Comunità Pastorale Santissima Trinità
SS. Ippolito e Cassiano - S. Giovanni Evangelista
S. Michele - SS. Vitale e Agricola
anno 40°
Gavirate e Comerio - Diocesi di Milano
gennaio 2014
n.1
Un anno … nella fraternità riscoperta
Inizia il nuovo anno con l’appello
del Papa alla “Fraternità”, come
fondamento e via per la pace.
Questo appello vale anche per
noi, per la nostra Comunità. Viviamo spesso l’esperienza di una
conflittualità
esagerata,
di
una contrapposizione, che arriva a tentare di
distruggere l’altro. Dobbiamo
anche annotare
l’affiorare della
paura verso l’altro, che si manifesta in sospetti, in prese
di distanza, in
puntualizzazioni
a non finire…
Di fronte a tutto
questo dobbiamo ammettere
che vivere la fraternità non è facile. Nasciamo con una domanda
dentro che ci determina anche se
non la riconosciamo chiaramente. L’uomo nasce con una angoscia dentro: “ci sarà abbastanza
vita per tutti?” C’è in tutti la paura di non avere di non riuscire ad
avere abbastanza vita, cose opportunità… proprio per la presenza dell’altro. E così l’altro adagio,
adagio diventa l’avversario, colui
che minaccia la nostra vita e le
sue possibilità, colui che getta su
di noi un’ombra sinistra che rischia di metterci in ombra fino al
punto da renderci invisibili. La
Bibbia non fa mistero di questa
difficoltà, quando ci mostra la
difficoltà dei rapporti fraterni a
cominciare appunto dall’inizio da
Caino ed Abele…
Dobbiamo anche ammettere
un’altra difficoltà. L’essere diversi
introduce delle dinamiche non
facili nei rapporti: c’è chi vive
rapporti più facili e chi invece
trova molte più difficoltà e si sente molto meno privilegiato
dell’altro ed è tentato di scatenarsi contro il fratello per rubargli quel privilegio che ha… Insom-
ma un’esperienza davvero difficile la Fraternità! E queste difficoltà che si vivono a livello personale si riflettono poi anche nei rapporti che l’uomo costruisce.
Tutte queste difficoltà vengono
poi accresciute a dismisura in una cultura che privilegia la
quantità sulla qualità.
Allora è davvero evidente che, nell’economia della quantità,
se si è in tanti a dividere, la parte che
tocca a noi è sempre
meno e l’altro diventa qualcuno che ci
ruba ciò che potrebbe toccare a noi….
Nell’economia della
qualità invece più si è
al “banchetto della
vita” e più cresce la
gioia e l’intensità della festa e l’altro non è più l’avversario, ma l’ospite che con la sua
presenza rende piena la gioia
della festa…
Queste semplici considerazioni
valgono dai rapporti personali, ai
rapporti all’interno di una comunità, ai rapporti che legano i popoli del mondo. E’ chiaro che la
fraternità, proprio per le difficoltà accennate, non è una condizione naturale per l’uomo, è invece un dono da accogliere e da
sviluppare. La fraternità non nasce da una nostra evidenza, ma
dalla scoperta che la sorgente
della vita di tutti è unica: “voi
avete un unico Padre e dunque
voi tutti siete fratelli… La fraternità nasce dunque dalla scoperta
che in Dio c’è vita abbondante
per tutti, c’è benedizione per
tutti, e dunque non dobbiamo
più aver paura di restare senza
vita, perché, come nella vita di
Dio, la vita condivisa diventa più
grande e piena. Dalla fraternità
possono nascere alcuni doni decisivi per far fare al mondo un
passo decisivo verso una condizione di vita abbondante e giusta.
