Ispezione degli insaccati • • • • Identificazione del prodotto Esame esterno Esame interno Prove complementari Identificazione del prodotto • Ditta produttrice • Tipo di insaccato (Fresco, stagionato, affumicato, cotto) • Tipo di grana • Specialità • Grado di conservazione (in base a caratteristiche Organolettici) Ispezione esterna ed interna • • • • • Conformazione e volume Colore (se uniforme o variegato) Odore (non si devono percepire odori acri) Palpazione (secco, umido, untuoso, rugoso) Percussione (bolle d’aria, distacci dell’involucro) • Esplorazione (per apprezzare l’odore) • Degustazione • Esame della superficie interna dell’involucro (se vi è stata separazione di acqua, grasso) Saggi complementari • Esame sierologico (sieri antispecie monospecifici) • Ricerca di sostanze coloranti (sostanze coloranti fraudolente) • Esame istologico (colorazione con ematossilina eosina) • Esame microbiologico (Clostridi, Stafilococchi enterotossici, Salmonelle) Fenomeni alterativi • Irrancidimento (ossidazione dei trigliceridi) • Putrefazione (mic. Putridogeni) • Maturazione mefitica (azione di enzimi autoctoni con odore di H2S o di uova putrefatte) • Filamentosità (aspetto mucoide) Evoluzione qualitativa ed igienica dei prodotti a base di carni suine (Cantoni e coll.) Nel settore della ristorazione collettiva l’esigenza dell’ispezione degli alimenti porta alle seguenti azioni : – formulazione delle schede tecniche delle materie prime utilizzate; esse rappresentano il momento istituzionale in cui sono inserite le regole per la realizzazione di un processo di qualità; – elaborazione di un documento legale- amministrativo (capitolato) contenente le schede tecniche e tutte quelle regole che consentiranno corretti rapporti amministrativi, logistici ed operativi (condizioni tecniche del capitolato); – azione di controllo sulla rispondenza dei requisiti richiesti, condotta mediante collaudi consistenti in verifiche della qualità igienico-sanitaria del prodotto e della qualità merceologica, verifiche amministrative e sulle caratteristiche sensoriali; Esempio di scheda tecnica di prodotto: Denominazione Prodotto: MORTADELLA Confezione ( peso, pezzi, ecc.. ) Pezzatura del prodotto conferito deve essere di peso non inferiore a 5 kg. Specifiche merceologiche Deve essere ottenuta esclusivamente da carne e grasso di suino. Il grasso duro ( lardelli ) non deve superare il 25 % e sono assenti parti tendinee e cartilaginose. Caratteristiche al taglio: la massa insaccata deve presentarsi compatta e senza vuoti la componente carnosa di colore rosa, il grasso di colore bianco sodo aroma gradevole, non troppo aromatico per eccesso di spezie sapore caratteristico delicato, dolce e fragrante L’umidità deve essere contenuta nel limite massimo del 40 %. Non sono consentiti polifosfati aggiunti. Il prodotto oggetto della fornitura deve provenire da stabilimenti autorizzati e riconosciuti CEE Specifiche di servizio La mortadella deve essere confezionata in sottovuoto Tolleranze Non sono previste tolleranze Norme di riferimento D. Lgs n. 537/92, D.L. n. 109/92 scheda tecnica di prodotto Denominazione Prodotto: ASIAGO PRESSATO Confezione ( peso, pezzi, ecc.. ) Il formaggio deve avere un peso compreso tra 11 e 15 Kg. Specifiche merceologiche - Prodotto a Denominazione di Origine Controllata – DPR 21.12.1978, marchiato a fuoco sulla forma - Crosta sottile, consistente ed elastica - Pasta di colore paglierino, ricca di occhiature sparse uniformemente - Sapore morbido, dolce, gradevole con retrogusto ed aroma di noce - grasso minimo 44% sulla sostanza secca Specifiche di servizio La maturazione deve essere di almeno 30 giorni La consegna del formaggio deve essere effettuata con rispetto temperatura del freddo Tolleranze Non sono previste tolleranze Norme di riferimento Legge n. 283/62, DPR 327/80, D.Lgs n. 109/92, DPR 14.01.97, n. 54 ALTERAZIONI DELLE CARNI 1. delle carni refrigerate 2. delle carni congelate 3. delle carni confezionate Possono essere di tipo : Sanitario patogeni tossinfettivi ed agenti zoonotici Igienico conservazione (shelf life o vita di scaffale) Qualitativo colorazione, ematomi, grassinatura, lavorazione, presenza