CONFERENZA REGIONALE SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE
Ancona, 2 luglio 2008
1° SESSIONE
MERCATO DEL LAVORO E OCCUPAZIONE FEMMINILE:
IL CONTESTO MARCHIGIANO1
(Patrizia David, Università di Camerino)
1. Lo scenario europeo
“Nuovi e migliori posti di lavoro….”, così si apre, riprendendo lo slogan della Strategia di Lisbona,
l’ultima Relazione della Commissione Europea in tema di parità tra donne e uomini (2008), la quale
riconosce che, malgrado gli innegabili progressi ottenuti nel continente nel campo della
partecipazione femminile al lavoro, permane la necessità di sostenere l’aspetto qualitativo di tale
partecipazione.
In effetti, la Relazione non può non registrare la costante crescita del tasso di occupazione
femminile, che nel 2006 nell’UE è stato pari al 57,3%, rendendo possibile il raggiungimento,
almeno come media europea, di uno degli obiettivi più significativi della Strategia di Lisbona (il
60% di occupazione femminile entro il 2010). In parallelo, nel 2006, si è attestato al suo livello più
basso da dieci anni (9%) il tasso di disoccupazione delle donne europee, mentre è cresciuto, nel
contempo, il livello d’istruzione della popolazione femminile, che oggi è superiore a quello degli
uomini.
Rimangono però ancora da risolvere alcuni nodi importanti che incidono pesantemente sulla qualità
dell’occupazione femminile, costituendo nella società europea, forti elementi di disuguaglianza. Il
primo è rappresentato dal persistente divario nel tasso di occupazione di donne e uomini, che, se
pure in calo, accentua il suo peso al crescere dell’età della popolazione, in corrispondenza delle
maggiori responsabilità di cura della famiglia che ancora oggi gravano prevalentemente sulla forza
lavoro femminile.
Inoltre occorre rilevare che la segregazione settoriale e professionale negli ultimi anni non solo non
è diminuita, ma in alcuni paesi è persino aumentata; una delle conseguenze è il divario esistente
nelle retribuzioni maschili e femminili che da anni si è assestato sul valore medio del 15%.
Altro elemento problematico per la qualità del lavoro femminile rilevato dalla Relazione è
rappresentato dalla diffusione dei contratti non standard che coinvolge maggiormente la
popolazione femminile, sia nel caso del part-time (che nell’UE riguarda il 31,4% delle occupate,
contro il 7,8% degli occupati), che in quello dei contratti a termine (che riguardano il 14,9% delle
occupate, contro il 13,9 degli occupati).
Con la Tab. 1 possiamo confrontare tali indici tra i diversi paesi dell’UE a 27 e in particolare
valutare la posizione dell’Italia, che risulta al penultimo posto per tasso di occupazione femminile;
si trova invece sulla media UE per quello di disoccupazione, poco al disotto (4 punti percentuali)
per quanto riguarda la diffusione del part time tra le lavoratrici e un punto al di sopra della media
relativamente ai contratti a termine; sembra invece godere di una posizione migliore dal punto di
vista dei differenziali retributivi e degli indici di segregazione.
1
Si ringrazia l’Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro per la raccolta ed elaborazione dei dati alla basse di
questa relazione.
Tab. 1 – Tassi di occupazione e disoccupazione, contratti part-time e a termine, differenziali
retributivi, indici di segregazione occupazionale e settoriale, Femmine, UE-27, 2006, 2007.
Paesi
Italia
Austria
Belgio
Bulgaria
Cipro
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Irlanda
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Rep. Ceca
Romania
Slovacchia
Slovenia
Spagna
Svezia
Ungheria
Ue27
Fonte: Eurostat
T. occup.
46,3
63,5
54,0
54,6
60,3
73,4
65,3
67,3
58,8
62,4
47,4
59,3
62,4
61,0
54,6
34,9
66,7
48,2
62,0
65,8
56,8
53,0
51,9
61,8
53,0
70,7
51,1
57,3
T.disoccup
8,8
5,2
9,3
9,3
5,4
4,5
5,6
8,1
9,9
10,1
13,6
4,1
6,2
5,4
6,2
8,9
5
14,9
9
4,9
8,8
6,1
14,7
7,2
11,6
7,3
7,8
9
Part-time
26,6
41,5
41,9
2,3
10,4
36,5
11,6
18,7
31
46,2
10,5
32,7
9,2
10,3
39,7
25,3
74,9
12,4
16,9
42,5
8,7
10,3
4,7
12,1
23
40,3
5,7
31,4
A termine
15,8
8,9
10,9
6,1
19
10
2,2
20
14
14,1
13
3,9
5,4
2,7
6,6
6
18
26
21,7
6,4
10,1
1,6
5,2
19,3
36,7
19,1
6
14,9
Diff.retrib.
9
20
7
14
24
18
25
20
11
22
10
9
16
15
14
3
18
12
9
20
18
10
22
8
13
16
11
15
Segr.occup.
23,7
25,9
26,1
28,7
29,3
27,8
31,6
29
26,6
26,5
22,4
26,8
29,4
29,4
26,4
24,7
25,6
25,5
26,5
25,6
28,1
22,8
29,9
26,8
27,1
26,8
28,8
n.c.
Segr.settore
17,8
19,3
18,3
19,6
19,6
19,4
24,3
22,7
18,1
18,2
15,9
22,7
23,8
23,1
18,3
16,5
18
19,4
20,4
18,6
19,1
15,5
22,8
17,8
20,4
21,6
19,9
n.c.
Un altro recente Rapporto, questo edito dalla rete ELNEP (European Labour Network for Economic
Policy, 2008), che pure prende in esame la qualità dell’occupazione in Europa, ma compara tra loro
un gruppo più ristretto di paesi, quello dell’EU-15, fornisce un quadro meno positivo per quanto
riguarda l’Italia.
La metodologia seguita dalla rete ELNEP ha puntato a costruire un indice complessivo di qualità
del lavoro sulla base dell’individuazione di 6 dimensioni di comparazione, a loro volta sintesi di
molteplici indicatori. Le retribuzioni, i contratti di lavoro non standard, la conciliazione tra lavoro e
vita privata, le condizioni di lavoro, le competenze della forza lavoro e lo sviluppo di carriera, la
rappresentanza degli interessi collettivi, costituiscono le sei dimensioni attraverso le quali sono state
confrontate le condizioni di lavoro degli uomini e delle donne nelle diverse realtà nazionali, rilevate
in due periodi differenti, il 2000 e il 2006.
Come si può rilevare dalla fig. 1, se il livello delle retribuzioni è aumentato, si è però mantenuto il
differenziale retributivo esistente tra uomini e donne; c’è un significativo peggioramento
rappresentato dalla maggiore incidenza dei contratti di lavoro non standard non scelti, con un
allargamento della forbice a sfavore della popolazione femminile; dal punto di vista della
conciliazione, malgrado ci sia stato un aumento delle misure a favore della compatibilità tra le
diverse aree di vita e lavoro, ciò non ha affatto modificato il modello di attribuzione delle
responsabilità di cura della famiglia, ancora sostanzialmente centrato sulle donne, che vedono
infatti, a differenza degli uomini, un peggioramento della qualità del loro lavoro sotto questo punto
di vista; per quanto riguarda invece le condizioni di lavoro, valutate sia sotto l’aspetto delle
caratteristiche organizzative, che psicologiche e di salute, il peggioramento, sia pure lieve che si
riscontra, riguarda principalmente la forza lavoro maschile; un miglioramento generalizzato si
presenta infine nel campo della qualità della forza lavoro sotto l’aspetto della formazione e del
2
relativo sviluppo di carriera, mentre per quanto riguarda la rappresentanza collettiva degli interessi
si rileva un trend negativo, seppure lieve, causato dal calo diffuso dei tassi di sindacalizzazione.
In questo quadro di tendenziale peggioramento della qualità del lavoro, almeno in alcune delle
dimensioni analizzate dalla rete ELNEP, la posizione dell’Italia, come si può vedere dalla fig. 2, si
presenta tra le più problematiche, mostrando un netto peggioramento tra il 2000 e il 2006.
Fig. 1 – Indice di qualità del lavoro per dimensioni della qualità e per sesso, EU 15, 2000, 2006
Fig. 2 – Indice di qualità del lavoro per paesi, 2000, 2006
3
2. La partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia e nelle Marche
In effetti, nel nostro paese, nonostante il trend di miglioramento della partecipazione femminile al
lavoro registrato negli ultimi anni, che ha portato il tasso di occupazione femminile nel 2007 al
46,6%, il livello è ancora lontano dagli obiettivi posti dalla strategia di Lisbona; in realtà, il basso
livello di partecipazione delle donne italiane al mercato del lavoro costituisce uno dei nodi
problematici strutturali del nostro sistema economico e occupazionale, le cui criticità riguardano
anche la popolazione giovanile, soprattutto nelle regioni meridionali.
L’ultimo Rapporto annuale dell’Istat prende in esame in particolare l’aspetto dell’allargamento
dell’area delle “non forze di lavoro”, che rivela l’esistenza di un certo grado di scoraggiamento
nelle fasce di popolazione che continuano a sperimentare difficoltà di accesso nel mercato del
lavoro. “Nel 2007 la mancata partecipazione al mercato del lavoro, contenuta intorno al 26% nella
componente maschile, raggiunge quasi il 50% in quella femminile” (Istat, 2007, p. 179).
All’interno di questo problematico quadro nazionale, le Marche da anni si presentano come una
regione ad alta partecipazione femminile al mercato del lavoro, caratteristica confermata anche nel
2007, con un tasso di attività e un tasso di occupazione di ben 8 punti percentuali più elevati delle
rispettive medie nazionali. Anche la disoccupazione femminile presenta una situazione positiva, con
un tasso di disoccupazione più basso della media nazionale di quasi due punti. In realtà, dove il
mercato del lavoro regionale esce meno positivamente dal confronto nazionale è dal punto di vista
della forza lavoro maschile, i cui indici di partecipazione al mercato del lavoro nel 2007 mostrano
degli scostamenti dalle medie nazionali indubbiamente più bassi (tab. 2).
La fig. 3 riassume i principali aspetti quantitativi relativi alla partecipazione al mercato del lavoro
da parte delle donne residenti nelle Marche. Se poco più di 200.000 donne marchigiane in età
lavorativa si collocano tra le non forze di lavoro, di cui quasi un quarto è rappresentato da giovani
tra i 15 e i 24 anni, con tutta probabilità studentesse, sono 290.000, invece, quelle presenti sul
mercato del lavoro; di queste, 272.000 hanno un’occupazione, mentre oltre 17.000 la stanno
cercando.
Tab. 2 - Attivi, occupati, disoccupati e inattivi per sesso, Marche e Italia, val. ass. e %, 2007
Indicatori
Forze di lavoro
Occupati
In cerca di lavoro
Inattivi in età lavorativa
Tasso di attività 15-64 anni
Tasso di occupazione 15-64 anni
Tasso di disoccupazione totale
Marche
Italia
Maschi
Femmine
Maschi
Femmine
391.998
290.023 14.779.254 9.948.624
381.327
272.269 14.056.827 9.165.010
10.671
17.754
722.427
783.613
114.999
203.813 4.983.691 9.612.166
76,8
58,5
74,4
50,7
74,7
54,8
70,7
46,6
2,7
6,1
4,9
7,9
Fonte: ISTAT
4
Fig.3 - Partecipazione della popolazione femminile in età lavorativa al mercato del lavoro, Marche
(2007)
Occupate
(15-64)
272.269
94%
Popolazione femminile
in età lavorativa
(15-64)
Attive (15-64)
(Forze di lavoro)
(15-24)
20.111
7,4%
290.023
58,7%
493.836
In cerca di
occupazione
(15-64)
17.754
6%
100,0%
(15-24)
2.779
15,6%
Non attive (15-64)
(Non forze di lavoro)
203.813
41,3%
(15-24)
48.988
24,0%
Fonte: ISTAT
Il quadro del mercato del lavoro femminile regionale esce bene, come si vede dalla tab.3 anche dal
confronto con gli indicatori appartenenti ad alcune regioni del centro nord est (Veneto, Emilia
Romagna, Toscana), con le quali le Marche hanno una affinità dal punto di vista della struttura
produttiva e che per questo abbiamo preso in considerazione nel presente studio, così da avere dei
validi e appropriati riferimenti comparativi.
Tab. 3 – Tasso di attività, occupazione e disoccupazione per regione, femmine, val.%, 2007
Indicatori
Veneto
Emilia R.
Toscana
Marche
Italia
57,0
64,6
59,3
50,7
58,5
Tasso di attività (15-64)
Tasso di occupazione
54,0
62,0
55,5
46,6
54,8
(15-64)
Tasso di disoccupazione
5,2
3,9
6,3
6,1
7,9
totale
Fonte: ISTAT
L’andamento nel lungo periodo della partecipazione femminile marchigiana al mercato del lavoro,
risulta, a sua volta, piuttosto positivo (tab.4); dal 1993 ad oggi, le donne residenti nelle Marche
5
abbassano considerevolmente il divario negativo rispetto alla popolazione maschile. Se nel 1993 il
divario tra il tasso di attività maschile e quello femminile era nella regione pari a 29 punti
percentuali, nel 2007 tale divario scende a 18; così per quanto riguarda il tasso di occupazione il cui
divario si accorcia di circa 10 p.p. nello stesso periodo (Graff. 1, 2).
Diversa la situazione della disoccupazione che, nella popolazione femminile regionale, mostra un
andamento più altalenante, anche rispetto al corrispondente indicatore nazionale il quale decresce, a
partire dal 1997, in maniera piuttosto continua (Graf. 3). Nello specifico, l’andamento regionale fa
rilevare due periodi positivi: il primo tra il 1993 e il 1996, in contrasto con il negativo trend
nazionale, e il secondo, dal 1999 al 2002, questa volta in accordo con l’andamento nazionale; da
sottolineare come, tra il 1998 e il 2002, il tasso di disoccupazione femminile nelle Marche sia stato
inferiore al tasso di disoccupazione maschile in Italia; nel 2002 è stato addirittura inferiore a quello
della popolazione maschile della stessa regione.
