellecapacitàdiverseedei linguaggi plurali. Dare spazio e voce ai linguaggi espressivi prevede una costante interazione del codice verbaleconilinguaggidelcorpo,delleartifigurativeemanipolative,delgioco,delteatro,dellamusicaedel cinema.Tuttal’attivitàformativavieneaesserecostruitavalorizzandoilinguaggiespressivi,all’internodi unsistemanongerarchicodellecompetenze,perfavorireesperienzecaratterizzatedaunapproccioplurale. Nonsitrattaquindidisostituireleattivitàcurricolariodiintervallarelelezioniconmomentirivoltialle tecniche espressiveprescelte, ma di dare vita a percorsi integrati che facciano dei linguaggiespressivi la strategia privilegiata, il filo conduttore del percorso. Viene così favorita una metodologia che punta sull’operativitàdelsoggettoesullasuapotenzialitàdiesprimereintelligenzeeabilitàdiverse”(DiModica, DiRienzo,Mazzini2005,12) Moltisono,senzadubbio,icontributidelletecnicheespressiveallacreazionediunclimapluralistico:lo stimolo di competenze e capacità diverse, la possibilità di un’espressione indiretta di sé e di una conoscenza degli altri attraverso vie non convenzionali, la sperimentazione di una rinegoziazione “creativa” delle regole, la pratica del pensiero out‐of‐the‐box, il coinvolgimento emotivo con il tema oggetto d’indagine,l’approccioattivoallaconoscenza,losviluppo dell’intuito e dell’empatia, ed altro ancora. Unadelleragionidell’efficaciadiquestetecnicheè,appunto,lamediazionecorporea,checiponeinuna prospettivadimovimentoecambiamento,cirendevisibililediversità,ciportaarielaborareisignificati ecimetteincontattoconglialtriinmodisemprenuovi: “Noisentiamo,comunichiamoeapprendiamosoprattuttoconilcorpo,mentreil corposievolve,ponendoci,pertuttoiltempodellavita,nelladimensionedel cambiamento: una dimensione congruente con un’educazione interculturale che ha l’obiettivo di sostenere il pensiero in DECLINAZIONIDEL movimento.Ilcorpo,inoltre,èsimileaunospaziointerattivoche tramanda i significati simbolici della propria storia aprendosi, TEATRO nella relazione con l’alterità, agli impliciti di altre storie; è Laboratoriteatrali dunquepossibileconessoesprimerespazidiaccoglienzaodi Mimo chiusura, rigidità o flessibilità. Del linguaggio del corpo, il Psicodramma gioco, l’animazione e la teatralità sono solo alcune forme. Marionette Formeche,attraversolaprospettivasimbolica,consentonodi Teatrodell’oppresso elaborareerielaborareincontri,conoscenzeedespressionidel nostrosentire”(DiModica,DiRienzo,Mazzini2005,13). Comunicazionenonverbale Giochiconcostumie travestimenti Improvvisazione teatrale I metodi didattici espressivi legati all’ambito teatrale sono particolarmente efficaci per far emergere convinzioni, esperienze e caratteristiche individuali che vengono sollecitate dalla recitazione e si esprimono all’esterno, rendendo gli “attori” più consapevoli e permettendo 33 aglialtridiconoscerli.Leattivitàteatralihannounimpattopositivosulladinamicadigruppo,chetende all’esplicitazioneerisoluzioniditensionisommerse,ealdecentramentodelsoggetto,chesirendepiù consapevole della diversità delle caratteristiche ed esperienze altrui. Recitare comporta – figurativamentemaspessoancheletteralmente‐“mettersineipannideglialtri”,immaginarediessere un altro, adeguarsi ad un contesto non familiare, trovare esperienze comuni con i personaggi che vengono rappresentati, anche se molto diversi da sé. Anche per questo motivo le tecniche teatrali tendonoadavereuneffettopositivosulladecostruzionedeipregiudiziesullasensibilitàinterculturale. I metodi espressivi legati alla creazione artistica possono includere creazioni individuali che poi vengonocondiviseinvarimodiconilgruppo,ocreazioniindividualioinpiccoligruppichepoivanno adunirsiaquelledeglialtriperformareunanuovacreazione(uncoro,unadanza,unascultura,una