UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA I 40 anni del Reattore TRIGA MARK II Progetto e realizzazione Marcella Cagnazzo Fotografie Gabriele Vinciguerra LENA Laboratorio Energia Nucleare Applicata CENTRO SERVIZI INTERDIPARTIMENTALE Via Aselli, 41 – 27100 Pavia Tel. +39 0382 98 73 00 http://www.unipv.it/weblena/sito_lena 2 SOMMARIO IL LABORATORIO ENERGIA NUCLEARE APPLICATA (LENA) 5 CARATTERISTICHE TECNICHE DEL REATTORE TRIGA MARK II DEL LENA. ...................................... 7 Il nocciolo............................................................................................................................................ 8 Sistema di controllo ............................................................................................................................ 9 Sistema di raffreddamento ................................................................................................................ 11 Posizioni di irraggiamento ............................................................................................................... 11 FUNZIONAMENTO DEL REATTORE........................................................................................................ 13 ORGANIZZAZIONE DEL C.S.I. LENA................................................................................................... 17 Il Comitato Tecnico Scientifico del LENA (C.T.S.).......................................................................... 17 Il Presidente del LENA .................................................................................................................... 17 Il Direttore del LENA ...................................................................................................................... 18 Il Collegio del Delegati alla Sicurezza dell’Impianto ........................................................................ 19 ORGANICO ATTUALE DEL LENA ......................................................................................................... 20 40° COMPLEANNO DEL REATTORE TRIGA MARK II 22 PROGRAMMA DELLA GIORNATA ......................................................................................................... 22 Prof. G. Flor..................................................................................................................................... 23 Prof. A. Piazzoli ............................................................................................................................... 26 INTERVENTI DI ALCUNI EX-DIRETTORI DEL LENA ............................................................................. 29 Prof. S. Meloni ................................................................................................................................ 29 Prof. T. Pinelli .................................................................................................................................. 33 Prof. S. Altieri .................................................................................................................................. 37 “ENERGIA E TECNOLOGIE NUCLEARI: UN FUTURO A MISURA D’UOMO” ........................................... 40 “Il Neutrone, questo sconosciuto” (A. Piazzoli) .............................................................................. 40 “La Storia del Nucleare in Italia” (E. Cerrai) .................................................................................. 49 "Attualità dell’Energia Nucleare” (A. Ricci) ................................................................................... 54 “Il LENA e le Tecnologie Nucleari” (A. Borio di Tigliole) .............................................................. 60 “Riflessioni sulla cultura scientifica in Italia” (E. Bellone) ............................................................. 69 PUBBLICAZIONI DAL 1965 AL 2005 73 IL LABORATORIO ENERGIA NUCLEARE APPLICATA (LENA) DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA (1965 – 2005) Il Laboratorio Energia Nucleare Applicata (LENA) è un “Centro Servizi Interdipartimentale” dell’Università degli Studi di Pavia che gestisce un reattore nucleare di ricerca e altre sorgenti di radiazioni ed apparecchiature di irraggiamento mettendole a disposizione di ricercatori dell’Ateneo pavese e di altri utenti, pubblici e privati, per lo svolgimento di attività di ricerca, di didattica e di servizio. Il Centro promuove e svolge anche direttamente attività di ricerca, di servizio e di formazione, incoraggiando il trasferimento tecnologico al sistema produttivo anche mediante la preparazione di personale specializzato nelle tecniche nucleari per conto di enti pubblici e privati. L’apparecchiatura fondamentale di cui il LENA dispone è un reattore nucleare di ricerca del tipo TRIGA MARK II (Training Research Isotope production General Atomic) da 250 kW di potenza nominale. Voluto dal Prof. Mario Rollier, il reattore raggiunse la sua prima criticità alle 19,31 del 15 novembre 1965 e venne ufficialmente inaugurato il 16 dicembre 1966. Un rapporto ufficiale del 1985, dopo il primo ventennio di esercizio, riportava l’elenco di 240 pubblicazioni relative a ricerche condotte con il reattore in vari settori: chimica nucleare e radiochimica, analisi per attivazione, chimica di base, fisica nucleare, fisica dei reattori, dosimetria. Dal 1980 al 1987 il reattore è stato utilizzato per realizzare un complesso e imponente esperimento di fisica fondamentale, finanziato dall’I.N.F.N. (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) sulle oscillazioni neutrone-antineutrone. A quarant’anni dalla sua prima criticità il reattore è in ottime condizioni e viene impiegato quasi quotidianamente per importanti attività di ricerca tra le quali: Terapia oncologica sperimentale per il trattamento di tumori epatici multifocali mediante irraggiamento con neutroni (B.N.C.T.); Studi preliminari sul comportamento di strati sottili di Americio, nell’ambito di un progetto di ricerca per la realizzazione di un motore spaziale di nuova concezione da impiegare eventualmente per un futuro viaggio sul pianeta Marte; 5 Analisi di materiali e di campioni ambientali per la determinazione di elementi in traccia mediante il metodo dell’analisi per attivazione neutronica; Analisi di campioni alimentari ai fini della Sicurezza e Qualità Alimentare mediante il metodo dell’analisi per attivazione neutronica; Studio dei danni indotti dalle radiazioni su componenti elettronici per applicazioni aerospaziali e in macchine acceleratici di particelle; Produzione di radioisotopi e attivazione di componenti per diagnostica industriale non distruttiva; Produzione di prodotti marcati per diagnostica medica; Datazione di materiali e manufatti e determinazione della loro provenienza geografica; Studio delle alterazioni della struttura reticolare e delle caratteristiche dei materiali soggetti ad irraggiamento; Induzione di modifiche strutturali in nuovi materiali (in particolare superconduttori e semiconduttori) e loro caratterizzazione; Studi per la caratterizzazione di materiali relativamente alle loro proprietà nucleari. Il reattore del LENA, uno dei quattro reattori nucleari di ricerca ancora in esercizio in Italia (due sono situati presso il Centro di Ricerca dell’ENEA a Casaccia e uno presso l’Università di Palermo) è attualmente l’apparecchiatura di irraggiamento più importante e la più utilizzata per lo svolgimento delle attività di ricerca e di servizio; tuttavia il Centro dispone anche di altre 6 sorgenti di radiazioni ed apparecchiature, tra le quali: un generatore Rx industriale da 350 kV e 12 mA, una sorgente da 500 curie di Cobalto-60 e, in fase di installazione, un ciclotrone da 80 microA e 18 MeV protone per la produzione di radioisotopi per uso medicale. Caratteristiche tecniche del reattore TRIGA MARK II del LENA. Il reattore del LENA appartiene alla filiera degli impianti TRIGA (Training Research Isotope production General Atomic), i reattori di ricerca più diffusi al mondo costruiti dalla General Atomic negli anni sessanta in circa un centinaio di esemplari di cui quaranta ancora in esercizio. L’acronimo TRIGA indica le principali attività di utilizzo di tali impianti: formazione didattica e professionale, ricerca e produzione di radiosotopi. Costruiti con taglie di potenza variabili (da 100 kW a 14 MW), il reattore in esercizio presso il LENA ha una potenza nominale in regime stazionario di 250 kW e un flusso totale massimo di circa 2x1013 neutroni al cm-2 s-1. Sebbene da molti anni l’opzione non sia stata più utilizzata, il reattore del LENA potrebbe funzionare anche in regime pulsato raggiungendo una potenza di picco di 250 MW durante un transitorio della durata di circa 300 millisecondi. Tale modalità di funzionamento è consentita dalla peculiarità del combustibile nucleare utilizzato dai reattori TRIGA: una lega metallica di uranio (arricchito al 20% in 235U) e zirconio all’interno della quale viene fatto diffondere dell’idrogeno. La presenza dell’idrogeno conferisce 7 al combustibile nucleare anche la proprietà di moderatore, ossia la proprietà di ridurre la velocità dei neutroni prodotti dalla fissione nucleare, aumentando così la probabilità di autosostentamento della catena di fissione. Tale proprietà risulta dipendere in modo inversamente proporzionale dalla temperatura del combustibile e, di conseguenza, dalla potenza del reattore. Per questo motivo il reattore può essere pulsato, ossia portato volontariamente in condizioni di “criticità pronta”, senza alcun rischio, in quanto si spegne automaticamente per effetto dell’incremento della temperatura del combustibile. Questa caratteristica rende l’impianto intrinsecamente sicuro nei confronti degli incidenti di reattività e le altre caratteristiche costruttive lo rendono intrinsecamente sicuro anche rispetto alle altre tipologie di incidenti nucleari: la perdita di refrigerante (LOCA – Loss Of Coolant Accident) e il mancato raffreddamento. Per questo elevatissimo grado di sicurezza i reattori nucleari di ricerca TRIGA sono impianti “urbani”, spesso costruiti nel centro delle città (come a Pavia, Vienna, Hannover e Maintz) o nelle immediate periferie (come a Ljubljana e a Pitesti). Le caratteristiche principali del Reattore sono le seguenti: - Potenza nominale stato stazionario 250 kW - Potenza massima funzionamento pulsato 250 MW - Flusso massimo (Canale Centrale) 1.8x1013 cm-2 s-1 - Massa critica ~ 2,2 Kg di 235U 62 elementi di combustibile freschi - Coefficiente di temperatura del combustibile moderatore -1,2 ×10-4 K/K °C a 50 °C - Moderatore HZr, H2O - Riflettore grafite - Termovettore H2O - N° barre di controllo 3 - Temperatura combustibile a potenza nominale 180 °C - Temperatura termovettore a potenza nominale 35 – 40 °C Il nocciolo Il nocciolo (core) del reattore è posizionato a circa 60 cm dal fondo di un contenitore di alluminio (tank) di forma cilindrica avente dimensioni pari a circa 2 m di diametro e 6 m di altezza e riempito con acqua demineralizzata, che svolge la funzione di fluido termovettore, moderatore neutronico e schermo verticale per le radiazioni. Il nocciolo del reattore TRIGA è interamente circondato da un riflettore radiale di grafite, a forma di anello e dello spessore di circa 30 cm, che ha il compito di ridurre le fughe di neutroni dal nocciolo in modo da incrementare e uniformare il flusso all’interno dello stesso. 8 La geometria del nocciolo è caratterizzata da simmetria cilindrica: esso consiste in un reticolo di elementi (90 tra elementi di combustibile, elementi di grafite, barre di controllo e canali di irraggiamento) disposti su cinque anelli concentrici, intorno al canale centrale. Gli elementi di combustibile, realizzati dalla General Atomic, sono costituiti da una singola barra di lunghezza 72,5 cm e diametro 3,76 cm con camicia in alluminio o acciaio inossidabile. Il combustibile è costituito da una lega di idruro di zirconio (ZrH) e uranio, contenente l’8% in peso di uranio arricchito al 20% in 235U. Ogni barra di combustibile ha una lunghezza utile di 35,6 cm e contiene circa 36 grammi di 235U. Due cilindri di grafite dalla lunghezza di 10,2 cm sono posizionati all’inizio e alla fine della barra di combustibile e svolgono la funzione di riflettore assiale. Il combustibile svolge anche la funzione parziale di moderatore di neutroni grazie ad alcune proprietà fisiche dell’idruro di zirconio fortemente dipendenti dalla temperatura. Sistema di controllo Il controllo del reattore viene assicurato tramite l’inserimento e l’estrazione di tre barre di controllo, ossia una barra di regolazione fine (REGULATING), una di fine corsa e protezione (SHIM) e una di moto rapido e sicurezza (TRANSIENT). Le barre consistono di cilindri lunghi 9 51 cm che possono adattarsi a una qualsiasi delle 90 posizioni disponibili nel reticolo del nocciolo. Delle tre barre, due (REG e SHIM) sono costituite da carburo di boro, l’altra (TRANS) da grafite borata: la scelta di questi materiali è giustificata dalla elevata sezione d’urto di cattura del boro per neutroni termici. L’inserimento rapido a caduta libera (scram) delle barre di controllo nel core provoca una drastica diminuzione della popolazione neutronica, rallentando la reazione a catena fino allo spegnimento del reattore; invece, l’estrazione graduale delle barre induce la moltiplicazione della popolazione neutronica e quindi l’aumento di potenza del reattore. Per quanto riguarda il meccanismo di inserimento ed estrazione, le due barre di carburo di boro sono collegate ad un’asta alla cui estremità è posto un elettromagnete. Dopo aver alimentato l’elettromagnete, la barra viene agganciata e movimentata per mezzo di un motorino elettrico; togliendo l’alimentazione all’elettromagnete, avviene la caduta libera della barra nel nocciolo, con conseguente spegnimento del reattore. La barra di grafite borata, invece, viene estratta tramite un sistema pneumatico ad aria compressa: mediante l’estrazione rapida di quest’ultima si possono eseguire impulsi di potenza. Il sistema di strumentazione e controllo del reattore è tale da indurre automaticamente l’arresto rapido del reattore nel caso in cui il periodo del reattore, la potenza sviluppata o la temperatura raggiunta dal combustibile eccedano i limiti prescritti. Il reattore deve tuttavia le sue elevatissime caratteristiche di sicurezza principalmente alle proprietà fisiche del combustibile-moderatore che dipendono dalla sua struttura reticolare a base tetraedrica composta da 4 atomi di zirconio ai vertici e da un atomo di idrogeno al centro. 