Comunità Pastorale Santissima Trinità SS. Ippolito e Cassiano - S. Giovanni Evangelista S. Michele - SS. Vitale e Agricola anno 40° Gavirate e Comerio - Diocesi di Milano gennaio 2014 n.1 Un anno … nella fraternità riscoperta Inizia il nuovo anno con l’appello del Papa alla “Fraternità”, come fondamento e via per la pace. Questo appello vale anche per noi, per la nostra Comunità. Viviamo spesso l’esperienza di una conflittualità esagerata, di una contrapposizione, che arriva a tentare di distruggere l’altro. Dobbiamo anche annotare l’affiorare della paura verso l’altro, che si manifesta in sospetti, in prese di distanza, in puntualizzazioni a non finire… Di fronte a tutto questo dobbiamo ammettere che vivere la fraternità non è facile. Nasciamo con una domanda dentro che ci determina anche se non la riconosciamo chiaramente. L’uomo nasce con una angoscia dentro: “ci sarà abbastanza vita per tutti?” C’è in tutti la paura di non avere di non riuscire ad avere abbastanza vita, cose opportunità… proprio per la presenza dell’altro. E così l’altro adagio, adagio diventa l’avversario, colui che minaccia la nostra vita e le sue possibilità, colui che getta su di noi un’ombra sinistra che rischia di metterci in ombra fino al punto da renderci invisibili. La Bibbia non fa mistero di questa difficoltà, quando ci mostra la difficoltà dei rapporti fraterni a cominciare appunto dall’inizio da Caino ed Abele… Dobbiamo anche ammettere un’altra difficoltà. L’essere diversi introduce delle dinamiche non facili nei rapporti: c’è chi vive rapporti più facili e chi invece trova molte più difficoltà e si sente molto meno privilegiato dell’altro ed è tentato di scatenarsi contro il fratello per rubargli quel privilegio che ha… Insom- ma un’esperienza davvero difficile la Fraternità! E queste difficoltà che si vivono a livello personale si riflettono poi anche nei rapporti che l’uomo costruisce. Tutte queste difficoltà vengono poi accresciute a dismisura in una cultura che privilegia la quantità sulla qualità. Allora è davvero evidente che, nell’economia della quantità, se si è in tanti a dividere, la parte che tocca a noi è sempre meno e l’altro diventa qualcuno che ci ruba ciò che potrebbe toccare a noi…. Nell’economia della qualità invece più si è al “banchetto della vita” e più cresce la gioia e l’intensità della festa e l’altro non è più l’avversario, ma l’ospite che con la sua presenza rende piena la gioia della festa… Queste semplici considerazioni valgono dai rapporti personali, ai rapporti all’interno di una comunità, ai rapporti che legano i popoli del mondo. E’ chiaro che la fraternità, proprio per le difficoltà accennate, non è una condizione naturale per l’uomo, è invece un dono da accogliere e da sviluppare. La fraternità non nasce da una nostra evidenza, ma dalla scoperta che la sorgente della vita di tutti è unica: “voi avete un unico Padre e dunque voi tutti siete fratelli… La fraternità nasce dunque dalla scoperta che in Dio c’è vita abbondante per tutti, c’è benedizione per tutti, e dunque non dobbiamo più aver paura di restare senza vita, perché, come nella vita di Dio, la vita condivisa diventa più grande e piena. Dalla fraternità possono nascere alcuni doni decisivi per far fare al mondo un passo decisivo verso una condizione di vita abbondante e giusta. Innanzitutto vengono sconfitte tutte le relazioni fondate sulla paura e sulla difese dall’altro e nascono invece delle relazioni centrate attorno al prendersi cura dell’altro. E’ in concreto la risposta alla domanda con cui Caino tentava di giustificarsi davanti a Dio, dopo l’uccisione di Abele: “Sono forse io il custode del mio fratello?”