mostra, ecc.), oppure favorire un processo di creazione condivisa, in cui lo scambio avviene fin dall’inizio, e il prodotto è frutto del processo di negoziazione creativa, che raccorda i vari apporti e suggestioniinun’operad’insieme.Inparticolare,leartimanualisisonoprovatealtamenteefficaciper creareunclimadiempatianelladiversità,ragionpercuisonostatesempreutilizzateneicontestidi educazionedell’infanziaeneicontestidicura,qualilecomunitàdirecupero,gliospedalipsichiatrici,i penitenziari e le associazioni di portatori di handicap. Attualmente, l’efficacia di questi metodi nell’offrirenuovilinguaggidiespressionediséedisocializzazionevieneriscopertaincontesti“civici”, quali le associazioni culturali ed interculturali e le biblioteche pubbliche che in diverse città italiane propongonounavarietàdiatelier,corsiditecnichemanualielaboratoricreativi,chesembranoessere predilettedall’utenza. 5. PROGETTIDIRICERCA Comeabbiamovisto,esisteunoceanoditemiedimetodiperraggiungerel’obiettivodirenderelascuola veramente inclusiva ed interculturale. Compito del personale insegnante sarà quello di stabilire gli obiettivieglistrumentididatticipiùappropriatiperrispondereaibisognispecificidellaloroutenza.Si èdimostratoessenziale,inquestocampo,sceglieremetodiinterattivi,partecipativi,innovativi,creativi e coinvolgenti26. Sarebbe utile, tuttavia, che la ricerca potesse offrire informazioni e valutazioni attendibili sull’efficacia dei diversi metodi. Come osservava Elisabetta Nigris: “Molte sono anche le esperienzedidattichechesisonorivelateefficaciincontestichepossonoesseredefinitimulticulturali (…).Nonaltrettantofecondarisultainvecelaricercavoltaalladiffusioneeallaverifica/validazionedi questeesperienze”.(Nigris2003,9).Perquestomotivo,offriremoalcuneinformazionigeneralisullo 26Diversericerchesiorientanoinquelladirezione.Citiamoinparticolareunostudiorealizzatoinuna scuoladellaTurchia(Unutkan2009).Questaricercaharealizzatouninterventodidatticoinfunzionedi uno stesso obiettivo tematico (acquisire alcune conoscenze riguardanti l’Italia e la sua cultura), utilizzando metodologie diverse: nel gruppo sperimentale sono state usate metodologie attive e innovativequaliattivitàludiche,teatrali,scientifiche,conmaterialiinterattiviemultimediali,mentre nel gruppo di controllo sono state impiegate metodologie tradizionali, con l’appoggio di materiali di supportoillustrati(flashcards).Èstatapoitestatoilrisultatofinaledelleconoscenzeacquisitesull’Italia inconfrontoconlabasecomunedipartenza,esièevidenziataunachiaradifferenzanell’efficaciadei metodididattici,afavoredelletecnicheespressiveepartecipative. 34 statodellericercherelativeallaformazionedellecompetenzeinterculturali,esualcuniprogettididattici diparticolareinteresse,inquantosonostatiaccompagnatidastrategiedivalidazioneediverifica. 5.1Laricercasullecompetenzeinterculturali Negliultimianni,unavastagammadiricerchesisonoconcentratesullamisurazionedellecompetenze interculturali,esonostatisviluppatisvariatistrumentialriguardo(Cfr.Hammer,BennetteWiseman 2003; Paige et al. 2003; Bazgan e Norel 2013; Holmes e O’Neil 2012). È stato anche sviluppato un modello per la costruzione dei programmi di intervento al fine di accrescere le competenze interculturali(StephaneStephan2013).Comedicevamoprecedentemente,unabuonafonteperuna panoramica degli strumenti creati in ambito anglosassone sullo sviluppo delle competenze interculturalisitrovanelcontributodiPaolaDusieAngelaVecchio(Portera2013,40‐55). La maggior parte delle ricerche, tuttavia, si orientano verso campioni di persone adulte, soprattutto nelleseguentiareeprofessionali: L’insegnamento:moltericercheriguardanoilpersonaleinsegnante,inparticolarenell’ambito