10 Poiché, secondo il modello di Einstein, il reticolo cristallino dell’HZr possiede livelli energetici discreti con energia hν o multipli di tale valore (con hν dello stato fondamentale pari a 0.13 eV), se un neutrone possiede energia En> hν può cedere al reticolo uno o più quanti di energia ed essere termalizzato; viceversa, per energie del neutrone En< hν, il neutrone non può essere ulteriormente termalizzato ma ha una probabilità proporzionale a e-hν/kT di ricevere uno o più quanti di energia dal reticolo e di essere accelerato. L’effetto di questo comportamento è che un aumento di temperatura nel combustibile, anche repentino, induce automaticamente la riduzione della popolazione neutronica termica e, quindi, della potenza del reattore. Per questo motivo il reattore è considerato intrinsecamente sicuro relativamente agli incidenti di inserzione incontrollata di reattività: un errore di manovra combinato ad un contemporaneo guasto del sistema di controllo non può causare danni alle persone e alle cose in prossimità dell’impianto. Sistema di raffreddamento Il raffreddamento del nocciolo avviene per convezione naturale. L’asportazione dal tank del reattore del calore prodotto avviene mediante tre circuiti di raffreddamento e due scambiatori di calore. Il circuito primario (sorgente calda) è alimentato dall’acqua del tank, mentre il terziario (sorgente fredda) dall’acqua della rete idraulica cittadina. Il secondario è un circuito chiuso che ha lo scopo di evitare, in caso di fessurazione dei due scambiatori di calore, eventuali contatti tra l’acqua del primario debolmente radioattiva e quella del terziario che viene scaricata direttamente nella rete fognaria cittadina. La temperatura dell’acqua del tank del reattore è mantenuta ad un valore costante mediante un sistema automatico di controllo. Posizioni di irraggiamento Il reattore è dotato di diverse postazioni di irraggiamento in-core e out-core. Le postazioni di irraggiamento in-core penetrano verticalmente nel nocciolo e sono il Canale Centrale, il Canale F e il Canale Rabbit. Il Canale Centrale e il Canale F sono posizionati rispettivamente al centro e nell’anello F della griglia spaziatrice del nocciolo e sono utilizzati quasi esclusivamente per la realizzazione di analisi per attivazione neutronica e per la produzione di radioisotopi. Il Canale Rabbit è collegato con il Laboratorio di Radiochimica del LENA mediante un sistema di trasferimento pneumatico ad alta velocità che permette di analizzare anche campioni irraggiati contenenti radioisotopi con vita media piuttosto breve, tipicamente dell’ordine delle decine di secondi. 11 Le postazioni di irraggiamento out-core sono il portacampioni rotante (Lazy Susan), i Canali Orizzontali (A,B,C e D), la Colonna Termica e la Colonna Termalizzante. La postazione “Lazy Susan” è costituita da un porta-campioni rotante posizionato nella parte superiore del riflettore di grafite e incapsulato in alluminio. La postazione, che può accogliere contemporaneamente 80 campioni, viene utilizzata principalmente per la realizzazione di analisi per attivazione neutronica e per la produzione di radioisotopi, garantendo un irraggiamento uniforme dei campioni. I quattro Canali Orizzontali (A,B,C, e D) si estendono dal riflettore fino all’esterno dello schermo biologico. Tre sono canali radiali (Canale D “Penetrante”, Canale A e Canale B), il quarto è un canale tangenziale (Canale C “Tangenziale”) e vengono utilizzati principalmente per esperimenti di fisica di base e applicata. La Colonna Termica consiste essenzialmente in una cavità di dimensioni 1.22 1.68 1.22 m3 riempita di grafite, nella quale il flusso neutronico risulta isotropo e prevalentemente termico (rapporto sotto cadmio RCd>200); recentemente essa è stata modificata ricavando, al suo interno, una cavità di irraggiamento (dimensioni 20.5 40 103.5 cm3) con basso fondo gamma. La Colonna Termica comunica con una camera di irraggiamento che consente di alloggiare apparati di grandi dimensioni; due porte scorrevoli di calcestruzzo borato (shutter) permettono di isolarne una porzione. La Colonna Termica è utilizzata prevalentemente per attività di ricerca 12 nell’ambito della BNCT (Boron Neutron Capture Therapy). La Colonna Termalizzante è anch’essa costituita da una cavità riempita di grafite di dimensioni 63.5 63.5 132 cm3. Posizionata a 180° rispetto alla Colonna Termica, termina in una vasca riempita di acqua (Piscina) nella quale è possibile irraggiare anche campioni di notevoli dimensioni. Funzionamento del reattore Il reattore ha operato alla massima potenza di 250 kW per un totale di circa 31.000 ore nel periodo dal 1965 a oggi, con una media di 780 ore/anno e 686 impulsi. Il consumo calcolato di 235U è stato nei 40 anni di esercizio pari a 340,24 grammi. Sono stati eseguiti complessivamente n° 9930 irraggiamenti richiesti da ricercatori del Laboratorio, da istituti dell’Università di Pavia e da Enti esterni tra i quali i principali sono stati: Centro di Radiochimica ed Analisi per Analisi per Attivazione del C.N.R. – Pavia Dipartimenti di Fisica Nucleare e Teorica, Fisica “A. Volta” – Università di Pavia Dipartimento di Chimica Generale - Università di Pavia Dipartimento di Ingegneria Elettronica - Università di Pavia I.N.F.N. sezione di Pavia I.N.F.N. sezione di Firenze I.N.F.N. sezione di Pisa I.N.F.N. sezione di Roma I.N.F.N. sezione di Padova I.N.F.N. sezione di Milano (Laboratori “LASA”) CNR sezione di Pisa C.C.R. Euratom – Ispra (Varese) E.N.E.L. – Compartimento di Milano C.I.S.E. – Segrate (Milano) C.A.M.E.N. – San Pietro a Grado (Pisa) Istituto di Mineralogia dell’Università di Firenze Istituto di Mineralogia dell’Università di Torino Istituto di Chimica Generale dell’Università di Torino Istituto di Semeiotica Medica dell’Università di Parma Istituto di Petrografia e Giacimenti Minerari dell’Università di Parma Istituto di Fisica dell’Università di Genova CESNEF – Politecnico di Milano 13 14 Regione Lombardia – Fondazione”G.Gallini” – Voghera Istituto Tecnico Industriale “G.B. Pininfarina” – Moncalieri (Torino) Hytech Laboratories Inc. – Pleasanton, Calif., USA “Giovanni Agusta” – Cascina Costa di Somarate (Varese) FIAT – Direzione Laboratori Centrali – Torino Farmitalia Carlo Erba – Milano Farmades S.p.A. – Roma Ausimont Spa Laboratori Nazionali del Gran Sasso Università di Shanghai (Cina) Università di Brescia Consorzio “Grana Padano” Università di Milano Bicocca Società ANSALDO-Camozzi Pharmaceutical Profiles – Nottingham (UK) 15 Organizzazione del C.S.I. LENA L’Autorizzazione e la Licenza di Esercizio dell’impianto TRIGA MARK II sono intestate alla persona giuridica dell’Università degli Studi di Pavia e per essa al Rettore pro-tempore. Nell’ambito dell’organizzazione interna dell’Università, i poteri di rappresentanza del Titolare della Licenza di Esercizio e di indirizzo scientifico delle attività del LENA sono delegati al Presidente del Centro. I poteri ed i compiti relativi alla gestione tecnica e amministrativa del reattore TRIGA MARK II e dell’annesso Laboratorio di Radiochimica, nonché la direzione del personale sono delegati al Direttore del Centro. Al Direttore del LENA sono inoltre delegati dal Rettore dell’Università degli Studi di Pavia i compiti, le responsabilità e gli obblighi specifici attributi dalla Legge al Datore di Lavoro e all’Esercente dell’impianto in materia di sicurezza nucleare e protezione sanitaria Il Comitato Tecnico Scientifico del LENA (C.T.S.) Il Comitato Tecnico Scientifico del LENA è costituito da membri individuati tra il personale docente e ricercatore che abbia particolare competenza nelle attività del LENA. Il Direttore del LENA è membro di diritto del C.T.S. Compiti del C.T.S. sono: 1. proporre al Titolare della Licenza di Esercizio, su indicazione del Direttore del LENA, le modifiche del Regolamento di Esercizio; 2. esprimere un parere, su richiesta del Direttore del LENA, circa le modifiche alla pianta organica per il funzionamento del reattore TRIGA MARK II; 3. individuare, su indicazione del Direttore del LENA, le necessarie disponibilità di mezzi e di personale per l’esercizio del reattore TRIGA MARK II; 4. esprimere un parere sul programma pluriennale e annuale di funzionamento del reattore TRIGA MARK II. Il Presidente del LENA Il Presidente esercita i seguenti compiti di rappresentanza ed indirizzo delegati dal Rettore dell’Università di Pavia quale Titolare della Licenza di Esercizio: 1. assicurare al Direttore del LENA la disponibilità di mezzi, di risorse e di personale per l’esercizio dell’impianto e per l’attuazione delle cautele di Protezione e Sicurezza previste dal D.L. 230/95, ivi compreso l’espletamento della Sorveglianza Fisica e Medica della Radioprotezione; 2. su proposta del Direttore del LENA, sottoporre all’approvazione dell’APAT la composizione 17 3. 4. 5. del Collegio dei Delegati alla Sicurezza del reattore TRIGA MARK II ; predisporre, d’intesa con il Direttore del LENA, il programma di attività del Laboratorio; su proposta del Direttore del LENA, inviare alle competenti Autorità la documentazione sullo stato di conservazione e funzionamento dell’impianto per il rinnovo o la proroga della Licenza di Esercizio; su proposta del Direttore del LENA, richiedere alle Autorità competenti l’autorizzazione alle modifiche d’impianto rilevanti ai fini della sicurezza nucleare e della protezione sanitaria. Il Direttore del LENA Il Direttore del LENA è il Direttore Tecnico Responsabile del reattore ed è nominato dal Rettore dell’Università degli Studi di Pavia. Il Direttore del LENA è responsabile dell’espletamento delle funzioni tecnico-gestionali ed amministrative relative alla determinazione, all’organizzazione, al coordinamento ed al controllo delle attività svolte presso il reattore TRIGA MARK II e connesse alle varie condizioni operative previste nelle Prescrizioni Tecniche. Fatti salvi i compiti e le responsabilità del Presidente del LENA, al Direttore sono delegati i compiti e gli obblighi specifici attributi dalla Legge al Datore di Lavoro e all’Esercente 18 dell’impianto in materia di sicurezza nucleare e protezione sanitaria. Il Direttore del LENA è responsabile di definire le attività di competenza di ciascun Servizio e Sezione e di assicurare, per ogni attività rilevante per la sicurezza e la protezione, l’esistenza di un adeguato piano di attività e di efficienti procedure operative. Il Direttore ha anche il compito di mantenere formalmente i rapporti con le organizzazioni esterne a quella d’impianto e, in particolare, con le altre Strutture di Servizio dell’Università degli Studi di Pavia e con le Autorità di controllo. Nei casi previsti dall’art.49 del D.L. 230/95 e succ. mod. ed int., il Direttore è assistito dal Collegio dei Delegati alla Sicurezza che egli convoca e presiede. Il Collegio del Delegati alla Sicurezza dell’Impianto Il Collegio del Delegati alla Sicurezza dell’Impianto, costituito a norma dell’art. 49 del D.L. n° 230/95 e succ. mod. ed int., ha funzioni consultive con i compiti di cui al medesimo articolo. I membri del Collegio del Delegati alla Sicurezza dell’impianto sono nominati dal Rettore dell’Università di Pavia. Il Collegio del Delegati alla Sicurezza dell’Impianto è composto da: 1. Direttore del LENA 2. ViceDirettore del LENA 3. Esperto Qualificato del LENA 4. Responsabile dell’Unità di Garanzia della Qualità 5. Responsabile del Servizio di Fisica Sanitaria 6. Responsabile della Sezione Manutenzione Meccanica 7. Responsabile della Sezione Manutenzione Elettrica, Elettronica e della Strumentazione di Impianto 8. Rappresentante dell’APAT 9. Eventuali altri tecnici che sovrintendono a servizi essenziali per il funzionamento dell’impianto. Il Collegio dei Delegati alla Sicurezza dell’Impianto è convocato e presieduto dal Direttore del LENA. Alle riunioni del Collegio sono invitati i Responsabili delle esperienze da realizzarsi presso l’impianto, quando, a norma dell’art. 49, comma 3, lettera c) del D.L. n° 230/95 e succ. mod. ed int., il Collegio deve esprimere il parere preventivo in merito alla loro realizzazione. 19 Organico attuale del LENA Presidente: Prof. Adalberto Piazzoli Direttore: Dott. Ing. Andrea Borio di Tigliole Membri del Collegio dei Delegati alla Sicurezza dell’Impianto Dott. Ing. Andrea Borio di Tigliole Direttore Dott. Andrea Salvini Vice-Direttore Dott. Sergio Manera Esperto Qualificato Dott.sa Marcella Cagnazzo Responsabile dell’Unità di Garanzia della Qualità Sig. Fabrizio Lana Responsabile del Servizio di Fisica Sanitaria Dott. Ing. Giovanni Magrotti Responsabile Sezione Manutenzione Elettrica, Elettronica e della Strumentazione di Impianto Sig. Fausto Marchetti Responsabile Sezione Manutenzione Meccanica 20 Altri dipendenti del LENA Vinciguerra Gabriele Pappalardo Pietra Losi Alberto Dott.ssa Piccitto Zelaschi Carmela Supervisore del Reattore Operatore del Reattore Operatore del Reattore Addetta Amministrativa Membri del CTS Professor PIAZZOLI Adalberto Dip. di Fisica Nucleare e Teorica (Presidente) Dott. Ing. BORIO DI TIGLIOLE Andrea LENA (Direttore) Prof.ssa NANO Rosanna Dip. Biologia Animale Professor GERZELI Giuseppe Dip. Biologia Animale Professor FAUCITANO Antonio Dip. di Chimica Generale Professor D’AGOSTINO Gianluigi Dip. di Farmacologia Sperimentale Applicata Professor ORVINI Edoardo Dip. di Chimica Generale Prof.ssa SPEZIALI Valeria Dip. di Elettronica Professor SVELTO Francesco Dip. di Elettronica Professor ALTIERI Saverio Dip. di Fisica Nucleare e Teorica Professor ROTONDI Alberto Dip. di Fisica Nucleare e Teorica Professor DIONIGI Paolo Sezione Chirurgia Generale A - Policlinico San Matteo Professor MAGRASSI Lorenzo Sezione Clinica Neurochirurgia -Policlinico San Matteo Professor ODDONE Massimo Dip. di Chimica Generale Dott. Ing. MAGROTTI Giovanni LENA (Rappresentante del personale T.A.) Dott.ssa CAFFU’ Sonia Segretario Amministrativo 21 40° Compleanno del Reattore TRIGA MARK II Pavia 9 novembre 2005 Università degli Studi di Pavia LENA Laboratorio Energia Nucleare Applicata CENTRO SERVIZI INTERDIPARTIMENTALE PROGRAMMA DELLA GIORNATA Il 9 novembre 2005 si è svolta una giornata di festeggiamento del 40° anniversario di funzionamento del reattore. Il programma della giornata ha previsto nella mattinata, in aula Foscolo dell’Università di Pavia, gli interventi di ex-Direttori del LENA che hanno ricordato le tappe fondamentali della storia del reattore e una conferenza avente per argomento “Energia e Tecnologie Nucleari: un futuro a misura d’uomo”. Relatori della conferenza sono stati: Prof. Adalberto Piazzoli – Ordinario di Fisica Generale presso l’Università di Pavia e Presidente del LENA Prof. Renato Angelo Ricci – Ordinario di Fisica Generale presso l’Università di Padova, già Presidente della SIF (Società Italiana di Fisica), attualmente Presidente Onorario della SIF e Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare Prof. Enrico Cerrai – Docente di Tecnologie dei Materiali Nucleari presso il Politecnico di Milano, già Direttore Generale e Vice Presidente del CISE, nonché Presidente dell’AEM di Milano e consigliere di amministrazione dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), attualmente Presidente Onorario dell’AEM di Milano. Dott. Ing. Andrea Borio di Tigliole – Direttore del LENA Nel pomeriggio si è svolta presso l’aula Giulotto del Dipartimento di Fisica Nucleare e teorica dell’Università di Pavia la proiezione del film “Gli anni dell’atomo” che racconta la storia del nucleare italiano dal dopoguerra fino al nuovo millennio realizzato dal Dott. Flavio Parozzi del CESI. La giornata è stata conclusa dal Prof. Enrico Bellone, Ordinario di Storia della Scienza presso l’Università di Milano (Facoltà di SS.MM.FF) e Direttore della rivista “Le Scienze”. 