Innanzitutto vengono sconfitte
tutte le relazioni fondate sulla
paura e sulla difese dall’altro e
nascono invece delle relazioni
centrate attorno al prendersi cura dell’altro. E’ in concreto la risposta alla domanda con cui Caino tentava di giustificarsi davanti
a Dio, dopo l’uccisione di Abele:
“Sono forse io il custode del mio
fratello?”. Nell’esperienza della
fraternità sappiamo che è proprio così e che soltanto prendendosi cura del fratello si cresce
anche personalmente. Quante
risorse vengono impiegate per
difenderci dall’altro e potrebbero
invece essere finalizzate alla sua
cura. Dalla fraternità nasce un
mondo più ricco, perché tutte le
risorse sono destinate alla vita e
non alla morte…
In secondo luogo dalla fraternità
vengono sconfitte tutte quelle
relazioni conflittuali che nascono
dalla convinzione che soltanto
schiacciando l’altro ci si può
affermare personalmente e la
fraternità porta nel mondo altre
relazioni fondate sul dialogo e
sulla valorizzazione della differenza. L’altro non è un minaccia
che insidia la nostra identità, ma
un’apertura che permette alla
nostra identità di uscire per incontrare nuovi orizzonti, nuovi
valori e prospettive, nuove vie su
cui realizzarsi. Dal dialogo non
nasce l’indebolimento dell’identità e l’impoverimento del mondo,
ma l’arricchimento della vita di
tutti.
Infine nell’economia della fraternità l’uomo cessa di pensarsi come colui che deve sfruttare le
situazioni e il mondo stesso per i
suoi scopi e per il suo personale
tornaconto e diventa invece responsabile, custode di ciò che è
dato per la vita di tutti. I volti
prendono il posto delle cose e
una vita che cerca nei volti la sua
pienezza è una vita che non spreca e non distrugge, ma rispetta e
custodisce le risorse che permettono la vita di tutti.
E allora buon anno, nella riscoperta di una vera fraternità. Si
incomincia davvero da qui ad
uscire dalla crisi che ci attanaglia
e rende sempre più povera e
problematica la nostra vita. La
fraternità è il passo concretamente possibile per tutti per dare responsabilmente il proprio
contributo per costruire il futuro
in questo tempo di grandi sfide,
angosciose domande e paralizzanti paure.
Buon anno
Don Piero
Nuovo anno 2014
C’è una luce che brilla in questi
giorni di fine anno: è la luce del
santo Natale, che esalta ancora
di più il messaggio di pace portato dal Bambino di Betlemme.
Messaggio di speranza a tutti i
popoli per il nuovo anno che arriva. È proprio da Gesù appena
nato che bisogna ripartire per
costruire la pace, pace dei cuori,
pace fra gli uomini.
Davanti al presepe, quest’anno
mettiamo le nostre speranze e le
nostre preghiere e lasciamoci
inondare dalla luce dell’amore e
dalla forza che proviene da quel
non temete che gli angeli indirizzarono agli smarriti pastori di
Betlemme. Riscopriamo il valore
di quella semplice frase:
Sia gloria a Dio nell’alto dei
cieli e pace in terra agli uomini
di buona volontà
indirizzata a tutti i popoli del
mondo. Saremo così costruttori
di pace. È tempo di iniziare veramente un nuovo cammino e di
prendere l’impegno per costruire, ognuno secondo le proprie
possibilità, la pace che nasce dal
cuore, dalla sete di giustizia.
Con la preghiera realizziamo
ogni giorno un passo verso la
pace e la giustizia che significa
anche offrire la speranza per
tutti affinché i diritti di ogni uomo possano trovare cittadinanza
sulla terra. Solo così si possono
realizzare pari opportunità e pari
diritti: all’acqua, al cibo, alla salute, alla scuola e al lavoro.
Sperando che questo cammino
abbia inizio.
Buon anno a tutti!
Storia dei Re Magi
C’era una volta più di 2000 anni
fa…. Qui inizia la storia più bella
del mondo: la nascita di Gesù!
Se ne parla sempre con meraviglia e stupore, dello straordinario
evento, e fu davvero un momento magico, perché Re e pastori,
umili e potenti s’incamminarono
sulla via di Betlemme e si scoprirono uguali. Quando avvenne la
nascita di Gesù, dal monte Vaus,
la cima più alta dell’Azerbaigiàn,
fu vista levarsi una stella più lucente del sole. La videro anche i
tre Re Magi che da paesi diversi
s’incamminarono per portare
doni al Re dei Re. Seguendo strade differenti, i tre Re attraversarono villaggi e città, le genti li vedevano e tutti rimanevano stupe-
fatti per l’imponenza dei loro
cortei.