Tab. 4 - Tassi di attività, occupazione, disoccupazione per sesso, Marche, vari anni
Indicatori
Tasso di attività
15-64 anni
Tasso di occupazione
15-64 anni
Tasso di
disoccupazione
totale
1993
M
F
76,6
47,6
1997
M
F
75,3
49,3
2002
M
F
77,4
55,0
2007
M
F
76,8 58,5
72,6
43,8
71,1
44,6
73,1
52,6
74,7
54,8
5,3
8,1
5,4
9,4
5,4
4,4
2,7
6,1
Fonte: ISTAT
Graf. 1- Tassi di attività popolazione15-64, maschi e femmine, Marche e Italia, 1993-2007
76,6
Marche - M; 76,8
73,8
Italia - IT; 74,6
Marche - F ; 57,6
Italia - F; 50,8
47,6
43,9
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Fonte: elab. Osservatorio Mercato del Lavoro Regione Marche su dati Rc fl Istat
6
Graf. 2 - Tassi di occupazione popolazione15-64, maschi e femmine, Marche e Italia, 1993-2007
Marche - M; 74,7
72,6
Italia - IT; 70,5
68,4
Marche - F ; 53,8
Italia - F; 46,3
43,8
43,9
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Fonte: elab. Osservatorio Mercato del Lavoro Regione Marche su dati Rc fl Istat
Graf. 3- Tassi di disoccupazione, maschi e femmine, Marche e Italia, 1993-2007
43,9
8,1
Italia - F; 8,8
7,3
Marche - F; 6,4
5,3
Italia - IT; 5,4
Marche - M; 2,7
1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Fonte: elab. Osservatorio Mercato del Lavoro Regione Marche su dati Rc fl Istat
Il confronto con gli andamenti di lungo periodo degli indicatori di partecipazione femminile al
mercato del lavoro registrati dalle altre regioni del centro-nord-est, conferma l’accelerazione,
nell’ultimo periodo considerato (2002-2007), nella partecipazione al mercato del lavoro della
popolazione femminile marchigiana, accelerazione sostenuta in particolare dalla quota di donne in
cerca di lavoro (tab. 5).
7
Tab 5 – Forze di lavoro, Non forze di lavoro, Occupati, Persone in cerca di lavoro, Femmine, vari
anni, n° indice a base fissa 1993=100
Regioni
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
1993
1997
Forze di lavoro
100,0
106,8
100,0
102,4
100,0
102,9
100,0
103,1
100,0
103,2
Non forze di lavoro
100,0
92,8
100,0
92,7
100,0
94,0
100,0
96,1
100,0
96,5
Occupati
100,0
107,6
100,0
101,9
100,0
103,0
100,0
101,7
100,0
101,4
Persone in cerca di occupazione
100,0
99,5
100,0
108,0
100,0
102,1
100,0
120,1
100,0
114,8
2002
2007
116,4
109,5
113,2
114,3
112,6
126,2
113,9
127,0
129,1
116,5
84,6
82,1
82,9
85,2
87,7
83,7
82,9
82,2
83,0
89,0
121,2
115,0
120,3
118,9
115,7
133,3
118,9
136,7
131,8
124,4
74,5
45,7
65,3
62,0
93,6
64,4
55,8
61,7
97,8
66,5
Fonte: ISTAT
Esaminando ora il fenomeno dalla partecipazione femminile al mercato del lavoro lungo le fasi del
ciclo di vita delle donne, l’Istat rileva come i tassi di partecipazione delle donne italiane al mercato
del lavoro si presentano molto al di sotto di quelli medi della UE in tutte le fasi della vita lavorativa.
Nel 2006, nella fase giovanile d’ingresso nel mercato del lavoro (15-24 anni) le quote di
popolazione femminile inserite nell’offerta o nell’occupazione in Italia erano inferiori di 17-18
punti percentuali rispetto alla media europea Anche la situazione relativa alla fase adulta del ciclo
della vita lavorativa (25-54 anni) risultava assai sfavorevole per le donne italiane, con un
differenziale negativo di circa 12 p.p., divario che saliva addirittura a 16 p.p., nella fase che precede
il pensionamento (55-64 anni) (Istat, 2006).
Anche nel 2007 i tassi di partecipazione al mercato del lavoro delle donne italiane si presentano
piuttosto diversificati per classe di età; la crescita di tale partecipazione, rispetto al 2005, ha
interessato in misura più ampia le donne nelle fasi della maturità e prossime all’uscita dal ciclo
occupazionale, mentre le generazioni più giovani mostrano la tendenza a ritardare l’ingresso nel
mercato del lavoro. Peraltro, il confronto con i tassi di attività della popolazione maschile nelle
stesse classi di età mostra un divario ancora molto elevato nelle classi di età mature e in particolare
tra i 45 e i 54 anni, dove tale divario raggiunge ben 32 p.p. (Tabb. 6, 7).
Le Marche, anche in questo caso, mostrano una situazione relativamente più favorevole, con il più
elevato tasso di attività, pari al 75%, per le donne tra i 25 e i 34 anni, anche se si registra in questa
fascia d’età un leggero calo della partecipazione tra il 2005 e il 2007. In controtendenza rispetto al
dato nazionale è sicuramente la partecipazione delle giovani donne, che incrementano il tasso di
8
attività tra il 2005 e il 2007 di quasi 3 p.p.; in netto miglioramento anche la partecipazione delle
donne marchigiane dai 45 anni in su. Tuttavia, anche in questa regione, i differenziali maschifemmine si mantengono piuttosto elevati, superando i 20 p.p. nelle fasce di età centrali.
Tab. 6. Tassi di attività, per sesso e classi di età, Marche, Italia (2007)
Classi di età
15-24
Maschi
41,3
Marche
Femmine
31,8
25-34
88,8
74,9
13,9
86,8
65,9
20,9
35-44
96,5
74,5
22,0
94,1
66,6
27,5
45-54
93,9
68,8
25,1
91,5
59,3
32,2
55 e oltre
22,1
10,4
11,7
22,7
9,0
13,7
M-F
9,5
Maschi
36,1
Italia
Femmine
25,5
M-F
10,6
Fonte: ISTAT
Tab 7. Tassi di attività, per sesso e classi di età, Marche, Italia (variazione 2005-2007)
Classi di età
15-24
Marche
Italia
Maschi Femmine Maschi Femmine
0,7
2,6
-2,0
-3,2
25-34
-0,8
-1,7
-0,5
-0,9
35-44
-0,5
-2,5
-0,8
0,0
45-54
2,6
4,3
0,5
2,9
55 e oltre
1,1
1,6
0,7
0,6
Fonte: ISTAT
9
Graf. 4
– Tassi di attività per sesso e classi di età, Marche, Italia (2007)
96,5
93,9
88,8
94,1
86,8
74,9
91,5
74,5
68,8
66,6
65,9
59,3
Marche - M; 41,3
Italia - M; 36,1
Marche - F; 31,8
Italia - M; 22,7
Marche - M; 22,1
Italia - F; 25,5
Marche - F; 10,4
Italia - F; 9,0
15 - 24
25 - 34
35 - 44
45 - 54
55 oltre
Fonte: elab. Osservatorio Mercato del Lavoro Regione Marche su dati Rcfl Istat
Rispetto alle regioni del centro nord est, le Marche mostrano più elevati livelli di partecipazione al
mercato del lavoro per le donne appartenenti alle fasce di età più giovani e più mature; in
particolare, la popolazione femminile marchigiana tra i 15 e i 24 anni mostra un variazione positiva
del tasso di attività tra il 2005 e il 2007 in assoluta controtendenza non solo, come è già stato
rilevato, rispetto alla media nazionale, ma anche rispetto a regioni come il Veneto e l’Emilia
Romagna. Al contrario, le Marche fanno registrare un calo della partecipazione al lavoro per le
donne comprese nelle classi di età centrali e in particolare tra i 35 e i 44 anni (tab. 8).
Tab. 8– Tassi di attività per classi di età, Femmine, 2007 e variazioni % 2005-2007
Classi di età
Veneto
T.a. Var.%
33,3
-5,0
Emilia R.
T.a. Var.%
30,9
-5,0
Toscana
Marche
Italia
T.a. Var.% T.a. Var.% T.a. Var.%
28,6
-0,7 31,8
-3,2
2,6 25,5
76,9
-3,9
80,6
-1,0
76,6
0,5 74,9
-1,7 65,9
-0,9
74,4
1,0
83,8
-1,2
79,1
1,5 74,5
-2,5 66,6
0,0
64,1
6,8
78,1
6,3
69,6
2,7 68,8
4,3 59,3
2,9
8,2
0,9
10,7
1,6
10,3
0,1 10,4
1,6
9,0
0,6
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
Fonte: ISTAT
Come si sa, le maggiori difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro in Italia riguardano le forze
di lavoro più giovani; in effetti, nel 2007, sia la disoccupazione dei giovani maschi che quella delle
giovani donne toccano nel nostro paese livelli elevati, molto più alti rispetto a quelli della
popolazione con età superiore ai 24 anni, anche se si rileva, tra il 2005 e il 2007, una tendenza alla
diminuzione (Tab.9)
In realtà l’ISTAT, come già accennato, nell’ultimo Rapporto annuale evidenzia il fatto che, sebbene
in Italia prosegua il calo della disoccupazione iniziato dal 1999, negli ultimi anni non si è
10
accompagnato ad un significativo aumento del tasso di occupazione, ma piuttosto ad un
allargamento dell’area dell’inattività, prevalentemente per la rinuncia a cercare attivamente
un’occupazione. Il fenomeno dello scoraggiamento sarebbe sostenuto dall’esistenza di perduranti
difficoltà nell’ingresso nel mercato del lavoro, proprio per giovani e donne.
Le Marche, dal canto loro, fanno registrare tassi di disoccupazione per la fascia di età 15-24 anni
considerevolmente più bassi rispetto alle medie nazionale; anche tra i giovani marchigiani, però, le
differenze tra i maschi e le femmine sono più elevate, rispetto a quelle fatte registrare nella fascia di
età superiore.
Tra il 2005 e il 2007, in particolare, il tasso di disoccupazione delle giovani marchigiane ha un
andamento particolarmente favorevole, mostrando una variazione negativa dell’11%. Ciò permette,
alla nostra regione, di avere, nel 2007, il più basso tasso di disoccupazione femminile giovanile
(12,1%), tra le regioni del centro nord est con le quali è stato svolto il confronto (Tab.10).
Per interpretare adeguatamente tale fenomeno, sarà utile verificare se al calo della disoccupazione si
è accompagnato un corrispondente aumento dell’occupazione per la stessa fascia di età.
Tab. 9. Tassi di disoccupazione, per sesso e classi di età, Marche, Italia, 2007 e variazioni % 20052007
Classi di età
Marche
Italia
Maschi
Femmine
Maschi
Femmine
T.d. Var.% T.d. Var.% T.d. Var.% T.d. Var.%
7,2
-2,5 12,1 -10,9 18,2
-3,3 23,3
-4,1
15-24
25 e oltre
2,3
-0,5
5,6
0,4
3,8
-1,0
6,6
-1,8
Fonte: ISTAT
Tab 10– Tassi di disoccupazione per classi di età, Femmine, Regioni centro nord est, 2007 e
variazioni 2005-2007
Classi di età
Veneto
T.d. Var.%
12,5
-2,5
Emilia R.
T.d. Var.%
13,7
-0,5
Toscana
Marche
Italia
T.d. Var.% T.d. Var.% T.d. Var.%
17,6
-2,9 12,1 -10,9 23,3
-4,1
15-24
4,6
-0,7
3,3
-1,3
5,5
-0,9
5,6
0,4
6,6
-1,8
25 e oltre
Fonte: ISTAT
Effettivamente, tra il 2005 e il 2007 la forza lavoro femminile che mostra nelle Marche
l’incremento più elevato nel relativo tasso di occupazione è quella appartenente alla classe di età più
giovane, la stessa per la quale abbiamo rilevato la caduta maggiore del tasso di disoccupazione,
anche se non della stessa ampiezza (tabb. 11, 12).
Nel 2007, il tasso di occupazione delle giovani marchigiane è di quasi 10 p.p. più elevato di quello
medio nazionale delle coetanee; una differenza marcata, tra gli 8 e i 10 p.p., si rileva, peraltro, in
tutte le classi di età, se si fa eccezione per quella più elevata, dove effettivamente lo scostamento dai
valori medi nazionali è più basso (nella regione, il tasso di occupazione della forza lavoro dai 55
anni in su è addirittura inferiore alla media nazionale).
11
A beneficiare di un aumento del tasso di occupazione è anche la popolazione regionale con età
compresa tra i 45 e i 54 anni, uomini ma soprattutto donne, confermando il trend positivo per la
stessa classe di età che si riscontra anche a livello nazionale.
Nelle Marche perdono invece posizione, dal punto di vista del tasso di occupazione, le donne con
età compresa tra i 25 e i 44 anni, presumibilmente la fascia di età maggiormente interessata dalle
responsabilità di cura dei figli e della famiglia.
La stessa considerazione può essere fatta, del resto, rilevando, come ben mette in evidenza il grafico
5, che i maggiori scostamenti tra i tassi di occupazione maschili e femminili, con un andamento del
tutto simile tra la curva presentata dalla popolazione italiana e quella relativa alla popolazione
marchigiana, si registrano nelle fasce di età centrali e in particolare tra i 35 e i 54 anni, età nelle
quali per la popolazione femminile si presentano in maniera più accentuata le difficoltà di
conciliazione tra il lavoro e la famiglia.
Nelle Marche, tuttavia, il problema sembra presentarsi in maniera più accentuata e precoce, poiché
la forza lavoro femminile in età compresa tra i 25 e i 44 anni perde posizioni dal punto di vista
occupazionale anche in relazione agli andamenti fatti rilevare dalle coetanee residenti nelle regioni
del centro nord est; ciò risulta tanto più significativo nel momento in cui il tasso di occupazione
delle più giovani nel 2007 supera nelle Marche quelli rilevati per le donne appartenenti alla stessa
classe di età in regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna (tab. 13).