22 Prof. Giorgio Flor Delegato del Rettore per l’Innovazione e il trasferimento tecnologico Autorità, Colleghi, Signore e Signori, come hanno sentito, sono qui in sostituzione del Magnifico Rettore. Alcuni giorni fa mi aveva confidato di essere ben lieto di fare la sua prima uscita ufficiale pavese portando il saluto dell’Università di Pavia a questo compleanno: purtroppo la CRUI ha indetto proprio per oggi un’ importante riunione e quindi si è dovuto recare a Roma per prendervi parte. Da parte mia posso dire che ho accettato questo incarico con vivo piacere, anche perchè i 40 anni del nostro TRIGA MARK II coincidono perfettamente con i 40 anni della mia carriera universitaria. Ho avuto la fortuna di avere il mio studio nel Dipartimento di Chimica Fisica proprio di fronte al LENA, quindi dalla mia finestra, ho potuto osservare, da un punto di vista privilegiato, alcuni aspetti esterni delle molteplici iniziative che sono state condotte in tutti questi anni. 23 Ricordo, credo fosse metà dicembre del 1966, quando il Prof. Mario Alberto Rollier, con alcuni Colleghi che vedo seduti qui davanti ed alla presenza di rappresentanti nazionali del mondo politico, organizzò la solenne inaugurazione del reattore. Ho poi potuto seguire lo sviluppo non solo di nuove strumentazioni, ma anche dell’edificio iniziale che è andato via via ingrandendosi, per cui adesso il Dipartimento di Chimica Fisica ed il LENA sono quasi a contatto. Ho potuto anche seguire, per un non trascurabile interesse scientifico, gli importanti risultati che sono stati raggiunti a livello di ricerca. In questi ultimi anni vi sono state significative applicazioni nel campo della medicina, con iniziative ben note a tutti e che qui verranno ora ricordate. Sempre dalla mia finestra, questa volta alcuni mesi fa, ho potuto assistere alla messa in opera di un ciclotrone che fornirà tra breve i radioisotopi per la diagnostica in campo medico. Pensavo, venendo qui questa mattina, anche alla travagliata storia di questo reattore rimasto ormai unico in Italia: nei 40 anni della sua vita il nucleare è passato attraverso momenti di successo ma anche di profonde crisi. Negli anni ’60 vi è stato un periodo di grande impulso: l’Italia produceva energia elettrica dal nucleare in modo cospicuo. Poi l’affare Ippolito, l’incidente alla centrale di Three Miles Island in Pennsylvania, quello di Chernobyl, infine il referendum alla fine degli anni ’80, hanno sostanzialmente portato alla scelta politica che il nucleare in Italia, come fonte di energia, venisse completamente abbandonato. Mi consola il fatto che alcuni politici in questi ultimi tempi sembrano riconoscere il grave errore commesso con il referendum ed anche i giornali riprendono a parlare del nucleare in termini positivi: per questi motivi penso che questo compleanno sia per il nostro reattore un po’ più allegro di quelli del passato. Comunque per l’Università di Pavia la presenza del reattore, che nel nostro paese è l’unico insediato in un campus universitario, è un fiore all’occhiello, una ricchezza, un valore aggiunto perchè solo qui a Pavia si possono fare ricerche in questo settore. Si è partiti dalla fisica delle particelle, dalla scienza dei materiali e si è arrivati alla cura dei tumori del fegato ed alla produzione di radioisotopi da utilizzare in campo medico: se si sono raggiunti significativi risultati lo si deve al fatto di poter disporre di un reattore a Pavia. E non dobbiamo dimenticare tutta l’attività di formazione -abbiamo molti corsi in Chimica, in Fisica, in Medicina-, che hanno come base la Radiochimica e la Chimica Nucleare, discipline che certamente possono essere insegnate e studiate nel modo migliore possibile se si dispone di un reattore e dei saperi associati alla sua corretta gestione ed al suo buon funzionamento. Lo dimostra il fatto che si è potuta istituire la Scuola Europea sulle Tecnologie Nucleari e delle Radiazioni Ionizzanti che i Proff. Piazzoli e Faucitano portano avanti ormai da 7 anni e che è ora riconosciuta a livello internazionale. 24 Ne’ va sottaciuta la mole di lavoro svolto dagli addetti al reattore nell’ambito del monitoraggio della radioattività presente nell’ambiente e diffusa sul territorio nazionale, anche in occasione di incidenti verificatesi ben lontano da noi come quello già citato di Chernobyl nel 1986. Ho qui davanti a me diversi Colleghi chimici e fisici che in questi quarant’anni hanno sostenuto con impegno e senso di responsabilità il peso dell’attività di ricerca in un contesto spesso indifferente e talora scoraggiante se non ostile: desidero ingraziarli a nome di tutto l’Ateneo per quello che hanno fatto senza scoraggiarsi anche in tempi difficili per il nucleare. Ora lascio la parola, secondo il Programma, ai Direttori del LENA che si sono susseguiti in questi anni ed in particolare all’attuale Direttore Prof. Borio. Come tutti voi sono ora ansioso di conoscere, accanto alla storia del passato, le nuove iniziative scientifiche programmate per il futuro, che certamente potranno portare ad ulteriori sviluppi e riconoscimenti per il nostro reattore. Buon lavoro a tutti. 25 Prof. Adalberto Piazzoli Ordinario di Fisica Generale presso l’Università di Pavia e Presidente del LENA Naturalmente ringrazio tutti gli intervenuti a questo evento che vuol ricordare i quarant’anni del LENA. Da qualche anno sono presidente del Comitato Tecnico Scientifico del LENA e devo dire che ne sono piuttosto orgoglioso. La storia e la biografia del laboratorio e del reattore saranno fatte dall’attuale Direttore Ing. A. Borio nella sua relazione e allora io farò solo alcune considerazioni generali e forse personali. Pare che i reattori nucleari, sia di potenza sia di ricerca, stiano dimostrando di essere più longevi del previsto, tanto più se sono tenuti bene come ...il nostro, che sta vivendo una brillante maturità: ha quarant’anni, ma ne dimostra venti, come ha anche confermato un checkup di qualche anno fa. Insomma, di andare in pensione non ne vuol proprio sapere ! Forse non tocca a me dire se in questi quarant’anni sono stati raggiunti risultati tecnici o scientifici di eccellenza, ma certamente posso dire che sono stati anni di onorato servizio: ne ha tirati fuori di neutroni e ne ha irraggiate di cose, il nostro reattore ! 26 Volevo ricordarne solo due, se non altro per la loro singolarità. Tra l’85 e il ’90 si è eseguito presso il LENA un complesso esperimento di fisica delle particelle, denominato Nadir e finanziato dall’INFN, per verificare l’ipotizzata esistenza di oscillazioni quantistiche neutrone-antineutrone. L’esperimento ha implicato la costruzione di un bunker e qualche modifica d’impianto. Purtroppo il neutrone non ne ha voluto sapere di oscillare. Ma, come si sa, i “sì” e i “no” hanno una diversa pregnanza nella ricerca sperimentale: il risultato fu che il periodo dell’oscillazione, ancorché esistente, è superiore a 105 secondi, cioè circa un giorno (oggi si sa che è superiore a 108 secondi, cioè circa 3 anni). L’altro irraggiamento singolare è stato quello di due fegati umani, espiantati e perfusi con sostanze borate, a fini di terapia oncologica. I neutroni catturati dal Boro, maggiormente assorbito dalle cellule cancerogene, inducono una reazione nucleare distruttiva per queste cellule. Il risultato purtroppo non è stato fausto per i pazienti, ma la “Boroterapia” ha suscitato molto interesse e molte speranze, in campo internazionale. Si noti che le due citate imprese sono, in un certo senso, estremamente diverse, perché la prima è di una “sublime inutilità” (qualcuno ha detto che la ricerca fondamentale si propone solo di “conoscere i pensieri di Dio”), mentre la seconda è un’applicazione di grande impatto sociale. Ogni anno vengono a visitare il LENA sei/settecento studenti, dalle scuole medie ai politecnici. E tutti rimangono un po’ stupiti, anche gli universitari, di vedere un reattore nucleare, in ...Italia: sì, perché per vederlo, ormai bisogna proprio venire a Pavia. Il nostro reattore sta per avere un vicino di casa, quasi un altro condomino ospitato nel bunker che fu dell’esperimento Nadir: un ciclotrone a protoni da 18 MeV che servirà a produrre radionuclidi, in particolare Fluoro-18, necessari per fare la PET (ecco un’altra applicazione di grande impatto sociale). La nuova macchina (che entrerà in funzione tra qualche mese), con l’aggiunta di qualche unità di personale espressamente dedicato, sarà gestita da personale del LENA sotto il profilo della sicurezza e dei controlli sanitari. Alla nuova giovane macchina diamo un caloroso benvenuto. Grazie ancora a tutti gli intervenuti. 27 Interventi di alcuni ex-Direttori del LENA Prof. Sandro Meloni 1965 – 2005: quaranta anni di vita del reattore TRIGA MARK II e di attività scientifica e didattica del Laboratorio Energia Nucleare Applicata. Parafrasando altre situazioni si potrebbe dire che il LENA ha quarant’anni ma non li dimostra ovvero che la vita del LENA comincia a quarant’anni. Entrambe queste affermazioni mi sembrano veritiere: frequentando il LENA o anche semplicemente visitandolo ci si accorge come l’impianto ha mantenute inalterate, se non migliorate, le caratteristiche originarie di sicurezza e versatilità che lo rendono ancora oggi quanto mai idoneo per lo svolgimento di programmi di ricerca di base o applicata. Le attività in corso e quelle programmate a breve o medio periodo fanno intravedere ancora una lunga vita del reattore TRIGA MARK II, quale strumento insostituibile, per lo meno 29 attualmente, per lo svolgimento di attività di ricerca e didattica in molti campi del sapere scientifico e/o tecnologico. 30 Celebrare i 40 anni significa anche riandare indietro nel ricordo e rivivere ancora con trepidazione, in quel grigio pomeriggio del 15 novembre 1965, gli istanti che precedettero il raggiungimento della criticità e il senso di appagamento e di soddisfazione per il traguardo raggiunto. Ci sentivamo e in realtà eravamo dei pionieri dell’era nucleare in Italia. Vi è ancora oggi all’ingresso del LENA una foto che ricorda quei momenti. Secondo la migliore tradizione inaugurata da Enrico Fermi si brinda con un bicchiere di vino. Quella foto ci riporta alla memoria quelli che sono stati i personaggi chiave nel conseguimento di quel importante traguardo. Spicca tra tutti la figura di Mario Alberto Rollier che, unitamente a Luigi Giulotto e a Alberto Gigli Berzolari, componenti del primo organo collegiale del neonato LENA, grazie alla sua intuizione, lungimiranza, impegno e volontà si batté per portare a Pavia, presso l’Università, un reattore nucleare di ricerca sicuro, agile, multiuso per promuovere e sviluppare a Pavia le discipline nucleari e in particolare quelle a lui più affini della Radiochimica e della Chimica Nucleare. Ancora oggi dobbiamo essere grati e riconoscenti a Mario Alberto Rollier per averci fornito il motivo per celebrare i 40 anni di questa impresa. Rollier non era tuttavia nuovo ad imprese di questo tipo: mentre era, negli anni tra il 1956 e il 1960 Professore all’Università di Cagliari, riuscì a farsi finanziare le costruzione di un piccolo reattore subcritico, SM-1, installato presso l’Istituto di Chimica Generale dell’Università di Cagliari nel 1958. A quel tempo era l’unica macchina in Italia a produrre e moltiplicare i neutroni lenti, tanto da suscitare un titolo roboante sulla rivista Energia Nucleare, “I Neutroni Lenti Tornano in Italia”, naturalmente dopo gli esperimenti di Enrico Fermi in Via Panisperna a Roma negli anni precedenti la seconda guerra mondiale . Con il trasferimento di Rollier a Pavia alla fine del 1960, anche la struttura subcritica venne trasferita a Pavia dove è tuttora esistente presso il Dipartimento di Chimica Generale dell’Università. In quella foto un po’ sfuocata, vi è poi un trio di giovani, naturalmente di allora, il trio CaMeTa (Achille Cambieri, Sandro Meloni e Vittorio Tazzoli), che coordinò e seguì la progettazione e la costruzione del Laboratorio per tutta la parte non nucleare. A loro si aggiunsero poi Franco Cingoli e Edoardo Orvini. Quasi tutti ebbero poi la opportunità di essere addestrati alla conduzione del reattore TRIGA frequentando un corso specifico presso la casa costruttrice, la General Atomic di San Diego in California (USA). Nella foto vi è poi presente un’altra persona, prematuramente scomparsa, Vera Maxia, che fu il primo Direttore del LENA. E’ assente nella foto un’altra figura storica del LENA, che è doveroso ricordare oggi, Nicla Genova, recentemente scomparsa, quel giorno vittima di un incidente stradale. La Genova fu il primo e per lunghi anni l’unico Esperto Qualificato del LENA. 31 Mi piace qui ricordare anche tutto il personale tecnico-amministrativo che tanto ha dato, con diverse professionalità, per far crescere ed affermare il LENA: Massara, D’Errico, Bergamini, Oldani, Carughi, Bianchi, Rosti. Dicevo prima che ci sentivamo ed eravamo dei pionieri. Le conoscenze pregresse sugli impianti nucleari erano assai limitate per quasi tutti noi; certo sopperivamo con lo studio e con la formazione ricevuta negli USA. Vi era però in noi uno spiccato interesse a verificare nella pratica quanto appreso, avevamo tutti il gusto dello sperimentare. A quel tempo era forse tutto più facile: la normativa era meno complessa e pressante, vi era in tutti noi un forte senso di autocritica e di auto controllo che non ha mai fatto venire meno i massimi livelli di sicurezza e di protezione per il personale e per gli utenti. Altri importanti traguardi furono raggiunti in quei giorni quarant’anni fa. Ad esempio il raggiungimento della massima potenza in funzionamento in stato stazionario, 250 kW: finalmente si poteva disporre di un flusso neutronico adeguato per lo svolgimento dei progetti di ricerca da anni programmati. Il ricordo va anche all’effettuazione dei primi impulsi con la potenza di picco che schizzava a 250 MW, creando nella sala reattore bagliori surreali. Da quei giorni il LENA ha fatto molta strada. E’ stato la sede di importanti esperimenti nazionali ed internazionali (Euracos II, oscillazione neutrone-antineutrone, BNCT, ecc), sono stati sviluppati metodi innovativi di analisi per attivazione neutronica sia strumentale che distruttiva ed applicati a numerosi settori disciplinari (beni culturali, ricerca biomedica, scienza dei materiali, certificazione di materiali standard di riferimento, ricerca ambientale, scienze forensi, ecc.). Va anche ricordato il gravoso impegno civile e lo sforzo organizzativo del LENA, e della Prof.ssa Genova in particolare, nei giorni dell’incidente di Chernobyl. Per lunghe settimane il LENA fu l’unica istituzione locale a monitorare il livello di radioattività ambientale e a fornire informazioni obiettive su quanto stava accadendo. Oggi il LENA inizia una sua nuova stagione: il Laboratorio è stato rinnovato nelle strutture e nelle attrezzature; l’installazione del ciclotrone diversifica ed amplia i settori di intervento nell’ambito delle scienze nucleari; il personale si è arricchito di un nutrito gruppo di giovani di alta qualificazione professionale, fortemente motivato ed entusiasta. Esistono quindi tutti i presupposti perché l’Università di Pavia, con il suo Laboratorio di Energia Nucleare Applicata, si affermi come centro di eccellenza nelle discipline nucleari, unico nel panorama scientifico e tecnologico nazionale. Vi saranno pertanto molti altri traguardi da raggiungere, molti altri compleanni da festeggiare. Nel mio piccolo mi prenoto per la cerimonia del cinquantesimo. 32 Prof. Tazio Pinelli Buongiorno a tutti. Mi è stato chiesto di fare un sunto delle attività svolte al LENA nel periodo del mio Direttorato. Sono stato Direttore del LENA per 12-13 anni a partire da 4-5 anni dopo che era stato realizzato il reattore nucleare. Come ricercatore sono entrato nel Laboratorio da neo-laureato con forte piacere di fare ricerca. Il mio gruppo di ricerca ha messo a punto 2 canali neutronici adatti alla ricerca nucleare di base ed anche applicata. Dopo aver realizzato le adeguate strutture schermanti per neutroni, abbiamo iniziato lo studio sperimentale di eventi rari di Fissione Nucleare Ternaria, studio che si è protratto per una decina di anni. Nel tempo il gruppo si è assottigliato in quanto diverse industrie lombarde offrivano ai giovani fisici lavori molto interessanti. Allora la simbiosi ricerca-industria dava vantaggi sia ai ricercatori sia alla economia del Paese. I risultati di questa ricerca (finanziata dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) sono stati apprezzati sul piano internazionale e sono tuttora la base di un modello nucleare sviluppato dal Prof. Grainer dell’Università di Francoforte. Inoltre i risultati hanno permesso di generalizzare il modello statistico della Fissione Nucleare realizzato dal Prof. Fong, della Memory University negli Stati Uniti e dal Professore Facchini dell’Università di Milano. 