. Nell’esperienza della fraternità sappiamo che è proprio così e che soltanto prendendosi cura del fratello si cresce anche personalmente. Quante risorse vengono impiegate per difenderci dall’altro e potrebbero invece essere finalizzate alla sua cura. Dalla fraternità nasce un mondo più ricco, perché tutte le risorse sono destinate alla vita e non alla morte… In secondo luogo dalla fraternità vengono sconfitte tutte quelle relazioni conflittuali che nascono dalla convinzione che soltanto schiacciando l’altro ci si può affermare personalmente e la fraternità porta nel mondo altre relazioni fondate sul dialogo e sulla valorizzazione della differenza. L’altro non è un minaccia che insidia la nostra identità, ma un’apertura che permette alla nostra identità di uscire per incontrare nuovi orizzonti, nuovi valori e prospettive, nuove vie su cui realizzarsi. Dal dialogo non nasce l’indebolimento dell’identità e l’impoverimento del mondo, ma l’arricchimento della vita di tutti. Infine nell’economia della fraternità l’uomo cessa di pensarsi come colui che deve sfruttare le situazioni e il mondo stesso per i suoi scopi e per il suo personale tornaconto e diventa invece responsabile, custode di ciò che è dato per la vita di tutti. I volti prendono il posto delle cose e una vita che cerca nei volti la sua pienezza è una vita che non spreca e non distrugge, ma rispetta e custodisce le risorse che permettono la vita di tutti. E allora buon anno, nella riscoperta di una vera fraternità. Si incomincia davvero da qui ad uscire dalla crisi che ci attanaglia e rende sempre più povera e problematica la nostra vita. La fraternità è il passo concretamente possibile per tutti per dare responsabilmente il proprio contributo per costruire il futuro in questo tempo di grandi sfide, angosciose domande e paralizzanti paure. Buon anno Don Piero Nuovo anno 2014 C’è una luce che brilla in questi giorni di fine anno: è la luce del santo Natale, che esalta ancora di più il messaggio di pace portato dal Bambino di Betlemme. Messaggio di speranza a tutti i popoli per il nuovo anno che arriva. È proprio da Gesù appena nato che bisogna ripartire per costruire la pace, pace dei cuori, pace fra gli uomini. Davanti al presepe, quest’anno mettiamo le nostre speranze e le nostre preghiere e lasciamoci inondare dalla luce dell’amore e dalla forza che proviene da quel non temete che gli angeli indirizzarono agli smarriti pastori di Betlemme. Riscopriamo il valore di quella semplice frase: Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà indirizzata a tutti i popoli del mondo. Saremo così costruttori di pace. È tempo di iniziare veramente un nuovo cammino e di prendere l’impegno per costruire, ognuno secondo le proprie possibilità, la pace che nasce dal cuore, dalla sete di giustizia. Con la preghiera realizziamo ogni giorno un passo verso la pace e la giustizia che significa anche offrire la speranza per tutti affinché i diritti di ogni uomo possano trovare cittadinanza sulla terra. Solo così si possono realizzare pari opportunità e pari diritti: all’acqua, al cibo, alla salute, alla scuola e al lavoro. Sperando che questo cammino abbia inizio. Buon anno a tutti! Storia dei Re Magi C’era una volta più di 2000 anni fa…. Qui inizia la storia più bella del mondo: la nascita di Gesù! Se ne parla sempre con meraviglia e stupore, dello straordinario evento, e fu davvero un momento magico, perché Re e pastori, umili e potenti s’incamminarono sulla via di Betlemme e si scoprirono uguali. Quando avvenne la nascita di Gesù, dal monte Vaus, la cima più alta dell’Azerbaigiàn, fu vista levarsi una stella più lucente del sole. La videro anche i tre Re Magi che da paesi diversi s’incamminarono per portare doni al Re dei Re. Seguendo strade differenti, i tre Re attraversarono villaggi e città, le genti li vedevano e tutti rimanevano stupe- fatti per l’imponenza dei loro cortei. Vicino a