Vicino a Gerusalemme i tre Re
s’incontrarono e capirono di avere la stessa meta. Non si conoscevano, non parlavano la stessa
lingua, ma s’intesero subito, seguirono la stella lucente che li
accompagnò davanti ad una stalla, nella mangiatoia c’era Gesù,
vestito dalla luce divina, la Madonna al vederli si coprì con un
manto bianco, il bue e l’asinello
riscaldavano quella magica notte.
I tre Re d’ India, Persia e Caldea
scesero dai dromedari, baciarono
la terra tremanti per l’emozione
e offrirono a Gesù doni particolari.
Melchiorre offrì l’oro, un pomo
d’oro appartenuto ad Alessandro
Magno e trenta denari aurei, Baldassarre offrì l’incenso simbolo
del sacrificio e segno della divina
potestà, Gaspare offrì la mirra,
simbolo della sepoltura dei morti
e segno dell’umana fragilità.
Ritornati alle loro case e poi conosciuti la vita, i miracoli e la predicazione di Gesù, diffusero nei
loro paesi La Buona Novella.
È molto bella la storia dei Re Magi, la testimonianza dell’Epifania,
simbolo della prima manifestazione dell’umanità, inginocchiata
davanti al grande Mistero della
Natività.
La Redazione di Oltrona
Capodanno. Perché far festa?
È appena passato il capodanno
con grandi cene, abbondanti libazioni, scoppi di petardi e fuochi artificiali. Le televisioni ci
hanno inondato d’immagini di
festa di ogni parte del mondo,
ma ora che è tornata la calma
vale la pena di fare qualche riflessione per capire il valore di
questa festa.
In tutti c’è la necessità di fare
ogni tanto una sosta per tirare il
fiato e verificare se sia necessario un cambiamento radicale della propria vita per sperare di alleggerirsi dai pesi e di avere miglior fortuna. Questa necessità si
manifesta in tanti modi diversi
secondo la condizione in cui
ognuno si trova.
C’è chi ha cercato un momento
di follia per dimenticare i guai e
non pensare al futuro che appa-
re buio.
C’è chi ha progetti ma teme di
non poterli realizzare in un periodo difficile come l’attuale.
C’è chi ha avuto problemi di salute, è guarito e spera in un anno
migliore.
C’è chi deve continuare a vivere
lottando per la sua salute o di
quella di qualche congiunto.
C’è chi ha perso ogni speranza e
decide di rassegnarsi o di ribellarsi con forza.
Le situazioni sono diverse ma
comune è un grande timore del
futuro e un diffuso pessimismo.
Cosa ci resta da fare? Forse arrendersi al fatalismo e aspettare
qualche miracolo?
A questa situazione la Comunità
Cristiana risponde con l’invito a
cantare insieme il Te Deum, un
antico canto del 300, nato dai
nobili padri Ambrogio, Agostino,
Cipriano e definito nella forma
attuale nel IV secolo dal vescovo
serbo Niceta. È un canto che invita ad alzare lo sguardo per anticipare la visione del Padre circondato dalla sua corte celeste
per provare ad assaporare la
gioia di essere parte del suo progetto universale.
Ricorda i grandi testimoni: apostoli, i martiri; i profeti ma soprattutto la venuta tra noi di Gesù, grazie alla disponibilità della
Vergine Maria, che ha cambiato
la storia con la sua Passione e la
promessa di una nuova venuta
che col giudizio finale porrà fine
a ogni ingiustizia.
Egli mai ci ha abbandonati a noi
stessi, ma continua la sua presenza con l’Eucarestia che lo
porta nel cuore di ognuno con
l’aiuto dello Spirito che soffia per
radunare e tenere insieme i suoi
seguaci e alimentare la speranza
in una vita migliore.
Queste affermazioni sono però
anche pietra d’inciampo per molti incapaci di accettare come reali
questa presenza e questa speranza. A loro hanno già dato una ri-
sposta i molti testimoni che si
sono succeduti in ogni tempo e
hanno mostrato come si può vivere la proposta cristiana in ogni
situazione.