33 Sin dai primi anni di lavoro come Direttore del LENA, insieme al mio gruppo di ricerca, mi sono impegnato a sviluppare nel Laboratorio la Fisica dei Neutroni in ogni suo aspetto. 34 L’attività in questo campo è stata svolta in stretta collaborazione con il personale del LENA e con istituzioni extra-universitarie con cui il LENA ha stipulato opportuni contratti. Fra queste istituzioni vorrei citare l’Euratom di Ispra, che allora si occupava di reattori nucleari sia termici sia veloci. Il centro di Ispra ha firmato due distinti contratti con il LENA. In particolare al LENA si è svolto lo studio del sodio liquido come moderatore e come refrigeratore del reattore veloce. In quel tempo lo studio sperimentale nell’ambito della tecnologia del reattore veloce era di grande interesse e attualità. In Europa, a dedicarsi maggiormente alla realizzazione di un reattore veloce erano i Francesi. Una volta eseguita la ricerca sul sodio con il finanziamento dell’ EURATOM, è stato posizionato nella colonna termica modificata un convertitore di energia (di proprietà EURATOM) in modo da ottenere neutroni con energia maggiore dei neutroni termici. Il suddetto convertitore (EURACOS) ha permesso lo studio di nuovi materiali schermanti. Abbiamo poi lavorato con l’Agusta di Cascina Costa per analizzare, con la tecnica della neutronigrafia, parti di manufatti riguardanti gli elicotteri, soprattutto le eliche, da costruire in fibre di carbonio. Dopo una visita al grande laboratorio di Saclay (Francia) dove la neutronigrafia era pervenuta ad un alto grado di eccellenza, al LENA sono state messe a punto tecniche per ottimizzare le analisi in quel campo. Altre attività sono state svolte per conto di industrie di antibiotici, di strumenti medicali, eccetera. Nel campo degli antibiotici, insieme con la Zambon, abbiamo studiato una procedura neutronica per osservare il rilasco nel tempo dell’antibiotico somministrato agli animali (Scimpanzè). Nel campo della medicina industriale abbiamo collaborato nella messa a punto di strumentazione originale per gabinetti di analisi mediche. Uno spettometro per neutroni veloci, necessario per determinare lo spettro dei neutroni generati da EURACOS è stato ideato, costruito e collaudato al LENA. Questo spettometro è stato utilizzato anche nell’Istituto Elettrotecnico (IPRA) dedicato ai reattori di potenza della Standford University. E’ stato poi realizzato un originale dispositivo ottico per collimare ed arricchire un fascio di neutroni termici. Nel corso di una ricerca congiunta tra fisici e biologi, sono state valutate per la prima volta le efficienze biologiche relative riguardanti la sopravvivenza e la capacità riproduttiva dopo irraggiamento con neutroni termici e veloci. I risultati degli irraggiamenti neutronici sono stati confrontati con i risultati dell’irraggiamento con raggi X. I risultati ottenuti hanno suscitato grande interesse, tanto che sono pervenute oltre 3.000 richieste di reprint e di chiarimenti su vari aspetti del lavoro. 35 Negli ultimi mesi del mio Direttorato è nata l’idea di applicare la Boron Neutron Capture Therapy (già impiegata in Giappone per curare tumori cerebrali) per trattare metastasi oncologiche nel fegato. L’idea era di irraggiare fegati (umani) espiantati e perfusi con sostanze borate, con lo scopo di distruggere maggiormente le cellule cancerogene. Le modalità e le dosi sono molto critiche ed hanno richiesto ben 13 anni per la loro messa a punto. E’ seguito il trattamento di due pazienti, per uno dei quali la BNCT è stata una possibilità unica di prolungare la propria vita per alcuni anni. Il trattamento ha riportato un successo che è stato pubblicizzato a livello mondiale, tuttavia la BNCT è nella sua fase iniziale e sono in corso valutazioni approfondite relative all’opportunità di continuare nella sperimentazione umana. 36 Prof. Saverio Altieri Sono felice di poter intervenire in quest’occasione anche se sono stato direttore del LENA solo per un paio d’anni: un periodo breve ma cruciale. L’impianto, infatti, aveva raggiunto i 32 anni e bisognava decidere se mandarlo in pensione o verificare la possibilità che potesse continuare a lavorare bene ancora per parecchio tempo. Per questo sono stati chiamati i colleghi esperti dell’ Atominstitut der Osterreichischen Universitaten di Vienna (H. Bock, E. Klapfer e H. Schachner) che hanno portato varie apparecchiature necessarie a fare un check up completo del nocciolo, fra cui un endoscopio subacqueo, un compressore in grado di produrre un getto d’acqua in pressione fino a 100 bar e una pompa dotata di filtri di varia granularità per la purificazione dell’acqua del tank. Sono lieto di potervi mostrare oggi alcune immagini di quel controllo che, come già anticipato dal Prof. Piazzoli, alla fine ha rivelato che il cuore del reattore era ancora quello di un diciottenne. Il nocciolo è stato completamente svuotato da tutti gli elementi di combustibile e il tank sottoposto ad un’approfondita pulizia. Nel corso dell’operazione sono stati ripescati oggetti di vario genere (bulloni, rondelle e altri pezzi metallici) che nel corso degli anni erano finiti in fondo al tank. Al momento di estrarre il canale centrale è stato scoperto che questo aveva 37 una saldatura, posta sotto la griglia superiore, che aveva subito una deformazione e ne impediva l’estrazione. 38 Questo ci ha costretti a smontare tutto il sistema delle barre di controllo per poter sollevare la griglia superiore del core; così il canale e la griglia stessa sono stati sollevati fino al pelo dell’acqua e il canale, una volta tagliato, è stato sfilato dalla parte inferiore della griglia. Nel frattempo, avendo sollevato la griglia superiore, abbiamo constatato che il sistema di fissaggio alla griglia inferiore di uno dei tubi-guida delle barre (quello della regulating) era danneggiato; si è così proceduto alla riparazione di questo sistema. Alla fine, dopo una settimana di lavoro e di vari controlli minuziosi, il nocciolo è stato ricostituito e la luce Cherenkov è tornata a splendere nel tank. 39 “Energia e Tecnologie Nucleari: un futuro a misura d’uomo” “Il Neutrone, questo sconosciuto” Prof. Adalberto Piazzoli Ordinario di Fisica presso l’Università di Pavia Presidente del LENA Inizio io, solo per il fatto che in un certo senso la mia relazione è propedeutica alle altre. Essendo io un “particellaio”o, come si dice a Roma un “particellaro”, parlerò del neutrone, ma non tanto di quello che ...fa, quanto di quello che ...è, cioè delle sue proprietà e di quello che ... c’è dentro. Dunque, negli anni venti, poco prima della sua scoperta, senza neutrone non si poteva più campare. I nuclei avrebbero dovuto contenere protoni ed elettroni, come in una sorta di “Panettone con l’uvetta” che Thomson aveva già introdotto come modello primordiale di atomo. Era una situazione insostenibile: il nucleo di Azoto-14 (N-14), per esempio, avrebbe dovuto contenere 14 protoni e 7 elettroni, cioè 21 oggetti di spin ½ e quindi anche N-14 avrebbe dovuto avere spin semintero, cioè essere un fermione; ma questo era incompatibile con l’interpretazione dell’effetto Raman. Un’altra più grossa difficoltà era che un elettrone non può essere confinato in un volumetto diciamo di un Fermi cubo, perché la conseguente indeterminazione sull’impulso gli conferirebbe una 40 velocità, vista la sua piccola massa, superiore a ogni ipotizzabile velocità di fuga. 41 Finalmente nel 1932, arriva il ... neutrone: lo scopre James Chadwick. Il lavoro originale sulla rivista Proceeding of Royal Society è intitolato “The existence of neutron” e nella Tr.1 mostro il Summary, una foto dell’autore, nonchè lo schema originale del suo apparato sperimentale. Come si evince dal Summary, Chadwick aveva ancora un’idea classicheggiante del neutrone, perché lo concepiva come una sorta di atomo supercompatto: un protone e un elettrone legati insieme, chi sa poi da quale forza (se fosse elettromagnetica costituirebbero un atomo di idrogeno). Il 1932 è stato chiamato “Anno mirabile“ della Fisica, come il 1905 (l’anno della Relatività Speciale) perché sono state fatte altre due importanti scoperte, nonché un’invenzione altrettanto importante. Una è la scoperta del positrone da parte di Anderson e Nedermayer che avevano confermato la previsione teorica di Dirac (con la previsione del monopolo magnetico invece, gli è andata male, almeno fino a oggi) e l’altra è l’origine extra terrestre dei raggi che da allora furono chiamati “cosmici”. L’invenzione è quella del primo acceleratore di particelle: un modestissimo ciclotrone da 80 KeV operata da Lawrence. Una celebre foto lo ritrae con il ciclotrone ...in mano (è appena il caso di ricordare che l’ultimo acceleratore del CERN ha una circonferenza di 27 Km). Ma torniamo al neutrone. Sul nome ci fu una certa discussione, perché nel ’30 Pauli, allo scopo di spiegare il puzzle dello spettro continuo degli elettroni emessi nel decadimento del Trizio, aveva suggerito l’esistenza di una celebre particella, che oggi si chiama “neutrino”, e che lui aveva proposto di chiamare “neutrone”. Sarà poi Fermi a ...decidere: si chiami “neutrone” quello di Chadwick e “neutrino” quello di Pauli ! Copia della celebre lettera di Pauli ai partecipanti a un congresso di Tubingen a cui lui non aveva potuto partecipare a causa di un impegno mondano che spudoratamente confessa (una festa da ballo) è mostrata in Tr.2. 42 Dear Radioactive Ladies and Gentlemen, As the bearer of these lines, to whom I graciously ask you to listen, will explain to you in more detail, how because of the “wrong” statistics of the N and 6Li nuclei and the continous β-spectrum. I have hit upon a disperate remedy to save the “exchange theorem” of statistics and the low of conservation of energy. Namely, the possibility that there could exist in the nuclei electrically neutral particles, that I wish to call neutrons, which have spin ½ and obey the exclusion principle and which further differ from light quanta in that they do not travel with the velocity of light. The mass of the neutrons should be of the same order of magnitude as the electron mass and in any event not larger than 0.01 proton masses. – The continuous β-spectrum would then become understandable by the assumption that in β-decay a neutron is emitted in addition to the electron such that the sum of the energies of the neutron and electron is constant. Unfortunately I cannot appear in Tübingen personally, since I am indispensable here in Zürich because of a ball on the night of 6/7 December. – With my besr regards to you, and also to Mr. Back, your humble servant, W. Pauli Il neutrone è una particella instabile e, con una vita media di circa 887 secondi, decade in un protone, un elettrone e un antineutrino. S’intende naturalmente un neutrone “libero”, perché altrimenti a determinare il valore della vita media sono le masse del nucleo “padre” e “figlio”: ci sono nuclei che decadono emettendo elettroni, altri emettendo positroni e altri ovviamente sono stabili. Non sarebbe del tutto corretto pensare che un nucleo è “beta-meno-attivo” se un suo neutrone costituente decade emettendo un elettrone e “ beta- più- attivo” se un suo protone costituente decade emettendo un positrone (ciò che è energeticamente proibito per un protone libero), perché ogni costituente del nucleo, detto “nucleone”, gioca “a turno” il ruolo di neutrone e di protone: misteri della meccanica quantistica! E adesso arriva ..., “la Sora Cesarina“. Ma chi è ? Qualcuno dice che avrebbe dovuto avere il Premio Nobel , ma fa per scherzare ! Era la donna delle pulizie degli anni trenta nell’Istituto di Fisica di Via Panisperna a Roma. Ma andiamo con ordine. Il 22 ottobre 1934 “I ragazzi di Via Panisperna” osservano uno strano fenomeno che naturalmente viene prontamente spiegato da E.Fermi: i neutroni emessi da una sorgente di Radio-Berillio sono molto più efficaci nell’attivare un bersaglio di Argento, se prima attraversano uno strato di materiale leggero, come paraffina o acqua, anziché uno pesante, come Piombo. 43 La ragione è che il materiale leggero è più efficace nel rallentare i neutroni e questi interagiscono tanto più con l’Argento quanto più sono lenti: come se ci passassero più tempo vicino. La Tr.3 mostra una modesta pagina originale del taccuino personale di Fermi in cui appaiono due colonne di numeri e i numeri di una sono sistematicamente maggiori di quelli dell’altra: ebbene, questa pagina vale un Premio Nobel, perché vi si intravede la possibilità di realizzare centrali nucleari e purtroppo anche ... bombe nucleari. E la Sora Cesarina ? Negli anni ’50, uno dei ”ragazzi”, il chimico D’Agostino, racconta su Candido (un giornale satirico dell’epoca) che in effetti la scoperta era incominciata con l’intrigante osservazione che sul tavolo di B.Pontecorvo l’Argento si attivava di più che sugli altri. A un’ attenta indagine di Fermi risultò che sotto a quel tavolo la Sora Cesarina depositava dei secchi d’acqua che usava per la pulizia dei pavimenti e che allora Fermi, come una sorta di tenente Colombo, mise un secchio sul tavolo e dentro ci mise la sorgente di Radio-Berillio unitamente all’Argento: l’effetto risultò ancora più vistoso. Non sembra proprio credibile questa storia e non è chiaro perché D’Agostino abbia voluto raccontarla. 44 Comunque, dopo la scoperta avvengono dei fatti ormai storici. Fermi prende il Nobel nel ’38, naturalmente a Stoccolma, e invece di tornarsene a casa va negli Stati Uniti, dove nel ’42 realizza la famosa “Pila di Fermi”. Intanto erano stati scoperti i “Transuranici” e non dai “ragazzi” (anzi loro avevano preso una ... cantonata, dichiarandone la scoperta, poi subito smentita) e così pure la fissione dell’Uranio235. La Tr.4 mostra un disegno-vignetta della Pila di Fermi (pare che non esistano fotografie, per ragioni di segretezza militare). Si noti l’omino pronto con un’ascia a tagliare una fune che trattiene una barra di controllo e che immagino sia un funzionario .... dell’ANPA. Non tutti sanno che la pila aveva una potenza di...mezzo Watt e che quel giorno funzionò per 28 minuti: fu comunque abbastanza per convincere gli americani che si poteva realizzare una bomba atomica. Ora vorrei elencare i ..”titoli” del neutrone : è un “nucleone”: vuol dire che è un costituente dei nuclei. è un “barione”: vuol dire che è una particella pesante e che possiede un numero quantico “conservato”, chiamato “numero barionico”. è un “adrone”: vuol dire che è una particella capace di interagire “fortemente”. è un”fermione”: vuol dire che ha spin semintero ( ½ ) e che quindi deve ubbidire alla statistica di Fermi-Dirac e quindi al Principio di Pauli. E ora una “carta d’identità” : Massa : 939,36 MeV ; Carica elettrica : zero ; Spin : ½ ; Momento Magnetico : - 1,91 magnetoni nucleari ; Vita media : 887 secondi: Segni particolari : nessuno! Sul Particle Phisics Booklet edito ogni anno dal CERN per addetti ai lavori, c’è anche scritto: IJP=½, ½, + , dove I è “l’isospin”, J è lo spin e P è la “parità intrinseca”. Ma cos’è l’isospin? è un numero quantico conservato dalle interazioni forti formalmente analogo allo spin. Diciamo che se rappresentiamo un nucleone con una freccia, in analogia con lo spin ma in un altro spazio astratto, risulta che questa può essere rivolta solo in 45 due sensi, uno corrispondente allo stato di protone e l’altro a quello di neutrone (una tipica ...diavoleria quantistica): l’isospin del nucleone è ½. Credo non dispiaccia a nessuno se rinuncio a definire la “parità intrinseca”. La Tr.5 mostra una carta d’identità più professionale: si noti con quale fantastica precisione sono dati alcuni numeri sperimentalmente determinati. Ho evidenziato il momento di dipolo elettrico espresso in “carica elementare per cm” che è estremamente piccolo e compatibile con zero come vuole la teoria (più sotto mi dilungherò un poco su questo punto) e il periodo di un’eventuale oscillazione neutrone-antineutrone che è maggiore di 10 alla 8 secondi. Ho personalmente partecipato a due esperimenti per la sua determinazione, con risultato negativo, cioè con nessun antineutrone rivelato, ma che hanno tuttavia permesso di fornire questo limite inferiore; uno di questi è stato eseguito proprio al LENA di Pavia. Una nota un poco filosofeggiante sul momento di dipolo elettrico che in gergo si chiama EDM. E’ proibito per una particella elementare possedere un EDM, per almeno due ragioni : - per la conservazione della parità ( P ) : supponiamo che una particella possieda un EDM parallelo al suo spin. Vista in uno specchio, questa particella avrebbe EDM e spin antiparalleli, perché lo spin è un vettore “assiale”, mentre l’EDM è un vettore ”polare”: ma è proibito distinguere una particella dalla sua immagine speculare. - per l’invarianza “time-reversal” ( T ) : supponiamo di riprendere una particella dotata di EDM parallelo allo spin con un’ ipotetica e fantascientifica telecamera: la vedremmo ruotare su stessa in senso antiorario perchè lo spin è appunto sintomo di questo fatto. Supponiamo ora di far girare la videocassetta al contrario. Ce ne accorgeremmo subito, perché vedremmo la rotazione oraria e allora spin e EDM sarebbero antiparalleli, invece che paralleli: ma anche questo è proibito. Le due ragioni citate valgono naturalmente per tutte le particelle ma il neutrone si presta particolarmente bene a una verifica sperimentale, perché non possiede carica elettrica, che “oscurerebbe” l’eventuale EDM. Ma poiché le interazioni “deboli” violano siano P che T un pur piccolo EDM potrebbe anche esistere. Il neutrone è naturalmente costituito da tre quark : udd. Dove u e d indicano il “flavor” (il tipo) di quark : il protone sarebbe uud. Il neutrone appartiene a famiglie più complesse di particelle: un “ottetto di SU(3)” e un ”20pletto di SU(4) “ e non pretendo di essere compreso dai non particellai. Con la tecnica dello scattering elastico di elettroni sono stati misurati i fattori di forma, elettrico e magnetico, del neutrone. Ma cosa sono i fattori di forma? Sono le trasformate di Fourier nello spazio dell’impulso trasferito della densità, rispettivamente di carica e di corrente, nell’interno del neutrone. E del neutrone credo di aver detto tutto, almeno tutto quello che so. 46 Riporto qui di seguito la voce “neutrone” trovata su un’enciclopedia. Neutrone Particella elementare neutra di massa uguale a quella del protone, insieme al quale costituisce la materia nucleare: è quindi un nucleone. E’ instabile, e decade in un protone, un elettrone e un antineutrino con una vita media d circa 12 min, liberando un’energia di 0,786 MeV. La sua massa è di circa 1,008 unità di massa atomica. Viene liberato in particolari reazioni nucleari e nella fissione. Non essendo soggetto a forze di natura elettrica può penetrare facilmente nei nuclei. Quando i n. hanno energia relativamente bassa (n. termici) hanno particolare efficacia per produrre la fissione. Il n. fu scoperto da J. Chadwick nel 1932. || Bomba al n. ordigno nucleare che utilizza la capacità dei n. di attraversare la materia lasciandola integra; il suo uso consentirebbe di cancellare ogni forma di vita dall’obiettivo stabilito, senza però distruggere installazioni o mezzi militari, edifici ecc. Progettata dagli U.S.A. come arma tattica, ha suscitato vaste proteste e preoccupazioni, tanto che a più riprese ne è stata interrotta la costruzione. || Stelle di neutroni Stelle di piccole dimensioni e di altissima densità la cui esistenza viene richiesta per spiegare le sorgenti di raggi X non solari. Ho evidenziato due termini correlati ed entrambi piuttosto popolari :”Bomba al neutrone “ e ”Stella di neutroni”: senza volerne spiegare il significato. Ma quanti sono i neutroni ...nell’Universo ? 47 Bò! Si valuta però che i nucleoni siano 1080, nucleone più, nucleone meno ! 48 “La Storia del Nucleare in Italia” Prof. Enrico Cerrai Docente di Tecnologie dei Materiali Nucleari presso il Politecnico di Milano Già Direttore Generale e Vice Presidente del CISE Presidente Onorario dell’AEM di Milano Io sono qua per alcune considerazioni di carattere generale, poi il Prof. Ricci farà degli approfondimenti. Intanto ringrazio per essere stato invitato perché ho una certa affezione al LENA. Sono stato nel Consiglio Scientifico del Centro dal 1970 al 1997, 27 anni, poi, questa mattina, abbiamo imparato che il nucleare non invecchia mai, quindi per noi il tempo non è un problema. Prima di tutto sento il dovere di ricordare Rollier, ed approfitto del fatto che sono presenti molti giovani, ormai la terza generazione rispetto a quella che iniziò nel dopoguerra, per ricordare che il Paese a quei tempi, dal ’46 agli anni ’50, non era quello di oggi per il fervore e la dedizione nelle attività di ricerca e sviluppo anche e soprattutto nel nucleare e nelle tecnologie nucleari. E l’entusiasmo era trasfuso in noi da figure come il Prof. Mario Alberto Rollier, il quale, subito dopo la guerra, anche come Consigliere al Comune di Milano, propugnava la creazione di centri industriali di ricerca in aggiunta a quelli inseriti nel sistema universitario o del CNR o altro. Egli sosteneva la necessità di progetti e programmi che consentissero all’industria nazionale di risorgere dalle rovine della guerra. Ed egli, insieme con i fisici dell’Università di 49 Milano, si prodigava affinché in Italia si riprendessero gli studi nucleari anche ai fini energetici. 50 Il risultato fu che nel novembre 1946 diverse società industriali private, per iniziativa dell’amministratore delegato della Edison, Ing. Vittorio De Biase, con i fisici di Milano, Giuseppe Bolla, Carlo Salvetti, Giorgio Salvini ed altri fisici ed ingegneri, come Mario Silvestri, riuscirono a far nascere, presso un notaio, una piccola società di ricerca che fu chiamata CISE (Centro Informazioni Studi Esperienze). Essa crebbe e, come anche molti presenti sanno, fu una grande scuola dove io stesso ho passato una vita. Alle origini, proprio Mario Alberto Rollier aveva ottenuto che il Comune di Milano, come istituzione, fosse socio di questa iniziativa unendosi agli industriali fondatori. Il Paese dispose così del primo laboratorio, espresso dall’industria, dedicato agli studi, alla ricerca ed alla sperimentazione nel campo dell’energia e della sua applicazioni. In particolare, iniziarono subito gli studi e gli esperimenti in campo nucleare, inizialmente in segreto perché l’Italia, in regime armistiziale non poteva occuparsi di tale materia. In quegli anni ’46, ’47, ’48, a Milano, in alcune stanze e cantine della Edison, vicino al Cimitero Monumentale, si ottennero i primi risultati che furono il seme della ricerca nucleare italiana. Basta ricordare che con apparecchiature in gran parte costruite dagli stessi ricercatori fu misurata la sezione d’urto di fissione dell’uranio 235, con ottima precisione, quando ciò era ancora coperto da segreto. Le iniziative di Mario Alberto Rollier, come la struttura sottocritica di Cagliari e questo stesso Centro con il suo Triga, nascevano dallo spirito di allora, ed egli era sempre stato vicino al CISE. Infatti, insieme andavamo a rappresentare l’Italia all’Euratom, per l’esame del progetto europeo della società per il trattamento dei combustibili nucleari irradiati, finalizzato al recupero dell’uranio fissile incombusto e del plutonio. Noi andavamo a portare la presenza dell’Italia, riferendo a Felice Ippolito, Segretario Generale dell’allora CNRN, poi CNEN, a fianco degli altri Paesi europei che intraprendevano il loro cammino nel nucleare per usi civili. Con le vicende degli ultimi vent’anni, solo noi, non solo ci siamo fermati ma siamo più indietro di allora. Osservavo tra me questa mattina che qui, col TRIGA, dopo che frettolosamente centrali e reattori da ricerca sono stati spenti, esiste, forse unica in Italia, una reazione di fissione nucleare propriamente detta, autosostenentesi, in esercizio, governata, regolata e ben utilizzata. Questo è incoraggiante, in un momento nel quale molti, a livello mondiale, stanno riparlando del nucleare. In che termini stanno parlando del nucleare? Grandi nazioni stanno dicendo che di fronte al pericolo del riscaldamento globale del pianeta a causa dei gas serra (CO2,CH4 ecc.), bisogna reagire adottando sistemi energetici diversi, non produttori di CO2. In sostanza con questo si stanno riprendendo progetti e programmi per il ritorno al nucleare. Allora, qual’è il quadro generale? Cosa vuol dire ripresa nucleare? Ricominciare ad installare, progettare e costruire, con progettazione attuale, che però non è molto diversa dalla progettazione classica, dei reattori del tipo più diffuso oggi nel mondo, quelli ad acqua in 51 pressione, i PWR. Vuol dire ritrovare i siti, costruire a fianco industria, progettisti e gestione e, disporre dei capitali. Il nostro Paese in venti anni si è allontanato da tutto questo, e soprattutto si è soffocata una diffusa ed obiettiva cultura nucleare, elemento essenziale per suscitare il consenso sociale per questa tecnologia. Molto cammino sarebbe da percorrere per risalire la china. Qualche elemento positivo sta emergendo. Eminenti politici accettano di discutere il problema di un possibile ritorno dell’Italia al nucleare, pur con molta timidezza nel pronunciarsi. Si notano segni di ripresa in ambito industriale. Abbiamo visto rinascere come società autonoma l’Ansaldo Nucleare due settimane fa. Però la situazione mondiale è ben diversa da quella che dipinge la propaganda antinucleare, la quale relega questa fonte fra le minori facendo notare che essa contribuisce al bilancio delle risorse energetiche primarie solo per il 7%. E’ noto che l’energia nucleare è usata per produrre quasi unicamente energia elettrica, e nel bilancio mondiale essa copre il 17%, così come la idroelettrica che è ferma a tale valore pur essendo quest’ultima fra le prime fonti storiche alle quali l’uomo ha attinto da secoli per ottenere energia utile. La sequenza storica dell’uso delle fonti energetiche ha un andamento non casuale ma risponde a leggi che sono state verificate dai ricercatori dello IIASA di Vienna. Soprattutto nell’ultimo paio di secoli, si è passati dal legname da ardere, che era stata la fonte primordiale, al carbone, quindi al petrolio, al gas naturale ed al nucleare, non a causa dell’esaurimento della risorsa naturale, ma per la spinta di nuove tecnologie sempre più efficienti e sempre più compatibili con l’ambiente. L’affermarsi di ogni nuova fonte ha seguito un andamento temporale che si può assimilare a quello di una curva logistica, tipica della curva di apprendimento. Così i ricercatori dello IIASA, fra i quali il brillantissimo nostro concittadino Cesare Marchetti, sulla base dei dati storici hanno potuto tracciare le previsioni per il futuro. Non solo corrispondono all’esperienza gli andamenti previsti per le tre fonti fossili, dai quali emerge la forte ascesa del gas naturale a scapito delle altre due, ma si evidenzia pure una affermazione del nucleare inizialmente più rapida del previsto, con l’indicazione di una seria ripresa, dopo il periodo di stasi che abbiamo vissuto. Si noterà che il passaggio dal carbone al petrolio e quindi al gas naturale ha consentito una produzione di anidride carbonica per unità di energia via via decrescente. Infatti, in media, la produzione di 1kWh elettrico comporta una emissione di CO2 di almeno 800 grammi, quella col petrolio 600 grammi e quella col gas naturale 400 grammi. La produzione elettronucleare è priva di CO2. Un altro aspetto interessante accompagna la sequenza storica delle fonti. Esso riguarda il contributo energetico fornito dall’idrogeno al soddisfacimento del fabbisogno dell’Umanità. Lo stesso carbon fossile è formato da carbonio accompagnato da idrogeno nel rapporto 1 C a 0,8 H, cosicché l’idrogeno, che brucia insieme col carbone, fornisce il 20% dell’energia totale prodotta. Con gli idrocarburi il contributo energetico dell’idrogeno è 52 maggiore in funzione della percentuale di idrogeno legato nella molecola, fino al metano, il quale, con 1 atomo carbonio e 4 di idrogeno, ricava da questi ultimi il 51% della sua energia di combustione. A livello mondiale il contributo energetico dell’idrogeno, supera il 35% dei consumi ed è in crescita al crescere dell’uso energetico del gas naturale. Ciò però significa che l’idrogeno può costituire, e lo è, una fonte primaria solo se è chimicamente legato, e poiché è legato al carbonio, la produzione di CO2 è inevitabile. Si sente molto parlare di questi tempi della “economia all’idrogeno”, come soluzione definitiva dei problemi ambientali, soprattutto per quanto riguarda l’effetto serra prevalentemente attribuito alla presenza di una crescente percentuale di CO2 nell’atmosfera terrestre. E’ indispensabile, quindi, riuscire ad ottenere idrogeno libero a partire da una sostanza priva di carbonio. Infatti il processo corrente odierno di ricavare idrogeno dagli idrocarburi per “steam reforming” obbliga al sequestro ed allo smaltimento della CO2 comunque prodotta. Ecco che il nucleare ha attirato nuovo interesse anche per la possibilità di abbinare la generazione di energia elettrica, unico suo prodotto, con quella dell’idrogeno con reazioni termochimiche a partire dall’acqua. In tal caso quest’ultima diverrebbe la vera inesauribile risorsa energetica dell’Umanità. Infatti l’idrogeno, sia nella produzione elettrica che in quella termica, forma di nuovo acqua ricombinandosi con l’ossigeno. La limitazione che caratterizza l’energia nucleare, di essere adatta quasi esclusivamente alla generazione di elettricità, lascerebbe insoddisfatta più della metà dei fabbisogni energetici complessivi, quelli relativi ai trasporti individuali, parte di quelli collettivi, gran parte di quelli termici sia civili che industriali, né sarebbe attuabile una pressoché completa elettrificazione di tutti gli usi. La complementarietà fra le tecnologie nucleari e quelle dell’idrogeno invita ad intensificare studi, ricerche e sperimentazioni affinché la visione schematica che sopra ho delineato possa divenire in futuro una realtà, quella realtà che porterà gradualmente all’affrancamento dalla schiavitù delle fonti fossili e quindi, per tutti, ad una migliore sostenibilità della vita sul nostro pianeta. Non voglio dire altro, dico solo che sono molto felice di essere qua perché vedo che finalmente si può riparlare senza vergognarsi della parola nucleare, che è stata cancellata anche in Medicina con la Risonanza Magnetica non più nucleare, Risonanza Magnetica e basta. I giornali ricominciano a parlare di nucleare, anche se tuttora alcuni ambienti politici si allarmano per timore di perdere voti. Ripensando oggi, dopo quasi vent’anni, al Referendum ed all’uso che ne fu fatto, comprendiamo quale mistificazione esso sia stato, e come le conseguenze siano andate ben oltre le intenzioni dei politici. Ma questo sarà ancora più evidente nel resto della nostra giornata. Sono certo che argomenti più interessanti e più quantitativi ci vengono ora offerti dall’amico Prof. Ricci al quale cedo la parola. Grazie per l’attenzione. 