Gerusalemme i tre Re s’incontrarono e capirono di avere la stessa meta. Non si conoscevano, non parlavano la stessa lingua, ma s’intesero subito, seguirono la stella lucente che li accompagnò davanti ad una stalla, nella mangiatoia c’era Gesù, vestito dalla luce divina, la Madonna al vederli si coprì con un manto bianco, il bue e l’asinello riscaldavano quella magica notte. I tre Re d’ India, Persia e Caldea scesero dai dromedari, baciarono la terra tremanti per l’emozione e offrirono a Gesù doni particolari. Melchiorre offrì l’oro, un pomo d’oro appartenuto ad Alessandro Magno e trenta denari aurei, Baldassarre offrì l’incenso simbolo del sacrificio e segno della divina potestà, Gaspare offrì la mirra, simbolo della sepoltura dei morti e segno dell’umana fragilità. Ritornati alle loro case e poi conosciuti la vita, i miracoli e la predicazione di Gesù, diffusero nei loro paesi La Buona Novella. È molto bella la storia dei Re Magi, la testimonianza dell’Epifania, simbolo della prima manifestazione dell’umanità, inginocchiata davanti al grande Mistero della Natività. La Redazione di Oltrona Capodanno. Perché far festa? È appena passato il capodanno con grandi cene, abbondanti libazioni, scoppi di petardi e fuochi artificiali. Le televisioni ci hanno inondato d’immagini di festa di ogni parte del mondo, ma ora che è tornata la calma vale la pena di fare qualche riflessione per capire il valore di questa festa. In tutti c’è la necessità di fare ogni tanto una sosta per tirare il fiato e verificare se sia necessario un cambiamento radicale della propria vita per sperare di alleggerirsi dai pesi e di avere miglior fortuna. Questa necessità si manifesta in tanti modi diversi secondo la condizione in cui ognuno si trova. C’è chi ha cercato un momento di follia per dimenticare i guai e non pensare al futuro che appa- re buio. C’è chi ha progetti ma teme di non poterli realizzare in un periodo difficile come l’attuale. C’è chi ha avuto problemi di salute, è guarito e spera in un anno migliore. C’è chi deve continuare a vivere lottando per la sua salute o di quella di qualche congiunto. C’è chi ha perso ogni speranza e decide di rassegnarsi o di ribellarsi con forza. Le situazioni sono diverse ma comune è un grande timore del futuro e un diffuso pessimismo. Cosa ci resta da fare? Forse arrendersi al fatalismo e aspettare qualche miracolo? A questa situazione la Comunità Cristiana risponde con l’invito a cantare insieme il Te Deum, un antico canto del 300, nato dai nobili padri Ambrogio, Agostino, Cipriano e definito nella forma attuale nel IV secolo dal vescovo serbo Niceta. È un canto che invita ad alzare lo sguardo per anticipare la visione del Padre circondato dalla sua corte celeste per provare ad assaporare la gioia di essere parte del suo progetto universale. Ricorda i grandi testimoni: apostoli, i martiri; i profeti ma soprattutto la venuta tra noi di Gesù, grazie alla disponibilità della Vergine Maria, che ha cambiato la storia con la sua Passione e la promessa di una nuova venuta che col giudizio finale porrà fine a ogni ingiustizia. Egli mai ci ha abbandonati a noi stessi, ma continua la sua presenza con l’Eucarestia che lo porta nel cuore di ognuno con l’aiuto dello Spirito che soffia per radunare e tenere insieme i suoi seguaci e alimentare la speranza in una vita migliore. Queste affermazioni sono però anche pietra d’inciampo per molti incapaci di accettare come reali questa presenza e questa speranza. A loro hanno già dato una ri- sposta i molti testimoni che si sono succeduti in ogni tempo e hanno mostrato come si può vivere la proposta cristiana in ogni situazione. Ecco allora una proposta per questo nuovo anno cercare tra la folla di questi testimoni quelli che hanno vissuto situazioni ana- loghe alla nostre