LE CONFRATERNITE RELIGIOSE IN CALABRIA E NEL MEZZOGIORNO ~~~ file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/copertina.htm (1 of 2) [29/11/02 9.57.32] LE CONFRATERNITE RELIGIOSE IN CALABRIA E NEL MEZZOGIORNO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/copertina.htm (2 of 2) [29/11/02 9.57.32] PROGRAMMA DEL CONVEGNO PROGRAMMA DEL CONVEGNO 16 Ottobre 1992 Ore 9.30 Indirizzi di saluto Presiede Antonio Cestaro Relazioni introduttive Pietro Borzomati Le confraternite nel Meridione e la loro incidenza nella chiesa e nella società Maria Mariotti Vito Teti Situazione e prospettive degli studi sulle confraternite in Calabria Ore 16.00 Consistenza documentaria sulle confraternite calabresi Francesco Arillotta Le confraternite della diocesi di Reggio-Bova tra XVII e XIX secolo Enzo D’Agostino Le confraternite della diocesi di Gerace (od. Locri-Gerace) Rocco Liberti Le confraternite nella piana di Gioia (dioc. Oppido-Palmi) Antonio Tripodi Le confraternite delle diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Catanzaro-Squillace, Crotone-Santa Severina, Lamezia Terme, Cassano, San Marco-Scalea file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (1 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Luigi Intrieri Le confraternite della diocesi di Cosenza Luigi Falcone Confraternite e pietà dei laici in Calabria tra medioevo ed età moderna: il caso di Bisignano Francesco Milito Le confraternite della diocesi di Rossano dal XVI al XX secolo Luigi Renzo Confraternite laicali nella diocesi di Cariati prima e dopo il Concordato del 1818 17 Ottobre 1992 Ore 9.00 Presiede Luigi Maria Lombardi Satriani Profili antropologici, religiosi, economici delle confraternite calabresi Luigi Maria Lombardi Satriani Periferie della vita Francesco Faeta Confraternie ed organizzazione dello spazio Giovanni Sole Note storico-antropologiche su una confraternita cosentina Franco Ferlaino Appunti per lo studio dei sistemi aggregativi e dei riti di rifondazione. Le confraternite di Amantea Vincenzo La Vena file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (2 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Canti liturgici della Settimana Santa in Amantea Antonello Ricci Musiche e suoni della Settimana Santa in alcune comunità calabresi Goffredo Plastino Canti liturgici e tradizione orale a S. Nicola da Crissa Maria Minicuci Le confraternite a Fitili Maffeo Pretto Le confraternite religiose in Calabria e la pietà popolare Enzo Misefari Le confraternite in Calabria dalle origini al solidarismo operaio Renata Ciaccio Confraternite e assistenza a Cosenza nell’Ottocento Sonia Dramisino L’arciconfraternita di S. Maria della Misericordia dei Nobili a Cosenza Ore 16.00 Marianna Cassetti Le quattro confraternite di Terranova da Sibari Saverio Napolitano Prassi organizzativa e cultura politica negli statuti di alcune confraternite della Calabria Nord-Occidentale Mario Spizzirri Fraternite e confraternite laicali nel territorio di S. Fili (sec. XVIII-XX) Gustavo Valente Le confraternite di Celico e Minnito Giorgio Leone file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (3 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Le confraternite del Carmine alle origini: le motivazioni di una diffusione iconografica (sec. XVI-XVII) Cesare Mulè Iconografia mariana: la Madonna della Vittoria di Catanzaro Sharo Gambino L’arciconfraternita di Maria SS. dei Sette Dolori a Serra S. Bruno Sebastiano Augruso La confraternita della B.V.M. di Monte Carmelo di Curinga: un’ipotesi di recupero del passato e di attivazione di energie progettuali Natale Pagano Confraternite in diocesi di Nicotera Franco Tigani Sava Fermenti politici nelle confraternite catanzaresi del ’700 Antonio Denisi Le confraternite della diocesi di Reggio Calabria nelle visite e nei sinodi dell’arcivescovo Annibale D’Afflitto Giovanni Russo Confraternite laicali di Polistena tra XVI e XX secolo Bruno Polimeni La congrega del Carmine e dell’Immacolata a San Ferdinando 18 Ottobre 1992 Ore 9.00 Presiede Maria Mariotti Aspetti del movimento confraternale nel Sud Maria Rosaria Valensise Il problema dell’assistenza nella politica del Mezzogiorno e il ruolo delle confraternite file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (4 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Gianfausto Rosoli Confraternite ed emigrazione Enrica Delle Donne Aspetti giuridici e socio-economici delle confraternite in Campania (Principato Citeriore, sec. XVIII) Maurizio Agamennone La musica delle confraternite nell’area del Cilento Storico Ottavio Cavalcanti Confraternite e cene conviviali a Sessa Aurunca Domenico Scafoglio Il culto delle anime purganti a Napoli Ore 16.00 Liana Bertoldi Lenoci Le confraternite pugliesi Angelo Sindoni Le confraternite in Sicilia Chiusura del convegno mostre Confraternite in immagini Fotografie di Vito Teti e Salvatore Piermarini Aspetti di vita religiosa del passato Mostra fotografica a cura di Vito Pileggi, Salvatore Piermarini, Vito Testi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (5 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Oggetti di culto e devozione delle confraternite a cura di Antonio Tripodi Ente promotore Comune di S. Nicola da Crissa Ente organizzatore Sistema Bibliotecario Territoriale Vibonese Istituzioni scientifiche Deputazione di Storia Patria per la Calabria Università della Calabria Dipartimento di Filologia Centro Interpartimentale di Documentazione Demo-Antropologica Responsabili del progetto Maria Mariotti - Vito Teti Coordinamento Gilberto Floriani Comitato organizzatore Franco Teti - Pasquale Fera - Antonio Facciolo Giuseppe Lo Moro - Goffredo Plastino Segreteria Centro Sistema Bibliotecario Piazza Diaz, 2 - 89900 Vibo Valentia - Tel. 0963 547538 - Fax 0963 5475577 Per i giorni del convegno: Comune di S. Nicola da Crissa Via F. Fiorentino, 35 - Tel. 0963 13013 Addetto stampa Annarosa Macrì Patrocinio Regione Calabria Assessorato alla Pubblica Istruzione Assessorato ai Beni Culturali e Turismo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (6 of 7) [29/11/02 9.57.38] PROGRAMMA DEL CONVEGNO Il convegno è uno dei momenti conclusivi del progetto di innovazione didattica, realizzato in collaborazione con il preside e gli insegnanti della scuola media di S. Nicola da Crissa, intitolato: «Storia locale, identità, didattica scolastica attraverso il ripensamento della devozione popolare e delle confraternite religiose», finanziato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Calabria nell’ambito delle iniziative previste dalla legge regionale per il diritto allo studio. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C00_introduzione.htm (7 of 7) [29/11/02 9.57.38] SALUTO DEL SINDACO SALUTO DEL SINDACO Francesco Teti Desidero porgere a nome mio personale e dell’Amministrazione Comunale di San Nicola da Crissa il più affettuoso benvenuto nella nostra comunità a tutte le autorità religiose e politiche, ai priori della confraternita del SS. Crocifisso e della confraternita del SS. Rosario, ai devoti dell’Addolorata, ai concittadini, soprattutto i giovani, ai tanti qualificati e illustri studiosi e partecipanti al convegno «Le confraternite religiose in Calabria e nel Mezzogiorno». Ringrazio anche quanti ci hanno fatto pervenire messaggi di auguri e di buon lavoro, in particolare l’Arcivescovo di Crotone mons. Giuseppe Agostino, l’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova mons. Vittorio Mondello, il sen. Nicola Signorello, originario del nostro paese. Rivolgo a tutti il mio più sentito ringraziamento per avere, con la loro presenza, contribuito a fare in questi giorni della nostra piccola comunità, che conosce tranti problemi, primo fra tutti quelli di una forte disoccupazione giovanile e di un preoccupante spopolamento, un luogo di incontro, di riflessioni, di dibattito su tematiche storiche e culturali di grande importanza. Un vivo ringraziamento alle istituzioni scientifiche - la Deputazione di Storia Patria per la Calabria, il Dipartimento di Filologia e il Centro Interdipartimentale di Documentazione Demo-Antropologica dell’Università della Calabria - che hanno collaborato nella promozione e nella realizzazione di questo convegno che conclude il progetto «Storia locale, identità, didattica scolastica attraverso il ripensamento della devozione popolare e delle confraternite religiose», finanziato dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Calabria. Il progetto è stato presentato e realizzato dall’Amministrazione Comunale di San Nicola in collaborazione con il preside e gli insegnanti della locale scuola media, che desidero salutare e ringraziare per il loro impegno e per avere ospitato i seminari tenuti dai proff. Pietro Borzomati, Luigi M. Lombardi Satriani, Giovanni Sole, che hanno visto una grande partecipazione e un grande interesse. La gratitudine di tutti gli amministratori va in maniera particolare ai proff. Maria Mariotti e Vito Teti, responsabili scientifici del progetto, che ci sono stati sempre vicini sia a livello culturale sia a livello organizzativo e che non a caso introducono i lavori di questo convegno. Non posso fare a meno - e chiedo scusa se sono costretto ad essere lungo - di ringraziare per la loro diversa, ma sempre preziosa collaborazione il dott. Giuseppe Del Grande dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Regione Calabria, che ha file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C01_sindaco.htm (1 of 3) [29/11/02 9.57.41] SALUTO DEL SINDACO seguito con partecipazione e competenza questo nostro progetto; il dott. Gilberto Floriani del Sistema Bibliotacario Vibonese che si è occupato con assiduità del coordinamento del progetto di innovazione didattica e del convegno; Vito Pileggi, Salvatore Piermarini e Vito Teti nella loro veste di curatori delle mostre fotografiche «Confraternite in immagini» e «Aspetti di vita religiosa del passato»; l’ing. Antonio Tripodi che ha curato la mostra sugli «Oggetti di culto e devozione delle confraternite». Un grazie ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che si sono prodigati per l’organizzazione del convegno. Ringrazio infine, ma non in ordine d’importanza, il parroco don Salvatore Minniti che ci è stato vicino, fin dall’inizio, in questa come in altre iniziative e che ha concesso che questo incontro si tenesse nella chiesa di Mater Domini, un luogo fondamentale della vita religiosa del paese, situata in mezzo ad ulivi secolari dove, il 15 agosto, si svolge una delle feste più belle e commoventi del nostro territorio, che richiama tanta gente dai paesi vicini e soprattutto i nostri cari emigrati. Dopo i miei sentiti e doverosi saluti e ringraziamenti, consentitemi una breve considerazione su questa iniziativa. L’Amministrazione Comunale, che ho il piacere di presiedere, sta compiendo tanti sforzi in tutte le direzioni per dare una certa vitalità a un paese, che negli ultimi anni ha conosciuto, come altri paesi dell’interno, gravi problemi di natura economica e sociale. Ci siamo detti, noi amministratori, che la nostra azione non può essere ispirata soltanto a progettare e a realizzare opere pubbliche, pure importanti in un paese carente di strutture e con gravi problemi occupazionali. Abbiamo deciso di puntare sulla promozione culturale, su inizative tese al recupero della nostra memoria e della nostra identità, coinvolgendo i giovani, le scuole, le confraternite religiose, le associazioni culturali e pensando anche a possibili ricadute pratiche. Abbiamo pensato, pertanto, che una riflessione scientifica e una ricognizione documentaria sulle confraternite costituiscano l’iniziativa più adatta per una comunità la cui storia religiosa, economica e sociale è stata segnata dalla presenza decisiva, a volte non priva di contrasti, delle confraternite religiose, come ci ricordano nei loro saluti l’avv. Tommaso Mannacio e il preside Domenico Carnovale, che parlano a nome della confraternita del SS. Crocefisso e di quella della Madonna del Rosario. L’identità religiosa di tutti noi sannicolesi residenti a S. Nicola e quella dei sannicolesi che si sono costruiti una nuova vita, portando con sé i valori e la fede dei padri, a Toronto, a Roma, in Francia, a Milano, a cui va in questo momento il mio più affettuoso pensiero, è legata ai riti, alle feste, alle tradizioni, agli insegnamenti delle congreghe. Da questo convegno ci aspettiamo anche utili indicazioni per conoscere meglio il nostro passato e poter meglio operare nel presente. Speriamo anche che questo incontro sia il primo di tanti altri. Contiamo molto sul vostro aiuto, la vostra collaborazione, la vostra sensibilità di studiosi che operate nelle istituzioni culturali e scientifiche con grande attenzione alle realtà locali e alle iniziative di base. Con questo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C01_sindaco.htm (2 of 3) [29/11/02 9.57.41] SALUTO DEL SINDACO spirito avanziamo l’idea di realizzare in questo nostro paese un Museo della pietà popolare e delle confraternite religiose che diventi richiamo per gli studiosi e gli studenti di tutta la Calabria, per gli emigrati, per i turisti e anche occasione di crescita culturale, con possibili ricadute pratiche ed economiche nella comunità. Ancora grazie a tutti voi per la vostra presenza, insieme ai migliori auguri per i vostri lavori. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C01_sindaco.htm (3 of 3) [29/11/02 9.57.41] SALUTO DEL SEGRETARIO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. CROCIFISSO SALUTO DEL SEGRETARIO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. CROCIFISSO Tommaso Mannacio † Illustri e gentili Signori, La confraternita del SS. Crocifisso di S. Nicola da Crissa porge il suo deferente saluto, augura un proficuo e fecondo lavoro, mi incarica di presentarla attraverso alcuni brevi cenni sul suo passato che, proprio nello scorso mese di settembre, S. Ecc. mons. vescovo di Mileto definiva in un suo scritto «una ricca vicenda storica». E tale vicenda tento di sintetizzare nel modo più breve possibile. Nel 1635 Giovan Jacopo Martini - sannicolese - dava alle stampe in Santo Nicola - per i tipi di Giovan Battista Russo e Domenico Jezzo - il suo «Consiliorum sive Responsorum Juris» regalando così a questo paese l’eccezionale primato di essere stato antesignano nella introduzione della stampa in Calabria Ultra. Nel 1627 nasceva qui a S. Nicola Antonio Papa «Innocentio XI apprime carus» che, dopo essersi laureato in utroque jure alla Sapienza, divenne Avvocato Rotale e successivamente «Episcopus Sancti Marci», vescovo, cioè, di S. Marco Argentano. Ebbe per suo Vicario Generale un personaggio di eccezione: Domenico Martire, l’autore di «Calabria Sacra e Profana». Nel 1612 il Cardinal Felice Centini, vescovo di Mileto, così scriveva al sommo pontefice Paolo V descrivendo nella Relazione ad Limina il Vicariato di Vallelonga: «Santissimo Padre, La Contea di Vallelonga, oltre al Paese, che per l’ingiuria dei tempi è quasi distrutto, comprende i villaggi di Vazzano con mille rurali, di Pizzoni con 1.300 abitanti e infine S. Nicola». «S. Nicola - scrive il Centini - conta settecento abitanti di cui sei sono insigniti del dottorato e molti altri cercano di conseguirlo negli studi pubblici» («... multi hoc idem in publicis studijs contendunt»). E proprio tra quei dottori il cardinal-vescovo scelse il suo vicario generale nella persona dell’allora molto giovane Gian Giacomo Martini. Questo, dunque, era l’ambiente, questi gli indirizzi ed i fermenti culturali allorché a S. Nicola giunsero in santa missione - inviati dal vescovo Diego Castiglion Morelli - due santi sacerdoti («due Messaggeri di Dio») «per ridurre alla strada del Paradiso l’anime file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C1_mannacio.htm (1 of 4) [29/11/02 9.57.45] SALUTO DEL SEGRETARIO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. CROCIFISSO de’ Peccatori, per predicare la penitenza, per risvegliare con santi avvertimenti le menti immerse nel profondo letargo del Peccato, concedendo con autorità datali dal Sommo Pontefice l’Indulgenza Plenaria e Remissione di tutti i Peccati». La risposta del popolo di S. Nicola alle parole, alle preghiere, all’azione missionaria dei due sacerdoti fu immediata ed univoca: «Non richiese quel popolo come il ricco Epulone i Morti risuscitati per dar fede agl’avvisi divini, ma ricevuta come dà Profeti Celesti per bocca di questi Reverendi Sacerdoti la correzione che Dio li faceva de’ loro peccati, vestitisi tutti in habito di penitenza e forzandosi ciascheduno con Orazioni, discipline, diggiuni e lagrime di vera contrizzione, impetrarono dalla Maestà Divina il perdono, confessarono a questi Messaggeri di Dio i loro peccati, e riceverono per mano de’ medesimi il Sacramento dell’Eucharistia, riserbando nelle loro Menti un vivo e vero proponimento di mai più peccare». L’attento e puntuale cronista (che è l’ignoto autore degli Statuti), ci riferisce che «anco i fanciulli, coronati di Spine tolte dal capo delle loro Madri, andavano con le pietre in mano percuotendosi il petto et gridando per tutte le strade con dirotte lagrime: Misericordia!». E a questo punto uno dei due Missionari, il Reverendo Signor Don Orazio Rocca, dottore di leggi, canonico e Penitenziero Maggiore della Cathedrale di Mileto, «desiderando che quel fervore che si eccitò in quel Popolo nel servizio divino e nella Virtù della Penitenza non mai s’estinguesse, anzi dovesse sempre maggiormente avanzarsi, nel dì Sabato primo di giugno 1669, adunato doppo compieta la maggior parte degl’huomini di quel luogo nella Chiesa Parochiale, dando a tutti molti Santi Ricordi, instituì fra di loro questa devota Congregazione acciò potessero di continuo mantenersi in Santi Essercizij per mezo de’ quali dovesse dopo la sua partenza non solo non sminuirsi, ma maggiormente accendersi il concepito fervore. Creò in quel medesimo punto gli Officiali opportuni al suo mantenimento e consegnato a quelli un foglio dove erano brevemente scritti i devoti Statuti, letto ad alta voce quanto in quello si contenea, fu da tutti i fratelli già scritti, che erano al numero di ottanta, a viva voce accettato, cantando immediatamente in segno dell’allegrezza da tutti concepita per così Santa istituzione il “Te Deum Laudamus”». La fondazione o «instituzione» trova il suo completamento nella «Intitolazione»: «Determinorono tutti i fratelli, conforme fu da tutti humilmente invocato e nominato Padrone Titolare della Congregazione Penitente il Redentor Nostro Giesù Christo Crocefisso, come quello dalle cui piaghe pende l’assoluzione de’ nostri pecati, in cui consiste la Speranza che noi havemo d’esser grata avanti gl’occhi della divina Giustizia la nostra Penitenza e da cui finalmente come da un affettuoso Avvocato speramo tutti essere presentate nel suo medesimo Divino Tribunale avanti la faccia dell’Eterno Padre le nostre Preghiere». Nel volgere di un anno l’unico foglio «su cui erano scritti i devoti Statuti» diventò un file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C1_mannacio.htm (2 of 4) [29/11/02 9.57.45] SALUTO DEL SEGRETARIO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. CROCIFISSO ponderoso volume di 592 pagine dense di Fede, di Amore, di Speranza. L’Autore dei nostri Statuti è ignoto. Ai nostri occhi di sannicolesi quell’opera appare magnifica, in alcuni «passi» assolutamente deliziosa. Il 20 Ottobre 1682 mons. Ottavio Paravicino, vescovo di Mileto, approvò quegli Statuti e quelle Regole, apponendovi in calce significative espressioni di lode e, naturalmente, la propria firma: «Datum MontisLeonis die 20 Ottobre 1682. Octavius Episcopus Miletensis». E proprio dagli Statuti provengono garbatissimi obblighi - ma pure sempre obblighi - per i confratelli: «Quando però Iddio volesse, per mostrar la sua providenza, moltiplicar l’elemosine, sarebbe molto conveniente che la Congregazione havesse un Altare dedicato al SS. Crocefisso con la sua Imagine di rilievo e con i paramenti necessarij». Garbato nelle espressioni - il desiderio. Impegnativo - però - l’invito, raccolto ed eseguito dai confratelli che non esitarono a costituire un «Fondo per la Erigenda Cappella del SS. Crocefisso», così come risulta da molti documenti dell’epoca. Dal più antico di essi traggo un breve stralcio. È il testamento della vedova di tal Gioseppe De Martino morto nel 1717. «... lascia legati cossì li Docati dieci dati e consegnati dal venerato quondam Gioseppe De Martino suo marito, vivente esso, al Prefetto della Congregazione sotto l’invocazione del SS.mo Crocefisso, a venerazione del quale li fratelli di detta Congregazione decidevano se ne erigesse una Cappella, come ancora li altri docati venti consignati da essa doppo la morte etc. etc.». (La somma complessiva era di 55 ducati. La cappella fu eretta all’Altare Maggiore della Chiesa Matrice e nella interessante cappella lignea tuttora esistente campeggia la bellissima Statua del SS. Crocifisso di scuola napoletana). Nel 1734 fu istituita la Messa settimanale del SS.mo Crocefisso che ancor oggi si celebra e che, secondo il preciso mandato dei nostri antichi confratelli si dovrà sempre celebrare. «In perpetuum et durante mundo». Nel 1773 la nostra confraternita fu aggregata all’Arciconfraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello in Urbe, frutto di un costante rapporto degli uomini di S. Nicola con una importante parte del laicato romano e, di seguito, le non troppo liete vicende del periodo dei regi assensi di tanucciana memoria. E infine - ai giorni nostri, dopo il Concilio Vaticano II - una forte attività tesa alla rinascita delle confraternite calabresi in stretta comunione di intenti, di fervore e di impegno con quelle di Dasà (Maria SS. Immacolata e Rosario), del Rosario di S. Vito Jonio, del SS. Sacramento di Jonadi e di S. Giovanni di Catanzaro. Proprio in questa chiesa dedicata a Maria Mater Domini, il 20 Maggio 1979 S. Em.za il Cardinal Giuseppe Paupini Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa, di file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C1_mannacio.htm (3 of 4) [29/11/02 9.57.45] SALUTO DEL SEGRETARIO DELLA CONFRATERNITA DEL SS. CROCIFISSO recente scomparso, presiedette un importante convegno delle confraternite calabresi che fu forse decisivo per la vita del movimento confraternale, convegno di cui fu animatore mons. Armando Fares e che fu organizzato dalla confraternita del Crocifisso di S. Nicola da Crissa, la qual confraternita, frattanto, continuava il suo lavoro e non soltanto a S. Nicola. A Roma, infatti, l’avv. Nicola Gerardo Marchese, con la collaborazione di altri nostri confratelli colà residenti, faceva rinascere, dopo un lungo periodo di stasi e ormai in fase di estinzione, l’antica Arciconfraternita del SS. Crocifisso di S. Marcello di cui è tuttora l’attivissimo presidente e la cui opera ha consentito a quella arciconfraternita di riallacciare i rapporti con le consorelle aggregate d’Italia, di Spagna, di Francia e anche dell’America Latina. A Toronto i confratelli emigrati hanno costituito regolarmente (dal 1975) l’Associazione del SS. Crocifisso ricevendo i permessi dalle Autorità ecclesiastiche e da quelle di governo del Canada. Di quei nostri confratelli così ci scriveva - tra l’altro - Padre Isidoro De Miglio della Parrocchia di S. Francesco d’Assisi in Toronto: «Il SS. Crocifisso, soltanto Lui, conosce quanto bene viene operato da coloro che lo adorano, lo amano e si sentono spinti a seguirne gli esempi e che sono stati educati e formati all’ombra mistica e sacra della confraternita di S. Nicola da Crissa». E recentemente Pino Macrì, presidente di quell’Associazione, così scriveva alla sua confraternita di S. Nicola: «Io, insieme al Comitato, prego il SS. Crocifisso che ci dia la forza e ci mantenga uniti con una grande fede verso secoli futuri anche in una terra lontana, sperando che un giorno anche i nostri figli ci seguiranno come noi abbiamo seguito i nostri Padri». È questa la sintesi del nostro passato, anche recente. Che intendiamo proiettare nel futuro, in sintonia con quanto ci scriveva il nostro confratello di Toronto. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C1_mannacio.htm (4 of 4) [29/11/02 9.57.45] SALUTO DEL PRIORE DELLA CONFRATERNITA DEL SS. ROSARIO SALUTO DEL PRIORE DELLA CONFRATERNITA DEL SS. ROSARIO Domenico Carnovale Come Priore della confraternita del SS. Rosario, in S. Nicola da Crissa, saluto il Sig. Sindaco, Franco Teti, tutti i responsabili del progetto, gli studiosi che, con la loro presenza e le loro relazioni, ravviveranno questo convegno. La confraternita del SS. Rosario ha lo scopo principale di diffondere la devozione alla Madonna ed al suo Rosario. A questo si aggiunge quello della solidarietà, dell’assistenza ai bisognosi dove è carente lo Stato. Vive con le quote dei confratelli (mille lire all’anno, fino all’anno scorso la metà), con le libere offerte e con i risparmi dei festeggiamenti annuali. Dal 1980, anno in cui sono stato eletto priore, abbiamo risparmiato oltre cento milioni. Così si sono potute acquistare delle abitazioni, confinanti con la chiesa, che stiamo ristrutturando per trasformarle in una piccola casa di riposo per le persone più bisognose del paese. Nel passato, le confraternite sono state molto importanti, perché, in un periodo storico in cui non vi era Azione Cattolica, non vi erano Focolarini, non vi erano Ciellini, non vi erano «Maria Cristina», non vi erano ancora Oratori salesiani, non vi erano Terzi Ordini religiosi, nei paesi dove non vi era un convento di Francescani o di Domenicani, esse erano la vita della parrocchia. Pur con i loro limiti, con i difetti degli uomini, rappresentavano un centro di vita cristiana, perché avevano una loro spiritualità particolare alla quale restavano fedeli e che, con tanta abnegazione ed entusiasmo, trasmettevano ai posteri. Ora i tempi sono cambiati, i movimenti nuovi potranno dare una nuova linfa ed una certa collaborazione alla gerarchia ecclesiastica, ma se le confraternite, alla spiritualità originaria, sapranno aggiungere ed indirizzare il volontariato, che è numeroso fra i confratelli, verso la solidarietà e l’assistenza agli emarginati, agli anziani, alle persone che vivono in solitudine, avranno ancora un posto importante nella Chiesa e nella comunità. Con questi pensieri auguro che il vostro lavoro storico e scientifico metta nel giusto valore l’importanza che hanno avuto e che avranno le confraternite nella storia della Chiesa e della società civile. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C2_carnovale.htm (1 of 2) [29/11/02 9.57.47] SALUTO DEL PRIORE DELLA CONFRATERNITA DEL SS. ROSARIO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C2_carnovale.htm (2 of 2) [29/11/02 9.57.47] LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ Pietro Borzomati Lo scorso anno a Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, si è avuto un contenzioso tra l’arciconfraternita del SS. Rosario ed il vescovo di Gerace-Locri a causa delle irregolarità che si ebbero nel sodalizio per l’elezione del priore e dei consiglieri. Il vescovo scrisse all’assistente dell’arciconfraternita, a tutti i confratelli, ai fedeli di Caulonia e dispose che venisse ristampato il testo del regio decreto del 17 settembre del 1940 con cui si elencavano le confraternite della provincia che passavano alle dipendenze dell’autorità ecclesiastica per ciò che concerneva il funzionamento e l’amministrazione «ai termini dell’art. 29, lettera c del Concordato con la Santa Sede» 1. Il vescovo interdì la chiesa della confraternita, denunciò le irregolarità commesse per le elezioni del priore, nominò un commissario straordinario ed invitò i fedeli alla preghiera «perché l’onnipotenza dell’Amore illumini le loro menti [dei confratelli dissidenti] e i loro cuori e li faccia strumenti di unità e di pace» 2. L’episodio è significativo; in questa sede non interessa quale è stata la conclusione del contenzioso, bensì ciò che è accaduto, a vent’anni circa dal concilio ecumenico Vaticano II, un evento che non può non stimolarci a ricerche e studi sul passato, se non altro per chiarire le motivazioni di fondo di alcune sopravvivenze nel mondo confraternale del Sud quali, ad esempio, i contrasti tra i confratelli ed il loro assistente spirituale e le curie vescovili, la strumentalizzazione di queste istituzioni ecclesiali da parte del notabilato. Ma, nelle confraternite di oggi, si hanno anche lodevoli esempi di vita di pietà e di solidarietà. Gli atti del congresso, indetto dalla diocesi di Oria, sulle «Confraternite oggi: rinnovamento nella continuità» confermano infatti la vitalità spirituale di esse 3. Nel corso dell’incontro di Oria, a cui parteciparono tutti i responsabili delle trentatré confraternite della piccola diocesi pugliese, si è deciso, ad esempio, una «riorganizzazione spirituale e di ricarica di impegno operativo» 4 al fine, anche, di promuovere, in piena intesa con la Chiesa locale, un incisivo apostolato ed una mirata azione sociale a favore soprattutto degli emarginati. La persistenza di questo mondo confraternale nelle comunità ecclesiali del Mezzogiorno alle soglie del Duemila pone ulteriori domande su ciò che queste istituzioni promossero nel Sud nei trascorsi secoli e, cioè, se esse effettivamente riuscirono ad assicurare ai confratelli una solida formazione cristiana ed in che misura indicarono nella vita di perfezione cristiana le modalità per imitare i loro venerati file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C3_borzomati.htm (1 of 5) [29/11/02 9.57.51] LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ Santi Patroni, e ciò anche per rinsaldare la pietà del popolo ed in particolare quella cristologica. È vero che i decreti vescovili sulla vita delle confraternite normalmente tendevano a porre un argine alla vita rilassata di esse, ma è altresì risaputo che questi atti episcopali raramente si soffermavano sulla vita spirituale o l’edificante pietà degli aggregati. I decreti, in realtà, venivano emanati prevalentemente per condannare abusi o deviazioni dottrinali e per riaffermare e tutelare i rapporti di sudditanza con la gerarchia e, raramente, per un’azione di coordinamento con i programmi pastorali. Questi decreti erano solamente volti a reprimere gli abusi, in quanto si riteneva, salvo alcune eccezioni, che l’esemplarità di vita delle confraternite dei fratelli non dovesse essere evidenziata. Tutto ciò senza contare che, normalmente, negli archivi ecclesiastici si conservavano soprattutto gli atti «giudiziari» e, cioè, decreti, notificazioni su particolari aspetti e momenti essenzialmente negativi della vita della Chiesa e che, raramente (salvo che gli atti dovessero essere conservati per disposizione canonica in archivio come ad esempio gli atti dei processi di canonizzazione), si custodivano i documenti sulla vita edificante del clero e dei fedeli. In un decreto, ad esempio, sullo stato delle confraternite della diocesi di Oria del 1897, si denunciava come in queste istituzioni vi fosse «l’inosservanza di Regole e Statuti, l’inadempienza circa la tassa d’iscrizione, casi di ribellione e disprezzo della legge morale, abbandono dei sacramenti, inosservanza del precetto pasquale, mancanza di pace, ordine, moralità, pietà cristiana, l’aggregazione di persone discole, scandalose e di costumi riprovevoli (bestemmiatori abituali, frequentatori di case di peccato, viventi in relazioni illecite, assidui alle bettole per giocare e ubriacarsi, inadempienti al precetto pasquale, condannati a pene di giustizia)», queste persone si andavano introducendo nelle confraternite, contravvenendo alle norme degli statuti che ne vietavano l’iscrizione, «amministrazione irregolare, morire senza sacramenti, partecipazione a funerali dove non era presente il parroco o il sostituto con la croce, assenteismo alla processioni e alle associazioni dei cadaveri» 5. Che dire poi dei giudizi assai severi del vescovo Nicola Monterisi? Il prelato nel 1931 definiva le confraternite «mummificate in organismi di semplice parata e di servizio funebre, appunto perché nella loro vita spirituale furono soppressi istruzioni e sacramenti, credendo di reggersi con l’esercizio del solo culto ma questo finisce con l’inaridirsi come frutto, il cui albero ebbe recisi radici e fusto. Il loro sacerdote ha nome ancora di direttore, o padre spirituale, ma il compito si restringe alle solite funzioni, e a seppellire i confratelli» 6. Si è, inoltre, opportunamente detto che il movimento cattolico fu promosso in ritardo nel Mezzogiorno per la diffusa convinzione che quei ruoli sarebbero stati svolti, come in passato, dalle confraternite 7. In verità gli ecclesiastici meridionali erano convinti di ciò non avendo compreso, o voluto comprendere, i contenuti di programmi e le finalità file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C3_borzomati.htm (2 of 5) [29/11/02 9.57.51] LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ del movimento cattolico. Ma la mancanza di studi sul mondo confraternale del Sud dopo l’Unità non ci consente, in realtà, di conoscere programmi, ruoli ed impegni delle fraternite. Nei nostri studi di storia sociale e religiosa non abbiamo attentamente valutato, ad esempio, la straordinaria estensione ed estensibilità delle confraternite, ma soprattutto, come si è avvertito, non abbiamo considerato la vita delle stesse fraternite in età contemporanea per verificare se non altro la loro vera consistenza ed i riflessi che ebbero nella Chiesa e nella società. È certo, comunque, che la storia del notabilato del Mezzogiorno negli ultimi due secoli può essere ricostruita solo se saranno portati avanti ricerche e studi sul mondo confraternale. I notabili, infatti, si erano appropriati delle confraternite per trarne benefici e prestigio, per strumentalizzare le devozioni per finalità egemoniche. La consistenza economica di queste istituzioni (lasciti, donazioni, patrimoni confraternali, capitali per le opere di misericordia o per la committenza di chiese, oratori, opere d’arte, suppellettili, ornamenti) non passò in realtà inosservata ed i «galantuomini» ne trassero notevoli profitti. Questi aspetti sono stati parzialmente affrontati al seminario di studi su «La sociabilità religiosa nel Mezzogiorno: le confraternite laicali» 8. Ma, in quell’incontro, si sono avuti buoni risultati; Antonio Cestaro ad esempio ha acutamente osservato che la confraternita nel Sud «è venuta a rappresentare un passaggio obbligato, un crocevia in cui finiscono col convergere, da diversi punti di partenza, vari filoni di interesse, tutti tendenti a lumeggiare, con nuovi e più affinati strumenti, linee e tendenze della vita religiosa quale si andò manifestando nell’età moderna: dalle strutture ecclesiastiche post-tridentine alla sociabilità religiosa, dalla organizzazione assistenziale-ospedaliera ai problemi del pauperismo, dall’atteggiamento dinanzi alla morte alle prime rudimentali forme creditizie» 9. Nel corso di quel convegno Maria Mariotti, che aveva coordinato le ricerche sulle confraternite in Calabria, ha, significativamente, rilevato che «dai dati finora raccolti non emergono indicazioni significative sugli orientamenti e i livelli di spiritualità e di pietà proposti e professati, anche se non pienamente vissuti» 10. Questa affermazione ci riporta ad una constatazione e, cioè, che perdura la scarsa sensibilità negli studiosi per momenti così qualificanti del mondo confraternale, come, appunto, la preghiera, la formazione, le liturgie. Abbiamo studiato gli statuti, lo stato patrimoniale di esse, ma in realtà nelle indagini si sono trascurati quegli aspetti di vita spirituale e di pietà che pur stanno alla base di ogni altro impegno. Sappiamo, inoltre, poco o nulla sulla predicazione nelle confraternite e sul persistere, ad esempio, di varie forme penitenziali proposte ed accettate dai fratelli anche in età contemporanea. Ha scritto Giovanni Vitolo che «la tradizione penitenziale dei Disciplinati [...] se si diffuse nel Mezzogiorno più tardi rispetto al resto dell’Italia, trovò nella tendenza a vivere l’esperienza religiosa su un piano emotivo-fisiologico, che a volte affiora file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C3_borzomati.htm (3 of 5) [29/11/02 9.57.51] LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ ancora oggi nelle popolazioni meridionali, un ambiente più adatto alla sua conservazione e al suo sviluppo per cui, sia pure confinata in zone ove più immobili sono state nel corso dei secoli le strutture economiche e sociali, ha potuto conservarsi sino ai nostri giorni» 11. Vincenzo Paglia dal canto suo ha osservato che «una storia, [...] quella delle confraternite del Mezzogiorno [è] diversa e autonoma da altre. Essa non può eludere quello spirito laicale ereditato da una tradizione secolare, che si fa forte della componente giurisdizionale e regalista che determina un certo rapporto con l’autorità ecclesiastica» 12. Gli studiosi del mondo confraternale del Mezzogiorno sono, quindi, sollecitati a rispondere con le loro ricerche ed i loro studi ai tanti interrogativi che emergono dalle più recenti analisi sul passato confraternale. Ciò per sapere, ad esempio, le motivazioni della vitalità o delle crisi di queste istituzioni, gli orientamenti devozionali e l’incidenza che ebbero gli ordini religiosi nella vita delle confraternite e conseguentemente nella pietà popolare, il ruolo dei predicatori ed i rapporti delle fraternite con le diocesi e le parrocchie, i legami con il territorio ed il peso politico che esercitarono, la loro funzione sociale e la mentalità dei fratelli, chi erano i priori e gli assistenti ecclesiastici e la vita economica di queste istituzioni. Quello del Mezzogiorno è un mondo dove la confraternita ha avuto un suo ruolo e ad essa aderivano artigiani, borghesi, nobili, professionisti e gente impegnata, potente ma anche umile. Si deve, inoltre, tener presente che in queste fraternite si ebbero nel corso dei secoli notevoli cambiamenti, che in esse si coniugavano aspetti devozionali e finalità essenzialmente sociali, che furono sempre attente alle tradizioni locali per cui hanno adeguatamente risposto a bisogni particolari di differenti territori e di persone diverse anche per estrazione sociale. È certo, comunque, come si evince dagli studi sinora compiuti, che le confraternite non accumularono ricchezze e furono estranee all’imprenditoria. Ma, ed è utile ribadire, la confraternita ebbe prospettive essenzialmente religiose; si deve a questa istituzione l’incremento della pietà eucaristica e mariana, riflessioni sui problemi della morte, la capacità di soddisfare le esigenze devozionali del popolo meridionale. La loro incidenza nella Chiesa e nella società del Mezzogiorno è stata notevole; è vero che crisi e deviazioni causarono serie difficoltà alla Chiesa ed in particolare alla gerarchia, che esse furono oggetto di palese strumentalizzazione per finalità essenzialmente egemoniche, ma è altrettanto certo che le confraternite contribuirono all’annuncio del Regno e, soprattutto nei centri più sottosviluppati, alla evoluzione sociale anche degli emarginati, non mancando di essere associazioni laicali dove liberamente si potevano dibattere i diversi problemi ed eleggere a scrutinio segreto i propri dirigenti. E ciò non è stato poco in una società per molti aspetti deperita nelle sue generali condizioni. Urge, quindi, avviare nuove ricerche al fine di conoscere file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C3_borzomati.htm (4 of 5) [29/11/02 9.57.51] LE CONFRATERNITE NEL MERIDIONE E LA LORO INCIDENZA NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ aspetti e momenti della spiritualità e della pietà nelle confraternite anche in età moderna e contemporanea, cioè, su modi di vita essenzialmente religiosi che pur si ebbero e che portarono anche all’ascesi, alla contemplazione ed alla santità. Note 1 «Rivista diocesana della Chiesa di Locri-Gerace», II, 1991, pp. 12-20. 2 Ibid., p. 17. 3 Confraternite oggi: rinnovamento nella continuità, Manduria 1988. 4 Ibid., p. 24. 5 Ibid., pp. 43-44. 6 N. MONTERISI, Trent’anni di episcopato nel Mezzogiorno (1913-1944). Memorie, scritti editi ed inediti, a cura di G. DE ROSA, Roma 1981, p. 358. 7 P. BORZOMATI, Movimento cattolico e Mezzogiorno, in «Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia», Torino 1981, I/1, pp. 122-129. 8 «Ricerche di storia sociale e religiosa», ns, XIX (1990), 37-38. 9 A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno: aspetti e momenti, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», ns, XIX (1990), pp. 15-51, in particolare p. 17. 10 M. MARIOTTI, Ricerca sulle confraternite laicali del Mezzogiorno in età moderna. Rapporto dalla Calabria, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», ns, XIX (1990), pp. 141183, in particolare p. 156. 11 G. VITOLO, Contributo alla storia delle confraternite dei disciplinati in Campania tra Medioevo ed Età Moderna, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», ns, IX (1980), 17-18, pp. 173-187, in particolare p. 187. 12 V. PAGLIA, Contributo allo studio delle confraternite romane dei secoli XV-XVI, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», ns, IX (1980), pp. 233-276, in particolare p. 236. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C3_borzomati.htm (5 of 5) [29/11/02 9.57.51] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) Maria Mariotti 1. Consistenza documentaria e bibliografica sulle confraternite calabresi Nelle ricerche e riflessioni che da vari decenni vado conducendo sulla vita della Chiesa nella società calabrese in età moderna e contemporanea, solo marginalmente avevo sfiorato il tema delle confraternite. Esso tuttavia spesso emergeva tra gli aspetti più rilevanti e forse anche più suggestivi di questa vicenda. Lo stimolo ad occuparmene direttamente, sebbene senza sistematico impegno su fonti specifiche, si ricollega all’invito ricevuto nel 1985 da Gabriele De Rosa a coordinare la ricerca per l’area calabrese in vista di un seminario di studio su La sociabilità religiosa nel Mezzogiorno: le confraternite laicali. Non avevo esitato allora ad accettare perché sapevo di poter contare sulla competenza e l’impegno di alcuni studiosi che da tempo conducevano sull’argomento indagini capillari presso biblioteche e archivi prevalentemente calabresi e ne avevano già reso noto o stavano per pubblicarne qualche risultato. Ed è stata infatti immediata e generosa la loro disponibilità a collaborare 1. Eravamo d’accordo nella scelta della via più difficile, per il cammino comune intrapreso. Avremmo potuto infatti far consistere il nostro contributo nell’approfondimento dell’analisi su singole confraternite o su ristretti gruppi di esse, entro limitati ambiti di città e paesi in zone diverse della regione. Ci è sembrato invece più urgente e proficuo sotto il profilo storico-storiografico, allo stato delle ricerche, tentare un accertamento d’insieme sulla documentazione esistente in tutto il territorio calabrese. Non avevamo ovviamente posto limiti nello stabilire il termine cronologico a quo della ricerca, nella fragile speranza, rivelatasi poi non del tutto illusoria, di spostare quanto più possibile all’indietro, rispetto alla fase «postridentina», il reperimento di qualche segno di vita per le confraternite calabresi. Il termine ad quem era stato esteso fino a raggiungere gli anni sessanta del nostro secolo: estremo limite possibile per condurre correttamente una ricerca storica, come ci eravamo proposti. Quanto agli ambiti spaziali dell’indagine, la più naturale suddivisione fra i ricercatori ci era sembrata quella delle 12 diocesi esistenti dal 1986 in Calabria (cartina 1), file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (1 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) tenendo però conto delle situazioni precedenti che registravano in regione, dal secolo XIV, 24 diocesi (cartina 2) ridotte nel 1818 a 18 (cartina 3) con l’aggiunta di Lungro nel 1919 (cartina 1). La ricerca allora ha toccato, in misura completa o parziale, le diocesi di Reggio, Oppido-Palmi, Locri-Gerace, Mileto-Nicotera-Tropea, CatanzaroSquillace, Lamezia Terme, Crotone-Santa Severina, Cosenza, Rossano-Cariati, raggiungendo il numero complessivo di oltre 1300 sodalizi. Per limitazioni personali e tecniche non è stato possibile estenderla a San Marco-Scalea, Cassano Jonio, Lungro, Bova (parte di Reggio), Bisignano (parte di Cosenza). Gli ambienti privilegiati in cui la ricerca si è svolta sono stati, ovviamente, gli archivi storici delle diocesi (anche di quelle soppresse o accorpate) e gli archivi di Stato (dei tre capoluoghi e delle relative sezioni). Nei primi si è attinto prevalentemente alle relazioni delle visite pastorali (originali) e per le visite ad limina Apostolorum (per lo più fotocopie delle collezioni vaticane). Nei secondi sono stati fecondi di notizie soprattutto gli atti notarili. Ma, al di là di queste fonti «seriali», preziosi dati sono emersi da documenti isolati come atti di costituzione o di ravvivamento, riconoscimenti ecclesiastici e assensi regi, concessioni, vertenze, contratti, atti amministrativi, ecc.: talora consapevolmente cercati, talora scoperti seguendo piste diverse. E non meno proficua è stata l’individuazione di materiale manoscritto e a stampa riguardante la vita delle confraternite: statuti, regole, cronache, manuali di preghiera, elenchi di beni posseduti e di offerte ricevute, attestati di acquisti, vendite ed elargizioni, libri contabili, ecc., reperiti anche presso archivi e biblioteche di parrocchie, congreghe, famiglie, luoghi pii. Un limitato allargamento dello sguardo a materiale esistente fuori regione, direttamente tentato da qualcuno, è stato agevolato dal sussidio di alcuni studi (come ad esempio un saggio del padre Guglielmo Esposito sulle confraternite del Rosario condotto presso l’archivio generale dei Domenicani). Ma soprattutto è stato guidato dai risultati della pionieristica ininterrotta opera del padre Francesco Russo, raccolti nelle sue «storie» della Chiesa in Calabria, delle diocesi di Nicastro, Cosenza, Reggio, Cassano, degli ordini religiosi specialmente Francescani e Minimi, e nel Regesto Vaticano per la Calabria giunto allora al IX volume pubblicato nel 1986 (fino all’anno 1708). Al convegno svolto a Roma nei giorni 10, 11, 12 dicembre 1987, che ci ha visti tutti presenti, il risultato delle varie ricerche, come era previsto, è stato sintetizzato in un mio «rapporto», pubblicato negli atti apparsi nel 1992 2. Non hanno potuto purtroppo in essi trovare posto i testi preparati dai singoli collaboratori: la loro consistenza avrebbe sbilanciato l’economia del volume, poiché per nessuna delle altre zone interessate era stato condotto un lavoro così capillare e denso. Ed è riuscito vano un tentativo di pubblicazione con contributo del CNR: la nostra richiesta, come in altri casi, è stata «cortesemente» respinta perché l’opera, pure ritenuta apprezzabile, non file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (2 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) rientrava nei piani e nei fini dell’istituzione ... In paziente attesa di altra opportunità, si è continuato a sviluppare l’indagine integrandone i dati già acquisiti ed estendendola alle zone che ne erano rimaste escluse. L’occasione si è presentata in modo imprevisto: l’invito rivolto da Vito Teti alla nostra Deputazione a collaborare all’elaborazione e attuazione di un progetto del Dipartimento di Filologia e del Centro Interdipartimentale di Documentazione demoantropologica dell’Università della Calabria per un convegno sulle confraternite in regione. La nostra adesione, pronta e cordiale sotto il profilo della «simpatia» umana, è stata sottoposta ad attenta riflessione quanto all’impegno scientifico. Ci rendevamo conto infatti della diversità di prospettiva e di taglio che caratterizzava in questo caso (a differenza da quello dell’iniziativa romana) il comune interesse verso il tema «confraternite» e in genere «religione popolare»: specificamente sociologicoantropologico per il gruppo dell’Università, essenzialmente storiografico per quello della Deputazione. Ciò significa differenziazione non solo di riferimenti cronologici (prevalente attenzione rivolta al presente oppure al passato) ma anche di fonti (manifestazioni vissute di fenomeni nella loro constatata e prevedibile ripetitività oppure testimonianze scritte e orali di avvenimenti nella loro irripetibile originalità) e quindi di metodi (quanto più possibile rigorosamente sperimentali - anche se di sperimentazione sui generis come sempre quando ne è oggetto l’uomo - oppure descrittivi-interpretativi di «monumenti» e «documenti»). Ci è sembrato tuttavia di potere, anzi di dovere accogliere l’invito, oltre che per l’opportunità di sviluppare le ricerche avviate e metterne in comune su piano più vasto i risultati, per l’eccezionale occasione di incontro «sul campo» fra studiosi che riflettono sullo stesso tema in prospettive diverse. Proprio la presa di coscienza in actu exercito delle differenze, evitando generiche commistioni o preconcette contrapposizioni, può favorire una discreta, rispettosa «interdisciplinarietà», nel tentativo di fare qualche piccolo progresso nel comprendere la multiforme complessità della realtà umana di ieri e di oggi, e nel nostro caso di quella espressa attraverso le «confraternite religiose» calabresi. Questa intenzionalità, forse più implicita che esplicita, ci ha indotti, nella fase di progettazione, a non porre limiti all’accoglienza dei vari contributi richiesti o offerti. Ne è risultato un programma che prevede quarantaquattro interventi: forse fantasmagorico nell’enunciazione dei temi, certo sproporzionato alla limitatezza del tempo disponibile. L’intelligenza dei partecipanti saprà cogliere il filo unitario nell’evidente varietà e nell’apparente dispersività degli argomenti proposti. La discrezione dei relatori vorrà rendere sopportabile il peso che queste tre intense giornate imporranno a tutti noi: che siamo qui non per una sosta distensiva (e tanto meno evasiva), ma per dare, mediante questa fatica intellettuale e fisica, un altro file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (3 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) piccolo contributo al tentativo di recuperare la consapevolezza di una identità calabrese oggi più che mai esposta a rischio di perdita irrecuperabile. Attraverso gli atti, che speriamo possano riprodurre integralmente relazioni e interventi, saranno meglio puntualizzati i risultati raggiunti e le possibilità di sviluppo degli studi sulle confraternite in Calabria, cui in questa introduzione «a due voci» non possiamo che accennare: non solo sotto l’aspetto documentario e bibliografico, ma anche nella molteplicità di profili (psicologici, sociologici, economici, politici, religiosi, culturali) che la realtà confraternale implica, con prevalente riferimento alla Calabria e con qualche apertura esemplificativa o sintetica verso altre regioni del Sud. Da quanto già detto appare con chiarezza la discreta consistenza documentaria e bibliografica, sebbene limitata e frammentaria, sulle confraternite calabresi, puntualizzata attraverso le ricerche già compiute a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento. Devo però accennare ad una fortunata coincidenza che ci consentirà di allargare ulteriormente l’informazione su fonti e studi in argomento. È uno degli ultimi contributi di cui siamo grati al padre Francesco Russo. Circa un anno prima della morte, avvenuta nell’agosto 1991, egli aveva predisposto un dattiloscritto di oltre 350 cartelle nel quale erano elencate, in ordine alfabetico-topografico (città, paesi, frazioni, ecc.), tutte le notizie su confraternite calabresi reperite lungo il sessantennio delle sue ricerche. L’editore dott. Domenico Laruffa con intuito e coraggio ne aveva assunto l’impegno di pubblicazione pur senza alcuna garanzia di almeno parziale copertura finanziaria. La scomparsa dell’autore ha rafforzato l’obbligo morale di condurre a termine l’impresa. E non è esagerato parlare di impresa perché del testo provvisorio e incompleto consegnato dal padre non erano purtroppo ormai più possibili revisioni e chiarificazioni da parte sua. Con la generosa collaborazione di Antonio Tripodi, Franco Arillotta, Bruno Polimeni, Luigi Intrieri si era avviato un estenuante lavoro di precisazioni, correzioni, integrazioni indispensabile per una pubblicazione decente, se non perfetta. Non ci illudevamo di avere a disposizione il volume entro brevi termini; e le moltiplicate difficoltà ci inducono a dubitare della possibilità della sua pubblicazione. Intanto però, l’avere in mano la prima stesura di questo nuovo «regesto» mi ha messa in condizione di potermi fare un’idea approssimativa della preziosa integrazione che esso potrebbe offrire al proseguimento della ricerca comune. Quanto alle fonti, il repertorio inedito del Russo dà minore spazio a quelle conservate in Calabria, ma in compenso arricchisce le informazioni sulla documentazione esistente presso gli archivi napoletani (specialmente Archivio di Stato, R. Camera di Santa Chiara, Cappellano Maggiore, per conferme settecentesche degli statuti) e romani: Archivio Segreto Vaticano (Congregazione del Concilio per relazioni di visite ad limina, Congregazione dei Vescovi e Regolari per relazioni di visite apostoliche, Dataria Apostolica per successioni e controversie, Registro Vaticano, Segreteria dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (4 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) Brevi per cappelle, altari e indulgenze, Segreteria Camerale) ed altri particolarmente importanti per le aggregazioni alle arciconfraternite primarie (San Lorenzo in Damaso, Concezione [Francescani Minori]; SS. Apostoli, Immacolata [Francescani Conventuali]; Santa Maria sopra Minerva, SS. Sacramento [Domenicani]; Santa Sabina, Rosario [Domenicani]; San Marcello, Addolorata [Serviti]). Quanto agli studi, il Russo tiene conto di quelli noti al nostro gruppo di lavoro, aggiornati fino alla raccolta di studi a lui dedicata 3 e alle annotazioni aggiunte al mio rapporto 4; ma ne cita parecchi altri, in prevalenza meno recenti, più difficilmente reperibili e non sempre ricordati nei saggi degli altri studiosi. Questo allargamento di informazioni documentarie e bibliografiche ha rilevanza non solo erudita. È molto importante per un più preciso accertamento sul numero delle confraternite calabresi, che risulta più consistente dei dati acquisiti attraverso la nostra ricerca, e sulla loro diffusione capillare nel territorio della regione. Ma è di notevole rilievo soprattutto per l’arretramento al periodo pretridentino di alcune date di origine: c’è solo qualche barlume per i secoli XIII e XIV, ma indizi abbastanza sicuri per il XV e la prima metà del XVI. L’estensione della «retrospettiva» cronologica non può non influire sulle «prospettive» problematiche, per il proseguimento degli studi riguardanti le confraternite nelle loro caratterizzazioni sociologiche, giuridiche, ecclesiastiche (e relativi rapporti con autorità politiche e civiche, vescovi, clero diocesano e regolare), composizione sociale, incidenza socio-economica e culturale, contenuti di culto, devozione, pietà, spiritualità. Il padre Russo aveva certo avuto consapevolezza dell’importanza di questo suo contributo. Nella breve prefazione egli infatti si soffermava sulle poche ma significative notizie intorno alle confraternite esistenti in Calabria nel Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento. E sottolineava la loro prevalente caratterizzazione penitenziale, spesso con specifica denominazione di «flagellanti», «battenti», «disciplinati», ecc.; la presenza di vari sodalizi dedicati al «Corpo di Cristo» o «SS. Sacramento» (particolarmente incrementati sotto il pontificato di Paolo III, 1534-49); l’esistenza di confraternite del Rosario antecedentemente al Concilio (1545-63) e a Lepanto (1571); la coesistenza di titoli caduti nel prosieguo di tempo in disuso (ad es. S. Maria di Melissa, Reggio; Veterana, Nicastro) con altri persistenti nei secoli successivi (oltre a SS. Sacramento: Annunziata, Immacolata, Carmine, Soccorso, Suffragio, Grazie, San Michele Arcangelo, Santa Caterina vergine e martire, San Giorgio); qualche caso di aggregazione alle primarie romane (come SS. Sacramento di Molochio, 1548, e Corpo di Cristo di Mormanno, 1539, a S. Maria sopra Minerva; Annunziata di Reggio, 1538, senza precisazione). Questi fragili spunti, uniti ad altri emergenti da fonti e studi diversi, si collegano ad una questione di grande importanza per la storia della Chiesa in età moderna e contemporanea: la posizione e funzione del Concilio di Trento e il rapporto tra la file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (5 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) «riforma cattolica» da esso avviata e la «preriforma» che l’ha preceduto e preparato. Non intendo qui neanche sfiorare la complessità del tema «riforma cattolica» e/o «controriforma», ampiamente dibattuto ad alto livello (da Pastor a Jedin, da Cantimori a Bendiscioli, da Marcocchi ai Firpo) e per la Calabria approfondito da vari nostri studiosi (fra i quali non posso non ricordare Ernesto Pontieri e Pasquale Sposato). Osservo solo che, attribuendo ai termini «riforma cattolica» significato costruttivo e propositivo prevalentemente religioso, a «controriforma» senso difensivo e repressivo con forti implicanze politiche, la fedeltà alla storia esige che essi siano intesi e assunti non come alternativi ma come integrativi 5. E ricordo che, nella fase cui ci riferiamo, il movimento di «riforma cattolica» si pone non solo come «controriforma» rispetto alle istanze e alle aggressioni della «riforma protestante», ma anche, molto prima e molto dopo, come «autoriforma» rispetto a incoerenze, infedeltà, deviazioni riconosciute e confessate all’interno della stessa cristianità cattolica 6. Ritengo che questo aspetto di «autoriforma» pre e post tridentina vada tenuto ben presente nello studio delle confraternite calabresi. Anzitutto per capire il ruolo da esse esercitato nel movimento di purificazione e rinnovamento abbastanza vivacemente operante qui da primo Quattrocento a metà Cinquecento, specialmente per impulso di alcuni ordini mendicanti: Francescani, Domenicani, Agostiniani, Carmelitani, Minimi, Cappuccini, che (ad eccezione dei primi Francescani presenti fin dalle origini dell’Ordine), proprio in quel periodo e in quello spirito si inserivano tardivamente nella regione. E anche per cogliere i caratteri di continuità e/o di novità dalle confraternite assunti nella fase immediatamente postridentina e fino a tutto il Seicento, nel rispetto e insieme nel controllo ecclesiastico della loro specificità laicale, sia nell’intensificazione del rapporto di alcune di esse con i religiosi (e ai mendicanti si aggiungono ora le congregazioni di chierici regolari, particolarmente i Gesuiti), sia nel tentativo di raccordo del particolare impegno confraternale con i progetti riformatori dei vescovi e del clero diocesano. La questione si ripropone per il Settecento e l’Ottocento, nel mutato quadro politico delle varie forme di «giurisdizionalismo», dall’equivoca coesistenza di diffidenze e alleanze fra «trono e altare», in atto fin dal periodo spagnolo, ai precisi controlli statali, borbonici di prima e seconda maniera, limitativi e a un tempo promozionali, sulla vita della Chiesa, che da parte sua cerca di difendersene e insieme di utilizzarli a proprio vantaggio. Gli «accomodamenti», che di fatto caratterizzano già i rapporti Chiesa-Stato in regime spagnolo, vengono legalizzati dai Concordati che nelle varie fasi ulteriori, fino al Novecento, tentano di ricucire fratture e di riattivare intese dopo momenti di maggiore tensione. A questo profilo politico-giuridico sono stati particolarmente attenti alcuni studi sulle confraternite calabresi settecentesche e ottocentesche, favoriti dall’abbondanza di materiale esistente: regi assensi, soppressioni, ravvivamenti, rifondazioni, controlli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (6 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) amministrativi, statuti e regolamenti. Nel proseguimento degli studi andrebbe più esplicitamente rilevato che questi interventi, nella maggioranza dei casi, segnano non l’inizio dei sodalizi, ma il riconoscimento statale della loro preesistenza e il tentativo di normalizzazione in base alle prescrizioni del diritto ecclesiastico e canonico vigente nei vari periodi. Il riferimento alle fasi precedenti delle Congreghe rispetto a questi controlli statali richiama il problema, sempre aperto, di una loro valutazione di positività e/o di negatività per lo sviluppo della vita confraternale. Ritengo apprezzabili i rilievi di Augusto Placanica, credo sostanzialmente condivisi da Gabriele De Rosa e da Antonio Cestaro, ripresi da Maria Rosaria Valensise, che sottolineano l’importanza del processo di «razionalizzazione» e di conseguente «rivitalizzazione» derivanti da tali provvedimenti, specialmente nella fase borbonico-tanucciana. E in questo senso va rilevata una certa concordanza (anche se per motivazioni diverse) con la preoccupazione pontificia ed episcopale, fin dal secolo precedente, di garantire ordine e normalità alla multiforme esuberanza confraternale attraverso regole comuni e vigilanza ordinaria (concili provinciali, sinodi diocesani, visite pastorali prima e dopo la costituzione Quaecumque di Clemente VIII, 1604; provvedimenti riguardanti le congreghe in collegamento con la riforma e soppressione dei «piccoli conventi» da parte di Innocenzo X, inchiesta 1649, decreti 1652 e 1654). L’apprezzamento positivo degli interventi statali settecenteschi (e per analogia anche dei successivi) nella vita delle confraternite, avendo presente la caratterizzazione specificamente religiosa di queste, impone però una duplice riserva, di cui non possono non tener conto gli studi in corso. Pare che la richiesta del Regio Assenso, da parte di molte delle oltre 3.500 confraternite del Regno documentate presso il Cappellano Maggiore, implicasse un’intenzione di garantirsi la «protezione regia» prendendo le distanze dall’autorità ecclesiastica e mettendosene «al riparo in caso di controversie» 7: tendenza apprezzabile a salvaguardia del carattere laicale delle congreghe, ma pericolosa nell’atmosfera giurisdizionalista-anticurialista-anticlericale di quei tempi e luoghi. Si offriva così, tra l’altro, l’opportunità di infiltrazioni massoniche nei pii sodalizi 8; e si apriva la via a forme di deteriore laicizzazione che in seguito avrebbe consegnato molte confraternite in mano a persone di dubbia fede e di tiepida pratica cristiana o addirittura in posizioni politiche o ideologiche dichiaratamente anticattoliche. L’innegabile influenza disgregatrice dell’unità e della comunione ecclesiale esercitata purtroppo da molte confraternite nei secoli XIX e XX può in parte spiegare la diffidenza dei vescovi e del clero «zelanti» circa la possibilità di una loro valorizzazione nei tentativi di rinnovamento pastorale e missionario messi in atto a partire dal pontificato di Leone XIII, specialmente attraverso il movimento cattolico 9. Va inoltre considerato in tutta la sua gravità l’aspetto economico a cui si estendeva il file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (7 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) controllo regio delle confraternite, come delle altre istituzioni ecclesiastiche. Per la Calabria ulteriore, come è noto, il terremoto del 1783 offrì occasione di pesanti soppressioni con incameramento di opere e di beni anche a proposito di questi sodalizi. E la Cassa Sacra non segnò che la prima fase, «borbonica», dei sempre più massicci interventi operati in tal senso nelle due successive, «francese» e «italopiemontese», a inizio e fine Ottocento. L’acuta analisi critica di quanto avvenuto nella prima fase, condotta da Augusto Placanica 10, attende continuatori altrettanto documentati e onesti per la seconda e la terza, anche in rapporto alle confraternite. E per i vari periodi sarebbe anche da verificare se e come le varie «commissioni» e «congregazioni» statali e comunali abbiano provveduto a gestire e sviluppare le opere benefiche sottratte a diocesi, parrocchie, comunità religiose, sodalizi laicali. Mi limito qui a rilevare che la violenta privazione di risorse economiche compromise irrimediabilmente l’operosità caritativa delle congreghe che le stesse riforme illuminate avevano incoraggiato, anzi prescritto. Di tale elemento essenziale alla vita confraternale, sebbene in forme e misure diverse, andrebbe ricostruita la storia: per le consistenti iniziative assistenziali promosse in Calabria tra Cinquecento e Settecento e per i modesti servizi resi anche in tempi precedenti e successivi 11. Nell’individuare le cause di decadenza, per le congreghe, si dovrà mettere in luce anche questo fattore: la crescente e poi definitiva frattura tra culto e beneficenza, tra spiritualità e assistenza, fino all’esaurirsi della carità e al banalizzarsi della devozione. Accennando agli aspetti economici, segnalo anche l’opportunità che siano ampiamente sviluppati i dati e rilievi riscontrati in alcuni studi specialmente più recenti: sia in rapporto ai criteri di gestione amministrativa di tutte le confraternite, anche quelle «miste»; sia quanto alla specificità di impegno e incidenza socio-economica dei sodalizi specializzati per categorie, di «nobili», di «civili» o «onorati», e specialmente di «artigiani» o «artisti» o «maestri d’arte»: quali forme di attività «creditizia» esercitavano le prime due? quali aspetti di funzionalità «corporativa» sono in qualche modo riscontrabili nella terza? Sarebbe inoltre di grande interesse unificare e arricchire le preziose notizie sparse in parecchi saggi circa la destinazione e l’impiego delle risorse economiche acquisite attraverso donazioni o procurate mediante piccole imprese: sia per il decoro del culto (chiese, cappelle, altari, statue, quadri, oggetti sacri e profani [grande importanza delle «committenze» anche per la storia dei «beni culturali» calabresi]); sia per l’incremento dell’assistenza (in tutte: elargizioni per matrimoni, monacazioni, accoglienza di «esposti», elemosine; in alcune: monti di pietà, ospizi, ospedali [di particolare significato per gli ambienti depressi ed emarginati in cui si inserivano]) 12. 