53 Attualità dell’Energia Nucleare Prof. Renato Angelo Ricci Presidente Onorario SIF Presidente AIN Introduzione Questa ricorrenza del 40mo anniversario di funzionamento del reattore TRIGA del LENA a Pavia si presta prima di tutto a ricordare le molteplici attività di fisica nucleare applicata promosse in Italia dall’INFN, dall’Università e dalle comunità scientifiche. Ció ha permesso, soprattutto negli anni ‘70-80, una grande fioritura di conoscenze e competenze scientifiche, tecniche e ingegneristiche che hanno costruito nel nostro Paese una cultura “nucleare”di prim’ordine, tale da porsi in posizioni di avanguardia non solo per ciò che riguarda il contesto intellettuale ma anche nella progettazione, realizzazione e gestione di impianti per la produzione di energia elettronucleare. Fino al 1987 quando, un anno dopo il disastro di Chernobyl, a causa di un referendum a dir poco capzioso e nel seguito interpretato surrettiziamente, malgrado posizioni responsabili delle comunità scientifiche (vorrei ricordare il Convegno Nazionale della SIF su “Energia, Sviluppo e Ambiente”) la classe politica dominante decretò la “fine del nucleare”nel nostro Paese. Sono passati quasi 20 anni e il trionfo dell’incompetenza oltre che la mancanza di qualsiasi lungimiranza nel definire una strategia energetica hanno causato un declino inevitabile delle competenze e della loro organizzazione a livello strutturale e tecnicamente produttivo tale da far rischiare un disastro ancora maggiore nel nostro Paese con la perdita vera e propria di un patrimonio culturale difficile da ricostruire. 54 Di tale carenza culturale sono tuttavia prova i perduranti slogan antinucleari quali appaiono, ad esempio, nei cartelli dei “comuni denuclearizzati” o nelle diciture relative alla risonanza magnetica dove viene soppresso l’aggettivo “nucleare”. Solo negli ultimi anni a causa dei problemi socio-economici derivanti dall’aumento continuo del prezzo del petrolio e, di conseguenza, degli idrocarburi, dalla crescita inesorabile dei fabbisogni energetici a livello globale, dall’enfatizzazione dei rischi ambientali, e a seguito della riconsiderazione come fonte strategica dell’energia nucleare, anche in Italia un più consapevole ripensamento si sta facendo strada. 1) situazione generale Faró riferimento a quanto emerge dall’analisi obbiettiva della situazione energetica mondiale, con particolare riguardo all’energia nucleare. Tale analisi, nel dettaglio, la si può trovare ad esempio negli atti del Convegno su “Orizzonti delle Tecnologie Nucleari”, tenutosi a Roma nel settembre 2004 e in quelli del Convegno “Il Paradosso dell’energia nucleare in Italia”dell’Associazione Galileo 2001 nel marzo di quest’anno. In linea generale l’aumento del fabbisogno energetico mondiale procede ad un tasso all’incirca del 2% annuo. In valore assoluto tale fabbisogno è già arrivato a oltre 10 miliardi di Tep (tonnellate equivalenti di petrolio). La potenza primaria totale necessaria a soddisfare tale fabbisogno corrisponde circa a 13 TW equivalenti all’utilizzo di 12.000 centrali da 1000 MW (di cui circa il 14% per la produzione di energia elettrica). Secondo il Consiglio Mondiale dell’Energia (WEC) la domanda mondiale di energia crescerà del 50% nei prossimi 20 anni. Per cui “…. si dovranno usare più carbone e più nucleare e …. nessuna fonte d’energia dovrà essere trascurata per arbitrarie ragioni politiche”. Tali previsioni si confrontano con una distribuzione dei consumi disomogenea. Per esempio l’attuale consumo energetico annuo per abitante in Italia è di 4 Tep (~50.000 kWh). Se ciò fosse parimenti distribuito ad ogni abitante del Pianeta, il fabbisogno energetico mondiale ammonterebbe a 24 Gtep (24 miliardi di Tep). Ciò implica ovviamente che la gran parte della crescita dei consumi energetici nei prossimi anni sarà dovuta ai Paesi in via di sviluppo, in particolare alle cosiddette Economie Emergenti, come ad esempio la Cina e l’India e alcuni paesi del Sud America. Il che comporterà, malgrado l’impiego di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili, un aggravio considerevole delle emissioni di gas serra. 55 E qui interviene il problema del “riscaldamento globale” e della sua attribuzione all’effetto serra di origine antropica e, piú specificamente, la realizzazione del Protocollo di Kyoto, che tuttavia pone forti perplessità scientifiche ed economiche. Ci si dovrebbe aspettare che una qualunque strategia energetica, non dico scientificamente fondata ma almeno provvista di buon senso tecnico-economico, si basi sull’evidenza che l’energia nucleare da fissione rappresenta il miglior complemento, se non l’unica alternativa realistica attuale, ai combustibili fossili responsabili delle emissioni di gas serra di origine antropica nella produzione di energia. I due aspetti che caratterizzano l’evoluzione sociale del secolo: lo sviluppo economico e le tematiche ambientali rendono il problema della produzione e del consumo di energia altamente e perfino drammaticamente prioritario. I costi di approvvigionamento del petrolio pongono seri problemi. Le scorte mondiali –2700 miliardi di tonnellate di cui più di 1000 già consumati- dovrebbero esaurirsi nel giro di 40-100 anni al ritmo di produzione attuale. Il confronto tra possibili nuove risorse e ritmo accelerato dei consumi appare negativo di fronte alla scomoda verità che l’80% del petrolio oggi prodotto proviene da giacimenti scoperti prima del 1973 e che la capacità produttiva della grande maggioranza dei giacimenti sta declinando. Anche le nuove scoperte, dopo aver toccato un massimo negli anni Sessanta, hanno cominciato a diminuire. Occorre inoltre considerare che il fabbisogno tendenziale di petrolio è dettato, più che dai paesi industriali avanzati, dalla domanda che vanno esprimendo le vaste aree geopolitiche in via di sviluppo e crescerà del 60% entro il 2020. Il problema della strategia energetica è pertanto una questione primaria e dimostra la necessità, anche nel nostro Paese, di una politica energetica nazionale lungimirante ed accorta che sappia tener conto della complessità e della varietà degli scenari futuri, ricorrendo ad un mix equilibrato. 2) energia nucleare La produzione di energia nucleare dopo Chernobyl non ha subito arresti. La potenza nucleare installata nel mondo è passata da 249.688 MWe del 1985 ai 358.661 del 2002; corrispondentemente la produzione totale è passata da 1500 TWh a 2575 TWh (17% della produzione di energia mondiale di elettricità). Per ciò che riguarda il numero di centrali nucleari che assicurano tale produzione sempre facendo riferimento al 2002, esso è di 441 (125 USA, 143 UE di cui 59 in Francia, 97 in Asia e 67 nell’Europa dell’Est e Russia). Ufficialmente vi sono 33 unità in costruzione (2/3 in Asia, 1/3 in Europa centrale e orientale) cui vanno aggiunti i due reattori EPR previsti in Finlandia e in Francia. 56 Nel 2002 sono stati collegati alla rete 6 nuovi reattori per una potenza complessiva di 5013 MW mentre altri 7 sono stati ordinati. -L’energia nucleare contribuisce alla copertura del fabbisogno elettrico (dati ONU-IAEA 2002) per il 35% in Europa (percentuale che non muta sostanzialmente nell’UE a 25, visto che i nuovi membri utilizzano ampiamente anch’essi l’energia elettronucleare) e per il 25% nei paesi dell’OCSE. -La competitività dell’energia nucleare è misurabile anche dai reattori di nuova generazione. La terza generazione, esemplificata dall’EPR, si confronta in modo positivo con altri impianti, a causa di un ridotto costo capitale (1250 euro/kW installato). A ció si aggiungono nuovi accorgimenti progettuali, maggiore sicurezza e affidabilità e una vita utile dell’impianto di 60 anni. Da notare che già i reattori attuali (di 2^ generazione) hanno visto prolungata la loro vita utile dai 20-30 anni di progetto ai 40-50 anni, rinviando perciò la loro dismissione e costituendo quindi un atout economico e competitivo non indifferente. Se si confrontano le varie fonti primarie tenendo conto di tutti i costi, compresi quelli ambientali, si trova che il costo totale per un impianto che produce 1000 MWe (MegaWatt elettrici) è realisticamente di 1400-1500 $/kWe per il nucleare, con un’area occupata di 15 ettari, 1770 $/kWe per il carbone (area occupata 30 ettari) , 1500 per l’olio combustibile (20 ettari), 1200 per il gas naturale (12 ettari) mentre, escludendo gli impianti idroelettrici, per le cosiddette nuove energie rinnovabili come il solare (fotovoltaico) e l’eolico, si hanno rispettivamente costi totali di impianto di 7200 $ al kWe (area occupata 200 ettari) e 2.400 $ al kWe (12.500 ettari). Tenendo conto inoltre dei costi di funzionamento e della effettiva disponibilità, si ottiene che il prezzo del kWe è di circa 3 centesimi di euro per il nucleare, 4 per il carbone, 7 per l’olio combustibile, 6 per il gas a ciclo combinato, 55 per il fotovoltaico e 11 per l’eolico. Corrispondentemente le emissioni di CO2 , nulle per il nucleare e le energie rinnovabili, ammontano a 7,5 Mtonn annue per il carbone, 6,2 per l’olio combustibile e 4,3 per il gas. Differenze notevoli si hanno anche per le emissioni di ossidi di zolfo e di azoto, comuni a tutti i combustibili fossili e assenti negli impianti nucleari, fotovoltaici ed eolici. Un dato interessante è il rapporto fra energia spesa ed energia ricavata: 1,7% per il nucleare, 5% per il carbone, 3% per l’olio combustibile, 3,8% per il gas mentre sale al 27% per il fotovoltaico e al 16,7% per l’eolico. Il che è correlato con il fatto che il fattore di carico (grosso modo la percentuale di utilizzazione) è del 90% per le centrali nucleari, a carbone, olio e gas, mentre è del 15% e del 30% rispettivamente per il fotovoltaico e l’eolico. In effetti, a fianco di un sistema rinnovabile va sempre previsto un metodo tradizionale di supporto e complemento, pena interruzioni impreviste ed imprevedibili, con un aggravio ulteriore di costi. 57 3) l’opzione nucleare e il nostro paese La strategia energetica al giorno d’oggi deve dare una risposta positiva alle seguenti esigenze: -Uso razionale delle risorse energetiche -Contenimento dell’impatto ambientale -Produzione dell’energia utile a costi contenuti -Uso razionale delle risorse naturali e l’energia nucleare può farlo, attenuando le preoccupazioni crescenti associate ad un uso esteso dei combustibili fossili. Se il nucleare può essere una soluzione percorribile, se pur parziale, per fronteggiare i problemi succitati, ancora di più lo sarebbe per il nostro Paese, che deve affrontare vere e proprie emergenze nel settore energetico e precisamente: -Eccessiva dipendenza da petrolio e gas anche nel settore elettrico -Continuo aumento di gas serra -Energia elettrica troppo cara -Inquinamento dell’area nei grandi centri urbani -Diminuzione della capacità manifatturiera nello specifico settore -Poca ricerca In effetti l’energia primaria necessaria al nostro Paese è in continua crescita (196 Mtep nel 2003). Essa dipende da un’importazione pari al 82% del fabbisogno , con un esborso annuo che nel 2003 ha superato i 30 miliardi di euro. Il fabbisogno nazionale è coperto per il 65% attraverso il ricorso agli idrocarburi (petrolio e gas naturale). La situazione è ancora più grave nel sistema elettrico dove la dipendenza dall’estero raggiunge l’84% e la dipendenza dagli idrocarburi l’80%. L’energia elettrica prodotta in Italia (in massima parte utilizzando petrolio e gas naturale) costa il 60% piú della media europea, due volte quella prodotta in Francia e tre volte quella prodotta in Svezia. Sul piano ambientale, secondo le valutazioni del Ministero dell’Ambiente, l’attuazione del protocollo di Kyoto costerebbe all’Italia 360 dollari per abitante, contro i 5 della Germania (33% nucleare) e i 3 della Francia (78% nucleare). Quanto alla possibilità di far fronte a tale situazione con il ricorso alle energie rinnovabili, basta ricordare che, a livello nazionale, il ruolo delle fonti “rinnovabili” è del 17,6% e, all’interno di questa quota, il 96,8% è prodotto con il rinnovabile tradizionale (geotermico e idroelettrico). Le fonti rinnovabili non tradizionali (0,1% in Italia) sono sostanzialmente date dal fotovoltaico e dall’eolico, con qualche contributo dalle biomasse. Se poi, malgrado la scarsa utilità ormai chiara a tutti del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra di origine antropica, il suo rispetto viene pervicacemente considerato ineluttabile 58 per onore di firma, allora il problema diventa molto serio perché non si vede come, malgrado costi esorbitanti, l’Italia possa rientrare nei limiti considerati (-6,5% rispetto al 1990, quando ancora siamo a +5-6%), se non ricorrendo a diversificazioni delle fonti primarie che, così stando le cose, nel decennio in corso e su una ragionevole economia di scala, implicherebbe un ricorso all’energia elettrica di origine nucleare comprata all’estero. Il quadro è chiaro e il nostro Paese non può prendersi il lusso di “guardare” il nuovo corso energetico-ambientale che si imporrà nello sviluppo mondiale e che comprende (vedansi le recenti decisioni del Regno Unito, degli Stati Uniti e dei Paesi asiatici) un contributo apprezzabile dell’energia nucleare. Segnali positivi sono la politica dell’ENEL (acquisto di centrali nucleari in Slovacchia), l’accordo EDF-Edison, che permetterà all’Italia di entrare nella filiera del nuovo reattore europeo EPR. Ci si aspettano inoltre iniziative per una possibile collaborazione ai progetti dei reattori di IV generazione all’interno della collaborazione internazionale (Generation IV). Ciò appare lodevole ma non risolverebbe il problema dell’utilizzazione più consistente a livello nazionale di energia elettronucleare prodotta e consumata all’estero. In conclusione appare chiaro che ogni politica energetica a livello mondiale, europeo e quindi anche nel nostro Paese, non può né potrà prescindere da una analisi obiettiva e comparata delle possibilità tecnico-economiche in gioco. La stessa questione ambientale non potrà essere affrontata seriamente e consapevolmente senza una base conoscitiva scientificamente corretta. Il binomio energia-ambiente, che sarà la base delle strategie socio-politiche di questo secolo, si trova di fronte ad una sfida epocale. Posizioni ideologicamente preconcette e disinformazioni fuorvianti dovranno cedere il passo alle forze della ragione. 59 “Il LENA e le Tecnologie Nucleari” Dott. Ing. Andrea Borio di Tigliole Direttore del LENA Io vi parlerò del secondo tema argomento della conferenza ossia delle tecnologie nucleari. Lo farò parlandovi del LENA e vi racconterò quelle che sono le principali tecnologie nucleari utilizzate presso il nostro Laboratorio. Ho voluto iniziare la presentazione proiettando un’immagine di un impianto nucleare da 1000 megawatt elettrici costruito in California in riva al mare e, come potete vedere, l’impatto non è sicuramente negativo, almeno non così negativo come quello di una serie di generatori eolici o di specchi solari! Anche questa è la “misura d’Uomo” del nucleare. Ma torniamo al LENA che è un Centro Servizi Interdipartimentale dell’Università di Pavia che gestisce un reattore nucleare di ricerca ma anche altre apparecchiature e sorgenti di radiazioni che sono messe a disposizione dei ricercatori del nostro Ateneo o di altri Enti per attività di ricerca, di didattica e di servizio. Il LENA svolge anche direttamente delle attività di ricerca, di servizio e di formazione anche di personale specializzato appunto nelle tecnologie nucleari. Il nostro reattore, ne hanno parlato i direttori precedenti è un TRIGA MARK II della General Atomics. 