per conoscere come abbiamo potuto affidarsi a Gesù, immagine terrena del misterioso Padre, e invocare il suo aiuto e la sua misericordia. Luciano Folpini Il culto e l’immagine Essere nuovi come la luce a ogni alba, come il volo degli uccelli e le gocce di rugiada: come il volto dell’uomo, come gli occhi dei fanciulli, con l’acqua delle fonti: vedere la creazione emergere dalla notte! (*) La prima cosa di cui mi parlano gli amici protestanti quando ci capita di parlare di religione è che non loro non credono nella Madonna. Per la verità lo trovo un modo un po’ maldestro di sottolineare una apparente differenza tra cattolici e buona parte degli altri cristiani. Con gli anglicani, ma soprattutto con gli ortodossi, le differenze nel culto mariano sono più di forma che di sostanza poiché anche per loro la venerazione a Maria è molto importante come mostra l’abbondante produzione d’icone a lei dedicate ed esposte nei loro templi e nelle loro case. Ma anche le altre chiese cristiane non rifiutano di riconoscere e venerare Maria come la madre di Gesù, ma in molte c’è il timore di manifestare un culto idolatrico e per tale motivo arrivano a eliminare nei loro templi e nelle loro case le raffigurazioni non solo sue ma anche dei santi e degli angeli. Non bisogna dimenticare che la furia iconoclasta, che si verificò nell'impero bizantino intorno alla prima metà del secolo VIII, fu anche una risposta alle accuse degli islamici ai cristiani di idolatria, rinnovate poi in epoca moderna dalle chiese protestanti. Erano certamente i tempi in cui il pericolo di caduta nell’idolatria dei culti cristiani era reale, anche se spesso sopravalutato, poiché comunque al centro di ogni devozione c’è sempre stato il rito della Frazione del Pane. Fu Gesù stesso a richiederlo per permettere l’incontro con Lui e la partecipazione al suo sacrificio ai fedeli di ogni tempo. Infatti sin da subito i cristiani erano soliti ogni domenica riunirsi per ascoltare la parola dei testimoni, pregare il Padre, partecipare alla Frazione del pane e confessare pubblicamente i propri peccati. La concretezza del culto proposto da Gesù, per merito dei padri della chiesa ha poi assunto forma pratiche riproducibili in ogni luogo da persone preparate a tale scopo per coltivare il patrimonio di pensiero ed esperienze che hanno mantenuto giovane questo culto senza perderne l’essenza. Fatto salvo che il centro è sempre l’incontro gioioso dei fedeli, tuttavia non bisogna dimenticare l’importanza delle immagini nel culto per due principali motivi: il primo come simbolo d’identità di una comunità, basti pensare al valore simbolico della Madonnina per un milanese, di san Gennaro per un Napoletano, di san Nicola per un barese, di santa Rosalia per un palermitano, di san Patrizio per gli irlandesi, e così via, che sottolinea la predilezione per l’intercessione di una persona a noi vicina che ci ha preceduto nella casa del padre. È assoluta la necessità dell’immagine! Il corpo: la scialuppa che ti salva sull’oceano del Nulla. … Anche la morte sarà un emigrare di forma in forma nel grande corpo dell’universo (*) Anche nelle singole chiese i cristiani possono trovare il simbolo d’identità della loro piccola comunità in un’immagine particolare al centro di particolari storie e tradizioni. Il secondo motivo è il bisogno di concretezza che si può manifestare nella carezza a una statua, piuttosto che nella contemplazione di un’immagine. La fede non può vivere di puro pensiero per qualcosa di misterioso e Il secondo motivo è il bisogno di concretezza che si può manifestare nella carezza a una statua, piuttosto che nella contemplazione di un’immagine. La fede non può vivere di puro pensiero per qualcosa di misterioso e invisibile, il primo luogo perché sarebbe incapace di unire