di liquido, altro Si possono distinguere in: • Anomalie legate alla macellazione • Anomalie dovute ad odori anomali • Anomalie microbiologiche Anomalie legate alla macellazione anomalie correlate dissanguamento al metodo di abbattimento e •emorragia cerebrale •lacerazione ed emorragia dei muscoli del collo •emorragia in cavità toracica •rottura della testa del femore con infarcimento emorragico della coscia per errato voltaggio •spruzzatura emorragica (più frequenti nel diaframma, superficie interna della parete toracica ed addominale, muscoli del collo ) Anomalie legate alla macellazione anomalie non direttamente correlate al metodo di abbattimento •lesioni traumatiche dovute a cadute nella sala premacellazione per eccessiva levigatezza ed irregolarità del pavimento •aspirazione di sangue in fase agonica nella iugulazione in posizione orizzontale caratterizzata da coaguli nei bronchi e bronchioli •penetrazione nei polmoni di acqua della vasca di scottatura •spandimenti emorragici all’articolazione coxo-femorale nei suini •forte impallidimento dei muscoli superficiali dei suini per prolungata permanenza nella vasca di sbollentatura Anomalie dovute ad odori anomali Odori anomali derivati dagli alimenti •farina di pesce nei suini e volatili •olio di fegato di merluzzo •rape, lettiera di pollame insilata nei bovini •bucce di arancia, cipolle e barbatietole nelle pecore •foglie fresche di aglio nei conigli •foraggi trattati con dieldrin •alimentazione con fieno greco che causa odore di sterco suino nelle carni di vitello Anomalie dovute ad odori anomali Odori anomali assorbiti da medicamenti ed esalazioni trementina, etere, cloroformio Odori causati da prodotti abnormi del metabolismo Odore dolciastro e sgradevole dell’acetone nei bovini febbricitanti prima della macellazione Odori sessuali Sono tipici dei verri, dei veri castrati dopo 4 mesi di età, dei suini criptorchidi ed ermafroditi e nei caproni mentre sono lievi nei tori ed arieti Anomalie microbiologiche Sono dovute essenzialmente alla moltiplicazione microbiologica (batteri, lieviti e muffe) di norma limitata nel prodotto carne I batteri responsabili del deterioramento (spoilage) delle carni appartengono ai seguenti generi: a) Batteri gram-positivi: Micrococcus, Staphylococcus, Streptococcus, Lactobacillus, Pediococcus, Leuconostoc, Bacillus, Clostridium, Corynebacterium, Brochotrix thermosphacta b) Batteri gram-negativi: Pseudomonas, Alteromonas, Flavoacterium, Acinetobacter, Achromobacter, Alcaligenes, Halobacterium, Moraxella, Escherichia, Klebsiella, Enterobacter La moltiplicazione abnorme di batteri sulle carni e sui prodotti carnei genera prodotti chimici che sono responsabili delle seguenti alterazioni: Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti non azotati a) idrati di carbonio b) lipidi Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti azotati a) proteine b) composti solforati Alterazioni indipendenti dalla composizione del substrato Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti non azotati Idrati di carbonio 1) Acidificazione (fenomeno caratterizzato dalla formazione di metaboliti acidi senza formazione di gas) -nel prodotto si osserva oltre alla riduzione del pH anche una colorazione grigiastra, rammollimento ed odore repulsivo (batteri anaerobi o facoltivi come Clos. Putrefaciens) 2) Fermentazione (fenomeno caratterizzato dalla formazione di metaboliti acidi e formazione di gas) - fermentazione di tipo lattico (batteri eterofermentanti) - fermentazione mista con prodotti finali del tipo ac. lattico, acetico, formico, acetoina etanolo) tipica dei coloformi, B. polimix-subtilis, Pr. vulgaris , Ser. marcescens, Cl. thermosaccarolyticum - fermentazione di tipo propionico (propionobatteri) a partire da acido lattico (sono utili) - fermentazione di tipo butirrico-butilico-isopropanolico (batteri anaerobi e pH=4. Cl. Butyricum, Cl. Butylicum) Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti non azotati Lipidi I microrganismi produttori di lipasi sono in grado di scindere i grassi in glicerolo ed acidi grassi i quali vengono degradati mediante un processo di beta-ossidaazione