60 L’acronimo TRIGA significa “Training Research Isotope production General Atomics” e questo dice già quale è l’attività per la quale questo reattore è stato costruito che è appunto il training, quindi la formazione, la ricerca in generale, la produzione di radioisotopi. Il reattore ha una potenza termica di 250 kilowatt in regime stazionario e di 250 Megawatt in regime pulsato. Purtroppo sono 20 anni che non possiamo più operare il reattore in regime pulsato ma quell’idea della luce e del bagliore che illuminava la sala del reattore che ha ricordato il Prof. Meloni è molto bella. Il LENA non è solo il reattore ma è anche una serie di apparecchiature di irraggiamento e di facility: un generatore a raggi X di tipo industriale, una sorgente di cobalto60, un Laboratorio di radiochimica e, a breve, anche un ciclotrone da 18 MeV protoni per la produzione di radioisotopi per uso medicale. La settimana prossima dovremmo fare i primi collaudi a freddo dell’impianto e speriamo che nel giro di pochi mesi si possano fare i collaudi a caldo. Il ciclotrone sarà dedicato inizialmente alla produzione di radioisotopi quali fluoro-18 e azoto13 per applicazioni PET, ma anche ad attività di ricerca e, in un futuro non troppo lontano, si spera di poter realizzare anche un fascio estratto di protoni da adibire ad attività di ricerca nel campo della radiobiologia e della scienza dei materiali. A 40 anni dalla sua prima criticità, il reattore del LENA è in ottime condizioni e viene utilizzato quasi quotidianamente per svolgere importanti attività di ricerca. Quest’anno, fino alla data odierna, abbiamo funzionato per circa 400 ore, che è un dato decisamente positivo. E’ chiaro che negli anni ’60 e ’70, quando si era nel pieno sviluppo dell’era nucleare, il reattore funzionava 800-1000 ore all’anno; oggi però, in questa situazione in cui ci troviamo, dove peraltro le tecnologie nucleari non sono nemmeno conosciute dal mondo industriale italiano, funzionare circa 400 ore all’anno lo si può ritenere un ottimo risultato. Ma vediamo brevemente alcune delle attività che normalmente vengono svolte presso il LENA utilizzando il reattore. Una delle più frequenti è l’analisi dei materiali e dei campioni ambientali per la determinazione di elementi in traccia mediante il metodo dell’analisi per attivazione neutronica. Questo metodo, noto a quasi tutti i presenti, si basa semplicemente sul principio che un elemento, nel momento in cui interagisce con un neutrone, se prima non era radioattivo lo diventa e diventa quindi anche rilevabile mediante una adeguata strumentazione di misura. Un’attività molto 61 interessante che è stata svolta di recente presso di noi è stata la ricerca della presenza di meteoriti utilizzando proprio questo metodo di analisi. Infatti, analizzando lo strato profondo di terreno che corrisponde all’era nella quale si ipotizza che sia caduto il meteorite parzialmente responsabile della scomparsa dei dinosauri(circa 65 milioni di anni fa), si riscontra una quantità di iridio molto superiore a quella che si riscontra negli altri strati. Al LENA abbiamo prima verificato la presenza dell’iridio negli strati di terreno relativi a quell’era geologica e poi abbiamo iniziato la ricerca di iridio nei terreni carotati presso il Gran Sasso, dove vi sono dei laghetti di montagna che si ritiene possano avere una origine meteorica. La stessa tecnica di analisi può essere utilizzata per altre indagini, per esempio per la determinazione della distribuzione degli inquinanti in atmosfera. Il Prof. Orvini si è occupato di questa attività di ricerca e utilizzando l’analisi per attivazione neutronica delle piume degli uccelli che volano a quote diverse ha dimostrato che è possibile stabilire come gli inquinanti, in particolare i metalli pesanti, si stratificano in atmosfera. Sto facendo solo degli esempi di tanti che se ne possono fare. Oppure analizzando i muschi, i licheni prelevati sull’Himalaia si può anche in questo caso capire come certi inquinanti si distribuiscono in certe zone del pianeta. Questa è una ricerca che è stata svolta dal Prof. Gallorini e dal Dott. Rizzio del CNR di Pavia. Sempre mediante il metodo dell’attivazione neutronica è anche possibile analizzare campioni alimentari di vario genere: ad esempio, il formaggio Grana Padano e il Tè verde. Abbiamo concluso proprio di recente un contratto con il Consorzio del Grana Padano ed abbiamo svolto numerose analisi coordinate dal Dott. Salvini, Responsabile del Servizio di Analisi e Misure del LENA, dalle quali è emerso che il Grana Padano ha una concentrazione di cloro decisamente inferiore rispetto a quella del Parmigiano Reggiano e rispetto a quella di numerosi altri formaggi similari prodotti in Polonia piuttosto che in Inghilterra, piuttosto che in altri Stati europei. Utilizzando questa tecnologia nucleare noi siamo stati in grado di discriminare il grattugiato del Grana Padano rispetto a quello del Parmigiano Reggiano in maniera inequivocabile e rispetto a quasi tutti i prodotti similari esteri. Perché il Consorzio ce l’ha chiesto? Perché il Consorzio produce 4 milioni di forme all’anno (che corrispondono a un giro d’affari di circa 2 miliardi di euro) di cui il 10% circa viene esportato sul mercato internazionale sotto forma di grattugiato. Quindi sono 200 milioni di euro all’anno di business sul grattugiato del solo Grana Padano per il quale il rischio di contraffazione è molto alto. E non si tratta solo di potenziale danno economico ma anche di un rischio per la salute dei consumatori. Questa 62 tecnologia nucleare non solo risponde alle esigenze commerciali di tutela di un marchio, ma aiuta anche a garantire la sicurezza dei consumatori e la qualità degli alimenti. Un altro esempio nello stesso campo è la ricerca che è stata realizzata sul Tè verde, il quale contiene arsenico in tracce (parliamo di decine di ppm, parti per milione) in quantità superiore al normale Tè. Quindi, attraverso il metodo dell’analisi per attivazione neutronica, determinando il preciso contenuto di arsenico, è possibile verificare se il prodotto dichiarato sulla confezione è realmente Tè verde o se è una miscela. Altra applicazione delle tecnologie nucleari riguarda l’irraggiamento con neutroni di materiali superconduttori e semiconduttori in modo da indurre una variazione delle loro caratteristiche e del loro comportamento. Una interessante attività di ricerca su questo argomento è stata svolta un anno fa da un Gruppo di Fisici dell’Università di Genova. Altre applicazioni di tecnologie nucleari consentono lo studio di fenomeni di radiolisi dei polimeri mediante l’induzione di alterazioni nella struttura reticolare mediante opportuni campi di radiazione. Il Prof. Faucitano e il Prof. Buttafava si occupano di questa attività di ricerca presso il LENA utilizzando una sorgente di cobalto-60 da circa 500 curie. Anche utilizzando il reattore, si possono svolgere studi per la caratterizzazione di materiali relativamente alle loro proprietà nucleari. Un paio di anni fa, per la società AUSIMONT (ora Solvay Solexis), abbiano realizzato un contratto di ricerca per la caratterizzazione nucleare di oli lubrificanti che dovevano essere probabilmente utilizzati in ambienti con rischio di criticità, ossia in presenza di materie fissili. Ecco allora la necessità di misurare l’indice di moderazione, quindi le proprietà nucleari di quei materiali per evitare che in caso di incidente si creassero delle condizioni di criticità. Questa attività di ricerca è stata realizzata inserendo i campioni di questi oli lubrificanti nel nocciolo del reattore e misurando la reattività indotta dalla introduzione di questi materiali. Quindi dalla misura di variazione della reattività indotta si è risaliti alla determinazione dell’indice di moderazione di questi materiali. Sempre utilizzando il reattore, un Gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica Nucleare e Teorica della nostra Università, sta studiando i danni indotti dalle radiazioni su componenti elettronici per applicazioni aerospaziali e per le macchine acceleratrici. Infatti, i componenti elettronici utilizzati in ambito aerospaziale e per la costruzione di macchine acceleratrici (tra le quali anche gli acceleratori per uso medicale), essendo soggetti a flussi considerevoli di radiazioni degradano il loro comportamento e le loro caratteristiche di risposta nel corso del tempo. 63 Un’altra attività di ricerca abbastanza recente ha riguardato lo studio del comportamento di strati sottili di materiali fissili che si ipotizza possano essere utilizzati in futuro per la realizzazione del motore spaziale nucleare per l’eventuale viaggio su Marte. Svolta a cura del Prof. Benetti, del Prof. Terrani e dei ricercatori dell’INFN di Pavia, questa attività di ricerca ha misurato la distribuzione di energia dei prodotti di fissione provenienti da uno strato sottile di materiale fissile. Il prossimo passo sarà lo studio dell’integrità strutturale dello strato, perché è importante capire come quest’ultimo si può deteriorare durante il funzionamento del motore. Altra attività interessantissima è l’analisi dei materiali e dei manufatti antichi e la determinazione della loro provenienza geografica. Il Prof. Meloni e il Prof. Oddone si sono occupati in passato ripetutamente della determinazione della provenienza geografica dei marmi. E’ possibile infatti, utilizzando queste tecnologie nucleari, capire se un marmo proviene da una cava o da un’altra. Utilizzando sempre queste tecnologie è possibile capire se un moneta antica è vera o è falsa semplicemente analizzando la composizione della lega metallica di cui è composta. Da circa un anno, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Meccanica l’Università di Brescia, abbiamo iniziato un’attività di ricerca relativa allo studio dell’usura degli utensili per lavorazioni industriali: si irraggiano degli utensili nel reattore e si va a misurare il loro consumo durante la lavorazione, ad esempio analizzando il truciolo. Questo metodo può essere utilizzato per utensili quali le frese e le punte dei trapani ed è un’applicazione nuova ed innovativa per questo campo di indagine. Anche la produzione di prodotti marcati per diagnostica medica è un’attività di grande importanza: ci sono radioisotopi che si producono utilizzando i ciclotroni, ma ci sono dei radioisotopi che si producono bene solo utilizzando i reattori nucleari. Abbiamo ricevuto da poco una commessa da parte di una società farmaceutica inglese che ha chiesto al LENA di produrre dei prodotti marcati a base di samario da utilizzare in trial clinici in Inghilterra. Quando capitano queste richieste a noi fa molto piacere ma, contemporaneamente, ci rendiamo conto di quanta poca conoscenza ci sia in Italia delle potenzialità delle tecnologie nucleari: vengono dall’estero, con tutte le problematiche connesse al trasporto dei materiali radioattivi, e nessuna azienda italiana è interessata a questa tecnologia. Comunque, in questi ultimi anni, il 64 LENA si sta impegnando molto per promuovere le proprie attività in ambito industriale e qualche piccolo ma significativo risultato è stato ottenuto. Il Prof. Pinelli ha illustrato nel suo intervento l’importantissima attività di ricerca svolta al LENA relativa alla BNCT (Boron Neutron Capture Therapy), ossia relativa alla terapia oncologica sperimentale per il trattamento di tumori epatici mediante l’irraggiamento con neutroni. E’ un’attività dell’INFN e dell’Università di Pavia alla quale partecipano un elevato numero di ricercatori e, come diceva il Presidente nel suo intervento, questa attività avrebbe una grandissima prospettiva di sviluppo se le venisse dato un adeguato finanziamento e sostegno istituzionale. Speriamo che nel breve periodo si possa riprendere con efficacia la sperimentazione in modo da evitare quello che in Italia troppo spesso accade, ossia che qualche straniero copi l’idea e la realizzi molto prima di noi! Altra interessante tecnologia nucleare per diagnostica industriale è la radiografia neutronica. Noi siamo abituati a sentir parlare di radiografie realizzate mediante raggi X piuttosto che raggi gamma. Bene, esiste invece una radiografia realizzata mediante neutroni che è complementare alla radiografia X e gamma e che è fondamentale per lo studio di tutti quei materiali che hanno un basso numero atomico, come i materiali compositi a base di carbonio. Ad esempio: le pale degli elicotteri sono costruite con fibre di carbonio e facendo una radiografia X si hanno dei risultati molto scarsi; al contrario, una radiografia neutronica è il metodo di diagnostica non distruttiva ottimale perché è in grado di evidenziare particolari strutturali ed eventuali difetti con una elevatissima risoluzione. Lo stesso vale per lo studio di miscele bifase di liquidi, per l’analisi della distribuzione di lubrificanti in motori in funzionamento, e per tanti altri materiali ed applicazioni. Questa immagine mostra la radiografia neutronica di fiori e la proietto per dimostrarvi come questa tecnologia nucleare sia utilizzata largamente all’estero e, in questo particolare caso in Giappone. Il Giappone, come saprete, è un grande produttore di fiori, in particolare crisantemi che esporta un pò in tutto il Mondo, bene, prima di esportare i crisantemi, i giapponesi fanno, a campione, la radiografia neutronica dei fiori in modo da verificare se lo stelo è sufficientemente idratato oppure no. Sembra una banalità, ma da una semplice radiografia neutronica si può stabilire se l’intera partita sarà in grado o meno di sopportare il disagio di una spedizione. 65 Al LENA la radiografia neutronica non è ancora disponibile, ma i nostri colleghi del reattore TRIGA dell’ENEA della Casaccia hanno già una lunga esperienza. Colgo l’occasione per ringraziare proprio loro, che vedo qui presenti, e che sono stati così cortesi da venire a festeggiare con noi il 40° compleanno del nostro reattore. Anche per risolvere una storica controversia tra Inglesi e Francesi riguardo il presunto avvelenamento dell’Imperatore Napoleone le tecnologie nucleari possono dare un importante contributo. Infatti, sempre utilizzando il metodo di analisi per attivazione neutronica, è possibile determinare con grande precisione il quantitativo di arsenico presente nei capelli di Napoleone in vari periodi della sua vita e nei capelli di suoi coevi. Vi ho presentato solamente alcune delle numerose tecnologie nucleari che sono disponibili sul mercato e che, nella maggior parte dei casi, realizziamo anche al LENA. Il nostro Centro però è impegnato anche in altre importanti attività quali il sostegno all’attività di didattica e di formazione: stiamo chiudendo una convenzione con il Dipartimento di Ingegneria Nucleare del Politecnico di Milano che ci ha chiesto di poter svolgere delle esercitazioni presso di noi nell’ambito dei corsi di Impianti Nucleari e di Controllo del reattore. Il supporto del reattore del LENA rappresenta un valore aggiunto straordinario che consente agli studenti di vedere con i propri occhi la calibrazione delle barre di controllo, la calibrazione della potenza termica del reattore, le misure del periodo e della reattività e tanti altri aspetti dell’esercizio del reattore che altrimenti sarebbero per loro difficilmente immaginabili. Da diversi anni il LENA ospita anche degli stages di formazione per lo IUSS (Istituto Universitario di Studi Superiori) e svolgiamo tirocini per aspiranti Esperti Qualificati. Lo ha ricordato il Presidente nel suo intervento che abbiamo anche numerose visite didattiche di Scuole Medie e Medie Superiori e di persone esterne che hanno voglia di vedere e capire 66 come funziona un reattore nucleare e sono particolarmente lieto di comunicarvi che quest’anno, fino alla data odierna il LENA ha accolto 730 visitatori! Alcuni di noi sono stati in Slovenia un paio d’anni fa dove c’è un reattore esattamente identico al nostro e dove hanno costruito un centro straordinario di informazione della popolazione sull’energia nucleare. E’ bellissimo, enorme, con tantissime possibilità interattive e hanno circa 4.000 visitatori all’anno. Noi, nel nostro piccolo, con le nostre piccole strutture, ne abbiamo 700800. I nostri colleghi sloveni ci hanno mostrato un grafico sull’andamento del consenso popolare sull’energia nucleare in Slovenia che mostrava come, in 15 anni di informazione continua, hanno incrementato di circa il 17% i pareri favorevoli! Questo vuol dire che dando informazioni corrette agli studenti delle Scuole Medie e Superiori, dando loro gli strumenti per capire se un’affermazione è giusta o sbagliata, si permette a queste persone di capire i limiti ma anche i pregi dell’energia nucleare, si permette loro di esprimere un giudizio obiettivo e questi nostri colleghi hanno dimostrato che questo giudizio è a larga maggioranza a favore al nucleare. Il LENA svolge oggi anche delle attività di consulenza esterna: ad esempio per il Centro Comune di Ricerca di Ispra dell’Unione Europea, in rappresentanza del quale vedo e ringrazio il Direttore Tecnico dell’impianto ESSOR, Dottor Bertelli; una consulenza per l’Ansaldo Camozzi che è una di quelle poche industrie italiane che ancora si occupa di nucleare e assieme alla quale stiamo studiando soluzioni tecniche per la realizzazione di nuovi Cask per il deposito di scorie nucleari, per lo smantellamento dei sommergibili nucleari russi, per lo sviluppo di nuovi reattori nucleari a gas. Prima di concludere vorrei fare una considerazione, visto anche le persone che sono presenti oggi in sala. L’Università di Pavia ha una condizione secondo me privilegiata per le apparecchiature che ha a disposizione: ha un reattore nucleare di ricerca, installerà presto un ciclotrone, ha un complesso sottocritico che è un impianto nucleare di particolare interesse, ha dei laboratori di radiochimica al LENA, ha dei laboratori di chimica e radiochimica al Dipartimento di Chimica, ha delle celle calde non utilizzate da anni ma che si potrebbero rimettere in funzione con adeguati finanziamenti, ha tante attrezzature per irraggiamento. Tutto questo fa sì che in Italia l’Università di Pavia sia l’unica ad avere tutte queste possibilità di irraggiamento, di gestione di materie nucleari e radioattive e, secondo me, ci sono tutte le premesse per svolgere nuove e interessanti attività di ricerca nel campo del ciclo del combustibile nucleare, della gestione e del bruciamento delle scorie e delle tecnologie nucleari in generale. Sono attività di punta oggi e noi, come Università di Pavia siamo nella condizione di farlo, di partecipare attivamente a questo filone di attività. E’ un’occasione unica in Italia e sarebbe un peccato se non venisse sfruttata. 