Tab.11 - Tassi di occupazione e variazioni M-F, per sesso e classi di età, Marche, Italia (2007)
Classi di età
15-24
Maschi
38,4
Marche
Femmine
28,0
M-F
10,4
Maschi
29,6
Italia
Femmine
19,5
M-F
10,1
25-34
85,3
68,5
16,8
81,0
59,0
22,0
35-44
94,4
70,2
24,2
91,1
62,3
28,8
45-54
92,6
66,1
26,5
89,3
56,9
32,4
55 e oltre
21,7
10,3
11,4
22,2
8,9
13,3
Fonte: ISTAT
Tab 12 - Tassi di occupazione, per sesso e classi di età, Marche, Italia (variazione 2005-2007)
Classi di età
15-24
Marche
Maschi
Femmine
1,7
5,5
Italia
Maschi
Femmine
-0,3
-1,3
25-34
-0,1
-2,1
0,9
0,8
35-44
-0,4
-3,6
-0,1
1,0
45-54
3,4
4,4
1,2
3,4
55 e oltre
1,0
1,7
0,9
0,8
Fonte: ISTAT
12
Graf. 5 – Tassi di occupazione per sesso e classi di età Marche, Italia (2007)
94,4
92,6
85,3
91,1
81,0
89,3
70,2
68,5
66,1
62,3
59,0
56,9
Marche - M; 38,4
Italia - M; 29,6
Italia - M; 22,2
Marche - F; 28,0
Marche - M; 21,7
Italia - F; 19,5
Marche - F; 10,3
Italia - F; 8,9
15 - 24
25 - 34
35 - 44
45 - 54
55 oltre
Fonte: elab. Osservatorio Mercato del Lavoro Regione Marche su dati Rcfl Istat
Tab 13 – Tassi di occupazione per classi di età, Femmine, 2007 e variazioni 2005-2007
Classi di età
Veneto
T.o. Var.%
29,2
-3,4
Emilia R.
T.o. Var.%
26,7
-4,1
Toscana
Marche
Italia
T.o. Var.% T.o. Var.% T.o. Var.%
23,6
0,3 28,0
-1,3
5,5 19,5
72,2
-2,5
76,9
1,2
70,7
0,4 68,5
-2,1 59,0
0,8
71,1
1,0
81,0
-0,6
74,2
2,8 70,2
-3,6 62,3
1,0
61,5
6,1
76,1
6,5
67,0
3,1 66,1
4,4 56,9
3,4
8,1
1,2
10,5
-4,1
10,1
0,2 10,3
1,7
8,9
0,8
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
Fonte: ISTAT
3. La qualità dell’occupazione
La situazione di insufficiente sviluppo della partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia
non può far dimenticare che l’ultimo decennio ha comunque assistito a progressi notevoli per
quanto riguarda la struttura occupazionale del nostro paese, nel quale l’occupazione femminile è
cresciuta a un ritmo annuo, tra il 1996 e il 2006, del due per cento, più che doppio rispetto alla
componente maschile (Istat, 2006).
Nel 2007, in particolare, l’aumento dell’occupazione che si è registrato rispetto all’anno precedente,
ha riguardato esclusivamente le posizioni dipendenti (+ 1,5%), mentre la componente indipendente
degli occupati è diminuita dello 0,3% (Istat, 2007). Nelle Marche, l’occupazione indipendente
presenta invece nel 2007 un leggero incremento rispetto al 2002, dovuto però esclusivamente alla
componente maschile; viceversa, la più consistente crescita di occupazione dipendente vede
gradualmente aumentare la presenza di forza lavoro femminile. Del resto, rappresenta una costante
13
del mercato del lavoro il fatto che l’occupazione alle dipendenze tradizionalmente riguardi in
misura maggiore le donne rispetto agli uomini, caratteristica che, negli ultimi anni, nelle Marche
non sembra affatto modificarsi. Se oggi in questa regione oltre l’80% dell’occupazione femminile è
occupazione dipendente, mentre per gli uomini questo valore scende al 70%, ciò è anche il risultato
dell’andamento di lungo periodo di tale indicatore che, a partire dal 1993, ha registrato le variazioni
maggiori proprio nella popolazione femminile che, nel contempo, ha visto diminuire notevolmente
la sua presenza all’interno dell’occupazione indipendente, che è passata dal 28% del 1993 al 18,9%
del 2007.
Nella popolazione maschile, invece, la quota di occupati indipendenti è diminuita nell’arco dello
stesso periodo di un solo punto e mezzo percentuale (tab.14).
Tale trend di crescita della quota femminile tra gli occupati alle dipendenze, si riscontra anche nelle
altre regioni dell’Italia centro nord orientale, che mostrano andamenti del tutto simili a quello delle
Marche, che a loro volta hanno un’accelerazione di tale trend di crescita a partire dal 2002 (tab. 15).
Viceversa, in alcune di queste regioni così come in Italia, la quota di forza lavoro femminile
all’interno dell’occupazione indipendente ha un andamento più stabile nel tempo, con scarse
modifiche; fanno eccezione l’Emilia Romagna e, come già visto, le Marche, che mostrano una
perdita di posizioni più netta da parte dell’occupazione femminile indipendente sul totale (tab.16).
Tab.14 –Occupati per posizione nella professione per sesso, Marche, val. assoluti, val.% e
variazioni 1993-2007 (n° indice a base fissa 1993=100)
Posizione nella
professione
Dipendenti
M
F
M
F
M
F
M
F
242.848 147.884 239.224 155.161 249.335 187.974 267.510 220.970
Indipendenti
112.240
1993
% dipendenti
% indipendenti
68,4
31,6
Dipendenti
Indipendenti
100,0
100,0
1997
58.651 107.820
71,6
28,4
68,9
31,1
2002
54.789 106.293
73,9
26,1
2007
57.652 113.817
70,1
29,9
51.300
76,5
23,5
70,1
29,9
81,1
18,9
127,1
98,3
110.2
101.4
149.4
97.9
Variazioni 1993-1997(n° indice a base fissa 1993=100)
100,0
100,0
98,5
96,1
104,9
93,4
102,7
94,7
Fonte: ISTAT
Tab. 15 –Occupati Dipendenti, Femmine, % sul totale occupati alle dipendenze, vari anni, e
variazioni 1993-2007 (n° indice a base fissa 1993=100)
Regioni
1993
1997
2002
2007
Veneto
38,2
40,1
42,7
44,1
Emilia Romagna
42,0
43,9
46,3
47,6
Toscana
37,9
40,7
44,6
46,6
Marche
37,8
39,3
43,0
45,2
Italia
37,1
39,0
41,8
42,7
14
Variazioni 1993-1997(n° indice a base fissa 1993=100)
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
108,3
102,1
105,2
104,9
104,6
124,0
119,8
127,3
127,1
124,9
141.7
131.6
150.0
149.4
133.7
Fonte: ISTAT
Tab. 16 – Occupati Indipendenti, Femmine, % sul totale occupati indipendenti, vari anni e
variazioni 1993-2007 (n° indice a base fissa 1993=100)
Regioni
Veneto
1993
28,9
1997
30,4
2002
30,6
2007
28,0
Emilia Romagna
38,8
38,3
38,8
32,0
Toscana
32,0
31,7
32,7
33,2
Marche
34,3
33,7
35,2
31,1
Italia
31,4
30,9
31,4
30,3
111,5
102,6
104,2
98,3
101,8
104.1
86.6
106.2
87.5
97.3
Variazioni 1993-1997(n° indice a base fissa 1993=100)
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
105,1
101,6
97,9
93,4
97,4
Fonte: ISTAT
All’interno dell’occupazione indipendente uno spazio a sé lo riveste l’attività d’impresa; vale la
pena qui ricordare come nelle Marche nel 2006 sono risultate attive 37.853 imprese femminili2con
un aumento del 4% rispetto al 2003. Nel corso del 2006, inoltre, la dinamica delle imprese
partecipate prevalentemente da donne si è rivelata più marcata di quella della totalità delle imprese,
essendo, infatti, aumentate con un’accelerazione doppia (+0,6%) rispetto a tutte le imprese attive
(+0,3%). Questa maggiore crescita delle imprese femminili rispetto a quelle totali ha contribuito ad
un lieve incremento del tasso di femminilizzazione del tessuto imprenditoriale marchigiano (ORIF,
2007).
Per meglio analizzare la qualità dell’occupazione dipendente femminile, a sua volta, appare utile
ricorrere alle informazioni in possesso dell’INPS, che ci permettono, anche se solo fino al 2004,
innanzitutto di conoscerne la distribuzione nelle principali qualifiche rilevate (tab.17). I dati
confermano l’esistenza tra la forza lavoro dipendente delle Marche, di un diffuso sex-typing
lavorativo, vale a dire la presenza di qualifiche a più forte connotazione maschile o femminile, ciò a
tutto svantaggio delle donne, poiché solo una qualifica, quella di impiegato, vede una
preponderanza di occupazione femminile. Nel contempo si registra una accentuata segregazione
2
Secondo quanto stabilito dalla normativa, le imprese femminili sono individuate nel seguente modo: per le imprese
individuali si fa riferimento al sesso del titolare; per le società di capitale occorre che vi sia una prevalenza (almeno il
50,1%) di capitale societario detenuto da donne; per le società di persone o cooperative è necessario che almeno il
50,1% dei soci sia donne, mentre nelle altre tipologie di società deve esserci una prevalenza femminile fra gli
amministratori.
15
verticale, nel momento in cui si rileva la scarsissima presenza femminile nella qualifica dirigente
(5,9%).
Tra il 2000 e il 2004 si assiste ad alcuni cambiamenti che, tuttavia, non riescono a modificare la
situazione, né sotto l’aspetto del sex typing, né soprattutto sotto quello della segregazione verticale;
se cresce, infatti, la quota femminile tra gli operai, diminuisce quella tra gli apprendisti, mentre
continua a crescere la quota di donne tra gli impiegati, accentuandone la caratterizzazione al
femminile; aumenta anche il numero di donne tra i quadri e i dirigenti, ma il dislivello con gli
uomini è talmente elevato che la presenza femminile in tali posizioni è ancora percentualmente
molto scarsa.
Il confronto con le altre regioni evidenzia, per le Marche una maggior quota di donne nella qualifica
operaia e soprattutto una scarsa presenza tra i quadri e dirigenti, con valori più bassi anche rispetto
alle medie nazionali; peraltro, tutte e quattro le regioni considerate mostrano una presenza di donne
tra i dirigenti più bassa della media nazionale (tab.18).
Tab. 17 - Numero lavoratori dipendenti per sesso e qualifica, val.ass. e val.%, Marche (anni 20002004)
Qualifiche
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
2000
M (val.ass.) F (val.ass.)
141.444
85.832
37.989
46.180
2.672
431
1.099
54
21.986
15.975
F (val.%) M(val.ass.)
37,8
150.770
54,9
41.729
13,9
3.936
4,7
1.271
42,1
23.515
2004
F(val.ass.) F (val.%)
92.680
38,1
54.743
56,7
846
17,7
79
5,9
16.972
41,9
Fonte: INPS
Tab. 18 - Lavoratori dipendenti per qualifica, femmine, val.% 2004 e variazioni % 2002-2004
Qualifica
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
Veneto
34,1
56,9
18,5
6,5
45,6
Emilia R.
35,4
58,7
22,6
7,9
44,5
Toscana
34,9
57,9
20,0
6,4
43,4
Marche
38,1
56,7
17,7
5,9
41,9
Italia
30,2
55,2
21,3
9,6
42,1
0,3
7,9
14,4
9,6
-2,3
3,4
6,7
17,3
21,5
1,6
3,3
6,9
16,6
11,6
4,3
variazioni % 2002-2004
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
-0,2
8,1
22,5
7,2
-6,3
3,7
6,6
18,5
9,5
-4,8
Fonte: INPS
Relativamente ai settori di occupazione, la creazione netta di posti di lavoro per la popolazione
femminile negli ultimi anni ha riguardato in Italia esclusivamente il settore dei Servizi, mentre si
sono registrate perdite in Agricoltura e nell’Industria. All’interno dei Servizi, sono stati i settori del
Commercio e alberghi, Servizi alle imprese, Sanità e Istruzione, quelli nei quali l’occupazione
femminile ha ottenuto i migliori risultati (Istat, 2006).
16
Anche nelle Marche il settore dei Servizi mostra, specie a partire dal 1997, una decisa crescita di
occupazione femminile, che va di pari passo, però, con la perdita di posti di lavoro per la forza
lavoro maschile, così che, nel 2007 i Servizi costituiscono il settore preponderante (anche in termini
di valore assoluto) per l’occupazione femminile, nel quale sono impegnate il 72% delle donne che
lavorano. Il resto dell’occupazione femminile nella regione è nel settore dell’Industria (26,2%),
poiché l’Agricoltura non riguarda ormai che l’1,6% delle occupate. L’occupazione maschile è
invece ripartita in maniera equilibrata tra Industria e Servizi, con un trend di lungo periodo che vede
accentuare la tipizzazione di genere dei settori di attività, dal momento che cresce progressivamente
il peso della forza lavoro maschile nel settore industriale per scendere, invece, in quello dei Servizi,
che nel 2007 riguarda meno del 50% dell’occupazione maschile totale. Viceversa la popolazione
femminile marchigiana, se incrementa lievemente la propria quota di occupazione nel settore
industriale nella prima metà degli anni 90, successivamente perde posizione. Tuttavia, guardando
alle variazioni in termini di valori assoluti, si deve registrare, sia per gli uomini che per le donne
della regione, una crescita continua e abbastanza sostenuta di posti di lavoro nel settore industriale
(tab.19).
Analizzando ora, per ciascun settore, il peso relativo dell’occupazione femminile, per quanto
riguarda l’Agricoltura, nelle Marche nel 2007 le donne ne costituiscono il 32,4%, degli occupati,
con una proporzione che si mantiene costante a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Va
sottolineato che tale valore risulta nettamente inferiore alla media nazionale, che vede
l’occupazione femminile in Agricoltura percentualmente superiore a quella maschile; viceversa, è
allineata con i valori presentati dalle altre regioni del centro nord est del paese. La peculiarità delle
Marche sotto questo profilo è rappresentata, come rivelano i saggi di variazione percentuale
calcolati sul 1993, dal verificarsi del forte calo dell’occupazione femminile in Agricoltura tra il
1997 e il 2002, a differenza di quanto accaduto nel Veneto ed Emilia Romagna, che è solo dal 2002
che mostrano la più consistente variazione, e in controtendenza con la Toscana, la quale addirittura
mostra una crescita del peso dell’occupazione femminile nel settore agricolo proprio tra il 1997 e il
2002 (tab.20).
Come già visto, l’Industria assorbe nelle Marche, nel 2007, circa il 26% delle occupate, e a loro
volta le donne costituiscono, nella regione, poco meno del 28% degli occupati nel settore. Tale
valore risulta più elevato della media nazionale di circa 6 p.p., e seppure in lieve diminuzione
rispetto al 2002 e soprattutto al 1997, continua ad essere il valore più elevato tra le regioni del
centro nord est, anche se c’è da rilevare che nel 2007 le Marche vengono raggiunte dall’Emilia
Romagna. Nondimeno, osservando le variazioni % rispetto al valore quantitativo del 1993, preso a
base di riferimento, si rileva un trend di crescita dell’occupazione femminile nel settore industriale
della regione piuttosto continuo e più ampio rispetto alle altre aree territoriali considerate (tab.21).