una comunità, neanche quando eseguisse ossessivamente particolari e misteriosi gesti senza meta o ripetesse parole senza senso o si concentrasse su monotone nenie. In questo direzione si muovono alcune dottrine che prevedono di raggiungere la perfezione con la soppressione di ogni desiderio ed emozione per approdare alla dissoluzione nel nulla. La fede cristiana è invece bella per la sua fisicità che le immagini aiutano a realizzare e che ognuno ricerca nelle descrizioni della Bibbia e nelle raffigurazione degli artisti che si sono particolarmente mostrati efficaci soprattutto nelle raffigurazione del Gesù dell’Ultima Cena, della Crocifis- sione e della Pietà. Queste immagini sanno trasformare il pensiero astratto in qualcosa di concreto, a volte anche da toccare e da abbracciare, dando consistenza a una fede altrimenti fragile. Come non pensare a quanto sia geniale il modo certo e preciso con cui Gesù ci invita da 2.000 anni alla sua mensa per incontrarlo, ci propone di liberarci dai sensi di colpa con l’assoluzione nella confessione, ci invita a pregare direttamente Dio come Padre, di vedere in ogni uomo il viso del Signore e di rivolgerci a Maria nostra madre per confidarle le nostre pene e per, insieme ai nostri defunti ad intercedere per noi? Ecco perché chi lo segue può incontrare momenti di felicità e cantare con Francesco: Signore, fa di me uno strumento della Tua Pace: … Dove è tristez- za, ch’io porti la Gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce. Maestro, fa che io non cerchi tanto ad esser consolato, quanto a consolare; Ad essere compreso, quanto a comprendere; Ad essere amato, quanto ad amare. Poiché, così è: Dando, che si riceve; Perdonando, che si è perdonati; Morendo, che si risuscita a Vita Eterna. Eppure tutto questo non basta a gente che non ha sete di conoscere il mistero e l’infinito che ci circonda, ma pensa a queste cose come superstizioni, invenzioni e poi si affida alle effimere mode di una realtà virtuale, codificate da poteri economici globalizzati che insegnano a scambiare possesso e piacere per felicità e nascondono il dramma della morte. Da Dalla Pesach alla messa. Ebook Kairòs Visita alla reliquia di Giovanni Paolo II La fede per ognuno di noi si può rappresentare come un cammino; la strada che percorriamo ci fa incontrare momenti di serenità e di pace ma diventa a volte tortuosa nei momenti di difficoltà e di dubbio. Per questo allora è importante cogliere le opportunità positive, che si possono ritrovare nel nostro percorso di fedeli. Un’occasione di crescita e di fortificazione spirituale è stata rappresentata dalla presenza nella città di Varese della teca contenente il sangue del beato Wojtyla. La preziosa reliquia, come è noto, è stata esposta nella Basilica di S. Vittore da Lunedì 25 Novembre a Domenica 1° dicembre; tante sono state le celebrazioni liturgiche che hanno reso solenne questo momento. In occasione dell’ultima riunione del gruppo lettori della ns. Comunità Pastorale, abbiamo ricordato brevemente l’evento ed abbiamo deciso di recarci in visita alla Basilica di Varese, la sera di giovedì 28 Novembre. La S. Messa è stata celebrata dalla Comunità di Vedano Olona, insieme con quelle di Arcisate ed Induno Olona. Nella cerimonia, alla quale hanno partecipato molte persone, il sacerdote ha celebrato la figura del beato Giovanni Paolo II, ricordando la sua grande statura di uomo, sacerdote, vescovo e papa. Tutti i fedeli, durante questa celebra- zione, penso che avessero lo stesso mio pensiero; non ci si fermava alla commemorazione di un gigante della storia (il papa che ha cambiato il mondo, come è stato scritto) ma si an- dava ben oltre, nel ricordo della sua grande spiritualità, rappresentata nella devozione mariana del suo motto di pontefice: TOTUS