Ecco allora una proposta per
questo nuovo anno cercare tra la
folla di questi testimoni quelli
che hanno vissuto situazioni ana-
loghe alla nostre per conoscere
come abbiamo potuto affidarsi a
Gesù, immagine terrena del misterioso Padre, e invocare il suo
aiuto e la sua misericordia.
Luciano Folpini
Il culto e l’immagine
Essere nuovi come la luce a ogni
alba, come il volo degli uccelli e
le gocce di rugiada: come il volto
dell’uomo, come gli occhi dei
fanciulli, con l’acqua delle fonti:
vedere la creazione emergere
dalla notte! (*)
La prima cosa di cui mi parlano
gli amici protestanti quando ci
capita di parlare di religione è
che non loro non credono nella
Madonna.
Per la verità lo trovo un modo un
po’ maldestro di sottolineare una
apparente differenza tra cattolici
e buona parte degli altri cristiani.
Con gli anglicani, ma soprattutto
con gli ortodossi, le differenze
nel culto mariano sono più di forma che di sostanza poiché anche
per loro la venerazione a Maria è
molto importante come mostra
l’abbondante produzione d’icone
a lei dedicate ed esposte nei loro
templi e nelle loro case.
Ma anche le altre chiese cristiane
non rifiutano di riconoscere e
venerare Maria come la madre di
Gesù, ma in molte c’è il timore di
manifestare un culto idolatrico e
per tale motivo arrivano a eliminare nei loro templi e nelle loro
case le raffigurazioni non solo
sue ma anche dei santi e degli
angeli.
Non bisogna dimenticare che la
furia iconoclasta, che si verificò
nell'impero bizantino intorno alla
prima metà del secolo VIII, fu anche una risposta alle accuse degli
islamici ai cristiani di idolatria,
rinnovate poi in epoca moderna
dalle chiese protestanti.
Erano certamente i tempi in cui il
pericolo di caduta nell’idolatria
dei culti cristiani era reale, anche
se spesso sopravalutato, poiché
comunque al centro di ogni devozione c’è sempre stato il rito
della Frazione del Pane. Fu Gesù
stesso a richiederlo per permettere l’incontro con Lui e la
partecipazione al suo sacrificio ai
fedeli di ogni tempo. Infatti sin
da subito i cristiani erano soliti
ogni domenica riunirsi per ascoltare la parola dei testimoni, pregare il Padre, partecipare alla
Frazione del pane e confessare
pubblicamente i propri peccati.
La concretezza del culto proposto da Gesù, per merito dei padri
della chiesa ha poi assunto forma
pratiche riproducibili in ogni luogo da persone preparate a tale
scopo per coltivare il patrimonio
di pensiero ed esperienze che
hanno mantenuto giovane questo culto senza perderne l’essenza.
Fatto salvo che il centro è sempre l’incontro gioioso dei fedeli,
tuttavia non bisogna dimenticare
l’importanza delle immagini nel
culto per due principali motivi: il
primo come simbolo d’identità di
una comunità, basti pensare al
valore simbolico della Madonnina per un milanese, di san Gennaro per un Napoletano, di san
Nicola per un barese, di santa
Rosalia per un palermitano, di
san Patrizio per gli irlandesi, e
così via, che sottolinea la predilezione per l’intercessione di una
persona a noi vicina che ci ha
preceduto nella casa del padre.
È assoluta la necessità dell’immagine! Il corpo: la scialuppa
che ti salva sull’oceano del Nulla. … Anche la morte sarà un
emigrare di forma in forma nel
grande corpo dell’universo (*)
Anche nelle singole chiese i cristiani possono trovare il simbolo
d’identità della loro piccola comunità in un’immagine particolare al centro di particolari storie e
tradizioni.
Il secondo motivo è il bisogno di
concretezza che si può manifestare nella carezza a una statua,
piuttosto che nella contemplazione di un’immagine. La fede non
può vivere di puro pensiero per
qualcosa di misterioso e Il secondo motivo è il bisogno di concretezza che si può manifestare nella carezza a una statua, piuttosto
che nella contemplazione di
un’immagine. La fede non può
vivere di puro pensiero per qualcosa di misterioso e invisibile, il
primo luogo perché sarebbe incapace di unire una comunità,
neanche quando eseguisse ossessivamente particolari e misteriosi gesti senza meta o ripetesse
parole senza senso o si concentrasse su monotone nenie. In
questo direzione si muovono alcune dottrine che prevedono di
raggiungere la perfezione con la
soppressione di ogni desiderio
ed emozione per approdare alla
dissoluzione nel nulla.