Per quanto riguarda il settore dei Servizi, la quota di occupazione femminile nelle Marche è pari al
51%, contro il 48% nazionale, ed è un valore in linea con quelli presentati dalle altre regioni del
centro nord est; il trend di sviluppo dell’occupazione femminile in questo settore nelle Marche è del
tutto simile a quello di una regione come la Toscana, con una accelerazione nella crescita della
quota di occupazione femminile nel settore dopo il 1997 (tab.22).
Tab.19 - Occupati per macrosettore, per sesso, Marche, vari anni; valori assoluti, valori percentuali
per sesso, variazioni % (n° indice a base fissa 1993=100)
Macrosettori
Agricoltura
Industria
Servizi
1993
M
23210
142587
189290
F
13431
59019
134086
1997
M
16457
147099
183488
F
7926
65990
136034
2002
2007
M
F
M
F
10105
4893
8964
4304
162081 66724 185448 71493
183441 174008 186914 196474
17
Valori percentuali per sesso
Agricoltura
6,5
6,5
4,7
3,8
2,8
2,0
2,3
1,6
Industria
40,2
28,6
42,4
31,4
45,6
27,2
48,6
26,2
Servizi
53,3
64,9
52,9
64,8
51,6
70,1
49,0
72,2
Variazioni percentuali (n° indice a base fissa 1993=100)
Agricoltura
100,0
100,0
70,9
59,0
43,5
36,4
38.6
38.8
Industria
Servizi
100,0
100,0
100,0
100,0
103,2
96,9
111,8
101,4
113,7
96,9
113,1
129,8
130.1
98.7
121.1
141.9
Fonte: ISTAT
Tab. 20 –Occupati in Agricoltura, Femmine, val.% su tot.occupati, vari anni, e variazioni % (n°
indice a base fissa 1993=100)
Regioni
1993
1997
2002
2007
Veneto
34,2
32,6
37,2
27,7
Emilia Romagna
40,4
40,8
39,9
28,9
Toscana
37,2
38,1
42,3
35,1
Marche
36,7
32,5
32,6
32,4
100,0
75,5
63,7
57.4
80,6
80,3
125,5
36,4
63,7
53.9
42.7
102.4
32.1
57.4
Italia
Variazioni percentuali (n° indice a base fissa 1993=100)
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
86,4
87,6
95,9
59,0
75,5
Fonte: ISTAT
Tab.21 – Occupati Industria, Femmine, val. % su tot.occupati, vari anni, e variazioni % (n° indice a
base fissa 1993=100)
Regioni
Veneto
1993
24,9
1997
25,4
2002
25,8
2007
25,4
Emilia Romagna
28,9
29,5
28,9
27,8
Toscana
26,9
28,2
26,6
23,9
Marche
29,3
31,0
29,2
27,8
Italia
22,8
23,8
23,6
21,6
18
Variazioni percentuali (n° indice a base fissa 1993=100)
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
104,8
99,0
97,3
111,8
98,6
106,9
101,3
92,8
113,1
100,8
114.8
102.7
93.9
121.1
96.4
Fonte: ISTAT
Tab. 22 – Occupati Servizi, Femmine, val % su tot.occupati, vari anni, e variazioni % (n° indice a
base fissa 1993=100)
Regioni
Veneto
1993
44,2
1997
47,4
2002
49,1
2007
50,7
Emilia Romagna
49,3
50,5
53,8
53,3
Toscana
40,6
42,2
46,9
51,7
Marche
41,5
42,6
48,7
51,2
Italia
42,4
43,6
46,6
48,2
131,2
124,2
129,8
129,8
124,9
148.6
133.7
153.7
146.5
138.9
Variazioni percentuali (n° indice a base fissa 1993=100)
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
110,8
104,7
105,4
101,4
104,6
Fonte: ISTAT
All’interno del settore industriale, peraltro, l’occupazione femminile marchigiana si concentra in
alcuni ambiti produttivi del manifatturiero, quali Alimentari, Tessile-abbigliamento, Calzature,
Legno e mobili, dove rappresenta, nel 2004, il 48,3% degli occupati. Tale comparto è anche l’unico
che mostra tra il 2002 e il 2004 una diminuzione della quota di occupazione femminile, e ciò in
tutte le regioni considerate, comprese le Marche, e a livello nazionale (tabb. 23, 24).
Ancora maggiore è la concentrazione dell’occupazione femminile regionale all’interno del settore
dei Servizi, nel quale si addensa in particolare nel comparto dei Servizi pubblici e privati (77,8%),
seguito dal Commercio-pubblici esercizi (55,3%) e Credito, assicurazioni e servizi alle imprese
(54,7%). Anche in questo caso, si tratta di valori in linea con la struttura dell’occupazione
femminile dipendente per settori di attività economica, presentata dalle altre regioni del centro nord
est del paese.
Nel confronto, le Marche mostrano invece una più bassa presenza di occupazione femminile in
settori quali Energia gas acqua, Industrie di trasformazione dei minerali e Chimiche nonché nel
campo dei Trasporti e comunicazioni, settori ancora fortemente tipizzati in chiave maschile ma nei
quali la regione fa registrare negli ultimi anni i tassi di crescita della presenza femminile tra i più
elevati.
19
Tab. 23 - Numero lavoratori dipendenti per sesso e settore, Marche (anni 2000-2004)
Settori
Energia, gas e acqua
Industrie estrattive, manifatturiere
trasf. min.; chimiche
Industrie manif. lav.trasf.metalli;
meccanica di precisione
Industrie manifatturiere alimentari,
TAC, legno-mobili, altre ind.
Industria costruzioni e istallazioni
impianti per l'edilizia
Commercio, pubblici
esercizi,alberghi; riparazioni
beni,veicoli
Trasporti e comunicazioni
Credito e assicurazioni, servizi
prestati alle imprese; noleggio
Servizi pubblici e privati
2000
M(v.ass) F(v.ass.)
2.811
305
2004
F (v.%) M(v.ass) F(v.ass)
9,8
3.713
556
F (v.%)
13,0
9.534
1.940
16,9
10.063
2.436
19,5
49.994
16.080
24,3
50.255
17.832
26,2
58.353
57.642
49,7
58.232
54.419
48,3
23.432
1.698
6,8
28.164
2.225
7,3
30.663
10.579
34.667
1.303
53,1
11,0
35.217
11.174
43.503
1.605
55,3
12,6
14.881
5.010
17.232
17.626
53,7
77,9
18.753
5.732
22.648
20.123
54,7
77,8
Fonte: INPS
Tab. 24 - Quota di lavoratori dipendenti per settore di attività economica, femmine, val.% 2004 e
variazioni % 2002-2004
Settori
Veneto
Emilia R.
Toscana
Marche
Italia
v. %
2004
Var.
02/04
15,6
Energia, gas e acqua
Industrie estrattive,
manifatturiere trasf.
min.; chimiche
Industrie manif.
lav.trasf.metalli;
meccanica di precisione
Industrie manifatturiere
alimentari, TAC, legnomobili, altre ind.
Industria costruzioni e
istallazioni impianti per
l'edilizia
Commercio, pubblici
esercizi,alberghi;
riparazioni beni,veicoli
Trasporti e
comunicazioni
Credito e assicurazioni,
servizi prestati alle
imprese; noleggio
Servizi pubblici e privati
v. %
2004
Var.
02/04
17,3
+13,1
22,1
-4,0
50,6
47,4
-9,0
8,1 +14,6
52,6
9,5
17,8
+9,5
6,5 +12,0
7,3 +13,1
6,4 +11,4
53,6
76,9
+9,8
+5,8
+10,9
50,9
54,7
+6,0
76,9
16,9
12,6
54,9
+11,3
+14,4
+5,0
+7,3
50,1
55,3
+10,7
15,8
55,8
77,5 +10,8
44,0
48,3
-7,9
+4,8
+5,6
-1,7
-6,5
16,7
55,3
23,9
+1,3
-10,0
+9,7
+9,0
0,0
-5,7
56,9
+10,3
21,5
26,2
45,7
+15,0
+11,8
+0,6
Var.
02/04
16,1
19,5
24,5
v. %
2004
+46,7
+1,1
-0,1
Var.
02/04
13,0
20,4
24,8
v. %
2004
+16,6
-1,7
-1,1
Var.
02/04
14,6
+8,0
33,3
26,5
v. %
2004
+8,6 77,8
+14,7
+8,7
+6,2 72,9 +12,1
Fonte: INPS
20
Ragionare in chiave di qualità dell’occupazione femminile porta obbligatoriamente a guardare alla
tipologia contrattuale che ne regolamenta il lavoro dipendente. L’Istat mostra, per il nostro paese,
nel 2007, come l’incremento del lavoro subordinato abbia riguardato sia la componente permanente
sia quella a termine. La crescita del lavoro a tempo indeterminato ha riflesso però in primo luogo la
mancata uscita dei dipendenti a tempo indeterminato con più di 50 anni di età; mentre, l’incidenza
del lavoro a termine, che sul totale dei dipendenti risulta pressoché invariata, portandosi al 13,2%,
continua a crescere tra le donne e i giovani, con incidenze pari rispettivamente al 15,9 e 22,7%
(Istat, 2007).
Proseguendo in questa analisi relativamente alle Marche, è interessante rilevare come nel 2004 nella
regione risultassero oltre 27.000 occupate dipendenti con contratto a tempo determinato, che
corrispondevano al 48,3% del totale dei lavoratori dipendenti con contratto a termine. Come si vede
si tratta di un valore in crescita, dal momento che nel 2000 le lavoratrici dipendenti a termine erano
poco più del 45% del totale (tab. 25).
E’ rimasto invece inalterato il peso delle donne all’interno della categoria dei lavoratori con
contratti a tempo indeterminato, che sebbene anch’essa in crescita, ha mantenuto tra il 2000 e il
2004 immodificato il rapporto maschi-femmine a favore dei primi. Viceversa, sono risultati in calo i
contratti stagionali, calo che ha riguarda solo la forza lavoro femminile, con un possibile travaso di
questa tipologia di lavoratrici nella quota delle lavoratrici a termine.
Quest’ultimo dato accomuna le Marche alla Toscana, che pure fanno assistere ad un calo
dell’occupazione femminile stagionale insieme ad una crescita abbastanza accentuata dei contratti a
termine per le lavoratrici dipendenti. In generale, comunque, va evidenziato il fatto che nelle regioni
del centro nord est, la quota di donne occupate con contratti a tempo determinato nel 2004 stava
raggiungendo o superando il 50% dei lavoratori a termine. Questa tipologia contrattuale peraltro, è
l’unica che mostra, tra il 2002 e il 2004, variazioni positive significative (tab.26).
Tab.25 - Lavoratori dipendenti per sesso e tipologia contrattuale, Marche (anni 2000-2004)
Tipo di contratto
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
Fonte: INPS
M (v.ass.)
21.886
180.869
2.502
2000
F (v.ass.)
18.113
126.336
4.044
F (v.%)
45,3
41,1
61,8
M(v.ass.)
28.993
189.700
2.610
2004
F(v.ass.)
27.075
134.345
3.927
F (v.%)
48,3
41,5
60,1
Tab.26 - Lavoratori dipendenti per tipologia contrattuale, femmine, val. % 2004 e variazioni %
2002-2004
Classi di età
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
Veneto
49,8
40,1
58,4
Emilia R.
50,0
41,7
60,5
Toscana
51,5
40,6
56,8
Marche
48,3
41,5
60,1
Italia
45,6
37,7
56,2
25,1
0,0
-10,1
26,7
1,1
-7,1
22,0
2,8
3,1
variazioni % 2002-2004
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
15,8
0,9
1,4
17,0
2,6
0,5
Fonte: INPS
21
Tra le tipologie contrattuali non standard che di più negli ultimi anni hanno incrementato la loro
diffusione, quella del rapporto di lavoro parasubordinato rappresenta indubbiamente la realtà più
eterogenea sia per i contenuti dell’attività lavorativa, sia per le caratteristiche dei soggetti coinvolti.
Sulla base delle informazioni provenienti dal sistema informativo dell’INAIL, i lavoratori
parasubordinati risultano essere nel 2007 nelle Marche quasi 27.500, con un incremento rispetto al
2002 del 24,4%. Le donne rappresentano il 46,5% di tale categoria, che sostanzialmente vede
inalterata la proporzione tra i due sessi tra il 2002 e l’ultima rilevazione (tab.27).
Tale quota è del tutto simile a quella delle altre regioni del centro nord est; viceversa, il dato
nazionale, mostra una maggiore presenza di donne tra i lavoratori parasubordinati, con l’incremento
di un terzo di questa quota tra il 2002 e il 2007 (tab.28).
Utilizzando le informazioni provenienti dall’INPS, in questo caso relative al 2005, si possono anche
conoscere per quali attività sono stati attivati i contratti di collaborazione parasubordinata. Come si
può notare, alcuni tipi di collaborazioni, come quelle presso la Pubblica amministrazione, le borse
di studio e di ricerca, le collaborazioni occasionali, riguardano più specificatamente le donne. Altri,
invece, sono prettamente appannaggio degli uomini, in particolare quelle che assumono rilevanza in
chiave professionale o di reale autonomia nel rapporto di lavoro, con risvolti significativi, come
vedremo più avanti, sotto l’aspetto della retribuzione.
Peraltro, l’evidente caratterizzazione di genere delle diverse attività svolte dai lavoratori
parasubordinati, non risulta essere una caratteristica specifica del sistema delle collaborazioni
parasubordinate regionale, quanto invece un aspetto strutturale generalizzato, e presente senza
sostanziali differenze nelle diverse regioni e, più ampiamente, nel paese (tab.29).
Anche guardando all’età dei lavoratori e lavoratrici parasubordinati si rileva che le donne
prevalgono nettamente sugli uomini nelle classi di età più giovani, e quindi presumibilmente nei
rapporti di collaborazione meno qualificati e meno significativi dal punto di vista della reale
autonomia lavorativa; ciò vale in particolare nelle Marche, che mostrano, rispetto alle altre regioni
del centro nord est e alla media nazionale, la maggiore concentrazione di donne tra i lavoratori
parasubordinati con meno di 30 anni (tab.30).