TUUS. Questa sua grande forza spirituale, come tutti ricordano, lo ha sempre caratterizzato fin dall’inizio del pontificato ed anche nella sua malattia. .Il momento più importante è stato per tutti i fedeli, alla fine della S. Messa, l’omaggio alla sua reliquia, incastonata come gemma in un libro prezioso. Poi nel Battistero di S. Giovanni il tributo al pontefice proseguiva con la memoria storica e la spiritualità donate da una mostra fotografica che ne descriveva la vita. Alla fine della celebrazione liturgica, all’uscita dalla Basilica, abbiamo raccolto l’immagine di Giovanni Paolo II con la preghiera: “O Trinità Santa, ti ringraziamo per aver donato alla Chiesa il Beato Giovanni Paolo II e per aver fatto risplendere in lui la tenerezza della tua paternità, la gloria della Croce di Cristo e lo splendore dello Spirito d’amore. Egli confidando totalmente nella tua infinita misericordia e nella materna intercessione di Maria, ci ha dato un’immagine viva di Gesù Buon Pastore e ci ha indicato la santità, come misura alta della vita cristiana ordinaria e quale strada per raggiungere la comunione con Te. Concedici, per sua intercessione, secondo la tua volontà, la grazia che imploriamo, nella speranza che egli sia presto annoverato nel numero dei tuoi santi. Amen.” Paolo Brugnoni Santuari Santa Maria in san Giovanni e in Groppello Calendario mariano e dei santi Gennaio Le feste mariane 1 - Madre di Dio 15 - Vergine dei poveri Un santo al mese 20 - San Sebastiano Il suo nome significa venerabile, ha come emblemi la freccia e la palma. È patrono di: atleti, arcieri, vigili urbani e tappezzieri; è invocato nelle epidemie, specie di peste. Alcune città presero il suo nome o lo elessero come patrono come Budapest, e Roma dopo Pietro e Paolo. guardia imperiale e fu stimato dagli imperatori Massimiano e Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano. Grazie alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e convertire militari e nobili. Poi Diocleziano scatenò le persecuzioni di cui fu vittima nel 304 ca. È ricordato sin dal più antico calendario della Chiesa di Roma del 354, da sant’Ambrogio e negli scritti del V secolo del monaco Arnobio. Era nato e cresciuto a Milano, da padre francese e madre milanese, e fu educato alla fede cristiana. Andò a Roma nel 270 e nel 283 iniziò la carriera militare e divenne tribuno della Secondo questi scritti Sebastiano fu legato a un palo sul colle Palatino e fu trafitto da un nugolo di frecce tanto da sembrare un riccio. Creduto morto fu lasciato lì in pasto agli animali selvatici. Ma la nobile Irene, andata a recuperarne il corpo accortasi che era ancora vivo orto lo trasportò nella sua casa, lo curò e miracolosamente guarì. Allora Sebastiano invece di fuggire volle proclamare la sua fede a Diocleziano che rimproverò per la persecuzione contro i cristiani. Questi ordinò che fosse flagellato a morte nell’ippodromo del Palatino e il suo corpo fosse gettato nella Cloaca Massima per non essere più ritrovato. Ma Lui apparve in sogno alla matrona Lucina cui indicò il luogo del suo cadavere. Lei lo ricuperò e lo seppellì nelle catacombe della Via Appia che poi presero il suo nome. La tomba del martire divenne molto popolare e nel 680 quando scoppiò una grande pestilenza a Roma, il popolo chiese la sua intercessione che dopo breve tempo finì. Allora l’antica chiesa di Pietro e Paolo presso il suo sepolcro cominciò a essere chiamata si san Sebastiano. Parti delle sue reliquie si trovano nella basilica di san Sebastiano, ma anche a san Medardo di Soissons, in san Gregorio in Vaticano e nella basilica dei Santi Quattro Coronati. Innumerevoli sono le sua raffigurazioni realizzate di moltissimi artisti. L’informazione cristiana è sulla stampa cattolica Segui ogni giorno le attività della tua