La fede cristiana è invece bella
per la sua fisicità che le immagini
aiutano a realizzare e che ognuno ricerca nelle descrizioni della
Bibbia e nelle raffigurazione degli
artisti che si sono particolarmente mostrati efficaci soprattutto
nelle raffigurazione del Gesù
dell’Ultima Cena, della Crocifis-
sione e della Pietà.
Queste immagini sanno trasformare il pensiero astratto in qualcosa di concreto, a volte anche
da toccare e da abbracciare, dando consistenza a una fede altrimenti fragile. Come non pensare
a quanto sia geniale il modo certo e preciso con cui Gesù ci invita
da 2.000 anni alla sua mensa per
incontrarlo, ci propone di liberarci dai sensi di colpa con l’assoluzione nella confessione, ci invita
a pregare direttamente Dio come
Padre, di vedere in ogni uomo il
viso del Signore e di rivolgerci a
Maria nostra madre per confidarle le nostre pene e per, insieme ai nostri defunti ad intercedere per noi? Ecco perché chi lo
segue può incontrare momenti di
felicità e cantare con Francesco:
Signore, fa di me uno strumento
della Tua Pace: … Dove è tristez-
za, ch’io porti la Gioia, dove sono
le tenebre, ch’io porti la Luce.
Maestro, fa che io non cerchi
tanto ad esser consolato, quanto
a consolare; Ad essere compreso,
quanto a comprendere; Ad essere amato, quanto ad amare. Poiché, così è: Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita
Eterna.
Eppure tutto questo non basta a
gente che non ha sete di conoscere il mistero e l’infinito che ci
circonda, ma pensa a queste cose come superstizioni, invenzioni
e poi si affida alle effimere mode
di una realtà virtuale, codificate
da poteri economici globalizzati
che insegnano a scambiare possesso e piacere per felicità e nascondono il dramma della morte.
Da Dalla Pesach alla messa.
Ebook Kairòs
Visita alla reliquia di Giovanni Paolo II
La fede per ognuno di noi si può
rappresentare come un cammino; la strada che percorriamo ci
fa incontrare momenti di serenità e di pace ma diventa a volte tortuosa nei momenti di difficoltà e di dubbio. Per questo
allora è importante cogliere le
opportunità positive, che si possono ritrovare nel nostro percorso di fedeli.
Un’occasione di crescita e di
fortificazione spirituale è stata
rappresentata dalla presenza
nella città di Varese della teca
contenente il sangue del beato
Wojtyla. La preziosa reliquia,
come è noto, è stata esposta
nella Basilica di S. Vittore da Lunedì 25 Novembre a Domenica
1° dicembre; tante sono state le
celebrazioni liturgiche che hanno reso solenne questo momento.
In occasione dell’ultima riunione del gruppo lettori della ns.
Comunità Pastorale, abbiamo
ricordato brevemente l’evento
ed abbiamo deciso di recarci in
visita alla Basilica di Varese, la
sera di giovedì 28 Novembre. La
S. Messa è stata celebrata dalla
Comunità di Vedano Olona, insieme con quelle di Arcisate ed
Induno Olona. Nella cerimonia,
alla quale hanno partecipato
molte persone, il sacerdote ha
celebrato la figura del beato
Giovanni Paolo II, ricordando la
sua grande statura di uomo, sacerdote, vescovo e papa. Tutti i
fedeli, durante questa celebra-
zione, penso che avessero lo
stesso mio pensiero; non ci si
fermava alla commemorazione
di un gigante della storia (il papa che ha cambiato il mondo,
come è stato scritto) ma si an-
dava ben oltre, nel ricordo della
sua grande spiritualità, rappresentata nella devozione mariana
del suo motto di pontefice: TOTUS TUUS. Questa sua grande
forza spirituale, come tutti ricordano, lo ha sempre caratterizzato
fin dall’inizio del pontificato ed
anche nella sua malattia. .Il momento più importante è stato per
tutti i fedeli, alla fine della S.