Tab.27– Lavoratori parasubordinati assicurati INAIL, per sesso, Marche, 2002-2007
Indicatori
M
Parasubordinati - valori assoluti
Parasubordinati– variazioni % 02-07
Femmine parasubordinate su totale, v.%
11.777
-
2002
F
Totale
10.306 22.083
46,7
-
M
2007
F
14.686 12.785
24,7
24,1
46,5
Totale
27.471
24,4
-
Fonte: INAIL
Tab.28 – Lavoratori parasubordinati, Femmine, val. assoluti, % e variazioni 2002-2007.
Indicatori
Valori assoluti F.2007
% F/T 2007
Variazione % 2002-2007
Veneto
38.052
44,5
12,7
Emilia R.
46.255
46,2
0,1
Toscana
41.687
47,4
23,1
Marche
12.785
46,5
24,1
Italia
553.305
49,1
33,8
Fonte: INAIL
22
Tab.29 - Lavoratori parasubordinati per contratto di collaborazione, Femmine, val. %, 2005
Contratti di collaborazione
Veneto
Emilia R. Toscana Marche
Italia
Collaboratore presso la P.A.
60,4
58,9
55,9
55,0
59,4
Dottorato di ricerca, assegno, borsa studio
55,7
51,6
51,3
52,8
58,9
Collaboratore occasionale
53,0
48,4
60,4
51,1
55,3
Associato in partecipazione
60,5
45,5
55,5
53,0
54,5
Collaboratore a progetto
48,6
50,5
52,3
52,8
51,1
Collaboratore di giornali, riviste, ecc.
52,4
36,9
47,6
44,3
50,7
Venditore porta a porta
51,6
37,3
44,2
52,7
46,6
Altre collaborazioni
27,0
33,6
31,1
35,3
34,4
Autonomo occasionale
34,0
37,8
38,0
39,4
28,3
Amministratore, sindaco di società, ecc.
22,0
22,8
24,0
22,6
21,8
Enti locali (D.M. 25.05.2001)
12,3
12,8
16,1
19,4
17,8
Partecipante a collegi e commissioni
16,7
17,8
22,2
18,0
17,3
TOTALE
37,1
38,9
41,1
42,6
39,3
Fonte: Inps
Tab.30 - Lavoratori parasubordinati per classe di età, Femmine, val. %, 2005
Classi di età
Veneto
Emilia R. Toscana Marche
<25
55,9
56,5
58,2
59,0
25-29
53,2
55,1
55,8
58,3
30-39
41,9
45,2
48,5
46,5
40-49
33,4
35,6
37,3
35,0
50-59
27,8
27,4
27,2
24,4
60+
18,5
19,0
17,3
15,3
TOTALE
37,1
38,9
41,1
39,3
Italia
56,5
56,3
48,3
38,8
29,6
19,0
42,6
Fonte: Inps
Infine, una breve analisi riguardante la qualità del lavoro delle lavoratrici straniere. Innanzitutto,
occorre ricordare come l’incremento dell’occupazione che si è registrato in Italia nel 2007, pari
all’1%, secondo l’Istat è da attribuire principalmente al perdurare dell’espansione della componente
straniera, espansione che nell’ultimo anno ha interessato esclusivamente le regioni del centro e del
nord del paese. In effetti, nel 2007 gli occupati stranieri sono aumentati complessivamente di 154
mila unità e tale incremento ha interessato entrambi i sessi; l’incidenza dei lavoratori stranieri sul
totale degli occupati è salita dal 5,9 del 2006 al 6,5 del 2007; nelle regioni del nord e del centro la
quota sfiora oggi l’8% (Istat, 2007).
Per quanto riguarda le Marche, la presenza dei lavoratori stranieri nella regione si attesta sui valori
percentuali fatti registrare dalle altre aree del centro nord est, sia per quanto riguarda gli uomini che
relativamente alla presenza femminile; è anche analogo il trend di crescita che si registra tra il 2002
e il 2007, che nelle Marche vede passare la percentuale di donne straniere occupate alle dipendenze
sul totale delle occupate dipendenti, dal 9,5 al 15% (tab.31).
Tale crescita è anche il risultato di un incremento significativo dal 2002 della quota costituta da
donne all’interno della popolazione straniera occupata alle dipendenze presente nelle Marche, che
nel 2007 è pari a quasi il 40%.
Rispetto alle medie nazionali, le Marche, così come le altre regioni del centro nord est. mostrano
una minore presenza femminile tra i lavoratori dipendenti stranieri e viceversa una maggiore
presenza di lavoratori dipendenti stranieri maschi sul totale dei lavoratori dipendenti maschi
(tab.32).
23
Tab.31 – Lavoratori dipendenti stranieri assicurati INAIL per sesso, Marche, 2002-2007
Indicatori
2002
M
34.536
-
Valori assoluti
Variazione % 2002-2007
% donne straniere su totale stranieri
% donne straniere su totale donne
2007
F
18.784
35,2
9,5
M
48.870
41,5
-
F
31.925
70,0
39,5
15,0
Fonte: INAIL
Tab.32 - Lavoratori dipendenti assicurati INAIL per cittadinanza e per sesso, val.% 2007, variaz.%
2002-2007.
Indicatori
Dip. stranieri maschi su
dip. maschi totali
Dip. stranieri femmine su
dip. femmine totali
Dip. stranieri femmine su
dip. stranieri totali
Veneto
Emilia R.
Toscana
Marche
Italia
2002 2007 2002 2007 2002 2007 2002 2007 2002 2007
15,4
19,6
13,9
19,2
12,2
16,4
13,1
17,7
10,9
14,5
9,5
14,8
9,2
16,0
9,1
14,7
9,5
15,0
8,6
15,0
31,2
36,8
34,5
41,2
34,3
40,1
35,2
39,5
34,5
42,7
Fonte: INAIL
4. Le retribuzioni
L’esistenza di differenziali retributivi di genere è ormai assodata in tutte le principali economie di
mercato; come si è visto nel 1° paragrafo il divario nelle retribuzioni maschili e femminili in Europa
continua a rappresentare un elemento di cattiva qualità del lavoro per la popolazione femminile del
nostro continente.
Nel 2003 l’UE ha adottato una strategia comune per la sostanziale riduzione del gender pay gap.
Negli ultimi anni, tuttavia, non solo i differenziali retributivi di genere persistono ma addirittura
sono aumentati in molti paesi. Questo nonostante la forza lavoro femminile sia sempre più
caratterizzata da migliori performance nei percorsi formativi e da più alti livelli di istruzione degli
uomini.
La fig.4 mostra, relativamente ai paesi dell’Area Euro, la retribuzione media oraria maschile e
femminile, nei settori Industria e Servizi, per livello di istruzione. Come appare evidente, non solo
esistono differenziali retributivi tra uomini e donne a parità di istruzione, ma tali differenziali
aumentano molto di più al crescere dell’istruzione se si tratta della popolazione maschile,
mostrando come tale caratteristica sia diversamente valutata sul mercato del lavoro a seconda che
sia posseduta da un uomo o da una donna.
24
Fig.4 Servizi
Retribuzione media oraria Industria e
per livello istruzione,
Area Euro(in
Maschi
Femmine
Liv
Liv
Liv
Liv
Diff
Diff
. Primario
. Secondario
. Terziario
.Universitario
8,4
11,7
12,4
14,8
.F.:
.M-F.
6,4
6,6
liv
Ū )
univ.
Liv
Liv
Liv
Liv
Diff
. Primario
. Secondario
. Terziario
.Universitario
.M.:
9,9
14,5
16,6
21,4
11,5
Fonte: elnep
Anche in Italia, come ha mostrato un recente studio dell’ISFOL e Ministero del lavoro esistono
sostanziali differenze nelle retribuzioni di uomini e donne, quantificabili, a parità di mansioni, in
oltre 20 punti percentuali (Isfol, 2006).
La presenza di questo gap, sottolinea lo studio citato, è dovuta in massima parte a:
- una distribuzione tra posizioni professionali eterogenea rispetto alla variabile di genere;
- una distribuzione su occupazioni differenziate per genere;
- una diversa quantità di lavoro prestata, in termini di numero medio di giorni e ore lavorate che
risulta maggiore per gli uomini rispetto alle donne.
In sostanza possiamo dire che la base del gap retributivo sta nella persistente segregazione
(verticale e orizzontale) che attraversa il mercato del lavoro, e nelle responsabilità di cura della
famiglia che pesano ancora sostanzialmente solo sulla forza lavoro femminile.
Su questa base si innestano infatti forti elementi di disuguaglianza nei confronti della forza lavoro
femminile che ancora sperimenta:
- discriminazione nei percorsi di carriera, e quindi minori possibilità di accrescere la propria
redditività;
- una differente valutazione e retribuzione per compiti eguali rispetto ai colleghi maschi;
- una differenziazione nei trattamenti relativi a bonus, benefits e retribuzione degli straordinari.
Pertanto, le cause principali dei differenziali retributivi vanno ricercate in quelle discriminazioni
indirette sostenute dalla persistenza di un forte grado di segregazione orizzontale, verticale e
professionale nella struttura produttiva e occupazionale, unitamente al pre-giudizio sulle eventuali
difficoltà che una donna potrà incontrare nella vita lavorativa per conciliarla con la famiglia.
Inoltre, è falso l’assunto secondo il quale i più bassi livelli retributivi femminili si accompagnano
solo alle più basse qualifiche della popolazione femminile nel lavoro. Se ciò è vero in termini
assoluti, è anche vero che il differenziale salariale di genere è sempre più alto tra le categorie più
alte e decresce invece in quelle più basse.
Emblematica, sotto questo aspetto, è la diversa retribuzione che in Italia si registra tra uomini e
donne a parità di laurea (fig. 5). Sono circa 300€ mensili quelli che differenziano a cinque anni dal
raggiungimento del titolo di studio, i laureati dalle laureate. Tale gap sale addirittura a 400€ per i
laureati in psicologia, settore di laurea a forte concentrazione femminile (Almalaurea, 2008).
25
Fig. 5.
Sempre attraverso i dati Almalaurea, interessante è anche rilevare come i settori Pubblico e Privato
reagiscano diversamente al titolo di studio femminile, a conferma che nei diversi livelli retributivi
c’è una forte componente discriminatoria nei confronti delle donne. La fig. 6 confronta, a cinque
anni dalla laurea, il guadagno mensile netto dei laureati e delle laureate in Italia, a seconda che
lavorino nel settore pubblico o nel settore privato. Come si vede, se le laureate che lavorano nel
pubblico subiscono un gap retributivo medio del 16,2%, tale differenziale sale al 34,3% nel caso di
lavoro nel settore privato.
26
Fig. 6.
Passando ad analizzare le informazioni disponibili sui livelli retributivi maschili e femminili nelle
Marche, appare utile evidenziare in primo luogo come la regione presenti, già per la popolazione
maschile, un reddito medio da lavoro inferiore sia alla media nazionale che a quelli fatti registrare
dalle regioni del centro nord est; ciò vale, inoltre, sia per i redditi da lavoro dipendente che da
lavoro autonomo.
Stante il gap retributivo femminile, i redditi da lavoro delle donne marchigiane sono quindi
particolarmente bassi; in particolare il reddito da lavoro dipendente risulta significativamente più
basso della media nazionale così come dei redditi fatti registrare nelle regioni del centro nord est; il
reddito femminile da lavoro autonomo, invece, essendo già notevolmente più basso di quello
maschile in tutte le aree regionali considerate, nelle Marche si colloca sui livelli medi rilevati sia
nelle regioni limitrofe che in Italia (tab.33).
Tab.33 - Redditi medi individuali netti da lavoro dipendente e autonomo, in € per sesso e regione 2004
Regioni
Veneto
Emilia Romagna
Toscana
Marche
Italia
Lavoro dipendente
M
F
17.365
17.760
17.471
15.290
17.146
Lavoro autonomo
M
12.244
13.233
13.033
11.555
12.876
F
17.993
20.274
17.459
15.801
17.434
11.358
10.434
11.683
11.481
11.502
Fonte: ISTAT
Guardando ora al differenziale retributivo di genere nelle Marche e per classi di età dei lavoratori
dipendenti, si rileva come tale differenziale cresca al crescere dell’età e si sia incrementato nel
tempo; è infatti notevolmente più basso per le classi di età più giovani (sotto i 25 anni), per salire a
27
rappresentare fino al 65% della retribuzione femminile per le lavoratrici dipendenti tra i 50 e i 60
anni, che, tradotto in cifre, significa oltre 900 € al mese in meno (tabb.34, 35).
Il confronto con le altre regioni e con la media nazionale evidenzia inoltre il più basso livello di
retribuzione media mensile delle dipendenti marchigiane per ogni classe di età, se si esclude la
Toscana, che però solo per le giovani e giovanissime ha dei livelli retributivi mensili inferiori a
quelli rilevati nelle Marche (tab.36).
Tab.34 - Lavoratori dipendenti - Retribuzione media mensile per sesso e classi d'età, €, Marche
(anni 2000-2004)
Classi di età
<=19
20-24
25-29
30-39
40-49
50-59
>=60
2000
M
927,7
1.162,4
1.380,9
1.620,7
1.889,3
2.097,8
1.809,5
F
862,6
1.030,5
1.159,8
1.207,6
1.291,6
1.265,5
1.078,2
2004
M
993,3
1.266,8
1.527,8
1.797,0
2.058,4
2.310,2
1.828,3
F
914,6
1.115,9
1.281,6
1.328,7
1.385,5
1.393,6
1.158,6
Fonte: INPS
Tab. 35 - Lavoratori dipendenti – Differenziale retributivo femminile in € e in %, per classi d'età,
Marche (anni 2000-2004)
Classi di età
<=19
20-24
25-29
30-39
40-49
50-59
>=60
Differenziale retributivo
femminile in €
2000
-65,1
-131,9
-221,1
-413,1
-597,7
-832,3
-731,3
2004
-78,7
-150,9
-246,2
-468,3
-672,9
-916,6
-669,7
Differenziale retributivo
femminile in %
2000
-7,5
-12,8
-19,1
-34,2
-46,3
-65,0
-67,8
2004
-8,6
-13,5
-19,2
-35,3
-48,6
-65,8
-57,8
Fonte: INPS
Tab.36 – Lavoratori dipendenti - Retribuzione media mensile per classi di età e per regioni,
Femmine, val. assoluti in €, 2004
Classi di età
<=19
20-24
25-29
30-39
40-49
50-59
>=60
Veneto
Emilia R.