2. Confraternite calabresi e religione popolare file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (8 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) Secondo il progetto iniziale concordato con Vito Teti, nel delineare «situazioni e prospettive degli studi sulle confraternite in Calabria» egli ha tenuto in prevalenza presente la problematica antropologica, io quella religiosa: distinzione da intendere e assumere nella sua convenzionalità e correlatività, che esclude separazioni o opposizioni e implica convergenze e interferenze. Avevamo previsto che altri, purtroppo resisi poi indisponibili, con maggiore competenza e ampiezza illustrassero le questioni affioranti dagli studi sui profili politici ed economici delle congreghe. La lacuna sarà in parte colmata da alcune relazioni ad essi specificamente attente. I precedenti accenni sommari in merito hanno richiamato istanze ed emergenze religiose non marginali, ma centrali nella considerazione di qualsiasi aspetto della realtà confraternale, fatto appunto essenzialmente «religioso» (l’aggettivo nel titolo del nostro convegno è pleonastico: negli spazi e tempi di cui ci occupiamo non esistono confratenite se non «religiose»). Non posso perciò avviare a conclusione queste rapide annotazioni senza qualche cenno alle caratteristiche e ai contenuti di tale specifico aspetto che storicamente costituisce la ragione d’essere di questi sodalizi: solo per rilevarne aspetti messi in luce da studi già effettuati e segnalarne spunti che esigerebbero approfondimento. Le confraternite, fino almeno a metà Ottocento, si presentano come una delle forme permanenti e strutturate più vistose e solide di religione popolare della cattolicità in determinate zone (non solo calabresi o meridionali o italiane). Parlo di religione, non di religiosità. La vita confraternale non ha nulla di vago, generico, esigenziale, riconducibile o al fondamentale desiderio di Dio e di rapporto con la divinità più o meno chiaramente presente nella coscienza di ogni uomo, o al suo concretarsi, talora, in tentativi di gestire il «sacro» in forme marginali, oscure, estranee e sospette rispetto ai culti ufficiali. Il mondo della magia, della stregoneria, del sortilegio, dello scongiuro ritualizzati è massicciamente presente nell’ambiente della cristianità anche calabrese; mi pare però che esso resti estraneo rispetto alla realtà delle confraternite. Questa invece si svolge in piena luce, nell’ambito consistente e corposo della religione cattolica; ne assume la determinatezza ecclesiale di fede, culto, morale e si struttura in regole, norme, istituzioni, consuetudini che operano all’interno della disciplina ecclesiastica, in linea di massima accettata. In questo quadro, eventuali elementi giudicati «superstizioni» o sconfinanti nella «magia» infiltrati nelle congreghe dovrebbero essere individuati e interpretati nelle loro manifestazioni e motivazioni specifiche, per lo più devianti, estranee alla peculiarità confraternale. Le ricorrenti tensioni, opposizioni, contestazioni nei riguardi dell’autorità ecclesiastica, ampiamente registrate dalla storia delle congreghe, pare debbano essere viste molto più nel quadro dell’ortoprassi che dell’ortodossia: specialmente nel nostro Sud l’ambiente delle confraternite non si mostra sensibile a tentazioni o suggestioni «ereticali»; né in questo senso sembrano orientarsi le preoccupazioni preventive e gli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (9 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) interventi correttivi dei vescovi. E si tratta di religione popolare, in senso ampio e insieme delimitato. La «popolarità» delle confraternite emerge sociologicamente sotto aspetti quantitativi (un grande numero, complessivamente rilevante in rapporto alla fragilità geo-demotopografica della Calabria, di persone e di gruppi, viene coinvolto nella vita religiosa dei sodalizi, dai centri principali fino alle più piccole e remote frazioni), ma anche qualitativi (tutte le categorie, i ceti, gli ambienti annoverano membri nelle congreghe: «dominanti» e «subalterni», ricchi e poveri, colti e ignoranti). Si tratta di composizione aperta, non selettiva, ma selezionata (tipica del resto dell’aggregazione religiosa cristiana-cattolica: non massa, o folla, o setta, ma popolo): comunità che propone ed esige adesione volontaria di singole persone, con assunzione di impegni individuali e comuni che implicano precisi diritti e doveri, in prospettiva non tanto utilitaristica quanto solidaristica proiettata verso dimensioni anche, sebbene non solo, spirituali e ultraterrene. Sono caratterizzazioni che andrebbero raffinate e approfondite. Nell’individuazione numerica e tipologica delle confraternite «specializzate» (riservate a una o più categorie di ceto o di lavoro) e «miste» (senza distinzioni): come si intendeva e attuava la solidarietà, la fraternità in esse? perché in Calabria prevaleva la denominazione «congrega» su «confraternita»? ... E anche nella precisazione delle persone e dei ceti che di fatto (e in qualche caso intenzionalmente) ne restavano estranei in quanto membri, ma ne partecipavano all’attività o ne usufruivano dei servizi in vita e in morte: quali erano i motivi dell’esclusione, oltre la povertà che rendeva impossibile l’adempimento degli obblighi economici? Quale significato assumeva la preferenza riservata all’ammissione di uomini adulti? Quale effettiva influenza devozionale e operativa esercitavano le donne, in genere escluse dall’iscrizione a pieno titolo ma ammesse in posizione subordinata? Come si considerava e praticava l’elemosina, il soccorso, la beneficenza, l’assistenza, il piccolo prestito-credito? come se ne armonizzava l’aspetto di «opera di misericordia» con quello di «impresa economica». Sotto il profilo ecclesiale, la «popolarità» delle confraternite ha uno specifico riferimento laicale. Si tratta di fedeli-laici che spesso le fondano, sempre le compongono e dirigono, pure accettando anzi esigendo la peculiarità del ministero presbiterale-episcopale (insegnamento religioso, celebrazione sacramentale, guida spirituale e disciplinare), non solo come membri delle comunità ecclesiali di base (parrocchie, diocesi), ma anche all’interno degli stessi sodalizi (attraverso il cappellano e/o il padre spirituale). Questa specificità laicale è un fatto solo relativamente nuovo, che riprende e rinnova una tradizione delle origini cristiane sempre in atto, anche se appannata dall’accentuata «clericalizzazione» di molti servizi e compiti in sé non propri dei chierici gradualmente verificatasi nelle comunità cattoliche, non risparmiando gli ordini religiosi monastici e mendicanti. In questa file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (10 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) prospettiva, varie questioni andrebbero riprese e approfondite. Ne richiamo solo due. 1. Il modo di manifestarsi e attuarsi della libertà di associazione tra i fedeli: fenomeno comune nei movimenti religiosi aggregativi particolarmente vivaci in periodi di accentuata esigenza autoriformista, con la specificità non solo di essere diretti e gestiti da laici, ma anche di considerare la condizione laicale costitutiva di questa forma di aggregazione. Esistono confraternite riservate a chierici, ma sono rare eccezioni, e non vanno confuse con le pie aggregazioni di ecclesiastici moltiplicate in età moderna e contemporanea con caratteristiche del tutto diverse. Ed esistono congreghe cui sono ammessi anche chierici, con titolo di appartenenza riferito però non a tale connotazione, bensì al loro essere «fedeli». Senza particolari approfondimenti ecclesiologici, e in ambienti e tempi in cui si accentuavano le discriminazioni giuridiche e disciplinari dei «laici» rispetto ai «chierici» (e, per analogia o contrasto, rispetto ai «regolari»), il fatto macroscopico delle confraternite sta a testimoniare la persuasione, nonostante tutto diffusa nell’ambiente devoto, anche calabrese, che i fedeli in quanto tali, indipendentemente da «ordini» clericali o da «voti» religiosi, possono essere ufficialmente coinvolti come soggetti attivi e responsabili in un impegno comune di spiritualità e di carità autenticamente cristiana e cattolica. 2. Il modo di manifestarsi e attuarsi del rapporto di questi sodalizi con le altre componenti della comunità ecclesiale: vescovi e clero diocesano, ordini e congregazioni regolari, aggregazioni laicali diverse. Non mi soffermo qui a rievocare e descrivere tensioni e contrasti che talora giungono a determinare «storie in parallelo» 13. Mi limito a segnalare la distinzione delle confraternite dai tradizionali «terz’ordini» (appartenenti ai mendicanti) e dalle più recenti «congregazioni di spirito» (promosse da istituti e compagnie di chierici regolari). Negli uni e nelle altre i laici sono aggregati alla vita e alle strutture delle relative famiglie religiose cui vengono in certo modo annessi spiritualmente (e i terz’ordini anche giuridicamente), pur mantenendo stati di vita e impegni secolari. I religiosi in genere continuano a promuovere e dirigere le proprie specifiche aggregazioni laicali e a un tempo diffondono e assistono congreghe di tipo tradizionale che, in rapporto alla loro influenza, assumono o rafforzano determinate caratterizzazioni specialmente devozionali (in Calabria sono particolarmente saldi i rapporti delle confraternite dell’Immacolata con i Francescani Conventuali, del Rosario con i Domenicani, dell’Addolorata con i Serviti, del Carmine e del Suffragio con i Carmelitani, del Crocefisso con i Cappuccini, del SS. Sacramento e della Buona Morte con i Gesuiti: legami consolidati dall’aggregazione alle Primarie romane). Tra gli interrogativi che potrebbero porsi: quali sono i criteri che i religiosi seguono nell’orientamento, accettazione, guida spirituale, proposte operative per i due tipi di sodalizi? quali differenze si manifestano rispetto alle confraternite non legate ai regolari? come si delinea e sviluppa il rapporto tra confraternite e movimento cattolico? file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (11 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) L’ultimo aspetto, ma il più importante, che mi propongo di considerare riguarda direttamente i contenuti della religione popolare confraternale nella specifica caratterizzazione di culto, devozione, pietà. Preciso anche qui il senso in cui assumo i termini. Il culto riguarda prevalentemente le manifestazioni esterne, in genere pubbliche, sempre comunitarie e in qualche modo ritualizzate, dell’adorazione di Dio e della venerazione di Maria e dei santi: costantemente presenti in ambito cristiano cattolico, e, nella varietà delle forme liturgiche-paraliturgiche-extraliturgiche, diversamente valutate, controllate, orientate dall’autorità ecclesiastica. La devozione interessa soprattutto le motivazioni interiori del rispettoso e affettuoso sentimento coltivato nel cuore dei fedeli verso l’umanità del Cristo, la Madonna, i santi e gli angeli, della fiducia in essi riposta, del rapporto personale con essi intrattenuto, in forme singole o collettive, attraverso invocazioni e impegni, parole e gesti, convinzioni e pratiche, che l’autorità ecclesiastica, secondo i casi, condivide e approva o diffida e frena. La pietà si caratterizza come sviluppo e approfondimento dell’adesione personale alle esigenze ed espressioni religiose (singole e comunitarie, cultuali e devozionali), nella interiorizzazione del rapporto filiale con Dio (e subordinatamente con Maria) che apre al rapporto fraterno con gli uomini viventi sulla terra e al di là della terra, nella tensione ad uno stato di unione intima con Dio in cui si attua la comunione fra i «santi» 14. Ritengo di non scivolare verso «semplificazioni metastoriche» 15 introducendo nel nostro discorso queste categorie: proprio perché esso ha come oggetto la «storia» delle confraternite, non può ignorarne i contenuti reali che «dall’interno» caratterizzano credenze, mentalità, intenzionalità, aspirazioni concretate in precisi comportamenti ed espressioni. Se è di grande interesse il tentativo di penetrare i significati «profondi» che a livello inconscio, preconscio, subconscio tali manifestazioni possono rivelare, è altrettanto importante, e non meno incidente in profondità, lo sforzo di esplicitarne il senso che su un piano cosciente, sia pure talora rozzo o ingenuo, ad esse i soggetti agenti attribuiscono. E, nel nostro caso, i riferimenti non possono essere che ai valori dottrinali ed esistenziali riassunti nella professione di fede cristiana-cattolica, humus di cui la vita confraternale si alimenta. Mi pare perciò legittimo, anzi doveroso, porre la domanda: quali tipi e forme di culto, devozione, pietà, all’interno delle matrici comuni della fede e della religione cattolica, le confraternite calabresi assumono ed esprimono con particolare accentuazione? 1. Quanto al culto, è evidente che le confraternite ne privilegiano gli aspetti comunitari, esterni, pubblici, sia nelle celebrazioni ordinarie settimanali e quotidiane, quasi sempre aperte alla partecipazione di altri fedeli, sia nelle grandi manifestazioni legate per lo più alle feste patronali e alle ricorrenze pasquali, talora anche natalizie, del Corpus Domini, ecc., che coinvolgono tutta la popolazione del paese e spesso del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (12 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) territorio circostante. Vari studi mettono in luce i significati psico-sociologici, economici, culturali di queste manifestazioni cultuali, nelle loro espressioni luminose e nelle loro equivoche oscurità. Il profilo specificamente religioso non è del tutto trascurato. Ma andrebbe approfondito specialmente in rapporto al valore che il «culto esterno» assume nella tradizione cattolica, come manifestazione pubblica dell’adorazione dovuta a Dio, come esigenza concreta della fede nella creazione e nell’incarnazione, come segno dell’adesione alla solidarietà stabilita fra gli uomini dall’azione redentrice del Cristo Uomo-Dio, come attuazione simbolica e reale del coinvolgimento della «corporeità» (visibilità, sonorità, gestualità, affettività ...), assunta in senso gioioso e/o doloroso nella «spiritualità» dell’atto e dell’atteggiamento religioso. È certo un tema che riguarda la «religione popolare» nel suo complesso. La specificità dell’aspetto confraternale consiste forse nella sottolineatura vistosa, ufficiale della sensibilità e del sentimento nel culto personale e collettivo, e insieme nel tentativo di assicurarne ordine, decoro, dignità, a garanzia di autenticità e a prevenzione di devianze. Si inserisce in tale contesto la questione del «controllo» da parte dell’autorità ecclesiastica specialmente episcopale, in continua tensione fra le critiche élitarie (influenzate in parte da ispirazioni protestanti, gianseniste, illuministe) che la accusano di cedimenti lassisti, e le proteste popolari (sostenute talora da membri del clero regolare e secolare) che le rimproverano irrigidimenti rigoristi. Sarebbe interessante cogliere, nelle singole concrete situazioni, la funzione di equilibrio o di rottura esercitato dalle confraternite. A proposito del culto da queste promosso, il problema fondamentale da tener presente è il suo rapporto con la liturgia. Pare non si tratti, per le congreghe, di estraneità o di contrapposizione, come in altre forme di cultualità para-magiche o pseudo-mistiche serpeggianti e affioranti in tutti i tempi e ambienti. In linea di principio anzi il culto liturgico (specialmente la celebrazione eucaristica e la pratica sacramentale) è considerato, diremmo oggi, centro e culmine della vita confraternale. E non mancano casi in cui la liturgia, estesa dai riti gestuali e orali ai luoghi e agli oggetti, è curata e partecipata da questi sodalizi con riverenza, attenzione, finezza talora maggiore di quanto ad essa riservano molte parrocchie (se ne può cercare ampia traccia nelle relazioni di visite pastorali). Resta certo anche per le congreghe il fatto abbastanza generalizzato di una certa distanza, di un certo parallelismo tra i momenti liturgici, più o meno fedelmente seguiti, e i devozionali, partecipati con maggiore vivacità e consapevolezza. Non si può comunque dimenticare che le confraternite sono rimaste a lungo fedeli alle celebrazioni liturgiche nelle tradizionali forme rituali e linguistiche (latino compreso), anche quando altre comunità e parrocchie se ne distaccavano (ad esempio i vespri cantati domenicali e festivi). Questa fedeltà ha costituito uno stimolo o un ostacolo alla comprensione e attuazione delle riforme proposte dal Concilio file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (13 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) Vaticano II? I canti liturgici in uso nelle congreghe, considerati nei testi e nelle melodie, rappresentano continuità, deformazione, sostituzione, integrazione rispetto alla linea ufficiale e a quella popolare? 2. Sotto il profilo religioso, non si può eludere l’interrogativo fondamentale: quali significati di pietà, devozione, spiritualità sono prevalentemente espressi dal culto confraternale calabrese liturgico, paraliturgico, extraliturgico? Una pista per orientarsi in questa delicata questione mi pare sia quella dei «titoli» delle confraternite: non casuali o formali, ma significativi delle origini e degli orientamenti di esse. È abbastanza evidente che, nei sodalizi più antichi, denominazioni legate a luoghi o avvenimenti oppure a particolari devozioni e opere coesistono con altre esplicite dedicazioni al Signore, alla Madonna, a santi, ad angeli. Con l’avanzare dei tempi le intitolazioni del primo e secondo tipo diminuiscono fin quasi a scomparire per cedere il posto a quelle che fanno specifico riferimento alle persone sacre cui è diretto il culto (con forse unica eccezione per la «morte» e il «suffragio», anch’essi però fortemente personalizzati). Nessuna è intitolata a Dio Padre; solo qualcuna alla Trinità e allo Spirito Santo. Non solo né soprattutto attraverso i titoli, e nonostante l’emergenza mariana e santorale, pare di poter cogliere, nella devozione confraternale, un’impostazione «cristica» incentrata sul mistero dell’incarnazione redentrice del Figlio di Dio e culminante nella sua morte e resurrezione. Nelle manifestazioni della pietà, il riferimento al Cristo paziente e crocefisso prevale vistosamente su quello rivolto al Cristo risorto (che tuttavia non è assente: si pensi alle celebrazioni della settimana santa quasi sempre culminanti nell’«affruntata»; ad alcune raffigurazioni del crocifisso trionfante, quasi già distaccato dalla croce). È un orientamento di larga diffusione nelle correnti spirituali occidentali, non solo medievali, anche e specialmente moderne, non esclusi alcuni filoni protestanti (si pensi all’esaltazione della «scientia» e della «sapientia crucis»). Sul versante cattolico si dà forte rilievo all’imitazione del Cristo sofferente, all’immedesimazione nella sua passione e morte per «compierne» l’opera salvifica in senso personale e comunitario, terreno e ultraterreno, nel bilanciamento fra la dolorosa consapevolezza del peccato dell’uomo e il fiducioso affidamento alla misericordia e alla grazia di Dio. Non sarebbe certo fuori luogo chiedersi se e quali tracce la tradizione bizantina abbia lasciato nelle confraternite calabresi, e puntualizzare le evidenti influenze su di esse esercitate da moduli ed esperienze devozionali di origine spagnola. Su questo sfondo vanno collocate alcune manifestazioni tipiche della devozione e della pietà confraternale. Ne accenno a tre. a) È grande il rilievo del riferimento alla Madonna, ai santi e agli angeli, visti e invocati soprattutto come intercessori, protettori, confortatori nella vita di ogni giorno. Sembra prevalere il fiducioso rapporto abituale con Gesù, con sua madre e con i suoi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (14 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) più intimi amici e messaggeri come efficace sostegno nelle difficoltà materiali e spirituali dell’esistenza ordinaria, piuttosto che l’invocazione del loro aiuto in circostanze di particolare difficoltà che richiedono interventi taumaturgici. La preghiera confraternale abitualmente domanda e attende più «grazie» e «grazia» che «miracoli», a differenza da altre manifestazioni devozionali svolte spesso intorno ai santuari. Le congreghe promuovono frequentemente processioni, più legate alla vita quotidiana e all’ambiente ordinario, e raramente pellegrinaggi, dove invece l’eccezionalità e impegnatività dell’occasione sollecita a uscirne, ad allontanarsene. È importante sotto questo profilo lo studio delle preghiere e dei canti extra o paraliturgici in uso nelle confraternite (linguaggio familiare, volgarizzazioni bibliche, ecc.). b) La forte accentuazione penitenziale delle pratiche devote individuali e comuni concreta il desiderio di partecipazione alla passione di Gesù. L’uso della «disciplina» ne è solo un’espressione, e non la più importante. Nello studio di tale aspetto va comunque tenuta presente la grande diffusione di questa pratica negli ambienti «devoti» fino a tempi recenti, anche al di fuori delle confraternite. Pare che esse non siano state, in quanto tali, direttamente interessate alle manifestazioni cruente e spettacolari dei «flagellanti» che ancora sopravvivono in alcune località, e che credo vadano considerate come fenomeni diversi: ad esempio, nel caso di Nocera Terinese si riscontra la coesistenza di individualismo e di pubblicità, a differenza dall’ambito confraternale dove, in Calabria, la pratica della disciplina, anche quando è esercitata in comune, ha in genere carattere riservato. Per le antiche confraternite denominate esplicitamente «di flagellanti», se ne potessimo reperire documentazione, sarebbe interessante studiare analogie e differenze rispetto alle precedenti e coeve di altre zone d’Italia, specialmente Umbria, Toscana, Veneto, anche in rapporto al carattere di contestazione religiosa e sociale a queste spesso attribuito e che non appare rilevante nelle nostre regioni. Nel quadro penitenziale andrebbero presi in considerazione anche i digiuni più o meno stretti e frequenti cui le regole confraternali obbligavano: non particolarmente gravosi però, in rapporto alle norme abbastanza severe che la normativa ecclesiastica del tempo estendeva a tutti i fedeli adulti. Si è giustamente osservato che queste prescrizioni, tanto restrittive per la mentalità e le abitudini odierne, non si scostavano molto dall’ordinario regime alimentare delle popolazioni anche non miserabili di allora. Il rilievo, dal quale sono state tratte conclusioni differenti, mi pare importante anche per capire il significato che la convivialità assumeva nella cornice delle celebrazioni religiose festive 16. c) L’attenzione delle confraternite è costantemente rivolta all’assistenza ai moribondi e ai funerali, alle sepolture e ai suffragi: aspetto spesso enfatizzato al punto da assorbire interamente l’impegno fino a ridurle, nella fase della decadenza, ad agenzie quasi commerciali di loculi cimiteriali o di uffici funebri. Le deviazioni e deformazioni non file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (15 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) possono tuttavia cancellare il profondo significato della presenza della morte costantemente evocata dall’esperienza confraternale. Essa non è certo «rimossa» dalla coscienza individuale e collettiva; è forse nel subconscio a volte «esorcizzata» con ricorso a espedienti di contenimento di paure angoscianti o di reazioni scomposte; ma è soprattutto consapevolmente assunta nella sua drammatica realtà come il momento decisivo di tutta la vita, di cui fermamente si crede, nonostante tutto, nella proiezione ultraterrena. Da ciò la cura rivolta alla preparazione cosciente ad affrontare il passo estremo (unzione, viatico); lo svolgimento decoroso dei funerali (rito delle esequie e trasporto funebre) e delle sepolture (in modi, tempi e luoghi civilmente e religiosamente decorosi); la preoccupazione di accompagnare nell’al di là, con preghiere e buone opere, le anime dei defunti per agevolarne l’incontro finale con Dio (suffragi, indulgenze). Nello studio di questi aspetti si rilevano certo, oltre ad abusi e degenerazioni, forme ingenue, grossolane, anacronistiche, forse anche teologicamente dubbie o inconsistenti, attraverso cui si manifestavano e continuano ancora a manifestarsi. Ma non è consentito ignorare o sottovalutare le istanze, ispirazioni, intenzioni essenzialmente religiose che ne stanno a fondamento. Esse si riconducono alla fede nella «vita eterna» e nella «comunione dei santi», che motiva l’attenzione alla «salvezza dell’anima» propria e altrui e dà consistenza al desiderio e all’impegno di estendere oltre le soglie della morte l’aiuto reciproco, la fraternità, la carità. Con la discrezione e il rigore propri della ricerca storica si può e si deve tentare di cogliere la consistenza, i modi, i limiti, i valori di questa testimonianza escatologica offerta, anche come messaggio sempre attuale di solidarietà e di speranza, dalle confraternite calabresi. Note 1 È doveroso segnarne qui i nomi: Enzo D’Agostino, Carmela De Leo, Antonino Denisi, Luigi Intrieri, Rocco Liberti, Lino Lopa, Francesco Milito, Luigi Renzo, Antonio Tripodi, Maria Rosaria Valensise. 2 M. MARIOTTI, Ricerca sulle confraternite laicali del Mezzogiorno in età moderna. Rapporto dalla Calabria, in La sociabilità religiosa nel Mezzogiorno: le confraternite laicali, atti del convegno dell’Istituto Sturzo (Roma 10-12 dicembre 1987), «Ricerche di storia sociale e religiosa», n.s., 37-38, XIX (1990), pp. 141-183. Cfr. ibid. le «cartine» cui sopra si fa riferimento. 3 Studi di storia della Chiesa in Calabria offerti al padre Francesco Russo nei suoi ottant’anni, «Rivista storica calabrese», n.s., VIII e IX (1987 e 1988). 4 Cfr. supra, nota 2, pp. 180-183: 106 titoli. 5 Cfr. M. MARIOTTI, Studi su riforma cattolica tridentina e Calabria (secc. XVI-XVIII): stato attuale e prospettive di sviluppo, in Il Concilio di Trento nella vita spirituale e culturale del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (16 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) Mezzogiorno tra XVI e XVII secolo, atti del convegno dell’Associazione per la storia sociale del Mezzogiorno e dell’area mediterranea (Maratea 19-21 giugno 1986), Osanna, Venosa 1988, pp. 707-747; ID., Presentazione, in Gaspare del Fosso e riforma cattolica tridentina in Calabria, atti del convegno delle arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova e Cosenza-Bisignano e dell’Ordine dei Minimi di Paola (Rogliano-Paola-Reggio Calabria 5-7 dicembre 1992), Laruffa, Reggo Calabria, in corso di stampa. 6 Cfr. ID., Linee di orientamento e di sviluppo negli studi di storia religiosa della Calabria moderna e contemporanea, in Ricerca storica e Chiesa locale in Italia. Risultati e prospettive, atti del IX convegno di studio dell’Associazione italiana dei professori di storia della Chiesa (Grado 9-13 settembre 1991), Roma, Dehoniane, 1995, pp. 329-377. Cfr. anche contributi di vari autori a I Gesuiti e la Calabria, atti del convegno della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù e della Deputazione di storia patria per la Calabria (Reggio Calabria 27-28 febbraio 1991), Laruffa, Reggio Calabria 1992. 7 Cfr. A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno: aspetti e problemi, in La sociabilità religiosa ..., p. 27. 8 Cfr. G. DE ROSA, Conclusioni, in La sociabilità religiosa ..., pp. 412-413. 9 «Il diavolo qui non si veste a rosso o con la camicia nera, ma prende l’abito del sagrestano e di priore della congrega» (N. MONTERISI, Trent’anni di episcopato nel Mezzogiorno (19131944), Roma 1981, p. 176). Cfr. V. ROBLES, Vescovi e confraternite nel Mezzogiorno: una storia in parallelo, in La sociabilità religiosa ..., pp. 239-241, 262-270. 10 Cfr. A. PLACANICA, La Calabria nell’età moderna, II, Chiesa e società, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1988, pp. 77-79 e passim (puntualizzazione sintetica dei risultati di vari altri studi). 11 Cfr. DE ROSA, Conclusioni, in La sociabilità religiosa ..., pp. 410 e 413. Da approfondire l’accenno all’essenzialità dell’assistenza per le confraternite nell’età moderna e non nel medioevo. 12 Per una visione d’insieme dei rapporti religione-politica-economia in cui si inserisce la vicenda delle confraternite cfr. M. MARIOTTI, Chiesa e società in Calabria nell’età moderna e P. BORZOMATI, Chiesa e società in Calabria nell’età contemporanea, in Storia della Calabria moderna e contemporanea, a cura di Augusto Placanica, vol. II, Roma-Reggio Calabria, Gangemi, in corso di stampa. 13 Cfr. V. ROBLES, Vescovi e confraternite ..., in La sociabilità religiosa ..., p. 239 e passim. 14 Cfr. M. MARIOTTI, Culto e devozione mariani in alcuni documenti episcopali calabresi (sec. XX), in S. Maria di Polsi. Storia e pietà popolare, atti del convegno del Santuario di Polsi e della Deputazione di storia patria per la Calabria (Polsi-Locri 19-21 settembre 1988), Laruffa, Reggio Calabria 1990, pp. 89-134; ID., Religiosità e pietà popolare nei documenti episcopali collettivi calabresi (secoli XVI e XX), in Fede, pietà, religiosità e San Francesco di Paola, atti del II convegno dell’Ordine dei Minimi (Paola 7-9 dicembre 1990), Curia Generalizia dell’Ordine, Roma 1992, pp. 46-164; M. PRETTO, La pietà popolare in Calabria, Progetto 2000, Cosenza 1988; Idem, I santi nella vita del popolo in Calabria, Progetto 2000, Cosenza 1993. 15 Cfr. O. CAVALCANTI, La cultura subalterna in Calabria (profilo storico di studi e bibliografia), Casa del libro, Roma-Reggio Calabria 1982, p. 93. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (17 of 18) [29/11/02 9.58.07] SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEGLI STUDI SULLE CONFRATERNITE IN CALABRIA (FONTI E BIBLIOGRAFIA - ASPETTI RELIGIOSI) 16 Su questi e vari altri aspetti, cfr. anche le relazioni presentate a questo convegno da Ottavio Cavalcanti e Vito Teti. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C4_mariotti.htm (18 of 18) [29/11/02 9.58.08] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA * Vito Teti 1. Interessi e studi sulla religione popolare e sulle confraternite religiose 1.1. Dall’incomprensione illuministica alla negazione positivistica Le confraternite laicali meridionali e calabresi hanno avuto una scarsa ed episodica attenzione da parte degli studiosi, a dispetto del ruolo centrale da esse svolto nella vita religiosa, economica, culturale dei diversi ceti sociali, soprattutto dalla metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento e in molte comunità del Mezzogiorno fino alla metà del Novecento. Nel 1972 Ernesto Pontieri sosteneva, non a caso, la necessità di uno studio critico delle confraternite nel Mezzogiorno ed auspicava approfondite ricerche, come avveniva in altre parti d’Italia 1. Dieci anni dopo padre Russo, ribadendo come la storia delle confraternite non fosse stata ancora scritta, individuava la causa di tale atteggiamento nelle vicende più recenti delle confraternite, «quando l’intromissione del potere civile ne ha sviato gli obiettivi per cui erano sorte e avevano funzionato nei secoli precedenti» 2. Per la scarsa considerazione, in sede storiografica, delle confraternite ha inciso, in effetti, una tradizione di sguardi, affermatasi nel Regno di Napoli in periodo illuministico, che ha visto in tali associazioni lo strumento del controllo capillare esercitato, a livello economico e sociale, dalla Chiesa e un’espressione della superstizione e della ignoranza delle popolazioni. Un risultato paradossale per istituzioni che erano sorte nelle contrade meridionali dopo il Concilio di Trento anche con l’intento di contrastare la miseria economica e morale, la “primitività” e la “selvatichezza” in cui vivevano le popolazioni, considerate bisognose di una intensa e sistematica opera di “evangelizzazione”. E infatti, se nelle regioni conquistate alla riforma protestante, le confraternite, «identificate e indicate come una delle espressioni più perverse e “superstiziose” del cattolicesimo», conoscevano un «lento declino», nelle regioni rimaste fedeli o riconquistate alla Chiesa di Roma esse costituiscono un settore non secondario d’intervento per i nuovi ordini espressi dalla Controriforma 3. Attraverso le confraternite nei secoli XVI-XVII si tenta, secondo Angelozzi cui file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (1 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA dobbiamo le precedenti annotazioni, una «normalizzazione» nel solco della «più rigida ortodossia» e una «subordinazione più stretta alla gerarchia» 4, ma anche l’evangelizzazione di contrade in cui permangono credenze, comportamenti, riti arcaici, spesso di origine precristiana. L’opera missionaria della Chiesa nelle regioni meridionali si svolge all’insegna di una intensa e diffusa predicazione e di un costante intervento presso popolazioni ritenute selvagge e primitive. Nella loro attività missionaria nel Viceregno di Napoli (Abruzzi, Puglia, Napoli, Sicilia) i Gesuiti coniano l’espressione «India italiana» per designare quella parte d’Italia. Da Cosenza, il 22 agosto 1561, Giovanni Xavier così scriveva: «È la gente tanto assuefatta al male, sono tanto licenziosi, superbi, senza giustizia et governo come se fussero tutti del bosco. Delli preti non voglio cominciare: basterà che a bocca potremo dare occasione alli nostri fratelli di venire in questa India» 5. Michele Navarro, dopo aver percorso per sette mesi le montagne dell’estrema Calabria e del territorio di Messina, il 24 gennaio 1575 descrive in una lettera «l’estrema rovina di tante anime» e la «spaventosa ignoranza» delle persone, sostenendo la necessità di «estirpare errori e superstizioni e abusi, dei quali vi è gran copia». E conclude, in maniera eloquente, «che chiunque darà buona prova di sé in queste nostre Indie di qui, sarà adatto anche a quelle di là dell’Oceano; così come chi troverà difficoltà nel viaggiare e nel patire in queste, non sperimenterà certo nelle altre molta facilità» 6. In questo clima religioso e missionario, nell’ultimo decennio del Cinquecento nasce una rete di confraternite mariane con diverse configurazioni devozionali e articolazioni istituzionali in tutte le contrade meridionali. Proprio i Gesuiti ordinano le forme della loro presenza e redigono, tra l’altro, testi come il Catalogo di tutte le congregazioni della Beatissima Vergine che sono in ciascheduna casa o collegio della Compagnia di Gesù della Provincia di Napoli fatto nel mese di luglio 1607 7. I Domenicani e gli Agostiniani favoriscono le congreghe intitolate al Rosario, i Cappucini quelle intitolate all’Addolorata, i Carmelitani quelle intitolate alla Madonna del Carmelo. E nei secoli XVII e XVIII le confraternite sono fondamentali per affermare, oltre al culto mariano, la devozione al SS. mo Sacramento e ai santi patroni, i riti, le feste, le funzioni che hanno segnato la mentalità, la vita delle popolazioni. I vescovi calabresi cercano nei Sinodi da loro promossi a partire dalla fine del Cinquecento di fissare le norme a cui le confraternite debbono ispirarsi. Basti ricordare come il Primo Sinodo Diocesano di Cosenza indetto da mons. Giovanni Battista Costanzo e celebrato in città nell’ottobre 1592 (e pubblicato l’anno successivo) si occupa tra l’altro «De Confraternitatibus et locis piis, De Sepulturis, De Dierum festorum observatione» 8. Anche il Vescovo di Mileto emana delle precise disposizioni che vengono annotate nella Relazione ad limina del 1592 sotto il titolo di «Hospitalia, loca pia, ac Confraternitates laicorum» 9. I Sinodi, le Relazioni ad limina e le Visite pastorali di questo periodo rivelano quanto file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (2 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA sia difficile e problematico per la Chiesa estirpare errori, superstizioni e abusi 10, e come, soprattutto nel Meridione, risulti problematica e talvolta «drammatica» (come nel caso delle minoranze valdesi della Calabria) la «cancellazione delle diversità religiose e culturali» delle popolazioni 11. In molti casi le confraternite, assieme al clero locale, vengono indicati, spesso dagli stessi vescovi, come artefici di nuove “superstizioni”, di antichi e di nuovi abusi proprio per l’intromissione di quel potere civile ricordato da padre Russo. La denuncia della miseria, dell’ignoranza e delle superstizioni dei ceti popolari diventa, con motivazioni diverse da quelle dei padri missionari, un motivo ricorrente della polemica illuministica nel Mezzogiorno, ma anche in altre parti d’Europa, come la Francia e l’Austria. Per gli illuministi napoletani le popolazioni sono «Ottentotti», «barbari» vicini alla città considerata una delle più nobili, gentili e grandi della coltissima Europa. Nella loro polemica contro la «barbarie» della «plebe» gli illuministi inseriscono una forte critica contro una Chiesa, che dopo il Concilio tridentino, era diventata proprietaria di terre e altri beni, e contro un clero gestore di affitti e di redditi e procuratore di prestiti e di affari 12. Le notevoli proprietà delle confraternite, i loro diffusi interessi economici, le loro attività redditizie in presenza di un popolo sempre più abbandonato e ignorante sono al centro della denuncia degli illuministi. Galiani, in particolare, si sofferma sulla speculazione delle confraternite nel settore dei servizi funebri e cimiteriali, denuncia l’intreccio degli interessi tra confraternite e “paglietti”, e ricorda che esse erano nel Regno circa 11.000 con almeno due milioni di fondi e con l’esazione di un altro milione e mezzo delle contribuzioni dei confratelli 13. Rispetto alla loro ispirazione originaria, le confraternite avevano ormai conosciuto non solo l’intromissione del potere civile, ma anche quello del potere ecclesiastico e degli ordini religiosi. Dopo un secolo e mezzo dell’inizio dell’azione missionaria dei Gesuiti, l’intellettualità napoletana emetteva giudizi di condanna proprio nei confronti delle confraternite nate anche per estirpare errori ed ignoranza delle popolazioni. Giuseppe Maria Galanti nel Giornale di viaggio in Calabria (1792) traccia un quadro amaro e desolante delle condizioni disperate in cui versano popolazioni tristi, luttuose, abbrutite da catastrofi naturali (terremoto, malaria, nebbie, ecc.), dall’oppressione feudale dei baroni, da un clero superstizioso. Galanti è colpito dalle usanze «rozze», «barbare», «bizzarre» messe in atto dalle popolazioni in presenza di un evento luttuoso 14. Viene riproposto un topos, risalente al Cinquecento, della melanconia del calabrese considerata come manifestazione di un “animo feroce” e che poi, in epoca positivista, verrà letta come tratto antropologico fisico di popolazioni inferiori per fattori razziali 15. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (3 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Le descrizioni di Galanti suggeriscono, tuttavia, come la tristezza e le usanze funeree non siano un dato costitutivo e naturale delle persone, ma il prodotto di una storia segnata da ricorrenti catastrofi naturali e da angustie e oppressioni di vario genere, di concezioni che affondavano le loro radici in lontani universi culturali. I lunghi e complessi rituali luttuosi, che osserva Galanti, vanno riportati a una storia culturale e religiosa di lunga durata. Siamo in presenza di tecniche di superamento del cordoglio che rinviano a tradizioni culturali arcaiche, a modalità di pianto che, come mostra De Martino, risalgono al mondo antico e contro cui il cristianesimo delle origini, affermando un nuovo modello di dolore, aveva ingaggiato un’aspra battaglia 16. Gli autori illuministi definiscono «barbare» e «primitive» le usanze osservate, nel momento in cui si va affermando un nuovo ordine culturale e sociale, il “mondo moderno” della borghesia in ascesa. Tali posizioni vengono in parte condivise e portate avanti da uomini e istituzioni della Chiesa che in diverse parti d’Europa contrastano gli errori dei ceti popolari e del clero locale 17. Nei Sinodi diocesani e nelle Relazioni ad limina di quel periodo si riscontra una forte polemica della Chiesa contro i modi di piangere, di accompagnare e seppellire i defunti, di affrontare il lutto, e contro altre usanze (ad esempio i riti del periodo carnevalesco) considerate barbariche 18. Le stesse confraternite hanno tra l’altro “regole”, spesso fissate negli statuti, di comportamenti “adeguati” e “controllati” sia in presenza di un lutto sia nel periodo carnevalesco. Le posizioni dell’intellettualità illuminista contro l’ignoranza, la povertà economica e morale, la superstizione delle popolazioni, verranno riprese da numerosi osservatori esterni e viaggiatori stranieri, spesso provenienti da Paesi protestanti o segnati dalla Riforma, che tenderanno a liquidare tutte le concezioni e le pratiche religiose (dal culto dei santi a quello delle reliquie, dalle preghiere ai riti processionali) come espressione di barbarie e tenderanno a stabilire una sorta di analogia e di continuità tra religione, superstizione e arretratezza delle popolazioni meridionali. Il clero e le istituzioni religiose locali vengono indicati come i responsabili principali dello stato delle cose. Significativa una considerazione di Duret De Tavel, ufficiale francese impegnato nella repressione contro i briganti e la popolazione (spesso non viene fatta alcuna differenza tra i primi e la seconda) durante il periodo napoleonico: «Questo popolo non ha alcun vero principio religioso e morale. Come tutti gli uomini ignoranti sono superstiziosi fino al fanatismo. Persino il brigante più sanguinario porta appesi al collo reliquie e immagini di santi che osa invocare anche nel momento in cui commette le più atroci crudeltà. Gli ecclesiastici, lontani dal possedere qualche virtù del loro stato, danno l’esempio dei vizi più vergognosi, a tal punto che si trovano fra loro quelli che per una modica ricompensa diventano i mezzani degli ufficiali francesi nei loro intrighi amorosi. Il file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (4 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA clero calabrese è, credo, il più corrotto d’Europa» 19. Queste considerazioni verranno riproposte da numerosi osservatori nel corso dell’Ottocento e, a fine secolo, fatte proprie dagli antropologi positivisti che teorizzano l’inferiorità razziale dei meridionali e individuano proprio nella religione dei ceti popolari una conferma della loro decadenza. Ne L’Italia barbara contemporanea (1898) Alfredo Niceforo, il più convinto divulgatore delle posizioni antropologicopositive, riduce la religione popolare a forma esteriore, manifestazione di folle non religiose, ma superstiziose, feticiste, fanatiche, arretrate, arcaiche, violente 20. Lo studioso sottolinea a più riprese il carattere gretto, petulante, immorale di «una religione degenerata e avvilita da un popolo degradato» e da una folla senile 21. Lo stesso Nitti, uno dei più lucidi osservatori della realtà meridionale, lontano dalle esemplificazioni e riduzioni positiviste, accoglie talvolta l’immagine del meridionale superstizioso, rozzo e violento anche nelle sue manifestazioni religiose 22. Anche Pasquale Rossi, lontano dalle posizioni di Niceforo, ne L’animo della folla (1898), soffermandosi sull’inferiorità del carattere dei meridionali rispetto a quello dei settentrionali, ricorda come il sentimento religioso dei contadini abbia carattere feticistico e sia privo di «ogni sana idealità» 23. Ma questo è soltanto uno degli aspetti della prospettiva di Rossi, dal momento che, è autore di considerazioni innovative e originali in un clima segnato da sostanziale incomprensione della religione e della cultura dei ceti popolari. Il severo giudizio dei positivisti nei confronti di una religione ritenuta superstiziosa, formale, barbara si coniuga quasi sempre con una forte motivazione, culturale e politica antiecclesiastica. Ne La decadenza delle nazioni latine (1900) Giuseppe Sergi, assertore della distinzione tra Arii e Mediterranei (1898), individua nel papato e nella religione della Chiesa una delle ragioni principali della decadenza delle popolazioni latine e della loro inferiorità rispetto a quelle anglosassoni 24. Gli studiosi positivisti prestano scarsa attenzione alle confraternite o le considerano espressione di superstizione. Un esito davvero paradossale ove si pensi che le confraternite erano sorte anche per combattere le superstizioni popolari. Alfredo Niceforo nel 1901 si sofferma sulla differente psicologia degli italiani del Nord e degli italiani del Sud: i primi presentano un io stabile, scarsa passionalità, spiccato senso dell’organizzazione sociale; i secondi si rivelano con un io mobile, inquieti, passionali, con scarso senso della collettività. A riprova delle sue teorie Niceforo osserva che al Sud, contrariamente a quanto avviene al Nord, non esistono forme di organizzazione politica. Le confraternite religiose non fanno che confermare, secondo lo studioso, l’incapacità organizzativa dei meridionali 25. Nell’Inchiesta sulla questione meridionale, avviata da Renda nel 1899 sulle pagine del periodico catanzarese «Il Pensiero Contemporaneo», D. Ruiz, procuratore del re, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (5 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA denuncia come nel Sud venisse data scarsa importanza all’attività intellettuale e all’educazione scolastica. L’insegnamento inferiore era lasciato, osserva Ruiz, «alle congregazioni religiose dei gesuiti, scolopi e barnabiti, che sebbene, i primi specialmente, con finalità proprie e con limitata estensione, l’impartivano con maggiore intensità e serietà che non faccia lo Stato al presente» 26. Se Niceforo coglie la dimensione organizzativa delle confraternite in una società in cui prevale l’individualismo, Ruiz le riconosce come centri di educazione e di formazione per popolazioni analfabete, ne sottolinea il ruolo pedagogico. Si tratta, tuttavia, di riconoscimenti parziali che non modificano il giudizio complessivo dei positivisti sulle forme e le pratiche religiose dei ceti popolari. Vanno sottolineate la vicinanza e la continuità tra: a) l’aspra battaglia della Chiesa dopo il Concilio di Trento alle superstizioni, ai rituali, all’ignoranza dei ceti popolari; b) la denuncia gesuitica dello stato misero delle popolazioni e l’ignoranza del clero locale del XVI secolo; c) la critica degli illuministi meridionali alle manifestazioni religiose delle popolazioni e allo strapotere degli ordini ecclesiastici; d) le osservazioni di tipo illuministico degli ufficiali francesi del periodo napoleonico; e) la polemica di tanti viaggiatori stranieri contro le manifestazioni esteriori della religione dei meridionali 27; f) le teorie positiviste di fine Ottocento e inizio Novecento. Permane nel tempo un sostanziale giudizio negativo nei confronti di un clero considerato vicino ai ceti popolari e omogeneo alle loro superstizioni. L’immagine positivista del meridionale superstizioso anche nelle sue manifestazioni religiose può essere considerata decisiva per la successiva disattenzione o valutazione negativa della cultura e della religione delle popolazioni anche da parte di studiosi impegnati nel riscatto economico, sociale e civile delle popolazioni meridionali. Le fonti orali, le voci dei ceti popolari, una rilevante produzione di poesia e di musica popolare religiosa, le iniziative artistico-religiose sono state spesso ignorate, rimosse, relegate nel campo dell’irrilevante o dell’ininfluente. La pratica e la tentazione di indagare il passato soltanto con documenti scritti, non raffrontati con altre fonti come quelle orali, iconografiche, letterarie, hanno portato anche a superficiali e impressionistiche interpretazioni di ritualità attuali, a ignorare le forme di devozione e di religiosità che ancora oggi coinvolgono, diversamente dal passato, le popolazioni della regione. 1.2. Gli studi in ambito demo-antropologico Per registrare una significativa attenzione alla storia e alla cultura delle confraternite bisogna rivolgersi a tradizioni e prospettive di studi, a torto sottovalutate o considerate minoritarie e marginali da una storiografia che ha privilegiato, quasi ossessivamente, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (6 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA la storia delle élite e i documenti da esse prodotti. Vale la pena segnalare almeno una tradizione di sguardi che a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ha svolto un ruolo decisivo per la raccolta, la sistematizzazione, l’elaborazione di documenti orali fondamentali per scrivere la storia dei ceti popolari. In questa sede è sufficiente ricordare come gli studiosi di folklore calabrese abbiano saputo affermare, interpretare, rappresentare (a volte in maniera più incisiva e problematica, di quanto non avvenga in altre parti d’Italia e d’Europa) con le loro ricerche e i loro studi un bisogno di riconoscimento, di rispecchiamento, di presenza delle popolazioni. I folkloristi, anche quando sono portatori di concezioni romantiche, rivelano un atteggiamento nostalgico nei confronti di un universo al crepuscolo ed operano mitizzazioni di una realtà che si presenta con i segni della miseria, hanno avuto il merito di indagare e di descrivere le tradizioni popolari non più come superstizioni e manifestazioni di arretratezza, ma come modi di essere delle popolazioni. Vincenzo Padula, in pieno periodo romantico, anticipando tematiche meridionalistiche, afferma la necessità di conoscere le reali condizioni delle «persone in Calabria». I ceti popolari vengono osservati e descritti nella loro vita quotidiana, nella loro miseria e nella loro poesia. La cultura folklorica, i testi di poesia orale che Padula registra e riporta, diventano documenti e testimonianze di una cultura, di una condizione umana e di una realtà sociale. Le «anonime canzoni popolari» descrivono lo stato del bracciante «povero, imbruttito, lordo, sporco, ignorante» 28. Nell’esortazione di Padula a considerare il bracciante un «Cristo di carne» nato da «un legno afflitto» 29 possiamo rintracciare motivi di un vangelo popolare, dove Cristo appare figura umana, terrena, familiare, fondatore di verità. L’attenzione alla poesia popolare di carattere religioso è costante in Padula, che è anche autore di importanti componimenti di argomento religioso 30. L’elenco degli studiosi calabresi che si sono occupati di poesia orale a sfondo e contenuto religioso, effettuando ricerche con ampia risonanza non solo a livello locale, sarebbe molto lungo e pertanto mi limito a ricordarne soltanto alcuni. Apollo Lumini in Studi Calabresi (1890) raccoglie due lunghi saggi dedicati rispettivamente alla sacre rappresentazioni e al Natale nei canti popolari calabresi. Lo studioso segnala, con grande competenza storico-filologica, l’origine letteraria colta di molti testi e di diverse rappresentazioni popolari e si sofferma su riti come quelli della Settimana Santa (in particolare l’affruntata della domenica di Pasqua) che hanno come protagonisti i congregati 31. Ed è un assiduo interesse per il folklore, inteso come produzione storica e come cultura dei ceti popolari, a portare Pasquale Rossi lontano dalle rigide posizioni positiviste e in una zona di comprensione di tipo storico- antropologico della religione popolare. Ne Le Rumanze ed il Folk-lore in Calabria (1903), Rossi, prende in considerazione i cicli a contenuto religioso cristiano presenti nelle fiabe. I centri di svolgimento dei cicli cristiani sono, secondo lo studioso calabrese, la vita di Gesù e dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (7 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA santi, il diavolo, l’inferno, la morte, che non fanno più paura come avevano fatto l’orco e le fate 32. La religiosità delle rumanze è caratterizzata da una vena di umorismo popolare, da un’ondata di riso, da una dimensione gioiosa. Gesù che «va per il mondo» è dolce, mite, arguto, gira di terra in terra, avvolto «da gioconda festosità». Rossi parla di Cristo che viaggia per il mondo, sconfigge la morte, riceve ospitalità, delinea la figura di S. Martino come «protettore dei deboli e degli oppressi» 33. «La vita dei santi risponde alle quotidiane vicende della folla», nota Rossi, rintracciando e organizzando i tratti di un vangelo popolare, di un vangelo che conosce un’«interpretazione rusticana» 34. Negli scritti di Rossi troviamo non soltanto documenti e collegamenti utili per ricostruire i caratteri originali di una storia religiosa dei ceti popolari non separabile da quella delle élite, ma anche interpretazioni che ricordano recenti posizioni di antropologia religiosa. Il folklore (è significativo che Rossi adoperi il termine affermatosi in Inghilterra a partire dalla prima metà dell’Ottocento)35, le fiabe, le tradizioni orali vengono considerati espressione del “carattere” delle popolazioni, delle vicende storiche, sociali, culturali delle folle, sia di quelle antiche sia di quelle del suo tempo. Lontano dalle retoriche tardo-romantiche, dal rimpianto del “buon tempo antico”, e dal mito del folklore come riflesso della bontà, genuinità, semplicità del popolo, di cui in quel periodo troviamo echi in molti viaggiatori e in altri folkloristi, Rossi prende, sia pure con molte contraddizioni, le distanze dalle posizioni razziali e razziste degli antropologi positivisti, a cui fa esplicito e continuo riferimento 36. Una particolare attenzione al folklore religioso si riscontra su La Calabria, la rivista di letteratura popolare pubblicata a Monteleone (l’attuale Vibo Valentia) dal 1888 al 1902 per iniziativa di Luigi Bruzzano ed Hettore Capialbi, alla quale collaborano i maggiori folkloristi calabresi del tempo (Giambattista Marzano, Giovanni De Giacomo, Apollo Lumini, ecc.), e dove vengono pubblicati ricerche, studi, testi orali e documenti sulle tradizioni religiose delle diverse parti della regione 37. Sulla rivista comincia la lunga avventura intellettuale di Raffaele Lombradi Satriani, che nell’arco di un sessantennio pubblicherà, sul modello della «Biblioteca» del Pitré, la «Biblioteca delle tradizioni popolari calabresi», ben undici volumi in cui sono raccolti canti, proverbi, racconti, credenze di tutta la Calabria 38. Numerosi sono i testi orali relativi alla vita e alla cultura religiosa delle popolazioni. Si pensi, ad esempio, alle orazioni dei bambini (cosi ’i Dio), ai canti sacri e fanciulleschi, ai canti natalizi, alle preghiere ed invocazioni, ai rosarii, ai lamenti, alle storie di santi, pubblicati nel sesto volume dei canti popolari calabresi 39. Non bisogna, certo, confondere l’interesse per la religione popolare e il folklore religioso con quello per le confraternite, tuttavia le raccolte, più o meno sistematiche, di credenze, riti, preghiere risultano decisive per conoscere e ricostruire la vita file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (8 of 68) [29/11/02 9.59.09] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA quotidiana e festiva delle singole congregazioni. Nell’esaminare criticamente le fonti orali bisogna evitare l’errore di una loro assolutizzazione e di pensare a una storia dei ceti popolari «separata» e «oppositiva» rispetto a quella delle élite. Questa impostazione è presente nella tradizione demologica di derivazione pitreiana, contrassegnata da una sostanziale disattenzione per le istituzioni della Chiesa e i rapporti tra clero e popolo, tra cultura delle élite e cultura di tradizione orale. Questo limite è stato segnalato da Ernesto De Martino. Ne La terra del rimorso (1961) lo studioso ricorda, infatti, come Pitrè affermasse l’esistenza di «due» storie, «quella dei dominatori e quella dei dominati, e che questa seconda non dovesse essere confusa con la prima: era pertanto venuto il tempo di salvare le memorie dei dominati, cioè del “popolo”, le quali non coincidono con le memorie dei dominatori» 40. Per De Martino l’ideologia delle «due» storie racchiudeva un «motivo di vero» che occorre sottolineare per rendere giustizia a Pitré e alla sua opera. Se infatti la storia della vita religiosa è considerata semplice «storia di vertici», il materiale folklorico sarebbe destinato a restare fuori dall’interesse storiografico e a diventare «rottame irrilevante, aneddotica frivola, pettegolezzo irriverente nel solenne corso degli eventi» 41. Pitrè finiva però col ridurre i fatti della vita religiosa attuali a «reliquie del passato» e quindi a «non storia», a «segno di un limite della sua potenza di espansione e di plasmazione reale del costume, o, se si vuole, la continua ironia che si contrapponeva agli sforzi che la civiltà moderna aveva compiuto per realizzare la propria storia» 42. L’ideologia delle «due» storie e dell’autonomia della storia del mondo popolare non consentiva a Pitrè di vedere che il «relitto folklorico-religioso» era documento di un’unica storia, «di quella della civiltà religiosa in cui sopravvive o subisce più o meno profonde riplasmazioni, ma non mai di una storia religiosa “popolare” contrapposta, parallela e concorrente a quella delle élites sociali e culturali» 43. Occorre attendere Gramsci, come ricorda De Martino, per ritrovare spunti ed indicazioni per una storia religiosa del Sud non ridotta al cattolicesimo dei ceti intellettuali religiosi e delle gerarchie ecclesiastiche ma estesa al cattolicesimo popolare e al folklore 44. Gramsci ha sostenuto, infatti, la necessità di considerare la «religione di popolo» in rapporto al “folclore”, ma anche alle vicende degli intellettuali e della gerarchia ecclesiastica prima e dopo il Concilio di Trento 45. Nella prospettiva di una storia non separata, che individui e segnali i molteplici nessi tra «religione di popolo» e religione delle élite, a De Martino il materiale folklorico religioso appare indispensabile: «Esso segnala quella potenza del negativo, quell’esplodere di contraddizioni, quel gioco di tensioni che, proprio per il rischio estremo che comportano, fanno ancor più risaltare come “storica” la potenza positiva di una data plasmazione culturale religiosa. Non si tratta dunque di “due” storie concorrenti in una stessa civiltà religiosa: ma di un’unica storia, resa più concreta dalla continua valutazione della sua dimensione sociologica, con tutte le corrispondenti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (9 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA particolarizzazioni di tempo, di luogo, di mezzo sociale» 46. Da ricordare come De Martino ravvisi nell’impostazione romantico-risorgimentale di Pitrè anche il limite di non aver avuto un «apprezzabile rapporto con la questione meridionale». La stessa letteratura meridionalistica, secondo lo studioso, aveva sottovalutato o ignorato la dimensione storico-religiosa che avrebbe potuto inaugurare una più ampia valutazione storico-culturale della realtà meridionale 47. Di fronte al “silenzio” dei meridionalisti e alle valutazioni negative dei positivisti, il materiale folklorico raccolto dai demologi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, anche quando presentato in una cornice romantica e all’interno della concezione delle «due» storie, appare significativo e indispensabile per una lettura storico-antropologica attenta alle produzioni, alle elaborazioni, alle emozioni, ai sentimenti dei ceti popolari in un rapporto di incontro-scontro con le costruzioni delle élite. Alle indicazioni di Gramsci e alla prospettiva di De Martino si legano importanti ricerche sulla religione popolare meridionale e calabrese, all’interno di un più vasto e generalizzato interesse per le culture tradizionali a partire dalla metà degli anni sessanta del Novecento. È impossibile ricordare, sia pure sommariamente, una ricca stagione di indagini, ricerche, riflessioni sul folklore, portate avanti in un periodo di grande trasformazione e di forti tensioni sociali, politiche e culturali. La sottolineatura da parte di alcuni studiosi degli aspetti oppositivi del folklore e dell’autonomia della cultura popolare risponde spesso a urgenze politiche e va compresa all’interno di una più vasta critica della cultura ufficiale (che continuava ad ignorare la cultura dei ceti popolari) e di quella cultura di massa che stabiliva un rapporto strumentale con una cultura ormai scomparsa o in via d’estinzione. Luigi M. Lombardi Satriani, che definisce tale fenomeno folkmarket, propone una rivisitazione critica delle culture tradizionali, ne segnala gli aspetti contestativi e narcotizzanti, l’autonomia, ma anche la dipendenza da condizioni di povertà e di oppressione, la loro inseparabilità dalle elaborazioni delle élite. Con concetti e categorie mutuate dall’antropologia culturale statunitense e britannica, rilegge la ricca letteratura demologica calabrese. Le manifestazioni religiose rivelano, secondo lo studioso, come il folklore, con la sua semplice esistenza, costituisca una «contestazione implicita» della cultura dominante, ne denunci i limiti di penetrazione e il carattere classista. La dimensione magicoreligiosa delle popolazioni viene ricondotta alle condizioni esistenziali, ai disagi economici e psicologici 48. Questa prospettiva teorica e metodologica trova la più alta elaborazione ne Il ponte di S. Giacomo (1982), scritto con Mariano Meligrana, uno dei più importanti lavori sulle concezioni popolari del Mezzogiorno d’Italia, dove, tra l’altro, si trovano numerosi spunti sulla religione, sulla cultura delle confraternite, sull’ideologia arcaica della morte nella società meridionale, ripensate in rapporto a complesse vicende storiche e culturali dei diversi ceti sociali dell’universo mediterraneo 49. I comportamenti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (10 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA popolari non sono indagati come “relitti” o “residui” del passato, ma come il portato storico di continue elaborazioni dei diversi contesti sociali. Non vengono ridotti a negativo da superare, ma riconosciuti nella loro “positività”, diremmo “umanità”, rispetto alla rimozione della morte che caratterizza la società moderna. A queste posizioni si collegano alcune ricerche e riflessioni sulla religione dei ceti popolari della Calabria, nelle quali si trovano indicazioni decisive per un’antropologia della confraternite. Ricordo, in particolare, i contributi di Mariano Meligrana, di Francesco Faeta e di chi parla 50. Tra i tanti studiosi (demologi, etnologi, antropologi) che a partire dalla fine degli anni sessanta si soffermano sui diversi aspetti della religione popolare delle regioni meridionali, una menzione particolare merita Annabella Rossi che nel volume Le feste dei poveri (1969) redige un dettagliato resoconto delle forme di devozione popolare presenti in numerosi luoghi di culto del Meridione e della Calabria, ne segnala la diffusione, l’attualità e la diversità rispetto a quella che allora veniva proposta e inventata dai media come “cultura popolare” 51. Per gli studi relativi alla sfera magico-religiosa delle popolazioni del Mezzogiorno particolare importanza assume l’indagine di Alfonso M. Di Nola sul culto di S. Domenico a Cucullo 52. Anche numerosi intellettuali cattolici, impegnati in quel periodo a livello politico e sociale, compiono una significativa apertura alle posizioni antropologiche ricordate. Frutto della collaborazione tra antropologi, che si rifanno alla tradizione gramsciana e demartiniana, e studiosi cattolici è un numero di Idoc dedicato alla Religiosità popolare nel Meridione (1976), con saggi di Arnaldo Nesti, Alfonso M. Di Nola, Mariano Meligrana, Luigi M. Lombardi Satriani, Lello Mazzacane e dell’autore di queste note 53. Sono diversi gli studiosi cattolici ad affermare la necessità di non considerare separate le «due» storie e di non ridurre la religione popolare a fenomeno arcaico e residuale delle «classi subalterne» 54. 1.3. Gli studi storico religiosi e di storia locale Gli studi sulle vicende storiche delle diverse diocesi calabresi e, più in generale, sulle strutture e il patrimonio della Chiesa e sul rapporto che essa intrattiene con l’intera società hanno nella regione un’antica, solida, variegata tradizione di studi 55. Tuttavia le ricerche mirate sulle confraternite nel Mezzogiorno d’Italia in epoca moderna - con significativa attenzione non solo alle istituzioni ecclesiastiche, ma anche alle culture, alle mentalità, alla religione dei diversi ceti sociali che le compongono - conoscono un certo impulso soltanto alla fine degli anni settanta e all’inizio degli anni ottanta, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (11 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA soprattutto grazie alle ricerche di storia sociale e religiosa portate avanti da Gabriele De Rosa 56 e da Giuseppe Galasso 57 nel quadro di una più generale e complessa storia del Mezzogiorno nell’età moderna e contemporanea. L’approccio storico al mondo confraternale in età moderna nasce, come ricorda Antonio Cestaro, dalle ricerche sul ruolo religioso e sociale della parrocchia e degli enti ad essa collaterali 58. Un significativo passo avanti viene fatto in un convegno di studi, svoltosi a Roma nel dicembre 1987, dal titolo «Sociabilità religiosa nel Mezzogiorno: le confraternite laicali», le cui relazioni vengono pubblicate, a cura di Vincenzo Paglia, nel volume Confraternite e meridione nell’età moderna (1990) 59. Maria Mariotti presenta un «rapporto dalla Calabria» dal titolo Ricerca sulle confraternite laicali del Mezzogiorno in età moderna, dove espone una serie di temi e problemi, riassumendo lo stato delle ricerche condotte in Calabria da Antonio Tripodi, Enzo D’Agostino, Luigi Intrieri, Luigi Renzo, Francesco Milito, Maria Rosaria Valensise, Antonio Denisi, Lino Lopa, Carmela De Leo 60. I contributi sulla religione popolare di Maria Mariotti e di altri studiosi cattolici come Luigi Renzo e Maffeo Pretto 61 sono fondamentali per le ricerche di storia e di antropologia religiosa e per una giusta collocazione storica del fenomeno confraternale nel Sud. È opportuno ricordare come le ricerche degli studiosi cattolici siano legate in molti casi anche a preoccupazioni di “fede”, “pastorali”, “ecclesiali” non separabili dagli interrogativi che il complesso e variegato universo della Chiesa calabrese si pone anche in rapporto alle manifestazioni religiose di antica tradizione o di recente invenzione 62. Pure con significative diversità di ordine teorico-metodologico, d’impostazione e di prospettiva, la tradizione demo-antropologica e quella storico-religiosa, per lo più d’ispirazione cattolica convergono sui seguenti motivi: a) l’opposizione alla prospettiva positivista che, in maniera etnocentrica, riduce la religione e la cultura popolare a superstizione, arcaicità, sopravvivenze del passato, espressione di formalismo; b) la centralità assegnata al “fatto religioso” all’interno delle società e delle culture folkloriche tradizionali in rapporto a vicende storiche più generali, alla storia della Chiesa e alle elaborazioni delle élite intellettuali e religiose; c) il riconoscimento della religione popolare (o devozione popolare o pietà popolare) nelle sue valenze sociali ed antropologiche; d) l’interesse, anche se non sempre sistematico, per le confraternite religiose, di cui viene segnalata la dimensione sociale e culturale; e) l’uso critico e problematico di fonti diverse da quelle scritte e, soprattutto, di testi della tradizione orale raccolti nel corso di oltre un secolo dai demologi della regione; f) la considerazione delle forme di autopercezione e autorappresentazione degli “osservati”; g) la concezione non separata delle vicende di élite e ceti popolari e quindi il superamento di posizioni che presuppongono l’esistenza di “due” storie: vuoi quella demologica-romantica che vede la storia del popolo in opposizione a quella dei ceti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (12 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA dominanti; vuoi quella positivista-modernista che privilegia la storia delle élite (borghesie, aristocrazie), ignorando la storia, le fonti, le testimonianze, le elaborazioni dei ceti popolari. Non si può concludere questa rapida e sintetica rassegna senza ricordare le ricerche di Enzo Misefari, che ha sottolineato la funzione sociale ed economica delle confraternite in epoca moderna ed ha individuato in esse forme di associazione autonome dei ceti popolari 63. Bisogna ricordare per concludere anche il fiorire negli ultimi anni di importanti ricerche sulle confraternite. Molti studiosi rinnovano una prestigiosa tradizione di storia locale e sono autori di importanti monografie sulle confraternite; altri forniscono materiali, documenti, stimoli che indicano la complessità del fenomeno delle confraternite nella storia delle comunità calabresi 64. Si può dire che le ricerche, gli studi, le fonti, i documenti sulle confraternite consentono di ripensare in maniera non consueta e con una pluralità di voci e di fonti la storia religiosa, sociale, culturale della Calabria. Queste prospettive di ricerca rivelano la loro importanza in presenza di certe posizioni che, ignorando sia la prospettiva pitreiana sia le indicazioni demartiniane, rileggono le vicende storiche come affare esclusivo di “vertici”. Se nel passato la prospettiva demologica trovava una qualche legittimità nel fatto che i ceti popolari erano stati ignorati dall’indagine storiografica, oggi la teoria di una storia separata dei ceti sociali avviene senza alcun fondamento teorico e metodologico e soltanto con più o meno consapevoli ragioni ideologiche. Non è certo un caso se negli ultimi anni che da una problematica critica del concetto di “civiltà contadina” si è passati ad un acritico elogio del ruolo delle borghesie e delle aristocrazie meridionali. Appare tanto più necessario, pertanto, consegnare ad una prospettiva storiografica non parziale altri sguardi, altre sensibilità, altre tradizioni che consentano di cogliere la dimensione antropologica delle confraternite. Ad uno sguardo attento esse si pongono come “istituzioni sociali totali” che hanno relazioni con i diversi aspetti della vita dei diversi ceti sociali dell’universo tradizionale 65. Nelle note che seguono ripenserò brevemente alcuni tratti antropologici delle confraternite fondamentali per decifrare meglio l’universo tradizionale calabrese: il rapporto tra oralità e scrittura, tra cultura delle élite e dei ceti popolari; le forme di organizzazione e di trasmissione culturale nella società tradizionale; l’ideologia della morte e l’organizzazione comunitaria del cordoglio, del lutto, della memoria; l’organizzazione simbolica e rituale dello spazio; il problema dell’appartenenza territoriale e dell’identità individuale e collettiva nelle società tradizionali. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (13 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 2. Le confraternite religiose come istituzioni economiche, sociali e culturali 2.1. Le confraternite come «luoghi pii» di elaborazione, trasmissione e scambi di culture Un esame attento e approfondito della storia e della vita delle confraternite potrà contribuire a ribaltare sia il luogo comune di derivazione positivista della mancanza di organizzazione delle popolazioni, sia quello di tipo romantico delle confraternite come semplici istituzioni spontanee e dal basso. Siamo in presenza in realtà di enti in cui si verifica una serrato rapporto e un intenso, talvolta conflittuale, dialogo, tra alto e basso, élite e ceti popolari, clero e “basso popolo”, mondo esterno e mondo interno. Le confraternite costituiscono in epoca moderna l’istituto di una grande trasformazione religiosa e culturale, il veicolo di penetrazione e diffusione di pratiche, riti, culti, saperi, culture. In un certo senso è attraverso le confraternite - unitamente alla presenza dei diversi ordini religiosi - che si attua nelle regioni meridionali lo sradicamento di pratiche e culture arcaiche e si verifica una sorta di “omologazione” religiosa e culturale che interessa la quasi totalità delle popolazioni 66. Una grande storia di penetrazione culturale e di “acculturazione” ancora in larga parte da scrivere. In pratica, le confraternite svolgono un ruolo decisivo per quell’opera di evangelizzazione e di eliminazione di forme di “magismo” e di “superstizioni” promosse dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento. Non bisogna però dimenticare che le confraternite hanno una lunga e significativa storia precedente al Concilio tridentino e che pertanto la loro iniziativa in epoca moderna va considerata sia negli elementi di rottura, sia in quelli di continuità rispetto a vicende religiose precedenti 67. Nello stesso tempo non bisogna considerare le confraternite come mere istituzioni importate dall’esterno, calate dall’alto, frutto dell’opera di penetrazione ecclesiastica. Ogni confraternita esprime reali esigenze delle popolazioni delle aree rurali e dei ceti cittadini in ascesa e in difesa o alla ricerca di un’identità, di una ragione sociale ed economica. L’aggregazione solidaristica su basi religiose risponde a “mille” esigenze locali di antica o di recente tradizione che vanno indagate e contestualizzate di volta in volta. La storia delle confraternite non è una storia unitaria, ma è segnata da molteplici esperienze di distanza, di autonomia, di conflittualità con le autorità diocesane o parrocchiali. I rapporti che si stabiliscono tra esigenze ecclesiastiche ed interessi locali, tra interventi dall’alto e iniziative dal basso, sono un fatto inedito nella storia sociale e civile del Mezzogiorno e danno origine a nuove produzioni culturali, a una nuova mentalità, a una nuova organizzazione del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (14 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA territorio, dei rapporti sociali, dei legami tra le persone, dei modi di intendere la vita e di organizzare la morte. Questa grande opera di creazione di nuove forme religiose e culturali viene realizzata non solo attraverso la predicazione e quindi la trasmissione orale (accompagnata da una gestualità e da una teatralità di grande impatto emotivo e comunicativo), ma anche attraverso gli statuti, dove sono elencati modalità di ammissione e di elezione delle cariche, obblighi, regole (anche relative punizioni per i trasgressori), impegni devozionali, pratiche, funzioni, riti, preghiere, feste. Gli statuti sono stati esaminati come fonti preziose per cogliere la tipologia confraternale e la collocazione in uno dei gruppi in cui si è soliti distinguere le confraternite (eucaristiche, mariane, dei santi, dei morti), «anche se va tenuto presente che l’esame comparato di statuti coevi, per zone territoriali diverse (zone rurali e zone urbane; zone di pianura e zone di montagna) può contribuire non poco a definire i caratteri peculiari di una confraternita e di una religiosità, gli elementi autoctoni o di importazione, nel quadro di una circolarità culturale e religiosa» 68. Proprio nella definizione della circolarità culturale che le confraternite attuano sarebbe interessante considerare il linguaggio degli statuti, le funzioni da essi svolte. La scrittura gioca, infatti, una grande influenza anche presso ceti popolari “analfabeti”, diventa un elemento fondamentale per la costruzione della loro identità, del loro sentimento d’appartenenza che si afferma in epoca moderna. La scrittura, come attestano fonti orali e letterarie, esercita sulle categorie sociali, che ne sono escluse, un grande fascino, un forte richiamo 69. Gli statuti non vanno esaminati soltanto per i loro contenuti, ma anche per la loro forma, e come nuovo “mezzo di comunicazione” che raggiunge i ceti popolari disagiati. Essi sono stati un medium, un veicolo eccezionale di regole, saperi, culture che ha concorso alla costruzione dell’identità individuale e di gruppo nella società tradizionale. Gli statuti rappresentano e segnano una sorta di “nuovo inizio”, di “fondazione” di tutta la comunità. La storia di molti piccoli centri viene fatta cominciare dai suoi abitanti proprio con la costituzione di una confraternita, attestata dagli statuti. E in molti casi, soprattutto nelle zone interne e marginali, gli statuti rappresentano davvero il testo scritto più antico ed importante, in possesso della comunità. Il “libro” diventa “fondamento” del comportamento dei congregati, costituisce spesso motivo di “distinzione” dagli appartenenti ad altre confraternite. Indizi e spunti per approfondire la ricerca in questa direzione vengono offerti dagli Statuti e Riti della Congregazione del SS. Crocefisso eretta nella Chiesa Madre di S. Nicola (attuale S. Nicola da Crissa) il sabato 1 giugno del 1669. Si tratta di un manoscritto di 296 carte (24 capitoli di regole, con una prefazione di 41 carte), ben conservato, scritto da un anonimo estensore, certamente un ecclesiastico molto erudito, approvato per mano di mons. Ottavio Paravicino, vescovo di Mileto, in data 20 ottobre 1682 70. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (15 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Nelle pagine iniziali si fa riferimento alle visite nei luoghi della diocesi di due padri missionari: D. Orazio Rocca, canonico della Cattedrale di Mileto e P. Pasquale Martirano dell’ordine dei Minori. È un esempio di come la costituzione di alcune confraternite rientri in quell’opera di evangelizzazione delle popolazioni promosse in quel periodo nelle diverse diocesi. Del resto il termine Junca che è parte integrante del nome del paese (S. Nicola della Junca) sembrerebbe indicare anche una “zona paludosa”, una “spelonca” e richiama fortemente l’immagine di quegli abitanti «tutti del bosco» che i Gesuiti, come si è gia detto, intendevano assistere, redimere e salvare. La predicazione dei due missionari avviene in un luogo dove, secondo quanto si legge negli Statuti, in passato c’era stata una «crudelissima guerra» sostenuta dal papa Callisto II contro Ruggiero Guiscardo, conte di Sicilia, in difesa di Guglielmo duca di Calabria. Gli abitanti avevano subito la scomunica per essersi schierati contro il Papa. L’estensore del testo, come un moderno cronista, ricostruisce il clima penitenziale che accompagna l’atto di fondazione di un sodalizio religioso, grazie al quale si verifica l’espiazione dei peccati e si annulla la “maledizione” che grava sulla comunità fin dai tempi della scomunica. I presenti, circa ottocento persone, «forandosi ciascheduno con Orazioni, discipline, diggiuni e lagrime di vera contrizione impetrare dalla Maestà Divina il perdono confessarono a questi Messaggeri di Dio i loro peccati, e riceverono per mano de’ medesimi il Sacramento dell’Eucharistia, riserbando nelle loro Menti un vivo e vero proponimento di mai più peccare» 71. La cerimonia d’istituzione della confraternita si conclude con il canto del Te Deum Laudamus 72. Ancora oggi il Te Deum viene cantato dai congregati, ogni anno, il giorno dopo la processione, quando la statua del Crocefisso viene riposta nella sua nicchia sopra l’altare della Chiesa matrice da dove sarà tolta l’anno successivo. La cerimonia avviene in un clima di commozione e di partecipazione che sembra rinnovare il rito della fondazione. L’estensore degli Statuti annota: «Mi è stato necessario però nell’esecuzione di questo mio proponimento [«scrivere questo libretto»] haver riguardo alla capacità e condizione de’ medesimi Congregati, che per essere nella maggior parte semplici, son bisognosi di vulgate parole e di chiari avvertimenti, né possono eseguir tutti quei statuti che si dovrebbero osservare in una ben ordinata Congregazione» 73. La fondazione della confraternita viene realizzata con “proponimenti” religiosi, non separabili da “preoccupazioni” pedagogiche e culturali, con attenzione alla mentalità e al linguaggio delle persone. Il riferimento alle “regole” e ai riti fissati con la scrittura ha avuto, e in molti casi conserva ancora oggi, un valore di fondazione e di riconoscimento dei congregati proprio nelle situazioni in cui vengono messi in atto comportamenti che si discostano dallo spirito degli statuti. La fondazione viene collocata, in un tempo, storico e insieme “mitico”, che è alla base del sentimento di appartenenza, di identità, di orgoglio dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (16 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA congregati soprattutto nei momenti di conflitto (religioso e giuridico) con altre confraternite presenti nella comunità o con la gerarchia ecclesiastica. Gli statuti sono “luoghi” e “siti” della memoria della confraternita, testimonianza e prova “concreta” di un passato carico di significato. I testi scritti, anche quando non conosciuti e non letti, sono considerati “tavole sacre” che confermano la più antica origine o il maggiore prestigio del proprio sodalizio rispetto agli altri. Le “sacre scritture” hanno un valore di fondazione di tipo mitico, creano nuova cultura, favoriscono aggregazioni economiche, familiari e di gruppo, influenzano la mentalità, la psicologia, le concezioni dei diversi ceti sociali. Esse forniscono una spiegazione per interpretare gli eventi che riguardano la comunità. È questa un’ulteriore conferma di come la “scrittura” sia stata presente, nell’orizzonte culturale e mentale dei ceti popolari “illitterati”; come, del resto, l’oralità è stata un elemento di comunicazione e di trasmissione culturale anche per le élite intellettuali. Le confraternite, con le proprie regole, i propri riti, le proprie funzioni, hanno rappresentato istituti di acculturazione anche delle persone “analfabete”, hanno funzionato come centri di elaborazione culturale, come veicolo per forme ed elementi della cultura alta ed esterna. Le regole, le preghiere, le prescrizioni, i divieti, le funzioni diventano modelli di comportamento, ma da essi, come la storia delle congregazioni rivela, i devoti si discostano, apportando modifiche, aggiustamenti, integrazioni rispondenti al loro modo di sentire e di vivere. Anche le tradizioni fissate con la scrittura subiscono una progressiva opera di riplasmazione e di reinvenzione. La scrittura, pure avendo svolto in Calabria (analogamente a quanto avviene in altre società tradizionali) un ruolo fondamentale nel processo di formazione d’identità in ambito religioso, non ha rappresentato un elemento di rigidità e fissità. Se si osservano i riti e le cerimonie confraternali di oggi, si può constatare come nel corso del tempo essi abbiano subito significative modifiche. Le tradizioni vengono spesso soltanto evocate nel momento in cui si verificano cambiamenti non condivisi o accettati soltanto in parte. La tradizione è mutevole: viene continuamente modificata, reinventata; a volte diventa soltanto pretesto per affermare nuovi comportamenti che di fatto ne costituiscono la negazione e il superamento. La vita della confraternita si modifica nel corso del tempo, in presenza di mutamenti economici, sociali e culturali che avvengono all’interno e all’esterno della comunità e che spesso trovano riflesso nell’affermarsi di nuove tradizioni religiose, talvolta nell’istituzione di nuove confraternite. In diverse località si verifica una costante rielaborazione popolare della regole affermate negli statuti e un serrato e ininterrotto dialogo tra élite e ceti popolari. Se appare tendenzioso parlare di autonomia della cultura popolare, è certamente legittimo parlare di una diversa interpretazione e fruizione da parte dei ceti popolari di concezioni elaborate a livello colto. Non separazione o opposizione, ma spazio file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (17 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA d’intervento che rende possibile “creazioni”, “invenzioni”, modifiche dal basso e che a loro volta influenzano e condizionano le elaborazioni colte. È necessario tenere presente, contestualizzare, storicizzare il gioco di passaggi, incontri, scontri culturali tra diversi ceti sociali e anche all’interno di uno stesso ceto o di una stessa confraternita. I testi scritti (preghiere, inni, canti) della liturgia in lingua latina che venivano recitati o cantati nel corso delle funzioni confraternali hanno conosciuto una rielaborazione e una fruizione popolare. Non si tratta di semplici adattamenti formali o linguistici di testi colti ecclesiastici. Dietro le modificazioni agiscono concezioni e interpretazioni diverse degli strati popolari. A S. Nicola da Crissa domenica delle Palme il corteo processionale di fedeli con in mano rami di ulivo e palme partiva dalla Chiesa matrice e giungeva in una cappella di proprietà della confraternita del SS. Crocifisso. Qui si svolgeva una breve funzione religiosa, conclusa dal prete con la benedizione dei ramolivi. Il corteo tornava verso la chiesa, e davanti alla porta d’ingresso si cantava l’Inno al Cristo Te, che ancora oggi fa parte della liturgia della Domenica delle Palme: “Gloria, laus et honor tibi sit, rex Christe Redemptor, cui puerile deus prompsit Hosanna pium”. I devoti, con atteggiamento carico di tensione, rispondevano ad alta voce: “Apiri, apiri, o Zzinnapiu / Cà si non apiri tu aperu iu”. Dopo avere ripetuto per tre volte questa preghieraimprecazione, la persona che portava la croce dava un colpo alla porta della chiesa, che si apriva e, finalmente, consentiva l’ingresso rumoroso e festoso della folla. Zzinnapiu, con cui veniva tradotto a livello popolare “Osanna pia”, sembra fare riferimento a una delle tante “figure” immaginarie, che costellano l’universo folklorico tradizionale. Più che di uno dei tanti santi, benevoli o malevoli, inventati dai ceti popolari, grazie alle deformazioni linguistiche del latino liturgico, siamo in presenza di un personaggio negativo, inquietante come un demone. Zzinnapiu, evocato con un senso di irritazione e di fastidio, appare un personaggio diabolico da sconfiggere e da abbattere. Egli appare impegnato nell’impedire il ritorno dei fedeli nella casa del Signore, tenendone chiusa la porta. L’esortazione popolare ad aprire e il violento colpo di croce sulla porta della chiesa consentono la sconfitta di un personaggio ostile. Zzinnapiu contro cui i fedeli mimavano una lotta cruenta era una figura che nel contempo ispirava ilarità, come una sorta di capro espiatorio. Pari nu Zzinnapiu nel linguaggio parlato indicava ancora pochi anni fa un individuo brutto, goffo, simpatico, familiare, “perturbante”. Nella “teatralizzazione”, che conclude il rito di benedizione delle palme, si potrebbe scorgere - ma è solo un’ipotesi da approfondire - un’allusione a una sorta di battaglia della Chiesa contro credenze arcaiche, la narrazione-ripetizione di riconquista simbolica del luogo sacro, del “centro”, che può essere sempre minacciato da figure ostili. Le “riletture” e le “traduzioni” popolari dei testi colti e delle cerimonie liturgiche file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (18 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA rivelano bisogni, emozioni, sensazioni, paure, concezioni dei ceti popolari 74. I riti e le funzioni dalla Chiesa divenivano un patrimonio condiviso e accettato, non senza interventi e rielaborazioni dei ceti popolari, che concorrevano alla costruzione di nuove forme culturali. Il latino adoperato nelle funzioni e nei riti ecclesiastici più che un elemento di differenziazione e di distanza tra Chiesa e popolo, tra élite e ceti popolari, diventa una “lingua” di scambio e di comunicazione, che consente invenzioni e offre spazi di “autonomia” e talvolta di ironia (si pensi alle satire del periodo carnevalesco, allo storpiamento di termini, alle benedizioni alla rovescia). Il latino si afferma nel tempo come una lingua “comune” nei riti, nelle funzioni, nelle processioni delle confraternite. È andato ormai disperso un vasto e ricco patrimonio canoro in lingua latina, ma ancora oggi in paesi come Badolato, Santa Caterina, S. Andrea, Spadola, Serra S. Bruno, S. Nicola da Crissa è possibile ascoltare canti liturgici in latino di tradizione orale. I “suoni”, la “musica”, il “ritmo” dei canti in latino “reinventato” a livello popolare accompagnavano le diverse manifestazioni religiose. Gli studiosi hanno documentato il ruolo decisivo delle confraternite nella conservazione e nella trasmissione del canto liturgico, grazie all’attività di vere e proprie scholae cantorum 75. Gli appartenenti a ceti popolari (lavoratori della terra e artigiani) acquistavano prestigio e rispetto per la loro capacità di organizzare e gestire i riti e le funzioni, di eseguire i canti liturgici in latino. L’attività delle confraternite nel corso dell’anno era incentrata sugli esercizi, le “prove” di cantori, suonatori di strumenti, di organo, di campane che poi conoscevano un loro pubblico “momento di gloria” in occasione delle festività principali. Questa intensa attività canora e musicale, che vede significativi apporti colti, conferma come le confraternite fossero un centro di elaborazione e trasmissione culturale nel quale dialogano persone appartenenti a ceti sociali diversi. È il caso di sottolineare come si verificassero continui passaggi dalla scrittura all’oralità, dal testo scritto e dal testo orale a quello cantato e musicale e viceversa. L’identità e la memoria, spesso “reificata”, delle confraternite non possono essere comprese se non si tiene conto del “tenersi” e del “combinarsi” di testi scritti e tradizioni orali. Le confraternite non hanno introdotto ed elaborato soltanto canti e musiche, ma anche numerose altre forme di produzione artistica, ed infatti si sono occupate della realizzazione di statue, altari, cappelle, quadri, presepi, organi a canne ricorrendo ad artisti locali o che operano in centri lontani 76. Dobbiamo alla loro iniziativa la presenza in molte chiese di opere d’arte poco note o considerate “minori” e che invece rivelano influenze esterne e un serrato dialogo tra “periferie” e “centro”. La vita confraternale ha significato trasmissione e circolarità di culture dall’alto verso il basso e viceversa; dall’interno verso l’esterno e viceversa. La storia delle confraternite file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (19 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA segnala quanto sia angusta l’immagine delle «due» storie, ma anche l’idea di comunità chiuse, impermeabili alle idee del mondo esterno. Le confraternite in qualche modo orientavano sia la dimensione quotidiana sia quella rituale della comunità. La vita confraternale richiedeva organizzazione, impegno, dedizione, presenza. Feste e riti prevedevano una preparazione meticolosa e il coinvolgimento assiduo di numerosi congregati nel corso dell’intero anno. Le funzioni e le feste principali vedevano la partecipazione di quasi tutti i fratelli. Anche in questo senso la confraternita appare un centro, un “cenacolo culturale”. Restano ancora da indagare anche la presenza, la partecipazione, il ruolo delle donne, delle “consorelle”, svolto nei singoli sodalizi 77. In alcune confraternite calabresi, le donne avevano soltanto benefici di ordine spirituale e temporale. Non era concesso loro l’elettorato attivo e passivo, non partecipavano alle assemblee, non avevano assegnato un apposito spazio nelle chiesa, non indossavano camice e mantellina come i fratelli, non avevano compiti o funzioni durante le pubbliche cerimonie o durante le processioni 78. A volte, però, la presenza delle donne era attiva nei riti della confraternita. A Luzzi (Cosenza) le consorelle della confraternita della Carità (istituita probabilmente a fine Cinquecento), chiamate “Figlie della Beata Vergine Immacolata e S. Agnese” avevano il compito di portare la statua del Cristo morto durante la processione del Venerdì Santo. Questo “privilegio” veniva meno non appena le giovani donne si sposavano 79. Tali ristrettezze normative vanno comprese con riferimento al ruolo della donna nella società tradizionale. La presenza femminile all’interno di un’istituzione organizzata, dove esercitava comunque una funzione di tipo morale e pratico, rappresenta un dato culturale da non sottovalutare. 2.2. Le confraternite come luoghi di elaborazione del lutto e di organizzazione della memoria del singolo e della comunità È nel rapporto dell’uomo con la morte che le confraternite assumono in epoca moderna un ruolo economico, aggregativo, solidaristico, culturale. Nel Mezzogiorno d’Italia numerose confraternite per statuto, definizione, regole si occupano principalmente della morte, dell’assistenza pratica e morale ai moribondi e ai familiari del defunto. Tutte le confraternite, non solo quelle che si definiscono dei morti, si configurano, però, come istituzioni tese alla gestione dell’evento luttuoso, come organizzazione del cordoglio in cui sono coinvolti, non soltanto le persone colpite direttamente dal lutto, ma tutti i fratelli. È stato sottolineato per alcune realtà confraternali del Mezzogiorno un rapporto con la morte di tipo utilitaristico e poco spirituale, e si è individuata prevalentemente la loro funzione pratica, soprattutto quella legata alla sepoltura 80. Tuttavia le confraternite sembrano portare avanti in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (20 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA epoca moderna un progetto più ambizioso e radicale tendente ad affermare una diversa “ideologia della morte” rispetto alle concezioni arcaiche che ancora segnavano la vita, la mentalità, la psicologia delle popolazioni. In particolare l’opera di evangelizzazione delle contrade meridionali è avvenuta grazie a interventi nell’ambito delle concezioni legate alla paura della morte e dell’aldilà 81. Le confraternite sono state decisive per sradicare arcaiche pratiche di lutto presenti nel Mezzogiorno d’Italia ancora nel Settecento, come si evince da numerosi Sinodi, Concili e Relazioni ad limina e come denunciano numerosi osservatori esterni. Le regole confraternali affermano un diverso modello di dolore e di pianto in occasione della morte; propongono ai fratelli “presenti” un atteggiamento controllato e interiorizzato. Luigi Prato nel 1939 ricorda come in passato a Spezzano Piccolo (Cosenza), durante il funerale di un appartenente adulto a una confraternita, i fratelli e le sorelle recitassero un rosario in suo suffragio, mentre le “accompagnatrici” si scioglievano e si strappavano i capelli, si graffiavano le gote, emettevano grida altissime 82. Il folklorista coglie la “coesistenza” di differenti, quando non contrapposte, concezioni d’intendere la morte e di affrontare il lutto. È sulla gestione culturale della morte che la confraternita gioca una partita decisiva con precedenti concezioni: le iniziative messe in atto dall’agonia fino all’accompagnamento, e poi dalla sepoltura al “ricordo” del fratello defunto, hanno una finalità pratica e di sostegno, attestate dal Monte dei morti istituito da molte confraternite 83, ma rientrano soprattutto in una strategia tendente ad affermare una nuova ideologia della morte e dell’aldilà. Chi oggi assiste a un funerale che si svolge nei paesi può notare una significativa diversità tra il modello di lutto proposto dai congregati che camminano lenti e silenziosi davanti alla bara del defunto e il dolore espresso talvolta in maniera “scomposta”, secondo modalità “arcaiche”, dai familiari del defunto che camminano dietro la bara. Il defunto, al cui “stato” i congregati si avvicinano, diventa un fratello da accompagnare nell’ultimo viaggio terreno, e da ricordare nelle funzioni e nelle preghiere. La campana (o la “campanella”) della confraternita annuncia alla comunità non solo un evento luttuoso, ma anche l’appartenenza confraternale del defunto. Il legame e il dialogo con i defunti sono al centro dei riti e delle funzioni di numerose confraternite. Le feste del passato costituiscono anche una sorta di grande esorcismo della morte e comunque sono tempo di “ritorno” dei defunti, il tempo in cui sono evocati, richiamati in vita. Le confraternite che avevano il compito di presiedere al trasporto e all’inumazione dei defunti, si fanno carico di superare, in maniera rituale e simbolica, la minacciosità latente all’interno della comunità. Anche per tali ragioni l’assistenza talvolta è estesa anche ai non appartenenti alla confraternita, che non avrebbero avuto adeguata sepoltura: poveri, bisognosi, condannati. A Cosenza l’arciconfraternita di S. Maria della Misericordia, costituita da nobili, aveva tra i suoi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (21 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA compiti quello di assistere i condannati a morte. In particolare, provvedeva al mantenimento del condannato nei giorni che precedevano l’esecuzione, all’accompagnamento e alla sua sepoltura. Si tratta di un manifestazione di solidarietà ed assistenza ai bisognosi, che aveva anche profondi risvolti sociali e che spesso dava luogo a forme di ostentazione, ad accompagnamenti esteriori e pomposi 84. Le confraternite, in quanto istituzioni che mediano il rapporto vivi-defunti, si assumono il ruolo di superare, attraverso precisi rituali processionali, e comportamenti rigidamente definiti, quel senso di angoscia territoriale presente nelle culture folkloriche tradizionali, organizzano un ritorno controllato dei defunti. Nelle feste e nelle processioni (soprattutto in quella della Settimana Santa) i fratelli si “avvicinano” alla condizione dei defunti. I congregati non a caso sono stati individuati come “figure vicarie” dei defunti. Scrivono Lombardi Satriani e Mariano Meligrana: I congregati, in virtù dell’appartenenza a una famiglia simbolica, possono assumere una più rischiosa prossimità con la morte.[…] La loro funzione nei cortei funebri - sia in quelli realistici che in quello paradigmatico di Cristo - è per molti versi assimilabile a quella dei parenti del defunto. Tale funzione li costituisce, di fatto, di volta in volta, come parenti iniziatici, che condividono e orientano il lavorio familiare del cordoglio. Attraverso il mascheramento rituale - un saio bianco che copre tutto il corpo, spesso un cappuccio con due fori per gli occhi, mantelline di colore diverso e con immagini e distintivi sacri diversi - essi partecipano contemporaneamente alla condizione di vivo e a quella di morto, ponendosi così come zona di immunità dal contagio, mediatori con i morti, loro vicari» 85. I congregati, osservati in una prospettiva storico-antropologica, costituiscono, come abbiamo visto, le figure che facilitano l’elaborazione del lutto secondo tecniche che rivelano una sorta di compromesso tra antiche modalità di piangere i morti e modi di manifestare il dolore in maniera più controllata e non esteriore. La collocazione rituale dei fratelli in una zona di confine agevola il lavorio culturale dei viventi. «Il mascheramento rituale come tecnica di sdoppiamento abilita i congregati a costituirsi come organo della comunità, cui possono essere demandate le funzioni rischiose dell’intrattenimento di rapporti con la morte, l’aldilà e il sacro. [...] Vita e morte si incontrano e il lavorio dell’uomo è per la vita» 86. Le iniziative confraternali di sostegno ai fratelli ammalati e moribondi, assistiti per una “buona morte”, quelle per l’accompagnamento nel loro ultimo viaggio terreno, quelle per aiutare, a livello pratico e morale, i rimasti, favorendone la reintegrazione nella più vasta comunità, rivelano un’assidua strategia di gestione del lutto e di collegamento vivi-defunti. Tali iniziative sono state così intense e decise da avere suscitato spesso l’ironia dei ceti popolari. Il carattere luttuoso di molte manifestazioni è all’origine di svariate immagini del “calabrese triste”, ma anche al centro di molte satire carnevalesche. Nei riti di Carnevale i mascherati che portano in corteo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (22 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA l’Imperatore Carnevale morto, che sempre tornava, fanno la parodia dei congregati, ripetono, in maniera scherzosa, preghiere, canti, benedizioni. Echi, forse, di un contrasto tra modi diversi d’intendere il dolore, il lutto, la morte, la vita, il rapporto vita-morte. E, d’altra parte, gli ultimi momenti delle festività carnevalesche venivano interrotti da rintocchi della campana che introducevano nel tempo della Quaresima e della preparazione a un lutto esemplare, che comprende e rinnova, commemora tutti i lutti. Il ricordo e la memoria, come si è visto, sono elementi costituitivi delle feste, dei riti, delle funzioni religiose. Le confraternite sono vere e proprie organizzazioni della memoria del gruppo e dell’intera comunità. Il ricordo dei defunti rientra in una più generale strategia della memoria della propria discendenza e appartenenza che la confraternita mette in atto. In tal modo la confraternita concorre al superamento di antiche paure di un ritorno irrelato dei defunti. I morti non tornano in maniera incontrollata e minacciosa, come potenziali “vampiri”, ma vengono evocati nella memoria e attesi nelle feste e nei riti della congrega come “cari estinti”, come “figure benevole”, come membri della famiglia e della confraternita. Se la metastorica famiglia contadina, come scrivono Lombardi Satriani e Meligrana, è formata da vivi e defunti 87, la confraternita è costituita dai fratelli che presiedono e partecipano ai riti, ma anche da coloro che non ci sono più, dai “fratelli assenti”. I congregati del SS. Crocefisso di S. Nicola da Crissa, ogni domenica, nel corso del rito della “congrega”, previsto negli statuti, ricordano più volte i “fratelli assenti”. Negli ultimi decenni l’espressione “fratelli assenti” include i fratelli lontani, gli emigrati e questo conferma, ancora di più, come l’emigrazione abbia rappresentato una sorta di “morte” per le comunità e come comunque essa abbia modificato il sentimento di appartenenza, la mentalità, la percezione di sé e degli altri sia dei partiti che dei rimasti. Dove sono ancora vive, le confraternite giocano un ruolo decisivo nella gestione dell’accompagnamento e del lutto, continuano ad elaborare, sia pure in maniera molto appannata rispetto al passato, una strategia della memoria e del ricordo. 2.3. Narrazione e teatralizzazione del trionfo della vita sulla morte nei riti della Settimana Santa Le confraternite religiose sono le protagoniste del lavorio rituale e simbolico che, soprattutto durante la Settimana Santa, le comunità compivano per esorcizzare la morte ed affermare la vita. Il periodo quaresimale era ricco di appuntamenti significativi, di riti penitenziali, di funzioni di pentimento e richiesta di perdono che vedevano impegnati i congregati specialmente i venerdì di marzo. Riti con canti, preghiere, recita di salmi, genuflessioni, prostrazioni, percosse sul petto o sulle spalle file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (23 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA con “discipline” sono segnalati in diverse località della Calabria. I rituali della Settimana Santa si basano sulla commemorazione di un dolore, di una morte, di una resurrezione esemplari nei quali confluiscono le esperienze individuali e familiari dei congregati, dei fedeli, dell’intera comunità 88. La Domenica delle Palme, che in molti paesi rappresentava anche un importante occasione di mercato, le confraternite organizzavano e gestivano la visita al Calvario, dove avveniva la benedizione dei rami d’olivo e delle palme, poi adoperati con funzione propiziatrice nei campi e nelle case. Nei paesi a partire dal Giovedì Santo nelle chiese viene organizzata una sorta di “strategia collettiva del cordoglio”. Quasi, dovunque, organizzatori e attori principali delle funzioni religiose sono i fratelli di una o più confraternita. Con ritualità, che presentano varianti a volte significative, vengono sospesi i simboli della vita: il tabernacolo si vuota; le lampade ad olio si spengono; gli oggetti sacri vengono coperti; le campane non vengono più fatte suonare. “Calano le tenebre” che annunciano un lutto, viene ancora oggi detto nel corso dei riti della confraternita del SS. Crocefisso a S. Nicola da Crissa. E l’espressione viene adoperata anche in senso metaforico o ironico per alludere a un evento doloroso e non gradito. Dal tardo pomeriggio di Giovedì Santo i fedeli cominciano le visite ai “sepolcri” allestiti e addobbati nelle diverse chiese. Accanto ai “sepolcri” vengono collocati piatti, vasi o altri recipienti nei quali vengono “offerti” i germogli di cereali, soprattutto grano, e legumi, con un colore chiaro, perché non hanno visto la luce del sole. Gli studiosi hanno collegato i germogli ai “giardinetti di Adone”, i vasi nei quali si faceva crescere il grano al buio, in segno di lutto per la morte dell’eroe. Bisogna tuttavia essere cauti nello stabilire continuità con i miti e riti del mondo antico: nella Settimana Santa le funzioni religiose quasi sempre sono costruzioni o invenzioni delle confraternite, che magari riprendono antiche e desuete ritualità. Giovedì Santo le confraternite organizzano in molti paesi la rappresentazione dell’Ultima Cena. Il Venerdì e il Sabato venivano praticati dai più devoti il “digiuno”, che rientra in una logica di punizione e mortificazione, ma anche di partecipazione al lutto per la Morte del Signore. La memoria orale di molte confraternite è segnata da storie di confratelli che riuscivano a fare la “campana”, a non mangiare cioè nelle ore in cui le campane tacevano, o anche di “trasgressori” che raggiravano in qualche modo le prescrizioni liturgiche e le regole confraternali. Il pomeriggio di Venerdì Santo o il Sabato Santo (con la nuova liturgia) in tutte le comunità della Calabria si svolge, con un’infinità di varianti, la processione con il Cristo Morto, generalmente seguito dalla Madonna Addolorata. In alcune località lungo le vie del paese vengono fatte “sfilare” le Vare (i Vari) o Misteri, le statue che rappresentano Cristo deposto nella bara, la Madonna e San Giovanni, altri personaggi della Passione e Morte di Cristo. Talvolta il corteo processionale è preceduto da giovani che raffigurano Cristo, la Madonna e altri personaggi. È nel corso di tale file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (24 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA processione che i fratelli, con in capo una corona di spine, accompagnano il Cristo per le vie del paese, luoghi di un lutto esemplare. I fratelli, sistemati davanti o dietro alle statue, sono gli esecutori di preghiere, canti, “laudi”, con modalità che richiedono una grande abilità e una lunga preparazione nel corso dell’anno e di un’intera vita. Esiste una sorta di “gara” tra fratelli della stessa confraternita o tra fratelli di confraternite diverse per la migliore esecuzione dei canti di passione: si tratta di una devozione praticata con orgoglio perché considerata costitutiva dell’identità della congrega di appartenenza. Negli ultimi anni gli etnomusicologi hanno effettuato un’attenta ricognizione dei canti tradizionali, che porta a interessanti scoperte culturali e musicali, all’individuazione di legami tra mondo colto e mondo popolare. La banda, sistemata dietro le statue, suona musiche funebri, interrompendo le esecuzioni dei congregati e dei devoti, spesso sovrapponendosi ad esse, spesso coinvolta e trascinata in una sorta di gara di abilità. In queste giornate di lutto collettivo molte persone si recano nel cimitero per visitare i defunti. Le visite notturne al cimitero o al calvario o nei luoghi sacri dello spazio urbano (chiese, croci) sono organizzate e guidate dai congregati. In molti centri, grandi e piccoli, della Calabria meridionale (province di Catanzaro, di Vibo e di Reggio) i riti della Settimana Santa si concludono, domenica di Pasqua, con l’affruntata (in alcune località cunfrunta o cunfruntata, o svilata), la rappresentazione teatralizzata dell’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna Addolorata 89. Le due statue generalmente sono collocate in chiese diverse e sono portate da appartenenti a una o più confraternite. L’incontro è preceduto, in molti paesi, dai viaggi di S. Giovanni che, per tre o più volte, si sposta da una chiesa all’altra per annunciare a Maria la Resurrezione del Figlio. I viaggi di S. Giovanni sono, generalmente, gioiosi. Il rito prevede l’iniziale incredulità della Madonna. Al terzo viaggio, o all’ultimo, S. Giovanni si dirige verso la Madonna insieme a Cristo Risorto. Maria finalmente si convince dell’avvenuta Resurrezione e incomincia a correre verso il Cristo. In molto centri, come a Vibo Valentia, l’incontro viene quasi ritardato, rallentato, segnato da un’attesa e da una lentezza che generano emozione e pathos: quando le statue sono ormai vicine, Maria va “avanti e indietro” per tre o più volte, non sa se avvicinarsi o allontanarsi. I portantini mimano in tal modo lo stupore e la commozione della Madonna. Al suo fianco procede alla stessa velocità la statua di S. Giovanni. L’incontro avviene, all’uscita della messa, a mezzogiorno o subito dopo in un luogo centrale o emblematico del paese. Nell’“ora cruciale del mezzogiorno” si verifica una sorta di “sospensione del tempo”. Come se tutto, il mondo e la vita potessero finire. Come se il destino della comunità dipendesse dalla riuscita di quell’evento. Al momento dell’incontro, la Madonna perde il velo nero e si presenta vestita di bianco. Sia la svelazione (’a svilazioni), sia i giri e i movimenti che i portantini compiono per disporre le due o tre statue nella stessa direzione, sia l’incontro, sia l’inchino che in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (25 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA alcuni luoghi la Madonna fa al Cristo al momento dell’incontro richiedono una grande attenzione ed abilità, una lunga preparazione e consuetudine. Dalla riuscita dell’incontro in passato si traevano auspici sulla produzione e il raccolto, sulla vita della comunità. In caso di “cattiva riuscita” dell’incontro (la caduta di una statua, il manto della Madonna che resta impigliato) incombe sulla comunità qualche disgrazia (guerra, carestia, pestilenza). La tradizione orale dei paesi in cui si svolge l’affruntata è ricca di racconti sulla “cattiva riuscita” del rito, sul senso di paura che avvolge le persone, sulle disgrazie che colpiscono la comunità o che si verificano in altre parti del mondo. Quando avviene l’affruntata, la gente si abbandona a una sorta di applauso liberatorio. Molti fedeli piangono di gioia, altri pregano, si battono il petto, baciano per terra, commentano ad alta voce. Dopo l’incontro in molti paesi (Vibo Valentia, Filogaso) comincia la processione per le vie della città. Cristo cammina tra Maria, non più Mater Dolorosa, ma Mater Gloriosa, e S. Giovanni. Protagonisti dei viaggi, della corsa, dei giri, della svelazione, dell’incontro sono quasi dovunque i congregati. L’affruntata con ogni probabilità si collega alle “sacre rappresentazioni” quattrocinquecentesche e si diffonde, come in altre aree del Mediterraneo della sponda nord, dopo il Concilio di Trento. La descrizione più antica finora nota è quella che ne fa il Fiore nel 1691 e si riferisce all’incontro tra la Vergine e il Cristo che ha luogo a Gerace 90. È necessario, tuttavia, legare il rito alla storia religiosa, civile, sociale, urbanistica di ogni singola comunità. In molte comunità il rito è sorto e si è affermato in periodi recenti. A S. Andrea Apostolo dello Jonio la cumfrunta è stata introdotta nella seconda metà dell’Ottocento da Badolato per iniziativa di un parroco del luogo 91. Le descrizioni dei demologi e degli studiosi locali fanno ipotizzare una continua rielaborazione del rito, con successivi e diversi interventi delle confraternite, dei fedeli, dell’intera comunità e, negli ultimi anni, anche degli osservatori e dei visitatori esterni. Se durante le manifestazioni della Settimana Santa (fino alle fasi iniziali dell’“incontro”) Maria appare modello di sofferenza e di dolore e Cristo riassume e rappresenta tutte le morti individuali, con l’affruntata viene celebrato il rito della Resurrezione, viene narrato e presentificato il trionfo della vita sulla morte. La commemorazione della morte-resurrezione di Cristo libera «anche nell’orizzonte storico, gli uomini dalla loro precarietà e dall’angoscia ad essa connessa, inserendoli in una strategia della speranza, essenziale per la continuazione dell’esistenza» 92. Si possono segnalare somiglianze formali tra la commemorazione della MorteResurrezione del Cristo e i complessi rituali di “scomparsa-ritorno” della divinità, di morte-rinascita della natura, celebrati nell’antichità. Il carattere propiziatorio dei riti pasquali fino a qualche anno addietro era alla base di numerosi comportamenti, credenze, modi di dire delle persone impegnate nel lavoro dei campi e nella produzione agro-pastorale. Tuttavia, anche in questo caso, bisogna essere cauti nello file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (26 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA stabilire meccaniche e non dimostrabili continuità. Il rito dell’affruntata è strettamente legato alla predicazione, ai culti, alla liturgia, ad istituzioni religiose, come le confraternite, che si affermano in epoca moderna in Calabria e in altre regioni meridionali. I riti della Settimana Santa e della Pasqua giocano, come vedremo, anche un ruolo fondamentale per la riorganizzazione-ridefinizione simbolica dello spazio paesano e per i complessi legami tra territori separati di una stessa comunità o di comunità vicine. 3. Appartenenza, contrasti, identità 3.1. Le confraternite come luogo di affermazione e costruzione di identità religiosa, sociale e culturale Le confraternite in quanto istituzioni religiose, sociali, culturali che, accompagnano la vita dell’individuo dalla “culla alla bara” e segnano la dimensione quotidiana e festiva della comunità, sono state decisive per il formarsi della personalità, della mentalità, dei sentimenti delle persone, soprattutto nei piccoli centri, dove mancavano altre istituzioni religiose e sociali, altri centri culturali, di aggregazione e di socialità. Le confraternite influenzano e segnano il senso di appartenenza delle persone. È in gioco, spesse volte, un’appartenenza di tipo sociale. Sono numerose anche in Calabria tra il XVI e il XIX secolo le confraternite riservate a determinati ceti sociali: nobili, “civili” (il ceto intermedio), artigiani, lavoratori della terra 93. In questo periodo in alcune località sono presenti anche alcune confraternite dei marinai o pescatori, in coincidenza con l’affermarsi di nuovi culti in territori di nuovo insediamento o di recente ripopolamento. I lavoratori agricoli meno disagiati (coloni, massari, ecc.) e i contadini sono presenti soprattutto nelle numerose congreghe devozionali caritative non specializzate, sparse soprattutto nei paesi, nei centri minori con popolazione prevalentemente agricola 94. In molti casi siamo in presenza di aggregazioni religiose a carattere sociale che interessa gruppi ristretti, chiusi, talvolta arroccati nella difesa dei loro interessi alla ricerca di una loro identità. L’arciconfraternita di S. Maria della Misericordia a Cosenza è un centro di potere e di affermazione dei nobili cosentini nel Sei-Settecento. Essa aveva una rendita derivata da vari censi e da affitti di case, botteghe, terreni, manteneva rapporti economici di vario tipo con altre confraternite e condizionava sensibilmente l’intera economia cittadina. Attraverso le numerose e interminabili processioni, caratterizzate da pompa, sfarzo, lusso di tipo spagnolesco, ma anche attraverso le manifestazioni, spesso ostentate, di assistenza ai condannati a file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (27 of 68) [29/11/02 9.59.10] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA morte e di carità ai poveri, le famiglie nobili si mostrano, si autorappresentano, si identificano 95. La situazione è diversa nei contesti rurali e più “periferici”. Nella maggior parte dei casi, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri della regione, in comunità che spesso sono “autosufficienti” a livello produttivo e di sostentamento, la composizione sociale è mista: sono presenti contadini, artigiani, piccoli proprietari, aristocratici, e, soprattutto a partire dalla metà del Settecento, borghesi. La confraternita, come ricostruisce opportunamente Cestaro, diventa un fatto “borghese” nel periodo storico in cui i «nuovi ceti emergenti individuano nelle strutture ecclesiastiche una delle vie maestre per la loro ascesa economica e politica» 96. La quasi totalità delle confraternite, cui accenno in questo scritto, ricordandone usanze e riti, ha una composizione sociale mista, diremmo “interclassista” e “trasversale” e una struttura, di fatto, anche se non prevista dagli statuti e dalle regole, di tipo “verticale”. Generalmente sono i proprietari terrieri e dei mezzi di trasformazione dei prodotti (mulini, frantoi, ecc.), i loro familiari, congiunti, o parenti medici, avvocati, i professionisti, a ricoprire le cariche di priore, di tesoriere, di segretario. «In mezzo a tanti analfabeti, i “borghesi” in ascesa erano gli unici che potevano e ambivano ricoprire le cariche interne, a ciò favoriti anche dal fatto che spesso i membri di una stessa famiglia avevano i loro rappresentanti in seno ai capitoli cattedrali, nei collegi ricettizi, negli ordini religiosi, nelle amministrazioni locali. Non si spiegherebbe altrimenti la trasformazione delle confraternite, alla metà del Settecento, in senso autonomistico nei confronti dei vescovi e del clero, senza tener conto della diffusione dello spirito “borghese” e della nuova mentalità di cui la borghesia si faceva portatrice» 97. I contrasti a volte violenti tra confraternite, segnalati in numerosi paesi della Calabria, sono quasi sempre il riflesso di lotte tra famiglie borghesi per il potere economico e politico-amministrativo. In un certo senso le confraternite sono la rappresentazione religiosa di gruppi di persone e di famiglie, con a capo un élite economica-sociale con “sponde” di riferimento nelle amministrazioni locali e nelle istituzioni religiose e civili esterne, in posizione intermedia ceti produttivi con attività collaterali a quelle dei proprietari, a cui sono spesso legati da parentela, comparatico, amicizia, e alla base ceti sociali più poveri “dipendenti” dalle famiglie possidenti e professioniste. L’organizzazione gerarchica delle confraternite veniva affermata e ribadita nel corso dei riti, delle feste, delle processioni, anche in quelle in cui più forti erano il senso di identificazione e di opposizione ad altri sodalizi. La confraternita si articola come una sorta di lobby con una molteplicità di interessi economici evidenti, ma non dichiarati, ha una logica di impresa e afferma una dinamicità e una mobilità, anche economica e sociale, all’interno della società tradizionale dell’Ottocento e della prima metà del Novecento. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (28 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA In alcuni casi le stesse confraternite sembrano assumere i caratteri della moderna impresa economica. Senza dimenticare, come nei grandi centri, abbiano gestito grossi enti assistenziali come gli ospedali e abbiano creato “monti” di vario tipo («dei morti», delle «messe», dei «maritaggi», «di monicazione») costituiti da piccoli capitali ottenuti con offerte degli associati e utilizzati per funerali, messe di suffragio, opere di carità 98. Da non confondere questi monti con i più impegnativi “monti di pietà” che, sorti fin dalla metà del Quattrocento e diffusi nel Cinquecento, costituiscono degli «istituti di piccolo credito su pegno con esborso di tenue mutuo» 99. In alcune realtà, come quella pugliese, i «monti frumentari» rappresentano non a caso degli «embrionali istituti bancari», che richiedono accumulazione e circolazione di danaro 100. Gli studiosi si sono soffermati sulla facilità con cui in alcuni ambienti si aderiva o si abbandonava un sodalizio e ricordano la diversa attitudine alla socialità rispetto a quella segnalata nelle confraternite del centro-nord 101. Andrebbe verificato, nelle diverse situazioni, se questa mobilità associativa, come anche le “scissioni” che si verificano all’interno di alcuni sodalizi o la creazione di nuovi sodalizi, non risponda a una mobilità economica, a contrasti tra famiglie possidenti e gruppi di riferimento. 3.2. Riti delle confraternite, sentimento dei luoghi, senso di appartenenza Naturalmente come non vanno sottovalutati il carattere concreto, pratico, economico di molti sodalizi o dei membri ad essi appartenenti, la vita confraternale non va ridotta a tali aspetti, va vista nella sua complessità, nelle molteplici esigenze che esprime, nella sua dimensione più strettamente religiosa e spirituale, nei diversi legami (con il proprio corpo, con i propri familiari, vivi e defunti, con i propri fratelli, con gli altri, con lo spazio paesano, ecc.) che i congregati mettono in atto nel corso delle feste, nella ricerca di senso, di centro, di sacro che vede diversamente impegnati tutti i membri della comunità. Un dato comune alle diverse società arcaiche, primitive, tradizionali è la distinzione che l’individuo opera tra “spazio sacro” e “spazio non consacrato”. Per l’uomo religioso, come ricorda Mircea Eliade, la non omogeneità spaziale si traduce in un’esperienza di opposizione tra spazio sacro, il solo che sia reale e che esiste realmente, e tutto il resto, l’esteso informe che lo circonda 102. Non si tratta di una speculazione teologica, ma di un’esperienza primordiale, anteriore a ogni riflessione sul Mondo, omologabile a una “fondazione del Mondo”. La “spaccatura” operata nello spazio permette la costituzione del mondo, perché scopre il “punto fisso”, l’asse centrale di ogni forma di orientamento futuro. Se è il centro a conferire orientamento, è la religione che fonda la possibilità di affermare un centro. Tale modello si presta, da un punto di vista etnologico, a numerose obiezioni e integrazioni (e infatti gli studiosi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (29 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA hanno individuato società policentriche, acentriche, con centro fuori dal tempo e dallo spazio, criptocentriche, ecc.), tuttavia esso ha avuto il merito di segnalare come gli individui di numerose società, tra cui quelle di area euro-mediterranea, assegnino al centro e ai luoghi in cui abitano, lavorano, vivono, un carattere “sacro” e fondante. Tutta una tradizione etnologica, che possiamo far risalire a Marcel Mauss, associa la nozione sociologica di luogo - anche senza affermare una natura sacra o religiosa del centro - a quella della cultura localizzata nel tempo e nello spazio 103. Il “luogo antropologico”, di scala variabile nelle diverse società, è delimitato e definito dalle persone che lo abitano e lo umanizzano, è riconosciuto rispetto ad uno spazio esterno, sconosciuto, denso di pericoli e di minacce 104. Ernesto De Martino ha scritto pagine fondamentali sull’angoscia, il senso di smarrimento e di paura che colpisce i contadini meridionali e calabresi quando si allontanano dal campanile del proprio paese (celebre la metafora del “campanile di Marcellinara”) 105, inteso come centro spaziale e mentale, a partire dal quale orientarsi e percepirsi nello spazio e nel mondo. Il centro territoriale viene organizzato, in realtà, a partire da un centro percettivo, dall’io che misura e organizza lo spazio, ridefinendolo costantemente, e così ridefinendo se stesso. Nelle società tradizionali nascere significa nascere in un luogo, essere e sentirsi consegnato ad uno spazio, a una residenza, a un centro. Il luogo di nascita è costitutivo della personalità, della mentalità, dell’identità dell’individuo, che si sente depositario di vicende che l’hanno preceduto e, in qualche modo, pensa che, anche dopo la morte, continuerà ad essere nel luogo in cui è vissuto. I defunti non abbandonano mai del tutto i luoghi abitati da vivi: essi hanno una profonda nostalgia della vita, del cibo, dell’acqua, della casa, dei loro familiari. I defunti, i morti-antenati, con il loro ritorno, previsto e controllato, come accade nel corso delle feste, denotano che l’«abolizione del tempo è possibile in quel momento mitico in cui il mondo viene abolito e ricreato» 106. Essi quindi partecipano, a pieno titolo, del processo di rifondazione del Mondo che trasforma ogni anno nuovo in inaugurazione di un’era. La consacrazione di un luogo costituisce una ripetizione della cosmogonia: organizzando uno spazio, si ripete e si rinnova l’opera esemplare degli dei, della divinità, degli eroi mitici e fondatori. Il centro rifonda e ricrea il Mondo, lo spazio, ma anche il tempo. Si comprende allora in che senso è possibile ipotizzare l’esistenza di una sorta di “sentimento del luogo”. Le persone nate e cresciute nello stesso luogo sono e si sentono accomunate da gesti, riti, storie, sensazioni, percezioni, emozioni, memorie, feste, divinità strettamente legati a quel luogo. Esse si riconoscono una comune appartenenza e identità anche fuori dai luoghi di origine. Noi abitiamo i luoghi, ma i luoghi ci abitano. Il luogo agisce anche fuori dal luogo. Quando ci spostiamo, trasportiamo con noi anche i luoghi 107. L’uomo delle società eurasiatiche e mediterranee aspira a vivere sempre al centro del Mondo: in ogni sua attività, in ogni sua costruzione, appare sempre impegnato in una file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (30 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA ricerca di centro, di un luogo sacro, a partire dal quale orientarsi nel mondo esterno. Il vero Mondo si situa sempre al Centro. Un paese intero (la Palestina per gli Ebrei), una città (Gerusalemme), il Tempio, e in seguito, con l’avvento del cristianesimo, un santuario, un monastero, una basilica, una chiesa, un campanile rappresentano indifferentemente una imago mundi e nello stesso tempo la riproduzione terrestre di un modello trascendente. Il forte senso di radicamento, la paura di perdersi, la nostalgia del luogo d’appartenenza, la costante ricerca di centro sono caratteristiche delle comunità calabresi tradizionali che pure avevano una storia secolare, sia pure difficoltosa, di scambi e rapporti con il mondo esterno, di mobilità e di fughe. Nella Calabria dei paesi interni, dove quasi tutti gli abitanti sono iscritti a una o più confraternite, il senso di “appartenenza confraternale” è legato alla percezione dello spazio, al sentimento dei luoghi, alla concezione di sé e degli altri. Il legame era spesso non tanto con l’intera comunità ma con un luogo (un sub-luogo) preciso e delimitato della comunità. Il riferimento spaziale ancora negli anni cinquanta era spesso a una chiesa, a un campanile, a un Calvario, un “ruga”, a una “metà”, a un luogo produttivo-sociale-religioso, a una confraternita. Il sentimento del proprio luogo comporta un sentimento di estraneità o lontananza dal luogo degli altri. La “fratellanza”, la solidarietà, la sociabilità l’identità di gruppo comportano talvolta la “svalutazione” dei fratelli di altre confraternite. Più che di una comunità, non di rado, gli individui si sentono membri di una confraternita. L’identità, il sentimento del luogo, il legame con il proprio territorio vengono messi in gioco nel corso delle funzioni, dei rituali, delle feste della confraternita cui si appartiene. La ricerca del centro e la sacralizzazione dello spazio vengono realizzati nel corso dei riti della propria confraternita. Il centro coincide quasi sempre con la chiesa, la sede delle propria confraternita, con i luoghi dove abitano i confratelli. La rifondazione del Mondo e del tempo viene attuata nel corso delle feste della propria confraternita, quando ritornano i propri morti-antenati. La processione costituisce viaggio e cammino che affermano forme di autoriconoscimento. La processione è insieme di soste e di partenze, guidate dai confratelli, in strade, luoghi e spazi significativi della storia sociale e religiosa della confraternita e della comunità. È stato notato come le confraternite religiose siano protagoniste di una teoria di peregrinazioni, che si svolgono secondo itinerari rigorosamente codificati, oralmente tramandati, tendenti a una «ricapitolazione progressiva e sistematica dello spazio» 108. L’azione delle congreghe viene ricondotta alla necessità della comunità di riaffermare un’identità territoriale attraverso una riorganizzazione simbolica dello spazio. Le processioni rappresentano momenti decisivi di una storia religiosa che si è precisata anche secondo l’antropologia dello spazio, il senso dell’appartenenza, il bisogno di riappropriazione del territorio noto ad opera dei membri della comunità organizzate file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (31 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA nelle confraternite. La processione è viaggio che sottolinea e scandisce episodi storicosociali della confraternita e della comunità, ritenuti particolarmente esemplari e fondanti dai partecipanti al rito. L’iter processionale costituisce un momento di sacralizzazione degli spazi urbani significativi per la confraternita di appartenenza. La festa rappresentava l’occasione in cui si ribadivano distanze sociali, ma anche in cui fratelli e sorelle della stessa confraternita si riconoscevano come persone aventi una stessa appartenenza religiosa, la medesima storia, tradizione, identità. «Congregavit nos unum Passionis Christi Amor» recitano gli Statuti della Confraternita del Crocefisso a San Nicola da Crissa, dove sono elencati anche i principi di carità, solidarietà, assistenza 109. Non è questa la sede per ricordare la pluralità di funzioni che le feste svolgono nella società tradizionale, basta ricordare come fossero emblematiche dell’aggregazione sociale che riuscivano a realizzare ed esprimere proprio nella complessità degli aspetti religiosi, culturali, economici sopra ricordati 110. La convivialità legata alle feste aveva sia implicazioni di tipo realistico (mangiare quello che non era consentito gli altri giorni) sia implicazioni simboliche di ordine liturgico-sacramentale. Le tradizioni alimentari del periodo festivo assumono, dunque, una duplice valenza “materiale” e “simbolica”. “Mangiare insieme”, “mangiare gli stessi alimenti”, ma anche “digiunare” o “astenersi dagli stessi alimenti” in determinate circostanze e periodi (come quello quaresimale) erano segno di vicinanza e di comunanza 111. Non a caso dai riti alimentari della propria confraternita erano, o si sentivano esclusi, gli appartenenti ad altre confraternite. Ancora oggi nei paesi di antichi contrasti tra confraternite la distanza da una determinata festa o da un determinato rito viene, a volte scherzosamente, sottolineata affermando di praticare un regime alimentare non festivo, a base di erbe, di cibi poco apprezzati, leggeri. Essere “dentro” o “fuori” della festa significava, soprattutto, essere partecipi o meno di pratiche alimentari festive ed eccezionali. La fratellanza, la convivialità, la “comunione” realizzate nel corso delle feste e delle funzioni religiose, in coincidenza anche con festeggiamenti civili, si traducevano spesso in “orgoglio” della propria “appartenenza” e in sentimento di “superiorità” rispetto agli appartenenti ad altre confraternite. 3.3. Storie di contrasti e di «doppiezze» e loro manifestazione-risoluzione rituale Il senso di appartenenza, i riti in cui essa si manifesta, il legame con la propria storia, in molti paesi, sono basati sulla differenza, il contrasto, il conflitto più o meno esasperato con una o più confraternite. Il ritrovarsi, riconoscersi, sentirsi uniti, legati a un’unica confraternita comportava una “distanza” più o meno accentuata dagli appartenenti ad altre confraternite, che assistevano alla festa, ma raramente file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (32 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA partecipavano in maniera attiva e quasi sempre erano contenti, pregavano, facevano scongiuri, per la cattiva riuscita dei festeggiamenti religiosi o civili che non li riguardavano. Conflittualità e contrapposizioni tra confraternite sono state segnalate in diverse parti della Calabria. Anche in ambiente urbano sono state registrate liti e dispute su fatti inerenti il diritto di precedenza nelle processioni e nell’accompagnamento dei defunti o il primato di importanza nella vita sociale. A Cosenza la Congregazione della Misericordia, formata da nobili, ebbe, a partire dal 1793, un lungo e dispendioso contenzioso con quella del SS. Crocifisso, costituita dal ceto degli avvocati, che tentò di sottrarle il “diritto” di assistenza ai condannati a morte. La disputa, che venne portata avanti nei tribunali civili e religiosi, costituisce un riflesso dei contrasti tra due ceti sociali più in vista nella città: quello dei nobili, che rappresenta una classe estesa, fortemente radicata nella vita sociale cittadina e detentrice, fino ad allora, del potere economico, e quello degli “onorati”, che rappresenta un ceto borghese emergente e che tenta di contrastare gli aristocratici. La presenza nelle iniziative di assistenza e di solidarietà diventa un elemento di visibilità sociale e va compresa in un più vasto progetto di ricerca di privilegi e cariche, che ne ratificano il potere sociale ed economico ormai raggiunto 112. Anche ad Amantea, grosso centro della provincia cosentina, in passato sono stati molto forti i contrasti, legati alla precedenza nelle processioni, tra la confraternita del SS. Rosario, detta anche dei pescatori e l’arciconfraternita dell’Immacolata N. Signora, detta anche dei nobili 113. Le dispute e i contrasti tra confraternite nei grandi e medi centri urbani costituiscono la prosecuzione e la rappresentazione di lotte tra i diversi ceti sociali. Nelle piccole comunità delle zone interne, i contrasti tra confraternite a composizione mista con un numero elevato di iscritti, spesso dividono in “due” (o più “parti”) l’intero paese e condizionano la vita, la cultura, la mentalità delle popolazioni. La “memoria” stessa della comunità appare divisa e “separata”. Le informazioni che sottopongo all’attenzione dei presenti, frutto di lunghe ricerche etnografiche e di osservazioni dirette, sono parziali ed esemplificative. Meritano ulteriori approfondimenti e vengono presentate soltanto per offrire spunti per future ricerche, ipotesi interpretative da verificare. Un esempio di conflittualità tra confraternite ci viene da Cerisano (Cosenza), conosciuto all’esterno non a caso come il “paese delle due Madonne”, dove in passato si sono registrati forti contrasti, con risvolti giudiziari, tra la confraternita del SS. Rosario e quella di Maria SS. del Carmelo. Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII le due congregazioni sono delle vere e proprie “imprese”: gestiscono terreni, censi, mandrie di bestiame, fitti di case e botteghe. Dirigerle significa esercitare un notevole controllo sulle fondamentali attività del paese. I contrasti economici e sociali, di cui quelli religiosi sembrano rappresentazione ed espressione, risalgono, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (33 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA probabilmente, a precedenti conflitti tra le famiglie benestanti della comunità. Delle lotte del passato resta memoria nelle feste, nelle tradizioni, nei modi di dire, nella mentalità degli abitanti del paese 114. Forti contrasti sono segnalati a partire dall’inizio dell’Ottocento a Borgia (Catanzaro) tra la congrega dell’Immacolata (espressione della classe padronale e notabile) e quella del SS. Rosario (che raccoglie i ceti popolari). La disputa sul “Privilegio del Regio Assenso”, in particolare per chi deve organizzare la festa di Pasqua, si trasforma in un «deciso antagonismo sempre più viscerale e incontrollabile con conseguenze che, purtroppo, minarono la pacifica e cristiana convivenza e la stessa unità popolare con vere e proprie risse che, per tutto il Novecento ma già nell’Ottocento, facevano registrare incresciosi fatti di cronaca», con liti ed episodi delittuosi 115. Salvatore Guerrieri, a cui dobbiamo tale ricostruzione, sottolinea come nei primi anni del Novecento il contrasto tra confraternite rispecchiasse lo scontro tra famiglie borghesi, tra borghesi-notabili (presenti tra i “mmeculatisti”) e appartenenti ai vecchi ceti agrari (presenti tra i “rosarianti”) e riflettesse «i chiari sintomi della lotta tra famiglie per l’egemonia locale e territoriale, legata al mondo economico e politico», che si manifestano nelle elezioni politiche ed amministrative 116. I contrasti permangono fino agli anni cinquanta del Novecento, quando finalmente vengono attribuite dalla diocesi di Squillace le feste da celebrare e in particolare quella della vecchia disputa: alla congrega del Rosario viene, infatti, assegnata la cunfrunta di domenica di Pasqua, a quella dell’Immacolata i riti del Venerdì Santo 117. Anche a Curinga (Catanzaro) è esistita una forte rivalità tra confraternita dell’Immacolata e confraternita del Carmine, che ha introdotto nelle comunità elementi di divisione, di cui oggi resta memoria soprattutto in occasione delle processioni e dei festeggiamenti civili organizzati dai due sodalizi 118. Le due confraternite mariane di Dasà (Vibo Valentia), una dedicata all’Immacolata e l’altra al Rosario, entrambe erette nella seconda metà del XVI secolo, elaborano un “compromesso” per superare i contrasti che si verificavano in occasione della Settimana Santa e che si protraevano nel resto dell’anno. Nel 1837 stabiliscono una convenzione per regolare le modalità di partecipazione di ciascuna di esse alle funzioni religiose. Nella processione, che si svolge dopo l’affruntata del martedì di Pasqua in località l’Arcu, «la “precedenza” spetta all’inizio alla confraternita dell’Immacolata, che sfila per ultima fino davanti alla chiesa matrice. Qui la confraternita del Rosario si ferma per far passare avanti quella dell’Immacolata. L’inversione della “precedenza” è seguita di conseguenza dal cambio del colore della mozzetta del sagrestano che porta la croce processionale davanti al clero» 119. Un caso esemplare di “dualismo” a carattere religioso è quello di Caulonia (Reggio Calabria), dove le confraternite che organizzano la Settimana Santa, l’arciconfraternita dell’Immacolata e quella del Rosario, fondate rispettivamente nel 1784 e nel 1790, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (34 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA rinviano a una ripartizione territoriale tradizionale dell’abitato, diviso in rioni alti (susu) e in rioni bassi (jusu), abitati da classi e gruppi subalterni differenti, divisi da perenne discordia e da forte rivalità. La discordia, nel passato, poteva trascendere in scontri fisici e in risse. E ancora negli anni ottanta, specialmente durante la Settimana Santa, «la tensione si accende e spesso degenera, soprattutto a causa della divisione delle competenze territoriali tra i diversi gruppi processionali o per le posizioni da assumere nelle manifestazioni comuni, particolarmente nel Caracolo» 120. L’esistenza delle confraternite offre orizzonte istituzionale alla spartizione territoriale tradizionale del paese. Una vera e propria teoria di contrasti ci arriva dalla storia religiosa di alcuni paesi dell’attuale provincia di Vibo Valentia, in particolare delle Serre, dell’alto jonio catanzarese e reggino. Emblematica la vicenda di S. Nicola da Crissa dove viene segnalato un contrasto storico tra la confratenita del SS. Crocifisso, fondata nel periodo 1669-1682, e quella di Maria SS. del Rosario che ottenne il regio assenso nel 1776. La probabile istituzione della confraternita Rosario a seguito di conflitti interni a quella del Crocefisso ribadiva ed accentuava precedenti lotte tra famiglie benestanti del paese, nonché distanze di tipo territoriale presenti nell’abitato 121. La conflittaulità tra “crucifissanti” e “rosarianti” accompagna e provoca nella comunità un “dualismo” religioso, con profonde implicazioni economiche, sociali, politiche, culturali. Il contrasto per la “precedenza” (jus precedentiae) nelle processioni comuni si trasforma in una estenuante contesa giuridica che si protrae fino al 1929. Nemmeno il pronunciamento delle autorità ecclesiastiche, che riconoscono tale diritto alla confraternita di più antica istituzione, quella del Crocefisso, placa i contrasti, anzi li accentua. Nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento gli abitanti del paese elaborano una cultura della “separazione”, che spesso significa ostilità e rancori tra persone e gruppi familiari. Due chiese, due territori, due confraternite, due zone produttive, due feste, due bar, due sistemi differenti di trattare e organizzare lo spazio paesano, più di recente due partiti politici,: siamo di fronte a un esempio di “paese doppio” per contrasti religiosi, che riflettono e provocano divisioni familiari, sociali, politico-amministrative. Ancora negli anni sessanta la distinzione tra “crucifissanti” e “rosarianti” viene riprodotta a livello politico nelle lotte amministrative, che vedono come protagonisti i maggiori esponenti delle due confraternite. E ancora oggi le due confraternite, anche se in maniera meno vistosa dal passato, mostrano una certa conflittualità che si riduce alla gara e a competizioni verbali su chi organizza la migliore festa e nel rifiuto di qualsiasi collaborazione nelle cerimonie a cui partecipano entrambe. Nel passato l’identità e la memoria del singolo si sono strutturate prevalentemente attorno alla storia, alle tradizioni, ai riti dell’una o dell’altra confraternita. Si sono affermati nel paese “due” diversi sentimenti delle feste e dei luoghi. Lo “spazio sacro”, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (35 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA uno spazio storico che cambia e si dilata a seguito di importanti mutamenti urbanistici e sociali, è uno “spazio diviso”. Ogni confraternita nel corso della propria festa e delle processioni da essa gestite percorreva, proteggeva, segnava in maniera particolare il territorio della propria sede, le zone in cui prevalentemente abitavano i propri congregati. L’ordine interno e il percorso processionale riflettevano non soltanto la contrapposizione tra le diverse confraternite, ma anche la stratificazione sociale esistente all’interno della singola confraternita. Le dispute tra confraternite venivano attuate, rappresentate, ritualizzate, teatralizzate anche nel corso delle processioni e delle funzioni religiose in cui era prevista la partecipazione di entrambe 122. Durante la processione del Corpus Domini e quella di S. Nicola, il Santo patrono della comunità, l’incontro delle due teorie di fratelli lungo le vie del paese era preludio a sfottò, ironie, scontri verbali. Quelle che dovevano costituire occasioni rituali d’incontro si trasformavano in momenti di ulteriore tensione. La tradizione orale è ricca di episodi di risse e liti che scoppiavano in tali occasioni. Una sorta di esigenza del paese di viversi e rifondarsi come unità viene realizzata nel corso della festa della Madonna di Mater Domini, che il 15 agosto si svolge in una chiesetta tra gli ulivi a due chilometri dell’abitato. I fedeli sono presenti come membri della comunità e non come fratelli dell’una o dell’altra confraternita. Durante il tragitto processionale tra le strade in terra battuta in prossimità della chiesa, la statua viene fatta sostare in un luogo da dove si abbraccia con lo sguardo un vasto territorio e poi, viene girata, in tre momenti successivi, segnati dal canto di litanie accompagnate dalla banda ed eseguite a ritmi diversi, in direzione dei paesi di Capistrano, Filogaso, S. Nicola da Crissa. Lo sguardo di Maria abbraccia, avvolge, protegge l’intero spazio urbano di quest’ultimo paese. La divisione dei due nuclei territoriali, affermata nel corso delle feste delle confraternite, sembra superata attraverso un rito che riguarda la comunità nella sua totalità. Vicende di contrasto e di conflittualità (ancora oggi presenti nei riti della Settimana Santa), per molti aspetti simili a quelli di San Nicola da Crissa, ci vengono consegnati dalla confraternita del Rosario e della confraternità del Crocefisso a Monterosso Calabro. Andrebbero indagati eventuali rapporti tra le due comunità. Spadola, Brognaturo, Simbario, sono dei piccoli paesi, in prossimità di Serra S. Bruno, così vicini da legittimare il modo di dire: “Spatula, Brognaturu e Zimbariu - Catte ’nu pogghiareju e li ’mpittau”. La vicinanza-contiguità territoriale e abitativa dei tre paesi facilitava nel passato scambi e rapporti di vario genere, ma dava origine anche a contrasti, rivalità e ostilità attestati dalla tradizione orale e dalla memoria popolare. L’antagonismo trovava una sua conferma e rappresentazione nel corso delle visite ai Sepolcri che gli abitanti dei tre paesi si scambiavano in passato la sera del Giovedì e oggi la mattina del Venerdì Santo. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (36 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Il “pellegrinaggio penitenziale” è organizzato e guidato dalle confraternite dei tre paesi: quella della Madonna Addolorata con sede nell’omonima chiesa di Spadola; quella della Madonna Addolorata con sede nell’omonima chiesa di Simbario; quella della Madonna del Rosario con sede nell’omonima chiesa di Brognaturo. A partire dalle otto e trenta e per circa tre ore, ciascuna delle tre confraternite esce dalla propria sede e sia reca in visita devozionale ai Sepolcri allestiti nelle chiesa delle altre due, compiendo una sosta di “saluto” al Calvario, situato tra Spadola e Brognaturo, lungo la Statale per Serra S. Bruno. Ciascun corteo è aperto da un congregato che porta la croce, seguito dagli altri fratelli che recitano passi del Vangelo, dal parroco con i chierichetti, dalle persone più in vista del paese, dai fedeli e dalle donne che intonano inni sacri tradizionali. Viaggi, incontri, soste delle tre confraternite danno origine a un rito complesso, colorato, spettacolare che non è possibile descrivere nei particolari e che meriterebbe un’attenta descrizione e considerazioni di antropologia religiosa e dello spazio. Particolarmente intensi e tesi sono i diversi incontri tra i tre cortei processionali: quello di Spadola e quello di Simbario s’incontrano, in punti diversi, quattro volte; quello di Brognaturo e quello di Simbario tre volte; quello di Brognaturo e quello di Spadola due volte. I tre cortei, che s’incontrano a due a due, ma mai tutti e tre insieme, si guardano, si scrutano, si studiano, anche a distanza, per tutta la durata del rito. Prima dell’incontro, i fratelli e i devoti dei due cortei sembrano ignorarsi, continuano a pregare e a cantare, guardano avanti come se stessero incrociando una processione di defunti con la quale non entrare in contatto. Al momento dell’incontro si scambiano, tra il serio e il faceto, battute di spirito, parole di sfottò, talvolta insulti: ogni corteo rivendica una superiorità rispetto agli altri due per precedente istituzione, per numero dei partecipanti, per la superiorità delle tradizioni, per il colore dei paramenti. Le tre comunità riaffermano in maniera simbolica una storia fatta di vicinanze e insieme di contrasti. Le tre confraternite concorrono alla sacralizzazione di un territorio nel quale “occupano” uno spazio più ristretto ed esercitano un differente ruolo. In un certo modo tutte si sentono al “centro” di un rito “rigenerativo” per le comunità che oggi conoscono fenomeni di spopolamento e di disgregazione. Serra S. Bruno ci offre un significativo esempio di centro urbano segnato da profondi contrasti tra gli abitanti dei nuclei in cui il paese si è diviso a seguito di una catastrofe naturale. Tutto comincia col terremoto del 1783 che provoca rovine e morti. Molti degli abitanti di Terravecchia, poiché le scosse non cessavano, decidono di spostarsi in un sito più sicuro e si trasferiscono al di là del fiume Ancinale, vicino alla Certosa, in un luogo non coltivato e pieno di rovi, che diventa lo Spinetto. Il parroco don Vincenzo Giancotti si trasferisce in questo nuovo sito dove fa edificare una chiesetta dedicata, come quella nella Terravecchia, all’Assunta. È l’inizio della separazione, della “frattura” tra vecchio e nuovo abitato. Il fiume divide abitanti che cominciano a file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (37 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA percepirsi e a presentarsi come “diversi”. Il terremoto determina la nascita di un “doppio” del paese. L’identità e la mentalità degli abitanti di Serra si sono organizzate in rapporto a un “altro” che ha la stessa origine dell’“io”. Nel nuovo nucleo vengono riprodotti gli stessi riti e le stesse feste religiose. Quale delle due chiese deve essere considerata la principale? Quale delle due congreghe è la più importante? Comincia una storia di contrasti, risse, litigi che vede come protagoniste la confraternita di Maria SS. Assunta, con sede nella chiesa di Terravecchia, e la confraternita di Maria Assunta in Cielo con sede a Spinetto. I fratelli delle due confraternite indossano lo stesso camice bianco e la stessa mantellina di colore celeste: quelli di Spinetto portano anche una fascia rossa in quanto devoti del SS. Sacramento. Nonostante la comune origine e appartenenza, a Ferragosto, giorno dell’Assunta, le due confraternite festeggiano separatamente nei rispettivi territori. Le due processioni ricordano i contrasti sorti a seguito del terremoto e del trasferimento di una parte degli abitanti. Anche i riti della Settimana Santa sono “doppi”. Un momento di “incontro” si verifica quando le due confraternite e l’arciconfraternita dell’Addolorata con sede a Terravecchia si scambiano le visite ai Sepolcri nelle rispettive chiese di appartenenza. Una festa “esclusiva” degli abitanti di Terravecchia è quella, in giugno, di S. Giovanni, la festa “esclusiva” degli abitanti di Spinetto è quella, a luglio, della Madonna del Carmelo. Accanto a questi riti che commemorano e rinnovano la divisione seguita al terremoto, altri riti ricordano la medesima origine degli abitanti e dei congregati dei due rioni. La processione della Madonna Addolorata, patrona di Serra, organizzata dall’omonima arciconfraternita, che si svolge a settembre, è comune ai due rioni 123. Feste comuni sono anche quelle di S. Rocco, S. Gerolamo, San Cosma e San Damiano. La processione del Corpus Domini sembra riflettere le contrastanti spinte di aggregazione e di separazione. Il primo giovedì del Corpus Domini le due confraternite compiono insieme una processione che esce dalla Matrice; il secondo giovedì un corteo processionale parte dalla Matrice, ma interessa soltanto gli abitanti di Terravecchia, un altro parte dalla chiesa di Spinetto e interessa soltanto gli spazi del nuovo abitato. I riti ribadiscono, nello stesso tempo, una comune origine, ma anche una distinzione determinatesi nella comunità. La separazione, ma anche la memoria di una comune origine e un bisogno di riconciliazione, vengono riaffermati in maniera simbolica e rituale. Anche S. Andrea Apostolo dello Jonio (Catanzaro) ha una storia religiosa e culturale segnata dalla presenza di diverse confraternite religiose, dai loro rapporti e dai loro contrasti. La diversa composizione sociale delle confraternite principali rifletteva, almeno in larga parte, una separatezza territoriale. La confraternita del SS. Sacramento era costituita da appartenenti alle maestranze e alla media borghesia; quella dell’Immacolata aggregava prevalentemente nobili e notabili; quella del Rosario file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (38 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA contadini, artigiani, pastori; quella di S. Andrea Apostolo riunisce tutte le altre 124. La confraternita del SS. mo Sacramento era impegnata nella preparazione e gestione del presepe, dei riti dell’Epifania, del Giovedì Santo, Venerdì Santo (a turno con quella del Rosario) e del Corpus Domini. La Confraternita dell’Immacolata organizzava il mese mariano. La confraternita del Rosario la novena di Natale, il Capodanno, la festa del Rosario (7 ottobre), il Venerdì Santo (a turno con quella del SS.mo Sacramento), la cumfrunta a Pasqua. La confraternita di S. Andrea organizza la festa del Santo (30 novembre) e la processione dell’ultima domenica di luglio. Ogni confraternita aveva una sua “specializzazione” nelle feste e nei riti della comunità, ma anche un suo Officium cantato, che è considerato un momento rituale significativo e di identificazione. Questa specializzazione e successione nell’organizzazione delle feste determinava talvolta gara, emulazione, contrasti. Un detto popolare conferma: “Signuristi spogliacristi; mmaculatisti galantuomini e ministri, rosarianti pignatari”. Mentre l’appartenenza al Santissimo Sacramento, all’Immacolata e al Rosario veniva tramandata di padre in figlio (le donne sposate rimangono alla loro congrega), l’appartenenza a quella di S. Andrea è estesa a tutti gli abitanti. Il santo patrono ricompone al suo interno le distinzioni presenti nella comunità e rappresentate nelle altre confraternite. L’Officium Sancti Andreae è cantato dai confratelli di tutte le congreghe a conferma del carattere super partes della Confraternita di S. Andrea 125. A Badolato (Catanzaro) le tre confraternite esistenti (quella della Santissimo Rosario risalente al 1636, quella dell’Immacolata Concezione, presente almeno fin dal 1736, quella di S. Caterina V. e M. d’Alessandria, risalente al 1782) rivelano una notevole conflittualità sia nelle feste “separate” sia nei riti in comune. Le tensioni esistenti soprattutto tra la confraternita del Rosario e quella dell’Immacolata trovano espressione e risoluzione nei riti della Settimana Santa, che hanno una ricchezza e una complessità che non possono essere nemmeno riassunti. Il Venerdì Santo protagonista è la confraternita del Rosario che organizza e gestisce la processione dei Misteri Dolorosi (che parte dalla chiesa di S. Domenico alle ore 13. 00) a cui le altre due confraternite partecipano con i loro stendardi e una loro rappresentanza. Il Sabato Santo la processione dei Misteri Dolorosi è a cura della confraternita dell’Immacolata, che esce dall’omonima chiesa e vede la partecipazione, in funzione subordinata, delle altre due confraternite. La cumfrunta che avviene alle ore 12. 00 della Domenica di Pasqua in piazza S. Barbara è, di nuovo a cura, della Confraternita del SS. mo Rosario, con la partecipazione della confraternita di S. Caterina, e con l’esclusione di quella dell’Immacolata, che avrebbe ceduto in passato la gestione di tale rito. L’incontro tra Cristo e la Madonna viene preceduto da una serie di ostacoli rituali, che confermano antichi antagonismi tra le confraternite. I fratelli del Rosario che corrono con lo stendardo per annunciare l’avvenuta Resurrezione debbono mostrarsi più veloci di un suonatore di “tamburo” che corre cercando di precederli nell’annunciazione alla file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (39 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Madonna. Debbono essere anche attenti e guardinghi perché la confraternita dell’Immacolata potrebbe fare apparire da qualche strada e all’improvviso la propria statua della Madonna e realizzare la cumprunta nella propria giurisdizione territoriale. Quando, dopo una serie di viaggi processionali, avviene l’incontro tra Cristo Risorto e la Madonna, i confratelli del Rosario e di S. Caterina fanno il “ballo dello stendardo”: la danza devozionale, al ritmo assordante e frenetico del tamburo, richiede grande abilità nel tenere ritto sopra il mento e sopra i denti il simbolo del proprio sodalizio 126. Il gioco d’incontri e di separatezze, di ricomposizione-conciliazione e di antagonismi, viene esemplarmente rappresentato quasi in tutti i paesi dai riti della Settimana Santa e dell’affruntata. Il rito dell’“incontro”, oltre ad essere narrazione “drammatizzata” dell’evento di Resurrezione, si configura nei diversi paesi come risoluzione rituale di conflitti tra abitanti di luoghi separati; appare incontro tra persone divise da fattori territoriali, sociali, culturali. Attraverso un incontro paradigmatico in un luogo “centrale” e significativo per l’intera comunità, le molte storie separate individuali e di grippo si ricompongono. La comunità si presenta e si percepisce, nonostante le divisioni, come unità. Molte volte la “centralità” e l’“importanza” del luogo sono successivi alla sua individuazione come posto dell’incontro rituale. Le statue che corrono ansiose per incontrarsi raccontano una rinascita, ma anche l’ansia, l’angoscia e il bisogno d’incontro dei paesi che hanno conosciuto lutti collettivi, terremoti, alluvioni, disgregazioni, fughe. La frenesia e il pathos con cui si svolge il rito sembrano riflettere un’inquietudine culturale e mentale degli abitanti di una terra di contrasti e di separatezze, mobile, in fuga, in viaggio. L’affruntata rappresenta una sorta di “trionfo” per i fratelli delle confraternite che organizzano e partecipano al rito, soprattutto per quanti portano le statue, compiono la svelazione della Madonna, realizzano l’incontro. L’esultanza per la riuscita del rito si coniuga con l’orgoglio di appartenere a un’istituzione che organizza e gestisce un evento fondante e significativo per l’intera comunità. 3.4 I contrasti tra confraternite nel contesto euro-asiatico e come riflesso ed esito di separatezze territoriali, economiche, socio-culturali Come leggere i “contrasti” a sfondo religioso che hanno caratterizzato la vita di molte comunità calabresi in epoca moderna e contemporanea? L’interrogativo non può trovare una risposta in questa sede, dove mi limito, pertanto, a qualche ipotesi interpretativa tutta da verificare. Per evitare l’accentuazione del carattere originale dei contrasti o dei dualismi religiosi presenti in passato in alcune comunità, per non ridurli a banale “incidente storico”, a file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (40 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA manifestazione di società “arretrate” e “barbare”, bisogna ricordare che i “conflitti”, religiosi e non, sono un elemento presente in diverse civiltà arcaiche, primitive, storiche, come attesta una vasta letteratura etnologica, antropologica e storico-religiosa che qui non è possibile ricordare. È necessario pertanto collocare in un contesto geografico e culturale più vasto i contrasti di cui ci stiamo occupando; è necessario adoperare delle lenti che ci facciano guardare più lontano e più in profondità. Mircea Eliade individua una «funzione rituale» delle lotte, dei conflitti, delle guerre, delle ostilità presenti nelle società arcaiche, primitive, tradizionali. L’opposizione tra le due metà del clan o la lotta tra due gruppi rappresentanti due divinità costituisce, sia nella tradizione eurasiatica che in quella nordica, sempre la commemorazione di un episodio del dramma sacro o divino. Non si può spiegare in nessun caso la guerra o il duello con «motivi razionalistici». Tutte le volte che il conflitto si ripete si verifica «un’imitazione di un modello archetipico» 127. Adoperando una prospettiva più ampia e di “lunga durata” anche il “dualismo religioso” segnalato in Calabria (ma anche in molte zone del Mezzogiorno e della Sicilia) potrebbe essere ricondotto a un modello archetipico; i conflitti, le opposizioni, i contrasti presenti in alcuni centri della regione sembrano, talvolta, avere svolto una funzione rituale, essere stati elementi “necessari” di coesione e anche di rigenerazione e di rinnovamento delle comunità. Si potrebbe ipotizzare - senza accogliere meccanicamente concetti e categorie adoperati per lo studio di società arcaiche ed etnologiche - che i contrasti (territoriali, religiosi, culturali) presenti nella realtà calabrese tradizionale, non ancora del tutto scomparsi, possano essere collegati a lontane concezioni cosmogoniche diffuse nelle società eurasiatiche e nel mondo mediterraneo. Nei contrasti presenti nelle società tradizionali alcuni studiosi hanno individuato l’imitazione di un modello archetipico, la ripetizione della lotta originaria tra Bene e Male. Il contrasto rituale tra Carnevale e Quaresima, che tanta importanza ha avuto nella cultura folklorica tradizionale, sembra la commemorazione di un episodio originario e drammatico. Attraverso una teatralizzazione del conflitto e l’espulsione del male la comunità ritrovava la propria compattezza e unita, si ricostituiva 128. Anche contrasti religiosi, come quelli delle confraternite, possono essere pensati come “ripetizione” di un conflitto originario, necessario, archetipico. Sarebbe altresì interessante mettere in relazione il “dualismo religioso” praticato dalle confraternite di una stessa comunità anche con ragioni di natura psicologica, connesse alle esperienze percettive e sensoriali del corpo. I contrasti di tipo dualistico tra confraternite hanno creato un “paese dimezzato” che può essere considerato con la categoria archetipa del “corpo dimezzato”. La simmetria è una caratteristica degli esseri viventi. Il paese appare un corpo che si percepisce nel rischio della mutilazione, come corpo separato, e la divisione è la sua vita. Le “due parti” del paese sono degli specchi attraverso cui ciascuna si guarda e si riconosce. I file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (41 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA contrasti rituali consentirebbero il superamento del rischio della mutilazione. La “doppiezza” rappresenterebbe la ragione, la possibilità di esserci del paese tradizionale. Il conflitto e i contrasti avrebbero nelle società tradizionali una motivazione originaria e necessaria. Tali concezioni, che rinviano a modelli archetipici, affermano una sorta di necessità e inevitabilità del male, della lotta, del conflitto nella vita del singolo e nelle diverse società e culture. René Girard, soffermandosi sulla mitologia greca e ripensando una tradizione di pensiero che va da Freud a Durkheim a Lévi-Strauss, ha mostrato come sia criminale uccidere la vittima, ma che la vittima non sarebbe sacra se non la si uccidesse. «La prevenzione religiosa può assumere un carattere violento. La violenza e il sacro sono inseparabili» 129. Cristo, che diventa capro e attira su di sé la violenza, fonda la possibilità di una sacralità non violenta. Nonostante il “sacrificio” di Cristo, la violenza segna anche la storia del cristianesimo. Filippo Gentiloni ha ricordato il collegamento fra violenza e religione nelle diverse epoche e tra i diversi popoli. «La cultura religiosa non ha esorcizzato la guerra e l’esercito, tutt’altro: ne ha fatto pane quotidiano» 130. La stessa Chiesa è stata vissuta come un esercito schierato. Nella religione cattolica è presente la metafora dell’esercito ordinato, obbediente, fedele, pronto a combattere. Il cristiano è stato presentato come combattente e molti santi sono stati eroi guerrieri, armati, pronti a fare guerra al nemico. Le metafore dell’esercito e della guerra al nemico permangono nella predicazione ecclesiastica e nell’evangelizzazione portate avanti dopo il Concilio di Trento. E alcuni statuti presentano il “fratello” come una sorta di “soldato” che deve eseguire minuziosamente le regole 131. Anche in alcuni statuti delle confraternite le prescrizioni religiose sono spiegate con metafore di tipo militare: organizzazione, esercizio, ammaestramento, schiere, castigo. Per questa via, che merita altri approfondimenti, si può ipotizzare come i contrasti tra confraternite abbiano un fondamento che richiama concezioni cosmogoniche antiche, che permangono anche dopo secoli di cristianesimo. E allora i “contrasti” religiosi e non soltanto religiosi presenti in alcune comunità calabresi del passato, che evocano anche una geografia e una cultura del “conflitto” presente in un contesto eurasiatico e mediterraneo, possono essere considerati una sorta di necessità originaria? I contrasti religiosi, così come storicamente si sono configurati, sarebbero la continuazione di forme di conflitti presenti in lontane e più antiche concezioni? Non è questa la sede per affrontare il complesso problema del rapporto tra indagine morfologica e spiegazione storica, che è al centro delle riflessioni di storici ed antropologi 132. L’avere qui indicato “somiglianze” e “parentele” tra fenomeni lontani, “analogie” tra corpo dell’individuo e “corpo” del paese, ha avuto soltanto la finalità di sottrarre certi fenomeni alle categorie dell’unicità, dell’esclusività, della eccezionalità che poi portano direttamente al “caratteristico”, alla “stranezza”, e al “folkloristico”. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (42 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Per scongiurare tali rischi è importante collegare i contrasti che si verificano in epoca moderna a vicende di lunga durata e a concezioni che si ritrovano in contesti geografici e culturali più vasti. È importante segnalare che la Calabria presenta in epoca moderna situazioni di contrasti e di doppiezze a sfondo religoso così frequenti, peculiari e particolari che meriterebbero un’approfondita indagine storico religiosa ed antropologica. Ma i “contrasti” e i “dulismi” religiosi che hanno visto come protagoniste le istituzioni confraternali in epoca moderna e contemporanea vanno interpretati e collocati essenzialmente all’interno delle vicende economiche, sociali, religiose, culturali delle comunità nelle quali si sono svolti, da considerare nei molteplici e controversi legami con eventi che si verificano all’esterno, con scelte operate in “alto”, con enti e istituzioni “centrali”. I contrasti tra confraternite hanno una loro origine storica ben individuabile e definita; sono legati, in molti modi, a separazioni, distanze, opposizioni territoriali, lavorative, sociali e che presentano significative somiglianze, ma altrettanto significative differenze e che richiedono, caso per caso, un approfondito esame storico-antropologico. Sarebbe interessante verificare fino a qual punto e in che misura i contrasti tra confraternite riscontrabili in alcuni paesi della Calabria non conservino in qualche modo “memoria” di precedenti contrapposizioni religiose e di culto, che hanno comportato talvolta dualismi di odine giuridico e amministrativo. Il succedersi, il sovrapporsi, il coesistere, il contrapporsi di culti, riti, lingue diverse andrebbero ripensati per meglio comprendere la “doppiezza” e i “dualismi” presenti in Calabria. Ancora nel XVII secolo in molte comunità della Calabria meridionale coesistono rito e lingua latina e rito e lingua greca. L’immagine delle “mille Calabrie” che ci viene consegnata da studiosi e viaggiatori che visitano la regione in epoca moderna e contemporanea è così frequente e “veritiero” da diventare spesso una sorta di luogo comune, un topos con cui descrivere raffigurare, rinchiudere una realtà segnata da forti contrasti e da grandi differenze. Ancora ad inizio Ottocento, e precisamente nel decennio francese, un attento viaggiatore aveva modo di notare che la Calabria è «un vero mosaico, un abito d’Arlecchino», una terra dove «ogni città è una nazione», dove i «popoli della costa non somigliano a quelli dell’interno: gli albanesi sono diversi dagli abitanti delle pianure e, infine, non c’è accordo né nei costumi né nelle idee di questa regione» 133. Spesso le diversità interessano comunità confinanti, spesso una stessa comunità. Le differenze di culture, tradizioni, linguaggio dovute al passaggio o alla permanenza, più o meno prolungata, di popolazioni diverse, spesso fotografano, riflettono, riproducono, altre volte alimentano ed esasperano, distanze e separatezze di tipo geografico e territoriale. La frammentarietà geografica della Calabria, vale a dire la frantumazione fisica del suo territorio - a cui è stato spesso riportato l’isolamento di comunità, che pure sviluppandosi su terreni attigui, s’ignorano a vicenda - è un altro motivo ricorrente nelle osservazioni di viaggiatori, geografi, storici, meridionalisti e ha costituito, certo, un elemento “naturale” che ha file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (43 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA segnato la cultura e la mentalità delle popolazioni, anche se bisogna essere cauti nell’assumerla come criterio interpretativo assoluto di una complessa vicenda storica che è fatta, non solo di isolamenti e di separatezze, ma anche di dialoghi, comunicazioni, scambi, rapporti tra comunità a volte lontane e con il mondo esterno 134. Nonostante una storia di lunga durata di separatezze e di contrapposizioni di vario genere presenti nel territorio calabrese fin dall’antichità (si pensi ai conflitti tra le colonie e subcolonie magno greche), va però chiarito che i contrasti tra confraternite anche quando potrebbero conservare memoria di precedenti diversità - sono “costruzioni” e “invenzioni” che si affermano in epoca moderna, quasi sempre in periodo post-tridentino. I conflitti tra confraternite, che danno luogo a nuove e “originali” forme di “dualismo” in molti paesi della regione, nascono o si acuiscono in seguito alle richieste di “Regio Assenso”, e ai privilegi, al ravvivamento, alle nuove istituzioni, alle “scissioni” che ne conseguono. Le disposizioni del Regio Assenso però sono un’occasione e un pretesto per continuare o dare uno sbocco diverso a conflitti quasi sempre già esistenti nella comunità o tra comuni limitrofi o in “formazione” proprio in coincidenza con la “mobilità” economica e sociale che si verificano con il devastante terremoto del 1783, l’istituzione della Cassa Sacra, l’abolizione della feudalità. Nell’esaminare i contrasti esistenti nelle comunità, riprodotti o presentificati dalle confraternite in maniera rituale, bisogna fare riferimento alla “frammentazione” del territorio, ai contrasti e alle separatezze di natura geografica, alla differenze produttive ed economiche, ai contrasti sociali e familiari presenti nelle comunità. Quasi sempre i conflitti tra confraternite si registrano in territori dove non esistono grandi proprietà latifondiste, ma prevalgono soprattutto la media e piccola proprietà fondiaria ed è presente una certa articolazione tra categorie sociali diverse. I contrasti interessano soprattutto confraternite con diversa composizione sociale, potremmo dire “interclassiste”, e quindi riflettono una lotta per il controllo dei beni e dei mezzi di produzione, che vede impegnate le famiglie notabili e borghesi dei paesi e coinvolge le diverse categorie produttive ad esse legate da interessi economici, il clero locale, e numerosi referenti esterni civili e religiosi. Le lotte religiose tra gruppi a composizione interclassista rispecchiano i rapporti di forza economica presenti in paese all’interno delle singole confraternite e vengono ribadite nel corso delle feste. Le conflittualità, le rivalità, le lotte tra confraternite, gruppi, comunità vicine sono state considerate come fenomeni di separazione e, conseguentemente, di disgregazione della società tradizionale. Ma si può ipotizzare che i contrasti che trovavano una risoluzione rituale e si esprimevano soltanto a livello simbolico, siano stati elementi di coesione, il cemento di compattezza della comunità. L’unità, l’identità, della comunità si basava sui conflitti presenti al suo interno. Le confraternite avrebbero mantenuto la compattezza della comunità, organizzando e programmando una conflittualità file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (44 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA comunque esistente. In altri termini nella comunità tradizionale si sarebbe restati “uniti” perché ci si combatteva ritualmente, perché esistevano lotte, litigi, conflitti. Se nel modello archetipico di Eliade i conflitti tra gruppi rinnovavano un dramma cosmico e mitico, nell’interpretazione storico-antropologica le lotte e i conflitti sociali, concreti e pratici trovano un’espressione, una teatralizzazione, una risoluzione nei riti della comunità. Naturalmente non bisogna dimenticare che la conflittualità è soltanto un aspetto della realtà confraternale di alcune zone della regione. Spesso anche nei paesi che conoscevano forti conflitti era prevista l’iscrizione a “due” o a più confraternite. Questa scelta appariva come necessità di redimere e superare il conflitto. La doppia appartenenza era prevista ed obbligatoria come nel caso di S. Andrea Apostolo. Non è un caso che alla doppia iscrizione erano interessati appartenenti ai ceti proprietari che avevano comunque bisogno di esercitare il loro controllo sociale. Bisogna ricordare anche le opposizioni popolari e carnevalesche al conflitto tra confraternite e alle gerarchie esistenti all’interno del singolo sodalizio. Non bisogna pensare che i paesi fossero luogo di perenne conflittualità. Gli stessi riti delle confraternite affermavano l’esigenza di andare oltre le separatezze e di ritrovare le ragioni di una comune appartenenza. La mentalità e la cultura degli individui non si strutturavano soltanto nei rapporti con la confraternita a cui appartenevano per nascita, ma si basavano su altre forme di socializzazione e di adesione. Se i contrasti hanno giocato un ruolo per il costituirsi dell’identità della comunità, dei gruppi e del singolo, le identità si sono elaborate in maniera più aperta anche nelle società tradizionali. La vita di una confraternita non si esauriva nei contrasti con altre confraternite, ma era basata su culti, regole, tradizioni che miravano alla “socialità”, alla “cooperazione”, all’organizzazione della sfera quotidiana, festiva, della morte, della memoria, della continuità. Gli aspetti pratici e concreti della vita confraternale non debbono fare dimenticare che esse sono state istituzioni religiose. Né bisogna dimenticare che, all’interno di questi quadri di riferimento e di norme e valori condivisi, esisteva il singolo che viveva in maniera soggettiva la propria religiosità. I momenti di “integralismo” confraternale e di competizione religiosa non esauriscono il sentimento del sacro delle persone. La dimensione religiosa di una comunità andava al di là della presenza delle confraternite. Se la storia religiosa della Calabria conosce una pratica di tensioni, di conflittualità, la cultura popolare afferma la presenza di un Cristo che parla della possibilità di una verità senza violenza, della fame di giustizia delle popolazioni, dell’esigenza dell’accoglienza e dell’ospitalità. Le microstorie di molte confraternite (a composizione mista, a struttura “verticale”, in contesti “paesani” e rurali) sono segnate dalla presenza di figure prestigiose, stimate, apprezzate per moralità, fede religiosa, assiduità nella pertecipazione alla vita e ai riti confraternali, la loro abilità e bravura nell’organizzare e gestire le feste, la loro capacità di “interpretare” gli umori dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (45 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA fratelli. La “nostalgia del passato” di molti congregati si basa soprattutto sul ricordo, spesso trasfigurato, di “fratelli” considerati come eroi fondatori e protettori della confraternita e della comunità. Del passato non si rimpiangono i contrasti e i conflitti, ma la vita intensa, semplice, religiosa, spirituale dei fratelli. E questo testimonia come la confraternita consegni memorie e messaggi che non si esauriscono nei contrasti paesani. La storia delle confraternite religiose ci ricorda come l’identità non possa essere né negata né ridotta a retorica, astraendola dal contesto in cui è stata costruita, affermata, definita. L’identità non è qualcosa di astorico e di pacificato, ma si fonda, come ricorda la storia religiosa e delle confraternite, anche su contrasti, su “ombre” che di cui è bene avere consapevolezza. 4. Il crepuscolo è la fine delle confraternite tradizionali. Una tenue speranza di rinascita La crisi o la decadenza delle confraternite meridionali in epoca moderna viene fatta risalire dagli studiosi del fenomeno alla fine dell’Ottocento. Alcuni collegano tale decadenza alle posizioni civili affermate nei periodi borbonico-riformista e postunitario 135. In realtà nella società calabrese, soprattutto nei piccoli centri sia montani che costieri, le confraternite conoscono una vitalità che resta sostanzialmente integra ancora fino agli anni Cinquanta del Novecento. Michel Vovelle ha sottolineato come nell’Italia meridionale, contrariamente a quanto avviene in Francia e nei Paesi limitrofi, dove la rivoluzione dell’Ottantanove segna il declino confraternale, tali istituzioni mantengano una loro vitalità ancora nella metà del XIX secolo, quando si dotano di statuti che affermano una pratica che, nel caso della morte, resta sostanzialmente immutata rispetto ai secoli precedenti 136. La centralità che in tale periodo continuano ad avere le feste e i riti della Settimana Santa, la “permanenza” di dualismi e contrasti nelle comunità tradizionali, le trasformazioni introdotte dagli “americani” che recuperano e rinnovano le antiche tradizioni e si fanno promotori delle iniziative in campo artistico e culturale, portate avanti dalle confraternite, la resistenza che le confraternite esercitano rispetto a forme di erosione introdotte dall’esterno: sono alcuni dei fattori di una vitalità altrove scomparsa. Non a caso a fine Ottocento vengono erette in molte zone della Calabria nuove confraternite. Antonio Tripodi, esaminando i bollari della diocesi di Mileto, ricorda come nell’ultimo ventennio dell’Ottocento siano registrate le erezioni di almeno diciassette nuove confraternite in grossi centri e in piccole frazioni dell’attuale provincia di Vibo 137. In file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (46 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA questo stesso periodo, le confraternite di più antica istituzione sono impegnate in molteplici iniziative religiose, sociali, economiche, artistiche e culturali. Spesso protagonisti di molte iniziative sono gli emigrati nelle Americhe. Nel 1889 viene iniziata nella chiesa della confraternita del Rosario a Borgia la costruzione di un pavimento in “quadrelli” di cemento. Gli emigrati borgesi residenti a Buenos Aires inviano 524. 5 lire argentine: chiedono la pubblicazione della lista dei contribuenti nel giorno della festa del SS. Rosario 138. Iniziative analoghe vengono segnalate in diverse parti della Calabria. Soltanto a partire dalla fine degli anni cinquanta del Novecento le confraternite, in quanto istituzioni strettamente legate all’universo produttivo e culturale agropastorale, conoscono lo stesso destino di quell’universo. Il processo di erosione e di disgregazione dell’antico mondo, il crepuscolo e la fine di un mondo, non potevano non travolgere istituzioni che organizzavano e rappresentavano interessi, bisogni, concezioni delle persone di quel mondo. Il grande esodo del secondo dopoguerra; il progressivo spopolamento dei piccoli centri delle zone rurali interne; la discesa delle popolazioni lungo le coste; la crisi delle tradizionali attività produttive, che travolge non solo i ceti sociali più poveri, ma anche quella borghesia produttiva che aveva individuato nella vita confraternale un luogo di espressione e di affermazione di una nuova mentalità; la nascita di nuove forme associative anche nelle comunità più periferiche (basti ricordare il ruolo centrale che giocano i partiti politici, le organizzazioni sindacali, le cooperative di consumo e di produzione - sia “laiche” che cattoliche - le casse rurali, gli istituti assistenziali e previdenziali e, in ambito cattolico, le leghe di artigiani e contadini, l’Azione Cattolica, le cui iniziative entrano spesso in contrasto con l’azione delle confraternite); il boom economico che si verifica a partire dagli anni sessanta in Italia e che interessa anche luoghi più marginali del paese; la nascita della scuola dell’obbligo e una sempre maggiore alfabetizzazione delle popolazioni; i mutamenti che si registrano a livello di mentalità e di tradizioni culturali; l’arrivo delle cultura di massa: sono alcuni dei fattori che, combinandosi tra di loro, mettono in discussione l’esistenza stessa delle confraternite o ne modificano profondamente il senso e i modi della loro presenza. Le antiche organizzazioni di “sociabilità” e di “solidarietà” entrano in crisi irreversibile nel momento in cui entrano in crisi le strutture economiche e sociali nelle quali erano sorte e avevano sperimentato una loro ragione di essere. Un mondo di “assistiti”, di “clienti”, di “invalidi” come quello che i politici nazionali e locali costruiscono nelle contrade meridionali, soprattutto a partire dagli anni sessanta del Novecento, non lascia spazio a una pratica religiosa della solidarietà. Non c’è né da rimpiangere, né d’avere nostalgia del passato: c’è soltanto da capire. Nelle comunità dove ancora le confraternite mantengono una loro struttura “organizzata”, la loro sfera d’azione si limita alla presenza più o meno attiva nella file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (47 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA gestione delle feste, soprattutto quelle della Settimana Santa e quelle estive, e nelle pratiche legate al lutto. Durante la Settimana Santa il ruolo delle confraternite resta ancora essenziale sia nell’organizzazione sia nella gestione delle funzioni e dei riti, tuttavia si tratta di una presenza che riguarda poche persone, impegnate per brevi periodi dell’anno. I riti della Settimana Santa non sono, però, più la conclusione di un’attività penitenziale e di funzioni che duravano tutto il periodo quaresimale. La preparazione delle funzioni, l’esecuzione dei canti, l’organizzazione dell’affruntata non durano più un intero anno, non coinvolgono tutti i congregati, non fanno parlare più l’intera comunità. La tradizione che viene custodita, salvaguardata, rinnovata, recuperata spesso è soltanto quella che ha forti componenti “spettacolari” ed “esibizionistiche”: i riti rappresentano un modo di osservarsi e di presentarsi agli altri. Negli ultimi anni la morfologia dei riti e delle feste, il loro senso, i loro protagonisti si sono profondamente trasformati anche per la presenza di numerosi turisti o forestieri che quasi sempre si accostano a riti come a manifestazioni “folkloristiche” e di “colore”, non a caso come tali segnalati nelle tante guide turistiche. Con molti riti gli abitanti del luogo più che a se stessi e alla loro comunità sembrano guardare ai turisti e ai forestieri. Gli aspetti “teatrali” e “spettacolari” dei riti confraternali e festivi sono più accentuati ed esasperati, sia nei centri urbani sia nelle piccole comunità, per la sempre più elevata presenza di forestieri, curiosi, turisti, che, anche quando distratti e passivi osservatori, finiscono col modificare l’antico ordine, la struttura, il senso della festa. Protagonisti del rito non sono più ceti popolari analfabeti, lavoratori della terra, artigiani, ma gli appartenenti alla media e alta borghesia cittadina, che nelle feste scorgono un elemento di riconoscimento, d’identità, di affermazione e di appartenenza. Si assiste spesso alla riplasmazione di un’antica tradizione, talvolta ad operazioni di vere e proprie “sagre-invenzioni”. L’orgoglio per la festa, per la propria festa, rappresenta comunque affermazione di una nuova “centralità”, vera o sognata, della propria comunità. L’affruntata che, come abbiamo visto, in passato raccontava attraverso un incontro emblematico e fondante anche l’incontro tra luoghi separati del paese, oggi racconta nuovi incontri come quello tra abitanti dei paesi doppi sorti in Calabria anche negli ultimi cinquant’anni. In paesi dello jonio catanzarese, come Badolato e S. Andrea Apostolo dello Jonio, i fratelli che si sono trasferiti in un “paese due” sorto lungo la marina, tornano per celebrare gli antichi riti in luoghi ormai praticamente vuoti o disabitati. L’affruntata diventa “ritorno” nell’antico paese, di cui non si vuole ratificare la “morte”. E come se con i riti di un tempo lo si volesse preservare, mantenere in vita, sollecitarlo a “rinascere”. I “doppi” che tentano di dialogare, incontrarsi, riconciliarsi non sono più gli appartenenti alle diverse zone del paese: sono i rimasti e i partiti. I riti della Settimana file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (48 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Santa e le feste che in passato svolgevano una funzione di esorcizzare la morte, celebrando una resurrezione esemplare, oggi sembrano esorcizzare, attraverso il ritorno degli emigrati, la fine, la morte, dell’antica comunità. Ma l’affruntata, i riti, le feste estive stabiliscono un incontro tra coloro che sono rimasti e coloro che sono partiti, un momento di riconciliazione e di identificazione per entrambi 139 I riti, che oggi vedono come protagonisti gli emigrati, coloro che si sono spostati, quanti partono e ritornano, i nuovi erranti, sembrano alludere a storie di esodi, separazioni, distacchi e a nostalgie di ricongiungimento e di ritorno. Le feste sono diventate “feste del ritorno”, feste degli emigrati, luoghi in cui si rincontrano gli abitanti di un mondo esploso in mille pezzi e che si sono spostati in mille luoghi. Le stesse date delle feste delle confraternite e non solo sono state modificate per rendere possibile, nei mesi estivi, la presenza degli emigrati. Fino agli anni Settanta le feste dei paesi vedevano non solo la presenza degli emigrati, ma anche una loro decisione attiva nelle gestione e nella organizzazione, che venivano legittimate, rese possibili, riconosciute anche grazie ai contributi in denaro che le comunità di emigrati all’estero raccoglievano e inviavano. Oggi gli emigrati hanno trasferito le loro feste altrove, hanno trapiantato antichi culti nel nuovo mondo. Proprio le confraternite sono protagoniste di riti di fondazione e riorganizzazione di nuovi spazi. Le confraternite calabresi svolgono un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’imponente processione che il Venerdì Santo si svolge nella Little Italy di Toronto dalla fine degli anni Settanta. Ma questa opera di trasferimento della festa, questa dilatazione antropologica dei luoghi, influenza in misura sempre meno significativa le confraternite e le persone rimaste. Gli scambi e i rapporti che permangono, pure modificando la cultura dei rimasti, non hanno molta incidenza nella vita e nella vitalità delle confraternite. Nei mesi invernali l’attività delle confraternite è ridotta all’accompagnamento dei fratelli iscritti per tradizione più che per consapevole adesione, e si tratta di un impegno in cui si sentono coinvolte soltanto poche persone e che non vede se non una scarsa partecipazione giovanile. Anche le antiche rivalità tra confraternite permangono come ricordo del passato, come elemento di colore, come tratto di rimpianto di un buon tempo antico, spesso mitizzato. A partire dagli anni settanta del Novecento - in coincidenza con la decadenza del confraternite, ma anche con situazioni di erosione delle vita comunitaria - vengono promossi ad opera di alcune confraternite convegni, raduni, incontri nei quali vengono posti interrogativi sul senso e il ruolo attuali delle confraternite, si avviano rapporti e collegamenti tra confraternite, si affronta il problema di una loro rivitalizzazione anche in presenza di un mutato atteggiamento della Chiesa, che prima aveva avuto sia localmente sia a livello centrale un rapporto controverso e difficile, talvolta di rifiuto e di ostilità, con tali istituzioni. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (49 of 68) [29/11/02 9.59.11] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Proprio nella chiesa di Mater Domini di S. Nicola da Crissa, che adesso ci accoglie per questo nostro incontro, si è svolta nel 1979 per iniziativa della confraternita del SS. Crocefisso un convegno delle confraternite calabresi 140. L’intento religioso non è disgiunto da un interesse culturale, teso alla conoscenza e alla valorizzazione del proprio passato. Dopo un periodo di rimozione e di cancellazione si avverte l’orgoglio per tradizioni spesso negate e oggetto d’incomprensione. Questo fenomeno non va separato dalla più generale attenzione per le culture e le tradizioni popolari, che avviene nel periodo della loro definitiva scomparsa e spesso si traduce in controverse operazioni di recupero. Il folk revival, cominciato nella metà degli anni Sessanta, riguarda anche le tradizioni e le manifestazioni religiose. È un fenomeno che coinvolge religiosi, fedeli, laici, sia pure con motivazioni diverse. Un esito interessante è quello che gli studiosi esterni, spesso affascinati soltanto dalla grande storia, “scoprono” per iniziativa dei “locali” ambiti di ricerca prima trascurati. Gli studiosi locali sono autori di indagini di notevole interesse, portano alla luce documenti, statuti, fonti di grande rilevanza e propongono iniziative di “recupero”, centri studi e di ricerca. È in tale contesto di attenzione insieme religiosa e culturale, locale e meridionale, che è nata l’idea di questo convegno. Ma come il discorso sulla tradizione non significa far rivivere le tradizioni, il discorso sulle confraternite non equivale a un loro ravvivamento. Bisogna distinguere. Un fatto è la ricerca sulle confraternite, che merita di essere incoraggiata, perseguita, affinata con nuove metodologie e riflessioni, con nuovi dati e documenti. La lettura di dati, fonti, studi locali riserva scoperte interessanti e contribuisce alla scrittura di una storia ancora ignorata e sottovalutata, che meglio può fare conoscere le vicende religiose, sociali e culturali della regione, le vicende che hanno segnato per secoli la vita di molte comunità. Un altro fatto è il tentativo di fare rivivere le tradizioni. I discorsi, più o meno nostalgici, sul passato non bastano a farlo rivivere; l’orgoglio per tradizioni evocate con enfasi e retorica non serve ad arrestare un processo di disgregazione. Quanti si sentono eredi di un passato da conoscere criticamente e da valutare nelle sue luci e nelle sue ombre non possono limitarsi al rimpianto e a una nostalgia inconcludente. Le confraternite possono, forse, trovare un nuovo senso, una loro ragione di essere, soltanto se saranno capaci di “rappresentare” gli interessi e i bisogni nuovi delle comunità, se scopriranno la fantasia di dare voce ai nuovi bisognosi e ai nuovi poveri che ci circondano e che bussano alle nostre porte. Una residua speranza di nuova vitalità può consistere nella riscoperta e attualizzazione della loro vocazione originaria: assistere, accogliere, aiutare, fondare socialità e solidarietà. In paesi disgregati, dove ormai sempre più si vive e si muore da soli, dove sono venute meno forme tradizionali di socialità e di assistenza, un senso possibile è quello di porsi, con pazienza e con generosità, con passione e con impegno, come nuovi “luoghi pii e di file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (50 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA accoglienza”, è quello di misurarsi con un nuovo sentimento dei luoghi, di quello proprio e di quello degli altri, di quello di qui e di quello altrove. Potranno e sapranno gli eredi di una tradizione antica mostrare o tentare di mostrare che una nuova socialità e una nuova solidarietà, legate alla migliore storia e cultura confraternali, sono ancora possibili e necessarie? Note * Il testo qui pubblicato costituisce una delle relazioni introduttive ai lavori del convegno, anche se in quella occasione ne è stata proposta, per ragioni di tempo, un’ampia sintesi. Data la varietà e la vastità degli argomenti toccati la bibliografia, pure significativa, è limitata alle opere citate e a pochi titoli di riferimeno. Negli anni della complessa organizzazione e cura dei testi e dei materiali iconografici sono apparsi nuovi contributi, di cui tengo conto quando sono relativi a problemi di storia e culture delle confraternite calabresi (si vedano alcune tesi di laurea discusse sull’argomento nell’Università della Calabria) o a lavori che risultano siginifacativi ai fini della prospettiva di ricerca a suo tempo da me proposta e delineata. Ogni ricerca antropologica, in maniera particolare quella che ha come oggetto il proprio universo di origine - anche quando parziale, provvisoria, incompiuta -, costituisce sempre una ricerca di sè, un ripensamento della propria appartenenza, una riflessione sulle proprie identità. Per queste ragioni - a conclusione di questo scritto e del lavoro, portato avanti insieme ad altri - sento di poter ricordare con grande nostalgia il nonno materno Peppe Iozzo e il nonno paterno di cui ho preso anche il nome, che mi hanno educato ai valori morali e alla spiritualità della confraternita del SS. Crocefisso di San Nicola da Crissa. Anche se questo testo è stato portato a termine molti anni addietro, nel momento in cui vede la luce mi fa piacere dedicarlo al nipotino Nicola Galloro, figlio di Vito e di Maria Costanza, e ai miei bambini Stefano e Caterina con l’augurio che la religione e le tradizioni del mondo in cui sono nati e in cui stanno crescendo siano sempre parte del loro orizzonte e della loro memoria, punto di riferimento in un più vasto mondo, e che il loro sentimento dei luoghi non diventi mai retorica, ma sentimento di sè e degli altri, spinta al dialogo, alla pace, al rispetto delle diversità. A Felicia va tutta la mia gratitudine per la sua vicinanza e la sua partecipazione, anche in questa circostanza. 1 E. PONTIERI, Sulle origini della Compagnia dei Bianchi della Giustizia in Napoli e su i suoi statuti del 1525, in «Campania Sacra», n. 3, 1972, cit. da A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno: aspetti e problemi, in V. PAGLIA (a cura di), Confraternite e Meridione nell’età moderna, «Ricerche di storia sociale e religiosa», a. XIX, n. 37-38, n. s., Roma 1990, pp. 15-41. 2 F. RUSSO, Storia della Chiesa in Calabria. Dalle origini al Concilio di Trento, Parte 2, Rubbettino, Soveria Mannelli 1982, p. 688. 3 G. ANGELOZZI, Le confraternite laicali. Un’esperienza cristiana tra medioevo ed età moderna, Queriniana, Brescia 1978, p. 40. 4 Ibid. 5 Cfr. P. TACCHI VENTURI S. J., Storia della Compagnia di Gesù in Italia, vol. I, parte I, pp. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (51 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 324 sgg., e parte II, p. 93, Roma, rip. in E. DE MARTINO, La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, intr. di G. Galasso, Il Saggiatore, Milano 1976, p. 22. 6 Ibid., p. 23. 7 R. RUSCONI, Confraternite, compagnie e devozioni, in G. CHITTOLINI e G. MICCOLI (a cura di), Storia d’Italia, Annali 9, Einaudi, Torino 1986, pp. 467-506, qui cit. p. 493. Sulla presenza dei Gesuiti in Calabria cfr. O. MILELLA, La compagnia di Gesù e la Calabria, Gangemi, Reggio Calabria-Roma 1992. Come è stato ricostruito di recente proprio in Calabria la Compagnia di Gesú si pone a partire della seconda metà del Cinquecento come un «corpo ecclesiatico» pronto a esercitare «l’ufficio poliziesco dell’inquisizione», ma soprattutto quello della catachesi e della conversione. Dopo la strage dei valdesi a Guardia e San Sisto in Calabria del giugno 1561, i Gesuiti (tra cui ritroviamo Giovanni Xavier) si occupano della conversione e del pentimento degli eretici sopravvisuti all’eccidio per i quali manifestano sentimenti di simpatia e di apprezzamento per la loro moralità. Adriano Prosperi ricorda come «all’incontro/scontro fra strategie dell’inquisitore, del missionario, si dovette l’impianto, sui resti della comunità valdese, di una realtà nuova: quella del cattolicesimo moderno». La costruzione dell’unità religiosa italiana passa attraverso la miscela disuguale di quelle strategie. Cfr. A. PROSPERI, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari, Einaudi, Torino 1996, pp. 5-15. 8 Constitutiones et decreta condita in Provinciali Synodo Consentia sub Rev. mo D. Fantino Petrignano Dei et Apostolicae sedis gratia Archiepiscopo Consentiae. Anno Domini MDLXXIX. Romae, apud Fr. Zanectum, cit. da P. SPOSATO, Aspetti e figure della Riforma cattolico tridentina in Calabria, «Atti del III Congresso Storico Calabrese», Fiorentino Editore, Napoli 1964, p. 300. 9 Cfr. P. SPOSATO, Aspetti e figure della Riforma cattolico tridentina in Calabria …, pp. 285288. Su questi aspetti si vedano i fondamentali contributi di M. MARIOTTI, Documenti per lo studio della vita religiosa e sociale calabrese nel Viceregno: I Concili e i Sinodi Postridentini (1963); Le costituzioni dei Sinodi diocesani e dei Concili provinciali e le relazioni delle visite pastorali e per le visite «ad limina» come fonti per la storia religiosa e sociale della Calabria (1973); Rapporti tra vescovi e religiosi in Calabria (dai sinodi diocesani, 1574-1795) (1987); I Concili provinciali e Sinodi diocesani cosentini nelle relazioni degli arcivescovi per le visite «ad limina apostolorum» (1579-1593) (1988); Religiosità e pieta popolare nei documenti episcopali collettivi calabresi (secoli XVI e XX) (1992), ora raccolti in ID., Istituzioni e vita della Chiesa nella Calabria moderna e contemporanea, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta 1994. 10 I limiti della Riforma in Calabria sono stati sottolineati da diversi studiosi. Cfr., ad esempio, le considerazioni di P. SPOSATO, Aspetti e figure della Riforma cattolico tridentina in Calabria …, pp. 292-293. Sulle difficoltà di affermare le norme e le disposizioni del Concilio di Trento in Calabria si vedano le ricostruzioni e le considerazioni di M. MARIOTTI, Istituzioni e vita della Chiesa nella Calabria moderna e contemporanea…, passim. 11 Cfr. A. PROSPERI, Tribunali della coscienza ..., p. 8. 12 G. GALASSO, La storia socio-religiosa, in ID., L’altra Europa. Per un’antropologia storica del Mezzogiorno d’Italia, Mondadori, Milano 1982, 424-425. 13 In Ibid., p. 425. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (52 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 14 G. M. GALANTI, Giornale di viaggio in Calabria (1792), a cura di A. Placanica, Società Editrice Napoletana, Napoli 1981, passim. Emblematiche le seguenti annotazioni: «Una pruova manifesta della ferocia dell’animo loro [delle popolazioni calabresi] è di vedere che il nero è il colore favorito negli uomini e nelle donne. Sono indifferenti alla musica. Sono per lo contrario portati per le funzioni tetre e lugubri. I lutti vanno soggetti a gran riti e formalità. Se ne trovano delle più barbare. Quando muore alcuno nella casa si piagne e sta chiuso tre giorni delle porte e finestre. Si accompagna il morto con urli e pianti. Si rinnova il pianto al termine del mese e dell’anno. Si tengono pagate le persone a questo uso. Il lutto si porta per qualche mese dagli amici del morto e della sua famiglia. Vi sono paese dove la vedova colla chioma sciolta e ricadente sugli omeri deve stare uno, due e tre giorni fissa su di una sedia in mezzo di una stanza chiusa. I parenti e gli amici si portano a darle compagnia ed a piangere. Come entrano le donne le strappano i capelli, e questi capelli servono a ornare la bara del morto. In altri paesi la vedova fino a tre anni non sorte di casa, né per un anno apre le finestre. Per non farsi vedere, appena le è concesso di notte andare in chiesa per udir la messa. Per più mesi non si rade la barba, non si cambia di camicia, non si manda al macello. Ogni paese ha le sue usanze così barbare che bizzarre su di questo articolo» (Ibid., p. 349). 15 Su questi aspetti mi sia consentito rinviare a V. TETI, La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridionale, Manifestolibri, Roma 1993. 16 E. DE MARTINO, Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Boringhieri, Torino 1975. 17 Si veda, ad esempio, quanto avviene in Austria a proposito delle credenze nei vampiri e nel ritorno irrelato dei defunti. Cfr. V. TETI, La melanconia del vampiro, Manifestolibri, Roma 1994. 18 Per questi aspetti si vedano i contributi di MARIA MARIOTTI ora raccolti in ID., Istituzioni e vita della Chiesa nella Calabria moderna e contemporanea ... 19 DURET DE TAVEL, Lettere dalla Calabria (1820), intr. e trad. di C. Carlino, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1985, p. 52. 20 A. NICEFORO, L’Italia barbara contemporanea, Sandron, Milano-Palermo 1898. Niceforo descrive Napoli come capitale della sporcizia, della primitività, dell’inferiorità sociale e morale del Mezzogiorno. «Guardate dunque i segni d’inferiorità della sua psicologia collettiva. Essi sono molteplici. Primo carattere: la superstizione allo stato ancora selvaggio. In nessuna società d’Italia troverete la folla così brutalmente e grettamente superstiziosa come a Napoli. E badate che diciamo folla superstiziosa, non religiosa, poichè il sentimento religioso, nel vero senso della parola, non è delle civiltà inferiori, ma di quelle evolute, mentre la superstizione è propria alle tribù selvagge, non evolute, alle società primitive». (Ibid., p. 243). 21 Ibid., pp. 243-244. 22 In un saggio del 1899 sul brigantaggio del periodo post-unitario Nitti scrive: «Le genti dell’Italia meridionale, risultano delle mistioni di razze sì varie, hanno forse da tanti incroci, forse più ancora dalla rapidità loro nell’ideare, una vaga tendenza alla vita di avventure. Vi è, sopra tutto nelle genti di Basilicata e di Calabria, un senso di misticismo inconscio, che invade l’anima popolare. Non è il misticismo gentile e delicato che penetrò l’anima di Francesco d’Assisi, ma un misticismo rozzo e quasi selvaggio, com’è quello che dové albergare nell’anima di Gioacchino da Fiore, il calabrese abate Gioacchino, che esercitò appunto il suo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (53 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA rude apostolato nei monti di Basilicata e di Calabria. In quelle aspre regioni ogni paese, ogni zona, ha il santuario lontano, in cima ai monti; chiese perdute tra i boschi, e costruite su antiche caverne, abitate da pellegrini o da santi. Si va ai santuari, dopo aver digiunato, pregando per via, qualche volta con i fiori in cima alle canne, gli umili fiori dei campi e dei boschi: molto spesso si va a piedi nudi, salmodiando e orando. Lunghi cortei di uomini e di donne salgono le erte faticose fino ai luoghi da cui si spazia l’orizzonte lontano. Nei lunghi pellegrinaggi il misticismo si trasforma; diventa qualche volta desiderio di avventure. Il pellegrino è ora più che non si pensi il precursore dell’emigrante; in altri tempi il precursore del brigante». F. S. NITTI, Eroi e briganti, Edizioni Osanna Venosa, Potenza 1987, pp. 40-41. 23 P. ROSSI, L’animo della folla, Tipografia di Raffaele Riccio, Cosenza 1898, pp. 49-50, dove leggiamo: «Uno dei sentimenti sociali è, certamente, il sentimento religioso: ma esso, nel contadino, è un vero feticismo, mancante di ogni sana idealità. Il contadino si rassomiglia, in ciò, molto col selvaggio e con popoli nei quali il sentimento religioso è il riflesso d’una società barbara. La criminalità, in Calabria, si è ammantata lungo tempo con sentimenti religiosi: i banditi portavano il tradizionale abitino della Madonna del Carmine e pregavano in momenti di imprese arrischiate e pieni di pericoli. Al tempo della Santa Fede i briganti furono tutti sanfedisti; in altri termini, come, nell’olimpo greco, quella società, per alcuni rispetti, inferiori e barbara si rispecchiava nei suoi dei, così, presso le folle basse, il sentimento religioso rispecchia le condizioni morali inferiori d’un popolo». 24 G. SERGI, Arii e Italici. attorno all’Italia preistorica, Bocca, Torino 1898; ID., La decadenza delle nazioni latine, Bocca, Torino 1900 25 A. NICEFORO, Italiani del Nord e Italiani del Sud, Bocca, Torino 1901. 26 D. RUIZ, in A. RENDA, La questione meridionale. Inchiesta, Remo Sandron editore, Milano-Palermo 1900, p. 98. «Il Pensiero Contemporaneo. Rassegna quindicinale d’arte e scienze sociali» venne pubblicato a Catanzaro [Stab. tip. del Corso] dal 15 gennaio 1899 [anno I-n. 1] al 30 novembre 1989, per complessivi 9 numeri. Antonio Renda fu il direttore della rivista. Sul periodico catanzarese cfr. G. MASTROIANNI, L’Inchiesta del «Pensiero contemporaneo» sulla questione meridionale, in Cultura e società in Calabria fra l’Otto e il Novecento, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1975, pp. 69-99; A. PLACANICA, L’intellettualità catanzarese nella crisi di fine secolo (1896-1899), Introduzione alla ristampa anastatica della raccolta completa della Rassegna, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1975, pp. IXXXI. 27 Lo scrittore inglese Norman Douglas, autore di interessanti descrizioni e di riflessioni puntuali, soffermandosi sulla religione dei meridionali non abbandona l’ironia tipica di uno sguardo esterno ed élitario di derivazione protestante o comunque anticattolica. Nel suo Old Calabria (1915), a proposito del culto dei Santi e della Madonna, così scrive: «Le fonti mostrano che il popolino non ha mai preso sul serio i propri santi al modo nordico come esemplari morali; dal principio alla fine se n’è servito unicamente come pretesto al gioco e alla festa, come mezzo per ravvivare di luce il carattere catacombale, essenzialmente privo di sole, del Cristianesimo» (N. DOUGLAS, Vecchia Calabria, Giunti, Firenze 1978, p. 400). 28 V. PADULA, Stato delle persone in Calabria. V - I braccianti, «Il Bruzio», a. 1, n. 37, pp. 13. 29 ID., Stato delle persone in Calabria. V - I braccianti, «Il Bruzio», a. 1, n. 36, pp. 2-4 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (54 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 30 Si ricordi, ad esempio, il famoso poemetto polimetro La notte di Natale, in ID., Persone in Calabria, a cura di C. Muscetta, Ed. dell’Ateneo, Roma 1967. 31 A. LUMINI,Studi calabresi (Le sacre rappresentazioni. Il Natale nei canti popolari calabresi. Le reputatrici), Nicastro 1890; rist. an. Brenner, Cosenza 1989. 32 P. ROSSI, Le Rumanze ed il Folk-lore in Calabria, Tipografia del Riccio, Cosenza 1903, pp. 28-29. 33 Ibid., p. 32. 34 Ibid., pp 29-32. 35 Il termine folklore viene adoperato per la prima volta da W. J. THOMS, Lettera firmata con lo pseudonimo Ambrose Merton in cui viene adoperato per la prima volta il termine «folklore«, «Athenaeum. Journal of English and Foreign Literature, science and the Fine Arts», n. 982, 22 agosto 1846, pp. 862-863. 36 Per le posizioni di Rossi sul folklore cfr. V. TETI, Le Rumanze e le culture popolari: tradizioni e modernità, in T. CORNACCHIOLA e G. Spadafora (a cura di), Pasquale Rossi e il problema della folla, Armando, Roma 2000, pp. 359-394. 37 «La Calabria. Rivista di Letteratura Popolare», fondata e diretta da Luigi Bruzzano, esce come mensile dal settembre 1888 all’agosto 1896 e come bimestrale dall’ottobre 1896 al settembre 1902, quando chiude per la morte del suo direttore. Sulla rivista vengono pubblicati proverbi, favole, leggende, novelline, filastrocche, farse, contrasti, facezie, imprecazioni, termini dialettali, nomi e descrizioni di feste, usanze, sacre rappresentazioni, relative ai paesi dell’attuale provincia di Vibo Valentia, del Lametiano, della Piana, della provincia di Cosenza, di Crotonese, dell’area reggina. Da segnalare, inoltre, i testi orali (canti, novelle, leggende, preghiere) delle zone grecaniche ed albanesi. Sull’importanza e l’originalità della rivista cfr. L. M. LOMBARDI SATRIANI, «La Calabria»: Sguardo demologico e società calabrese sul finire dell’Ottocento, in P. Falco (a cura di) Cultura romantica e territorio nella Calabria dell’Ottocento, Periferia, Cosenza 1987, pp. 3-24; V. TETI, Il folklorista e il cuculo. Splendori e paradossi delle ricerche sulla poesia popolare, in L’acqua di Gangà. La cultura orale di una comunità calabrese, vol. II, Qualecultura Jaca Book, Vibo Valentia 1990, pp. 13-273. 38 La «Biblioteca delle tradizioni popolari calabresi» di R. LOMBARDI SATRIANI comprende i seguenti volumi: Canti popolari calabresi, Vol. I, Tip. «Il Progresso», Laureana di Borrello 1928; Vol. II, Napoli, De Simone, 1931; Vol. III, ivi, 1932; Vol. IV, ivi, 1933; Vol. V, ivi, 1934; Vol. VI, ivi, 1940; Credenze popolari calabresi, ivi, 1951 (n. ed., intr. di L. M. Lombardi Satriani, Peloritana, Messina 1970); Racconti popolari calabresi (Vol. I, Napoli, De Simone, 1953; Vol. II, «La Modernissima», Vibo Valentia Marina 1955; Vol. III, ivi, 1957; Vol. IV, Brenner, Cosenza 1963). Dello studioso vanno ricordati inoltre: Canti popolari di S. Costantino di Briatico, Raho, Monteleone 1899; Canti popolari di S. Costantino di Briatico, II, ivi, 1910; Novelline popolari di S. Costantino di Briatico, ivi, 1912; Proverbi in uso in S. Costantino di Briatico, ivi, 1913 (n. ed., intr. di L. M. Lombardi Satriani, Peloritana, Messina 1969); Il Piano delle Tradizioni Popolari Calabresi e le mie conisderazioni sui canti popolari (“Atti del Congresso di Studi Etnografici Italiani”, Napoli 1953, pp. 88-95); e infine gli scritti sulle “consuetudini giuridiche popolari”, i canti, le usanze, le tradizioni di diverse aree della Calabria, apparsi su riviste da lui dirette. 39 R. LOMBARDI SATRIANI, Canti popolari calabresi…, vol. VI, pp. 158-207. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (55 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 40 E. DE MARTINO, La terra del rimorso…, p. 25. 41 Ibid., p. 26. 42 Ibid., p. 25. 43 Ibid., pp. 25-26. 44 Ibid., p. 28. 45 Scrive, a tal proposito, Gramsci: «... sebbene si possa sostenere che tutte le religioni, anche le più dirozzate e raffinate, siano “folklore” in rapporto al pensiero moderno, con la capitale differenza che le religioni e quella cattolica in primo luogo, sono appunto “elaborate e sistemate” dagli intellettuali e dalla gerarchia ecclesiastica e pertanto presentano speciali problemi (è da vedere se una tale elaborazione e sistemazione non sia necessaria per mantenere il folclore disseminato e molteplice: le condizioni della Chiesa prima e dopo la Riforma e il Concilio di Trento e il diverso sviluppo storico- culturale dei paesi riformati e di quelli ortodossi dopo la Riforma e Trento sono elementi molto significativi)». A. GRAMSCI, Osservazioni sul “Folclore”, Quaderno 27 (XI), 1935, in ID., Quaderni del Carcere, a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino 1975, vol. III, pp. 2312-2313. 46 E. DE MARTINO, La terra del rimorso…, p. 27. 47 Ibid. 48 Le categorie demartiniane (presenza, rischio di perdita della presenza, disagio psicologico) costituiscono punto di riferimento per la comprensione della dimensione magico-religiosa delle popolazioni. Note e riflessioni sul folklore e sulla religione dei ceti popolari si trovano nelle seguenti opere di L. M. LOMBARDI SATRIANI: Il folklore come cultura di contestazione, Peloritana, Messina 1966; Santi, streghe e diavoli. Il patrimonio delle tradizioni popolari nella società meridionale e in Sardegna, Sansoni, Firenze 1971; Folklore e profitto. Tecniche di distruzione di una cultura, Guaraldi, Firenze 1973; Menzogna e verità nella cultura contadina del Sud, Guida, Napoli 1974; Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna, Rizzoli, Milano 1980 (I ed. Peloritana, Messina 1968); Il silenzio, la memoria e lo sguardo, Sellerio, Palermo 1980; (in collaborazione con M. MELIGRANA) Il ponte di San Giacomo. L’ideologia della morte nella società contadina del Sud, Rizzoli, Milano 1982; Un villaggio nella memoria, Casa del Libro, Roma-Reggio Calabria 1983. 49 L. M. LOMBARDI SATRIANI, M. MELIGRANA, Il ponte di San Giacomo…, passim. 50 Di Meligrana sono importanti le riflessioni su religione e diritto nella cultura popolare meridionale, che forniscono spunti per ripensare le conflittualità che caratterizzano le confraternite calabresi, e quella sul Cristo nella cultura folklorica calabrese. Cfr. M. MELIGRANA, Tratti di un vangelo popolare; Religione e diritto nella cultura popolare meridionale; La presenza di Cristo nella cultura degli oppressi; Quando Cristo andava per il mondo, in L. M. LOMBARDI SATRIANI, M. MELIGRANA, Un villaggio nella memoria…, pp. 247-305. Di F. FAETA, si vedano, in particolare: Territorio, angoscia, rito nel mondo popolare calabrese. Le processioni di Caulonia, «Storia della città», n. 8, Electa, Roma 1978, pp. 4-32; Il cammino degli antenati: rituali popolari di rifondazione territoriale, in Id. (a cura di), Calabria. L’architettura popolare in Italia, Laterza, Bari 1984, pp. 207-230. Spunti e note sui contrasti tra le confraternite nella società tradizionale, sulla parodia carnevalesca dei riti funebri confraternali, sulla doppiezza territoriale e religiosa presente nei paesi calabresi mi sia consentito ricordare: V. TETI, Comunicazione sul teatro popolare, in M. BOGGIO e A. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (56 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Calogero (a cura di), Per un teatro nel Meridione, Edizioni Parallelo 38, Reggio Calabria 1977, pp. 293-305; Id., in collaborazione con S. Piermarini, Le strade di casa. Visioni di un paese di Calabria, Mazzotta, Milano 1982; ID., Strutture produttive e strutture abitative. San Nicola da Crissa, in F. Faeta (a cura di), Calabria …, pp. 119-139; ID., Il paese e l’ombra, Periferia, Cosenza 1989. Di alcuni riti delle confraternite mi sono occupato in alcuni documentari sul folklore e le tradizioni religiose in Calabria realizzati per conto della Rai. Cfr. V. TETI, Le sacre rappresentazioni; La morte e la vita: i riti della settimana santa; I Vattienti; La processione dei misteri del ciclo “Spazio Folklore”, Realizzazione: Sede Regionale Rai della Calabria (1979-1980); I giorni e la festa del ciclo “America dove. Viaggio tra i paesani di Calabria e di Toronto (1983-84)”, Realizzazione Dipartimento Scuola Educazione-Rai. Alla prospettiva storico-antropologica qui brevemente ricordata si rifà anche F. FERLAINO, Vattienti. Osservazione e riplasmazione di una ritualità tradizionale, con una nota di V. Teti, Qualecultura-Jaca Book, Vibo Valentia 1990. 51 Le ricerche di Annabella Rossi alimentano un nuovo interesse per la ricerca sul campo, la religione popolare, le condizioni sociale e culturali delle popolazioni meridionali. Cfr. A. ROSSI, Le feste dei poveri, Laterza, Bari 1969. 52 Cfr. A. M. DI NOLA, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Bollati Boringhieri, Torino 1976. 53 Arnaldo Nesti nella presentazione della rivista da lui diretta, si interroga sul concetto di “religione popolare”, in quel periodo al centro di un crescente interesse, di molte interpretazioni e discussioni. Interessante la confutazione delle tesi di coloro che riducono la religione popolare a forme di culture rurali, meridionali in particolare, a fenomeno non liturgico ancorato alla quotidianità, senza alcun legame con l’istituzione ecclesiastica. A. NESTI, Per una lettura della religione popolare, in «Idoc. Internazionale», maggio, 1976, pp. 24. 54 Al concetto di religione popolare in rapporto con la Chiesa è dedicato il volume F. Saija (a cura di), Questione meridionale e religione delle classi subalterne, Guida, Napoli 1978, con scritti di Luigi M. Lombardi Satriani, Alfonso M. Di Nola, Arnaldo Nesti, Domenico Pizzuti, Alessandro Alimenti, Mariano Meligrana, Roberto Cipriani. Il volume raccoglie le relazioni degli atti di un convegno organizzato dal movimento “Cristiani per il socialismo” e svoltosi a Messina nel 1976. Per un’interessante assunzione critica, in ambito cattolico, del concetto di «religione popolare» cfr. F. BOLGIANI, La religione popolare. Problematica storico-critica, in L. Sartori (a cura di), Pellegrinaggio e religiosità popolare, Edizioni Messaggero Padova, 1983, dove, oltre agli scritti di Franco Bolgiani e di Luigi Sartori, vengono pubblicati importanti riflessioni sul pellegrinaggio e la religione popolare di Renato de Zan, Vincenzo Bo, Aldo N. Terrin, Sandro Spinsanti, Lorenzo Dani, Silvano Sarti. 55 In questa prospettiva e anche per scrivere la storia religiosa e antropologica del Mezzogiorno sarebbe utile rileggere criticamente i contributi di autori del passato come Gabriele Barrio, Giovanni Fiore da Cropani, Vito Capialbi, D. Taccone Gallucci e tanti altri che non è possibile nominare in questa sede. Per ripensare il ruolo delle confraternite calabresi in età moderna, per capire come esse costituiscano uno degli assi portanti della struttura ecclesiastica calabrese, vanno ricordati almeno i seguenti contributi: F. RUSSO, Storia della Chiesa in Calabria, dalle origini al Concilio di Trento, voll. 2, Rubbettino, Soveria Mannelli, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (57 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 1982; ID., Regesto Vaticano per la Calabria, Gesualdi Editore, Roma 1978. A. PLACANICA, Il patrimonio ecclesiastico calabrese nell’età moderna, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1972; ID., Chiesa e Società nel ’700 Meridionale, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma 1977; ID., Alle origini dell’egemonia borghese in Calabria. La privatizzazione delle terre ecclesiastiche: 1784-1815, Sem, Salerno-Catanzaro 1979; ID., La Calabria nell’età moderna, vol. II, Ed. Scientifiche Italiane, Napoli 1988; G. VALENTE, Storia della Calabria nell’età moderna, vol. II, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1972; ID., La Calabria nella legislazione borbonica, Ed. Effe-Emme, Chiaravalle Centrale 1977; P. BORZOMATI, Aspetti religiosi e storia del movimento cattolico in Calabria, 1860-1919, Edizioni 5 lune, Roma 1970; ID., Chiesa e società meridionale. Dalla Restaurazione al secondo dopoguerra, Studium, Roma 1982. 56 Cfr., in particolare, G. DE ROSA, Chiesa e Religione popolare nel Mezzogiorno, Laterza, Roma-Bari 197I; ID., Vescovi, popolo e magia nel Sud. Ricerche di storia socio-religiosa dal XVII al XIX secolo, Guida, Napoli 1971. 57 Cfr., tra l’altro, G. GALASSO, L’altra Europa … Bisogna, inoltre, ricordare la Storia del Mezzogiorno (Edizioni del Sole, Napoli 1991), diretta da G. GALASSO e R. ROMEO, dove compaiono diversi saggi sulla storia e la cultura religiosa delle regioni meridionali. 58 A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno …, p. 16. 59 V. PAGLIA (a cura di), Confraternite e meridione nell’età moderno … Il volume esce come numero 37-38 della rivista «Ricerche di storia sociale e religiosa», nuova serie, che si era già occupata di confraternite. Si veda il n. 17-18 (gennaio-dicembre 1980) dedicato a Le confraternite in Italia tra Medioevo e Rinascimento, presentato da G. De Rosa. Vincenzo Paglia nella sua introduzione ricorda come per le ricerche sulle confraternite presentate al convegno un ruolo fondamentale aveva svolto il lavoro di M. AGULHON, Pénitents et Francs-Maçons de l’ancienne Provence. Essai de sociabilité méridionale, Fayard, Paris 1984. Cfr. anche J. REVEL, Ricerche sulla «sociabilità» e le organizzazioni sociali nell’eta moderna, in «Ricerche di storia sociale e religiosa», n. 10, 1976. 60 M. MARIOTTI, Ricerca sulle confraternite laicali del Mezzogiorno in età moderna. Rapporto dalla Calabria, in V. Paglia (a cura di), Confraternite e meridione nell’età moderno…, pp. 141-183. 61 Maria Mariotti assume l’espressione religiosità-religione popolare in «senso fondamentale e complessivo, al di qua e al di là dei significati limitativi, e talora esclusivi, in cui le varie interpretazioni la intendono». M. MARIOTTI, Religiosità e pietà popolare nei documenti episcopali collettivi calabresi (secoli XVI e XX) (1992), in ID., Istituzioni e vita della Chiesa…, p. 438. La religiosità-religione popolare è «sentita» più che «ragionata», «vissuta» più che «riflessa». Essa non è necessariamente in contrapposizione con l’«ufficialità», la «istituzionalizzazione», la «prescrizione», elementi che «normalmente, il popolo accetta e forse esige, nella sua partecipazione religiosa». Ibid., p. 437. La studiosa non condivide la distinzione tra religione popolare e religione delle élite. Se la religiosità popolare coinvolge i poveri, gli incolti, i «subalterni», non respinge i benestanti, i dotti, i «dominanti», spesso affascinati, a prescindere dalle motivazioni, dalle suggestioni tendenzialmente «carnali», «sensitive», «mitiche», «magiche» della religiosità popolare. In quanto nessuno se ne sente estraneo e può essere partecipe, essa è religione di massa. Non è pertanto accettabile la riduzione della religiosità-religione popolare a superstizione, nonostante essa tenda a cadere in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (58 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA varie forme “superstiziose”, spesso per responsabilità degli stessi chierici e religiosi. La pietà religiosa, secondo la studiosa, non assume, in ambito cristiano-cattolico, forme «individualistiche»: l’elemento personale è compenetrato con le dimensioni della vita associata, con le forme di aggregazione delle persone, oltre che con il contesto socio-ecclesiale. Ibid., pp. 437-438. Anche Luigi Renzo sostiene che «non esiste una religione popolare in contrasto con quella ufficiale, come non esiste una religione delle classi incolte contrapposta a quella delle classi borghesi». L. RENZO, Religiosità e cultura popolare nel Rossanese, Effesette, Cosenza, 1981, p. 12. La pietà popolare per Renzo che si richiama a Giuseppe De Luca è un «abito interiore», ha una vitalità che anima tutte le manifestazioni della vita religiosa anche le più esteriori. Cfr. anche ID., Storia e Folkore della Congrega di Campana, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1978; ID., Campana. Itinerari di storia, Studio Zeta, Rossano 1997, dove viene dato ampio spazio alle confraternite e ai luoghi pii. Maffeo Pretto propone di analizzare il cattolicesimo popolare della Calabria all’interno di una determinata cultura e di particolari vicende storiche e sociali che hanno conosciuto le classi popolari della regione. M. PRETTO, La pietà popolare in Calabria, editoriale progetto 2000, Cosenza 1988, passim. Pretto collega inoltre le forme della cultura e della religione popolare con le vicende storiche delle istituzioni ecclesiastiche e sottolinea l’importanza degli studi storici sulle confraternite: «Un altro filone storico che bisogna ripercorrere per comprendere la religiosità popolare, e non solo della settimana santa, è la storia ed il mondo delle confraternite laicali sorte nel Medioevo, che si sono sviluppate con una varietà di interessi e modi ... preghiere ereditate dalle devozioni popolari» (Ibid., pp. 294-295). 62 Non è possibile prendere in considerazione le diverse, e talora contraddittorie, posizioni del clero calabrese nei confronti della religione popolare. Mi limito a brevi considerazioni. A partire dagli anni Settanta, gli uomini di Chiesa, in una situazione di profonda trasformazione e di erosione delle culture tradizionali, si trovano di fronte a interrogativi che così possono essere riassunti: come rapportarsi a manifestazioni religiose che spesso si traducono in comportamenti considerati “arcaici” e “superati” dopo il Concilio Vaticano II che pone l’accento sulla religione come “fatto interiore”. Come regolarsi con ritualità tradizionali, spesso organizzate e gestite dalle confraternite, spesso contrastate dal clero locale e dalla gerarchia ecclesiastica? Nel corso delle mie ricerche etnografiche condotte in Calabria negli anni settanta e ottanta, ho avuto modo di riscontrare come nei confronti di numerosi riti, pellegrinaggi, feste, processioni delle diverse località, esista una pluralità di atteggiamenti e di posizioni, che in maniera schematica possono essere così riassunti: 1. Posizione di controllo, censura, negazione dei riti tradizionali. La religione popolare e in particolare le processioni come fenomeni formali ed esteriori sono al centro di numerose prese di posizioni ecclesiastiche fin da inizio Novecento. Nel 1916 i vescovi calabresi in una lettera pastorale per la Quaresima così scrivono: «Come chiamare ancora religiose o almeno serie certe processioni che si protraggono per intere giornate, se non anche di più e nelle quali, come se il santo fosse un burattino lo si fa girare per tutti i vicoli e viottoli del paese?». Lettera riportata in P. BORZOMATI, Aspetti religiosi…, p. 420. Posizioni vescovili di questo tenore sono frequenti anche in anni a noi vicini. In molti centri dove si svolgono feste e pellegrinaggi con ritualità “particolari”, “spettacolari”, il clero locale si pone problemi di controllo di comportamenti considerati poco “adeguati” ai nuovi tempi. Il santuario della Madonna del Pettoruto nei pressi di S. Sostene, dove si svolge uno dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (59 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA pellegrinaggi più importanti della regione, alla fine degli anni settanta viene chiuso nella notte tra il 7 e l’8 settembre. In tale modo si vieta l’ingresso ai pellegrini provenienti da paesi vicini e lontani e vengono impedite le precedenti forme di devozione popolare: la veglia con preghiere e canti, accopagnati da zampogna e organetto. I fedeli, con cui ho parlato, manifestavano disorientamento per una decisione che impedisce loro di comportarsi secondo la tradizione a cui sono stati educati. Forme di controllo delle antiche forme di devozione ho riscontrato nello stesso periodo anche a Polsi in Aspromonte, dove l’1 e il 2 settembre si conclude il famoso pellegrinaggio in onore della Madonna della Montagna. Diversi cartelli, attaccati ai muri del santuario, invitavano al silenzio e a comportamenti controllati. Sono ancora frequenti in molti paesi contrasti di antica data tra confraternite religiose e clero locale. 2. Posizione di accettazione e tolleranza dei riti tradizionali. In molte località il clero ha tollerato e accettato, anche se non sempre con entusiasmo e convinzione le manifestazioni religiose tradizionali. In molti casi i parroci tollerano forme di devozione tradizionale sulle quali si sono innestati comportamenti tipici della cultura di massa. Ho incontrato parroci che con grande autenticità si ponevano il problema di come valutare manifestazioni religiose “arcaiche”, esteriori, “spettacolari”e ritualità di un nuovo folklore religioso. 3. Posizione di controllo, censura, negazione di un nuovo folklore religioso. Molte posizioni sono caratterizzate da un atteggiamento modernista che poco ha da invidiare alle posizioni di studiosi del periodo positivista. Spesse volte la negazione riguarda però un “nuovo folklore” religioso che vede come protagonisti gli emigrati che ritornano d’estate e i turisti e forestieri che di fatto hanno modificato le antiche manifestazioni e i significati dei riti. In alcune località gli organizzatori delle feste tradizionali o di recente istituzione sono a volte “potenti” che cercano un riconoscimento e affermano anche a livello della sfera religiosa il loro “prestigio” nella comunità. Tutto questo provoca imbarazzo tra i parroci, che anche quando non prendono apertamente le distanze da presenze non gradite, lamentano la fine dell’antica fede. Per evitare forme di ostentazione da parte di potenti locali, alcuni vescovi hanno di recente proibito le offerte di soldi durante la processione e abolito l’uso di attaccare le banconote agli stendardi. 4. Adesione alle forme di invenzione delle tradizioni e di costruzione di un nuovo folklore religioso. In diverse comunità è il clero a favorire, riscoprire, riproporre la ripresa di antiche forme devozionali, prima ostacolate dalle gerarchie ecclesiastiche o in via di disgregazione. In molte località i parroci sono protagonisti dell’invenzione di un nuovo folklore religioso. Si pensi ai tanti presepi viventi, alle molte sacre rappresentazioni, a processioni e riti destinati agli emigrati. Si pensi alle numerose processioni a mare sorte negli ultimi decenni in numerosi centri costieri per iniziativa di parroci, fedeli, associazioni religiose o culturali. Si tratta di riti che affermano l’esigenza di sacralizzare luoghi prima disabitati e adesso diventati meta di turismo estivo. Siamo in presenza, come si può vedere, di atteggiamenti variegati, spesso contradditori, mutevoli dipendenti dalla formazione, dalla concezione, dalla sensibilità dei parroci, dalla gerarchia ecclesiastica, dai modi di percepire delle comunità il rapporto con la tradizione e con il passato, il senso di appartenenza, l’identità basata su tradizioni che si vogliono ora custodire e ora modificare, ora riprendere e ora inventare.. 63 E. MISEFARI, Storia sociale della Calabria: popolo, classi dominanti, forme di resistenza dagli inizi dell’età moderna al XIX secolo, Jaca Book, Milano 1976. Misefari individua già nel mondo antico la presenza di istituti di aggregazione e di socialità. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (60 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 64 Si può dire che non c’è monografia di storia locale o studio di comunità in cui non venga dato ampio spazio ad aspetti di vita religiosa, a notizie sulle confraternite locali, a testi della tradizione orale (canti, preghiere, ecc.) che caratterizzano la devozione e la ritualità religiosa dei ceti popolari. Se il diffuso interesse degli studiosi per le culture popolari tradizionali ha sollecitato una teoria di ricercatori locali ad occuparsi della cultura folklorica del passato, la crescente attenzione storico-antropologica e storico-religiosa per le confraternite ha alimentato negli studiosi locali un diffuso interesse per le vicende religiose e confraternali delle proprie comunità. 65 Antonio Cestaro ricorda come, nelle società dell’“antico regime” del Sud, afflitte periodicamente da ondate di miseria e di pauperismo, oltre che un fatto emientemente devozionale e di culto, «la confraternita finiva con l’assumere ruoli molteplici e, in definitiva si potrebbe dire che era tutto: l’ente di assistenza, il club, il circolo culturale, la banca, il centro di formazione religiosa e di distinzione sociale dalla massa amorfa del popolo, nel cui ambito si facevano le prime esperienze di autogoverno, in base a precise norme statutarie che regolavano le assemblee e le elezioni interne». Cfr. A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno…, p. 19. L’espressione “istituzione sociale totale” viene fatta con chiaro riferimento alla nozione di “fatto sociale totale” di M. MAUSS, Teoria generale della magia e altri saggi, Einaudi, Torino 1966. 66 È stato sottolineato l’elevato numero di persone che aderisce alle confraternite del Mezzogiorno. Talvolta i fratelli iscritti a un sodalizio sono migliaia, molte volte, nelle piccole comunità, l’intera popolazione. Cfr. V. PAGLIA, Introduzione a Confraternite e Meridione…, p. 11. 67 La bibliografia sulle confraternite del periodo pretridentino in Italia e nel Mezzogiorno d’Italia è cospicua e non può essere ricordata in questa sede. 68 A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno…, p. 19. Gli statuti più antichi, che risalgono al periodo pretridentino, sono scritti parte in latino parte in volgare per poter essere accessibili a tutte le classi sociali. Gli statuti delle confraternite sorte in epoca moderna presentano tra loro significative somiglianze. Le regole e le prescrizioni, che andavano sottoposti al vaglio delle autorità religiose centrali e vescovili, erano quasi sempre simili. Non sono molti, allo stato attuale delle conoscenze, statuti “originali” e molto elaborati, se si fa eccezione per alcuni rilevati nella diocesi di Mileto e nella zona di Serra, che merirerebbero, vista la loro importanza storico-religiosa e antropologica, un’attenzione particolare. Cfr. M. MARIOTTI, Ricerca sulle confraternite laicali…, pp. 153-154; F. VOLPE, Statuti di confraternite e vita socio-religiosa nel Settecento, in V. Paglia (a cura di), Confraternite e Meridione…, pp. 75-105; I. ASSISI, Storia religiosa della Calabria. Le confraternite laicali nella diocesi di Mileto, Pellegrini editore, Cosenza 1992. 69 A fine Ottocento-inizio Novecento sono proprio gli emigrati che ritornano nei loro paesi a porre, tra l’ironia e l’indifferenza dei ceti dominanti, l’esigenza dell’alfabetizzazione dei propri figli. L’educazione scolastica è vista come un mezzo di riscatto ed elevazione sociale da parte dei contadini analfabeti che per “scriversi” dovevano ricorrere ai notabili. Cfr. V. TETI, Note sui comportamenti delle donne sole degli “americani” durante la prima emigrazione in Calabria, «Studi Emigrazione», Centro Studi Emigrazione - Roma, n. 85, marzo 1987, pp. 1346; ID., Il folklorista e il cuculo ..., passim. Sul rapporto oralità-scrittura nel mondo antico e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (61 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA nelle società tradizionali europee ed africane esiste una significativa bibliografia che non può essere ricordata in questa sede. È opportuno, tuttavia, segnalare che etnologi e antropologi hanno mostrato come in molte società tradizionali (particolarmente in quelle africane) la scrittura abbia avuto un ruolo determinante nel processo di formazione di un’identità in ambito religioso. In particolare il “libro sacro”, il “testo scritto”, è qualcosa che “fissa l’identità e che può provocare sopraffazione e annullamento dell’”alterità”. Tra i tanti lavori cfr. (con riferimento alle società tradizionali africane) J. GOODY, The Logic of Writing and the Organizazion of Society, Cambridge University Press, Cambridge 1986, trad. it. La logica della scrittura e l’organizzazione della società, Einaudi, Torino 1988. 70 Cfr. Statuti e Riti della Congregazione del SS. Crocefisso eretta nella Chiesa Madre di S. Nicola, testo manoscritto, di cui esiste copia dattoloscritta di 292 pagine ad opera di Tommaso Mannacio. Si tratta certamente di uno degli statuti più originali e articolati risalente all’epoca moderna e relativo a una confraternita calabrese. Sugli Statuti e sulla storia della confraternita del SS. Crocefisso di S. Nicola da Crissa si veda T. MANNACIO, La confraternita del Crocifisso. Vita e cultura di un sodalizio calabrese. (San Nicola da Crissa, dal 1669 ai nostri giorni), postfazione di V. Teti, Mapograf, Vibo Valentia 1993. Si veda ora di D. TETI, Gli Statuti della Confraternita del Crocefisso di San Nicola da Crissa (1669), Dissertatio ad licentiam in iure canonico assequendam, presentata presso la Pontificia Universitas Lateranensis (Relatore Prof. Sebastiano Paciolla), Roma, aa. 2000-2001. 71 Statuti e Riti..., p. 48. 72 Ibid., p. 49. 73 Ibid., p. 51. 74 Un altro esempio di “traduzione” popolare di un testo della liturgia in latino ci arriva ancora da S. Nicola da Crissa. “Unus militum necavit Jesus Christum”: così nella liturgia della Settimana Santa. “Unu de Militu ammazzau Gesu Cristu”: così recitavano e traducevano, con ironia e scherzosità, i fedeli che partecipavano alle funzioni religiose. Il riferimento a quell’“uno di Mileto” (il vescovo, un’autorità ecclesiastica?) responsabile dell’uccisione di Cristo potrebbe essere interpretato come una sorta di opposizione alle autorità ecclesistiche. Non è un’ipotesi azzardata, se è vero che spesso le confraternite, anche con la solidarietà del loro parroco padre spirituale, entravano in conflitto con le Curie e i Vescovi. 75 Cfr. G. Plastino (a cura di), Officium Sancti Andeae Apostoli, Silipo & Lucia, Catanzaro, 1993, con musicassetta allegata, dove si trovano numerose indicazioni sulle fonti storiche sul canto liturgico di tradizione orale in Calabria. Nell’ambito delle iniziative culturali e scientifiche di preparazione a questo convegno Goffredo Plastino e l’autore di queste note hanno effettuato registrazioni dei canti liturgici in latino eseguiti da appartenenti alla Confraternita del SS. Crocefisso di S. Nicola da Crissa. Tali registrazioni, promosse dal Sistema Bibliotecario Territoriale Vibonese per conto dell’Amministrazione Comunale di San Nicola da Crissa, sono depositate presso il suddetto Sistema, in attesa dell’edizione di un CD, previsto come allegato ai presenti Atti. Va ricordato anche che Scholae cantorum sono operanti a Badolato, S. Andrea e a Spadola. 76 Il ruolo svolto dalle confraternite nella committenza artistica per abbellire e rendere importanti le chiese è stato sottolineato da P. F. RUSSO, Storia della Chiesa in Calabria …, p. 668. Questo ruolo è stato sempre più precisato nelle singole realtà da diversi studiosi. Per la file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (62 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA diocesi di Bisignano cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, conventi, confraternite, eremiti, spedali e funzioni sacre a Bisignano dal medioevo al XVIII secolo, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1983; ID., Chiesa e società in Calabria. Una Visita Apostolica alla Diocesi di Bisignano MDCXXX, Quaderni del Centro Studi e Documentazione Meridionale “Bonaventura Sculco”, s. d., pp. 59-65. Antonio Tripodi ha documentato l’impegno delle confraternite del Vibonese nella committenza di quadri e statue per abbellire le chiese e gli altari confraternali. Numerose anche le confraternite impegnate a dotarsi di organi a canne. Cfr. A. TRIPODI, Le confraternite del Vibonese nell’800, in L’associazionismo cattolico tra XIX e XX secolo, «Mnemosyne», Sistema Bibliotecario Territoriale Vibonese, 1, 1999, pp. 11-27. 77 Per la presenza delle donne nelle confraternite pugliese in epoca moderna e contemporanea cfr. L. BERTOLDI LENOCI, Sociabilità religiosa pugliese, in V. Paglia (a cura di), Confraternite e Meridione…, pp. 213-237, in particolare, pp. 230-231. 78 Si veda lo statuto della confraternita di Santa Maria della Pietà in Maierato, eretta nel 1684. Cfr. A. CUGLIARI, La confraternita di Santa Maria della Pietà in Maierato (Catanzaro), Barbaro Editore, Oppido Mamertina 1984, p. 49. 79 A. COSENZA, Antropologia e folklore della festa a Luzzi, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi della Calabria, 1993-94, pp. 73-74. 80 Per il rapporto di tipo utilitaristico con la morte affermato dalla realtà confraternale pugliese si rinvia a L. BERTOLDI LENOCI, Sociabilità religiosa pugliese…, pp. 223-225. 81 Sulla paura della morte nella società tradizionale esiste una vasta letteratura che non può essere ricordata in questa sede. Mi limito a segnalare: E. DE MARTINO, Morte e pianto rituale…; L. M. LOMBARDI SATRIANI - M. MELIGRANA, Il ponte di San Giacomo…; R. HERTZ, Sulla rappresentazione collettiva della morte, Savelli, Roma 1978; J. DELUMEAU, Rassicurare e proteggere, Rizzoli, Milano 1992. Mi permetto di rinviare alle considerazioni svolte in V. TETI, La melanconia del vampiro, Manifestolibri, Roma 1994. Anche la bibliografia sugli interventi ecclesiastici nel Mezzogiorno d’Italia per affermare una diversa concezione della morte è vasta e articolata sia in ambito storico che in ambito religioso. Mi limito a segnalare C. GINZBURG, Folklore, magia, religione, in Storia d’Italia. I caratteri generali, 1, Einaudi, Torino 1975, pp. 603-728; A. PROSPERI, Penitenza e Riforma, in Storia d’Europa, vol. IV, L’età moderna. Secoli XVI-XVIII (a cura di M. AYMARD), Einaudi, Torino 1995, in particolare pp. 187-195 e 203-210; ID., Tribunali della coscienza …; L. M. LOMBARDI SATRIANI, M. MELIGRANA, Il ponte di San Giacomo…; T. CERAVOLO, Gli spirdati. Possessione e purificazione nel culto calabrese di San Bruno di Colonia, Monteleone, Vibo Valentia 1999. 82 L. PRATO, Gente e cose di Calabria. I-Usanze funebri, Romeo Prampolini Editore, Catania 1939, pp. 12-14. 83 Tonino Ceravolo ha ricostruito l’azione esercitata da parte dell’arciconfraternita dell’Addololorata di Serra S. Bruno con l’istituzione del Monte dei morti (1 maggio 1853), ricordando come l’intervento delle confraternite nel campo della morte non vada riduttivamente esaminato in relazione alle numerose finalità pratiche, ma debba essere considerato all’interno dei complessi rituali predisposti da esse per «fronteggiare il momento del trapasso e la gestione del morto nell’aldilà». T. CERAVOLO, L’associazionismo religioso calabrese tra XIX e XX secolo. Un caso: l’Arciconfraternita dell’Addolorata di Serra S. Bruno, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (63 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA in L’associazionismo cattolico tra XIX e XX secolo…, pp. 29-59. 84 Cfr. S. DRAMISINO, Arciconfraternita di S. Maria della Misericordia. Aspetti storicoantropologici di una congrega di nobili a Cosenza (XVI-XX sec.), tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi della Calabria, a. a. 1992-1993. Si veda anche la relazione presentata da Sonia Dramisino in questo convegno (vedi sopra vol. II) 85 M. LOMBARDI SATRIANI - M. MELIGRANA, Il ponte di San Giacomo…, pp. 118-119. 86 Ibid., p. 120 87 Ibid., passim. 88 Ibid., pp. 50-51. 89 Il rito, con varianti a volte notevoli, si svolge, in provincia di Vibo Valentia, a Vibo città e Vibo Marina, Filadelfia, Briatico, S. Gregorio d’Ippona, Rombiolo, S. Onofrio, Maierato, Arena (lunedì dopo Pasqua), Dasà (martedì dopo Pasqua), Soriano Calabro, Polistena. Col nome di cunfrunta lo troviamo, in provincia di Catanzaro, a Chiaravalle Centrale, Maida, Borgia, S. Vito sullo Jonio, Stalettì, Satriano, S. Andrea Apostolo sullo Jonio, Badolato e in alcuni centri della Piana (Cinquefrondi) e del versante tirrenico (Bagnara) e di quello jonico reggino (Gioiosa Jonica, Caulonia, Grotteria, Roccella Jonica e Siderno Marina, dove viene chiamato svelata). In alcune località la cumprunta viene realizzata con statue di altre figure del Vangelo: è il caso di Filadelfia dove vi è la presenza della Maddalena. Con rilevanti varianti, l’“incontro” viene rappresentato in Sicilia, nelle isole Eolie, a Malta, in diverse zone della Spagna a conferma del comune sostrato arcaico e di analoghe vicende storico-religiose di diverse aree del Meridione e del Mediterraneo. 90 G. FIORE, Della Calabria illustrata, Frama Sud, Chiaravalle Centrale 1974, vol. II, p. 453 (rist. an. dell’edizione di Napoli 1691). 91 A. DE STEFANO, Le confraternite religiose: storia e antropologia. S. Andrea dello Jonio, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi della Calabria, a. a. 19941995, pp. 185-193. 92 Cfr. L. M. LOMBARDI SATRIANI, Il silenzio, la memoria e lo sguardo, Sellerio, Palermo 1980, pp. 77-78. 93 Le ricerche condotte in Calabria mostrano come l’articolazione dei mestieri nei sodalizi artigiani sia abbastanza varia: vasai, bottai, cordari, seggiari, mbastari, cofinari, muratori, sarti, calzolai, fabbroferrai, falegnami manovali, cocchieri, artiglieri. Cfr. M. MARIOTTI, Confraternite laicali nel Mezzogiorno…, pp. 161-163. 94 Ibid., p. 162. 95 S. DRAMISINO, Arciconfraternita di S. Maria della Misericordia…, pp. 99-106. 96 A. CESTARO, Il fenomeno confraternale nel Mezzogiorno…, p. 41. 97 Ibid. 98 M. MARIOTTI, Confraternite laicali nel Mezzogiorno…, p. 168. 99 A. PLACANICA, Moneta prestiti usure nel Mezzogiorno moderno, Società Editrice Napoletana, Napoli 1982, p. 197, cit. da V. F. LUZZI, I capitoli di Monte di Pietà di Napoli del 1548 e le carte di fondazione dei Monti di pietà di Tropea e Mileto del 1585-1622 e 1622-1642, «Rivista storica calabrese» n. s., 1983, p. 368. 100 L. BERTOLDI LENOCI, Sociabilità religiosa pugliese …, pp. 229-230. 101 Cfr. V. PAGLIA, Introduzione a ID. (a cura di), Confraternite e Meridione…, p. 11. Paglia file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (64 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA ricorda gli studi sulla socialità di M. AGULHON, in particolare Pénitents et Francs-Maçons ... 102 M. ELIADE, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino 1973. 103 M. MAUSS, Teoria generale della magia e altri saggi... 104 Sulla nozione di “luogo antropologico” e di “nonluogo” cfr. M. AUGÈ, Non luoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera, Milano 1993. 105 Cfr., in particolare, E. DE MARTINO, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali, a cura di C. Gallini, Einaudi, Torino 1977, ID., Il mondo magico (1948), intr. di C. Cases, Boringhieri, Torino 1981. 106 M. ELIADE, Il mito dell’eterno ritorno (Archetipi e ripetizione) (1949), Borla, Roma 1968, p. 87. 107 Per le considerazioni svolte in questo paragrafo mi sia consentito rinviare a V. TETI, Il paese e l’ombra…; Id., Viaggi religiosi, sentimento dei luoghi, identità. La festa di Maria SS. di Porto Salvo a Melito e a Pentedattilo, in L. M. Lombardi Satriani (a cura di), Madonne, pellegrini e santi. Itinerari antropopogico-religiosi nella Calabria di fine millennio, Meltemi, Roma 2000, pp. 135-159; Id, Reliquie, sentimento religioso dei luoghi e identità, in T. Ceravolo e V. Teti (a cura di), Reliquie e culto dei santi nella Certosa di Serra S. Bruno, Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo, Unical - Museo della Certosa, 2000, pp. 19-37. 108 F. FAETA, Territorio, angoscia, rito…, p. 25. 109 Statuti e riti…, passim. 110 M. MARIOTTI, Canfraternite laicali del Mezzogiorno…, p. 165. 111 Su questi aspetti rinviamo a V. TETI, Il pane, la beffa e la festa. Alimentazione e ideologia dell’alimentazione nelle classi subalterne, Guaraldi, Rimini-Firenze 1976 (n. ed. aggiornata 1978); Id., Feste e cibi rituali in Calabria, in «Idoc»…, pp. 65-73; Id., Beni alimentari: conservazione e innovazione nella comunità calabro-canadese a Toronto, in Beni culturali in Calabria, Atti del VII Congresso storico calabrese (Vibo Valentia-Mileto 11-14 marzo 1982), a cura di E. ZINZI, Gangemi, Roma-Reggio Calabria 1985, vol. II, pp. 627-649; Id., Il colore del cibo, Meltemi, Roma 1999. Sulla necessità della duplice valenza “materiale” e “simbolica” delle tradizioni alimentari festive cfr. M. MARIOTTI, Confraternite laicali del Mezzogiorno…, p. 165. 112 S. DRAMISINO, Arcicofraternita di S. Maria della Misericordia…, pp. 88-97. 113 Si veda, su questi aspetti, la relazione presentata a questo convegno da Franco Ferlaino (cfr., supra, vol. II, pp.). Sulla storia, gli statuti, la cultura delle diverse confraternite presenti ad Amantea cfr. A. FACCHINIERI, Le confraternite religiose ad Amantea, tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi della Calabria, a. a. 1996-97, p. 35. 114 Si veda la relezione presentata a questo convegno da Luigi Bilotto (cfr. vol. II). 115 S. GUARNIERI, L’arciconfraternita del SS. Rosario di Borgia. Storia e tradizione, con la collaborazione di A. Procopio, Vincenzo Ursini Editore, Catanzaro 1996, p. 33. 116 Ibid., p. 37. 117 Ibid., p. 43. 118 Sulla confraternita della B. V. M. di Monte Carmelo di Curinga si veda la relazione a questo convegno di Sebastiano Augruso (cfr. vol. II). 119 A. TRIPODI, Le confraternite del Vibonese nell’800, in L’associozianismo cattolico…, pp. 14-15. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (65 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA 120 F. FAETA, Territorio, angoscia, rito…, pp. 19-20. 121 Si veda T. MANNACIO, La confraternita del Crocifisso.… Sulla Confraternita della Madonna SS. del Rosario cfr. D. CARNOVALE, La confraternita del SS. Rosario in San Nicola da Crissa, Catanzaro 1989. 122 La festa della confraternita del Crocefisso aveva luogo la quarta domenica di settembre, quella della confraternita del Rosario la seconda domenica di ottobre: entrambe, a conclusione di importanti lavori agricoli, occasione per scambi e commerci nel corso delle fiere che le precedevano. Oggi le date sono state sposate (alla quarta domenica d’agosto e all’ultima domenica di luglio) per consentire la partecipazione degli emigrati, che appaiono i veri protagonisti della festa. 123 Sull’arciconfraternita dell’Addololorata cfr. T. CERAVOLO, L’associazionismo religioso calabrese tra XIX e XX secolo... Ceravolo ricorda, tra l’altro, la lite tra le congreghe dell’Addolorata e dell’Assunta di Spinetto, durante la Pentecoste del 1899, «esplosa per la questione di chi fra esse ad un certo punto del percorso dovesse portare il busto reliquiario di S. Bruno in processione» (Ibid., pp. 54-55). 124 In passato operavano anche la confraternita di S. Sebastiano e la confraternita di S. Caterina. 125 Cfr A. DE STEFANO, Le confraternite religiose: storia e antropologia… Sull’Officium delle diverse confraternite di S. Andrea cfr. G. Plastino (a cura di), Officium Sancti Andeae Apostoli … 126 Sul rito della Settimana Santa e della cumprunta a Badolato è in corso di realizzazione un documentario, a cura di chi vi scrive e di Eugenio Lijoi. 127 Scrive, a tal proposito, Eliade: «Lotte, conflitti, guerre hanno per la maggior parte una causa e una funzione rituale. È un’opposizione stimolante tra le due metà del clan, o una lotta tra i rappresentanti di due divinità (per esempio, in Egitto, il combattimento tra due gruppi rappresentanti Osiride e Seth); ma essa commemorerà sempre un episodio del dramma cosmico e divino. Non si può spegare in nessun caso la guerra o il duello con motivi razionalistici. Hocart ha giustamente messo in rilievo la funzione rituale delle ostilità. Ogni volta che il conflitto si ripete, vi è un’imitazione di un modello archetipico. Nella tradizione nordica, il primo duello è avvenuto quando Thorr, provocato dal gigante Hrungnir, lo affrontò alla “frontiera” e lo vinse in singolar tenzone. Si ritrova questo motivo nella mitologia indoeuropea, e Georges Dumézil a ragione lo considera come una versione tardiva, ma tuttavia autentica, dello scenario molto antico di una iniziazione militare. Il giovane guerriero doveva ripetere il combattimento di Thorr e di Hrungnir; infatti, l’iniziazione militare consiste in un atto di bravura il cui prototipo mitico è l’uccisione di un mostro tricefalo. I frenetici berserkir, guerrieri feroci, realizzavano precisamente lo stato di furia sacra (wut, menos, furor) del modello primordiale». Cfr. M. ELIADE, Il mito dell’eterno ritorno…, pp. 48-49. Ugo Bianchi per “dualismo religioso” intende «ogni concezione di due principii o cause che -coeterni o meno- fondano o, rispettivamente, motivano l’esistenza (o l’apparenza di esistenza) di ciò che esiste (o appare esistere) nel mondo, - di maniera che gli esseri, gli elementi, le sostanze (o anche le illusioni) che dai due principi o cause rispettivamente derivano si trovano per ciò stesso non solo graduati ma anche, in maniera e in misura diverse, opposti sul piano del valore». Cfr. U. BIANCHI, Il dualismo religioso. Saggio storico ed etnologico, II ed. riveduta, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (66 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA Edizioni dell’ateneo, Roma 1983, p. 4. 128 Sul contrasto Carnevale-Quaresima come ripetizione di un conflitto archetipo tra Bene e Male cfr., tra gli altri, P. TOSCHI, Le origini del teatro italiano (1955), Boringhieri, Torino 1976. 129 R. GIRARD, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1990, p. 35. Scrive Girard: «Arriva sempre il momento, a quanto sembra, in cui non ci si può più opporre alla violenza se non mediante un’altra violenza; e allora importa poco il successo o il fallimento, è sempre lei quella che vince. La violenza ha straordinari effetti mimetici, a volte diretti e positivi, a volte indiretti e negativi. Più gli uomini si sforzano di dominarla e più le danno alimento; essa trasforma in mezzi d’azione gli ostacoli che uno crede di opporle, simile in ciò ad una fiamma che divora tuuto quello che, con l’intenzione di spegnerla, le si può gettar sopra. [...] Il sacro è tutto quel che domina l’uomo con tanto maggior sicurezza quanto più l’uomo si crede capace di dominarlo. Quindi, tra l’altro, ma secondariamente, il sacro sono le tempeste, gli incendi di foreste, le epidemie che decimano una popolazione. Ma è anche e soprattutto, pur se in maniera più velata, la violenza degli uomini stessi, la violenza posta come esterna all’uomo e confusa oramai con tutte le altre forze che gravano sull’uomo dal di fuori. È la violenza che costituisce il vero cuore e l’anima segreta del sacro» (Ibid., pp. 49-50). 130 F. GENTILONI, La violenza nella religione, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991, p. 43. 131 Gli Statuti e riti della confraternita del Crocefisso di San Nicola da Crissa, al capitolo IX dal titolo Dell’officio de i Decurioni, recitano: «Decurione è nome latino inventato dagli antichi per significare un’officiale da Guerra che havesse sotto il suo Commando la terza parte di una truppa di cavalli che importava secondo Varrone il numero di dieci soldati, quali dal decurione erano nella dottrina militare esercitati et ammaestrati. Nel medesimo modo, benché non secondo questo numero, sono nella Congregazione penitente quattro Decurioni, l’officio de’ quali è il tener pensiero particolare delle azzioni de i fratelli, ammestrandoli ne’ Riti e Statuti della Congregazione, e procurar che l’eseguiscano minutamente e con devozione e facendo il contrario deve procurare che dal P. Spirituale e dal Prefetto siano corretti e castigati». Cfr. Statuti e Riti…, p. 84. 132 La bibliografia su questi problemi è alquanto vasta e diversificata, mi limito a segnalare le considerazioni svolte da C. GINZBURG, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Einaudi, Torino 1989. Con riferimento alla ricostruzione del culto di S. Bruno di Colonia in Calabria cfr. T. CERAVOLO, Gli spirdati. Possessione e purificazione … 133 A. DE CUSTINE, Lettere dalla Calabria (1830), intr.e trad. di C. Carlino, Editur Calabria, Diamante 1983, p. 17 e p. 36. 134 Esiste sulla frammentarietà e le separatezze geografiche della Calabria una vasta bibliografia, della quale mi limito a segnalare: G. ISNARDI, Frontiere calabresi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1965; L. GAMBI, Calabria, vol. 16°, coll. «Le regioni d’Italia», Utet, Torino 1965; F. PAOLO d’ORSI VILLANI, B. ROSSI-DORIA, L’ambiente territoriale della Calabria: alcuni caratteri, in F. FAETA (a cura di), Calabria..., pp. 31-69. 135 Sulla crisi e la decadenza delle confraternite calabresi cfr. M. MARIOTTI, Confraternite laicali nel Mezzogiorno…, pp. 174-179. 136 Cfr. M. VOVELLE, La morte e l’Occidente dal 1330 ai nostri giorni, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 500-502. T. CERAVOLO (L’associazionismo religioso…, pp. 48-54) ricorda come file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (67 of 68) [29/11/02 9.59.12] NOTE PER UN’ANTROPOLOGIA DELLE CONFRATERNITE CALABRESI IN ETÀ MODERNA E CONTEMPORANEA l’arciconfraternita dell’Addolorata di Serra S. Bruno, fondata nel 1694, istituisce un Monte dei morti nel 1853. 137 A. TRIPODI, Le confraternite del Vibonese…, pp. 22-23. 138 S. GUERRIERI, L’arcicofraternita del SS. Rosario di Borgia…, p. 45. 139 Su questi aspetti mi sono soffermato in molti scritti di antropologia del viaggio e dell’emigrazione. Cfr., in particolare V. TETI, Il paese e l’ombra …, passim. 140 T. MANNACIO (a cura di), Atti del convegno delle confraternite calabresi (San Nicola da Crissa, 20. 5. 1979), (testo ciclostilato). IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE Salvatore Piermarini - Vito Teti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti.htm (68 of 68) [29/11/02 9.59.12] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE Salvatore Piermarini - Vito Teti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (1 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (2 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (3 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (4 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (5 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (6 of 7) [29/11/02 9.59.18] IMMAGINI DI VITA CONFRATERNALE file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C5_teti_immagini.htm (7 of 7) [29/11/02 9.59.18] LE DIOCESI CALABRESI NEI SECOLI XIII-XX LE DIOCESI CALABRESI NEI SECOLI XIII-XX Le diocesi della Calabria nei secoli XII - XIV ~~~~ file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C6_diocesi.htm (1 of 4) [29/11/02 9.59.21] LE DIOCESI CALABRESI NEI SECOLI XIII-XX Le diocesi della Calabria nel 1818 ~~~~ file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C6_diocesi.htm (2 of 4) [29/11/02 9.59.21] LE DIOCESI CALABRESI NEI SECOLI XIII-XX Le diocesi della Calabria nel 1919 ~~~~ file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C6_diocesi.htm (3 of 4) [29/11/02 9.59.21] LE DIOCESI CALABRESI NEI SECOLI XIII-XX Le diocesi della Calabria nel 1986 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C6_diocesi.htm (4 of 4) [29/11/02 9.59.21] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO Francesco Arillotta Una prima breve premessa. L’incarico che la Deputazione di Storia Patria e gli organizzatori del Convegno - che ringrazio di cuore - mi avevano gentilmente affidato, era quello di rilevare dati riguardanti le confraternite religiose esistenti nelle Diocesi di Reggio e Bova fra il XVII e il XIX secolo. La maggior mole delle notizie che sono riuscito a raccogliere per Reggio è proveniente dalle relazioni dell’arcivescovo reggino Annibale D’Afflitto attraverso le ricerche di don Antonino Denisi, del padre Francesco Russo e di Sebastiano Schiavone. Per Bova molti dati ho tratto da un prezioso fondo consultato presso l’Archivio di Stato di Reggio Calabria. L’aver trovato che ancora nel nostro secolo si sono avute fondazioni di confraternite, mi ha sollecitato ad estendere il campo di ricerca dal ’500 fino al XX secolo. Seconda breve premessa. Va precisato che io colloco una confraternita in un secolo o in un altro, sulla base del primo atto certo che ne attesti l’esistenza. Vedremo fra poco cifre di una qualche entità nel XVIII secolo, ma nella gran parte dei casi ciò è legato alla Regia approvazione degli Statuti, cui le confraternite si dovettero sottoporre, intorno al 1770; quindi la loro citazione non è un elemento che garantisce che quelle confraternite furono fondate in quel secolo. Terza premessa. Spesso l’atto civile o religioso che ci consente di conoscere l’esistenza di una confraternita è il primo ma anche l’ultimo. Un esempio per tutti: la famosa confraternita di San Michele dei Gerbini, la più antica di cui ci sia attestazione in Reggio, perché nel 1457 stipulò, tramite il priore Antonino Malfa, il ben noto contratto con Antonello da Messina per la realizzazione del suo gonfalone di legno dipinto1, si affaccia alla storia in quel giorno, il 5 marzo. Ma quello è anche l’ultimo atto che la riguardi, perché dopo di allora non se ne parlerà più. Nessun altro documento siamo riusciti a rintracciare che ce ne tramandi l’attività. Entriamo, quindi, in argomento, ed esaminiamo adesso i numeri che sono a nostra disposizione. Nel XVI secolo, nelle diocesi di Reggio e Bova sono attestate 88 confraternite, di cui 20 nella sola Reggio. Nel XVII secolo troviamo altre 39 confraternite di cui si parla file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (1 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO per la prima volta, e di queste 19 nella nostra città. Nel XVIII secolo le confraternite sono 49, di cui 35 nella diocesi e 14 in città; nel XIX si fondano, o perlomeno sono attestate per la prima volta, 15 confraternite, di cui 9 a Reggio e 6 in diocesi; nel XX secolo, le nuove confraternite sono 8, di cui 3 in città (cfr. tab. 1). Le intitolazioni di queste confraternite sono svariate. Le più frequenti sono quelle al SS. Sacramento. Infatti ne abbiamo ben 16 nel XVI secolo, 3 nel XVII, una nel XVIII e ancora due nel XX secolo. Le confraternite intitolate alla Madonna del Rosario sono 11 nel XVI secolo, 3 nel XVII e 4 nel XVIII; alla Madonna delle Grazie son 5 nel XVI secolo, e una rispettivamente nel XVII e nel XIX; alla Madonna del Carmine 1 nel XVI, 2 nel XVII, 2 nel XVIII e 1 nel XIX; a Gesù e Maria sono intestate 2 congreghe nel XVI, 6 nel XVII e ben 12 nel XVIII, più 1 nel XIX; alla Madonna Immacolata 5 nel XVI, 2 nel XVII, 2 nel XVIII, 1 nel XIX; all’Addolorata non ce n’è intestata nessuna nel XVI, 1 nel XVII, 2 nel XVIII, 1 nel XIX, 2 nel XX (cfr. tab. 2). Significativa la presenza di congreghe dedicate a S. Maria di Porto Salvo che, come si sa, è la protettrice dei marinai: ne abbiamo infatti 1 nel XVII secolo a Reggio Calabria, e poi 4 che si costituiscono, o perlomeno che sono attestate, nel XVIII, e sono collocate a Bagnara, Scilla, Cannitello e Catona, centri notoriamente marinareschi. Qualcosa di più particolare circa queste intitolazioni: le confraternite del SS. Sacramento avevano come funzione primaria quella di scortare il sacerdote mentre portava le sacre ostie presso ammalati, o presso moribondi, oppure, agli inizi del tempo che noi stiamo esaminando, nel ’500, dalla chiesa principale alle parrocchie secondarie. In quell’epoca è infatti documentato che soltanto nella Matrice il Pane Eucaristico poteva essere stabilmente conservato; molto probabilmente per quelle incursioni piratesche che tanto spesso sconvolgevano a quei tempi le nostre contrade, e che suggerivano al clero di tenere in un solo posto le particole per poter eventualmente metterle rapidamente in salvo di fronte ad un improvvisa scorreria, ed evitare che venissero compiuti atti di profanazione. Quanto alla Madonna del Rosario, il suo culto è legato alla vittoria nella battaglia di Lepanto, e ancor più alla presenza di padri Domenicani, così come connesso alla presenza di padri Carmelitani è il culto alla Madonna del Carmelo. Ho accennato al rapporto congrega Madonna del Porto Salvo-marinai. Quasi tutte le congreghe erano espressione di mestieri o di professioni, e venivano intestate ai Santi o alle istituzioni religiose che proteggevano questi mestieri e queste professioni. Infatti, la congrega dei Santi Cosma e Damiano riuniva i medici, la congrega dei SS. Crispino e Crispiniano riuniva i calzolai e più in generale i sutores cioè i produttori di scarpe. Da sottolineare che questa congrega, alla fine del ’500, era ospitata con un proprio altare addirittura nel nostro Duomo, molto probabilmente in rapporto con l’importanza dell’attività economica che questa categoria svolgeva nella città di Reggio, come è attestato da numerosissimi documenti notarili. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (2 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO Poi la congrega di S. Carlo, che era gestita dai fabricatores, cioè dai muratori, la congrega di S. Andrea, che era costituita dai pescatori, e quindi diversa da quella dei marinai, già ricordata. Non dimentichiamo che S. Andrea Pescatore è il protettore di Amalfi, e conosciamo bene i rapporti che, nei primi secoli di questo millennio, c’erano tra Reggio e Amalfi. S. Eligio era protettore dei fabbri e dei magnani, S. Gaetano Thiene lo era dei panettieri; i SS. Girolamo e Omobono proteggevano i sarti, S. Giuseppe Palamareo i falegnami. Notevole una rilevazione: le donne, che in quei tempi avevano certamente una posizione molto subordinata rispetto agli uomini, pur tuttavia, a Bagnara, godevano di una propria congrega. Infatti in una chiesa di S. Sebastiano, è attestata nel 1581 una omonima congrega che prevedeva solo donne come congregate, o consorelle. A Bagnara: è tutto un programma. Un’altra congrega, però fondata nel 1584, che fissava la possibilità della presenza di donne, è quella della Madonna del Carmelo di Musalà di Campo Calabro, alla quale potevano essere ammesse le mogli, le figlie e le sorelle dei confratelli 2. Altro elemento interessante ricavabile dalla lettura degli atti che riguardano la vita di queste congreghe, è l’uso dei colori nei rispettivi paramenti. Riscontriamo, ad esempio, che tutte le congreghe intestate al SS. Sacramento, adottavano il colore rosso: i loro stendardi, le cappe, gli altri apparati, erano tutti di damasco o di panno rosso. Erano di panno bianco invece gli stendardi e gli apparati delle congreghe intestate alla Madonna del Rosario e in genere alle Madonne; erano verdi gli apparati delle congreghe intestate ai Santi (San Marco, San Rocco, San Nicola, ecc.); erano di color turchino gli apparati delle congreghe intitolate alle Sante. Unica eccezione, la congrega di Reggio del Santo Corpo di Cristo, che aveva lo stendardo di damasco bianco e anche le cappe di panno bianco; da qui la sua seconda intitolazione: confraternita dei Bianchi, nome che ancora oggi è ricordato nella toponomastica locale, con la via dei Bianchi. Ho parlato di «stendardi» e qualche volta di «gonfaloni»; negli atti questa distinzione ha una sua valenza, perché gli stendardi erano di stoffa, i gonfaloni erano di legno. Noi troviamo numerose attestazioni in questo senso: abbiamo un gonfalone di legno dorato appartenente alla congrega dello Spirito Santo di Scilla 3, a Calanna (4) per la congrega dello Spirito Santo, a Fiumara per San Giovanni (5), e addirittura due gonfaloni, sempre di legno dorato, erano conservati, alla fine del XVI secolo, nell’ospedale di Fiumara (6), dove operava un’altra congrega. Sempre di legno, definito tabernacolo di legno con la Madonna, era quello della congrega di Montebello (7); e abbiamo un gonfalone di legno per la congrega di San Lorenzo (8), e un gonfalone di legno anche per la congrega di Sant’Agata (9). Addirittura, per la congrega di Molochio, è documentata la data di allestimento del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (3 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO relativo gonfalone: 1499 (10). Questo ci riporta alla congrega dei Gerbini, che appunto chiese ad Antonello da Messina di realizzare il suo segnacolo, che consisteva in una tavola di legno dipinta, con, da una parte, la Madonna col Bambino, e, dall’altra, la Passione del Cristo; in cima a questa tavola, a questo tabernacolo, c’era San Michele, con tanto di lancia e di drago (11). Di questi gonfaloni di legno restano presenze in Sicilia, conservate nei musei, che ci fanno conoscere questa particolare forma di rappresentanza della confraternita (cfr. fig. 1). Altra notizia interessante: in un atto notarile del 1631, redatto dai confratelli della Madonna del Rosario di Reggio, si parla, tra le altre cose, di una processione che questa confraternita teneva in città ogni primo venerdì del mese (12). Ecco: questa notizia mi porta ad immaginare una scena veramente singolare. A Reggio esistevano, in quel torno di tempo, ben venti congreghe; ipotizziamo che ognuna di esse avesse un particolare giorno del mese nel quale promuovere la propria processione; poi c’erano le festività solenni (il Corpus Domini, l’Ascensione, l’Annunciazione), nelle quali certamente le confraternite uscivano in giro. A questo punto balza alla fantasia tutta questa teoria interminabile di congregati con coloratissimi sacchi, cappe, cappucci, labari, gonfaloni, stendardi, crocifissi, che, a turno, o tutti insieme, giravano per la città; città peraltro molto modesta nel suo sviluppo urbano, contenuta rigidamente entro la cerchia di mura spagnole! Ciò doveva certamente portare ad un coinvolgimento generale, addirittura globale di tutti gli abitanti. Gli Statuti ci parlano anche dello schieramento con il quale queste confraternite si muovevano processionalmente: al centro della strada, prima il portatore del gonfalone o dello stendardo, poi il portatore del crocifisso, quindi il sacerdote-assistente spirituale della congrega, e dietro il Priore, attorniato dal gruppo dei vice priori e degli assistenti, mentre tutti gli altri confratelli sfilavano sulla destra e sulla sinistra della via. Tra l’altro, questa ritualità ripetuta, questo stare nella città, porta anche a capire che appartenere a una certa congrega, uscire, farsi vedere all’interno di una congrega, compreso in una congrega, significava dare testimonianza del proprio stato sociale, della propria condizione: assurgeva veramente a status symbol. Così si spiega questa corsa a dare una titolazione sempre più aulica alla propria congrega: prima confraternita, poi arciconfraternita, poi Real arciconfraternita. Ben noto è il falso storico che portò alla denominazione della confraternita dell’Annunziata come arciconfraternita degli Ottimati: un titolo che non è stato mai attribuito da nessuno, ma che la confraternita si è autoattribuito, approfittando di una espressione latina apposta in un rescritto reale (13). Così si spiegano anche le liti fra le varie confraternite: per la posizione che ogni confraternita doveva occupare durante le grandi processioni, le grandi manifestazioni, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (4 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO le solenni manifestazioni di pietà, oppure per la collocazione in determinati momenti della vita cittadina. Bisogna però dire che la vita congregata non era tutta pompa esteriore e non era tutta litigiosità: c’erano anche forti motivi di solidarietà, forti sollecitazioni di alimentazione della fede, c’era il momento della gestione della chiesa; la confraternita veniva riconosciuta dall’autorità ecclesiastica soltanto se poteva garantire il mantenimento del culto nella propria chiesa. Fra le tante carte la contabilità di una confraternita di Scilla (14) (cfr. fig. 2). Si tratta della confraternita dello Spirito Santo, citata da d’Afflitto e che padre Russo attribuisce al ceto dei marinai e considera eretta nel secolo XVI con statuti approvati nel 1778. Questa confraternita dello Spirito Santo era ospitata nella omonima chiesa, costruita dall’architetto scillese, sacerdote Bandiera, nel XVI secolo. Fin qui le notizie storiche. Il quinterno, con un’annotazione: Nuova costituzione della congrega; il che significa che la congrega aveva per un certo tempo cessato la sua attività e poi veniva ricostituita. Poiché questa contabilità inizia con l’anno 1899, c’è motivo di ritenere che appunto in quell’anno la congrega ebbe un rilancio, una rivitalizzazione. Nel primo foglio, i congregati fondatori appongono la propria firma - e qualche segno di croce -. Segue una puntuale e corretta annotazione delle somme introitate e di quelle esitate, per la celebrazione della festa dello Spirito Santo; con tutta una serie di voci che suscitano grande interesse, perché ci indicano, ad esempio, i contributi e le offerte provenienti da New York, o da Buenos Aires, oppure le spese per la Banda, per i fuochi artificiali, per il petrolio, per l’illuminazione, per il fanalista; alcune volte si parla di un’Orchestra, e tante volte si parla di spese per una Regata, il che indica che c’erano anche manifestazioni collaterali, oltre alla classica processione. Processione che, come viene fuori dalle chiose contenute in questo libro contabile, si effettuava un anno nel rione di Chianalea e l’anno successivo nel rione San Giorgio. Evidentemente, non potendo coinvolgere tutto il paese di Scilla, si faceva questa alternanza fra un rione e l’altro, per consentire alla confraternita di far girare l’immagine dello Spirito Santo nei due grossi tronconi urbani nei quali Scilla ancora oggi si divide. Interessante annotazione: la «processione non si fece a causa dello scirocco»; questo nell’anno 1908. Nell’anno 1909, un’annotazione molto più drammatica: «La processione non si fece per causa del terremoto avvenuto il 28 dicembre 1908»; e in calce alla pagina si parla di danni che la zona tra Reggio e Messina, e quella tra Lazzaro e Cannitello, avevano subìto. E si conclude con questa terribile frase: «Un vero flagello di Dio, superiore di gran lunga a quello del 1783», il che dimostra che a Scilla ancora nel 1908 si ricordavano i danni e i tanti morti che il terremoto del 1783 aveva provocato in quella città. Il libro contabile si chiude con il 1914. Non sappiamo se la congrega continuò ad file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (5 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO operare nel periodo della I guerra mondiale; tuttavia notizie in nostro possesso ci dicono che essa ancora oggi è attiva. La grande vitalità, il grande fervore di tutte queste congreghe di cui abbiamo evocato il ricordo, a un certo punto finì. Perché ciò sia accaduto, lo diranno gli autorevoli studiosi che partecipano a questo importante e significativo convegno. Io non mi posso sottrarre tuttavia ad una riflessione, che offro alla vostra considerazione. Abbiamo già parlato di quali erano le motivazioni sociali che stavano alla base delle congreghe: solidarietà, culto, propaganda della fede. Ma c’è qualche cosa di più. Le titolazioni di alcune confraternite inducono a maggiore attenzione: congrega del Pio Monte, congrega del Monte dei Morti, confraternita della Buona Morte, la congrega dell’Ospizio di Scilla, la congrega operante nell’ospedale di Fiumara. Gli statuti ci parlano di assistenza agli ammalati, di seppellimento dei defunti, di condannati a morte, di dote che si istituiva per le ragazze povere, di aiuto a quelle che allora si chiamavano «facci ’mmucciati», cioè i nobili, i ricchi decaduti, che nascondevano la propria povertà, di cui si vergognavano, nascondendo se stessi, e quindi avevano particolare bisogno di essere sostenuti, aiutati e capiti. Queste erano le attività delle congreghe, delle confraternite; attività molto importanti, che ancora oggi noi troviamo largamente praticate, sia pure in forme differenti. Sono mutati i tempi, però resta la solidarietà umana che fortemente ispira la nostra vita religiosa; e soprattutto rimane immutata la nostra fede. Tab. 1 Fondazione (prime notizie) Località s. XVI s. XVII s. XVIII Reggio Calabria (città) 9 3 * Amendolea s. XIX s. XX totale 20 19 14 65 1 1 Arasì (fr. di Reggio) 2 2 Bagaladi 1 Bagnara 1 4 2 7 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (6 of 14) [29/11/02 9.59.39] 1 LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO * Bova (città) 3 5 1 2 11 * Brancaleone 2 2 * Bruzzano 1 1 Calanna 3 3 Campo Calabro 1 1 Cannitello (fr. di Villa San Giovanni) 1 Cardeto 1 Cataforio (fr. di Reggio) 1 Catona 1 2 4 5 1 1 1 * Condofuri 2 2 Fiumara 6 1 4 11 Fossato (fr. di Montebello) 1 * Gallicianò (fr. di Condofuri) 2 1 2 Gallico 1 1 2 Gallina 1 1 Montebello 4 1 5 Mosorrofa (fr. di Reggio) 2 1 Motta San Giovanni 6 3 6 Musalà (fr. di Campo Calabro) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (7 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO 1 Ortì (fr. di Reggio) 3 1 3 Pellaro 1 Pentidattilo 1 3 3 Podargoni (fr. di Reggio) 1 * Roccaforte 1 2 2 * Roghudi 1 2 3 Sambatello 2 1 1 4 San Lorenzo 1 San Sperato (fr. di Reggio) 1 Sant’Agata Sant’Alessio Santo Stefano Scilla * Staiti 4 3 8 1 10 15 1 2 2 4 3 8 2 2 5 1 2 2 Villa San Giovanni 3 Vito (fr. di Reggio) 1 Totale 8 3 3 1 88 39 49 14 198 * nella diocesi di Bova (nel sec. XX per vari periodi unita ad personam all’arcivescovo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (8 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO reggino, dal 1986 aggregata a Reggio sotto il titolo di Archidiocesi di Reggio CalabriaBova). Tab. 2 Denominazione Secolo XX XVI SS. Sacramento 2 16 XVII XVIII 3 1 XIX totale 25 +3 non databili Madonna del Rosario 1 Sacro Cuore 2 Immacolata 11 19 3 4 1 4 7 5 2 2 12 +3 non databili Madonna del Carmine 1 9 2 2 1 +3 non databili Madonna delle Grazie 5 7 Gesù e Maria 1 17 Oratorio di Gesù e Maria 1 4 Annunziata 1 4 Addolorata 2 6 S. Antonio da Padova 3 5 Spirito Santo 3 1 4 2 1 11 1 1 2 1 1 2 1 1 1 1 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (9 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO 4 S. Maria di Porto Salvo 1 3 4 S. Sebastiano 3 3 S. Rocco 3 1 4 S. Andrea 2 1 3 SS. Nome di Gesù Dottrina Cristiana 1 S. Nicola 2 2 4 3 4 1 1 2 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (10 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO Note 1 G. MANDEL, L’opera completa di Antonello da Messina, Milano 1967, p. 88. 2 S. SCHIAVONE, Le antiche parrocchie dell’Archidiocesi di Reggio Calabria, Reggio Calabria 1977, p. 72. 3 A. DENISI, L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto arcivescovo di Reggio Calabria (15941638), Roma 1983, p. 187. 4 Ibid., p. 221. 5 Ibid., p. 200. 6 Ibid., p. 198. 7 Ibid., p. 281. 8 Ibid., p. 297. 9 Ibid., p. 307. 10 Ibid., p. 325. Molochio, in territorio diocesano di Oppido, ma sotto la giurisdizione degli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (11 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO arcivescovi di Reggio. 11 G. MANDEL, L’opera completa di Antonello da Messina..., p. 88, note 12-13. 12 F. ARILLOTTA, Reggio nella Calabria spagnola. Storia di una città scomparsa (16001650), Reggio Calabria 1981, p. 270. 13 F. ARILLOTTA, M. MISIANI, P. PORCHI PROVAZZA, I mosaici degli Ottimati, Reggio Calabria 1985, p. 76. 14 «Quinterno» manoscritto, ff. 4 e 5 (confraternita dello Spirito Santo di Scilla), in archivio Arillotta di Reggio Calabria. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (12 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (13 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLE DIOCESI DI REGGIO E DI BOVA TRA XVI E XX SECOLO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C7_arillotta.htm (14 of 14) [29/11/02 9.59.39] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NELLE VISITE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Antonino Denisi Nella prolungata e complessa attività pastorale dell’Arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Annibale D’Afflitto 1, un capitolo importante è rappresentato dalle confraternite. L’argomento è affrontato sotto il profilo giuridico nel corpo della legislazione sinodale 2 che regolamenta l’interessante fenomeno di collaborazione, in prevalenza laicale e maschile, allo svolgimento della missione della chiesa, ma anche - e più diffusamente - nel corso delle nove visite pastorali 3 effettuate alle parrocchie della diocesi, in alcune delle quali era ancora in vigore il rito greco. Questa relazione comprende quindi due parti ben distinte: la prima dispositiva e statutaria, la seconda analitica e descrittiva delle più rilevanti forme associative del laicato nelle confraternite incontrate nel corso delle visite pastorali di cui rimane ampia, anche se non completa, documentazione. Nulla, invece, ho potuto rinvenire nelle 15 relazioni delle visite ad limina 4, se non un generico riferimento ai «molti oratori delle confraternite», distrutti nell’invasione turchesca del settembre 1594, insieme alle altre chiese della città 5. Sull’uno e sull’altro fronte le notizie raccolte aprono uno spiraglio straordinario su tutto un vasto scenario di fedeli laici - quasi sempre contadini o artigiani - dei quali molto poco si ricorda abitualmente anche la storia delle istituzioni ecclesiastiche, protagonisti di iniziative e di un costante impegno per vivere un tipo di fede che, anche se fondata prevalentemente sul culto e sulla più elementare pratica religiosa, costituiva la principale, e spesso unica, forma di vita civile e sociale delle comunità locali. Statuti e costituzioni delle confraternite Nel I sinodo diocesano del 29 dicembre, nella terza parte dedicata alle istituzioni diocesane, i primi cinque capitoli sono riservati a «sodalitates, confraternitates, magistri ecclesiarum et hospitalium regimen», comprendenti statuti e costituzioni delle più importanti forme di associazionismo laicale esistente in diocesi. Riguardano specificamente le «Compagnie» del SS.mo Sacramento e della Dottrina Cristiana, di «qualsivoglia Confraternite et Compagnie fondate o da fondarsi per tutta la diocesi», con due brevi appendici sul governo degli ospedali e sui «Mastri delle chiese quando non sono Confraternite o Compagnie» 6. Negli altri 16 sinodi, celebrati durante i 44 anni di episcopato, il D’Afflitto non torna più a legiferare sulle confraternite. Le poche volte in cui vi si fa riferimento nelle esortazioni file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (1 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO introduttive, denominandole «laicorum sodalitates», è per rilevare che fine del sinodo è anche quello di «richiamare alla disciplina ecclesiastica», insieme alle altre istituzioni, anche le confraternite 7. Nel complesso queste associazioni sono denominate confraternite, compagnie o congregazioni e si richiamano ad associazioni similari con sede in Roma, con adattamenti e riduzioni alla situazione locale 8. Scopo della Compagnia del SS. Sacramento è quello di promuovere, con decoro e splendore, il culto eucaristico nelle celebrazioni ordinarie, ma soprattutto in occasione di processioni, adorazione solenne delle Quarantore e del viatico ai malati. Scopo della Compagnia della Dottrina Cristiana è l’insegnamento del catechismo ai ragazzi «per essere cosa tanto necessaria al christiano la scienza et conoscimento della fede che professa, di tal maniera sapere li misterii di nostra santa religione christiana che ne possi dar conto ad ogn’uno con facilità» 9. Le altre confraternite avranno ciascuna un proprio fine specifico che, in generale, viene compreso nell’espressione «essercitarsi in sant’opere» 10, oppure nel governo dell’ospedale o delle chiese alle quali sono preposte. Una parte considerevole delle norme è riservata alla formazione culturale e spirituale dei confratelli, per cui ognuna deve avere un cappellano, detto comunemente padre spirituale, col compito dell’istruzione catechistica e della celebrazione dei sacramenti, primo fra tutti l’eucaristia, la vigilanza sulla vita morale degli aderenti, che tuttavia è affidata ai responsabili, detti genericamente «officiali», «rettori» o «mastri» delle confraternite. Da notare ancora che l’età minima per entrare a far parte delle confraternite va dai 20 ai 24 anni; un severo esame riservato viene prescritto per accertare l’onestà dei costumi dell’aspirante, con votazione segreta sull’ammissione definitiva da parte di tutti i membri della compagnia 11. Finalmente va tenuto presente che, pur essendo formate prevalentemente da laici, alle confraternite potevano aderire anche i sacerdoti; è detto espressamente negli statuti della Compagnia del SS. Sacramento 12. Molto dettagliata è la normativa riguardante l’amministrazione, l’elezione dei responsabili e la tenuta delle chiese. Si può veramente affermare che la premura del vescovo è orientata alla maturazione dei singoli membri nella fede, alla trasparenza della gestione economica, ottenuta con minuziosi controlli, e alla educazione per il rispetto delle regole che assicuravano il corretto funzionamento degli organi di governo. L’ampia ed articolata rete delle confraternite, estesa a tutte le parrocchie della diocesi, assicurava la manutenzione degli edifici di culto, la formazione delle coscienze di un buon numero di fedeli chiamati a svolgere un largo impegno non solo per il decoro del culto ma anche per l’esercizio, il più diffuso, delle opere di misericordia spirituali e materiali. La rete delle confraternite in diocesi Il numero delle confraternite operanti in diocesi nella prima metà del sec. XVII è rilevante. Gli atti delle Visite sono ricche di notizie che si possono cogliere sia nella parte file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (2 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO riservata alle chiese ed ai sacerdoti che in quella dispositiva dei decreti conclusivi e delle indicazioni pastorali indirizzate ai parroci. Da una visita all’altra le novità sono poche. In genere, la prima visita riporta letteralmente il testo degli statuti, ci sono esortazioni ed imposizioni per il rispetto delle costituzioni di fondazione, la formazione spirituale dei membri e la presentazione dei libri contabili; si nota qualche variazione nel numero dei soci. In quelle successive risalta il compiacimento per la riforma accettata e per le attività svolte; si avverte un processo di normalizzazione che consente di procedere alla costituzione di nuove confraternite, anche per dare adeguate risposte alle esigenze della società che, anche se molto lentamente, si evolve. La linea metodologica che seguirò non è quella di ricercare particolari della realtà associativa, quanto piuttosto di offrire un quadro d’assieme del vasto panorama, formulando qualche osservazione e riportando documenti non ancora pubblicati. Presento, infine, dei prospetti riassuntivi, tenendo presente le grandi aree territoriali in cui è articolata la diocesi: la città di Reggio, la zona latina sul versante tirrenico ed il retroterra aspromontano, la zona grecanica sul versante ionico e preaspromontano. Le confraternite della città di Reggio L’elenco che presento è, ovviamente, solo rappresentativo della situazione reale, nel senso che non di tutte le confraternite esistenti le visite pastorali danno notizia. Anche riguardo all’anno di erezione ed al numero dei confratelli non sempre abbiamo dati precisi. Di molte congregazioni, anche se erette nei decenni precedenti all’episcopato del D’Afflitto, si dice espressamente che vengono rifondate o costituite per la prima volta. Non sempre viene riportato l’elenco o, almeno, il numero dei membri, che, tuttavia, non sembra subire negli anni variazioni notevoli; mentre per alcune rimane vaga l’indicazione della natura e finalità. Come ho rilevato esaminando l’opera pastorale complessiva del D’Afflitto, le confraternite in diocesi di Reggio «servono allo stesso tempo ad alimentare e sviluppare la pietà e le devozioni in mezzo al popolo, ad incrementare l’insegnamento della Dottrina cristiana, ad organizzare l’assistenza ai malati ed ai pellegrini negli ospedali ed ospizi, a curare la costruzione e la tenuta delle chiese, mantenere lo svolgimento del culto, assicurare ai sacerdoti il salario per la celebrazione della messa nelle chiese dove sorgono, ecc.» 13. A Reggio troviamo due compagnie unitarie: quelle del SS. Sacramento e della Dottrina Cristiana; alcune specifiche per artigiani: muratori, sarti, calzolai, medici, pescatori; qualche nuovo tipo rispondente ai problemi propri della città: quella della Carità che assiste i carcerati, i condannati a morte ed i nobili decaduti 14. La Confraternita del SS. Sacramento deve essere esemplare per tutte le parrocchie della diocesi 15. Anche quando la riforma è decisamente avviata il numero dei confratelli non va quasi mai oltre le poche decine di unità, il che consente un rapporto personale tra i responsabili e gli associati, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (3 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO favorendo la loro formazione 16. La Compagnia di S. Carlo Borromeo è stata eretta nel 1612, con 27 confratelli, ma nel 1617 ne ha già 50; essa raduna i muratori (artis fabbricationis) e testimonia la devozione del D’Afflitto per l’arcivescovo di Milano, canonizzato nel 1610 17. La Confraternita della Madonna di Porto Salvo ha sede nell’antica chiesa di S. Matteo, annessa al monastero delle monache, che è andato distrutto dai turchi nel saccheggio del 1594. Nella visita del 1604 è detto che il vescovo l’ha affidata ai pescatori (artis maritimae professantibus) i quali provvedono al necessario 18. I confratelli di S. Maria della Misericordia, presso la chiesa di S. Giuseppe, insieme ai poveri ed agli ammalati, si prendono cura dei carcerati 19. Una Confraternita destinata a colmare un vuoto nella società del tempo è quella della Carità, eretta dal D’Afflitto nel 1616. Si può configurare come una «Conferenza di S. Vincenzo» o una Caritas odierna, col compito di assistere i poveri a domicilio nell’ambito cittadino, con particolare attenzione agli appartenenti a famiglie benestanti cadute in miseria, ai carcerati e condannati a morte, avendo cura di rispettare l’incognito delle persone aiutate e di preoccuparsi anche dei bisogni spirituali degli assistiti. Si accenna anche alla processione del Giovedì santo, durante la quale alcuni confratelli si flagellavano. Si prescrive che questi fratelli non devono farsi riconoscere e non debbono portare lungo il tragitto cibi o bevande: «et in caso che fosse bisogno qualche poco di vino per le discipline, si porti in qualche catino modestamente» 20. Le confraternite della zona latina Le notizie sulle confraternite extraurbane diminuiscono sensibilmente rispetto a quelle del centro. Troviamo cenni generici; per lo più c’è solo l’indicazione che esiste la confraternita, la denominazione e la chiesa che la ospita, poche volte viene riportato l’anno di fondazione e qualche veloce notazione. In generale si può osservare, sia per la zona latina che per quella greca, che in tutte le parrocchie ci sono le confraternite del SS. Sacramento e della Dottrina Cristiana, con adattamenti rispetto a quelle della città. In quasi tutte le chiese succursali si trova una confraternita che porta la stessa denominazione della chiesa 21. Nei paesi più importanti c’è almeno una chiesa in cui ha sede la confraternita del Nome di Gesù e Maria. Ordinariamente possiedono beni mobili e, talvolta, anche immobili, che vengono elencati scrupolosamente; sono governate da «officiali», con a capo il «Mastro» della confraternita, eletti democraticamente con votazione segreta nella ricorrenza annuale del titolare, hanno tutte un padre spirituale per lo svolgimento delle numerose pratiche di pietà 22. Spesso l’arcivescovo deve rilevare che queste confraternite o non hanno alcun statuto o non l’osservano. Per cui è costretto a richiamare le costituzioni formulate nel I sinodo del 1595, oppure nella prima visita dello stesso anno alla parrocchia di Scilla 23. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (4 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO A Fiumara di Muro i rettori della confraternita di S. Giovanni Battista pretendono di nominare loro il cappellano e di rimuoverlo ad nutum. L’arcivescovo deve ricordare le istruzioni «pro bono regimine praedicti hospitalis» ed imporne l’osservanza 24. Alcune confraternite, specie nei paesi, hanno affidata la gestione dell’ospedale e, quindi, i confratelli hanno l’obbligo di assistere gli infermi ed i pellegrini. Loro compito è anche quello di svolgere azione di vigilanza per il rispetto della pubblica moralità, l’osservanza delle feste di precetto, la frequenza all’insegnamento della Dottrina Cristiana ed assicurare la preghiera pubblica per le autorità 25. Nel complesso va sottolineata la larga diffusione delle confraternite, le molteplici finalità di natura spirituale e materiale, la larga partecipazione dei devoti. Si tratta di forme di apostolato laicale che, per quei tempi, sono, espressive di un coinvolgimento della chiesa nei problemi che la società poneva. Va anche rilevato che le visite non forniscono tutte le notizie che desidereremmo circa la loro attività nella vita della chiesa e della società. Questo ci impedisce di valutare l’incidenza effettiva di queste associazioni in relazione alla collaborazione nell’opera di riforma. Altre informazioni possono venire dagli archivi delle confraternite, dove sono conservati, e da quelli delle istituzioni maggiormente proiettati nel sociale, come sono gli ospedali, gli ospizi, i monti di pietà, ecc. Le confraternite della zona grecanica Non ci sono differenze sostanziali nelle parrocchie che conservano il rito greco-bizatino, salvo che per il numero più rilevante. Tale è il caso di S. Agata, dove ogni chiesa ha la propria confraternita e quelle che non ce l’hanno chiedono di poterla erigere. È interessante questa iniziativa dal basso nella costituzione di nuove confraternite. Nella visita del 1610, 31 fedeli della chiesa di S. Antonio, 23 di quella del Rosario e 24 di quella di S. Pietro si presentano al vescovo chiedendo di potersi costituire in confraternita e, seduta stante, il 23 maggio, ricevono l’autorizzazione, con riserva di spedizione formale della bolla 26. A Mosorrofa il D’Afflitto impone la confraternita del SS. Sacramento «prout instanter petitur a nonnullis devotis» 27. Sul piano giuridico per erigere una confraternita era necessaria una autorizzazione espressa del vescovo. Nel Sinodo del 1595 è detto espressamente: «Tutti et qualsivoglia Confraternita et Compagnia, doppo che con la nostra licenza saranno congregati per essercitarsi in sant’opere et haveranno ottenuto la bolla dell’eretione et fondatione» 28. Tra le prescrizioni lasciate a S. Lorenzo per il vicevicario c’è la seguente: «Et fuit mandatum rev.do vicevicario quod de novo non instituat Confraternitates et Sodalitates, ... sine expressa Ordinarii licentia, sub poena carcerationis mensium duorum, privationis fructuum et aliis reservatis» 29. La compagnia del SS. Sacramento è stata eretta a S. Lorenzo nel dicembre 1598. Da quella data non sono stati presentati i conti per la necessaria approvazione, secondo le prescrizioni sinodali. L’arcivescovo usa indulgenza e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (5 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO si limita a minacciare di far pagare in proprio i rettori, nel caso dovessero continuare a trascurare di esibire i libri contabili 30. In effetti a S. Agata neppure le confraternite già esistenti sono in regola. Tutti gli intervenuti, anche se non sono confratelli, partecipano all’elezione degli ufficiali. L’arcivescovo ordina di uniformarsi alle norme del sinodo. Per i rettori prescrive che siano eletti dai sindaci e dal vicevicario 31. Evidentemente il metodo di elezione poteva variare secondo tradizioni locali. A Motta S. Giovanni c’era l’abitudine di spogliare il defunto appartenente alla confraternita, per ricuperare l’abito. L’arcivescovo lo proibisce severamente 32. Quanto ai beni posseduti, ritorna frequente l’invito a non sperperare in «banchetti ed ubbriachezze» le entrate delle elemosine, raccolte con la contribuzione mensile dei confratelli 33. A conclusione si può rilevare come il fenomeno delle confraternite sia presente dovunque nella diocesi di Reggio: in città come nelle parrocchie della periferia, fino ai nuclei di fedeli dispersi nelle frazioni rurali. Dopo quella del clero i membri delle confraternite costituiscono la componente più attiva ed appariscente di una chiesa che ha una parola da dire nei problemi della gente ed in mezzo ad una società che non offriva molti spazi alla vita economica, sociale e culturale delle popolazioni. Note 1 Annibale D’Afflitto nacque a Palermo intorno al 1560. Compì gli studi a Bologna e Padova dove si laureò, insieme a S. Francesco di Sales, in utroque iure. Nominato arcivescovo di Reggio Calabria nel 1593 giunse l’anno successivo in diocesi, dove svolse un’intensa azione riformatrice per ben 44 anni, fino alla morte sopraggiunta nel 1638. Fu vescovo di profonda spiritualità, severo rigore ascetico ed efficace pastoralità tridentina, prendendo a modello la vita ed i metodi pastorali dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo. Cfr. G. FOTI, Vita del Venerabile Servo di Dio Annibale d’Afflitto, Arcivescovo di Reggio Calabria, Roma 1681; G. MINASI, D. Annibale D’Afflitto, Patrizio Palermitano, Arcivescovo di Reggio Calabria, Napoli 1898. 2 Durante i 44 anni di episcopato il D’Afflitto, celebrò 17 Sinodi diocesani ed un Concilio provinciale (1602) in media uno ogni due anni e mezzo. Fra tutti grande importanza assume il primo del 1595 perché vi sono affrontati sistematicamente i principali problemi della vita religiosa, morale e sociale della diocesi. I manoscritti si trovano presso l’ARCHIVIO STORICO DIOCESANO DI REGGIO CALABRIA (= ASDRC). Gli atti del I Sinodo del 1595 sono stati pubblicati, insieme agli atti della I Visita Pastorale e la relazione della prima visita ad limina, da A. DENISI, L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto, Arcivescovo di Reggio Calabria (1594-1638), Roma, La Goliardica Editrice Universitaria 1983. 3 Il D’Afflitto considerava la visita pastorale come lo strumento più idoneo per conoscere la diocesi, premessa indispensabile per governarla proficuamente. Nel suo lunghissimo episcopato visitò nove volte l’intera diocesi, facendo registrare tutto minutamente. Di cinque visite abbiamo gli atti completi; delle altre possediamo parti significative. La più importante rimane la prima, compiuta negli anni 1594-95; nelle successive molte notizie si ripetono. Sono 18 volumi manoscritti, per un complesso di 8.700 fogli, scritti su entrambe le facciate, in cui si trova una file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (6 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO minuziosa ed accurata descrizione di ogni paese della diocesi - zona latina e greca - di ogni chiesa, della vita religiosa, morale e sociale del clero e dei fedeli, istituzioni ecclesiastiche e civili, beni economici ed artistici, dati statistici, inventari, questionari, decreti, ecc. Gli atti delle Visite Pastorali del D’Afflitto costituiscono il corpo documentario più antico e completo dell’ASDRC. 4 Le relazioni delle 15 Visite ad limina apostolorum effettuate dal D’Afflitto, sempre per mezzo di procuratori per non venir meno alla residenza, si trovano presso il fondo della Congregazione del Concilio (oggi del Clero) nell’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO (= ASV). 5 Visita ad limina (1595), in A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 398. 6 I Sinodo (1595), ivi, pp. 368-379. 7 Sinodo 6° del 14 agosto 1612. Sinodi, vol. I, f. 171 v, presso l’ASDRC. 8 La Compagnia del SS. Sacramento era aggregata all’arciconfraternita omonima di s. Pietro in Roma. Quella della Dottrina Cristiana si richiama ad altra della medesima denominazione fondata da Pio V nel 1572 e riformata da Gregorio XIII nel 1576. 9 Sinodo del 1595, in A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 372. 10 Ibid., p. 375. 11 Ibid., p. 378. 12 «Riceveranno li fratelli tutti sorti diligenti, cioè preti, gentilhuomini, artigiani et altre persone onorate». Ibid., p. 371. 13 Ibid., p. 39. 14 Nei decenni successivi la confraternita della Carità è denominata anche «del Sangue di Cristo» o «dei Bianchi». La chiesa presso la quale i confratelli si radunavano era detta «del Santo Cristo» e sorgeva sul Largo Amalfitano, lungo la strada di S. Giorgio de Gulpheriis. Cfr. A. DE LORENZO, Monografie di storia reggina e calabrese, Reggio Calabria 1888, pp. 48-51. 15 Nella visita del 6 maggio 1617 è detto: «SS. Sacramenti cultus et celebratio non modo conservetur et augeatur, sed illius exemplo ad huiusmodi cultum pietatisque et misericordiae imitationem, aliae ecclesiae per dioecesim amplius accendantur». Visite (1617) f. 293 r et v. 16 Gli appartenenti alla compagnia del SS. Sacramento seguono il seguente andamento numerico: nel 1617 sono 45, nel 1628 ancora 45, nella visita del 1635-37 passano a 54. 17 Negli atti della visita del 1617 è detto: «ecclesia noviter dicata divo Carolo archiepiscopo Mediolanensi, quae olim nuncupabatur S. Nicolai de Cleonomo». Visite (1617) ff. 324-325. 18 Visite (1606) f. 93 r. 19 «Congregantur fratres S. Mariae de Misericordia quotidie, curam gerunt pauperum, infirmorum huius civitatis et carceratorum, maxima cum diligentia et charitate». Visite (1628) 178 r. 20 Visite (1617) ff. 306 r et v. 21 In quelle chiese che non hanno una confraternita canonicamente eretta c’è sempre un gruppetto di fedeli, che abitano nei dintorni, i quali si prendono cura del decoro dell’edificio, dell’amministrazione dei beni e delle elemosine, provvedendo al sacerdote che celebra la domenica e nelle numerose feste di precetto. Cfr. Sinodo del 1595, in A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 379. 22 Le quattro confraternite di Calanna «ex antiqua consuetudine simul uniuntur et omnia necessaria suppeditant circa fabbricam et ornatum ecclesiarum». Visite (1631-35) f. 310 v. 23 Ad Arasì, ancora nel 1606 si osserva: «Sodales non vacant exercitiis spiritualibus. Ad unguem observent instructiones et regulas tam in exercitiis spiritualibus faciendis quam in coeteris rebus ad regimen et emolumentum ipsius sodalitatis spectantibus». Visite (1606) f. 914. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (7 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO 24 Visita del 1595 in A. DENISI, L’opera pastorale ..., pp. 212-216. 25 Tra gli esercizi spirituali che devono praticare i confratelli, a Fiumara, c’è quello di «riprendere tutti quelli che biastemano, che non guardano le feste, et che non vanno alla dottrina christiana». Visite (1606) f. 914. Quanto alla preghiera per le autorità, nella visita del 1595 c’è questa prescrizione: «in tempo di guerra, peste et fame faranno processioni con devotione; pregheranno sempre Nostro Signore Dio per il felice stato della Santa Chiesa, per Sua Santità et Maestà, con tutta la casa reale, per la Signora Baronessa della Terra et per tutto il popolo christiano». A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 214. 26 Riporto la domanda dei fedeli della chiesa di S. Pietro, con il relativo rescritto vescovile: «Ill.mo e Rev.mo Monsignore, l’infrascritte et devote persone della città di S. Agata, supplicando fanno intendere a V.S. Ill.ma come desiderano unirsi et far congregatione seu confraternita sotto il titolo et fundatione di S. Pietro, nella quale confraternita si potessero essercitare in spirituali esercitii. Perciò, havendo determinato far questa santa opera, supplicano humilmente a V.S. Ill.ma resti servita darci licentia et facultà d’effetuare cossì santo esercitio, supplicando ancora l’assegni il loco, desiderando andare per humiltà nell’ultimo loco nelli processioni. E il tutto si riceverà in gratia di V.S. Ill.ma. Ut Deus». Le altre domande chiedono anche di poter vestire l’abito adatto da confratelli. Ed ecco il rescritto del vescovo: «Erigatur et fundetur, in nomine Domini, retroscripta sodalitas in ecclesia S. Petri et gestent saccos albos, servata in omnibus et per omnia, forma constitutionum nostrae primae sjnodus dioecesanae, parte 3, capite I. Et expediatur bulla in forma. Datum in civitate S. Agathae, die 23 mensis maij 1610». Visite (1610) ff. 615 r et v. 27 Visite (1618) f. 428 v. 28 A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 375. 29 Ibid., p. 290. 30 La prescrizione dice: «ob id essent significandi et condemnandi; nihilominus, attenta potius eorum ignorantia quam malitia, fuit, pro hac vice tantum, clementer per Suam Rev.mam Dominatinem dispensatum. Cum comminatione et iniunctione quod si de coetero non paruerint, condemnabuntur ad solvendum de proprio, praeter alias poenas quas ipse, suo arbitrio, reservat». Visite (1605) f. 81 v. 31 Visite (1605) f. 337 v. 32 «Sodales omnes, involuti saccis sepeliantur vel in sindone circumvoluti». Visite (1610) f. 413 r. 33 Per Montebello: «Item, mandatur su poena excomunicationis et aliis arbitrio nostro reservatis, omnibus et quibuscumque clericis, magistris confraternitatum, confratribus, aliisque cuiuscumque gradus et conditionis, quod in festibus et sollemnitatibus quarumcumque ecclesiarum, etiam in die Jovis sancti, non audeant coenas parare, nec dulciaria seu collationes et potationes ex vino distribuere, in dictis ecclesiis eorumque coemeteriis seu convicinis locis earundem eccesiarum, neque alibi ex eleemosinis ecclesiarum, nisi de nostra licentia». A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 278. Anche a Pentidattilo si ordina espressamente che i rettori delle confraternite non devono dissipare le elemosine: «ne consumentur in commessationibus et ebrietatibus». Ibid., p. 288. Appendice Nel volume da me curato dal titolo L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto, Arcivescovo di file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (8 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Reggio Calabria (1594-1638), La Goliardica, Roma 1983, alle pagine 368-379, vengono riportati gli statuti di alcune confraternite, ed in particolare di quelle del SS. Sacramento, della Dottrina Cristiana ed alcuni schemi con cui debbono essere governate tutte le altre costituite presso chiese, ospedali o altre istituzioni della diocesi. Rimandando a quegli statuti, registrati nel Sinodo diocesano del 1595 e che vengono continuamente richiamati nel corso delle visite pastorali, ho ritenuto opportuno trascrivere in questa appendice gli statuti della Confraternita della Carità, fondata nel 1616, e quelli del SS. Rosario che, pur risalendo al pontificato di Pio V, portano l’impronta del D’Afflitto. Trascrivo inoltre il resoconto effettuato in occasione della visita pastorale che il D’Afflitto ha fatto alla città di Reggio nel 1617. Statuti e relazioni delle nove confraternite di cui si riporta il testo manoscritto originale. Le confraternite visitate sono così denominate: 1. - Confraternita della Carità, fondata nel 1616. 2. - Confraternita del SS. Rosario, risalente al pontificato di Pio V. 3. - Confraternita di S. Maria de Conceptione (Immacolata), presso la chiesa de Melissa, fondata nel 1520. 4. - Confraternita Beata Vergine de Conceptione, presso la chiesa de Pennis, 1601. 5. - Confraternita S. Michele Arcangelo lo grande, fondata nel 1493. 6. - Confraternita S. Michele Arcangelo lo piccolo, senza data di fondazione. 7. - Confraternita Vergine di Portosalvo, dei marinai, fondata nel 1604. 8. - Confraternita di S. Giuseppe, fondata nel 1552. 9. - Confraternita di S. Carlo, dei mastri muratori, fondata nel 1612. Gli statuti presentano disposizioni e dettagli che non si ritrovano in quelli codificati nel Sinodo del 1595, non solo per quanto riguarda la vita spirituale e morale dei confratelli, ma anche per le finalità ed attività previste, maggiormente qualificate sul piano sociale. Si parla, infatti, di assistenza spirituale, oltre che ai malati di sepoltura da dare ai poveri; l’assistenza materiale ai poveri viene estesa agli appartenenti a famiglie benestanti cadute in povertà, con particolari accorgimenti di riservatezza per rispettare il loro decoro sociale. Almeno quattro di queste associazioni sono sorte durante l’episcopato del D’Afflitto, segno di una sua iniziativa promozionale. Della confraternita della Carità, presso l’ospedale di S. Margherita, viene riportata la bolla di erezione in data 1 aprile 1616. Da sottolineare l’iniziativa laicale testimoniata da una lettera di richiesta indirizzata all’arcivescovo da 11 sottoscrittori espressamente elencati. Dalle dettagliate relazioni emerge la consistenza numerica con l’elenco nominativo dei soci, la composizione laicale di ogni classe sociale, con qualche sparuta presenza di sacerdote e chierico, i cognomi delle famiglie reggine del tempo, ed infine qualche cenno ai beni in dotazione alle singole confraternite. Si avverte la particolare attenzione e qualche eccezione privilegiata per le confraternite assistite dai domenicani e gesuiti, con una stima singolare per questi ultimi che vengono richiesti per le esortazioni in occasione delle elezioni. Ed ora, ecco la trascrizione di statuti e relazioni delle nove confraternite. Visitatio civitatis 1. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (9 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Visitatio Sodalitatis Charitatis Die 26 mensis Maij 1617 Prosequendo ipse Rev.mus Dominus visitationem Confraternitatum huius civitatis, hodie, supradicta die, visitavit dictam Confraternitatem, et comparuerunt offitiales infrascripti, cum bulla erectionis, eorum institutionibus et libris accepti et expensi, et coeteris necessarijs pro recta visitatione, prout fuerunt requisiti. Et offitiales et ministri qui comparuerunt sunt infrascripti: Jacobus Laboccetta, rector; Johannes Vincentius Foti et Franciscus Bosurgi, assistentes; Paulus Loghoteta, secretarius; Johannes Dominicus Filocamo, thesaurarius; Franciscus Suppa et Joseph Marra, sacristae; Petrus Melissari et Pompeus Moriscianus, eleemosinarij; Didacus Parisi et Antoninus Morabito, nuntij; Johannes Oliva et Nicolaus Oliva, ostiarij. Bulla erectionis est tenoris sequentis: Annibal De Afflictis, Dei et Apostolicae sedis gratia Archiepiscopus Rheginus, universo clero et populo huius nostrae Rheginae civitatis (300 r) salutem in Domino. Noveritis quod pro parte nonnullorum devotorum eiusdem civitatis, cupientium magis ac magis in dies in Domino proficere ac eius famulatui propensius se dicare et in eius vinea fructus bonos facere, fuit nobis humiliter porrecta supplicatio tenoris sequentis: Ill.mo et Rev.mo Monsignore, Paolo Loghoteta, Scipione Prato, Bernardino Malgeri, Ottaviano Parisi, Giuseppe di Capua, Cesare Benassai, Jacomo Laboccetta, Gioanne Stapani, Pietro Melissari, Gioanne Domenico Filocamo, Gioanne Vincenzo Foti et altri devoti, desiderosi essercitare l’opere di carità nella Confraternita sotto questo santo nome, supplicano V.S. Ill.ma concederli licentia et la sua santa beneditione, acciò nella chiesa et loco ben visto a V.S. Rev.ma si possi fundare et erigere detta Confraternita et governarsi con le regole et instruttioni et portare l’insegne et habito che a V.S. Rev.ma parerà, offerendosi prontissimi obedirli et esseguirli per beneficio dell’anime loro et del prossimo. Con ogni riverenza et obedienza, ricevendo tutto a gratia et favore particulare. Et per Nos, attenta praedictorum petitione, fuit interpositum decretum tenoris sequentis: Fundetur et erigatur Sodalitas praedicta in Hospitali Sanctae Margheritae huius civitatis, in quo componatur oratorium et coetera necessaria quae opus erunt, pro adiumento et commodo dictae Sodalitatis, servata, in omnibus et per omnia, forma instructionum prout in prima nostra Sjnodo dioecesana et etiam quae specialiter (300 v) dictis Sodalibus traditur observanda in eorum regulis et statutis. Et ad futuram rei memoriam expediatur bulla fundationis et erectionis in forma, in nomine Domini. Datum Rheggij, 25 Martij 1616. † Annibal Archiepiscopus Nuper vero, ex eorundem parte, fuit nobis denuo supplicatum ut de huiusmodi erectione bullas in forma authentica, ad futuram rei memoriam, expedire dignaremur. Nos enim, piis eorum desideriis similiter inclinati, et ut in futurum de dicta erectione authentica fides appareat. (Unde) auctoritate nostra ordinaria, qua in his fungimur, ac omni alio meliori modo, via et forma quibus de iure melius possumus, erectionem praedictae Sodalitatis, nuncupatae della Carità, in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (10 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO dicto Hospitali S. Margheritae, confirmamus, approbamus, ratificamus et creamus. Et, quatenus opus est, de novo in perpetuum erigimus, ita quod praedicti oratores, eorum successores in Sodalitate pro spe existentes, pro exercitiis spiritualibus et aliis negotijs ad regimen et spirituale exercitium Sodalitatis pertractandis, discutiendis et concludendis in ipsomet Hospitali S. Margheritae, in una se convenire valeant. Dantes eisdem paesentibus sodalibus, et successive futuris, facultatem gestandi talares saccos ex panno lineo, vulgo nuncupato tela di Borgogna, cum cingulis, pileis, palliolis seu mantellettis et calceamentis leonini coloris, etiam in processionibus pubblicis, ac quaestuandi et ab omnibus Christi fidelibus eleemosinas exigendi, amotis capsulis ab oratoriis, iuxta formam constitutionis Clementis Papae VIII, felicis recordationis, easque expendendi. Servata in omnibus formam capitulorum seu constitutionum primae nostrae Sjnodus dioecesanae habitae anno 1595, pars. I, cap. 3°, pro universali regimine Sodalitatum emanatorum, et ea etiam quae specialiter (301 r) dictis sodalibus traditis sobservanda, in eorum regulis et statutis. Mandantes omnibus et singulis nostrae iurisdictionis, mediate vel immediate subiectis, sub poena obaedientiae et aliis arbitrio nostro, quod in huiusmodi confratres et sodales recipiant et tractent, dantes omne auxilium et favorem, ita quod ipsa Sodalitas, semotis impedimentis, vim, magna populi aedificatione, in dies magis a magis crescat. In cuius rei testimonium, has praesentes, quas propria manu subscripsimus, per infrascriptum Curiae nostrae actuarium fieri, ac sigilli nostri impressione muniri mandavimus. Datum Rheggij, in Archiepiscopali Palatio nostro, die prima mensis Aprilis 1616, Pontificatus SS.mi D. N. D. Pauli divina providentia Papae quinti, anno eius undecimo feliciter. Amen. † Annibal Archiepiscopus Locus sigilli. Ill.mus et Rev.mus Dominus Archiepiscopus mandavit mihi, Presbitero Nicolas Francisco de Mesiano, actuario (301 r). Statuta supradictae Sodalitatis sunt quae sequuntur: Statuti della Confraternita della Carità, eretta in questa città di Rheggio al primo del mese di Aprile, l’anno 1616. Cap. I Del numero di officiali, modo e forma di eligerli. Per il buon governo della Compagnia, la prima domenica dopo (301 v) l’ottava del SS.mo Sacramento, ogni anno, faranno li fratelli l’elettione di loro officiali, cioè il Rettore, doi Assistenti seu Consiglieri, un Cappellano, un Segretario, un Maestro di novizij, doi elemosinieri per ogni parochia della città, doi Nunzij, un Sacristano, un Portinaro, un Camerlingo, seu Casciero; la quale elettione si dovrà fare dopo confessati e comunicati li fratelli, e notificata otto dì prima per farsi qualche oratione a devotione particolare per la bona elettione in soggetti qualificati et a proposito da tante opere pie e spirituali che haverà di maneggiare la Compagnia. Venuta dunque la suddetta giornata, che sarà la prima domenica di ogni anno dopo pranzo nel solito oratorio, con intervento di un padre della Compagnia di Giesù ovvero altro padre; e stando a sedere tutti quattro al tavolino, cioè il Rettore, il Padre che farà l’esortazione et Assistenti, et alli banchi ordinarij gli altri fratelli. Piglieranno li voti scritti ch’ognuno havrà portato scritto in una cartella del nome e cognome di quell’officiale a chi vorrà concorrere, incomenciando dal Rettore. E file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (11 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO li doi fratelli ch’havranno più voti al Rettorato resteranno per primo et secondo Assistente. E fornita l’elettione di tutti si dirà il Te Deum laudamus; e dopo haver detto il Padre che haverà assistito quattro parole d’esortatione all’officiali e fratelli intorno all’(302 r)osservanza delle constitutioni e carità fra loro e del prossimo, se ne anderanno a case loro. Et attenderanno l’officiali vecchi haveranno a carico, informandosi di quello doveranno fare nell’amministrato loro e li negotij che restano di spedirsi et aggiustando li conti con il Camerlengo passato di tutto lo introito et esito del suo amministrato, per vedersi nella prima congregatione. Cap. II Dell’offitio di ciascun officiale et prima del Rettore. Il Rettore procurerà, con ogni diligenza, l’osservanza delle regole le congregationi ogni domenica. E quella che sarà prima del mese, confessione e comunione, osservando sempre con il Maestro di novizij l’andamento, vita e costumi di tutti fratelli, acciò da nessuno di loro si senta cosa sconcia et inconveniente a tal Compagnia. Et essere avvisato dalle gose (sic) ch’alla giornata succedono alla città e diocesi da possersi abbracciare e maneggiare da confrati per essercitare la carità e proponerli in congregatione, acciò a suo loco e tempo si dispongano per la salute spirituale, pace et quiete e soccorso alle necessità del prossimo, etiandio temporale, ch’è il principale (302 v) instituto della Confraternita della Carità. Et ogni volta che si gionteranno chiameranno o padre della Compagnia o altro padre a farsi l’esortatione, che sederà al tavolino con esso Rettore e li dui Assistenti, intervenendo alli loro esercitij spirituali. Et al principio d’ogni Congregatione piglierà conto di quanto havranno eseguito li fratelli, in particolare delli negotij che se li hanno incaricato per vedersi l’esecutione et il fine che gli si dà. Et procurerà anco chiamare sempre ad ogni congregatione e loro spirituali esercitij il proprio loro curato di San Giorgio, acciò resti appieno informato d’ogni cosa et habbi la dovuta corrispondenza con l’altri Rettori della città, per li negotij che vanno succedendo, dove si doveva impiegare la Confraternita. Delli Assistenti seu Consiglieri I doi Consiglieri, con il padre che farà l’esortatione, assisteranno sempre a tutte le congregationi, sedendo tutti quattro al tavolino con il Rettore. Et il secondo Consigliero, che sarà il minore d’età, noterà in un libretto li fratelli che mancano, per darne poi nota alli Nuntij per sapersi la cagione del mancamento, si è infermità o absentia. E l’altro Consigliero terrà parimenti (303 r) il suo libretto per notare l’opere di carità che s’havranno da eseguire quel mese dalli fratelli particolari, alli quali s’havranno incaricati, a finché se ne pigli conto. La prima cosa, in ogni principio di congregatione, che dovrà esser preposto dal Rettore. Del Cappellano L’officio del Cappellano sarà tenere tutte le cose dell’altare limpie e devotamente accomodate, con tutti l’apparecchi necessarij per la comunione, litanie et altre devotioni che si doveranno fare dalli fratelli. Et assieme con li deputati delli poveri per le parochie alla distributione dell’elemosine, che si farà haver cura particulare delli fratelli ammalati, visitandoli e consolandoli, tenendo buona intelligenza, particolarmente con i parochiano della curata di S. Giorgio de Gulferij, per quello che file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (12 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO fosse bisogno dell’opera sua, per aggiuto della Compagnia; servendosi di quella campana per convocar li fratelli. E di tutto il resto che bisognasse, anco per servitio dell’ammalati dell’Hospidale e nel sepelire anco li poveri per le parochie, intervenendo con li propri curati e far provedere delle cose necessarie, conforme al Rituario Romano (303 v). Del Segretario Il Segretario sarà persona diligente nella scrittura, havendo cura particolare che nel tavolino dove sedono l’officiali si sij buon recapito di scrivere. Terrà in suo potere il sigillo della Compagnia. Li sui armi sono il nome di Giesù, con lettere attorno che dichino Charitas. Terrà anco tre libri grandi: e nel primo saranno notati tutti li nomi, cognomi e patria delli fratelli; nel secondo tutti li beni della Confraternita, mobili e stabili, et nota di tutte l’elemosine che si fanno, con le altre spese ordinarie et straordinarie che si possino confrontare con il libro che tenerà il Camerlengo; nel terzo si noteranno tutte le determinationi et resolutioni che si faranno nella Confraternita, in ogni congregatione et giuntamento che faranno, notando sempre quel padre della Compagnia di Giesù, ovvero altro che haverà assistito in quel giontamento. Del Maestro di Novizij Il Maestro di Novizij sarà persona di età matura et a guisa di Maestro di cerimonie della Compagnia, instruendo li fratelli in che modo si havranno da esercitare nell’opere della carità, il silentio ch’havranno d’osservare, non solamente nell’oratorio, ma in tutte la chiese, dove non s’ha da murmurare di fatti di nessuno, né di (304 r) trattare altre facende né negotij non toccanti a spiritualità et alle opere di carità. E che nell’oratorio nessuno entri con spada, né si faccino prattiche soverchie per li fratelli che s’haveranno da ricevere; e che siino d’età legitima e non contumaci di civile o criminale e di buona vita e costumi, acciò d’ogni cosa sii ben informato il Rettore, prima di proponerli in congregatione. Delli Elemosinieri Li Elemosinieri s’eligeranno tre volte l’anno, non durando l’offitio loro se non quattro mesi, acciò possino soffrire il travaglio e se ne faranno dua per ogni parochia, che saranno sedeci in tutto. E terrà ogni buona corrispondenza con il suo parochiano, sapendo li poveri ed infermi che ci sono e li giorni che s’ha da cogliere l’elemosina e distribuirsi ai poveri. E particolarmente stare avvertiti della carità che si dovrà dare alli poveri vergognosi et altri genti honorati; che non si facci pubblicità se non con ogni secreto debito, confidando con il parochiano solamente o del Penitenziero o di qualche padre della Compagnia, acciò non si sappi né pubblichi la persona (304 v). Et a questi tali sarà sempre bene soccorrerli con denari et effettivamente farci comprare grano e pagare qualche debito. Delli Nuntij Li doi Nuntij assisteranno sempre con il Rettore per li bisogni della Compagnia. Si eligeranno persone disbrigate e di buona gamba, acciò possino andare per tutto, dentro e fuori la città dove file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (13 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO bisogna, e siino di poche parole e non pubblichino cosa alcuna di quanto il Rettore li commette et di quello che si tratta in congregatione. Come dovranno anco fare tutti li fratelli, e con molta obbedienza, senz’altra replica eseguiscano quanto s’egl’incarica. Del Sacristano Il Sacristano sarà obbediente a tutti officiali, in particolare al Cappellano, con il quale terrà buona corrispondenza e terrà anco apparecchiate le cose necessarie dell’oratorio per li esercitij spirituali, sepelir li fratelli e poveri e far provedere di magniare e lume a quelli che s’hanno da (305 r) giustiziare. Et all’infermi che muoiono nell’Hospitale, farci assistere sempre il suo parochiano di S. Giorgio et altri religiosi per aggiutarli a ben morire, avvisando delli mancamenti al Rettore con molta diligenza. Del Portinaro Il Portinaro assisterà sempre alla porta dell’oratorio, alla quale attaccata la nota e catalogo di tutti fratelli. E non lascierà entrare homo vivente che non sij confrate, senza licenza espressa del Rettore, eccettuato il cappellano di S. Giorgio de Gulferio, che potrà e dovrà intervenire a tutte le congregationi et esercitij di fratelli, acciò ch’ogni cosa, per minuta che sia, ne resti ben informato, per l’intelligenza che conviene tenere con l’altri curati della città et Elemosinieri. Sarà il primo all’andare e l’ultimo a partirsi. E non solamente havrà cura delle cose della porta dentro, ma della porta fuori, quando li fratelli saranno congregati non si mettano genti ad ascoltare quello che si tratta. Et la chiave dell’oratorio portarla sempre seco, et in caso di legitimo impedimento non consegnarla a nessuno senza licenza del Rettore (305 v). Del Camerlingo seu Casciero Il Camerlingo tenerà il suo libro dell’introito et esito, bene agiustato di tutto il denaro che entrerà in suo potere, ordinario et extraordinario, et non pagherà cosa alcuna senza mandato firmato dal Rettore et Assistenti, sottoscritto anco dal Segretario. Et ne piglierà ricevuta dalla persona a chi si paga. Et essendo elemosina secreta, che non conviene nominarsi la persona, si farà il mandato diretto ad un padre della Compagnia, overo al proprio curato o penitenziero; e basterà per sua cautela che qualsivoglia di loro facci ricevuta. Riscuoterà da tutti fratelli una a aquila il mese, per le spese necessarie ch’occorrono farsi nell’oratorio. Cap. III Della età, qualità di fratelli e loro spirituali esercizij. Li fratelli tutti saranno d’età d’anni vinti almeno, di boni costumi e fama, pacifichi, senza niuna sorte di inimistà e non contumaci della Corte o criminale o civile, di qualità tale che si scorga in loro attitudine a questi santi esercizij di possersi a loro giovare nel spirito et al prossimo, havendo dato qualche saggio della vita ... (306 r). La frequenza di santi sacramenti e qualche opera pia c’havessero administrato. Ogni prima domenica del mese di confessaranno e comunicaranno nel proprio loro oratorio, overo al Gesù; e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (14 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO dopo haver fatto un poco d’oratione e congregatione, anderà ciascheduno a sentire predica dove li parerà. Uniti tratteranno dell’aggiuto loro spirituale primieramente, e dopo del prossimo, intorno alla pace che s’haverà da fare, elemosine che si dovranno raccogliere e distribuire, visita d’ammalati e carcerati, sotterar li morti, aggiuto a ben morire li condannati della giustizia, consolandoli tre dì et notte continue, accompagnarli al patibolo. E dopo ch’havranno finito le conferenze e tutti li negotij, prima di partirsi diranno devotamente, senza cantare, le litanie de’ santi con le preci et orationi solite. E con questo se n’anderà ogniuno in pace. E qualsivoglia di fratelli che mancherà tre volte, senza legitimo impedimento, di uno di questi spirituali esercizij, come sono confessione, comunione. Et gionta la prima domenica et altre domeniche e feste, sij casso senza altra cerimonia; e non s’ammetta più, eccettuato quelli fratelli che sono della Congregatione del Gesù, alli quali sij lecito frequentare la loro Congregatione del Gesù, alli quali sij lecito frequentare la loro Congregatione et alli suoi (306 v) tempi confessarsi lì e comunicarsi. E non s’intenda mancare alla Confraternita quante volte vanno lì, overo che il Prefetto loro l’occuperà nelli loro esercizij et instituti. Faranno ogn’anno tre processioni: il giorno et ottava del SS.mo Sacramento et il Giobbia (sic) santo dopo pranzo, ammettendo in compagnia loro tutti e qualsivoglia devoti che vorranno disciplinare. Et alle ventiquattr’hore si raccoglieranno, acciò possino con tempo andarsene ogn’uno a casa sua, prima che si serrino le porte della città. A queste processioni, et a quelle anco ch’accompagnano alcun fratello a sepelire, come ad altri che vanno a giustiziati, dovranno intervenire tutti, senza mancare alcuno. Al sepelire poi l’altri poverelli, basterà che vadino almanco dodici per accompagnare il SS.mo Crocifisso, con dui candelieri lunghi di legno, con doi blandoni accesi. In tutte le processioni il Pendone, non li porteranno se non li fratelli della Compagnia cola faccia coperta. E nella processione di disciplinanti il Giobbia santo, dove anderanno dei devoti, tutti porteranno sacchi di battenti, senza insegna particolare che possino essere conosciuti, se non sacchi comuni. Come (307 r) anco dovranno fare li propri fratelli della Compagnia che si vorranno battere. Et a modo alcuno, né per strada né per l’oratorio, si porti vino, né confettioni per magniare e bevere li fratelli che si battono; et in caso che fosse bisogno qualche poco di vino per le discipline, si porti in qualche catino modestamente. Sodales qui in praesentia adscripti sunt supradictae Sodalitati. Paolo Loghoteta Cesare Benassai Camillo Sirti Gio. Domenico Trapani Francesco De Masi Gio. Pietro Politi Giuseppe Capua minore Pietro Melissari Gio. Domenico Filocamo Diego Parisi Sebastiano Lamantia Francesco Suppa Paolo Bosurgi Francesco Bosurgi Marc’Antonio Speranza Paolo Capurri Gio. Domenico Spanò Pietro Spanò Giuseppe Rota Gio. Domenico Barone Ottaviano Parisi Francesco Lapalla Lattanzio Spanò Jacopo Laboccetta Coletta Oliva Gio. Vincenzo Foti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (15 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Gioanne Oliva Geronimo Capurso (307 v) Paolo di Miceli Francesco di Miceli Cesare Bosurgi Gio. Andrea Cama Simeone Schimizzi Giuseppe Mazza Pompeo Morisciano Pietro Foti di Gio. Domenico Geronimo Foti Bartuccio Melissari Gio. Simone Spanò Martino Oliva Francesco di Pietro Cola Maria Valentino Oratio Campolo Gio. Pietro li Chiani Filippo Ijdari Cesare di Bitto Paolo Marra Gio. Domenico La Iuvara Filippo Bunulo Antonino Morabito Francesco Romeo Ottavio Mandica Cola Maria Menga Marc’Antonio Cavagliotta Cola Maria Marino Salvatore Arcudi Battista Rota Giando Macroleo Francesco Pellicanò Virgilio Musco Nunzio Politi (308 r) (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 300 r-308 r) 2. Visitatio sodalitatis Santissimi Rosarij Die 28 mensis maij 1617 Post visitationem Sodalitatis Charitatis, visitavit ipse rev.mus Dominus Sodalitatem SS.mi Rosarij. Et comparuerunt frater Joseph Monsolinus, Hierosolimitanae religionis, Johannes Antonius Genuensis, Santonius Gatto, Paulus Jaria, Consalvus Genuensis, Petrus Gatto, Antoninus Furnari, Paulus de Diano, Petrus Angelus Novello, Lucas Strati, offitiales Sodalitatis, cum eorum constitutionibus et libris accepti et expensi, et coeteris necessariis ad visitationem, prout fuerunt requisiti. Et fuit Sodalitas praedicta olim erecta, auctoritate ordinaria, in conventu Fratrum Ordinis Praedicatorum, nuncupata il SS.mo Rosario, virtute bullae Pij Papae quinti, felicis recordationis, per quam conceditur Religioni Ordinis Praedicatorum ubique locorum, Sodalitates praedictae erigere posse sub titulo SS.mi Rosarij. Utuntur praedicti confratres saccis albis cum almuccceis, seu mantellettis, nigris. Et intersunt pubblicis processionibus. Et anno quolibet, die sabbathi sancti, magno apparatu et ornatu, processionaliter veniunt ad Metropolitanam Ecclesiam cum misterijs Resurrectionis Domini nostri Jesu Christi, cum magna (f. 309 r) populi frequentia et devotione. Et omnibus dominicis et festis diebus qui ex praecepto servantur, conveniunt omnes in conventu SS.mi Rosarij, in oratorio secus altare SS.mi Rosarij, cum interventu rev.di patris prioris, ubi exercent nonnulla pietatis et charitatis opera, et sacramenta frequentant secundum formam quorundarum constitutionum, quas exhibuerunt. Et quia non sunt, iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana, quae ab omnibus sodalibus servari debent, absque diminutione et immutatione, ob id mandat ipse rev.mus Dominus quod eas recipiant et servent ad unguem, absque alia immutatione, prout infra adnotabitur. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (16 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Statuti per la Confraternita del SS.mo Rosario, fundata in questa città di Rheggio, nel convento di Padri di S. Domenico, cavati dalla prima Sinodo diocesana et consignati ad essi offitiali et confrati in questa presente visita generale a 28 di maggio 1617 Essendo questa Confraternita antichissima nella città et di grandissima devotione, fundata al principio (f 309 v) che si pigliò il convento delli rev.di Padri di S. Domenico, con licenza dell’Ordinario, in virtù della bolla apostolica di Pio quinto, di felice memoria, che possano li sudetti padri nelli loro conventi erigere confraternità del SS.mo Rosario. Acciò vadi sempre aumentando et crescendo la devotione in questa presente visita generale, havendosi moderato li loro antichi constitutioni, se gli danno le seguenti, redutti a miglior forma, secondo l’ordine di già dato a tutte Confraternità della diocesi. Et perciò ordiniamo a tutti offitiali, maggiori e minori, presenti et chi pro tempore saranno, doverli osservare puntualmente. Cap. I Del numero dell’offitiali, modo et forma d’elegersi. La prima domenica dopo la festa del SS. Rosario, ogni anno, tutti li fratelli farranno l’eletione delli offitiali seguenti, cioè: un Rettore, duoi Assistenti seu Consiglieri, un Cappellano, un Segretario, un Maestro di Novizij, un Sacristano, un Camerlingo, duoi Nunziij et un Portinaro. Et si doverà fare la eletione dopo tutti confessati et comunicati, et notificata otto dì prima per farsi oratione et qualche devotione particolare, raccomandando al Signore la buona eletione (310 r). Venuta dunque la suddetta giornata, che sarà la prima domenica dopo la festa del SS. Rosario, si gionteranno tutti fratelli, dopo pranzo, nel solito loro oratorio al convento delli Padri di S. Domenico, con intervento del padre priore o da un loro Padre mandato da essi. Et stando a sedere tutti quattro al tavolino, cioè il Rettore, il Padre che farà l’esortatione et Assistenti - et alli banchi ordinarij l’altri fratelli - piglieranno li voti secreti ch’ognuno havrà portato scritto in una cartella del nome e cognome di quell’offitiale a chi vorrà concorrere, incomenciando dal Rettore; e li fratelli che havranno più voti al Rettorato resteranno per primo e secondo Assistente. Et fornita la eletione di tutti, si dirà il Te Deum laudamus. Et dopo haver detto il Padre che havrà assistito quattro parole d’esortatione all’offitiali e fratelli, intorno all’osservanza delle regole et carità, unione fra di loro et del prossimo, se n’anderanno a casa et attenderanno li nuovi offitiali ad incaricarsi delli libri, sigillo, scritture et negotij che l’offitiali vecchi haveano a carrico, informatosi di quello doveranno fare nell’amministrato loro. Et li negotij che restano di spedirsi aggiustando li conti con il Camerlingo passato di tutto l’introito et esito del suo amministrato, per vedersi nella prima congregatione (310 v). Cap. II Dell’offitio di ciascheduno offitiale, et prima del Rettore. Il Rettore procurerà con ogni diligenza l’osservanza delle regole, le congregationi a suo tempo et che ogni prima domenica di mese si confessino et comunichino tutti, osservando con il Maestro di Novizij l’andamenti, vita e costumi di tutti fratelli, acciò che da nessuno di loro si senta cosa file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (17 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO sconcia et inconveniente a tale Confraternita. Et stij sempre avvertito all’occorrente di confrati, tanto nel spirituale come nel temporale, acciò possino essere soccorsi et aggiutati nelli loro bisogni, con la carità che si spera. Et ogni volta che si gionteranno intervenerà il padre priore del convento, o altro padre mandato da essi a fare l’esortatione, che sederà nel tavolino con esso Rettore et li duoi Assistenti. Intervenendo all’esercitij spirituali al principio d’ogni congregatione piglierà esso Rettore conto di quanto haveranno esecuto li fratelli, intorno alli negotij che se gli hanno incaricato per vedersi come s’haveranno finiti (311 r). Dell’Assistenti seu Consiglieri Lu duoi Consiglieri si troveranno sempre presenti a tutte le congregationi. Et il secondo, che sarà il minore di età, noterà in un libro li fratelli che mancano, per darne nota alli Nuntij e saper la cagione del mancamento, sia infermità o absentia; et l’altra seguente congregatione avvisarne il Rettore con il suo compagno, et quando anco mancano delli soliti esercitij spirituali. Del Cappellano Terrà il Cappellano tutte le cose dell’altare limpie et devotamente accomodate, con tutti l’apparecchi necessari per la comunione, litanie et altre devotioni che si doveranno fare dalli fratelli. Et terrà cura dell’ammalati et carcerati et di tutti l’altri bisogni spirituali e temporali ch’haveranno bisogno li fratelli per comunicarli con il Rettore et aggiutarli. Del Segretario Sarà il Segretario persona diligente nel scrivere et (311 v) haverà cura particolare che nel tavolino, dove sono gli offitiali ci sij ogni recapito di scrivere. Terrà in suo potere il sigillo della Compagnia, con l’immagine della Madonna SS.ma del Rosario, con le lettere attorno che diranno Sodalitas SS.mi Rosarij. Terrà tre libri grandi: nel primo saranno notati tutti nomi, cognomi et patria di fratelli. Nel secondo tutti li beni mobili e stabili della Confraternita, l’elemosine che si raccoglino et le spese ordinarie et extraordinarie che si vanno facendo alla giornata, per confrontarli poi con il libro del Camerlingo. Nel terzo libro si noteranno tutti li decreti e determinationi che si vanno facendo nelle congregationi per il buon governo della Compagnia. Del Maestro di Novitij Sarà il Maestro di Novitij persona matura di età et a guisa di Maestro di cerimonie, per spatio di sei mesi instruire sempre li fratelli nuovi, tanto nell’ationi et esercitij spirituali dentro l’oratorio come fuori nelle processioni. Et sijno sempre l’ultimi, dando luogo alli più antichi et sopra tutto farli guardare il silentio et secreto. Et s’informi bene dell’età et qualità di fratelli che s’hanno da ricevere, acciò ni possi dar conto al Rettore (312 r). Del Sacristano Il Sacristano sarà obediente a tutti offitiali, in particolare al Cappellano, con il quale terrà buona corrispondenza e terrà anco apparecchiate le cose necessarie dell’oratorio per l’esercitij spirituali; et file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (18 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO particolarmente nel sepelire li fratelli defonti assistere con il curato per tutto che fosse necessario. Del Camerlingo Il Camerlingo, che sarà la cascia di tutto il denaro che entra alla Confraternita, terrà il suo libro d’introito et esito bene aggiustato. Et non pagherà cosa alcuna senza mandato firmato dal Rettore et Assistenti, et scritto et sottoscritto dal Segretario, pigliandone recevuta dalla persona a chi si paga. Et quando occorresse distribuire qualche elemosina a persone di rispetto si farà il mandato diretto al Parochiano, overo al Penitentiero; et basterà la loro recevuta senza nominarsi la persona a chi si dà l’elemosina (312 v). Delli Nuntij Li duoi Nuntij assisteranno sempre con il Rettore per li bisogni della Compagnia. Saranno persone diligenti et di buona gamba, acciò possino andare dentro et fuori la città, dove sarà bisogno; et di poche parole, senza referire altro che quello l’haverà imposto il Rettore, et senza replica eseguirlo. Del Portinaro Assisterà sempre alla porta dell’oratorio il Portinaro. Et della parte di dentro terrà la nota et catalogo di tutti fratelli et non lascerà entrare se non li fratelli, senza espressa licenza del Rettore. Et quando sono li fratelli congregati stia avvertito a non lasciare ascoltare genti alla porta, ancorché sia serrata, per non intendere quello che si tratta. Et in tutte le congregationi sij sempre il primo ad andare et l’ultimo a partirsi (313 r). Cap. III Dell’età et qualità di fratelli et loro esercitij. Li fratelli tutti saranno d’età d’anni venti almeno, di buoni costumi e fama, pacifichi, senza inimistà, né contumaci della Corte, per civile o criminale, soliti a frequentare li santi sacramenti et devoti, che in qualche opera pia et devota habbiano dato saggio di vita loro. Ogni prima domenica del mese si confesseranno et comunicheranno al proprio oratorio, senteranno Messa, faranno le conferenze spirituali et dette le litanie di santi. Se n’anderanno a sentir predica nel proprio convento del Rosario o dove haveranno devotione. Faranno ogni anni, ultra le processioni ordinarie del SS.mo Rosario dentro la chiesa, tre processioni pubbliche et sollenni: la prima la domenica di Resurretione, a buonissima hora, con li soliti misterij che sogliono portare; la seconda il giorno del SS.mo Sacramento et la terza l’ottava. In tutte le processioni (313 v) il pendone, torcie e candelieri di legno non li porteranno se non li propri fratelli con la faccia coperta, non ammettendo secolari per dentro la processione. Et li fratelli che mancheranno tre volte, senza legitimo impedimento, da questi esercitij spirituali et con licenza de Rettore, si cassino dalla Compagnia. Sodales, qui in praesentiarum adscripti sunt supradictae sodalitati, sunt infrascripti: Fra Giuseppe Musolino Gio. Antonio Genovese file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (19 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Jacinto Diano Santonio Gatto Paolo Geria Consalvo Genoese Gaspare Diano Pietro Gatto Antonino Fornari Pietr’Angelo Novello Luca Strati Camillo di Diano Abb. Lelio Mosolino Agostino Mosolino Gio. Battista Mosolino Geronimo Mosolino Diego Strozzi Gio. Pietro Geria Scipione Bolani Antonio Cacomala Gian Leonardo Ruffo Gio. Jacopo di Jacopo (314 r) Gio. Michele Genoese Ottavio Barone Marco Barone Tiberio Genoese Vincenzo Loghoteta Antonello Diano Francesco Bernabé Fabritio Melissari Fabritio Geria Tolomeo Politi Claudio Fornari Marianello Vitale Tomaso Dainotto Nicolò del Giudice Pompeo Cotrone Stefano di Capua Nicolò Attanà Gioanne Lombardo Gio. Domenico Sardica Ruggiero Foti Marcello Rigolino Pomponio Oliva Agostino Venetiano Filippo Cama Paolo Brancati Silvestro Sorace (314 v) Paolo di Diano 3. Visitatio Confraternitatis Sanctae Mariae de Conceptione, in ecclesia vulgo nuncupata de Melissa Die 28 mensis Maij 1617 Post visitationem Confraternitatis SS. Rosarij, comparuerunt offitiales huius Sodalitatis Gloriosissimae Conceptionis, cum eorum constitutionibus et regulis, iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana, et libris accepti ed expensi, prout fuerunt requisiti accedere ad visitationem. Et praedicti offitiales qui comparuerunt sunt infrascripti: Antoninus Romeo, Nicolaus Maria Pizzimenti, Mattheus Romeus, Dominus Antoninus Geria cappellanus, clericus Hiacintus Politi, Michael Bachumi et Thomas Cotroneus. Et ex bulla quam exhibuerunt, expedita Romae, decimanona mensis januarij 1520 per quondam rev. mum Archiepiscopum Rheginum Robertum latinum Ursinum, sub pontificatu Leonis X, fel. rec. Constat de erectione et vetustissima fundatione. Et exhibuerunt etiam constitutiones et regulas traditas per S. Rev.nam Dominationem, iuxta praescriptum in sua prima Sjnodo dioecesana, quas in praesentiarum servant. Intersunt pubblicis processionibus. Et (314 r) utuntur saccis lineis albi coloris, cum pileis et palliolis, seu almuceis cerulei coloris. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (20 of 32) [29/11/02 10.00.23] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Et omnes sodales, qui in praesentiarum adscripti sunt supradictae Sodalitati, sunt infrascripti: Clerico Hiacinto Politi Francesco D’auronito Nicolò Romeo Marco Antonio Romeo Nicolò Pizzi Gioanne Cardillo Gioanne Giofré Gio. Jacopo Romeo Jacopo Citrino Nicolò Maria Pizzimentti Tolomeo Politi Giuseppe D’auronito Domenico Citrino Jacopo Romeo Rocco Filippone Giuseppe Romeo Matteo Romeo Michäele Bachumi Marc’Antonio Giufré Thomaso Cotroneo Salvo Barilla Angelo Galanti Salvatore D’auronito Conforo Costantino Filippo D’auronito Francesco Romeo Francesco Morisciano Francesco Cardillo Redditus supradictae Confraternitatis fuerunt adnotati in visitatione eiusdem ecclesiae (315 v). Mandat ipse rev.mus Dominus supradictis confratribus quod, anno quolibet, post festum SS.mae Conceptionis, prima die dominica, eligantur novi offitiales, eo modo et forma prout praescribitur in eorum constitutionibus. (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio ff. 314 r-316 v) 4. Visitatio Confraternitatis Gloriosissimae Conceptionis Beate Virginis, in ecclesia vulgo nuncupata de Pennis Die 28 mensis Maij 1617 Prosequendo ipse rev.mus Dominus visitationem Confraternitatum (316 r) huius civitatis hodie, supradicta die, comparuerunt devoti viri Franciscus Strinerius, Paulus Ferentinus, Leonardus Salinitri, Angelus Pasqualuni, Antoninus Saccà, Dominus Dominicus Castrusianus et Ferdinandus Famà, offitiales et ministri praedictae Sodalitatis, com eorum constitutionibus, iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana, et libris accepti et expensi, et coeteris necessariis ad rectam visitationem, prout fuerunta requisiti. Et exhibuerunt bullam erectionis seu fundationis dictae Sodalitatis, expeditam per Suam Rev.mam Dominationem anno 1601, die 17 mensis januarij. Et obtinuerunt etiam indulgentias in forma, anno 1602, kalendis maij, Pontificatus Clementis Papae octavi, fel. record. Utuntur saccis lineis albi coloris cum pileis et almuceis, seu palliolis, coerulei coloris, et vexillo albo. Et intersunt anno quolibet, devote et reverenter pubblicis processionibus. Qui sodales sunt infrascripti: Dominus Dominicus Castrusianus Franciscus Strineri Paolo Ferentino Leandro Salinitri Angelo Pasqualone Antonino Saccà Palmieri Calvari Paolo Foti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (21 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Francesco Foti Matteo Amodeo Francesco Calvari Diego Perrotta (316 v) Ferrante Fama Gio. Andrea Rigolino Gio. Andrea Perrone Nicolò Ricca Giuseppe Ricca Gio. Domenico Spinella Nardo Ciampa Quibus sodalibus mandat ipse rev.mus Dominus quod servent regulas et constitutiones eo modo et forma, prout iacent. Et novi offitiales, anno quolibet, eligantur, post festum Conceptionis Beatae Virginis, prima die dominica immediate sequenti. Bona mobilia et ornamenta ipsius Sodalitatis fuerunt adnotata in visitatione eiusdem ecclesiae. Stabilia vero et iura censualia, quae possidet, sunt quae sequuntur. Gio. Filippo Battaglia, di Rheggio, paga aquile quindici di censo, sopra una casa dentro Rheggio, contrada S.to Eustochio 1.5 Olimpia Connivione, paga ogni anno aquile dudeci 1.2 Vidua Giuseppe Malgeri, un scudo di Sicilia 1.0 10 Gio. Angelo Foti, alias Bivacqua 1.2 0 Antonino Cama, figlio di Mico di S.ta Dominica, paga aquile otto perpetue 0.8 (317 r) Heredi di Giorgello Monsirano 1.0 0 Gio. Domenico Mentola, paga aquile venticinque bullati 2.5.0 Ferrante Diano, paga un docato 1.0.0 Il colleggio della Compagnia di Giesù di Rheggio, come herede dell’Abbate Paolo Campolo 1.5.0 Gio. Filippo Battaglia, paga aquile quindici ut supra, quali lasciò il quondam Antonino Campulo, et è obligata essa Confraternita alla celebratione di una Messa ogni quindici giorni, il venerdì, per l’anima della q.dam Hippolita Melissari, conforme l’ordine di Sua Sig.ria Rev.ma 1.5.0 Angelo Schimizzi, come herede di Gio. Pietro Schimizzi, paga ogni anno aquile quindici per li quali è obligata essa Confraternita alla celebratione di una Messa ogni quindici giorni, il lunedì, per l’anima del q.dam Paolo di Silvestro 1.5.0 Coletta Catalano, paga di censo perpetuo 3.0.0 Gio. Domenico li Chiani 3.0.0 .......... Palumbo .......... 