Messa, l’omaggio alla sua reliquia, incastonata come gemma
in un libro prezioso. Poi nel Battistero di S. Giovanni il tributo al
pontefice proseguiva con la memoria storica e la spiritualità donate da una mostra fotografica
che ne descriveva la vita. Alla fine
della celebrazione liturgica, all’uscita dalla Basilica, abbiamo raccolto l’immagine di Giovanni Paolo II con la preghiera: “O Trinità
Santa, ti ringraziamo per aver
donato alla Chiesa il Beato Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della
tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello
Spirito d’amore. Egli confidando
totalmente nella tua infinita misericordia e nella materna intercessione di Maria, ci ha dato
un’immagine viva di Gesù Buon
Pastore e ci ha indicato la santità, come misura alta della vita
cristiana ordinaria e quale strada
per raggiungere la comunione
con Te. Concedici, per sua intercessione, secondo la tua volontà,
la grazia che imploriamo, nella
speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi
santi. Amen.”
Paolo Brugnoni
Santuari Santa Maria in san Giovanni e in Groppello
Calendario mariano e dei santi
Gennaio
Le feste mariane
1 - Madre di Dio
15 - Vergine dei poveri
Un santo al mese
20 - San Sebastiano
Il suo nome significa venerabile,
ha come emblemi la freccia e la
palma. È patrono di: atleti, arcieri, vigili urbani e tappezzieri;
è invocato nelle epidemie, specie di peste. Alcune città presero il suo nome o lo elessero come patrono come Budapest, e
Roma dopo Pietro e Paolo.
guardia imperiale e fu stimato
dagli imperatori Massimiano e
Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano. Grazie alla
sua funzione, poteva aiutare
con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei
martiri e convertire militari e
nobili. Poi Diocleziano scatenò
le persecuzioni di cui fu vittima
nel 304 ca. È ricordato sin dal
più antico calendario della Chiesa di Roma del 354, da sant’Ambrogio e negli scritti del V secolo
del monaco Arnobio.
Era nato e cresciuto a Milano,
da padre francese e madre milanese, e fu educato alla fede
cristiana. Andò a Roma nel 270
e nel 283 iniziò la carriera militare e divenne tribuno della
Secondo questi scritti Sebastiano fu legato a un palo sul colle
Palatino e fu trafitto da un nugolo di frecce tanto da sembrare un riccio. Creduto morto fu
lasciato lì in pasto agli animali
selvatici. Ma la nobile Irene, andata a recuperarne il corpo accortasi che era ancora vivo orto
lo trasportò nella sua casa, lo
curò e miracolosamente guarì.
Allora Sebastiano invece di fuggire volle proclamare la sua fede a Diocleziano che rimproverò
per la persecuzione contro i cristiani. Questi ordinò che fosse
flagellato a morte nell’ippodromo del Palatino e il suo corpo
fosse gettato nella Cloaca Massima per non essere più ritrovato. Ma Lui apparve in sogno alla
matrona Lucina cui indicò il luogo del suo cadavere. Lei lo ricuperò e lo seppellì nelle catacombe della Via Appia che poi
presero il suo nome.
La tomba del martire divenne
molto popolare e nel 680 quando scoppiò una grande pestilenza a Roma, il popolo chiese la
sua intercessione che dopo breve tempo finì. Allora l’antica
chiesa di Pietro e Paolo presso il
suo sepolcro cominciò a essere
chiamata si san Sebastiano.
Parti delle sue reliquie si trovano nella basilica di san Sebastiano, ma anche a san Medardo di
Soissons, in san Gregorio in Vaticano e nella basilica dei Santi
Quattro Coronati. Innumerevoli
sono le sua raffigurazioni realizzate di moltissimi artisti.
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pochi sono i volontari. C’è difficoltà a gestire la stampa parrocchiale, pochi scrivono
articoli, partecipano ai cori, fanno i lettori e aiutano nelle varie iniziative.
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Tu cosa aspetti a scoprire la tua missione?