Toscana
Marche
Italia
930,1
939,9
887,4
938,6
914,6
1.206,5
1.186,3
1.107,6
1.167,9
1.115,9
1.410,6
1.408,4
1.315,0
1.379,0
1.281,6
1.444,6
1.529,2
1.431,4
1.522,1
1.328,7
1.453,2
1.648,2
1.536,2
1.631,6
1.385,5
1.474,8
1.683,8
1.567,2
1.702,2
1.393,6
1.245,6
1.344,2
1.322,7
1.464,2
1.158,6
Fonte: INPS
Prendendo in considerazione il tipo di contratto, il gap retributivo più alto tra dipendenti maschi e
femmine si rileva in presenza di contratti a tempo indeterminato, gap peraltro in aumento e che
supera nel 2004 i 500€ mensili; nondimeno, i contratti a tempo determinato, che si è visto sono in
28
crescita negli ultimi anni anche per la popolazione femminile, fanno riscontrare un aumento
considerevole del differenziale retributivo, che passa, tra il 2000 e il 2004 dal 18 al 24,6% della
retribuzione media femminile (tabb.37, 38).
Anche nel caso delle diverse tipologie contrattuali, le Marche mostrano livelli di retribuzione
femminile inferiori alle medie nazionali e a quelli delle altre regioni con le quali è stata effettuata la
comparazione. In particolare, le differenze sono più accentuate per le tipologie contrattuali standard,
come il contratto a tempo indeterminato e quello di lavoro stagionale (tab.39).
Tab. 37 – Lavoratori dipendenti - Retribuzione media mensile per sesso e tipologia contrattuale, in
€, Marche (anni 2000-2004)
Tipo di contratto
2000
2004
M
F
M
F
Tempo determinato
1.359,6
1.150,4
1.512,7
1.214,2
Tempo indeterminato
1.659,0
1.196,6
1.856,9
1.328,3
Stagionale
1.381,1
1.171,0
1.480,4
1.253,2
Fonte: INPS
Tab. 38 – Lavoratori dipendenti - Differenziale retributivo femminile in € e in %, per tipologia
contrattuale, Marche (anni 2000-2004)
Differenziale retributivo
femminile in €
Tipo di contratto
2000
-209,2
-462,4
-210,1
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
2004
-298,5
-528,6
-227,2
Differenziale retributivo
femminile in %
2000
-18,2
-38,6
-17,9
2004
-24,6
-39,8
-18,1
Fonte: INPS
Tab.39 - Lavoratori dipendenti – Retribuzione media mensile per tipologia contrattuale e regione,
Femmine, val. ass. in €, 2004.
Tipo di contratto
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Stagionale
Veneto
1.293,0
1.419,3
1.385,3
Emilia R.
1.327,8
1.550,1
1.374,6
Toscana
1.260,6
1.443,3
1.305,0
Marche
1.214,2
1.328,3
1.253,2
Italia
1.324,8
1.524,8
1.395,3
Fonte: INPS
Analizzando le retribuzioni maschili e femminili per qualifica professionale, si conferma quanto già
rilevato a livello nazionale e cioè che i differenziali retributivi di genere più elevati si riscontrano in
corrispondenza delle qualifiche più alte; come si vede dalle tabb.40 e 41, riguardanti i lavoratori
dipendenti marchigiani, se il gap retributivo a livello di apprendisti è molto basso, a mano a mano
che si passa a qualifiche (e a retribuzioni) più elevate, il differenziale aumenta, fino a raggiungere
per i dirigenti, nel 2004, quasi 2000 € mensili.
Il secondo aspetto da evidenziare è che il differenziale retributivo più alto in percentuale della
retribuzione femminile, si presenta tra gli impiegati, qualifica che abbiamo visto essere l’unica con
una preponderanza di forza lavoro femminile.
Nel caso delle qualifiche, il confronto tra le Marche e le altre regioni mostra differenze retributive
minori tra le lavoratrici dipendenti in corrispondenza delle qualifiche più basse. Tali differenze
sussistono invece, e in senso negativo, per le lavoratrici marchigiane in possesso delle qualifiche
più femminilizzate o più elevate (impiegate e dirigenti), e si acuiscono rispetto alle medie nazionali
(tab.42).
29
Tab.40 - Lavoratori dipendenti - Retribuzione media mensile per sesso e qualifica, in €, Marche
(anni 2000-2004)
Qualifiche
2000
M
1.441,1
2.184,3
3.852,1
7.489,5
974,6
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
2004
F
1.088,6
1.401,3
3.348,0
5.578,4
910,7
M
1.605,2
2.311,6
4.558,4
8.798,7
1.105,4
F
1.171,6
1.532,6
3.867,8
6.836,3
1.024,4
Fonte: INPS
Tab. 41 - Lavoratori dipendenti - Differenziale retributivo femminile in € e in %, per qualifica,
Marche (anni 2000-2004)
Differenziale retributivo
femminile in €
Qualifiche
2000
-352,5
-783,0
-504,1
-1.911,1
-63,9
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
2004
-433,6
-779,0
-690,6
-1.962,4
-81,0
Differenziale retributivo
femminile in %
2000
-32,4
-55,9
-15,0
-34,2
-7,0
2004
-37,0
-50,8
-17,8
-28,7
-7,9
Fonte: INPS
Tab. 42 - Lavoratori dipendenti – Retribuzione media mensile per qualifica e regione, Femmine,
val.ass. in €, 2004.
Qualifica
Operai
Impiegati
Quadri
Dirigenti
Apprendisti
Veneto
1.166,2
1.647,0
3.703,9
7.887,9
1.093,5
Emilia R.
1.244,6
1.727,1
3.681,5
7.436,7
1.073,4
Toscana
1.167,0
1.655,2
3.790,8
8.203,0
1.021,6
Marche
1.171,6
1.532,6
3.867,8
6.836,3
1.024,4
Italia
1.169,0
1.705,2
3.951,0
8.195,5
1.046,2
Fonte: INPS
L’analisi delle retribuzioni e dei gap retributivi tra maschi e femmine per settori di attività
economica evidenzia in primo luogo, attestandoci sulle Marche, che il settore con i livelli retributivi
più alti è quello dell’Energia, gas, acqua, seguito dal Credito, assicurazioni e servizi alle imprese.
Si tratta, nel primo caso di un settore a prevalente occupazione maschile e le retribuzioni risultano
elevate per entrambi i sessi, con un incremento consistente tra il 2000 e il 2004, e con un
differenziale retributivo di genere che passa dal 25 al 29% della retribuzione media mensile
femminile.
Il settore del Credito invece, a prevalente occupazione femminile, è quello che mostra i maggiori
differenziali retributivi, sial nel 2000 che nel 2004, anche se in calo. In realtà è la retribuzione
media mensile maschile che subisce un calo nel periodo considerato.
In generale si rileva che nei settori a prevalente occupazione maschile le retribuzioni femminili
sono mediamente più elevate, e il gap con le retribuzioni maschili mediamente più basso.
I settori a occupazione femminile mostrano le retribuzioni femminili più basse e i differenziali
retributivi più alti (tabb.43, 44), a conferma che il fenomeno della segregazione occupazionale, in
questo caso di tipo orizzontale, ha un peso rilevante nel mantenimento di livelli di disuguaglianza
tra i sessi all’interno del mercato del lavoro,
30
Tale andamento si riscontra anche nel trend delle retribuzioni medie femminili a livello nazionale,
che sono nettamente più basse, nell’ordine, nel settore dei Servizi pubblici e privati, nel
Commercio, pubblici esercizi, nel comparto del manifatturiero costituito da Alimentari, tessileabbigliamento, calzature.
In questo quadro, le retribuzioni delle dipendenti marchigiane sono sempre e in maniera
significativa, inferiori alla media nazionale ma anche ai valori medi presentati dalle altre regioni
dell’Italia centro nord orientale, se si fa eccezione per il settore del Credito e assicurazioni che è
quello che presenta i minori scostamenti tra una regione e l’altra e tra queste e la media nazionale
(tab.45).
Tab. 43 - Lavoratori dipendenti - Retribuzione media mensile per sesso e settore di attività
economica, in €, Marche (anni 2000-2004)
Settore
2000
2004
M
F
M
Energia, gas e acqua
2.476,2
1.967,8
2.801,7
Industrie estrattive, manifatturiere trasf.
min.; chimiche
1.675,9
1.410,8
1.944,9
Industrie manif. lav.trasf.metalli;
meccanica di precisione
1.631,0
1.273,4
1.900,8
Industrie manifatturiere alimentari, TAC,
legno-mobili, altre ind.
1.472,6
1.141,5
1.653,1
Industria costruzioni e istallazioni impianti
1.145,6
1.532,5
per l'edilizia
1.404,2
Commercio, pubblici esercizi,alberghi;
riparazioni beni,veicoli
1.511,1
1.167,7
1.672,4
Trasporti e comunicazioni
1.731,6
1.419,0
1.869,6
Credito e assicurazioni, servizi prestati alle
1.429,5
2.561,4
imprese; noleggio
2.614,5
Servizi pubblici e privati
1.552,3
1.007,7
1.709,5
F
2.175,1
1.618,6
1.434,3
1.257,6
1.291,7
1.269,5
1.527,9
1.524,3
1.105,4
Fonte: INPS
Tab. 44 - Lavoratori dipendenti – Differenziale retributivo femminile in € e variazioni percentuali
2000-20004 per settore, Marche (anni 2000-2004)
Settori
Energia, gas e acqua
Industrie estrattive, manifatturiere trasf. min.;
chimiche
Industrie manif. lav.trasf.metalli; meccanica di
precisione
Industrie manifatturiere alimentari, TAC,
legno-mobili, altre ind.
Industria costruzioni e installazioni impianti
per l'edilizia
Commercio, pubblici esercizi,alberghi;
riparazioni beni,veicoli
Trasporti e comunicazioni
Credito e assicurazioni, servizi prestati alle
imprese; noleggio
Servizi pubblici e privati
Differenziale retributivo
femminile in €
Differenziale retributivo
femminile in %
2000
-508,4
2004
-626,6
2000
-25,8
2004
-28,8
-265,1
-326,3
-18,8
-20,1
-357,6
-466,5
-28,1
-32,5
-331,1
-395,5
-29,0
-31,4
-258,6
-240,8
-22,6
-18,6
-343,4
-312,6
-402,9
-341,7
-29,4
-22,0
-31,7
-22,4
-1.185,0
-544,6
-1.037,1
-604,1
-82,9
-54,0
-68,0
-54,6
Fonte: INPS
31
Tab. 45 - Lavoratori dipendenti – Retribuzione media mensile per settore di attività economica,
Femmine, val.assoluti in €, 2004.
Settori
Energia, gas e acqua
Industrie estrattive,
manifatturiere trasf. min.;
chimiche
Industrie manif.
lav.trasf.metalli; meccanica
di precisione
Industrie manifatturiere
alimentari, TAC, legnomobili, altre ind.
Industria costruzioni e
istallazioni impianti per
l'edilizia
Commercio, pubblici
esercizi,alberghi;
riparazioni beni,veicoli
Trasporti e comunicazioni
Credito e assicurazioni,
servizi prestati alle imprese;
noleggio
Servizi pubblici e privati
Veneto
2.261,4
Emilia R.
2.321,8
Toscana
2.254,2
Marche
2.175,1
Italia
2.516,2
1.785,4
1.903,9
1.882,0
1.618,6
2.042,9
1.505,6
1.695,3
1.519,4
1.434,3
1.681,8
1.349,8
1.513,2
1.378,3
1.257,6
1.451,7
1.421,0
1.579,1
1.349,1
1.291,7
1.514,9
1.381,6
1.559,4
1.454,6
1.702,9
1.378,3
1.581,5
1.269,5
1.527,9
1.432,4
1.782,7
1.516,1
1.203,6
1.615,1
1.163,5
1.601,9
1.161,7
1.524,3
1.105,4
1.588,0
1.272,2
Fonte: INPS
Infine, osserviamo i redditi dei lavoratori parasubordinati, che, per avere un miglior livello di analisi
e comparazione, abbiamo considerato raggruppando le diverse attività di collaborazione in due
grandi gruppi, quelle che presumibilmente si può ritenere che facciano riferimento al settore
pubblico e quelle che viceversa è più probabile che facciano capo al settore privato.
Come si nota, il differenziale retributivo tra lavoratori e lavoratrici parasubordinati è molto più
elevato passando dalle collaborazioni proprie del settore pubblico a quelle che fanno maggiore
riferimento al settore privato. E ciò si verifica non solo nelle Marche, ma si conferma in tutte le
regioni considerate e in Italia; le Marche, inoltre, anche sotto questo aspetto, continuano a mostrare
i livelli reddituali più bassi, sia che si tratti di collaborazioni nel settore pubblico, maschili e
femminili, sia relativamente a quelle attivate nel settore privato; in questo caso, però, ad avere i
redditi annui segnatamente più bassi sono solo le collaboratrici, che così subiscono anche il
differenziale negativo maggiore rispetto ai colleghi, pari al 51,7% del reddito annuo percepito (tab.
46).
Che le collaborazioni non abbiano tutte le stesse caratteristiche e che quando coinvolgono gli
uomini sono a più alta redditività specie nelle classi di età centrali, è notorio; la conferma e la
quantificazione di ciò si legge dalla tab.47 che presenta i redditi annui dei collaboratori per sesso ed
età, unitamente ai relativi differenziali di genere.
Come si vede, per quanto i differenziali di reddito siano presenti in ogni classe di età, questi
aumentano sensibilmente nelle classi di età centrali, raggiungendo il massimo tra i 40 e i 49 anni del
collaboratore che quando è maschio percepisce un reddito medio annuo di oltre dieci mila euro
superiore a quello percepito dalle collaboratrici collocate nella stessa classe di età.
Le Marche, pur confermando questo trend più generale, mostrano anche il gap reddituale più alto
rispetto alle altre regioni e alla media nazionale, e pari a oltre il 50% della retribuzione media annua
32
femminile, tra collaboratori maschi e collaboratori femmine in corrispondenza dei livelli di reddito
più bassi, che sono propri dei ai collaboratori più giovani.