dell’insegnamentodellelingue,incuilaqualitàdellecompetenzeinterculturalidelpersonale docentesembraavereunmaggiorimpatto(Cfr.ades.Clouet2012). L’ambito aziendale: si trovano svariate ricerche sull’impatto delle competenze interculturali dellefascedirettiveedelleleadershipaziendalisulclimadilavoroelaproduttivitàdelleaziende. Sioffronoanchestrumentipermisurareeaccrescerelecompetenzeinterculturalidelpersonale chelavoraingruppiinternazionali(Cfr.Mahadevan,WeisserteMüller2011oppure Pułaczewska 2011). L’ambitodigitale:Unfilonedellaricercariguardal’incrementodellecompetenzeinterculturali a seguito di interazioni multiculturali in rete, sugli strumenti digitali per l’incremento delle competenzeinterculturaliesullanecessitàdisvilupparequestotipodicompetenzeperchiha unlavorocheprevedecontattidigitaliconunautenzanonlocalizzata(Cfr.Schenker2012). Altri ambiti professionali rilevati: le professioni psicologiche e di counseling, l’ambito infermieristico, l’ambito bancario (nello specifico quello europeo, che è sempre più interconnesso,ades.PliopaiteeRadzeviciene2010),latraduzione,ilsettoredeiservizi. Lericercheorientatearilevarelecompetenzeinterculturalineigiovanisiriferisconomaggiormenteal periodo degli studi superiori ed universitari. Sono degne di nota le ricerche sull’impatto degli studi all’esteronellosviluppodellecompetenzeinterculturali,esulrapportodellemedesimeconillivellodi employability, o probabile accesso al mondo del lavoro. Sono stati anche sviluppate ricerche (Cfr. Popescu 2014)orientate a rilevare l’incremento dellosviluppo delle abilità interculturali distudenti universitarichefrequentanogruppiculturalmenteeterogenei. Alcune ricerche di grande interesse hanno dimostrato correlazioni tra lo sviluppo di alcune altre capacità e le competenze interculturali27, o dell’effetto delle esperienze positive di contatto 27Cfr.adesempioEndicott,BockeNarvaez2003.Inquestaricerca,svoltanegliStatiUniti,èstatodimostratoche lacapacitàdielaborareilgiudiziomoraleelosviluppointerculturalesonoabilitàreciprocamentecorrelate,eche 35 interculturalesullamodificazionedeipregiudiziesulmiglioramentodellerelazioni28.Moltopiùscarse sono le ricerche orientate a misurare l’efficacia di strumenti didattici per l’accrescimento delle competenzeinterculturalidicolorochefrequentanolescuoleelementariemedie. Tra le poche ricerche esistenti che coinvolgono la creazione di strategie e risorse didattiche interculturalirivolteaibambini,verrannoespostibrevementealcuniprogettineiqualiunaseriaricerca teoricasiunisceallaricercadell’efficaciapraticapercrearestrumentididatticiinnovativiorientatia favorirel’inclusioneepoitestarelaloroefficaciasulcampo. 5.5 Diversity4Kids Il progetto Diversity4Kids: Imparare a scuola il dialogo interculturale e la diversità attraverso metodi ludici, interattivi e narrativi è stato realizzato dall’Istituto sui diritti delle minoranze dell’EURAC (AccademiaEuropeadiBolzano/Bozen)eZeMiT(ZentrumfürMigrantinneninTirol)nelcontestodel progetto InterregIV Italia‐Austria. Sono state sviluppate una serie di risorse didattiche, contenuti e metodi per sviluppare laboratori sulla diversità per studenti e studentessedellescuoleelementari e medie.L’obiettivodiquestilaboratorièstatoquellodi“offrireabambinieragazzidietàcompresatra8 e14annilapossibilitàdiconfrontarsiconledifferenzeinterculturali,percomprendereemetterein pratica i vantaggi che la diversità genera. Attraverso il gioco imparano a riconoscere e superare pregiudizieatteggiamentixenofobi.Attraversorappresentazioniteatraliegiochidiruolo,laboratori biograficieraccontivengonotrasmessiepromossi,informaludicaeinterattiva,iconcettiditolleranza, diconvivenzaedidiversità”(Bruggeretal.2014,fasc.1,p.6). Bisogna sottolineare la qualità e