nei rispettivi metilchetoni responsabili del profumo di rancido I batteri principalmente coinvolti sono Ps. Fluorescens. Ser. Marcescens e diverse specie di muffe Mucor, Penicillum Aspergillus Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti non azotati Patina viscida E' costituita dalla comparsa di uno strato superficiale viscido, untuoso (surface slime o bacterial slime) come evidenza di una impropria T° di conservazione (troppo elevata) ed elevata umidità superficiale. La patina viscida è visibile a occhio nudo per confluenza e coalescenza di un numero elevato di colonie microbiche (circa 50 milioni/cm2) e per manifestarsi (formazione di slime) E' causata dallo sviluppo di Gram-negativi aerobi vitali a -1°C (Ps. fragi (80%), fluorescens (4%) ed Achromobacter (specie nella carne bovina) e di Gram-positivi (micrococcus) Nel tempo può assumere particolari colorazioni per la contaminazione di lieviti e muffe (sugli insaccati la patina è dovuta solo a lieviti) Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti non azotati Inacidimento E' causato dalla moltiplicazione di batteri saccarolitici (lactobacillus) che fermentano il glicogeno con formazione di acido acetico e butirrico per cui le carni emanano odore acre. Carni fosforescenti E' un fenomeno raro causato da fotobatteri (es. Pseudomonas phosphorescens) che si trovano nelle acque marine e che possono contaminare le celle frigorifere quando si conservano dei pesci. Si caratterizza per la presenza nelle carni di bovini e suini di aree luminescenti osservabili al buio. Le carni hanno un odore di stantio e non sono pericolose per il consumatore. Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti azotati Putrefazione (profonda) E’ generata da batteri anaerobi per decomposizione di proteine ed aminoacidi con produzione di indolo, metilamina ed idrogeno solforato mentre si producono odori acri per decomposizione di zuccheri ed altre piccole molecole. Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti azotati Segni della putrefazione sono il cambiamento di colore verso il grigio, giallo o verde, minore consistenza del tessuto, odore ripugnante e reazione alcalina per produzione di ammoniaca. la moltiplicazione di anaerobi genera una putrefazione più ripugnante in quanto i processi anaerobici generano minore energia per cui i microrganismi sono costretti a demolire quantità maggiori di sostanze proteiche. Inizialmente la putrefazione inizia in superficie con sviluppo di Achromobacter e pseudomonas che consumando ossigeno creano le condizioni per lo sviluppo di batteri anaerobi (Cl. sporogenes). Alterazioni conseguenti a modificazioni sui composti azotati negli animali strapazzati e febbricitanti specie per cause settiche in cui le carni sono alcaline la decomposizione si instaura rapidamente e colpisce in fretta le parti profonde. una refrigerazione inadeguata soprattutto nei mesi caldi comporta una putrefazione profonda per moltiplicazione di batteri putrefattivi dando origine al cosidetto "puzzo dell'osso o guasto dell'osso (bone taint)" sia nella muscolatura attorno al femore che nel midollo osseo (odore di fogna). Il fenomeno putrefattivo inizia nei vasi sanguigni del midollo osseo e nel liquido sinoviale dell'articolazione coxo-femorale. I batteri coinvolti in questa putrefazione sono anaerobi sporigeni quali Cl. perfringens e putrefaciens. Per evitare tale alterazione è necessario che la T° al centro della coscia non superi i 4,5°C dopo 48 ore . Alterazioni indipendenti dalla composizione del substrato Imbrunimento. E' evidente nelle parti non protette da aponeurosi o depositi adiposi. Dipende dalla trasformazione del pigmento rosso porpora mioglobina nel pigmento rosso bruno metamioglobina per ossidazione. E' normale nelle carni conservate in ambiente aerato. Colorazione verdastra. Prodotta per formazione di solfomioglobina (metamioglobina+idrogeno solforato), oppure la metamioglobina viene demolita da H2O2 (microbica) per formare pigmenti biliari giallo-verdi. Colorazioni legate a muffe. Possono essere nere, bianche e blu-verdi a seconda della specie di muffa coinvolta. Alterazioni indipendenti dalla composizione