Tav. 46 – Lavoratori parasubordinati, Reddito medio annuo per sesso, per ambito di lavoro* e
regione, 2005
Regioni
M
F
Differenziale retributivo femminile in € Differenziale retributivo femminile in %
Veneto
Pubblico
38.100 35.890
-2.210
-6,1
Privato
103.911 71.719
-32.192
-44,9
Emilia Romagna
Pubblico
36.821 37.096
-275
-0,75
Privato
99.295 72.951
-26.344
-36,1
Toscana
Pubblico
48.910 54.276
-5.366
-9,9
Privato
82.850 62.461
-20.389
-32,6
Marche
Pubblico
25.396 22.601
-2.796
-12,4
Privato
85.798 56.546
-29.252
-51,7
Italia
Pubblico
40.269 34.476
-5.792
-16,8
Privato
97.672 69.087
-28.585
-41,4
Fonte: Inps
* Nel “Pubblico” abbiamo compreso le seguenti tipologie di collaborazioni: Partecipante a collegi e commissioni, Enti
locali (D.M. 25.05.2001), Dottorato di ricerca, assegno, borsa di studio, Collaboratore presso la P.A. Nel “Privato” le
seguenti tipologie: Amministratore, sindaco di società, Collaboratore di giornali, riviste, Collaboratore a progetto,
Venditore porta a porta, Collaboratore occasionale, Autonomo occasionale, Altre collaborazioni, Associato in
partecipazione.
Tav. 47 – Lavoratori parasubordinati, Reddito annuo in € e differenziali retributivi per sesso, classe
di età e regione, 2005
Classi di età e regioni
Veneto
<25
25-29
30-39
40-49
50-59
60+
Emilia Romagna
<25
25-29
30-39
40-49
50-59
60+
Toscana
<25
25-29
M
F
5.476
11.116
19.653
26.665
28.073
24.769
3.825
7.600
11.299
14.286
16.760
17.868
-1.651
-3.516
-8.354
-12.379
-11.313
-6.901
-43,2
-46,3
-73,9
-86,8
-67,5
-38,6
5.456
10.552
18.483
25.240
27.040
23.024
3.977
7.869
11.482
14.704
17.093
17.033
-1.479
-2.684
-7.001
-10.536
-9.947
-5.991
-37,2
-34,1
-61,0
-71,6
-58,2
-35,2
4.979
9.930
3.763
7.065
-1.216
-2.864
-32,3
-40,5
Differenziali retributivi femminili in € Differenziali retributivi femminili in %
33
30-39
40-49
50-59
60+
Marche
<25
25-29
30-39
40-49
50-59
60+
Italia
<25
25-29
30-39
40-49
50-59
60+
16.710
22.931
24.201
20.917
10.009
12.811
15.081
15.181
-6.701
-10.120
-9.120
-5.736
-66,9
-79,0
-60,5
-37,8
5.010 3.232
9.591 6.286
15.890 9.310
22.103 12.309
22.019 14.231
18.410 12.849
-1.779
-3.305
-6.580
-9.794
-7.788
-5.561
-55,0
-52,6
-70,7
-79,6
-54,7
-43,3
4.448 3.359
9.133 6.557
16.379 9.478
23.362 12.127
25.464 14.987
23.996 17.263
-1.089
-2.576
-6.900
-11.235
-10.477
-6.733
-32,4
-39,3
-72,8
-92,6
-69,9
-39,0
Fonte: Inps
5. La domanda di lavoro
Dopo aver esaminato i dati di stock sulla partecipazione al lavoro e sulle caratteristiche qualitative
dell’occupazione femminile nelle Marche, analizziamo ora i dati amministrativi di flusso verso
l’attività lavorativa raccolti dai sistemi informativi di 12 su 13 Centri per l’Impiego, l’Orientamento
e la Formazione operanti nelle Marche (ad esclusione di quello di Ancona).
Le informazioni utilizzate in questa sede sono basate sulle comunicazioni di assunzione pervenute
ai Centri per l’Impiego da parte dei datori di lavoro; pertanto, riguardano i rapporti di lavoro
instaurati e non il numero di persone che hanno iniziato un lavoro; si tratta in ogni caso di dati
significativi in quanto rappresentano un indicatore della dinamicità del mercato del lavoro locale.
Inoltre, i sistemi informativi dei Centri per l’Impiego fino al 2006 avevano l’obbligo di registrare
solo le comunicazioni pervenute dal settore Privato e relative a instaurazione, cessazione e
trasformazione di rapporti di lavoro subordinato; non contenevano, pertanto, sino a quella data,
informazioni sulle altre tipologie di lavoro e soprattutto riguardanti il settore Pubblico
Dal 2007, invece, in conseguenza dell’applicazione della legge n.296, 27 dicembre 2006 (Legge
Finanziaria 2007), secondo la quale dal 1' gennaio 2007 devono essere obbligatoriamente
comunicati anche i rapporti di lavoro parasubordinato e quelli effettuati dalle pubbliche
amministrazioni, i database dei Centri per l’Impiego forniscono informazioni più complete
relativamente al panorama delle assunzioni effettuate nel contesto territoriale regionale.
Partiamo comunque dall’analisi dei dati raccolti dai Centri per l’Impiego delle Marche fino al 2006;
su un totale di 176.000 assunzioni, oltre il 47% ha riguardato lavoratrici, con un incremento,
rispetto al 2002, di 2 p.p. e con una maggiore accelerazione di crescita rispetto alle assunzioni
riguardanti gli uomini (tab. 48).
Tab. 48 - Assunzioni per sesso, Marche, 2002-2006
Indicatori
Maschi
Femmine
34
2002
74.892
54,4
102,6
Valori assoluti
Composizione %
Dinamica delle assunzioni (2001=100)
2006
92.598
52,4
126,8
2002
62.814
45,6
99,7
2006
84.089
47,6
133,5
Fonte: Orml Marche
L’analisi per classe di età dei lavoratori e lavoratrici assunti evidenzia una prevalenza di donne nelle
assunzioni che riguardano le fasce di età centrali, e cioè tra i 35 e i 54 anni, sia nel 2002 che
soprattutto nel 2006, quando questa prevalenza si rafforza. E’ dai 55 anni in su che le assunzioni
tornano ad essere nettamente rivolte verso gli uomini (tab.49).
Questa maggiore dinamicità della forza lavoro femminile, specie in alcune classi di età, in realtà
può nascondere una maggiore precarietà delle assunzioni rivolte alle donne che nelle fasce di età
centrali presumibilmente devono sostenere un alto carico di responsabilità familiari e quindi
subiscono una maggiore debolezza sul mercato del lavoro.
Tab. 49 – Assunzioni per classi di età, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 20022006
Classi di età
Maschi
Femmine
2002
%
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
58,9
52,2
49,6
48,1
66,1
2006
2001=100
101,5
105.0
104.5
100.4
96.1
%
56,7
50,4
48,7
47,1
65,0
2002
2001=100
103,5
125.9
153.0
158.5
147.7
%
41,1
47,8
50,4
51,9
33,9
2006
2001=100
98,4
99.5
102.4
99.8
97.9
%
43,3
49,6
51,3
52,9
35,0
2001=100
109,9
128.4
156.1
163.6
155.4
Fonte: Orml Marche
La composizione delle assunzioni per macrosettore di attività economica, conferma la tipizzazione
in chiave femminile dei Servizi, che abbiamo già mostrato essere il settore a prevalente occupazione
femminile e di prevalente occupazione per le donne. Anche dal punto di vista delle assunzioni
effettuate nel 2006 conferma questa connotazione, con il 57,3% delle assunzioni rivolte al personale
femminile, all’interno di una crescita del settore in chiave occupazionale riguardante sia la forza
lavoro maschile che femminile.
I settori dell’Agricoltura e dell’Industria mostrano invece una prevalente composizione maschile,
all’interno però di un andamento, dal punto di vista occupazionale, complessivamente in calo, dal
momento che le assunzioni in questi due settori, sia per gli uomini che per le donne, registrano un
trend negativo a partire dal 2001 (tab.50).
Guardando più in dettaglio le assunzioni effettuate in alcuni tra i principali settori manifatturieri
della regione, si rileva un calo generalizzato, tra il 2001 e il 2006, per quanto concerne la forza
lavoro maschile; per la forza lavoro femminile, si deve invece segnalare, accanto a settori come il
Tessile-abbigliamento e Calzature che indubbiamente registrano un calo di assunzioni anche
relativamente alle donne, altri comparti produttivi, come gli Alimentari e la Meccanica, nei quali le
assunzioni sono cresciute. Nel caso degli Alimentari, in particolare, la quota di assunzioni effettuate
nel 2006 si è rivolta nella maggioranza dei casi (54%) a lavoratrici (tab.51).
Tab. 50 – Assunzioni per macrosettore, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 20022006
35
Macrosettori
Maschi
Femmine
2002
%
Agricoltura
Industria
Servizi
2006
2001=100
63.7
62.3
43.7
Comp %
92.9
94.8
110.5
2002
2001=100
67.4
62.0
42.7
103.6
85.7
139.5
Comp %
2006
2001=100
36.3
37.7
56.2
92.9
94.8
110.5
Comp %
2001=100
32.6
38.0
57.3
83.5
81.2
138.4
Fonte: Orml Marche
Tab.51 – Assunzioni per settore di attività: industria, composizione % e dinamica (2001=100),
Marche, 2002-2006
Settore di
attività
Maschi
%
Alimentari
Tessile-abbigl.
Calzature
Legno-mobile
Meccanica
Altre industrie
Femmine
2002
53.0
23.7
50.2
76.2
79.0
64.8
2006
2001=100
97.2
90.3
87.4
96.7
97.7
98.5
%
45.5
28.7
50.6
75.3
76.3
65.9
2002
2001=100
81.9
86.7
78.3
78.0
92.3
91.3
%
47.0
76.3
49.8
23.8
21.0
35.2
2006
2001=100
99.7
81.0
81.2
86.7
95.4
103.1
%
54.5
71.3
49.4
24.7
23.7
34.1
2001=100
113.3
60.0
71.4
73.3
105.8
91.0
Fonte: Orml Marche
Anche dalle rilevazioni effettuate dai Centri per l’impiego si conferma il dato che le donne della
regione assistono ad una loro crescente presenza nei contratti a termine; se è vero che le assunzioni
con questa tipologia contrattuale sono aumentate sia per gli uomini che per le donne, nel 2006 però
le assunzioni di lavoratrici con contratto a termine superano quelle degli uomini (tab.52). Inoltre,
tale tipologia di assunzione si è rivolta in maggior misura alle donne nelle classi centrali di età, a
conferma di quanto ipotizzato precedentemente circa l’accentuata debolezza della forza lavoro
femminile con carichi familiari; tuttavia, guardando gli indicatori di variazione percentuale annua,
gli uomini mostrano una discreta tendenza a recuperare posizioni, segno di una diffusa instabilità
del mercato del lavoro regionale, dal momento che risulta assorbire in maniera crescente nei
contratti a termine anche la forza lavoro maschile appartenente alle classi centrali di età (tab.53).
In aumento risulta anche la presenza delle donne nelle assunzioni tramite contratti di apprendistato,
un tempo quasi esclusivamente maschili, mentre rimane stabile la proporzione di donne assunte con
contratto a tempo indeterminato, che peraltro è una tipologia che mostra un significativo trend in
diminuzione a partire dal 2001.
Guardando però all’età dei lavoratori e lavoratrici assunte a tempo indeterminato nel 2006 si rileva,
rispetto al 2001, una crescita di tali assunzioni per coloro, uomini e donne, che hanno età superiori
ai 45 anni, e una crescita ancora maggiore per le donne con 55 anni e oltre (tab.54).
Tab. 52 – Assunzioni per tipo di contratto, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 20022006
Maschi
Femmine
36
Tipo di
contratto
Maschi
2002
%
Apprendistato
A termine
Indeterminato
Femmine
2006
2001=100
58.5
51.3
59.5
99.5
107.2
95.6
%
2002
2001=100
57.9
49.8
58.9
113.9
152.3
86.0
%
2006
2001=100
41.5
48.7
40.5
117.3
156.0
84.0
%
2001=100
42.1
50.2
41.1
117.3
156.0
84.0
Fonte: Orml Marche
Tab.53 – Assunzioni a tempo determinato per classe di età, composizione % e dinamica
(2001=100), Marche, 2001-2006
Classi di età
Maschi
Femmine
2001
%
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
2006
2001=100
53.8
48.4
44.1
41.9
64.2
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
%
2001
2001=100
54.3
48.0
46.3
44.5
64.7
123.0
145.7
198.2
204.1
153.2
%
2006
2001=100
46.2
51.6
55.9
58.1
35.8
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
%
2001=100
45.7
52.0
53.7
55.5
35.3
120.3
148.5
181.8
183.8
149.8
Fonte: Orml Marche
Tab. 54 – Assunzioni a tempo indeterminato per classe di età, composizione % e dinamica
(2001=100), Marche, 2001-2006
Classi di età
Maschi
Femmine
2001
%
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
61.4
55.5
57.6
58.5
74.7
2006
2001=100
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
%
63.3
59.2
56.5
55.5
66.4
2001
2001=100
61.0
79.3
95.4
100.7
122.9
%
38.6
44.5
42.4
41.5
25.3
2006
2001=100
100.0
100.0
100.0
100.0
100.0
%
36.7
40.8
43.5
44.5
33.6
2001=100
56.3
68.2
99.7
113.7
183.8
Fonte: Orml Marche
Guardando all’orario di lavoro, nel 2006 il 73% delle assunzioni part-time, come ci si aspetterebbe,
hanno riguardato forza lavoro femminile; tuttavia, va evidenziato come le assunzioni ad orario
ridotto che hanno coinvolto gli uomini, oltre a rappresentare una percentuale non trascurabile
(27%), costituiscono il risultato di un trend di crescita molto accentuato di questa modalità
contrattuale all’interno della popolazione maschile.
Per quanto concerne le assunzioni a tempo pieno, che riguardano nel 60% circa dei casi la forza
lavoro maschile, queste, per quanto in crescita dal 2001, mostrano un trend di variazione poco
dinamico (tab.55).
Tab.55 – Assunzioni per orario di lavoro, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 20022006
37
Tipo di
orario
Maschi
2002
%
Part-time
Full-time
Femmine
2006
2001=100
24.3
59.8
126.6
100.7
%
2002
2001=100
26.9
59.3
257.4
119.3
%
2006
2001=100
75.7
40.2
105.9
97.5
%
2001=100
73.1
40.7
188.1
118.1
Fonte: Orml Marche
Le donne risultano prevalere all’interno delle assunzioni riguardanti forza lavoro con titolo di studio
medio alto, ma anche con istruzione professionale; viceversa, il peso della forza lavoro maschile è
decisamente maggiore nelle assunzioni di lavoratori a più bassa istruzione.