l’aggiornamento delle proposte didattiche sviluppate in questo contesto, che riflettono i diversi filoni metodologici che abbiamo esposto e ispirano le istruzioni e i consigli per gli animatori sulle “buone pratiche” interculturali che abbiamo riferito in precedenza. Questoprogettohagodutodeibeneficidell’esperienzapregressadelprogettodiattivitàludico‐didattica peradolescentiSpaceMigrants251329,svoltodaEURACeZeMiTtrail2008eil2011,chehaprodotto un gioco di ruolo contro le discriminazioni. Il percorso progettuale ha creato le basi per una collaborazioneconlediverseSovrintendenzeScolastichedellelocalità,coinvoltenelprogetto,alfinedi impostaredeipercorsididatticiinmododarisponderemeglioaibisognieffettividellescuole. Leattivitàdidattichepredispostesonostatesuccessivamenteapplicate,nell’autunnodel2013,inpiùdi 100 interventi nelle diverse scuole del Tirolo, Alto Adige, Trentino e Friuli. Molteplici feedback qualitativi sono stati raccolti utilizzando vari strumenti, dalle varie figure coinvolte nel processo: animatori o animatrici, insegnanti e partecipanti, che sono stati successivamente considerati nel losviluppodientrambeabilitàvieneaccresciutodalleesperienzemulticulturali.Inparticolare,dallaprofonditàe nondallavastitàdiquesteesperienze. 28Cfr.adesempio Pagani,RobustellieMartinelli2011.Inquestaricerca,realizzatainunascuoladiRoma,siè verificatoilmiglioramentodellerelazioniinterculturalitrastudentiecontrastodell’esperienzadidiscriminazione attraversoilcontattomulticulturalepositivo. 29www.spacemigrants2513.eu 36 perfezionamentodeimetodididatticiprimadellapubblicazione.Talevalutazionehaoffertounasorta di beta‐testing, o di sperimentazione che ha offerto una validazione importante dei metodi, in particolare per la loro applicazione trasversale non solamente in scuole diverse, bensì in sistemi scolasticidipaesidiversi,inareegeograficheelinguistichedifferenti. La pubblicazione finale è stata realizzata in due versioni, in lingua italiana e in lingua tedesca, e comprendeunkitcomprensivodeimanualiperleattivitàdidattiche,unaraccoltadiraccontiincentrati sulladiversità(prodottodiunconcorsoletterariosvoltoinparalleloailaboratori)eunCDaudioche contiene una versione recitata di queste narrazioni. La distribuzione dei materiali alle scuole verrà accompagnatadaattivitàdilaboratorioperdocenti,alfinediprepararliall’applicazionedelleattività progettate,egarantireintalmodoun’effettivacontinuitàdelleattivitàdiDiversity4Kids. 5.3 IlprogrammaCreativityCompass IlprogrammaCreativityCompass30,orientatoallaformazionedicompetenzecreativeedinterculturali neibambinièstatosvoltointrescuoleprimariediVarsavia,edhacoinvoltobambinidagli8ai12anni. Nellaricercasiattestalascarsitàdiricerchemirateastudiarelecompetenzeinterculturalielacreatività deibambini,esisperadicontribuireacolmarequestovuoto.Ilprogramma,creatosecondoilmodello diStephaneStephan31,consistevainuninterventoformativoperlosviluppodiduetipidiabilità:da una parte la sensibilità e la competenza interculturale, dall’altra il pensiero divergente e l’immaginazionecreativa.Infatti,gliobiettividelprogettosonoiseguenti:“1.Stimolarelosviluppodelle abilitàedegliatteggiamenticreativicheaccrescanol’abilitàdiaffrontarenuovesituazioninellequali nonesisteunaunica“soluzione”e2.Aiutareaglistudentiastudiareladiversitàculturaledelmondoe incoraggiarelosviluppodellasensibilitàculturale,laconsapevolezzaculturaledisé,eildesideriodi esplorarealtreculture”(Dziedziewicz,GajdaeKarwowski2014,35). Il tema principale svolto nelle attività didattiche è quello del viaggio in diversi paesi (dunque il riferimentoallabussolaocompassnelnomedelprogetto).Inognisedutasitrattadiunpaesediverso,e lastrutturadellalezioneprevedelestessetrefasi:1.Interesse:generalmentesiiniziaconunadomanda apertapersuscitarecuriositàeformulazioniipoteticheneibambini.2.Ricerca:implicasvariatiesercizi di pensiero creativo intorno a nove temi principali riguardanti il paese in questione: storia, miti e leggende,cultura,tradizioniecostumi,simbolinazionali,monumentieattrazionituristiche,personalità famose,cucinaregionale,climaeambiente,esportnazionali.3.Esplorazione:Riepilogosinteticodella conoscenzaacquisita.Ilprogrammasibasasullemetodologieattiveeutilizzaunagammavariegatadi materialiriguardantiaciascunodeipaesistudiati. 