comunità su www.decanati.it Iscriviti alla lista della posta elettronica scrivendo a [email protected] Tu che missione hai? La nostra comunità ha molte difficoltà a portare avanti alcune semplici attività poiché pochi sono i volontari. C’è difficoltà a gestire la stampa parrocchiale, pochi scrivono articoli, partecipano ai cori, fanno i lettori e aiutano nelle varie iniziative. Ognuno ha i suoi talenti e la possibilità di trovare la sua missione nella comunità. Tu cosa aspetti a scoprire la tua missione? Anagrafe dicembre Battesimi Funerali Sono realmente figli di Dio Volarono anni come giorni, ma la casa è nell’eterno Comerio (17 nell’anno) Gavirate (43 nell’anno) Oltrona (15 bell’anno) Ossola Aurora Voltorre (10 nell’anno) Mascetti Beatrice Pusterla Amalia e Michele Matrimoni L’amore è benedetto da Dio se onorato ogni giorno Comerio (5 nell’anno) Gavirate (16 nell’anno) Beccari Selvino con Coniglio Margherita Gandolfi Simonluca con Denora Lara Oltrona (1 nell’anno) Voltorre Comerio (19 nell’anno) Carla Gamberoni (70) Monica Pusani (75) Gavirate (65 nell’anno) Moroni Briccoli Matilde (93) Vanoli Egidio (90) De Cristofaro Pietro (52) Lorusso Donato (88) Calo’ Luigi (80) Pellegrini Francesca (10) Rubino Pranio Carmela (79) Oltrona (14 nell’anno) Ossola Franco di anni 89 Voltorre (9 nell’anno) Pavani Ivo (82) (3 nell’anno) Calendario di Gennaio 1 Mercoledì 6 Lunedì 12 Domenica 31 Venerdì 1 Giorno dell’anno le S. Messe seguono l’orario del giorno di natale Solennità dell’Epifania del Signore S. Messe secondo l’orario festivo ore 14.30 - A Comerio per tutta la comunità Sacra rappresentazione dei Magi. Festa del Battesimo del Signore ore 10.30 - In chiesa a Gavirate Ricordo del Battesimo per i battezzati nell’anno 2013 di tutta la nostra Comunità Memoria di San Giovanni Bosco, patrono della gioventù. Comunicare con la parrocchia don Piero Visconti Casa parrocchiale tel. 0332.74.30.40 don Elia Salvadore via Roma 1 don Andrea Gariboldi via Marconi 14 don Mario Papa diac. Angelo Vanini via alla Chiesa 10 tel. 0332 743624 via Unione 11 - Oltrona al Lago Piazza san Giovanni 1 [email protected] tel. 0332.74.35.25 tel. 0332.743405 - 339.1277771 [email protected] Oltrona al Lago [email protected] tel. 0332 745134 Segreteria Comunità Pastorale: tel. 0332.74.30.40 - [email protected] Gavirate Oltrona al Lago e Groppello ore 10 - 12 dal lunedì al venerdì Comerio ore 10-12 dal lunedì al sabato - tel. 0332.743.624 lunedì 9-11, giovedì, 9-10.30 e martedì 15-17 e sabato 11-12 - tel. 0332.737.571 Don Piero salvo imprevisti è disponibile al: giovedì 16.30-18.30 e sabato 15.15-16.15 Orario delle celebrazioni Messe feriali 8 Gavirate (da lunedì a venerdì) 9 Groppello (mercoledì) 17 18,30 Comerio (lunedì, mercoledì, giovedì e Festive venerdì) 8.00 9.00 10.00 10.15 10.30 11.00 11.30 18.00 18.30 Gavirate casa di riposo (mercoledì ) Armino (lunedì) 18.15 Oltrona (lunedì, martedì, giovedì, venerdì) 21 16.30 18.00 Voltorre (da lunedì a venerdì ) Comerio casa di riposo (martedì) 18 Prefestive Gavirate oratorio san Luigi (giovedì) Comerio Comerio Groppello Gavirate Gavirate Comerio Voltorre Gavirate Gavirate Oltrona Comerio Gavirate Voltorre Casa di riposo Casa di riposo Abbonamento annuale 2014 Costo abbonamento per 11 numeri Segno + inserto (22 €) Solo Inserto: (11 €) Per ulteriori informazioni contattare: segreteria della comunità: [email protected] - 0332.74.30.40 Centro culturale: [email protected] Paolo Leoni: [email protected], per Comerio Moja Gianfranco: [email protected], per Oltrona e Groppello Claudio Lunardi: [email protected], per Voltorre Luciano Folpini: [email protected] - per Gavirate Bollettino della Comunità pastorale Santissima Trinità inserto del Segno Rivista ufficiale della Diocesi di Milano con la voce del Cardinale.