Inoltre, le assunzioni di laureate e di lavoratori, maschi e femmine, con titoli di istruzione
professionale risultano tra quelle con maggiore dinamicità di crescita negli ultimi anni (tab.56).
Se il titolo di istruzione professionale costituisce il livello di istruzione che da anni incontra la
maggiore domanda sul mercato del lavoro regionale, per il fatto di essere ampiamente caratterizzata
da una struttura produttiva manifatturiera e di piccola media-impresa, nel caso delle assunzioni di
laureati la spiegazione forse va ricercata più nelle caratteristiche dell’offerta che della domanda di
lavoro, offerta largamente caratterizzata dall’istruzione a livello universitario della forza lavoro
femminile.
Inoltre, poiché fino al 2006 erano soggette a registrazione presso i Centri per l’Impiego solo le
assunzioni del settore privato e configuranti rapporti di lavoro di tipo subordinato, questi dati, se
rappresentano una situazione positiva in chiave quantitativa, sono anche la registrazione della
condizione di debolezza della forza lavoro femminile istruita sul mercato del lavoro locale.
La conferma viene dall’indicazione del livello di qualifica con il quale sono state effettuate le
assunzioni; le assunzioni con la qualifica elevata riguardano in maniera preponderante la forza
lavoro maschile (65,7%), mentre quelle con la qualifica intermedia e bassa vedono un maggior
equilibrio tra uomini e donne, anche se in precedenza abbiamo potuto rilevare che le assunzioni di
forza lavoro laureata e diplomata sono in gran parte assunzioni di forza lavoro femminile.
Nella prospettiva di una graduale modifica di tale discrepanza, va rilevato che negli ultimi anni si
sta registrando la tendenza particolarmente accentuata alla crescita di assunzioni di forza lavoro
femminile per il livello di qualifica elevata (tab.57).
Tab.56 – Assunzioni per titolo di studio, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 20022006
Titolo di
studio
Maschi
2002
%
Laurea
Diploma
Istruzione
professionale
Scuola obbligo
Nessun titolo
Femmine
2006
2001=100
%
2002
2001=100
%
2006
2001=100
%
2001=100
36.6
43.1
46.5
96.2
98.2
117.7
31.0
41.3
45.2
105.3
100.3
144.0
63.4
56.9
53.5
93.9
97.8
106.4
69.0
58.7
54.8
131.9
107.2
137.0
55.6
64.0
97.8
99.0
53.8
58.7
99.4
86.7
44.4
36.0
98.7
94.7
46.2
41.3
104.5
103.6
Fonte: Orml Marche
Tab.57 – Assunzioni per qualifica, composizione % e dinamica (2001=100), Marche, 2002-2006
Maschi
Femmine
38
Livello
Qualifica
Elevata
Intermedia
Bassa
2002
%
2006
2001=100
81.5
51.6
56.2
76.5
100.0
104.0
%
2002
2001=100
65.7
51.6
55.6
%
227.7
67.1
72.6
2006
2001=100
18.5
48.4
43.8
86.0
97.0
101.1
%
2001=100
34.3
48.4
44.4
588.1
64.8
72.4
Fonte: Orml Marche
Un altro sintomo di peggiori condizioni contrattuali per la forza lavoro femminile regionale si
presenta dall’analisi dei cambiamenti contrattuali dopo le assunzioni; detto che le trasformazioni
(da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato) tra il 2002 e il 2006 fanno
registrare un calo significativo, la forza lavoro femminile che nel 2002 costituiva il 54,5% delle
assunzioni che venivano trasformate, nel 2006 scende al 47%. Le proroghe fanno invece registrare
una vera e propria esplosione tra il 2002 e il 2006, specie per la forza lavoro maschile; le assunzioni
di forza lavoro femminile sono da parte loro maggiormente caratterizzate da cambiamenti inerenti
altri aspetti del contratto e delle modalità di lavoro (orario di lavoro, luogo, mansione, ecc.)
(tab.58).
Tab. 58- Cambiamenti contrattuali dopo l’assunzione, composizione % e dinamica (2001=100),
Marche, 2002-2006
Cambiamenti
Maschi
Femmine
2002
%
Trasformazioni
Proroghe
Altro
45.5
56.9
59.6
2006
2001=100
115.0
157.2
84.4
%
53.1
85.2
37.4
2002
2001=100
%
81.3
1361.0
140.7
2006
2001=100
54.5
43.1
40.4
117.2
151.3
85.9
%
2001=100
46.9
14.8
62.6
61.2
299.1
353.3
Fonte: Orml Marche
Infine, analizziamo le assunzioni dei lavoratori stranieri; nel 2006 hanno riguardato per il 60% forza
lavoro maschile, ma all’interno di un trend che mostra una maggiore dinamicità della quota di forza
lavoro straniera femminile (tab.59).
Guardando alle caratteristiche dell’età della forza lavoro straniera, si rileva come siano le
assunzioni di donne straniere nelle classi di età più elevate quelle che tra il 2002 e il 2006 sono
dotate di una maggiore dinamicità, sintomo al tempo stesso di una maggiore instabilità lavorativa di
questi soggetti ma anche di un’ampia e crescente richiesta nella regione di forza lavoro con
specifiche caratteristiche di genere ed età, presumibilmente per i servizi privati e alle famiglie
(tab.60).
In generale, le assunzioni di forza lavoro femminile straniera, dal punto di vista contrattuale,
crescono in tutte le diverse tipologie considerate, sia con contratto di apprendistato, che a termine e
a tempo indeterminato. In quest’ultimo caso c’è da considerare che il lavoro di assistenza familiare
(“badantato”) che è molto probabile riguardi un gran numero di assunzioni di donne straniere nelle
classi centrali di età, molto spesso è contrattualizzato a tempo indeterminato, ma in realtà, nel caso
di assistenza ad anziani, è un contratto a termine poiché si conclude automaticamente alla
scomparsa dell’anziano (tab.61).
Tab.59 - Assunzioni di lavoratori stranieri per sesso, Marche, 2002-2006
Indicatori
Maschi
Femmine
39
2002
9.580
67.1
120.6
Valori assoluti
Composizione %
Dinamica delle assunzioni (2001=100)
2006
11.118
60.1
140.0
2002
4.691
32.9
121.6
2006
7.391
39.2
191.5
Fonte: Orml Marche
Tab. 60 – Assunzioni di lavoratori stranieri per classi di età, composizione % e dinamica
(2001=100), Marche, 2002-2006
Classi di età
Maschi
Femmine
2002
%
15-24
25-34
35-44
45-54
55 e oltre
2006
2001=100
65.7
64.8
71.7
70.0
68.3
124.8
119.3
117.3
129.9
116.2
%
2002
2001=100
62.3
57.2
61.3
63.6
61.4
124.3
124.4
149.8
230.1
287.8
%
2006
2001=100
34.3
35.2
28.3
29.9
31.7
%
122.8
116.6
123.0
151.8
153.8
2001=100
37.7
42.8
38.7
36.4
38.6
141.8
167.3
251.4
360.6
515.4
Fonte: Orml Marche
Tab. 61 – Assunzioni di lavoratori stranieri per tipo di contratto, composizione % e dinamica
(2001=100), Marche, 2002-2006
Tipo di
contratto
Maschi
2002
%
Apprendistato
A termine
Indeterminato
Femmine
63.6
65.4
71.0
2006
2001=100
114.0
116.0
129.8
%
65.3
59.2
60.5
2002
2001=100
168.3
159.9
97.8
%
36.4
34.6
29.0
2006
2001=100
%
124.6
123.8
116.3
34.7
40.8
39.5
2001=100
170.3
221.7
140.2
Fonte: Orml Marche
Come è già stato segnalato, dal 2007, grazie alla legge n.296, 27 dicembre 2006, devono essere
obbligatoriamente comunicati ai Centri per l’Impiego anche i rapporti di lavoro parasubordinato e
quelli effettuati dalle pubbliche amministrazioni. All’interno di questo quadro di conoscenza più
ampio, in primo luogo si rileva una crescita netta, rispetto al 2006, delle assunzioni riguardanti la
forza lavoro femminile, che passano a rappresentare, nel 2007, il 50,3% del totale.
In secondo luogo, in termini assoluti, nel 2007 risultano ampiamente prevalenti su tutte le altre, le
forme di assunzione con contratto a tempo determinato, che riguardano la forza lavoro femminile
nel 52,9% dei casi. Seguono le assunzioni con contratto a tempo indeterminato dove però la quota
di forza lavoro femminile coinvolta scende al 48,9% (tab.62).
In effetti, appare evidente il fatto che alcune tipologie contrattuali siano maggiormente utilizzate
nelle assunzioni di forza lavoro maschile ed altre in quelle di forza lavoro femminile; il contratto di
apprendistato, ad esempio, che costituisce il vero contratto di inserimento nel lavoro, riguarda
maggiormente gli uomini, così come quello di somministrazione (lavoro interinale); le
collaborazioni (continuative e a progetto), il lavoro a chiamata (job on call) ricorrono invece
maggiormente per le assunzioni femminili, a rafforzare l’immagine di uno spazio crescente per le
donne sul mercato del lavoro regionale, ma in termini di instabilità e debolezza.
Tab. 62 - Assunzioni nel 2007 nelle Marche per tipologia contrattuale e per sesso*
Tipo di contratto
M
F
%F/Tot
40
Apprendistato e inserimento
Co.co.co/co.co.pro
Intermittente (job on call)
Lavoro a domicilio
Prestazioni occasionali
Lavoro ripartito (job sharing)
Somministrazione T.Det. (interinale)
Somministrazione T.Indet. (staff leasing)
Tempo determinato
Tempo indeterminato
Altro
Totale complessivo
11.909
8.432
4.082
4.963
4.495
6.398
34
348
506
637
8
21
11.712
8.088
60
52
51.227 57.520
20.523 19.628
256
169
104.812 106.256
41,5
54,9
58,7
91,1
55,7
72,4
40,8
46,4
52,9
48,9
39,8
50,3
Fonte: Orml Marche
*Mancano i dati relativi ai Centri per l’Impiego di Ancona e Fano.
L’ampliamento della tipologia di assunzioni dal 2007 soggette a obbligo di registrazione presso i
Centri per l’Impiego, determina anche la crescita, rispetto al 2006, della quota di assunzioni
femminili nel settore dei Servizi, assunzioni che ne costituiscono quasi il 60%. Queste, in termini
assoluti, arrivano a rappresentare l’85% di tutte le assunzioni maschili, che peraltro sono invece la
maggioranza nei settori Agricoltura e Industria (tab.63).
Guardando, infine, ai singoli settori di attività troviamo ulteriore conferma dell’esistenza di settori a
prevalente occupazione maschile e settori a occupazione femminile.
Tra questi, il settore che da solo, nel 2007, ha prodotto il maggior numero di assunzioni femminili
(quasi 20 mila) è quello degli Alberghi-ristorazione, che insieme al Commercio, a sua volta con
oltre 9 mila assunzioni, ha assorbito il 27% del totale delle assunzioni di forza lavoro femminile
nell’anno. Per quanto riguarda l’ambito dei Servizi, oltre 35 mila assunzioni riguardanti le donne
sono state effettuate complessivamente dai settori dei Servizi alle imprese, Istruzione e Altri servizi,
mentre nel manifatturiero, nel 2007 il maggior numero di assunzioni femminili ha riguardato i
settori Alimentari, Tessile-abbigliamento, Calzature, Meccanico, per un totale di circa 14 mila
assunzioni (tab.64).
Tab. 63 - Assunzioni per principali macrosettori per sesso, Marche, 2007, v.a. e %
Macrosettori
Agricoltura
Industria
Servizi
M (v.a.)
7.885
28.710
49.461
F(v.a.)
3.819
18.018
73.869
M(v.%)
67,4
61,4
40,1
F(v.%)
32,6
38,6
59,9
Fonte: Orml Marche
* Mancano i dati relativi ai Centri per l’Impiego di Ancona e Fano.
Tab. 64 - Assunzioni per settore di attività per sesso, Marche, 2007, v.a. e %
Settori
M (v.a.)
F (v.a.)
M (v.%)
F (v.%)
41
Agricoltura, pesca
Estrazioni minerali
Alimentare
Tessile abbigliamento
Calzaturiero
Legno mobile
Carta
Chimica gomma
Minerali non metalliferi
Meccanico
Altre manifatture
Gas, acqua, energia
Costruzioni
Commercio
Alberghiero, ristorazione
Trasporti comunicazioni
Credito e assicurazioni
Servizi alle imprese
Amministrazione pubblica
Istruzione
Sanità e assistenza sociale
Altri servizi
ND
Totale
7.885
340
1.749
1.282
4.712
1.639
1.065
3.452
1.414
10.426
2.431
200
11.269
6.544
13.078
4.726
762
12.020
1.426
3.202
1.136
6.567
7.487
104.812
3.819
150
2.409
2.848
4.252
495
523
1.567
295
4.426
998
55
779
9.117
19.885
1.949
949
11.360
2.341
13.613
4.303
10.352
9.771
106.256
67,4
69,4
42,1
31,0
52,6
76,8
67,1
68,8
82,7
70,2
70,9
78,4
93,5
41,8
39,7
70,8
44,5
51,4
37,9
19,0
20,9
38,8
43,4
49,7
32,6
30,6
57,9
69,0
47,4
23,2
32,9
31,2
17,3
29,8
29,1
21,6
6,5
58,2
60,3
29,2
55,5
48,6
62,1
81,0
79,1
61,2
56,6
50,3
Fonte: Orml Marche
* Mancano i dati relativi ai Centri per l’Impiego di Ancona e Fano.
42
Riferimenti bibliografici
ALMALAUREA (2008), IX Profilo dei laureati italiani, il Mulino.
COMMISSIONE DELLE COMUNITÀ EUROPEE (2008), La parità tra le donne e gli uomini,
Relazione della Commissione al Consiglio, Bruxelles.
ELNEP (2008), Report, Spring (www.elnep.org)
ISFOL (2006), Esiste un differenziale retributivo di genere in Italia?, I libri del Fondo Sociale
Europeo
ISTAT (2006), Rapporto annuale (www.istat.it)
ISTAT (2007), Rapporto annuale (www.istat.it)
43
Scarica

Scarica la relazione di Patrizia David