67 Chiudo semplicemente mostrandovi la fotografia dello staff tecnico del LENA, i “magnifici dieci” che si dedicano quotidianamente con passione e professionalità a far funzionare il nostro reattore che è si un quarantenne, ma in splendida forma! Grazie per l’attenzione. 68 “Riflessioni sulla cultura scientifica in Italia” Enrico Bellone Ordinario di Storia della Scienza presso l’Università di Milano Direttore della rivista “Le Scienze” Il problema energetico ha una storia particolare nel nostro paese. Soprattutto perché le maggiori forze politiche hanno avuto, per decenni, un atteggiamento comune di relativa indifferenza o di rigetto dell’innovazione nel settore dell’elettronucleare. Un atteggiamento trasversale che ha potuto nutrirsi di vaste zone di consenso popolare. Il che si spiega tenendo conto di una circostanza precisa e a suo tempo sottolineata da Ruberti. Il quale fece notare che nella seconda metà del Novecento fu maggioritaria, nel nostro paese, l’idea che la scienza non fosse cultura vera e propria. Grazie a quell’idea, la ricerca scientifica fu valutata come una forma meramente tecnica, da giudicare in termini di utilità o danno. Fu allora semplice accreditare il punto di vista secondo cui certe forme della tecnica, e in particolare quelle riferibili al nucleare, fossero potenzialmente pericolose e, quindi, da evitare per non correre rischi. Così si è formato un consenso solidamente ancorato ai timori che hanno permeato la cultura diffusa nel paese, che sono stati seminati con generosità attraverso i grandi mezzi di comunicazione e che hanno trovato nutrimento nelle condizioni di fatto in cui versa il sistema educativo nazionale. Giova ricordare, a questo proposito, che già agli inizi degli anni Settanta i rilevamenti internazionali sul nostro sistema educativo avevano evidenziato la scarsa efficienza di quest’ultimo soprattutto nelle aree scientifiche e tecniche. Non è quindi casuale che oggi i nuovi e più recenti rilevamenti mostrano come nella popolazione adulta italiana i 69 numeri di diplomati, laureati e ricercatori sono nettamente inferiori ai valori medi europei. 70 Questo stato di cose è stato recentemente analizzato da Carlo Bernardini e Tullio De Mauro, in un saggio intitolato “Contare e raccontare”. I due autori pongono in rilievo come, nel nostro paese, si abbiano sia l’analfabetismo scientifico di massa, sia il pressappochismo in molte aree della cultura umanistica. Una analisi, questa, che ho condiviso in un mio libretto dedicato alla “Negazione della scienza” in Italia. I dati disponibili, insomma, spiegano come sia stato piuttosto facile, nella situazione italiana, propagare in grandi quote della popolazione quelle che uno storico della cultura come Paolo Rossi ha battezzato “immagini negative della scienza”. Una immagine della scienza è, in generale, un gruppo di valutazioni non scientifiche sulle attività delle comunità di ricercatori in varie discipline. Possiamo anche avere immagini positive di tali attività, ma pur sempre sconnesse dalla realtà della ricerca: per esempio, quelle immagini che vengono elaborate e messe in circolazione allo scopo di raccogliere finanziamenti sulla base di promesse illusorie. Prevalgono comunque le immagini negative, che sono agevolmente assorbite da cittadini privi di quelle conoscenze di base che sono indispensabili per capire che cosa davvero stia succedendo alle frontiere della ricerca. Basti qui ricordare le paure che ancora circondano linee di modernizzazione del paese riferibili agli organismi geneticamente modificati o ai termovalorizzatori, all’alta velocità o alle indagini sulle cellule embrionali. Il rigetto del nucleare, insomma, rientra in una ampia cultura del “no” all’innovazione. Non si dovrebbe compiere l’errore di credere che, per quanto riguarda l’elettronucleare, tutto abbia avuto inizio con il referendum post-Chernobyl. Quel referendum non riguardava infatti la scelta tra nucleare e non nucleare, anche se la maggioranza delle forze politiche fu operosa nel convincere gli elettori che si dovesse compiere una scelta del genere per allontanare dall’Italia un possibile disastro. Il rigetto di questo specifico settore energetico fu realizzato, infatti, molti anni prima. Sto parlando dei primi anni Sessanta, e delle coraggiose ipotesi che allora furono messe in campo da protagonisti come Mattei e Ippolito. E sto ricordando che il primo fu assassinato sul finire del 1962, e che pochi mesi dopo fu lanciata, contro il secondo, una campagna diffamatoria che si chiuse con il carcere. Chi oggi indulge nel dichiarare “no al nucleare” dovrebbe avere il coraggio civile di dire, anche, che la morte di Mattei e la galera per Ippolito, pur essendo condannabili per la loro brutalità, furono comunque atti valutabili come “politicamente corretti” e “realisticamente lungimiranti”. D’altra parte nessuno ha il diritto di porre tra parentesi ciò che i grandi mezzi di comunicazione diffusero tra la nostra popolazione quando si verificarono, poco tempo fa, casi evidenti e plateali di black-out. Si scrisse che questi eventi potevano far rialzare la testa ai residui difensori di uno scenario energetico comprendente il nucleare. E si scrisse che nessuno doveva tuttavia dimenticare Chernobyl e le centinaia di migliaia di morti che quell’evento avrebbe provocato. Questa numerologia fu propagandata anche se erano ben disponibili i dati elaborati, per 71 esempio, da un ente autorevole come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo ente precisava che i morti causati da Chernobyl in un ventennio erano inferiori alle sessanta unità. Precisava anche che tutti gli incidenti tecnici verificatisi durante il mezzo secolo di attività mondiale di impianti elettronucleari avevano causato la morte di cento persone. Il normale traffico automobilistico, in un solo fine settimana, provoca decine di vittime. Anche in altre nazioni a noi vicine proliferano immagini negative della scienza e della tecnica. Ma questa libera discussione sui rischi delle tecnologie non induce certamente la Francia a chiudere le sue decine di centrali, e non impedisce alla Finlandia di costruirne altre. E, nello stesso tempo, quasi in sordina il nostro paese sta collaborando con il governo francese per la progettazione e costruzione dei nuovi impianti EPR, e sta entrando in compartecipazione nel nucleare di altre nazioni europee. Appunto: in sordina. Non in sordina, invece, molti opinionisti stanno celebrando i rituali giornalistici dell’avvento dell’era dell’idrogeno. Senza tuttavia chiarire la differenza centrale tra fonte energetica e vettore energetico, e senza spiegare come sia possibile produrre idrogeno in quantità tali da modificare radicalmente il problema energetico. Si può concedere che non venga mai a galla la differenza tra fonte e vettore: una differenza che, per essere capita, presuppone che sia il giornalista, sia il lettore, conoscano un minimo di fisica. Più difficile da giustificare, invece, è l’inclinazione a fare promesse sull’età dell’idrogeno senza spiegare che la produzione su vasta scala di idrogeno implica l’utilizzazione di fonti energetiche molto robuste, e riproponga quindi la scelta tra le fonti fossili e il nucleare. La comunità scientifica italiana ha una grande responsabilità, in questo momento. La responsabilità di uscire dai recinti delle università e dei centri di ricerca, e di rivolgersi direttamente ai cittadini per effettuare una costante operazione culturale di chiarimento dei problemi reali. Non dobbiamo dimenticare che, negli ultimi anni, sta cambiando l’atteggiamento verso la scienza di ampie porzioni della società civile. Il cambiamento è documentato dalla crescita di interesse per la ricerca che è osservabile in molte iniziative pubbliche, come, a puro titolo di esempio, quelle del Festival della Scienza genovese. Un buon momento, questo, per intervenire. 72 Pubblicazioni dal 1965 al 2005 Durante i 40 anni di funzionamento del reattore, i ricercatori dell’Università di Pavia e di altre Università ed Enti hanno prodotto le seguenti pubblicazioni a seguito di lavori eseguiti utilizzando il Reattore TRIGA MARK II del LENA: 1) S. Meloni “Utilizzazione del Reattore TRIGA nella ricerca” – Atti del Convegno “Fisica del Reattore”, Milano-Pavia, 1 - 1963 2) A. Cambieri, F. Cingoli, S. Meloni, E. Orvini “Il Reattore Triga MARK II da 250 kW, pulsato, dell’Università di Pavia” – Rapporto finale sulle prove nucleari – LENA 1, 1965 3) S.E. Corno “Moltiplicazione neutronica attorno ad un solo elemento di combustibile”. Parte I. Teoria e metodi di calcolo – Ed. Cesnef del Politecnico di Milano , 1966 4) A. Cambieri “Il reattore Triga pulsato dell’Università di Pavia” – F.A.S.T, Conferenza, 23 Maggio 1966 5) M.A. Rollier “Quale chimica fare all’Università con un reattore nucleare di ricerca” – La Chimica e l’Industria n° 2: p. 209, 1967 6) V. Maxia, M.A. Rollier “Determination of Selenium in Amino Acids at the 0.1 ppm level by pulsed-neutron Activation” – Nuclear Applications n. 3: p. 187 , 1967 7) V. Maxia, S. Meloni, M.A. Rollier, M.T. Valentini “Determination of trace amounts of cobalt in haemin by neutron activation analysis” – Int. J. Applied Radiation Isotopes n. 18: p. 267, 1967 8) E. Orvini “Détermination par analyse d’activation instrumentale de trace de chlore dans des substances organiques d’emploi nucléaire” – Energia Nucleare n° 4 : p. 249, 1967 9) D. Bollini, M. Cambiaghi, F. Fossati, T. Pinelli “Long range alpha particles and helium isotopes in the thermal neutron fission of 239Pu” – Il Nuovo Cimento, serie X, vol. 51 : p. 235, 1967 10) E. Orvini, V. Maxia “Thermal neutron capture cross section of 121Sb and 123Sb” – Energia Nucleare n. 14: p. 541, 1967 73 11) M. Cambiaghi, F. Fossati, T. Pinelli “Realizzazione di un fascio di neutroni collimato e arricchito nella componente termica mediante un collimatore tronco-conico riflettente” – SIF Bulletin n. 55: p.111, 1967 12) C. Bigliocca, F. Girardi, S. Meloni, J. Pauli, A Provatoli, E. Sabbioni “Radiochemical separation by absorption of manganese dioxide” - Anal. Chem. n. 39: p. 1634, 1967 13) R. Stella, V. Crespi, V. Maxia “Yields for the A=141 to A=153 region in the reactor neutron fission of 237Np” – Ric. Sci. n. 37: p. 347, 1967 14) R. Stella, M. Di Casa, V. Maxia “Yields for the 131-135 mass region in the reactor neutron fission of 237Np” – Ric. Sci. n. 37: p. 354, 1967 15) R. Stella, M. Di Casa, V. Maxia “95Zr, 97Zr, and 99Mo yields in the reactor neutron fission of 237Np” – Ric. Sci. n. 37: p. 357, 1967 16) E. Orvini, M.A. Rollier, T.F. Soldi “Elementi interessanti le tecnologie nucleari delle sabbie di Nettuno (Roma)” La Chimica e l’Industria n. 50: p. 125, 1968 17) S. Meloni, A. Brandone “A new technetium-99 m generator using manganese dioxide” Int. J. Appl. Rad. Isotopes n. 19: p. 164, 1968 18) R. Stella, V. Maxia, L. Moretto “111Ag, and 237Np” – Ric. Sci. n. 38: p. 1190, 1968 115Cd yields in the reactor neutron fission of 19) S. Meloni, A. Brandone “The Behaviour of 14 Radionuclides of MnO2” – Radiochim. Acta n. 10: p. 97, 1968 20) E. Orvini, G. Gaggero, L. Lesca, A.M. Bresesti, M. Bresesti “Determination of the neutron capture resonance integrals of the 55Mn, 115In, 121,Sb and 139La” – J. Inorg. Nucl. Chem. n. 30: p. 1353, 1968 21) E. Orvini, M. Di Casa, V. Maxia “Separazione rapida del Tellurio dai prodotti di fissione e caratterizzazione di alcuni radioisotopi a vita breve” – X Congresso Nazionale della Società Chimica Italiana – Riassunti delle comunicazioni – Sezione X n. 8, 1968 22) M. Cambiaghi, F. Fossati, T. Pinelli “Fissione ternaria del Nazionale della SIF n. 62: p. 79, 1968 239Pu” – LIV Congresso 23) M. Cambiaghi, F. Fossati, T. Pinelli “Neutron beam enrichment by transmission in a total reflecting tube” – Nuclear Instruments and Methods n. 62: pp. 233-236, 1968 24) M.A. Rollier, V. Maxia, S. Meloni “Utilization of the University of Pavia LENA research reactor” – Energia Nucleare n. 15: p. 1, 1968 74 25) R. Stella, G. Carini “Rhodium carrier-free extraction from hydrochlorides medium with TPB” – Ric. Sci. n. 39: p. 654, 1969 26) M. Cambiaghi, F.Fossati, T. Pinelli “Long-range Alpha Particles and light charged nuclei in the neutron-induced fission of 233U” – Nuovo Cimento n. 59 B: p. 236, 1969 27) V. Maxia, E. Orvini, M.A. Rollier “The thermal neutron cross section and resonance integrals for 128Te (n,γ)129gTe and 128Te (n,γ)129mTe” – Nuclear Science and Engeneering n. 35: p. 88, 1969 28) E. Orvini, G. Gaggero, L. Lesca, A.M. Bresesti, M. Bresesti “Calculation of the epithermal neutron spectra in the LENA (Triga MARK II) reactor and determination of the cobalt resonance capture integral” EUR 4227, 1969 29) R. Stella, L.G. Moretto, M. Di Casa, V. Maxia , V. Crespi, M.A. Rollier “Mass distribution in the fission of 237Np with epicadmium neutrons” – J. Inorg. Nucl. Chem. n. 31: p. 3739, 1969 30) F. Cingoli “Flusso neutronico nei canali di irraggiamento del Reattore Tiga MARK II del LENA” – LENA – 2, 1969 31) T. Pinelli “Fissione Ternaria: aspetti sperimentali e teorici” – Bollettino SIF, 71 (1968) 32) M. Cambiaghi, F. Fossati, T. Pinelli “Tecnica di misura della distribuzione energetica dei neutroni veloci” - Bollettino SIF n. 71, 1968 33) S. Meloni, A. Brandone, V. Maxia “Chromium separation by inorganic exchangers in activation analysis of biological materials” Nat. Bur. Stand. (U.S.) Spec. Publ. 312, vol I, 642 (1969) e Int. J. Appl. Rad. Isotopes n. 20: p. 757, 1969 34) V. Maxia, S. 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