30Cfr.Dziedziewicz,GajdaeKarwowski2014.Lecitazionidaquestocontributosonotraduzionidell’autrice. 31 Il citato modello perla costruzione di percorsi formativi nelle competenze interculturali prevede sei fasi: 1. Selezionarelecultureosottogruppicoinvoltinelprogramma.2.Stabiliregliobiettividelprogramma.3.Scegliere le teorie rilevanti sulla cultura, il cambiamento culturale, e l’adattamento. 4. Seleizonare specifici processi psicologiciecomunicativiinbaseagliobiettiviealleteorie.5.Selezionaretecnicheedesercizimirantiadattivare questiprocessi.6.Valutarel’efficaciadelprogrammaedeiprocessiattraversoiqualiirisultatisonostatiraggiunti (StephaneStephan2013,278.Traduzionedell’autrice). 37 Ibambinicoinvoltisonostati122,44maschi(36%)e78femmine(64%)dietàcompresetragli8ei12 anni.Ilgrupposperimentaleèconsistitodi66studentieilgruppodicontrollodi56studenti.Lescuole eleclassisonostatescelteacaso.Perogniclassesperimentaleèstatosceltoungruppodicontrolloche fossesimileinterminidinumero,genereedetàalgrupposperimentale. Sonostatiutilizzatisvariatistrumentipermisurarelediverseabilità.Perlasensibilitàinterculturalee laconsapevolezzadellapropriaculturaèstatocostruitounappositostrumentodimisurazionedelle competenzeinterculturali,cheasuavoltaèstatovalidatoeritenutoaffidabile.Perilpensierodivergente èstatousatoiltestdiTorrance32.L’immaginazionecreativadeglistudentèstatamisurataconilFDCT (FranckDrawingCompletionTest)33. I risultati sono stati positivi, in quanto è stato dimostrato che il programma ha agito efficacemente nell’incremento delle competenze desiderate, nei bambini di tutte le età. Nell’area delle competenze interculturaliimetodiutilizzatihannoavutoun’efficaciamoderata,mentrenell’areadellacreativitàsiè riscontrataun’altaefficacia.Questodimostrache“l’efficacestimolazioneesviluppodelleabilitàcreative einterculturalièpossibileeoffreunaviaperpreparareibambiniperlavitainunmondoglobalizzatoe multiculturale” (Dziedziewicz, Gajda e Karwowski 2014, 32). Si conclude anche che le iniziative di formazioneinterculturalepossonoessereusateancheconbambinipiccoli,datoche“losviluppoprecoce diquesteabilitànonsoltantoaccrescelaidentitàculturaledelbambinoelasuaconoscenzasulleculture, ma stimola lo sviluppo della apertura e la sensibilità verso gli altri. Questi sono benefici importanti, poichéglistereotipieipregiudizisonoosservatiperfinoneibambinimoltopiccoli”(Dziedziewicz,Gajda eKarwowski2014,40). Unodeivaloripiùimportantidiquestostudiositrovanontantonellacreativitàdeimetodididattici utilizzati, bensì nella seria e metodica rilevazione ed elaborazione dei risultati. La strada della validazionescientificadeirisultatididatticièsenzadubbiofaticosa,maèunostrumentochemoltiplica ilvaloredeimetodimessiallaprova,facendorisparmiaremoltotempoaricercatoriededucatori,in quantoirisultatiindicanochiaramentequalisonoleviepiùefficaciperraggiungereirisultatidesiderati. Questasarebbeunastradadapercorrere,cherenderebbeilnostrocreativo“brusiodellepratiche”più efficaceenavigabile. 