del substrato Ammuffimento Non è molto comune ma compare di più nelle carni refrigerate che in quelle congelate. Si può facilmente eliminare con la bonifica della parte alterata poichè il processo interessa di regola solo aree circoscritte di prodotto. è da collegarsi alle fluttuazioni di temperatura di refrigerazione per guasti agli impianti. E' inoltre necessaria una inidonea ventilazione che permetta una certa umidità. Sono note diverse forme di ammuffimento come: 1) macchie nere (black spots) di 0,5-1 cm di diametro sulla superficie del collo, del diaframma e delle pleure causate da Cladosporium herbarum Alterazioni indipendenti dalla composizione del substrato 2) macchie bianche, causate da Sporotrichum carnis che si associano spesso alle macchie nere. Hanno aspetto di un sottile strato di brina, lanuginoso e sono del tutto superficiali 3) whiskers (strisce di barba) causati da Thamnidium e Mucor 4) muffe verdi-bluastre causate da Penicillum che sviluppano facilmente ad una T° di poco superiore a 0°C. le carni con muffe nere sovente richiedono l'esclusione dal consumo umano soprattutto quando tali muffe sono accompagnate da decomposizione batterica causata da Achromobacter Ottimi risultati per prevenire la putrefazione e l'ammuffimento si sono ottenuti utilizzando celle di refrigeraizone in cui si manteneva una concetrazione di circa il 10% di CO2. Alterazioni delle carni congelate Carne post-rigor. Se la carne viene congelata quando il pH è ancora elevato (6,1-6,3) si avrà un aumento della capacità di ritenzione di acqua (WHC) ed un minore sgocciolamento in fase di scongelazione fenomeno che determina una eccessiva tenerezza ed una perdita di colore e sapore. Carne pre-rigor. Se la carne viene congelata prima che si completi il rigor mortis si avrà un indurimento irreversibile per contrazione (cosiddetta contrattura da freddo), una accentuata contrazione in fase di scongelamento (contrattura da scongelamento o rigor da scongelamento) ed un eccessivo sgocciolamento. Tale fenomeno è praticamente impossibile con mezzene intere di bovino o suino poichè la rimozione di calore risulta troppo lenta mentre è evidenziabile nelle pezzature inferiori ai quarti. Alterazioni delle carni congelate Per evitare tale fenomeno si può operare con un congelamento rapidissimo oppure garantendo che la temperatura non si abbassi al di sotto di 10°C prima di 10 ore post mortem, oppure utilizzando la sospensione delle mezzene mediante l'osso sacro in modo tale che gli arti posteriori assumano una posizione rilassata (tenderstretch method) o ancora con la stimolazione elettrica della carcassa ancora calda (ciò permette di raggiungere un pH=6 in circa 23 ore). Il rigor da scongelamento lo si può evitare se la durata e la T° di conservazione del congelmento sono tali da abbassare il tasso di ATP prima dello scongelamento Alterazioni delle carni congelate Essiccamento E' considerato normale se rimane superficiale e non supera 1 cm in profondità altrimenti il deprezzamento diventa irreversibile con la comparsa di carni tipo asciutte, spugnose E' da imputare ad erroneo rapporto temperatura-umidità nei locali di congelamento Imbrunimento E' dovuto a trasformazione della mioglobina (il ferro in forma ferrosa della mioglobina si trasforma in forma ferrica) in metamioglobina. Si verifica di solito nelle masse muscolare superficiali per poi raggiungere le strutture profonde a differenza delle carni fresche in cui l'imbrunimento inizia dalla profondità per raggiungere la superficie. Può comparire ad esempio quando si verifica uno scongelamento accidentale delle carni. Alterazioni delle carni congelate Irrancidimento La carne bovina conservata in condizioni di umidità controllata e T° uguale o inferiore a -18°C si mantiene per oltre 1 anno, 8-9 mesi quella di pecora, 6 mesi quella di suino, 4 mesi quella di coniglio, e 6-8 mesi quella di pollame. Ammuffimento Le muffe nere (black spots) causate da Cladosporium herbarum sono le più pericolose per la loro capacità di svilupparsi anche a 7°C. Muffe bianche (Sporotrichum carnis) che si producono da -2,5 a 8,5°C. Sono sempre superficiali ed accompagnano le muffe nere.