Anagrafe dicembre
Battesimi
Funerali
Sono realmente figli di Dio
Volarono anni come giorni, ma la casa è nell’eterno
Comerio
(17 nell’anno)
Gavirate
(43 nell’anno)
Oltrona
(15 bell’anno)
 Ossola Aurora
Voltorre
(10 nell’anno)
 Mascetti Beatrice
 Pusterla Amalia e Michele
Matrimoni
L’amore è benedetto da Dio se onorato ogni giorno
Comerio
(5 nell’anno)
Gavirate
(16 nell’anno)
 Beccari Selvino
con Coniglio Margherita
 Gandolfi Simonluca con Denora Lara
Oltrona
(1 nell’anno)
Voltorre
Comerio
(19 nell’anno)
 Carla Gamberoni
(70)
 Monica Pusani
(75)
Gavirate
(65 nell’anno)
 Moroni Briccoli Matilde (93)
 Vanoli Egidio
(90)
 De Cristofaro Pietro
(52)
 Lorusso Donato
(88)
 Calo’ Luigi
(80)
 Pellegrini Francesca
(10)
 Rubino Pranio Carmela
(79)
Oltrona
(14 nell’anno)
 Ossola Franco di anni 89
Voltorre
(9 nell’anno)
 Pavani Ivo
(82)
(3 nell’anno)
Calendario di Gennaio
1 Mercoledì
6 Lunedì
12 Domenica
31 Venerdì
1 Giorno dell’anno le S. Messe seguono l’orario del giorno di natale
Solennità dell’Epifania del Signore S. Messe secondo l’orario festivo
ore 14.30 - A Comerio per tutta la comunità Sacra rappresentazione dei Magi.
Festa del Battesimo del Signore
ore 10.30 - In chiesa a Gavirate
Ricordo del Battesimo per i battezzati nell’anno 2013 di tutta la nostra Comunità
Memoria di San Giovanni Bosco, patrono della gioventù.
Comunicare con la parrocchia
don Piero Visconti
Casa parrocchiale
tel. 0332.74.30.40
don Elia Salvadore
via Roma 1
don Andrea Gariboldi via Marconi 14
don Mario Papa
diac. Angelo Vanini
via alla Chiesa 10
tel. 0332 743624
via Unione 11 - Oltrona al Lago
Piazza san Giovanni 1
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tel. 0332.74.35.25
tel. 0332.743405 - 339.1277771
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Oltrona al Lago
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tel. 0332 745134
Segreteria Comunità Pastorale: tel. 0332.74.30.40 - [email protected]
Gavirate
Oltrona al Lago e Groppello
ore 10 - 12 dal lunedì al venerdì
Comerio
ore 10-12 dal lunedì al sabato - tel. 0332.743.624
lunedì 9-11, giovedì, 9-10.30 e martedì 15-17 e sabato 11-12 - tel. 0332.737.571
Don Piero salvo imprevisti è disponibile al: giovedì 16.30-18.30 e sabato 15.15-16.15
Orario delle celebrazioni
Messe feriali
8
Gavirate (da lunedì a venerdì)
9
Groppello (mercoledì)
17
18,30
Comerio (lunedì, mercoledì, giovedì e
Festive
venerdì)
8.00
9.00
10.00
10.15
10.30
11.00
11.30
18.00
18.30
Gavirate casa di riposo (mercoledì )
Armino (lunedì)
18.15 Oltrona (lunedì, martedì, giovedì, venerdì)
21
16.30
18.00
Voltorre (da lunedì a venerdì )
Comerio casa di riposo (martedì)
18
Prefestive
Gavirate oratorio san Luigi (giovedì)
Comerio
Comerio
Groppello
Gavirate
Gavirate
Comerio
Voltorre
Gavirate
Gavirate
Oltrona
Comerio
Gavirate
Voltorre
Casa di riposo
Casa di riposo
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Moja Gianfranco: [email protected],
per Oltrona e Groppello
Claudio Lunardi: [email protected], per Voltorre
Luciano Folpini: [email protected] - per Gavirate
Bollettino della
Comunità pastorale
Santissima Trinità
inserto del
Segno
Rivista ufficiale
della Diocesi di Milano
con
la voce del Cardinale.
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