5.3 Altripossibilipercorsidiricerca. Ilconfrontotraglisviluppiincampoitalianoeanglosassonechesipresentanonell’operadiAgostino Portera(2013)sembramostraredaunapartel’estensioneelaprofonditàdellariflessioneitalianasulla pedagogia interculturale, che si rivela fondamentale e preziosa in questo campo. Esso mette, d’altra parte,inevidenzadellecriticità:unamancanzadisistematicitànelleriflessioniteoricheeunimportante divariotrateoriaepratica.Nellefontiitalianediquestosettoresitrovanoprincipalmenteduetipidi testi:daunaparte,sviluppiteoricisuiconcettidibasedellapedagogiainterculturale,edall’altraraccolte piùomenoindifferenziatediattivitàdidattiche.Anchesemoltediquesteopereoffronoapportidiottima 32Cfr.Torrance,E.P.TorranceTestofCreativeThinking.Bensenville,IL:ScholasticTestingService,Inc.1974. ,D.,Ol˛edzka,D.,EKarwowski,M.(2013). 33Dziedziewicz 38 qualità,econsiderandocheesistonoancheopereteorico‐pratiche,sievidenziacomunquelanecessità disvilupparemodellicongruenti,cheoffranosiaunachiarezzasuiconcettidibasee leragionidelle scelteoperative,siapropostedidatticheefficaciinfunzionedegliobiettivielecompetenzespecifiche allequalisiorientano.Alcunepubblicazionirecentiriflettonosenzadubbiostandardelevatieunbuon raccordo tra teoria e pratica (Cfr. ad esempio Santerini 2010, Favaro 2011, e altri ancora). Tuttavia, esisteilbisognodiunamaggioresistematicitànellaricercainquestocampo,sesivuolecheleconcezioni teorichesitraducanoinstrumentiematerialididatticiefficaci,affinchélaconoscenzainquestocampo possaprogredireulteriormente. Generare strumenti attendibili di misurazione delle competenze ed atteggiamenti interculturali, basandosisullaassodatascaladiBennett,osualtriparadigmiattendibiligiàtestatisulcampo,sarebbe una importante area di ricerca, ancora non abbondantemente sfruttata in area italiana, e potrebbe raccordareidueorientamentipredominantinellaformazioneinterculturalenelnostropaese:gliaspetti di principio e la creazione di strategie pratiche. Le ricerche orientate a misurare le competenze interculturalisarebbefondamentalepervalutarequalimetodologieperlacomunicazionedeiconcetti teorici siano più efficaci nel creare un’apertura interculturale, e quali pratiche e strumenti didattici abbianounmaggioreimpattosullacrescitadellecompetenzeinterculturalidimaestriedallievi34.Vada séchequestofilonediricercasarebbedigrandevaloreanchenellaformazioneinterculturaledialtre figure professionali che necessitano di tali competenze, quali il personale in ambito sanitario, nell’assistenzasociale,nellagestionedeglisportellidellapubblicaamministrazione,edaltriancora. RIFERIMENTIBIBLIOGRAFICI: ALUFFIPENTINI,AnnaeLORENZ,Walter(acuradi)(1995).Perunapedagogiaantirazzista.Teorieestrumentiin prospettivaeuropea.Junior,Bergamo,318p. ANGIOLINO, Andrea, GIULIANO, Lucio e SIDOTI, Beniamino (2003). Inventare destini. I giochi di ruolo per l’educazione.LaMeridiana,Molfetta(BA),154p. 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Questa estensiva lista, con citazione di fonti specifiche per ogni abilità menzionata,puòrisultareutilenellaulteriorericercainquestocampo. 39 BAZGAN,MariuseNOREL,Mariana(2013).ExplicitandImplicitAssessmentofInterculturalCompetence.Procedia ‐SocialandBehavioralSciences76(2013)95–99. BEHRND,VerenaePORZELT,Susanne(2012).Interculturalcompetenceandtrainingoutcomesofstudentswith experiencesabroad.InternationalJournalofInterculturalRelations36(2012)213–223. BOLOGNESI,Ivana(2008).Identitàeintegrazionedeiminoridioriginestraniera.Ilpuntodivistadellapedagogia interculturale. Ricerche di Pedagogia e Didattica, 3 (2008) – Educazione Sociale, Interculturale e della Cooperazione. BOLOGNESI, Ivana e DI RIENZO, Adriana (2007). Io non sono proprio straniero. Dalle parole dei bambini alla progettualitàinterculturale.FrancoAngeli,Milano. BOSCHETTI,Alex(2006).Unanuovasensibilitàinterculturale.In:FiltzingereTraversi,2006,p.83‐94. 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