0.1.11% (317 v) (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 316 r-317 v) 5. Visitatio Sodalitatis Santi Angeli, nuncupati Lo Grande Die 28 mensis Maij 1617 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (22 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Post visitationem Sodalitatis Conceptionis Gloriosissimae Virginis, comparuerunt devoti viri Ottavius Correnti, Franciscus Cinnerius, Michäel de Amico, Sebastianus Lamantea, Dominicus Sebastianus Angi, Filippus Cinerius et Didacus Gatto, offitiales praedictae Sodalitatis cum eorum libris accepti et expensi, regulis et constitutionibus et coeteris necessarijs ad visitationem, prout fuerunt requisita. Et fuit dicta Sodalitas, olim auctoritate ordinaria erecta et fundata in ecclesia santi Michäelis Arcangeli, vulgo nuncupata lo Grande, ut constat ex bulla expedita per quondam vicarium generalem rheginum Guglielmum de Userijs, die ultima augusti 1493, tempore Alexandri sexti, fel. record. Quae etiam bulla fuit confirmata a q.dam Rev.mo Archiepiscopo de Fosso, die 12, anno 1584 et anno 1593. Obtinuerunt etiam supradicti confratres indulgentias et confirmationem a Clemente octavo, fel. (318 r) record . Utuntur saccis albis, almuceis, seu muzzettis, cingulis et pileis rubri coloris. Et instructiones seu constitutiones servant iuxta praescriptum in prima Sjnodo diocoesana, prout fuit eis iniunctum in praecedenti visitatione. Intersunt pubblicis processionibus, omni quo decet ornatu. Et curam omnimodam poenes se detinent circa ornamentum et fabricam ecclesiae s.ti Angeli, prout latius fuit adnotatum in visitatione illius ecclesiae, cum omnibus bonis mobilibus et stabilibus, quae inpraesentiarum Sodalitas ipsa possidet. Et confratres omnes sunt infrascripti: Sebastiano Lamantea Ottavio Corrente Francesco Cinneri Paolo Cinneri Angelo Mosciarela Diego Romanò Filippo Cinneri Diego Gatto Francesco Jannò Nicolò Altomonte Angelo Brancati Antonino Candaca Gio. Angelo Saraca Gio. Domenico Candela Marco Pensabene Simone Humila (318 v) Natalino Cangemi Gio. Battista Caserta Gio. Herrigo Megalizzi Antonello Cappelluto Rinaldo Costa Gio. Battista Laboccetta Santoro di Ditto Marcello Foti Michele d’Amico Francesco Milardi Nunzio Tunza Geronimo Pensabene Nicolò Bilardo Giuseppe Lafaci Fabriti Gangemi Matteo Foti Dosio Barreca Gio. Nicolò Barreca Paolo Lachanà Angelo Laface Salvatore Malavendi Gio. Maria Romeo Paolo Romeo Gio. Domenico Rigolino Nicolò Maria Romeo Jacopo Romanò (319 r) (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio; ff. 318 r-319 v) 6. Visitatio Confraternitatis Santi Michäelis Arcangeli; file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (23 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO vulgo nuncupati Lo Piccolo Die 28 mensis Maij 1617 Post visitationem alterius Confraternitatis gloriosi santi Michäelis Arcangeli, comparuerunt devoti viri rev.dus Dominus Petrus Laboccetta, Marcus Antonius Pizzata, Johannes Baptista de Bitto, Dominus Fabritius Brancati, Tiberius Genuensis et clericus Johannes Laurentius Trimili, offitiales supradictae Sodalitatis, cum regulis, iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana, et libris accepti et expensi, et coeteris necessarijs, prout fuerunt requisiti ad visitationem. Supradicta Sodalitas fuit erecta et fundata auctoritate ordinarii, prout patet in praecedenti visitatione et ex bulla expedita, quam exhibuerunt. Servant, omni qua decet reverentia et devotione, regulas et constitutiones, quibus in omnibus et per omnia reguntur. Et intersunt pubblicis processionibus, cum saccis lineis albis, cingulis, almuceis, seu mozzettis, pileis et vexillo rubei coloris. Curam gerunt ecclesiae supradictae santi Angeli quoad ornatum, fabricam et missarum celebrationem. Bona mobilia huius Sodalitatis fuerunt adnotata (319 v) in visitatione supradictae ecclesiae santi Angeli; stabilia vero quae possidet est quodam viridarium in agro rhegino in regione vulgo nuncupata l’Arangía, relictum a quondam Lucretia Cannizzone pro dote puellae orfanae pauperae quae, quolibet anno, in matrimonium locari debet, ut constat ex testamento suparadictae in actis Notarij Ascanij Candido, anno 1610. Et ut rite et recte, prout decet, supradictae testatoris voluntas adimpleatur, mandat ipse rev.mus Dominus, quod electio dictae orfanae, anno quolibet, fiat praesente parocho santi Georgij de Gulferio, intra cuius fines est Sodalitas ipsa et ecclesia praedicta santi Angeli. Devoti viri, qui supradictae sodalitati se adscripserunt, sunt qui sequuntur: Dominio Pietro Laboccetta Domino Fabritio Brancati Marc’Antonio Pizzata Gio. Battista di Bitto Tiberio Genoese Clerico Gio. Lorenzo Trimili Matteo Cannizzone Gio. Andrea Cama (320 r) Pietro Nastasi Andrea di Geronimo Georgio Conte Gio. Battista Cafari Federico Napolitano Ottavio Laface Michele Catanoso Francesco di Nava Francesco Nastasi Gio. Pietro Ginneri Francesco Conte Gio. Bernardo Trimili Domenico Galluzzo Filippo Lauria Giacomo di Geronimo Vincenzo Pizzata Luca di Geronimo Gio. Herrigo Castelli Gio. Domenico Caadaran Scipione Lattuchella Gio. Leonardo Greco Clerico Gio. Herrigo Pizzata Gioanne d’Alfano Mariano Altomonte Giuseppe Altomonte Gio. Domenico Ginneri (320 v) (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 319 r-320 v) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (24 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO 7. Visitatio Confraternitatis Gloriosissimae Virginis, Vulgo nuncupatae de Portosalvo Die 28 mensis Maij 1617 Hodie, supradicta, die, prosequendo ipse rev.mus Dominus visitationem, comparuerunt rev. dus abbas Desiderius Nava U.J.D, canonicus, et devoti viri Joseph Pirrellus, Dominicus Calafatus, Stefanus Ciriacus, Marianus Sergius, Filippus Vallanus, Joseph Versaci et Johannes Baptista Sacco, offitiales ipsius Confraternitatis, cum eorum regulis et constitutionibus et libris accepti et expensi, et coeteris requisitis ad rectam visitationem. Et ex bulla quam exhibuerunt constat Sodalitatem praedictam fuisse erectam et fundatam in ecclesia santi Matthei, intra fines parochialis ecclesiae santi Nicolai de Columnis, de licentia Suae Rev.mae Dominationis, die secunda mensis maij 1604, ad instantiam quamplurimorum devotorum artis maritimae huius civitatis. Et postea, anno 1611, die secunda mensis augusti, instantibus quamplurimis devotis huius civitatis, fuit ampliata facultas aggregandi sodales non solum quoad devotos artis maritimae, sed etiam ad coeteros quoscunque Christi fideles cupientes Omnipotenti Deo et Gloriosissimae Virgini famulari in ipsa Sodalitate. Et postea, anno 1612, die 28 januarij, fuit praedicta Sodalitas aggregata (321 r) venerabili Archiconfraternitati SS.mi Corporis Christi in collegiata santi Laurentij in Damaso, de Urbe, prout patet ex bulla expedita Romae, ut supra. Et anno quolibet pubblicantur indulgentiae quas ipsi sodales lucrantur. Et in praesentiarum sunt infrascripti omnes confratres: Abbas Desiderius Nava Minico Ficara Paolo d’Evoli Paolo Caridi Nino Barca Petro Pensabene Gio. Domenico Galluzzo Antonio Matteo Citrino Natali Latella Petro Arlotto Pompeo Porcello Gio. Francesco Catefano Giuseppe Montealbano Oliveri Nicastro Paolo Li Conti Paolo Brancati Oratio Macaleusi Cola Gioanne Melito Nino Li Conti Giuseppe Pirrello Filippo Galluzzo Francesco Spanò Mariano Sergi Stefano Chiriaco Domitio Calafato Filippo Calafato Gio. Battista Sacco Giuseppe Versaci (321 v) Marcello Ficara Natale Salvatore Petro Pastizzo Nino Ferrandico Diego Versaci Antonino Porcello Gio. Battista Carrello Francesco Galluzzo Bittio Jannà Andrea Vadalà Gio. Andrea Parisi Oratio Citrino Francesco Parisi Jacopo Salerno Paolo Galluzzo Ottavio di Simone file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (25 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Paolo Zuccalà Francesco Maurella Paolo Puturtì Matteo d’Amato Marc’Antonio Rognetta Giallo Alampi Gio. Ruberto Venetiano Marc’Antonio Rappoccio Filippo Li Conti Cosmo Galluzzo Qui omnes servant constitutiones saccis, pileis, almuceis, seu mantellettis, et vexillo coerulei coloris. Devote et reverenter intersunt pubblicis processionibus. Bona stabilia et mobilia fuerunt adnotata in visitatione ecclesiae santae Mariae de Portosalvo, quae olim erat santi Matthei (322 r). Mandat ipse rev.mus Dominus supradictis offitialibus et sodalibus quod ecclesia semper clausa detineatur et non aperiatur nisi certis horis, quando conveniunt omnes sodales pro eorum exercitijs spiritualibus. Et quanto citius conficiant oratorium, prout fuit eis iniunctum in visitatione ecclesiae supradictae. (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 321 r-322v) 8. Visitatio Sodalitatis Sancti Joseph Die 29 mensis Maij 1917 Hodie, supradicta die, comparuerunt ad visitationem devoti viri: venerabilis presbiter Joseph Moriscianus, Santorus Panso, Joseph Murra, Andreas Moriscianus, Antoninus Calabrò, Angelus Moriscianus, Henricus Lafaci et Vincentius Moriscianus, offitiales dictae Sodalitatis, cum constitutionibus et regulis, libris accepti et expensi et coeteris necessarijs ad visitationem. Et ex bulla erectionis, quam exhibuerunt, patet Sodalitatem ipsam fuisse erectam et fundatam in dicta ecclesia, auctoritate ordinaria, a quondam rev.mo Archiepiscopo Gonzaga anno 1552, et per S.R.D. (322 v) confirmatam in generalibus visitationibus et praesertim anno 1601. Ipsi sodales servant constitutiones et regulas iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana. Pubblicis processionibus intersunt et curam gerunt ecclesiae gloriosi sancti Joseph circa ornatum, fabricam et missarum celebrationem, prout latius fuit adnotatum in visitatione illius ecclesiae. Ac etiam circa bona mobilia et immobilia. Utuntur in processionibus saccis albi coloris, vexillo, pileis seu mantellettis violaceis. Et omnes devoti viri, praedictae Sodalitati adscripti, sunt qui sequuntur: Gio. Dominico Ijdari Prete Giuseppe Morisciano Jacopo Casili Gio. Domenico Morisciano Andrea Morisciano Sebastiano Morisciano Giuseppe Murra Angilello Morisciano file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (26 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Antonino Palumbo Giuseppe Foti Stefano Checco Enrico Lafaci Geronimo Sartiano Francesco Ijdari Nicodemo Assenti Francesco S.ta Catrini Religno Maesano Francesco Murra Domenico Greco Gio. Antoni Pinna Gratiano Porchi Paulo Spanò (323 r) Gio. Domenico Tavella Rocco Comi Marcello Latella Nicolò Jacopo Gio.zza Giuseppe Sergi Paolo Marino Candiloro Fargalà Ottavio Catura Francesco Pensabene Prete Gio. Battista Ponzo (323 v) Santoro Ponso Antonino Ponso Vincenzo Morisciano (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 322 v-323v) 9. Visitatio Confraternitatis Santi Caroli Die 29 mensis maij 1617 Post visitationem Sodalitatis sancti Joseph, hodie, supradicta die, comparuerunt ad visitationem infrascripti devoti viri (323 v): Rev.dus D. Nicolaus Joseph Nervari, Ottavius Catura, Johannes Petrus Gullì, Dominicus Protopapa, Franciscus Zuccarello et Andreas Filocamo, offitiales dictae Sodalitatis, cum eorum instructionibus, iuxta praescriptum in prima Sjnodo dioecesana, libris accepti et expensi et coeteris necessarijs ad visitationem. Et ut patet ex bulla fundationis, quam exhibuerunt, constat fuisse erectam praedictam Sodalitatem auctoritate Suae Rev.mae Dominationis anno 1612, die 7 Julij, in ecclesia noviter dicata divo Carolo, Archiepiscopo Mediolanensi, quae olim nuncupabatur santus Nicolaus de Cleonomo, intra fines parochialis ecclesiae sancti Nicolai de Blanchis. Supradicti sodales pubblicis ecclesiae sancti Nicolai de Blanchis. Supradicti sodales pubblicis processionibus intersunt omni qua decet reverentia et devotione. Utuntur saccis lineis albi coloris et almuceis, seu mantellettis, et vexillo rubeis. Curam gerunt ecclesiae supradictae santi Caroli, quoad fabricam, ornatum et missarum celebrationem. Et omnes devoti adscripti Sodalitati sunt qui sequuntur: Nicolò Giuseppe Nervari Ottavio Catura Gio. Petro Gullì Domenico Protopapa Francesco Zuccarello Andrea Filocamo Vincenzo Norcia Geronimo Bivacqua Scipio Menga Jacopello Camardi (324 r) Bartulo Filocamo Marc’Antonio Bivacqua Candiloro Fargalà Nunzio Cucuzza file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (27 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO Valetino Zangari Santoro Sergi Salvo Zangari Gio. Domenico Miliadò Confidio Zangari Ottavio Altomonti Gio. Angelo Zangari Francesco Altomonti Francesco Culurisi Andrea Spinella Domenico Gullì Nicolò Morabito Giuseppe Gullì Mariano Menga Ottavio Greco Paolo Filocamo Francesco Canciano Gio. Andrea Strati Gio. Gregorio Canciano Luca Li Conti Natali Canciano Aloisio Facchineri Francesco Gio. Ndirriggio Antonino Menga Francesco Melissari Gioanne La Face Domenico Spinella Oratio Rigolino Placido Altomonti Georgio Camardi Gio. Lorenzo Catura Antonello Battaglia (324 v) Nicolò Maria Suraci Benigno Maisano Gio. Simone Zuccalà Gio. Antonio Liceli Quibus omnibus mandat, ipse rev.mus Dominus, quod in omnibus et per omnia oboediant Cappellano, eius mandatis pareant. Et ecclesia, certis et debitis horis, aperiant; et post missarum celebrationem et quando sodales conveniunt pro eorum spiritualibus exercitijs, clausa detineant. (325 r) (Visita pastorale del 1617 alla città di Reggio, ff. 323 v- 325 r) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (28 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (29 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (30 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (31 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI REGGIO CALABRIA NE...TE E NEI SINODI DELL’ARCIVESCOVO ANNIBALE D’AFFLITTO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C8_denisi.htm (32 of 32) [29/11/02 10.00.24] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Enzo D’Agostino Il primo testo normativo che conosciamo sulle confraternite della diocesi di Gerace (oggi Locri-Gerace) 1 è rappresentato dalla costituzione sinodale edita dal vescovo Vincenzo Bonardo nel 1593 2. Ivi, il presule, osservato che il numero di tali istituti attivi nella città e nella diocesi era non parvus, auspicava che gli associati vivessero in modo conforme alle regole sociali, che nessuno di loro osasse indossare l’abito senza l’assenso dei confratelli, che venissero ammessi soggetti probos et morigeratos ed esclusi i discolos et facinorosos; esortava a frequentare gli edifici di culto partecipando alle funzioni sacre, accostandosi ai sacramenti, ascoltando i predicatori; lodava la consuetudine di avere cappellani propri. Passando alla parte più esplicitamente normativa, il vescovo stabiliva (volumus) che gli venissero comunicati annualmente i nomi degli ufficiali, che i procuratori presentassero il resoconto della gestione anche essi annualmente, e che l’eventuale attivo venisse speso o per restaurare gli oratori o per altri fini d’istituto: ciò allo scopo dichiarato di evitare che le rendite, depositate a lungo presso terzi, divenissero di fatto indisponibili. Quanto ai privilegi ed al diritto di precedenza, niente doveva essere innovato rispetto al passato; invece dovevano essere eliminate ed abolite le eventuali consuetudini di organizzare banchetti (convivia sive ientacula) e di dispensare regalucci e dolci (munuscula et bellaria) a spese delle confraternite; infine, nuove confraternite potevano essere erette soltanto dietro esplicita licenza vescovile 3. Siamo di fronte, come ben si evince, ad un tentativo coraggioso di mettere ordine in un settore che evidentemente sfuggiva completamente al controllo della curia. Quella di Gerace non era invero una situazione isolata. È stato osservato dal Meersemann e dal Pacini che, prima della costituzione clementina Quaecumque (7-12-1604), «raramente una confraternita chiede l’approvazione all’ordinario eccetto quando non può farne a meno, specialmente se il vescovo si mostra diffidente nei confronti del sodalizio: allora la richiesta mira ad ottenere un oratorio ed un cappellano propri. In Italia, fino a qualche decennio dopo il Concilio di Trento, i vescovi non si occupano affatto delle confraternite laicali o lo fanno malvolentieri quando la curia romana li obbliga per qualche motivo particolare» 4. Sotto questo aspetto, pertanto, il vescovo di Gerace fu un precursore, avendo evidentemente ben capito quale carica vitale contenessero in sé le confraternite. Ma, a noi, tale costituzione sinodale interessa anche perché suggerisce almeno un paio di deduzioni: a) se alla fine del Cinquecento si registrava la consuetudine di organizzare nelle chiese banchetti e regalucci, ciò vuol dire che le origini e le tradizioni di parecchie confraternite file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (1 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) geracesi erano un retaggio dell’epoca più propriamente medievale, epoca della quale purtroppo - manchiamo assolutamente di notizie; soltanto qualche vaga informazione ci suggerisce di risalire, con le confraternite di battenti (ma di esse abbiamo soltanto i titoli), al XV o XIV secolo; b) il fatto che alla fine del Cinquecento esistesse un numerus non parvus (erano circa 90) di confraternite conferma che il periodo conciliare e postconciliare fu, in questa diocesi, un periodo prolifico quanto alla promozione di attività formative e di forme di vita associativa 5. Recenti e fortunate acquisizioni di materiali archivistici hanno consentito di incrementare notevolmente le conoscenze sulle confraternite geracesi. Mi riferisco alla scoperta, nell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, ed al successivo trasferimento nella Sezione di Archivio di Stato di Locri, del cosiddetto Fondo Gerace 6, un fondo archivistico che comprende, tra l’altro, ben 5 volumi di verbali di visite pastorali del periodo 1541-1594, cioè di carte che consentono di documentare con precisione quasi assoluta - le lacune che pur si riscontrano nei verbali non sono irreparabili - l’incremento almeno quantitativo delle confraternite geracesi dal pre- al postridentino. Dai suddetti verbali si ricava che tali associazioni, da 38 che erano nel 1541-43, diventarono 92 nel 1594, e 100 nel 1603, secondo i dati di un’altra fonte 7. Si tratta, come ben si vede, di un incremento del 163% in 60 anni; e poiché nello stesso 1603 gli abitanti della diocesi erano circa 28.000 (forse meno), ne consegue l’esistenza di una confraternita ogni 280 abitanti (ivi inclusi, ovviamente, le donne ed i bambini). Sono dati molto significativi, che diffondono nuova luce sull’attivismo dei vescovi geracesi postridentini ed avvalorano l’affermazione dello Sposato, secondo il quale essi - insieme con tanti altri prelati calabresi -, «con febbrile operosità, si votarono all’applicazione dei decreti tridentini, che è quanto dire al risanamento della propria diocesi» 8. Limitando il discorso alle confraternite, Tiberio Muti (1538-1552) promosse l’istituzione di quella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Gerace e, quasi certamente, in altre chiese matrici della diocesi; Andrea Candido (15521574) sappiamo che favorì la nascita di altre confraternite; Ottaviano Pasqua (15741591), scrive egli stesso, «Apostolica benignitate Indulgentias Sodalitatum Conceptionis, Rosarii, S. Mariae, Nominis Jesu, Trinitatis convalescentium, Redemtionis Captivorum Hieracii atque in Dioecesi, orationemque, quam vocant XXXX horarum, introduxit» 9. Fu, così, grazie a vescovi illuminati, che, anche favorendo l’istituzione delle confraternite, si cercò di calare tra il popolo lo spirito tridentino per consentire la partecipazione ai benefici spirituali delle riforme. Purtroppo, in questa diocesi, i frutti non furono abbondanti, e le condizioni generali rimasero veramente precarie. Sempre limitando il discorso alle confraternite, la sottolineata prodigiosa propagazione non significò davvero progresso e promozione di vita, anzi, tanto più esse erano numerose, tanto meno conseguivano i fini per cui venivano fondate, e servivano per indebiti arricchimenti dei procuratori, non certo sovvenivano alle necessità dei soci. Il vescovo Orazio Mattei (1601-1622) si occupò file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (2 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) delle confraternite con determinazione e, oltre a pretendere dai procuratori il resoconto annuale, vietò che l’incarico durasse più di un anno. Sul piano spirituale, poiché in sacris vigeva la più spaventosa anarchia, impose che venissero recitati soltanto i salmi penitenziali e le orazioni alla Beata e sempre Vergine Maria, eliminando tutte le preghiere manoscritte non approvate 10. Delle confraternite si occupa anche il sinodo celebrato dal vescovo Vincenzo Vincentino nel 1651, ma ivi l’approccio è ben diverso. Il titolo stesso della costituzione sinodale è indicativo: non più De Confraternitatibus laicorum, come nel 1593, ma De Procuratoribus Ecclesiarum, Hospitalium et Confraternitatum. L’attenzione, dunque, si concentra sulla figura del procuratore, al quale si ordina di rendere i conti annuali con assoluta puntualità. Ai procuratori, specialmente delle confraternite del SS. Sacramento, viene addebitato dai parroci l’abuso di detenere nelle proprie case tutta la sacra suppellettile necessaria quando si porta il viatico agli infermi: il sinodo ordina che tale abuso finisca e che la suppellettile venga conservata in chiesa, con le dovute garanzie. Quanto poi ai confratelli, ad essi vengono rivolte le sollecitazioni usuali: «Quotiescumque ad solemnes convocantur processiones, studeant iisdem interesse frequentes, cum omni pietate ac modestia, et sine pileis seu (ut dicitur) berrettinis laicalibus, et propriis sed cum caputiis, si pileos coloribus propriae confraternitatis non habeant: Crebro item se in omni piorum operum genere se exerceant; Sacrosancto Christi Corpore saepius reficiantur, et alia id genus peragant, quibus alios exemplo suo ad Divinorum mandatorum observantiam valeant inflammare» 11. Nessuna attenzione alle confraternite viene riservata dal Sinodo del 1704 12, celebrato dal vescovo Domenico Diez (1689-1729), ma nei superstiti verbali delle visite pastorali di qualche anno dopo 13, tutte eseguite da delegati, a causa della tarda età del presule, non si fa fatica a cogliere qua e là, nella vita concreta delle nostre associazioni, sintomi di degenerazione e di diffuso deterioramento. A riprova, ecco le severe prescrizioni contenute nell’editto che il successore del vescovo Diez, Idelfonso Del Tufo (17301748), emanò durante la sua seconda visita pastorale (1731), dopo aver riscontrato lo stato di completo sfacelo in cui versava la confraternita del SS. Sacramento di Grotteria: Dovendo le confraternite usare varij esercitij di pietà e caminare sotto dovute ed approvate regole con numero decente per farsi merito davanti a Dio, e guadagnare le concedute indulgenze, perciò comandiamo a tutte e ciascune confraternite che, congregati more solito i fratelli, stabiliscano le dovute regole in caso non l’abbiano, ed a noi le trasmettino per darsi la necessaria approvazione. E quando le abbiano le rileggano ponendole puntualmente in esecutione dichiarandosi aggregati alla confraternita quelli che vorranno osservarle, e non parteciparvi d’essa, né degni d’avere tal nome, quei che non vorranno osservarle. Del che alla più lunga per la settimana santa vogliamo averne tutte le informationi sotto pena della scomunica ipso facto incurrenda, acciò possiamo Noi fare le dovute determinationi, e quando Iddio ci conceda far la terza visita possiamo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (3 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) trovarle ben regolate ed esercitate ne’ dovuti atti di pietà. Il decreto si conclude così: Che le confraternite, quali non avranno regole, o non avranno decente numero, dovendo essere almeno di otto, o non eserciteranno i congruenti atti di devotione e di pietà, saranno da Noi perpetuamente abolite, e se vi sarà qualche rendita la impiegheremo o in beneficio della di loro cappella, o in altro uso pio, che stimeremo più proprio per lo servitio di Dio 14. Altra spia delle difficoltà di quel momento è senz’altro la diminuzione del numero delle confraternite attive, scese, dal picco massimo delle 105 documentate nel 1641, a meno di 80 alla vigilia della firma del Concordato del 1741. Quel clima di regalismo prepotente fu d’altra parte immediatamente letale per un’altra diecina di confraternite, e per tutte più attente alle lusinghe indipendentistiche che alle restrizioni economico-finanziarie che conteneva - fu l’occasione per separarsi - se non per divorziare - dalle autorità ecclesiastiche, creando condizioni di grave disagio nei rapporti. Credo che non possa che attribuirsi a tali nuove situazioni il fatto che Cesare Rossi (1750-1755), il secondo dei successori del vescovo Del Tufo 15, non accenni minimamente alle confraternite né nelle relazioni per le visite ad limina Apostolorum 16 né nel Sinodo celebrato nel 1754 17. Ma la cosa appare ugualmente strana, ed in contraddizione con la cura con cui questo stesso vescovo censisce le confraternite durante le visite pastorali. Dai verbali che possediamo, è possibile ricavare l’elenco dei circa 70 sodalizi in vita durante tale episcopato, e di tutti o quasi - il vescovo descrive puntualmente la divisa, indica gli oneri ed il procuratore, accenna qua e là alle condizioni ed alle peculiarità riscontrate; a Platì, il 13 maggio 1751, si adopera perché la confraternita del SS. Rosario venga ricostituita al più presto; approvando le regole di altre confraternite, precisa che esse devono essere soggette alla sua ordinaria giurisdizione ecclesiastica. C’è da rilevare, però, che durante le accennate visite pastorali quasi mai le confraternite intervengono alle manifestazioni di accoglienza del vescovo - sempre festose -, alle cerimonie e funzioni che vengono celebrate, alle visite che vengono effettuate 18. Soltanto a Bovalino, il 25 aprile 1751, è segnalato l’intervento dei confratres ad accompagnare honorificentissime il presule 19; per il resto, il rapporto del vescovo è intrattenuto sempre con il rettore dell’oratorio o con il procuratore. Tali atteggiamenti non possono che essere determinati dal clima di sostanziale freddezza accennato. Una conferma di ciò credo che si legga senza difficoltà nella relazione ad limina del 1760 del successore del Rossi, Pietro Domenico Scoppa (1756-1793): Oratoria et Ecclesiae quasi omnes erant de administratione ecclesiastica; post concordata, praesertim vocato ad Urbem bonae memoriae Episcopo Del Tufo, earum file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (4 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) administrationem laici sibi vindicarunt, exceptis locorum Giojosae, Mammulae, S. Joannis, Syderonis et Ardoris, licet non omnes; et in tantum processit audacia, ut, contemptis legibus Concordati, nec etiam deputato ab Episcopo rationes reddere velint, quamvis per edicta S. Visitationis et per Encyclicas per me fuerint requisiti, unde ad Tribunal mixtum relationes transmittere, si parere recusant, quamprimum proposui, etsi dura sit Provincia obsolutum fraenum pristinum, ipsius dispositiones quae forsan dabuntur abque impensis et contradictionibus exequi 20. Una situazione, dunque, di grave difficoltà - denunciata anche nelle relazioni successive 21 -, nella quale al vescovo rimane appena il potere di intervenire in spiritualibus: Quoad Loca Pia, Ecclesias Confraternitatesque et Montes Pietatis, quae fere omnes ad manus laicorum petransierunt, eorumdem reditus in proprios usus convertunt, vix supportatis oneribus, Procuratores, et quod reliquum est exactis rationibus nullo modo successoribus persolvunt, nisi volentes, quia nulla in eos jurisdictione Nos uti possumus, eorumdem tamen aedificia in meliorem statum redacta sunt, sacrisque supellectilibus hactenus sufficienter provisum, non Visitationum Decretis, sed meis exhortationibus et Ecclesiasticorum de dicto Collegio Mesuracae, quos continuo pro spiritualibus exercitiis ad Clerum et Populum quotannis mittere solitus sum 22, potere anche esso minacciato giorno dopo giorno: Onera Missarum sive Ecclesiarum, sive Confraternitatum et Locorum Piorum, ut fideliter adimpleantur nulla via providere potui, et eadem onera propria authoritate et administratores et Confratres, imo et haeredes ad minorem numerem redigunt, et velle me in his ingerere, molestias et perturbationes suscitarem, et nullum praestarem remedium, satisque efficere arbitror, si exhortationibus meis et aliorum monitos saepius reddam pro earumdem missarum adimplemento 23. Lo scollamento dei rapporti con l’autorità ecclesiastica, insieme con le altre novità introdotte dalla legislazione borbonica (le leggi di ammortizzazione del 1769-70 proibirono gli acquisti), segnarono la sorte di molte confraternite. Delle circa 70 in vita intorno al 1753, soltanto 20 risulta che istruirono la pratica per ottenere da Napoli il Regio Assenso, un altro laccio nella vita delle nostre istituzioni. Ad aggravare la situazione, intervenne anche il terremoto del 1783, con le sue sequele di morti e di distruzioni morali e materiali, e con le conseguenze nefaste della Cassa Sacra. È da datare all’anno del flagello la cessazione definitiva di almeno 50 confraternite geracesi 24. Tuttavia, anche durante quei terribili frangenti, ci furono tra le confraternite guizzi di vitalità. Risulta, per esempio, che tra gli anni 1784 e 1798 almeno 5 confraternite - quasi tutte di nuova istituzione - chiesero a Napoli il R.A. 25. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (5 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Da parte dei vescovi, però, rimase il distacco rilevato. Essi, dal momento che le confraternite confermavano le loro tendenze autonomistiche, ritennero quasi di doversene disinteressare, come appare evidente dai rapidissimi accenni che dedicano loro nelle relazioni ad limina, come in questa (del 1788) del vescovo Scoppa: Loca Pia, Hospitalia, Montes Pietatis, Confraternitates, si quae essent, abolita vel suspensa fuere, sed aliqua restitui vel de novo institui, iuxta Instructiones et rescripta ad petitiones spes est, unde in alia relatione, si de facto instituantur, et restituantur, muneri meo satisfaciam 26, o in quest’altra (del 1802) del vescovo Vincenzo Barisani (1797-1806): De Hospitalibus, Collegiis, Confraternitatibus ac Pietatis Montibus, nihil est cur verba faciam. Mutato quippe rerum statu, a cura Episcopali subtracta sunt, praeterquam quod illorum redditus Arcae Sacrae jampridem addicti reperiuntur 27. Sanatesi lentamente le spaventose ferite della seconda metà del Settecento, nei vari centri della diocesi ci fu un fiorire di iniziative intese a ripristinare le antiche confraternite, o a fondarne delle nuove, tuttavia senza che diminuissero in alcun modo i «sospetti» della curia, come è comprovato dalle relazioni ad limina del vescovo Giuseppe Maria Pellicano (1818-1833), che, relativamente alle confraternite, sono vere e proprie fotocopie di quella già citata del Barisani 28. Il clima sembra rasserenarsi alquanto con i suoi successori. Così, se Luigi Maria Perrone (1834-1852) sembra manifestare soddisfazione per il fatto che in ogni paese della diocesi esistano una o più confraternite 29, Pasquale Lucia (1852-1860) addirittura dipinge una situazione quasi idillica, nella quale anche gli eventuali litigi si compongono senza eccessive difficoltà: Confraternitates, quae plurimae in Dioecesi sunt, omnes sunt laicorum, eaque bona omnino non possident, atque pia opera exequuntur suis largitionibus ac stipe fidelium. Episcopo parent in spiritualibus quoad omnia. Si quae altercationes cum respectivis Parochis oriantur, auctoritate adhibita, compescuntur 30. Le cose non stanno, però, così, e, nel sinodo celebrato nel 1879, il vescovo Francesco Saverio Mangeruva, introducendo la costituzione «De Confraternitatibus laicorum», denuncia in modo accorato il sostanziale tradimento che dei principi di fratellanza fanno gli aggregati: «... At ehu! quot nomen hoc sanctum inverecunde vituperant. Fratres vocari ostentant, et Absalom, Ammon, Cain, filiosque Jacob haud in exempla sibi sumere pudent. Cessent, quaeso! cessent tandem inter eos dissidia, contentiones, iurgia; cessent aemulationes et odia, ambitio et avaritia, atque sola Christi regnet charitas. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (6 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Quemadmodum in eorum statutis et vexillis, ita et in cordibus Religionem, Pietatem, Charitatem inscribant» 31. Confermata, poi, la complessiva validità della costituzione Quaecumque di Clemente VIII, il presule detta, in 25 paragrafi, le norme cui attenersi non solo per l’erezione delle nuove confraternite, ma anche per la conferma e la legalizzazione di quelle esistenti. Esse contemplano una sostanziale autonomia delle confraternite nella gestione delle attività d’istituto, pur nel rispetto delle direttive dell’autorità vescovile per tutto ciò che riguarda o abbia comunque connessione con le cose spirituali; ricordano che l’aggregazione alle arciconfraternite romane consente il godimento di indulgenze, non la creazione di privilegi; vietano ai direttori spirituali di ingerirsi nell’amministrazione delle cose temporali e nell’elezione degli organi direttivi; invitano i sodalizi a provvedersi di un proprio oratorio e di una sala idonea per le riunioni; impegnano a soddisfare coscienziosamente i pii legati; invitano a mantenere ben ordinato l’archivio 32. Confortato da tale viatico, monsignor Mangeruva poté così esprimersi nella relazione ad limina del 1880: Confraternitates laicorum septem supra viginti universa in Dioecesi adnumerantur. Directorem spiritualem earum unicuique dedi, qui Confratrum confessiones audiat, verbum Dei praedicet, sacris functionibus, quae in oratorio peraguntur praesidet, easque dirigat, ac demum ut omnia secundum constitutiones fiant legesque canonicas solerter evigilet. De bonorum administratione, adversantium legum civilium causa, rationes quaerere non expedire putavi; numquam vero ut recte administrentur pervigilem esse praetermisi 33. Più o meno le stesse cose il presule scrisse nelle relazioni successive, scandendo con evidente soddisfazione l’aumento del numero dei sodalizi: 28 nel 1882, 29 nel 1886, 30 nel 1891 34; circa 35 saranno nel 1905, concludendosi il suo episcopato. Nell’ultima sua relazione ad limina consultata, quella del 1891, oltre alle notazioni solite sulla prudenza adottata nell’interessarsi delle cose temporali dei sodalizi, il presule aggiunge anche due note interessanti. La prima è relativa ai beni immobili: «Nullum sodalitium bona immobilia possidet» 35: tale in effetti era la condizione delle confraternite geracesi dal 1783, da quando, istituita la Cassa Sacra, tutti gli enti del genere erano stati espropriati di tutti i beni immobili, di cui le confraternite - non tutte, in verità - nei secoli XVII e XVIII erano state sufficientemente (in qualche caso, abbondantemente) dotate. L’altra è l’emissione di un altro grido di dolore: «Postquam saecularis auctoritas se in hisce sodalitatibus intrusit, pietatis et religionis spiritus permagno indiget labore, nedum ut augeatur, sed et ut servetur» 36. Qui, in attesa di poter consultare altre serie di documenti - quali gli archivi più recenti delle confraternite ancora in vita 37 - interrompo temporaneamente il viaggio più squisitamente storico e mi soffermo più direttamente sulle fonti già utilizzate e sui file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (7 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) problemi ed aspetti particolari della vita delle nostre istituzioni. Fonti I materiali utilizzati per questo studio provengono pressoché esclusivamente dagli archivi, essendo la quantità e la qualità dei documenti editi sull’oggetto veramente insignificanti. Anche la bibliografia è carente: oltre alle notizie reperibili qua e là nelle «Storie» dei vari centri abitati della diocesi - tutte degne di attenzione per la pazienza e l’amore con cui sono state raccolte, ma tutte bisognose di revisione critica e spesso di interpretazione - non è possibile leggere che qualche articolo di mera divulgazione e qualche e raro saggio di ambito troppo particolare 38. Questo studio ha pertanto richiesto una fatica notevole, che è consistita nella consultazione dei seguenti fondi archivistici: Sezione Archivio di Stato di Locri Ho già accennato alla fortunata acquisizione del cosiddetto Fondo Gerace 39. Esso comprende, oltre ai già ricordati 5 volumi di verbali di visite pastorali del periodo 15411594, anche un volume contenente le visite 1725-1729 del vescovo Diez e ben 45 volumi contenenti i verbali delle visite eseguite dal vescovo Del Tufo tra il 1730 ed il 1746. Non credo sia necessario che mi soffermi sulla natura e sul contenuto di tali documenti; sottolineo soltanto che ora, dopo tale acquisizione, è possibile disegnare attendibilmente il volto della diocesi di Gerace nella seconda metà del XVI secolo, finora pressoché sconosciuto; della prima metà del XVIII secolo, della quale sapevamo già abbastanza, ora sarà più facile puntualizzare parecchie cose, incominciando ad utilizzare la possibilità di definire meglio la ancora misteriosa figura dello stesso vescovo Del Tufo 40. Quanto alle confraternite, le notizie in tale fondo reperite consentono di averne il quadro pressoché preciso - almeno quantitativamente - a cavallo del Concilio di Trento. Il che non è certamente poco. Archivio di Stato di Napoli Nel fondo «Cappellano Maggiore, Statuti e Congregazioni» sono conservate le pratiche settecentesche della richiesta del R.A. di 26 confraternite. Ogni pratica contiene la petizione, le regole, gli atti istruttori ed il R.A. Non vi si trovano più le pratiche delle confraternite S.M. di Pugliano di Gerace e S. Vittorio e SS. Rosario di Roccella, che l’archivista Salvatore Blasco vide agli inizi del nostro secolo 41. Archivio di Stato di Reggio Calabria Il materiale relativo alle confraternite geracesi è conservato in varie buste dell’inventario 27: si tratta di pratiche aperte per ottenere il R.A. per la ripristinazione o l’erezione nell’Ottocento di circa 30 confraternite. Oltre alle copie degli statuti settecenteschi o agli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (8 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) originali dei nuovi statuti e dei R.A., vi si reperiscono corrispondenza e provvedimenti intorno alle più varie richieste dei sodalizi (insegne, privilegi, locali, etc.) ed alle contese frequenti con gli arcipreti e con i parroci. Archivio Vescovile di Locri-Gerace A) Bollari dei vescovi: la serie è quasi completa a partire dal 1574 e di essi F. von Lobstein ha pubblicato un utilissimo regesto 42, tuttavia non sempre sufficiente ad avere un’idea del tesoro di informazioni che i bollari conservano. Particolarmente interessanti i volumi dei vescovi Ottaviano Pasqua (1574-1591) e Idelfonso Del Tufo (1730-1748), i quali, approvando le regole o l’erezione di una confraternita, ne accennano sempre la storia, citando e spesso trascrivendo documenti oggi non più reperibili. B) «Beni ecclesiali 1683»: si tratta di un grosso volume composto con gli inventari dei beni mobili ed immobili degli enti ecclesiastici geracesi richiesti nel 1682 dal vicario apostolico Alessandro Fidele. La raccolta presenta delle evidenti lacune, ma fornisce dati interessantissimi su almeno 25 confraternite (spesso se ne ricava anche il numero degli iscritti). C) Visite pastorali: I verbali superstiti incominciano dal 1715 e, anche dopo il recupero del Fondo Gerace della Sezione di Archivio di Stato di Locri, rimangono portatori di dati preziosi. Veramente interessanti sono i verbali redatti dal vescovo Cesare Rossi nella sua prima visita pastorale (1750-51), i quali, pur soffermandosi quasi esclusivamente sulla situazione istituzionale e materiale, con accenni rari al livello della vita spirituale, offrono un quadro preciso della diffusione dei nostri istituti a metà del XVIII secolo e consentono utili riflessioni sullo stato dei rapporti tra autorità ecclesiastiche e confraternite in quel periodo. D) Fondo enti: vi sono conservati documenti a partire soltanto dal Settecento, e le cose interessanti non mancano. Vi si ritrovano, tra l’altro, alcune platee o inventari settecenteschi, grossi volumi compilati con cura, che ci consentono di leggere il movimento dell’introito e dell’esito a volte di parecchi anni di seguito, in qualche caso di 7 od 8 decenni; vi si trovano anche alcune copie ottocentesche di statuti del Settecento e le pratiche più o meno complete degli atti relativi a qualcuna delle numerose diatribe di cui si ha notizia specialmente dall’Ottocento. Archivio Segreto Vaticano Dell’Archivio Segreto Vaticano, oltre alle relazioni (fino al 1891) per le visite ad limina Apostolorum, che sono una fonte fondamentale per conoscere l’atteggiamento dei vescovi nei confronti delle confraternite, è stato utilizzato a fondo il «Regesto» del compianto padre Francesco Russo 43, consultando anche i documenti integrali quando ciò è apparso di una certa utilità; dal «Regesto» sono emersi soprattutto dati relativi alla concessione delle indulgenze. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (9 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Malgrado l’accennata fatica, molto resta ancora sicuramente da fare: a) la lettura approfondita e possibilmente sincronica degli statuti reperiti (25 del Settecento ed altrettanti dell’Ottocento) e che possa essere ancora possibile reperire. Gli statuti del Settecento appaiono tutti redatti, o in gran parte trascritti, per corredare la richiesta del R.A. prescritta dal R.D. 29-6-1776; non è improbabile che alcuni di tali statuti risalissero ad epoca anteriore, ma è una indagine ancora da fare; b) lo scavo sistematico del fondo notarile della Sezione di Archivio di Stato di Locri, nella quale sono conservati protocolli a partire dal 1538 e dove saggi sporadici (sui notai di Castelvetere e di Gerace) hanno rivelato la presenza di buone informazioni sulle attività imprenditoriali e finanziarie delle confraternite geracesi tra Seicento e Settecento; c) l’esplorazione degli archivi delle pochissime confraternite ancora esistenti, nei quali, però, la speranza di reperire materiali utili per le epoche più antiche sono davvero scarse. Rapporti con la curia, le parrocchie, gli ordini religiosi Quanto ai rapporti con il centro-diocesi, si è già evidenziato ciò che è possibile cogliere dagli atti ufficiali dei vescovi e da altri rarissimi documenti. Con gli arcipreti ed i parroci, anche quando questi ultimi risultano promotori delle confraternite (le quali, però, hanno generalmente sede in una chiesa propria) prima o poi i rapporti si deteriorano. In genere, le lagnanze degli ecclesiastici riguardano la sovrapposizione delle attività religiose più comuni, ma spesso, quando è possibile scavare tra le carte, emergono i motivi più veri delle diatribe, che vertono intorno all’amministrazione delle rendite e delle elemosine, alla retribuzione per la celebrazione delle cerimonie e funzioni religiose e delle feste, alla gestione dei funerali. Tutto ciò in modo particolare nell’Ottocento; per i secoli precedenti, però, la mancanza di documentazione non esclude davvero che potessero esistere occasioni consimili di discussione. Anche carente è la documentazione sul rapporto tra la presenza degli ordini religiosi e la promozione di confraternite. Qui è opportuno avvertire che questa diocesi ha mantenuto fino al 1480 il rito greco e che la presenza degli ordini religiosi latini è stata fino a tale data molto sporadica e scarsamente incisiva. Poi, dagli inizi del XVI secolo, nel tempo, si è consolidata la presenza dei Francescani (di tutte le famiglie) e dei Domenicani, ed hanno fondato i loro conventi i Minimi, gli Agostiniani ed i Carmelitani; nel Settecento c’è stata anche la presenza fugace dei Gesuiti (cfr. Tab. 8). Ora, se è indiscutibile la parte avuta dai Domenicani (anche il vescovo Vincenzo Bonardo, 1591-1601, era un domenicano, ed uno dei più vivaci missionari del medesimo Ordine, Paolo Piromalli - 1591-1667, arcivescovo prima di Nassivan, in Armenia, poi di Bisignano - era di Siderno) nella propagazione della confraternita del Rosario (sono file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (10 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) attestate confraternite di tale titolo a partire almeno dal 1580 - Gerace e Gioiosa - e ben pochi furono i centri della diocesi rimastine senza) 44, molto poco sappiamo della parte sostenuta dagli altri religiosi. Risulta, almeno per il momento, che confraternite erano installate soltanto nelle chiese dei Minori Osservanti di Bianco e di Gioiosa ed in quelle dei Minimi di Gerace e di Roccella, ma tutto ciò è poco e non dice davvero granché sui rapporti intercorsi tra confraternite e religiosi in questa diocesi 45. Si conosce qualche caso di buon vicinato. A Gioiosa si realizzarono buoni rapporti tra la confraternita del Rosario ed i Frati Minori Osservanti. In tale centro, dovendosi gli Osservanti trovare una sede, fu loro assegnata pacificamente (a. 1593) la chiesa del SS. Rosario, con il beneplacito della confraternita. La chiesa stessa, da allora in poi, si chiamò dei Minori Osservanti, e nello statuto del 1780 (art. 4) della confraternita è sancito l’obbligo di assegnare la direzione spirituale del sodalizio ad uno dei frati. Anche a Gerace, la confraternita del Rosario ebbe sede in una cappella della chiesa dei Conventuali di San Francesco d’Assisi. Situazione di altro genere a Bianco. Ivi è documentata, a partire dal 1541, una chiesa intitolata a San Francesco d’Assisi, sede di una confraternita quasi certamente omonima. Durante il vescovato di Ottaviano Pasqua (1575-1591) tale chiesa fu assegnata ai Cappuccini, stanziatisi a Bianco, e nel 1590 risulta in essa la presenza di una seconda confraternita, intitolata alla SS. Concezione della B.M.V., evidentemente promossa dagli stessi Cappuccini, a danno della precedente, che, infatti, nel 1594 fu invitata dal vescovo Bonardo a trasferirsi nella chiesa di S. Marina 46. L’arrivo di nuovi religiosi anche a Gerace comportò qualche disagio per una confraternita, quella della SS. Trinità del Monte, la quale, nel 1585, dovette cedere la propria chiesa ai Frati Minimi, con i quali si instaurarono rapporti verosimilmente difficili se, nella visita pastorale del 9 settembre 1589, il vescovo Pasqua, rilevato un allentamento delle attività della confraternita, ne ordinò il ripristino 47. Successivamente, le cose si normalizzarono perché sappiamo che i Frati Minimi ebbero affidata la cura pastorale del sodalizio. Quantità Il numero delle confraternite di questa diocesi è stato, specialmente nel passato più lontano, considerevole, essendone state censite complessivamente ben 205 (cfr. Tab. 1). Il momento più florido della loro esistenza è comunque da collocare intorno alla metà del XVII secolo, nel 1641, anno in cui, in un documento ufficiale 48, è attestata la presenza sull’intero territorio diocesano di ben 105 sodalizi (cfr. Tabb. 2 e 7). Grosso modo la stessa quantità era presente all’inizio del secolo, e dai dati emersi nel corso di questo studio, risulta che la gran parte di essi - circa 60 - furono fondati nella seconda metà del secolo precedente, vale a dire dopo il Concilio di Trento, quando la diocesi godette della file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (11 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) guida di alcuni pastori di prepotente personalità, tutti presi da frenetico attivismo (anche se con risultati davvero inferiori agli sforzi) per seminare i semi del Concilio. Le notizie della diffusione di queste associazioni in epoca preconciliare non sono abbondanti, ma sappiamo per certo, dal verbale della visita pastorale di quell’anno, che nel 1541 erano circa 40 49. Leggermente fluttuante dalla metà del Seicento alla metà del Settecento, il numero delle confraternite calò rovinosamente dopo il terremoto del 1783, che cancellò da sé o con gli strumenti giuridici indotti la quasi totalità di esse. Il fenomeno confraternale ebbe una ripresa, in questa diocesi, a metà dell’Ottocento; poi, dopo una seconda cesura, riprese a farsi notare tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, nella parte terminale dell’episcopato di monsignor Francesco Saverio Mangeruva (+ 1905). Nel decennio tra il ’30 ed il ’40 gran parte di tali sodalizi si estinse; dopo la seconda Guerra Mondiale alcuni ripresero a vivere, e vivono tuttora, ma del tutto diversi dai loro venerandi predecessori. Quanto alla consistenza numerica delle singole confraternite, i dati posseduti consentono delle valutazioni soltanto parziali ed approssimative (cfr. Tab. 5). Nel Seicento e nella prima metà del Settecento, sembra che le confraternite fossero proprie di pochissimi eletti, in genere dei capi delle famiglie nobili o di quelle che più si avvicinavano ad un costume di vita simile a quello dei nobili; in questo caso gli aspiranti dovevano essere laureati in utroque jure (si veda la confraternita del SS. Sacramento di Gerace). Non mancavano sodalizi di civili e di umile gente, ma per questi la reperibilità dei dati è ancora più difficile. In ogni modo, le confraternite costituivano circoli chiusi, esclusivi, e vi si era ammessi per diritto ereditario (tale privilegio mi sembra di ogni tempo e di ogni ceto sociale) o per cooptazione. Lo stesso numero degli aggregati è molto significativo. Le 14 confraternite delle quali si hanno indicazioni relative al Seicento (precisamente negli anni 1682-83) avevano un numero di aggregati variabile tra 8 e 17 50; dello stesso valore sono i dati di 12 confraternite della prima metà del Settecento, da 5 a 20 51. Qui, però, abbiamo anche il caso di una confraternita, Maria SS. Addolorata di Gerace, con 30-40 iscritti: vi sono ammesse anche le donne (che non sembrano incluse nella cifra riferita), le quali partecipano soltanto alle attività interne (neppure a tutte), che si svolgono al chiuso. Quanto alla presenza delle donne, sappiamo pochissimo per le epoche più antiche. Soltanto la confraternita S.M. della Sanità (Gerace) risulta utriusque sexus già alla fine del XVI secolo, nel 1584, anno della fondazione 52. Poi, la presenza femminile incomincia ad essere esplicitamente dichiarata a partire dal XVIII secolo. Nei verbali delle sue visite pastorali, il vescovo Rossi la annota sempre, quando la riscontra. Ma il ruolo delle donne è di evidente subordinazione. Già si è detto che non partecipano alle manifestazioni pubbliche; addirittura, nessuna firma di donna è dato riscontrare nelle petizioni per il R.A. o per la licenza vescovile, non solo nel Settecento, ma anche fino ad epoca recente. Ha, dunque, del sensazionale (anche se siamo nel 1805) la constatazione file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (12 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) che nella confraternita dell’Addolorata di Gioiosa Jonica era esplicitamente prescritta la scelta «di una donna la più distinta pel buon costume fra le sorelle della congregazione, che serva da Priore alle donne». In genere, nelle confraternite non erano ammessi gli ecclesiastici. Alcune erano tuttavia miste, di laici e di ecclesiastici, come quella di S. Filippo Neri a Mammola (documentata dalla metà del XVIII secolo), ma gli ecclesiastici non avevano voce attiva né passiva. Così era anche nella confraternita dell’Immacolata di Bovalino, ma ciò era stato prescritto nel 1779 in occasione della concessione del R.A.: «... che gli Ecclesiastici, li quali al presente si trovano ascritti in detta Congregazione, e quelli che si ascriveranno in appresso non possano godere né della voce attiva, né della passiva, neque directe, neque indirecte ingerirsi negli affari della medesima». Dalla seconda metà del Settecento in poi il numero degli aggregati subisce un’impennata, riscontrabile con il numero di firme della petizione per il R.A., che (e sono firme soltanto di uomini) varia da 16 a 155, in rapporto - mi sembra - e alla popolazione dei luoghi e alle confraternite funzionanti. Ma le firme delle suddette petizioni rivelano anche l’esistenza di un altro fenomeno, che, pur non essendo davvero isolato e peculiare di questa diocesi, tuttavia provoca curiosità e lascia il rammarico di non poterne spiegare la genesi e la motivazione. Mi riferisco al fatto che già nel Settecento si potesse aderire a più di una confraternita, come è largamente documentato dal confronto delle firme apposte alla petizione per il R.A. delle tre confraternite di nobili, tutte di Gerace, S.M. della Sanità, S. Giacomo e SS. Sacramento: S.M. della SANITÀ S. GIACOMO SS. SACRAMENTO Francesco Scaglione Francesco Scaglione Saverio Sergio Saverio Sergio Carmine Capogreco Carmine Capogreco Iacopo Scaglione Iacopo Scaglione Pietro Piconeri Baldassarre Capogreco Nicodemo Bennati Michele Arcano Michele Arcano Ettore Candida Domenico Del Balzo F.sco Antonio Del Balzo Pietro Spina Diego Spina Diego Spina Francesco Spina Francesco Spina Carmine Migliaccio file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (13 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Ferdinando Spina Saverio Malarbì Felice Malarbì Felice Malarbì Agostino Sergio Giuseppe Malarbì Vincenzo Boromà (?) Antonino Candida Vincenzo Spina Felice Arcano Pasquale Capogreco Carlo Migliaccio Ivi non è fuor di luogo rilevare l’assoluta incompatibilità dell’appartenenza contemporanea a S.M. della Sanità ed a S. Giacomo, mentre erano possibili tutti gli altri intrecci e connessioni. Se poi andiamo a leggere i nomi del gruppetto di imprenditori che, dopo il terribile terremoto del 1783, si adoperarono per ottenere l’appalto dei lavori di ricostruzione della splendida Cattedrale (Pietro Piconeri, Michele Arcano, Antonino Candida, Bruno Capogreco, Agostino Sergio, Agostino Arcano) 53, non facciamo fatica a constatare che appartengono a soci delle confraternite della Sanità e del SS. Sacramento, nessuno alla confraternita S. Giacomo, constatiamo, cioè, l’esistenza della medesima incompatibilità. Che qualità di rapporti, dunque, offriva la nobiltà geracese di fine Settecento? L’epoca offre, comunque, anche esempi di più varia e meno discriminante composizione sociale degli aggregati, sancita, in alcuni statuti, con la dichiarazione esplicita che possono essere ammessi al sodalizio tutti. Così leggiamo nello statuto 1777 del SS. Rosario di Canolo: «Art. 1: Essa confraternita non ammette distinzione di qualità di persone, e quindi sono confratelli, e Dottori, e persone civili, e Massari, ed anche Mastri, ed anche bracciali». La medesima liberalità contempla lo statuto della confraternita Maria SS. del Carmine di Gerace, che prevede la possibilità di adesione per «quei che sono di buoni costumi senza distinzione di ordine particolare di Persone, e quindi possono essere Persone civili, Massari, Artefici, e Bracciajuoli»; neppure all’Addolorata ci sono vincoli: «Essa confraternita ammette nella sua adunanza Persone Civili, Mastri, Massari, ed altre simili persone senza distinzione veruna». Ma non è ovunque così. Nella confraternita SS. Sacramento di Mammola, oltre a limitare a 24 il numero degli aggregati, agli artt. 1 e 2 dello statuto si stabiliva che «nell’entratura sempre avessero la preferenza le famiglie Nobili, e Civili» e che «tutti i Dignitarj sempre fossero de’ Nobili». Tale concetto, ad evitare equivoci, veniva ribadito nell’art. 3: «Che in detta confraternita non vi fossero ammessi plebei, ma soltanto le famiglie de’ Nobili, e Civili, ed Ecclesiastici sacerdoti solamente». Suscita, comunque, qualche perplessità - in ordine alla coerenza con le finalità file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (14 of 42) [29/11/02 10.01.09] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) intrinseche di questi sodalizi - il divieto introdotto all’inizio di questo secolo (nel 1902) nello statuto della confraternita S. Giuseppe di Antonimina. Ivi, all’art. 1 del cap. 2°, si legge che «possono far parte a questo sodalizio tutti gli individui di lodevole condotta sino all’età di quaranta anni 54, che non siano storpi o difettosi di corpo né di salute molto cagionevole». A Bianco, nella confraternita del Carmine, era addirittura prescritto il certificato di sana costituzione 55. È difficile condividere tali orientamenti, anche se essi si spiegavano con la necessità del sodalizio di tutelarsi dagli oneri di assistenza che si assumevano nei confronti degli iscritti. Quanto poi ai requisiti e alle qualità morali dei confratelli, la prescrizione espressa negli statuti di tutti i tempi era che essi fossero di buoni e sani costumi, un’espressione abbastanza generica, spesso meglio esplicitata, come nello statuto 1845 del SS. Sacramento di S. Ilario, nel quale, a scanso di eventuali situazioni imbarazzanti, si precisava che, tra gli altri, non potevano essere ammessi i conosciuti ladri: «[La confraternita] dovrà essere composta di uomini dabene, religiosi, e per quanto sarà possibile senza vizj. Sono perciò esclusi i scandalosi pubblici, i pubblici bestemiatori, i frequentatori di Bettole, e di gioco, e i conosciuti ladri» 56. Ritornando alla quantità, a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento l’adesione ad alcune confraternite è massiccia: contare su 2-300 iscritti è fatto normale, ma il SS. Rosario di Caulonia ne ha 700 e la SS. Immacolata dello stesso centro ne ha 1200 (ivi, però, pare che venisse consentita l’iscrizione ad entrambe le confraternite). Qualità e finalità Il titolo più diffuso tra le confraternite geracesi è stato quello del SS. Rosario, presente, nel tempo, in 25 località su 30 che abbiano comunque avuto una confraternita, ma altre 15 specificazioni mariane (Addolorata o dei Sette Dolori o della Pietà, Immacolata, Annunziata, Carmine, Pozzo, Soccorso, Arco, Consolazione, Misericordia, Mercede, Purità, Sanità, Grazie, Portosalvo, Pugliano) hanno suggerito il titolo ad altre 67 confraternite, alcune con doppia intitolazione. La confraternita del SS. Sacramento è stata presente in 25 chiese matrici; 3 confraternite hanno adottato il titolo della SS. Trinità, una del Nome di Gesù, 3 del SS. Crocifisso (o S. Salvatore), 3 del Sacro Cuore di Gesù, una dello Spirito Santo. Sessantasei sono state le confraternite che hanno mutuato il titolo dai santi: Andrea, Antonio di Padova, Bartolomeo, Biagio, Carlo Borromeo, Caterina, Filippo Neri, Francesco d’Assisi, Francesco di Paola, Francesco Saverio, Giacomo, Giorgio, Giovanni Battista, Giuseppe, Gregorio, Leonardo, Lucia, Margherita, Nicola di Bari, Pantaleone, Rocco, Sebastiano, Stefano, Veneranda, Vittorio. Tra tutti questi, il santo più presente è stato S. Nicola, invocato da 12 confraternite; seguono S. Sebastiano e S. Caterina (8 confraternite), S. Rocco (6), S. Leonardo (5), S. Giuseppe (4), S. Lucia (3), S. Francesco file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (15 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Saverio (2). Due confraternite hanno adottato il titolo doppio (S. Vittorio e SS. Rosario; S. Nicola e S. Veneranda); due sole sono state le confraternite intitolate esplicitamente alle Anime del Purgatorio (o a S. Michele Arcangelo); una risulta intitolata a S. Angelo; di 4 (2 a Bovalino, una a Grotteria e una a Sant’Ilario) non è stato possibile ritrovare la denominazione. Le finalità dichiarate della stragrande maggioranza delle confraternite geracesi sono state quelle di aumentare il culto e la devozione del santo al quale si intitolavano, di organizzarne la festa, di compiere opera salutare per l’anima degli aggregati, di assicurare agli stessi una buona morte, una sicura e degna sepoltura, la cura dei sepolcri, i suffragi dopo la morte (in genere attraverso la fondazione e la gestione del Monte dei Morti, qui detto anche Monte delle Cento Messe). La confraternita S. Maria di Pugliano in Gerace, anch’essa esclusiva e limitata a 10 persone, sembra che si preoccupasse soprattutto di recitare le litanie lauretane del sabato ed i salmi penitenziali: «Conveniunt hic ipsi sodales sabbatis ad lauretanas litanias sive laudes B.V.; in feria vero sexta toto tempore quadragesimae conveniunt ad recitandos psalmos penitentiales cum litaniis versiculis et orationibus ...»; i confratelli non avevano l’uso del sacco e pertanto non partecipavano a manifestazioni pubbliche 57. Insieme con tali scopi religiosi e morali, venivano perseguiti fini caritativi ed assistenziali. Della confraternita detta dal Pasqua «del Riscatto dei prigionieri» sappiamo per certo, e soltanto, che era in vita nel penultimo decennio del secolo XVI, ma con buona probabilità era stata fondata all’inizio di quel secolo dal vescovo Giacomo Conchilles (1505-1509), che era un Mercedario 58 e che pertanto doveva avere molto a cuore il problema del riscatto dei prigionieri catturati dalle orde turchesche durante le frequenti incursioni in questa plaga disarmata dello Jonio; è molto probabile, dunque, che la confraternita fosse intitolata a S.M. della Mercede. Potrebbero essere sorte con le stesse finalità anche le 5 confraternite intitolate a Maria SS. del Soccorso che risultano presenti nella diocesi nella stessa epoca 59. Dei carcerati si occupava invece la confraternita geracese Maria SS. del Carmine, i cui sodali, «una volta al mese andavano a portare commestibili, o altro ai carcerati» 60. Anche i confratelli dell’Addolorata «secunda vero cujuslibet mensis dominica (...) ostiatim mendicant pro eis qui in carceribus inveniuntur» 61; e quelli dell’Immacolata di Ardore e del SS. Rosario di Benestare avevano tale obbligo nello statuto: «Debbono i fratelli impegnarsi con modo speciale ed efficace di visitare gl’Infermi, ed i carcerati ...» 62. Almeno 6 confraternite - S. Giacomo a Gerace, S. Leonardo a Siderno, SS. Soccorso a Grotteria ed a Roccella, SS. Sacramento a Bianco, Immacolata Concezione a Castelvetere - gestivano gli ospedali omonimi, istituzioni risalenti in genere alla fine del secolo XV, sorte - come si esprime il vescovo Bonardo - «pro peregrinis et advenis recipiendis, nec non infirmis curandis». Non si trattava certo di grossi istituti, ma le indagini specifiche condotte in proposito documentano un’attività interessante e per nulla file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (16 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) trascurabile 63. In epoca più recente, la fondazione di un ospedale è tra gli scopi preminenti della confraternita S. Rocco a Gioiosa, che ritiene di poter provvedere a tale realizzazione con i capitali costituiti «dal concorso annuale dei Procuratori di S. Rocco, da offerte e lasciti privati che per cooperazione di tutti i soci si verificheranno, da tutti i proventi annuali e multe della congrega». «Detto capitale inamovibile - recita ancora l’art. 25 dello statuto del 1906 - nella prima quindicina di settembre di ciascun anno dovrà essere convertito in acquisto di Rendita italiana, intestata all’Arciprete pro-tempore della Chiesa Matrice, fino a che non si sarà riunita una discreta somma da poter iniziare lo impianto dell’Ospedale a giudizio dell’Amministrazione della congrega, e fino a quando non si sarà all’uopo costituita una personalità giuridica». Ma non se ne fece niente. Allo stesso modo, quasi niente si riuscì a fare per realizzare il proposito di istituire delle casse di depositi e prestiti che si legge negli statuti delle confraternite S. Michele Arcangelo in Caulonia, B.M.V. del Rosario in Grotteria e Maria SS. del Carmine in S. Nicola di Caulonia: «Coi risparmi che si otterranno sarà cura dello stesso Governo [della confraternita] impiantare una cassa di depositi e prestiti a beneficio degli ascritti». Gli statuti sono rispettivamente del 1902, 1903, 1904, ma sono statuti pressoché identici, degli statuti-tipo cioè, nei quali l’articolo citato sarà stato incluso dai soci senza rendersi conto dell’onere che comportava. In tale campo qualcosa si fece a Gioiosa Jonica, dove scrive l’Oppedisano - «vi è nella giurisdizione parrocchiale una Cassa Rurale di vantaggio al popolo, che sottrae alle unghie di avidi strozzini. La Cassa è stata fondata nel 1917, sotto il titolo di Maria SS. Addolorata, e fu istituita dalla confraternita omonima» 64. L’annotazione dell’Oppedisano è del 1932; dopo quella data non si hanno altre notizie del benefico istituto. A dire dello Zavaglia, era di arti e mestieri la confraternita dell’Annunziata in Mammola, e vi aderivano gli artigiani - seggiari (sediai), mbastari (bastai), cofinari (cestai), pellari (conciatori), mastridascia (falegnami) - che a metà del Settecento, ed oltre, sembra esercitassero numerosi la loro arte a Mammola 65. Non possediamo, però, dati certi. Qualcosa di più concreto suggerisce l’intestazione dello statuto 1859 di Maria SS. del Carmine in Siderno Marina: ivi è scritto che la confraternita è composta «di massari, mastri, e marinai», e l’informazione si riduce a ciò: nessun articolo dello statuto consente di saperne di più. Regole e statuti I più antichi statuti reperiti sono settecenteschi, quasi tutti allegati alla petizione inviata a Napoli per ottenere il R.A. Non è improbabile che molti di tali statuti fossero antichissimi, risalenti cioè alla data della fondazione e tramandati nel tempo secondo la tradizione, ma una lettura in tal senso è estremamente difficile e comunque non agevole. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (17 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) In genere, gli statuti del Settecento sono concisi 66, attenti all’essenziale, chiari, semplici, quasi rispettosi delle possibilità culturali dei fruitori. Vi si distinguono due parti fondamentali, una incentrata sugli aspetti organizzativi e gestionali del sodalizio, l’altra attenta ed indirizzata al bene spirituale dei confratelli. In tal senso sono esemplari le regole dell’Addolorata di Gerace, approvate dal vescovo Del Tufo nel 1742. Sono un vero e proprio decalogo (tale anche nel numero degli articoli), nel quale sono dettati precetti e suggerimenti per la vita privata e pubblica degli adepti, nell’intera giornata, dal momento della sveglia all’arrivo del sonno ristoratore. Dello stesso tenore sono le regole dell’Immacolata di Castelvetere, dettate nel 1784, le quali, però, sono attente anche a ricordare gli impegni e gli obblighi della confraternita nei confronti degli associati; notevoli anche le regole approvate a Gerace nel 1829 per la confraternita del Sacro Cuore di Gesù, evidentemente esemplate su quelle dell’Addolorata. Quanto all’aspetto organizzativo e gestionale, esso è minutamente (spesso in modo meticoloso, ma molto chiaro) descritto in quasi tutti gli statuti. Il governo della confraternita è affidato sempre ad un priore (il SS. Sacramento di Gerace ne aveva due) 67, coadiuvato da due assistenti: tutti insieme costituiscono il gruppo degli officiali maggiori; durano in carica un anno 68; vengono eletti a scrutinio segreto (voto inclusivo: pallina bianca; voto esclusivo: pallina nera), dopo essere stati designati (non ovunque) dal priore o da tutti gli officiali uscenti); il priore esercita il potere monocraticamente e risponde del suo operato soltanto all’assemblea plenaria, all’approvazione della quale deve sottoporre preventivamente le spese straordinarie; è lui che nomina gli officiali minori (cancelliere o segretario, sacrestano, portinaio, maestro dei novizi ...) e gli assistenti possono soltanto assisterlo con consigli. Quasi tutte le confraternite hanno un procuratore: deve essere persona notoriamente affidabile, puntuale nei resoconti annuali, disponibile a qualsiasi controllo (occorrendo, il priore affida l’ispezione a due razionali); non deve avere debiti nei confronti della confraternita. All’inizio del Seicento, il vescovo Mattei vieta che i procuratori durino in carica più di un anno; nel Settecento, però, tale obbligo non sembra più osservato. L’incarico non è precluso agli ecclesiastici, anzi frequentemente è ad essi riservato 69. Singolare il procedimento che si segue a S. Giovanni di Gerace (nella cappella del SS. Sacramento ed in quella del SS. Rosario, in ognuna delle quali c’era una confraternita) per l’elezione, anzi il rito, come lo definisce e lo descrive il vescovo Rossi nella visita del 1750: «Ejusdem electionis ritus est alterum nominari in scriptis a Parocho, alterum similiter a Vicario foraneo, et postremo pari forma a Sindico Universitatis die prima Januarii in hac Ecclesia congregatis. Confunduntur postea schedulae in vase aliquo, et manu pueri una illarum sorte extrahitur, et qui reperitur in extracta chartula nominatus, ille Procurator habetur» 70. Carica di grande prestigio è in genere quella di padre spirituale. Essa è spesso riservata alla designazione dei giuspatroni, oppure viene assegnata dal priore o dall’assemblea, e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (18 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) confermata dal vescovo. Negli statuti è sempre detto che il padre spirituale non deve «ingerirsi nei problemi temporali» della confraternita 71; nella pratica quotidiana tale divieto non veniva quasi mai osservato: da qui le frequenti liti di cui le fonti e la storiografia confraternale conservano tracce profonde, anche se spesso di maniera. L’incarico è retribuito, con modalità precise e codificate, l’inosservanza delle quali è anch’essa causa di lamentele e di querele da parte dei sacerdoti, sempre molto attenti e sensibili in proposito. Suscita, dunque, curiosità quanto si legge negli statuti di due confraternite di Ciminà, curiosità di sapere con quanto entusiasmo degli interessati venissero considerati gli articoli che stabilivano di non dare al padre spirituale alcun compenso. Ciò perché, è scritto nello statuto (del 1836) della confraternita S. Cuore di Gesù e Maria SS. Addolorata, «la gloria di Dio è quella muoverlo e la salute dell’anima». Tuttavia, continua l’art. 23, il procuratore «avrà solamente in morte tutti i funerali o messe, come uno dei fratelli, e sarà distinto col doppio della cera solita, cioè rotoli 2, senza essere tenuto a verun pagamento in vita, né mensuale, né annuale». Pressoché le stesse cose si leggono nell’art. 6 dello statuto del 1895 della confraternita del SS. Sacramento, della Vergine Immacolata e di S. Giuseppe: «Le fatiche del Padre Spirituale verranno compensate col rispetto e con L’ubbidienza de’ confratelli in ciò che riguarda lo spirituale». Anche qui, però, il padre spirituale «sarà esente d’ogni contribuzione, avente funerale e messe basse come gli altri fratelli, con la distinzione del doppio della cera in quelli». Ai requisiti per essere ammessi si è già accennato. Gli statuti prevedono quasi sempre che l’aspirante presenti la domanda di ammissione al priore, il quale, assunte le debite informazioni, la sottopone all’assemblea. Questa, e soltanto questa, ha poi il potere di espellere coloro che sono venuti meno ai doveri personali e sociali. Quasi tutte le confraternite prescrivono agli aspiranti un periodo di noviziato, in genere di sei mesi. Nell’Ottocento gli statuti diventano più lunghi ed articolati, anche se i punti essenziali rimangono complessivamente, quanto a contenuto, simili a quelli degli statuti settecenteschi. All’inizio, in epoca di restaurazione, si seguono, in genere, i «Regolamenti per le Pie confraternite Laicali del Regno», proposti dalla Consulta dei Reali Domini al di qua del Faro; qualche confraternita, anzi, adotta tale proposta senza praticamente nulla aggiungere o modificare (cfr. lo statuto delle confraternite S. Giuseppe di Benestare, del 1845; S. Giorgio di Martone, del 1862; SS. Rosario di Platì, del 1888); qualche altra, invece, se ne serve come traccia per redigere uno statuto proprio (cfr. quello della confraternita S. Cuore e SS. Rosario di Antonimina, approvato nel 1825). La tendenza a redigere statuti sempre più lunghi, prolissi, inutilmente complicati ed accessibili soltanto a pochi «eletti», si accentua verso la fine dell’Ottocento e tocca le vette più alte nei primi anni del nostro secolo: nel 1904, lo statuto della confraternita Maria SS. di Portosalvo di Siderno si compone di ben 122 articoli! Ecco, comunque, un file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (19 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) quadro della consistenza degli statuti di 14 confraternite del periodo 1891-1922 72: Confraternite luogo anno articoli M. SS. della Purità Siderno 1891 61 SS. Sacramento Ciminà 1895 44 S. Michele Arcangelo Caulonia 1902 B.M.V. del Rosario Grotteria 1903 53 M. SS. delle Grazie Grotteria 1903 53 M. SS. del Carmine Caulonia S. Nicola 1904 M. SS. di Portosalvo Siderno 1904 122 SS. Sacramento S. Ilario 1905 109 S.M. di Pandore Careri 1905 59 S. Rocco Gioiosa J. 1906 25 Spirito Santo Bombile 1908 39 M. SS. del Rosario Portigliola 1909 100 M. SS. Immacolata Siderno Mirto 1910 61 S. Nicola Ardore S. Nicola 1910 50 S. M. della Misericordia Agnana 1910 13 M. SS. del Monte Carmelo Bianco 1912 19 SS. Rosario e S. Sebastiano Condoianni 1915 M. SS. Immacolata Ardore 1922 39 53 53 73 Però, come si rileva, non mancano, neppure in questa epoca, statuti «leggeri», consentiti alle confraternite di più vecchia data per rispettarne la storia e la tradizione, permessi anche a qualche confraternita di (praticamente) nuova istituzione. È il caso di Agnana, dove la confraternita S.M. della Misericordia presenta nel 1910 uno statuto di appena 13 articoli. Uno statuto del tutto singolare è certamente quello del SS. Sacramento di Bovalino, approvato il 1° gennaio 1898. Esso è in verità strutturato un po’ come tutti gli altri, ma le norme che lo compongono sono dettate da uno spirito centralizzatore assoluto. Scarsi, quasi irrilevanti, sono i poteri dell’assemblea generale: ad essa è lasciata la possibilità di riunirsi soltanto «nei casi di appello promosso da uno dei membri della Commissione»; alla commissione, invece, sono riservate tutte le prerogative, persino quella di eleggere non solo le varie cariche, addirittura anche i propri membri 73. Questo è, però, anche uno statuto dotto. Rilevante e singolare è, per esempio, il convincimento di far derivare dall’etimologia la sostanza ed il contenuto dei titoli. L’art. 2 (pur con qualche licenza sintattica) chiarisce, infatti, che «rimontando ai primevi che diedero questo nome, trassero l’idea dalla etimologia, vediamo che Priore risponde a primo rappresentante o Capo». Lo stesso procedimento si segue per individuare e definire i compiti del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (20 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) procuratore e degli assistenti. Comportamenti A) attività imprenditoriali e finanziarie Già si è accennato che lo scavo dei protocolli notarili locresi potrà fornire ulteriori indicazioni su tale argomento. Le prime emergenze - lette insieme con gli inventari o platee esistenti 74 - dicono che le confraternite geracesi esercitavano una sensibile attività di compravendita di immobili - terreni e case - e certamente investivano i loro capitali in censi perpetui e bullali. Tutto ciò fino alla metà del XVIII secolo. Non si hanno documenti di patrimoni eccezionali. La gran parte dei bilanci conosciuti è attestata su entrate-uscite di 30-40 ducati annui e, in genere, le uscite superavano le entrate; il passivo veniva pareggiato con le elemosine degli aggregati e dei fedeli. Soltanto due o tre confraternite potevano vantare patrimoni che rendevano qualche centinaio di ducati: la confraternita SS. Sacramento di Mammola, nel 1750, aveva un reddito di 100 ducati annui; la confraternita SS. Annunziata di Roccella aveva un discreto patrimonio di immobili e, addirittura, una chiesa ausiliaria dello stesso titolo, costruita extra moenia (a Grotteria, la confraternita del SS. Sacramento esercitava il giuspatronato sulla chiesa della Divina Carità); nel 1784 il patrimonio della cappella del SS. Sacramento di Siderno, già di pertinenza della confraternita omonima, consisteva in circa 65 appezzamenti di terreno, in genere aratorio ed alberato, per complessive 210 tomolate (70 ettari), 22 censi perpetui, 79 censi bullali (capitale di 1015 ducati circa), 12 case; della capacità economica della confraternita SS. Sacramento di Gerace si può avere un’idea dalla ricchezza decorativa della cappella omonima, curata nella celebre cattedrale. Di notevole interesse il proposito di alcune confraternite - già illustrato - di istituire delle casse di depositi e prestiti. B) Diritto di precedenza Il conseguimento del diritto di occupare il posto d’onore nelle manifestazioni pubbliche, con relativa acquisizione del titolo di arciconfraternita, ha costituito un obiettivo preciso per parecchie confraternite. È da ritenere che nei tempi più lontani tale diritto lo si conseguisse con l’aggregazione alla primaria di Roma o di altre località, e le cronache locali si richiamano a tali aggregazioni. Però il problema esisteva e provocava continue discussioni e risse, tanto da richiamare l’intervento dei vescovi. Ne siamo informati da Ottaviano Pasqua, il quale «Haud levibus dissidiis de praecedentia inter novas confraternitates laicorum ad normam constitutionis Gregorii XIII eo de genere editae compositis, suo sub vexillo omnes ut incederent, constituit» 75. Tuttavia, nel Settecento, quando, all’atto della legalizzazione della sua erezione, la confraternita Maria SS. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (21 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Addolorata di Gerace chiese di avere riconosciuti in proposito diritti particolari, in virtù della sua aggregazione all’arciconfraternita romana dei Servi di Maria, il vescovo Del Tufo, per non intaccare il privilegio concesso dal suo antico predecessore Ottaviano Pasqua alla confraternita Maria SS. della Sanità all’atto della fondazione, chiese che venisse sentito il parere di quest’ultimo sodalizio. Tale parere fu ovviamente negativo e pertanto il vescovo decise che nelle processioni la confraternita dell’Addolorata occupasse il posto immediatamente dopo la confraternita SS. Trinità del Piano e davanti alla confraternita Maria SS. della Sanità, la quale avrebbe dovuto occupare sempre «ultimum et novissimum locum ab ipsa electum, iuxta bullae suae fundationis», cioè fosse sempre la più vicina al simulacro processionale. La stessa confraternita della Sanità era stata lungamente in lotta con l’altra confraternita di nobili, quella di S. Giacomo. Intervenne ancora una volta il vescovo Del Tufo e le prerogative furono definite nel seguente pedantesco modo: [...] Circa le processioni che si stabiliranno si è concluso che nel Giovedì Santo, nel qual tempo furono altre volte contrasti tra i fratelli della confraternità di S. Giacomo e quelli della Sanità, si osservi l’ordine attualmente ritrovato, cioè che un anno la Croce avanti la Processione si porta da un fratello di S. Giacomo, in mezzo due ceroferarij confratelli della Sanità, doppo i quali seguivano due ceroferarij di S. Giacomo, e doppo di essi due fratelli della Sanità, poi due di S. Giacomo, e cosi alternativamente sino al fine, in cui vanno il maestro di S. Giacomo alla dritta ed il Priore della Sanità alla sinistra. L’istesso ordine al contrario si osserva l’altro anno, in cui la Croce è portata da un fratello della Sanità in mezzo a’ due ceroferarij di S. Giacomo, con appresso due ceroferarij della Sanità, poi due fratelli di S. Giacomo, all’ultimo il Priore della Sanità alla dritta ed il maestro di S. Giacomo alla sinistra. Ed essendo che in questo anno 1731 sono andati sotto la Croce della Sanità, nel venturo anno 1732 toccherà alla Croce di S. Giacomo. Circa le Processioni poi generali, avendoci asserito esser il solito che essi abbiano avuto più vicino al clero come più antichi, Noi citra prejudicium jurium lasciamo le cose come si trovano. E perché non possano esse confraternite avere alcuna pretensione di luogo nella Catedrale, perciò nel venire per l’ora determinata doppo aver preso la perdonanza al Venerabile, deposta la Croce in qualche luogo della Chiesa, aspetteranno la chiamata per mettersi in processione. Nel ritorno poi fatta la riverenza all’altare del Venerabile, o tornino alle loro rispettive chiese, o pure, deposto da parte il Crocifisso, potranno fermarsi senza determinazione di luogo a prendere la benedizione 76 . Lotte dello stesso tipo a San Luca, tra le confraternite (da poco ricostituite) S. Sebastiano (1732) e SS. Rosario (1729), tanto che il vescovo Del Tufo deve intervenire con un decreto: file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (22 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Quod in tollenda iurgia et dissentiones, Confratres huius Ecclesiae in prima proxima processione praecedant confratribus SS. Rosarii, in altera vero confratres SS. Rosarii his praecedant, et sic in posterum quiete et pacifice servetur sub poena excommunicationis ferendae sententiae 77. Anche dall’Ottocento provengono echi di prolungate discussioni per la tutela di tale diritto. Celebrando il suo sinodo, il vescovo Mangeruva chiarì, come s’è detto, che l’aggregazione ad una primaria (che lui favoriva con tutti i mezzi) comportava il godimento di indulgenze, non il conseguimento di privilegi. Pertanto, presentandosi la necessità, il diritto di precedenza veniva determinato sulla base della data di fondazione dei sodalizi. Non sempre, però, la determinazione fu facile. Poiché per l’approvazione dello statuto della confraternita Maria SS. delle Grazie di Grotteria si erano registrati ritardi burocratici che le sottraevano parecchia anzianità rispetto alla confraternita SS. Rosario, fondata dopo ed approvata prima, il vescovo Delrio, il 17 ottobre 1910, decise salomonicamente che il diritto di precedenza venisse esercitato dai due sodalizi ad anni alterni. C) Giuspatronato Notevole, in questa diocesi, mi sembra l’esercizio del diritto di patronato da parte delle confraternite, a ciò quasi costrette per poter mantenere il controllo del patrimonio nelle mani di quegli stessi che l’avevano costituito con le loro donazioni e che avevano fatto della confraternita un circolo chiuso, ad essi ed ai diretti discendenti riservato; ma costrette anche per tutelarsi in qualche modo dalle usurpazioni, cosa che si verificava facilmente quando esse non avevano oratorio proprio ed esclusivo ed avevano la sede in condominio o nelle chiese parrocchiali. Finora ho potuto accertare l’esercizio di tale diritto presso una quindicina di confraternite, dalla geracese S. Gregorio - che se lo riservò fin dal 1444 - a Maria SS. del Soccorso di Ardore, che lo esercitò fino ad almeno il 1744. Queste le altre: Gerace: SS. Trinità, S.M. della Sanità, S. Giacomo, S. Nicola del Chao, S. Nicola di Favocastro; Bovalino: S. Nicola di Bari, SS. Annunziata, SS. Rosario; Grotteria: SS. Sacramento; Roccella: SS. Sacramento; S. Nicola d’Ardore: SS. Annunziata, SS. Rosario. D) Flagellanti I dati raccolti hanno consentito di individuare in questa diocesi 8 confraternite di flagellanti, riconosciute come tali esclusivamente attraverso la specificazione file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (23 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) conservata dalla tradizione scritta - delli battenti o disciplinatorum. Due di esse ebbero sede nell’antica Castelvetere: di una, S. Caterina «delli battenti», abbiamo notizie a partire dal 1519 (ma l’iscrizione di una campana sembrerebbe farla risalire al 1340 circa) 78; l’altra, S. Nicola «delli battenti», viene ricordata a partire dalla seconda metà del XVI secolo, ma probabilmente esisteva anch’essa da più secoli. Anche a Roccella c’era la confraternita S. Caterina «delli battenti», documentata dagli inizi del ’500. La più antica di tutte, quella della quale in definitiva si hanno più notizie, è comunque S. Gregorio disciplinatorum di Gerace, la cui data di fondazione sembra poter essere collocata senza difficoltà alla metà del XV secolo. Sempre a Gerace, confraternite di disciplinati erano quelle di S. Giacomo, di Santa Maria de Servitali, di S. Nicola di Favocastro, tutte attestate a partire dal 1541. Era di disciplinati anche la confraternita S. Nicola di Bari, nella chiesa di S. Nicola ad fratres in Bovalino, anch’essa documentata a partire dal 1541. Il dovere della disciplina è contemplato ancora in qualche statuto della seconda metà del Settecento (Benestare, SS. Rosario: «... il Padre Spirituale, dopo le Litanie, abbia a fare un punto di meditazione assieme colli fratelli per un quarto d’ora, poi si faccia la disciplina ...») 79, ed in almeno uno statuto della prima metà dell’Ottocento (Ciminà, S. Cuore di Gesù e Maria SS. Addolorata: «Nella processione del Venerdì Santo tutti [i fratelli] sopra il cappuccio, che gli coprirà la testa ed il volto, porteranno la corona di spine e colla disciplina in mano si batteranno, cantando il miserere, o altre canzoncine analoghe alla luttuosa giornata»). E) La Messa dell’aurora Visitando la chiesa di S. Giorgio, a Martone, nel 1750 il vescovo Rossi osserva che ivi c’è la confraternita dei laici, «qui in Aurora officium persolvunt». Il presule non dice niente di tale consuetudine, che non so se possa in qualche modo collegarsi con l’istituzione della Messa mattutina voluta dal vescovo Vincenzo Vincentino (1650-1670) «per comodità dei poveri - scrive l’Oppedisano - delle vedove, dei contadini e per le persone nobili decadute che difettavano di vestimenta». La Messa dell’alba veniva celebrata anche nella chiesa geracese di S. Giacomo, a cura dell’omonima confraternita, e nella cappella del SS. Sacramento in S. Giovanni di Gerace. Committenza artistica Le notizie dei lavori fatti eseguire dalle confraternite geracesi sono tanto abbondanti quanto generiche. Ciò è comprensibile: parecchie confraternite sono proprietarie delle chiese nelle quali sono installate, e pertanto la manutenzione degli edifici è di loro indiscutibile competenza. Di tali lavori non mette conto parlare, riguardando quasi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (24 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) sempre il rifacimento dei tetti e degli infissi. Anche se raramente, qualche volta si viene tuttavia a sapere del restauro degli altari e dei portali, e, per l’epoca più recente, dell’acquisto di qualche paramento o di statue o di altri oggetti che possono essere definiti d’arte: a questi è opportuno accennare, riportando le informazioni reperite. Molto attiva, in tutti i tempi, appare la confraternita geracese di S. Maria della Sanità. Essa cura particolarmente la chiesa, impiegando spesso materiali pregiati quali il marmo. Della committenza affidata nell’anno 1600 ad un notevole artista geracese, Giovan Battista Lucifero, abbiamo addirittura il contratto, conservato nella Sezione Archivio di Stato di Locri: riguarda la costruzione di due porte, una per il costo di 100 ducati, l’altra con il solo pagamento di 11 ducati per gli operai 80. Sappiamo poi di altri lavori fatti eseguire nel 1603, nel 1656 e nel 1729: in quest’ultimo caso si tratta del rivestimento in marmo dell’altare 81. Molto attiva ad occuparsi della propria cappella fu la confraternita del SS. Sacramento, installata nella Cattedrale. Ciò è documentato ancor oggi dallo splendore dei marmi, documento visivo di eloquenza assoluta. Ma, al solito, sono gli atti notarili che ci conservano i nomi ed i momenti degli interventi. Poiché per riparare e tenere in ordine la cappella occorrono «molte centinaia di ducati», si ricorre a qualche vendita, come quella, avvenuta nel 1628, di un terreno per la somma di 15 ducati 82. La cappella, comunque, gode della benevolenza dei geracesi: nello stesso 1628, suor Polita Gagliardi, «bizoca tertiaria di S. Francesco d’Assisi», notando che «si sta abellendo et migliorando per passione dei signori Priori et confrati», lascia in eredità alla cappella la metà dei suoi beni 83. Un contratto importante è quello stipulato il 20 luglio 1638 tra il procuratore Cherubino Longaretti e gli «artisti» mastro Giacomo de Giveni e chierico Antonio Azzarelli, probabilmente messinesi: questi, insieme con gli artigiani locali, forse scalpellini, Michele Archinà e Francesco e Domenico Lucifero, prendono in appalto, per la somma di 220 ducati, i seguenti lavori: «... tenendo bisogno la predetta cappella del Santissimo Sacramento di complire in parte l’opra cominciata, due colonne e tre cappelle, con loro cornicioni e finimenti, come stanno formate l’altre cappelle nel loro nicchio di detta cappella, con li medesimi lavori, intagli commissi, et pietre et della medesima qualità e bontà, tanto delle pietre rosse, negre, verdi, et marmorei bianchi, et ogn’altra cosa, conforme sono l’altre, hanno avuto trattato fra esse parti, che tutta la sopradetta opera l’havessero da fare à loro proprie spese, tanto nelle pietre, come cavare et portare le pietre ...» 84. Su questa cappella, ovviamente, si concentra l’attenzione e l’ammirazione dei vescovi, i quali le riservano interi paragrafi nelle triennali relationes ad limina. Ecco quanto ne scrive Lorenzo Tramallo nel 1641: In eadem Ecclesia est confraternitas SS.mi Sacramenti, unica in tota Urbe, cum nobili et ampla Cappella, quae in dies ornamentis marmoreis magis augetur. Confratres ut file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (25 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) plurimum nobiles curam illicum gerunt, nec desunt recipientes rectam huius Augustissimi Sacramenti administrationem 85. Ivi, come si osserva, si mettono in evidenza i continui lavori di abbellimento 86; nella relazione del 1664 (vescovo Vincenzo Vincentino) si parla dell’installazione del bellissimo tabernacolo: «... hoc anno fuit etiam ornata tabernaculo perpulcro marmoreo, impensa ducentorum aureorum, ita ut dicta cappella nunc sit fere omni parte absoluta» 87. A Gerace, una graziosissima chiesa è quella intitolata a Maria SS. Addolorata, curata dalla confraternita omonima, che vi venera la statua marmorea della titolare, opera del 1762 dello scultore napoletano Francesco Vittozzi 88. Nella chiesa del S. Cuore, costruita a metà dell’Ottocento dalla confraternita omonima, si conservano la statua lignea ottocentesca raffigurante Cristo nell’iconografia del Sacro Cuore, un ostensorio in lamina d’argento acquistato nel 1842 ed il grande organo a canne costruito nel 1888. Da Gerace a Gioiosa. Ivi si conserva la bellissima statua lignea di S. Caterina V. M.: fu commissionata nel 1727 allo scultore napoletano Giuseppe Bonavita per la confraternita omonima: costo 60 ducati, compresa «la pedagna di oro fino», ossia la varetta artistica per la processione 89. Nella stessa cittadina, nella chiesa arcipretale di San Giovanni Battista, bell’esempio di tardo barocco meridionale è l’altare a tarsie marmoree costruito nel 1758 dalla confraternita del SS. Sacramento; nel 1770 fu costruita in marmo anche la balaustra 90. Sempre a Gioiosa, si deve ad un’altra confraternita la costruzione della più bella chiesa ivi esistente, quella intitolata a Maria SS. Addolorata, aperta al culto nel 1889, un vero gioiello d’arte, elegantemente decorata da Francesco Gangemi da Cittanova e da Luigi Hierace da Gioiosa. Vi si conservano, oltre ad una tela cinquecentesca (San Michele Arcangelo) proveniente però dalla chiesa dell’Annunziata, un pregevole gruppo ligneo «Pietà» - di G. Cavaleri da Grotteria (1862), ed altre statue; vi è installato un organo monumentale (22 registri e 1400 canne) costruito a Verona nel 1933; vi si ammirano un pesante ostensorio d’argento (F. Ierace, 1912) ed altri arredi d’arte 91. A Grotteria, si ha notizia di un quadro (che non esiste più) della Madonna del Rosario, voluto della scuola di Luca Giordano, acquistato verso il 1680 da tale Giovan Luca Campaccio, «primo fratello» della confraternita del SS. Rosario 92. L’altra confraternita della B.M.V. del Rosario, fondata nel 1903, iscrisse nello statuto l’impegno a «far scolpire una bella statua del SS. Rosario», oltre a prefiggersi di ampliare la chiesa e di acquistare arredi vari. A Caulonia (l’antica Castelvetere), la confraternita S. Michele Arcangelo include nello statuto (1902) l’impegno (non mantenuto) di fare scolpire la statua del titolare. Sempre a Caulonia, la confraternita dell’Immacolata acquista (1932) un notevole organo liturgico e commissiona allo scultore Rodolfo Del Pozzo la statua delle Anime del Purgatorio 93. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (26 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Note 1 È opportuno precisare che questa relazione considera la configurazione territoriale della diocesi così come era fino al 1989. Da quell’anno, per il decreto della Congregazione per i Vescovi n. 147/82 del 18 novembre (esecutivo dal 1° gennaio 1990), il confine tra le diocesi di Locri-Gerace e di Catanzaro-Squillace, fino ad allora segnato dal corso della fiumara Allaro, coincide con il limite civile delle province di Reggio e di Catanzaro. 2 Synodus prima Hieracensis sub admodum ill. et rev.mo D.F. Vincentio Bonardo eiusdem Civitatis Episcopo habita, Romae 1598, pp. 126-128. Sul Bonardo, e sugli altri vescovi geracesi menzionati in questo saggio, si può consultare il mio I Vescovi di Gerace-Locri, Chiaravalle C. 1981. 3 V. il testo integrale di questa costituzione in appendice. 4 G. G. MEERSEMANN - G. P. PACINI, Le confraternite laicali in Italia dal ’400 al ’600, in «Problemi di Storia della Chiesa nei secoli XV-XVII», Napoli 1979, pp. 109-136. La citazione è a p. 114. 5 Qui si registrò uno dei primi tentativi operati in Calabria per l’istituzione del seminario: Cfr. il mio Istituzione e prime vicende del seminario di Gerace (1565-1700), in «Il Concilio di Trento nella vita spirituale e culturale del Mezzogiorno tra XVI e XVII secolo», Atti del convegno di Maratea (19-21 giugno 1986) a cura di G. De Rosa e A. Cestaio, Venosa 1988, pp.749-779. 6 Sulla consistenza e sulle vicende del Fondo, cfr.: S. DE FIORES, Polsi nel Settecento alla luce dei documenti inediti nell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno, in «S. Maria di Polsi: storia e pietà popolare», Atti del Convegno (Polsi-Locri 19-21 settembre 1988), a cura di P. Borzomati, Reggio Calabria, 1990, pp. 63-87; D. COPPOLA, La Sezione di Archivio di Stato di Locri nel quadro dell’ordinamento archivistico italiano. L’acquisizione delle carte settecentesche del Fondo Gerace, «Rivista Storica Calabrese», N.S., X-XI (1989-90), pp. 399-425; E. D’AGOSTINO, Fondo visite pastorali della Diocesi di Gerace nella Sezione di Archivio di Stato di Locri, «Archiva Ecclesiae», XXXIV-XXXV (1991-92), pp. 173-176. 7 Cfr. ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, SACRA CONGREGAZIONE DEL CONCILIO (= ASV, SCC), Relationes 390 A, Hieracen. 1603 (è pubblicata integralmente nel mio Il vescovato di Orazio Mattei e la diocesi di Gerace agli inizi del secolo XVII attraverso le relazioni per le visite ad limina Apostolorum, «Rivista Storica Calabrese», N.S., IV (1983), n. 1-2, pp. 111-136. 8 P. SPOSATO, Aspetti e figure della riforma cattolico-tridentina in Calabria, Napoli 1964, p. 2. 9 Vitae Episcoporum Ecclesiae Hieracensis ab Octaviano Pasqua Episcopo conscriptae illustratae notis a I.A. Parlao Canonico Poenitentiario qui adjecit etiam vitas illorum qui ab A. MDXCI Octaviano successerunt, in «Constitutiones et Acta Synodi Hieracensis ab Ill.mo et Rev.mo Domino Caesare Rossi Episcopo celebratae diebus 10, 11 et 12 Novembris 1754», Neapoli 1755, p. 311. 10 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1603 (cfr. n. 7), f. 5r.: «Laicorum sodalitatum custodes et praefectos ad redditionem rationum multorum annorum, per Ecclesiasticas etiam censuras, compuli; ex quo in maximum detrimentum societatum ipsarum bona et pecunias retinebant, cavique ut in posterum singulis annis coram me, vel Vicario, cum duorum deputatorum praesentia, dati et accepti rationes, subducantur, nec eorum officia ultra annum extenderentur clavesque pecuniarum altera penes Capellanum, altera penes Praefectos file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (27 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) asservarentur. Et quia ex eorum Congregationibus orationes quaedam manuscriptae non approbatae recitabantur illis amotis, iniunxi sub gravibus poenis ut tantum Beatae Mariae Virginis horarias praeces septemque Poenitentiales Psalmos cum annexis orationibus persolverent et recitarent». 11 Synodus Dioecesana ab Ill.mo et Rev.mo D.D. Vincentio Vincentino U.J.D. Patritio Reatino Dei et Apostolicae Sedis gratia Episcopo Hieracen. celebrata in Cathedrali Ecclesia IX Kal. Maij MDCLI, Messanae 1651, pp. 130-132. 12 Synodus Dioecesana Hieracensis ab Ill.mo et Rev.mo Domino D. Dominico Diez de Aux Episcopo Hieracensi in Ecclesia Cathedrali duobus diebus 28 et 29 Februarii 1704 celebrata, Messanae 1704. 13 Si possiedono, incompleti, i verbali delle visite dell’anno 1715 (ARCHIVIO VESCOVILE DELLA DIOCESI DI GERACE-LOCRI [=AGL], S. Visite 1715-1872) e degli anni 1725-1729 (SEZIONE ARCHIVIO DI STATO DI LOCRI [=SASL], Fondo Gerace, vol. 8). 14 SASL, Fondo Gerace, vol. 12, ff. 175-176 (v. in appendice il testo integrale dell’editto). 15 Al Del Tufo era succeduto Domenico Bozzoni, ma l’episcopato di quest’ultimo era durato meno di 10 mesi (3-3-1749/21-12-1749). 16 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1751 et 1753. 17 Constitutiones et Acta Synodi Hieracensis ab Ill.mo et Rev.mo Domino Caesare Rossi celebratae diebus 10, 11 et 12 Novembris 1754, Neapoli 1755. 18 AGL, S. Visite 1715-1872, Visite 1750-1752. 19 Ibid., Visita 1751, f. 31 v. 20 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1760, f. 372 r. 21 ASV, SCC, Relationes 390 B, Hieracen. 1766, f. 12 v.; Ibid., Hieracen. 1772, f. 50 v. 22 Ibid., Hieracen. 1776, f. 67. 23 Ibid., Hieracen. 1778, f. 81 v. 24 Cfr. Tab. 1. 25 1784: Maria SS. Immacolata di Castelvetere; 1791: SS. Rosario di Castelvetere; 1798: S. Giuseppe, S. Vittorio e SS. Rosario, Maria SS. Immacolata, tutte di Roccella. 26 ASV, SCC, Relationes 390 B, Hieracen. 1788, f. 129 rv. 27 Ibid., Hieracen. 1802, f. 167 v. 28 Ibid., Hieracen. 1822, f. 211; Hieracen. 1825, f. 207; Hieracen. 1828, f. 240 v.; Hieracen. 1831, f. 267. 29 Ibid., Hieracen. 1837, f. 281: «Praeterea ferme nullus est locus, ubi una vel plures laicorum confraternitates non existant, quae vel propria Oratoria habent, vel sacra faciunt in Ecclesiis Parochialibus». 30 Ibid., Hieracen. 1855, f. 346 rv. 31 Constitutiones et Acta Synodi Hieracensis ab Ill.mo et Rev.mo Francisco Xaverio Mangeruva Episcopo diebus 22, 23 et 24 Maii anni I.D. MDCCCLXXIX celebratae, Neapoli 1880, p. 266. 32 Ibid., 266-270. 33 ASV, SCC, Relationes 390 B, Hieracen. 1880, f. 368 v. 34 Ibid., Hieracen. 1882, f. 378; Hieracen. 1886, f. 383v; Hieracen. 1891, f. 396. 35 Non c’è cenno, nella relazione, a conseguenze derivanti dalla Legge 17-7-1890, n. 6972, con la quale lo Stato italiano aveva deciso di sopprimere tutte le confraternite che avevano finalità di assistenza e di incamerarne i beni. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (28 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) 36 ASV, SCC, Relationes 390 B, Hieracen. 1891, f. 396 rv. 37 Sono circa 20 (cfr. Tab. 1). 38 V. CATALDO, Le confraternite laiche del Monte Carmelo a Gerace in uno statuto del 1777, «Calabria Sconosciuta», X (1987), n. 37, pp. 45-48; ID., La congregazione laica di S. Giacomo Apostolo a Gerace in uno Statuto del 1777, «Calabria Sconosciuta», XV (1992), n. 56, pp. 71-73; F. RACCO - S. SCALI, La Chiesa della Confraternita di San Giuseppe in Roccella, già Oratorio dei PP. Riformati, Frama Sud, Chiaravalle C. 1984; S. SCARFÒ, Le confraternite di Mammola, «Calabria Letteraria», XXXV (1987), n. 1-3, pp. 50-52; C. SORGE, Le confraternite, in «Bollari dei Vescovi di Gerace», a cura di F. von Lobstein, Effe Emme, Chiaravalle C. 1977, pp. 51-54; E. D’AGOSTINO, La confraternita geracese di S. Giacomo Apostolo, «Calabria Sconosciuta», XVI (1993), n. 60, pp. 63-66. 39 Cfr. n. 6. 40 È l’auspicio del compianto Salvatore Gemelli (Storia tradizioni e leggende a Polsi d’Aspromonte, Chiaravalle C. 1974, p. 382, n. 91 [ristampa 1992: p. 374, n. 91]). 41 Cfr. R. COTRONEO, Statuti e privilegi delle Confraternite in Calabria, «Rivista Storica Calabrese», X (1902), pp. 395-403. 42 Bollari dei Vescovi di Gerace, a cura di F. von Lobstein, Effemme, Chiaravalle C. 1977. 43 F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, Gesualdi, Roma 1974 ss. (sono stati finora pubblicati 14 volumi, anni 401-1861, più 2 di indici). 44 In questa diocesi è largamente superata l’equazione di G. Esposito «tante confraternite [del SS. Rosario] quante erano le case dei Domenicani». Infatti, mentre i conventi domenicani sono sorti soltanto in Ardore, Castelvetere, Condoianni, Gerace, Grotteria e sidereo, la confraternita del Rosario è stata presente i 25 dei suoi 30 centri abitati .Cfr. G. Esposito, Per la storia delle confraternite del SS. Crocifisso di Grotteria, Roccella e San Giovanni di Gerace; dei Cappuccini con le confraternite dell’Addolorata (o della Pietà) di Condoianni, Gerace, Mammola, Roccella e Siderno; dei Minori in genere con le confraternite dell’Immacolata di Ardore, Bovalino, Careri, Gerace, Grotteria, Platì e Siderno. 46 Cfr. SASL, Fondo Gerace, vol. 1, f. 46 v. (14-10-1541); vol. 3, f. 180 v. (7-11-1590); vol. 4, f. 41 (20.5.1594). 47 Ibid., vol. 3, f. 62 v. 48 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1641. 49 Cfr. SASL, Fondo Gerace, vol. 1. 50 Tali dati sono conservati in gran parte negli inventari del 1682-83 (AGL, Beni Ecclesiali 1683). 51 Tali dati sono ricavati dai verbali delle visite pastorali. Da sottolineare che, come s’è visto, il vescovo Del Tufo aveva stabilito che il numero dei confratelli non poteva essere inferiore ad otto. 52 AGL, Bollario Pasqua, f. 149v, 28-6-1584 (LOBSTEIN, Bollari ... 141); ASV, Reg. Lat. 1890, ff. 252-253 v. (RUSSO, Regesto ..., 23667). 53 A. OPPEDISANO, Cronistoria della Diocesi di Gerace, Gerace Superiore 1934, pp. 562-563. 54 Non credo che fosse nelle intenzioni degli estensori della norma di ammettere che dopo i 40 anni si potesse anche non essere di lodevole condotta: la verità è che è stata dimenticata una virgola. 55 Cfr. lo statuto del 1919. 56 In verità, tale statuto non fu approvato dal Ministero dell’Interno, e la confraternita poté essere file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (29 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) fondata soltanto nel 1905. 57 AGL, S. Visite 1715-1872, Visita 6-9-1752, f. 43. 58 Cfr. C. OVIEDO CAVADA, Los Obispos mercedarios, Santiago (Chile), 1981, pp. 151-152. 59 Ad Ardore, Bianco, Grotteria, Natile e Siderno. 60 Confraternita Maria SS. del Carmine, Statuto 1777, art. 7. 61 AGL, S. Visite 1715-1872, Visita 1752. 62 Statuto 1778 (art. 8) della Confraternita Maria SS. Immacolata di Ardore; statuto 1778 (art. 7) della Confraternita SS. Rosario di Benestare. 63 Cfr. S. GEMELLI, Un ospedale per la Locride, Chiaravalle C., Frama Sud, 1975. 64 OPPEDISANO, Cronistoria ..., 319-320. 65 V. ZAVAGLIA, Mammola, Ed. Frama’s, Chiaravalle C. 1973, p. 174. 66 Lo statuto dell’Immacolata di Bovalino, per esempio, si compone di appena 6 articoli. 67 Ho già segnalato che la Confraternita Maria SS. Addolorata di Gioiosa aveva anche la priora delle donne (designata, comunque, dagli uomini). 68 Nella Confraternita Santa Maria di Pandore di Careri la durata delle cariche era biennale (art. 32 dello statuto 1905). 69 Il procuratore doveva essere espressamente un laico nella Confraternita Maria SS. della Sanità di Gerace. 70 AGL, S. Visite 1715-1872, Visita 1750, f. 64 v. 71 Gli ecclesiastici non godevano di elettorato, né attivo né passivo. 72 Da rilevare che sono praticamente identici i seguenti statuti: Spirito Santo di Ardore-Bombile e Maria SS. Immacolata di Ardore; Santa Maria della Misericordia di Agnana e M. SS. del Monte Carmelo di Bianco; S. Michele Arcangelo di Caulonia, M.SS. del Rosario di Grotteria, Maria SS. delle Grazie di Grotteria, Maria SS. del Carmine di San Nicola di Caulonia. Anche negli statuti precedenti si possono rilevare identità: Maria SS. Immacolata di Ardore (1779) e SS. Rosario di Benestare (1777); San Carlo Borromeo di Siderno (1778) e Maria SS. della Purità di Siderno (1778); San Giuseppe di Benestare (1845), San Giorgio di Martone (1862) e SS. Rosario di Platì (1888). 73 In questa confraternita, la Commissione si articola in ufficiali superiori (in ordine gerarchico: presidente, già priore; procuratore; 1° assistente; 2° assistente) e ufficiali di 2° ordine subalterni (due maestri di cerimonie; maestro dei novizi); non ne fa parte il padre spirituale. 74 Di alcune confraternite conosciamo il patrimonio, perché accuratamente inventariato nella bolla di nomina del beneficiato. 75 Vitae ..., 312. 76 SASL, Fondo Gerace, vol. 14, f. 31. 77 Ibid., vol. 16, f. 80 (20-5-1733). 78 A tale secolo, quantomeno, F. Russo, lo storico delle Chiese calabresi (al quale mai riconoscimento potrà essere pari al merito acquisito con la pubblicazione del Regesto Vaticano per la Calabria), ritiene appunto che vada riportato il termine battenti, «che è il secolo in cui sorgono in Calabria diverse confraternite sotto il titolo di S. Caterina, come, p. es., a Squillace e a Guardavalle». Nella diocesi di Gerace, altre confraternite di S. Caterina sono documentate, a partire dalla metà del Cinquecento, a Bianco, Bovalino, Bruzzano, Gioiosa, Grotteria, Siderno. 79 Lo statuto dell’Immacolata di Ardore, che è pressoché identico a questo, non contempla il dovere della disciplina. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (30 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) 80 SASL, Notaio Naymo, vol. 58, f. 34, Gerace 23-3-1600. Cfr. C. TRASSELLI, Lo Stato di Gerace e Terranova nel Cinquecento, Reggio Calabria 1978, p. 84. 81 AGL, S. Visite 1715-1872, Visita 23-7-1752; Ibid., Bollario Perrone, ff. 246-248, 4-9-1851 (LOBSTEIN, Bollari ..., 1528). SASL, Notaio Bongiorno, Gerace 13-1-1769. Cfr. M. C. MONTELEONE, Il Santuario della Grotta in Bombile d’Ardore, Arti Grafiche Edizioni, Ardore 1990, pp. 26-31, 36-40. 82 SASL, Notaio D. Comaci, Gerace 13-4-1628. 83 Ibid., Notaio G. Riccio, Gerace 30-8-1628. Quell’anno i priori erano Ettore Pignatelli e Paolo Gagliardi, quest’ultimo verosimilmente un congiunto della bizzoca. 84 Ibid., Notaio G.B. Castelli, Gerace 20-7-1638. 85 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1641, f. 52. 86 Così anche nella relazione del 1643 (ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1643, f. 85 v.). 87 ASV, SCC, Relationes 390 A, Hieracen. 1664, f. 156. 88 Cfr. G. RUSSO, La statua di Maria SS. Addolorata di Gerace, «Ambiente», 1992, n. 6, pp. 8-9 (la statua fu scolpita per impulso del vescovo P. D. Scoppa e costò 73 ducati). 89 G. RUSSO, La statua di S. Caterina di Gioiosa Jonica ed il suo autore Giovanni Bonavita, «Brutium», LXXI (1992), n. 2, pp. 11-12. 90 E. BARILLARO, Cronache d’arte gioiosana, «Brutium», LVII (1978), n. 3, pp. 10-14. 91 G. INCORPORA, L’ostensorio di Gioiosa Jonica, «La Locride», II (1967), pp. 15-17; E. BARILLARO, Gioiosa Jonica. Lineamenti di storia municipale, Chiaravalle C., 1976, pp. 224225; M. C. MONTELEONE, La chiesa di Maria SS. Addolorata, «Ambiente», V (1989), n. 2, pp. 9-10; n. 3, pp. 12-13; R. DATTOLA MORELLO, Il gruppo ligneo della Pietà e l’oratorio dell’Addolorata a Gioiosa Jonica, «Brutium», LXIX (1990), n. 2-3, pp. 2-3; G. INCORPORA, L’ostensorio di Gioiosa Jonica di F. Jerace, «Calabria Sconosciuta», XV (1992), n. 56, pp. 39-40. 92 D. LUPIS - CRISAFI, Cronaca di Grotteria dalla sua fondazione fino all’anno 1860, Gerace M. 1887, p. 158, NADILE, Il culto ..., 275 n. 15. 93 L’organo, fabbricato da G. Tamburini di Crema, fu pagato 20.000 lire. Appendice 1 Gerace, 11 maggio 1593 Costituzione sinodale del vescovo Vincenzo Bonardo DE CONFRATERNITATIBUS LAICORUM Tit. XXVIII. Cap. I Ad experimento probandum verum esse, quod regius Propheta dixit, Ecce quam bonum et quam iocundum habitare fratres in unum, institutae sunt laicorum Confraternitates, ut in illis conscripti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (31 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) cum ceciderint, habeant sublevantes, eosque in sevitio Dei foventes, et eis in nomine Christi congregatis, ipse sit praesens, eos adiuvans, nec non petitionibus eorundem satisfaciens. Harum cum non parvus numerus sit tam in civitate, quam per dioecesim distributus, optamus ut ad suarum confraternitatum instituta conformiter vivant, et quemadmodum titulis, insigniis, habitu a coeteris distinguuntur christianis, ita vitae, morumque probitate illis antecellant; quod ut fiat, nemini licere volumus cuiusvis confraternitatis habitum pro libito induere, sed tantum de confratrum consilio, et assensu; quorum ut erit probos, et morigeratos admittere, ita discolos, et facinorosos ab eorum societate excludere, quod etiam facient his, qui in societatem admissi, tales evaserunt, ut iam non nisi scandalo alijs esse possint. Oratoria frequenter, et in ipsis orationes, et Missas persolvi curent, quae ex eorum institutis debentur, ita tamen, ut haec non omittant, et quae facere oportet faciant, accedere scilicet ad Ecclesias, et in eis Missas, sacrasque conciones audire, nec non sacramenta suscipere, etenim quae ab ipsis in oratorijs fiunt, tanquam supererogationis bona censeri debent. Cap. II Laudamus valde confraternitatum morem quam habent tenendi capellanum, qui pro eis Missas persolvat, eorundemque confessiones audiat, quod ut ab omnibus fiat, hortamur et monemus. In posterum volumus, quod singulis annis, cum novi electi fuerint officiales, illos nobis significent, et a procuratoribus ratio reddatur suae administrationis, significatorijs literis a nobis recepti. Quod si repertum fuerit, redditus expensas superare, id totum pro oratorij restauratione, seu quovis alio confraternitatis beneficio expendi volumus: idque quamprimum, ne pecunia diu retenta penes tertiam personam, vix postea exigi possit, quod quandoque etiam accidit. In processionibus eum praecedentiae ordinem servent, qui usque adhuc tam in civitate, quam per dioecesim servatur, nec eum alicui perturbare, vel immutare liceat, sub poenis superius expressis, et a Nobis, vel generali Vicario nostro ad processiones vocatae praesto esse curent, sub poenis quibus supra. Si quae adhuc in oratorijs, aut eorum Ecclesijs convivia, sive ientacula fiunt, aut etiam extra Ecclesias, et oratoria munuscula, et bellaria donantur confraternitatum expensis, ea omnino tolli, et aboleri volumus, quavis consuetudine, etiam immemorabili, non obstante. Novas confraternitates nobis inconsultis, et absque nostra licentia erigi nolumus, et donec de earum titulis, habitu, institutis plena informatio suscepta fuerit, ad facilius probandum quod bonum est, quod vero malum reijciendum. (Synodus prima Hieracensis sub admodum ill. et rev.mo D.F. Vincentio Bonardo eiusdem Civitatis Episcopo habita, Romae 1598, pp. 126-128). 2 Grotteria, 7 novembre 1731 Editto del vescovo Idelfonso Del Tufo De Confraternitatibus file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (32 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) Dovendo le Confraternite usare varij esercitij di pietà, e caminare sotto dovute, ed approvate regole con numero decente per farsi merito davanti a Dio, e guadagnare le concedute indulgenze, perciò comandiamo à tutte, e ciascune confraternite, che congregati more solito i fratelli stabiliscano le dovute regole in caso non l’abbiano, ed a noi le trasmettino per darsi la necessaria approvazione. E quando le abbiano le rileggano ponendole puntualmente in esecucione dichiarandosi aggregati alla confraternita, quelli che vorranno osservarli, e non parteciparvi d’essa, ne degni d’avere tal nome quei, che non vorranno osservarli. Del che alla più lunga per la settimana santa vogliamo averne tutte le informacioni sotto pena della scomunica ipso facto incurrenda acciò possiamo Noi fare le dovute determinacioni, e quando Iddio ci conceda far la terza visita possiamo trovarle ben regolate, ed esercitate ne’ dovuti atti di pietà. Ed avendo ritrovato affatto dismessa la Confraternità del Venerabile sicche nelle processioni delle terze domeniche non si trovava chi volesse portar l’aste del Palio ove prima era una confraternita ragguardevole di tutt’i Gentiluomini del paese, essendo la detta Confraternita aggregata all’Arciconfraternita di Roma, abbiamo vivamente rappresentato al presente Sindico Sig. Domenico Infusini, al Magistrato Sig. Fortunato Falleti Auditor generale del Stato di Roccella, che sono de’ migliori Gentiluomini del paese il grave scandalo, e disonore, che da ciò derivava, essendo nella nostra Diocesi questo solo unico luogo, ove non si mantenga la Confraternita del Venerabile, tanto più che detta Cappella è juspatronato dell’istessa Università, come per bolle spedite da Papa Paolo V trovata da noi in Santa Visita, e con noi portata per conservarla nel nuovo Archivio Vescovile: onde abbiamo esortato la loro pietà di volersi di nuovo unire come prima, e rimettere nell’antico splendore la dispersa confraternità per non perdere ancora le concedute indulgenze. E perché la detta Cappella si ritrova al presente assai di sotto per i residui di coloro, che da tanto tempo non pagano, e principalmente per la Università, che abbiamo veduto restar debbitrice di 200 e più scudi dall’anno 1713, finora non avendo quasi mai pagato i scudi venti, che ab immemorabile pagava, cioè dieci per la festa del Corpus Domini, e dieci per la spesa del Sepolcro il Giovedì Santo, oltre quattro carlini d’annuo canone, perciò abbiamo conchiuso col Magnifico Sindico, che da qui innanzi si metta senza dubio in corrente siccome n’è stato anche incaricato l’esattor delle cedole Sig. Giuseppe Amato, nella nostra presenza, e circa i residui appuratane la quantità se ne formi scrittura autentica, e vadinsi a poco, a poco soddisfacendo nel miglior modo, che sarà possibile alla Università attesa la sua povertà, acciò non abbiano à mancare alla Cappella le necessarie, e decenti cose per lo servizio d’esso Augustissimo Sagramento. Che le confraternite, quali non avranno regole, o non avranno decente numero dovendo essere almeno di otto, o non eserciteranno i congruenti atti di devozione, e di pietà, saranno da noi perpetuamente abolite, e se vi sarà qualche rendita la impiegheremo o in beneficio della di loro Cappella, o in altro uso pio, che stimeremo più proprio per lo servizio di Dio. Lecta, lata etc. hoc, et omni etc. Datum Crypteaureae in actu Sanctae Visitationis die ut supra [711-1735] D. Idelfonsus Ep. Hieracen. D. H. Pedullà S.V. Cancell. (Sezione Archivio di Stato di Locri, Fondo Gerace, vol. 12, ff. 175-176) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (33 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (34 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (35 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (36 of 42) [29/11/02 10.01.10] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (37 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (38 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (39 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (40 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (41 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE DELLA DIOCESI DI GERACE (OGGI LOCRI - GERACE) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C9_dagostino.htm (42 of 42) [29/11/02 10.01.11] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Rocco Liberti Le confraternite o congreghe, sodalizi del laicato cattolico nati col fine primario di dare una mano al clero nella promozione della vita spirituale per mezzo di particolari opere di pietà, affondano la loro origine nella notte di tempi remoti. Erano forse già presenti in età carolingia, però documentariamente si affacciano alla ribalta solo nel secolo XII. Il loro rigoglioso sviluppo, tuttavia, viene fissato a dopo la chiusura della più importante assise della chiesa, il famoso concilio di Trento (1545-1565), nonché in seguito alla strepitosa vittoria riportata sui Turchi a Lepanto nel 1571, un evento che costituirà un grande prestigio per la cristianità tutta e fornirà lo spunto al sorgere di tante istituzioni 1. Un tal genere di associazioni, che qualcuno ha stimato «strumenti per diffondere e rafforzare la fede» 2 e qualche altro «combriccole di nobili e di notabili» o «enti sciuponi e festaioli» 3, hanno avuto nei secoli una loro funzione sociale e, a seconda del luogo e del tempo in cui si sono trovate ad operare, non hanno mancato di offrire il proprio apporto in qualsiasi direzione. Difatti, se è realtà palpabile che in certi casi bisognò giocoforza assistere ad un esasperato orgoglio di casta, ad interminabili liti per una sciocca preminenza tra confratelli di ordine diverso e ad un mero sfruttamento di lasciti, è anche vero che molte congregazioni portarono spesso il carico di enti da loro stesse fondati (Monti di Pietà, Monti Frumentari, Doti, ecc.) e preposti al sollievo della popolazione meno abbiente perennemente in lotta con i ricorrenti malanni endemici, non considerando poi che sovente al disopra di ogni cosa stava una carica devozionale di tutto rispetto, che metteva in non cale scrupoli, pettegolezzi e smaccata alterigia. Erette solo canonicamente e messe alle dipendenze dei vescovi o dei generali di alcuni ordini religiosi, le confraternite ebbero per parecchi secoli una grande autonomia dal potere politico, che se ne venne a ricordare, almeno per quanto riguarda il mezzogiorno d’Italia, all’epoca del governo borbonico. Nel periodo che va dal 1735 al 1860, infatti, ognuna di esse fu assoggettata ad una ricognizione e revisione e tenuta a spedire a Napoli copia dello statuto perché potesse essere prima esaminato dalla curia del cappellano maggiore e poscia modificato o approvato dal re, che all’uopo concedeva un «regio assenso». Soppresse dai francesi del decennio, ma tosto riaccese con la restaurazione dei Borboni, ripresero vigore e prosperarono ancora per tutto l’Ottocento e per buona parte del Novecento, ma dopo l’ultimo conflitto mondiale si venne a verificare una loro progressiva e netta dissoluzione. Per lo più persistono oggi, ma in precario stato, quei sodalizi che hanno residui cespiti da amministrare o loculi da vendere nella propria cappella al cimitero cittadino. Alle confraternite calabresi, prima che l’Istituto Luigi Sturzo di Roma per volontà del suo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (1 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) presidente prof. Gabriele De Rosa promuovesse per tutto il meridione apposite ricerche, che sono poi culminate in un convegno tenutosi nella sede stessa dell’ente nei giorni dal 10 al 12 dicembre 1987 4, gli studiosi avevano dedicato poco spazio; difatti, ove si eccettuino i lavori del Misefari, del Marzotti e dell’Esposito 5, era il vuoto, anche se non mancavano vistosi accenni nelle singole storie che il Russo ha dedicato alle diocesi, nelle monografie paesane e nell’importante opera di Gustavo Valente, che riporta i decreti emanati nel secondo periodo borbonico 6. La causa di tutto non è certo imputabile alla carenza di documentazione, che invece abbonda solo che ci si sappia indirizzare, ma in una curiosa presa di posizione dei ricercatori, i quali hanno sempre snobbato simili argomenti stimandoli da poco e non pertinenti ad una disciplina secolare. In verità, non sono storia soltanto gli avvenimenti che interessano il lato civile di un paese, ma anche quelli vissuti in chiave ecclesiastica. Non ci si dimentichi che per molti secoli la massa del popolo condusse i suoi passi quotidianamente all’ombra delle istituzioni religiose 7! In questo lavoro, che vuol essere solo un contributo alla maggiore conoscenza delle confraternite calabresi e che abbraccia i sodalizi originatisi nella tradizionale antica diocesi di Oppido ed in quella parte della diocesi di Mileto aggiuntavi alcuni anni fa, in sostanza in tutta l’area della cosiddetta Piana di Gioia Tauro, ci siamo serviti dei documenti rinvenuti nei due archivi curiali di Oppido Mamertina (AVO = Archivio Vescovile Oppido) e di Mileto (AVM = Archivio Vescovile Mileto), in quelli custoditi nelle chiese parrocchiali, negli oratori e presso privati. Ci sono state di guida le due predette opere del Misefari e del Marzotti, con l’uno, che ha avuto quale fonte una ricerca eseguita presso l’Archivio di Stato di Napoli all’inizio del secolo dal direttore dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria e con l’altro, che si è giovato delle decretazioni della Curia del Cappellano Maggiore, atti che si conservano nel medesimo archivio napoletano, nonché lo studio dell’Esposito. Utilissimi ci sono stati, peraltro, i sinodi, le relationes ad Limina, le visite pastorali, gli atti notarili, le documentazioni del fondo prefettura dell’archivio di stato di Reggio Calabria, il citato lavoro del Valente, i volumi del Regesto Vaticano del Russo e tante altre pubblicazioni, che verranno man mano segnalate in nota. Le confraternite di un certo rilievo avevano ed hanno una propria chiesa (oratorio), dove officiare le funzioni di rito, ma talune, in special modo quelle del «Santissimo Sacramento», avevano ed hanno ancor oggi ragion d’essere, a seconda dell’entità del paese, nella cattedrale, nella chiesa matrice od in quella parrocchiale, templi nei quali appare riservata loro una cappella od un altare. Si fregiano tutte, comunque, di una propria divisa e di un proprio stendardo. A guidare le singole associazioni erano e sono per lo più due distinte categorie di amministratori, che in genere durano in carica un anno: gli ufficiali maggiori e quelli minori. Tra i primi si comprendono il priore e il I e II assistente, tra i secondi il segretario, il fiscale, il maestro dei novizi, il maestro di cerimonie, il sacrestano e vari altri. Gli ufficiali maggiori risultano da una votazione dell’assemblea di tutti i congregati e, una volta eletti, provvedono a nominare gli ufficiali minori. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (2 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Preposto ad assistere religiosamente i confrati è un padre spirituale, un sacerdote, che di regola viene scelto dagli stessi. In un apposito statuto o regolamento, approvato dal vescovo, la congrega è tenuta a dichiarare un proprio scopo, che, prevalentemente, è per tutte uguale, cioè quello di dedicarsi alla diffusione del culto indicato nel titolo, all’assistenza degli associati viventi e, in buona sostanza, alla sepoltura di quelli defunti. Ogni iscritto è assoggettato, peraltro, a vari obblighi, che si articolano nella partecipazione ad una serie di processioni e di cerimonie ecclesiastiche. La prima e più importante svolta, cui andò incontro tutta la congerie di associazioni di tipo confraternale, quasi sempre istituite da laici e da laici amministrate, riuscì senza alcun dubbio quella impressa dal concilio di Trento, che in occasione della celebrazione della XXII sessione avvenuta il 17 settembre 1562 pose sotto l’esclusiva tutela dei vescovi, oltre alle chiese, anche le pie istituzioni di ogni genere. Ecco quanto recita il capo IX del citato atto, da cui discenderanno poi tutti i provvedimenti presi successivamente in materia da papi e vescovi: «Gli amministratori tanto Ecclesiastici, quanto Laici, ogni anno sieno obbligati a render conto all’Ordinario della amministrazione della fabbrica di qualsisia chiesa, anco Cattedrale, Spedale, Confraternita ... tolta qualsisia consuetudine, e privilegio in contrario ...» 8. I documenti nulla ci offrono sull’accoglienza ricevuta da una tale disposizione nei vari ambienti interessati della diocesi di Oppido, neanche la prima relatio ad Limina di un vescovo, quella di mons. Andrea Canuto del 1596, che pur si attarda a dire della confraternita del SS. Sacramento della città capoluogo. Ma le successive comunicazioni, soprattutto quella del Ruffo del 1607, si rivelano chiarissime nel fare il punto della situazione delineando qual fosse a quei tempi lo stato della chiesa nella circoscrizione, dove «rotto aveva lasciato il bacolo o pastorale la parsimonia dei presuli» e dove un pastore «si era trovato a svolgere il suo ministero con grandi e fastidiose fatiche tra uomini rustici e barbari». La prima notizia certa su iniziative vescovili in merito rimonta al 1613. Se ne rese portavoce il sacerdote Muzio Clemente, pellegrino romeo al posto di mons. Cesonio. Quegli riferì allora a Roma che il suo vescovo «venne ad assegnare santissime regole e norme atte a ben reggersi a quelle associazioni che svolgevano attività nelle chiese parrocchiali» 9. Invero, quanto regolamentato da quell’ottimo presule oriundo di Lugo di Romagna figurerà quale cardine di riferimento per tutte le intraprese degli Ordinari, che lo seguiranno sulla sedia episcopale oppidese e che vi si richiameranno sempre per ogni disposizione. Non sono pervenute sino a noi le sessioni sinodali promulgate dal Canuto e dal Cesonio (1617) 10 e, quindi, ci troviamo nell’impossibilità di trattare su che cosa poggiassero esattamente i vari canoni pertinenti da principio alle comunità confraternali. Anzi, per avere ancora un minimum d’informazione su di esse occorrerà arrivare ad almeno venti anni dall’ultima comunicazione a Roma. Sarà, infatti, il successore del Cesonio, il pesarese mons. Montano, nel 1634 a fornire il dato che a quel tempo le confraternite o congregazioni di laici raggiungevano in diocesi l’alto numero di cinquanta e che, al pari degli altri luoghi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (3 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) pii, riconoscevano la potestà del vescovo 11. Il primo sinodo, di cui si conoscono gli atti, è quello del vescovo Paolo Diano Parisio celebrato nel 1670, quindi a ben 36 anni di distanza dalle notizie fornite da mons. Montano. Di esso riportiamo distintamente la parte consacrata alle confraternite, ch’è tutta compresa nel capitolo XXXVII 12. Secondo quanto fu allora stabilito, ogni confraternita o congregazione doveva avere proprie insegne da usarsi nelle processioni e nelle funzioni di rito ed a nessuno era data facoltà di cambiarle. Era fatto del pari divieto di negligere gli statuti antichi e di adottare i nuovi privi ancora del crisma dell’approvazione e il tutto dietro minaccia della comminatoria di pene arbitrarie. Ministri, priori, rettori, padri spirituali o con qualunque altro nome venivano chiamati, erano obbligati a presentare al vescovo od al suo vicario generale entro un mese dalla pubblicazione del sinodo il libro con su riportati gli statuti e le istruzioni o costituzioni, al fine di poter conoscere se la tale confraternita poteva essere approvata secondo le norme canoniche in vigore od anche emendata e addirittura abolita. Non era concesso erigere nuovi sodalizi senza prima aver ottenuto un decreto da parte della curia e i trasgressori incappavano ipso facto nella scomunica, facendosi riferimento nel caso alla costituzione di Clemente VIII del 22 dicembre 1604. I rettori o maestri della confraternita venivano eletti in seno all’assemblea degli associati in una riunione, che avveniva al suono della campana nella stessa chiesa in cui quella aveva ricetto, il giorno avanti la ricorrenza della festività del santo, sotto il cui titolo si riconoscevano. All’elezione doveva però esser presente il vicario generale o altro delegato del vescovo, che aveva il compito di verificare i suffragi avuti dai vari pretendenti, diversamente essa si rivelava illegittima e veniva, quindi, dichiarata nulla. Nel medesimo giorno i procuratori dovevano dar conto o al vescovo o al vicario generale tanto dei redditi che delle elemosine e consegnare alla confraternita tutte le scritture contabili nel caso non fossero stati riconfermati nella carica. Quest’ultima disposizione s’inquadrava con quanto stabilito dal concilio tridentino e dal decreto della sacra congregazione del 2 aprile 1622 ed era dovuta al fatto, si diceva, che s’intendeva con ciò proteggere i diritti della confraternita stessa ed evitare che col tempo potessero andare dispersi. Gli iscritti all’associazione non dovevano essere accettati in modo indiscriminato e bisognava porre buona attenzione per quanto riguardava l’età, la condizione e il comportamento. Soprattutto, si poneva una barriera davanti a coloro che non conoscevano i rudimenti della fede, a concubinari, usurai, bestemmiatori, facinorosi ed infami impenitenti. Non si poteva scegliere alcun sacerdote quale cappellano se prima non ci fosse stato l’assenso del vescovo o del vicario e non si fosse rilasciata allo stesso una licenza per iscritto. Nelle chiese appartenenti alle confraternite era permesso celebrare le messe e altre funzioni divine in orari non coincidenti con l’ufficio delle ore e con le prediche che si svolgevano nelle chiese parrocchiali. Nelle processioni i confrati dovevano sfilare devotamente ed in ordine e la priorità era data ai sodalizi più antichi, che dovevano stare più accosto al santo simulacro rispetto a quelli di più recente istituzione o conferma. Per il resto, ove non ci fosse stata contrapposizione con quanto disposto, si rimandava ai decreti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (4 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) sanciti dal Cesonio. Venti anni più tardi, nel 1699, altro sinodo, altra sessione consacrata alle confraternite (negli atti è il cap. XXXIV), ma le disposizioni impartite non facevano che ricalcare quasi fedelmente il regolamento ispirato dal Diano Parisio. Di seguito le scarse novità introdotte dall’assise voluta da mons. Bisanzio Fili. Non era permesso erigere in diocesi nuove confraternite senza un decreto accordato dal vescovo (si faceva per ciò riferimento ad un atto della sacra congregazione del 7 ottobre 1613), nemmeno nelle chiese dei regolari con uso dei sacchi (era la divisa dei confrati) sotto pena di scomunica (lo prevedevano la bolla di Clemente VIII del 24 dicembre 1604 e il decreto della sacra congregazione del 6 dicembre 1616). L’elezione dei nuovi ufficiali (questo nome compare per la prima volta) doveva avvenire come disposto dal sinodo precedente, ma tenendo per fermo una deliberazione della sacra congregazione del 18 luglio 1549. Per l’accettazione degli iscritti si faceva divieto ai soliti peccatori già citati nel sinodo precedente, mentre si autorizzava ad ammettere quelli di provata vita e fama, prendendo in considerazione sempre l’età e lo stato 13. Nel 1726 la forte personalità del Perrimezzi venne ad imprimere alle confraternite della diocesi oppidese un nuovo impulso, ma, restringendo alquanto i poteri a quelle precedentemente conferiti, racchiuse in limiti accettabili la loro libertà d’azione, non sempre operante per il giusto verso. Questi i canoni fondamentali sui quali dovevano basarsi le congreghe dopo la celebrazione del sinodo di quell’anno. Non era lecito cambiare insegne né fare nuove costituzioni contrarie a quelle già approvate. Gli ufficiali dovevano essere eletti ad ogni semestre in presenza del vescovo o del vicario generale e la stessa cosa valeva per i cappellani, i quali dovevano attendere prima la conferma da parte del presule. I procuratori dovevano render conto della loro amministrazione ogni anno e non potevano affrontare spese eccedenti il valore di cinque aurei, se non dopo una deliberazione vescovile. Non erano ammessi quali confratelli i concubinari, gli usurai, i bestemmiatori, i giocatori, gli spergiuri, gli ubriaconi e tutti coloro che ignoravano i rudimenti della fede. Non dovevano essere accettati neanche i giocatori di dadi, che risultavano essere stati ammoniti per ben tre volte. I confratelli dovevano ubbidienza al padre spirituale ed al prefetto. Gli inadempienti andavano subito espulsi e non riammessi senza licenza dell’Ordinario. Per la precedenza delle confraternite sia nelle processioni che nelle altre funzioni faceva legge l’antichità dell’istituzione. Non era permesso recitare le preghiere nelle chiese delle confraternite in tempo che nella cattedrale e nelle chiese parrocchiali si svolgevano i divini uffici e le prediche. Coloro che venivano discacciati da una confraternita non potevano essere accettati da un’altra senza che il vescovo ne fosse stato edotto. Per il resto valeva quanto avevano stabilito i vescovi Cesonio, Diano Parisio e Fili, cioè a dire, tutti quelli che avevano preceduto il Perrimezzi nella celebrazione di un sinodo 14. Non possediamo alcuna notizia in merito ad interventi sul tema confraternite in successione a quello operato dal Perrimezzi da parte degli Ordinari diocesani oppidesi, ma il tragico file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (5 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) terremoto del 1783, che impose il trasferimento del paese, l’imprigionamento di mons. Tommasini durante il decennio francese e le altre vicende culminate con l’unificazione dello stato italiano impedirono certamente che si guardasse a tali sodalizi con una precisa attenzione. Il problema venne avanzato soltanto al tempo del I congresso cattolico della regione calabra tenutosi in Reggio Calabria dal 13 al 16 ottobre 1896, quando l’arciprete di Filadelfia (dioc. di Mileto) lo mise sul tappeto evidenziando soprattutto l’importanza di operare un «Rifiorimento dello spirito cristiano» in seno alle confraternite e proponendo perciò gli opportuni rimedi. Naturalmente, il congresso non si fece sfuggire l’occasione e, pensando che dette istituzioni potessero divenire un’ottima longa manus per la chiesa, rivalutò la funzione del padre spirituale e auspicò stretti rapporti tra confraternite, curie vescovili e parrocchie, stimando soprattutto di poter evitare a tali consorterie un asservimento alla politica clientelare 15. Le confraternite consacrate a Gesù Cristo nelle sue differenziazioni devozionali Le confraternite calabresi più antiche sono forse quelle intitolate al Santissimo Sacramento, a volte dette anche «del Venerabile» o «del S. Corpo di Cristo» o in altro modo non del tutto dissimile. Queste pie associazioni laicali, parecchio in auge nel ’400, ma di gran lunga più diffuse in seguito all’attribuzione di speciali privilegi disposta dal papa Paolo III nel 1539, furono le sole rispettate nel periodo dell’occupazione francese, in quanto la legge italica del 1807, che soppresse tutte le altre, venne a lasciare in vita soltanto esse 16. Messe alla dipendenza dei vescovi con rescritto reale del 18 maggio 1857, ritornarono ad essere sottoposte ai consigli generali degli ospizi per decreto del 23 novembre 1860 17. Lo scopo dichiarato di tali congregazioni era quello di onorare pubblicamente il S.mo Sacramento e di recare processionalmente il viatico agli infermi, ma di dette compagnie, che godevano del privilegio di officiare nell’omonima cappella sita quasi sempre in cornu epistolae, cioè in fondo a destra per chi guarda verso l’abside, oggi se ne notano un numero veramente esiguo. La causa della loro quasi totale scomparsa è ben presto scovata. Essendo venuto a mancare l’elemento principe che le componeva, la tronfia nobiltà, che vi accedeva soprattutto con l’intento di farsene lustro, non hanno avuto più ragione di esistere. Stando a quanto ci è stato possibile indagare, in Calabria vi furono almeno 169 congreghe intestate al S. Sacramento, ma di certo se ne troverebbero di più solo a volerne estendere la ricerca in altre direzioni. Comunque, quelle ricadenti nell’area della diocesi di Oppido MamertinaPalmi risultano in numero di 32. La prima confraternita del S. Sacramento in assoluto nella regione si rivela quella di S. Caterina dello Jonio, in provincia di Catanzaro, che dà notizie di sé sin dal 1534. Quella propriamente del S. Corpo di Cristo la troviamo, invece, a Gerace, in territorio reggino, nel 1538. Alle confraternite del Sacramento s’interessò particolarmente il vescovo Peruzzo, il quale nel 1930 venne a pubblicare sul bollettino diocesano un regolamento, che avrebbe dovuto file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (6 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) garantire una maggiore funzionalità in senso veramente cristiano di tali associazioni. Difatti, il presule, pur dicendo come fosse un suo vivo desiderio che le congreghe con quel titolo albergassero in ogni parrocchia, non intese indulgere certo a riproporre le stereotipate consorterie. Le indicazioni che volle dare in proposito si presentano quanto mai chiare e perentorie. Ecco in merito alcune frasi piuttosto significative e volte a non offrire adito a dubbi: «Ma intendiamoci: queste confraternite non debbono essere un corpo senz’anima od una pianta senza frutti; né debbono mantenere fra i propri membri dei cristiani freddi nella pietà, indifferenti verso l’Eucaristia e peggio mondani e viziosi. A che servirebbero allora, se non ad ingombrare il terreno parrocchiale ed a perpetuare pericolose illusioni?» 18 La più antica confraternita del S.mo Sacramento nella vecchia diocesi di Oppido, basandoci sulle documentazioni conosciute e su qualche opera a stampa, è indiscutibilmente quella del capoluogo, che sarebbe stata fondata nella prima metà del ’500 dal feudatario Giovanni Antonio Caracciolo, deceduto nel 1574 e suo primo priore 19. Infatti, come si legge nella relatio ad Limina del 1596 stilata da mons. Andrea Canuto, essa esisteva già all’epoca e, oltre allo scopo principale, perseguiva pure quello di unire in matrimonio alla vigilia della festa dello stesso S.mo Sacramento, otto vergini nubili povere, come per lascito del benemerito citato signore, lascito conosciuto d’altronde come «legato Caracciolo» 20. Aggregata all’Arciconfraternita di Roma nel 1590, l’istituzione l’1 agosto 1606 otteneva dal papa delle indulgenze da usufruirsi in occasione dell’omonima festività e di quella della Natività di Gesù 21. Protetta prima dai Caracciolo e susseguentemente dagli Spinelli, aveva una propria cappella in cattedrale ed accoglieva nel suo seno esclusivamente elementi provenienti dal ceto nobiliare, vale a dire Grillo, Capuano, Recanati, Sartiano ecc. Probabilmente, addirittura, per come ricaviamo da vari atti notarili, doveva essere una roccaforte della famiglia Grillo e delle altre, che via via con essa s’imparentavano. Nel 1622 il chierico Agazio Grillo appariva nel medesimo tempo priore e procuratore della confraternita, mentr’erano iscritti quali confrati Giovanni Leonardo Grillo, il chierico Francesco Grillo, Placido Sertiano (era marito a d. Laudomia Grillo), Bernardo Sertiano e il dr.u.i. d. Muzio Pignatelli 22. Il 17 giugno 1718 contribuivano all’elezione a priore di d. Giulio Capuano i magnifici d. Giovanni, d. Girolamo, d. Giuseppe e d. Domenico Grillo e d. Francesco Antonio Recanati (era marito a d. Caterina Capuano) «confratelli dell’antichissima Confratellanza sotto il titolo del Venerabile nella Sacrestia della Vescovile Chiesa luogo solito e consueto» 23. Una tale congrega, che fu spesso in aperta diatriba con l’ordinario diocesano, soprattutto a tempo del battagliero mons. Perrimezzi, finì di agire certamente in concomitanza col terremoto del 5 febbraio 1783, quel Grande Flagello impietoso distruttore di abitati e di istituzioni 24. Il Perrimezzi si pose per tempo sul terreno della contestazione con gli appartenenti alla confraternita del SS. Sacramento e, se nella relatio del 1715 venne a porre in evidenza che le quattro confraternite cittadine risultavano prive di regola ed i confrati ostentavano vesti file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (7 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) non consone al loro status, con quella successiva del 1718 tenne ad affermare con più calore di aver mosso in proposito presso la S. Congregazione dei Riti una lite, che all’epoca era ancora sub iudice. L’invio a Roma di un tal documento gli fornì altresì l’occasione di poter comunicare di aver represso l’audacia di certe persone che, quantunque laici, avevano trasformato un abuso in consuetudine, non arrossendo, durante la processione del Corpo di Cristo, di paludarsi con le stole diaconali proprie degli ecclesiastici 25. Il momento clou della vertenza tra il vescovo e gli associati del SS. Sacramento si ascrive al 1719. In quest’anno il Perrimezzi cercò volutamente di fare abbassare la cresta ai nobili confratelli agendo di sorpresa. Mentre detti erano riuniti in cattedrale - era il 16 giugno, giorno di ricorrenza della festa del Corpus Domini - come ogni anno si usava fare, onde sorteggiare il legato Caracciolo a pro delle zitelle povere, il presule, fattovi il suo ingresso, ordinò subito di togliere il tavolino ed il libro occorrenti alla bisogna e pretese che le aste del baldacchino fossero portate dai canonici e non dai confrati, che se ne appellavano facendosi forti di una bolla di Paolo III, che avrebbe permesso loro di eseguire una tale cerimonia «vestiti con camiso bianco, e stola sopra la spalla destra ligata alla sinistra di color lionato sericea». Fecero allora buon viso a cattivo gioco i congregati e non fiatarono, al fine di evitare pericolose bagarres, ma subito dopo il rito protestarono vivacemente con atto notarile 26. E il vescovo? Il vescovo, non ancora contento del passo compiuto, ordinò al promotore fiscale della curia di avanzare alcune domande alla sacra congregazione dei riti sui diritti preminenziali pretesi dai confratelli, domande che avranno tutte una risposta soltanto in data 15 febbraio 1721. Di seguito i vari responsi, logicamente tutti a disfavore del nobilume locale. Non era permesso ai confrati l’uso della veste bianca e della stola sopra la spalla, né era loro concesso il privilegio di portare le aste del baldacchino in occasione della processione nella festività del S. Corpo di Cristo, quando poi per tutta l’ottava ed in altri cortei o per il trasporto del Viatico se ne ricusavano. Perché la confraternita potesse eleggere il priore o procuratore e distribuire i legati dotali ed in quel luogo e con l’assistenza dei confratelli, del ministro ecclesiastico e del notaio era indispensabile un decreto vescovile. Se la confraternita dovesse essere costituita solo da elementi appartenenti a quattro famiglie o potesse e dovesse risultare impinguata con altri, che per condizione erano chiamati nobili, era un fatto per cui bisognava seguire la prassi solita, cioè era cosa che spettava alla libera decisione del vescovo 27. Nel 1726 il sinodo promulgato dal Perrimezzi verrà a riservare ben sette commi del capitolo XII, oltre naturalmente ai restanti 13 di carattere generale, proprio alla congrega del «Sacramento della Santissima Eucaristia». La confraternita, confermata dal Perrimezzi qualche tempo prima in base alla costituzione di Clemente VII (Quaecumque ..., a. 1604), risultava la primaria della città ed il vescovo se n’era già occupato munendola di leggi, rivolgendole istruzioni e arricchendola di privilegi. Essa era stata anteriormente eretta al fine di venerare il Santissimo Corpo di Cristo, giammai per la vanità del fasto mondano e, comunque, faceva d’uopo conservarla e proteggerla. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (8 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Al sodalizio erano ammessi i nati di alcune famiglie stabilite, ma che dovevano aver raggiunto almeno il dodicesimo anno di età. La cerimonia d’ingresso era svolta dal padre spirituale nella cappella del Venerabile alla presenza del priore e di tutti gli altri confratelli. I confratelli tenevano a portare le aste del baldacchino nel giorno consacrato al Corpo di Cristo e per tutta l’ottava, come pure nelle terze domeniche di ogni mese ed allorquando si recava il viatico a qualcuno da parte degli stessi. Nei giorni in cui dovevano portare le aste di mattina, erano obbligati convenire già prima nella cappella del S.mo Sacramento ed ivi alternativamente cantare il piccolo ufficio del medesimo. Ognuno era impegnato a procurarsi in proprio la divisa, che consisteva in fasce di seta, con metà di una mano di larghezza, dall’omero discendente fino ai femori, di color bianco, nelle quali si evidenziavano l’immagine del S.mo Sacramento e lo stemma della confraternita, nonché vesti di lino, parimenti di color bianco. Quando avveniva l’estrazione della dote nel giorno del Corpo di Cristo a mezzo del vicario generale o del procuratore della cappella, eletto dal vescovo, al quale peraltro doveva dar conto, i confratelli erano abilitati ad assistere alla funzione in onore dello stesso. L’elezione del priore andava fatta nella sacrestia della cattedrale presente il vicario generale, che nel medesimo tempo rivestiva la carica di padre spirituale della congrega e ch’era autorizzato a confermarla. Sia l’elezione che la conferma dovevano essere trascritte in un libro da un segretario scelto dai confratelli 28. L’occasione che portò mons. Perrimezzi nel 1719 ad altercare con i membri della confraternita dovette perciò rimanere un caso isolato e collegato solo a fatti contingenti se anche nel sinodo del 1726 quegli volle inserire una voce, con la quale stabiliva d’istituire la confraternita del S.mo Corpo di Cristo in ogni parrocchia, laddove non risultasse eretta e di aggregarla all’Arciconfraternita di Roma 29. Quasi certamente, sono da ritenersi coeve di quella oppidese, pure se al riguardo non suffragano i documenti, le altre confraternite di Terranova, Pedàvoli e Varapodio, tutte e tre notate sin dal 1606. Al sodalizio di Terranova, che officiava nella chiesa matrice di S. Maria del Cantone, il papa concedeva il primo agosto del citato anno indulgenze da godersi in occasione delle feste del S.mo Sacramento e delle quattro principali istituite in onore della Beata Vergine Maria 30. Detta congrega è sicuramente da riconoscersi anche in quella del S. Corpo di Cristo, di cui riferiva nel 1596 il Canuto nella sua relatio ad Limina 31. Di sicuro, è una sua riproposta l’altra dichiarata «del SS. Sacramento e della Madonna del Rosario», fondata intorno al 1850, con statuto del 15 giugno 1887, che nel 1930 contava la presenza di 120 confratelli e 115 consorelle. Le carte d’archivio ci dicono ch’essa venne sciolta per ben tre volte. Nel 1957, tuttavia, la curia richiedeva al parroco il regolamento di una confraternita del Sacramento, segno inequivocabile di una sua esistenza in vita all’epoca, anche se ormai allo stato larvale. Detta risultava alquanto differenziata dalle altre, e per lo scopo e per la conduzione amministrativa. Mentre per il primo ci si fissava su un modulo etichettato di carattere generale preso a prestito da altre congreghe e cioè file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (9 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) sull’«adempimento sull’esempio vicendevole degli atti di Religione e degli esercizi di pietà per meglio osservare i doveri di Cristiani», per l’altra si faceva capo ad un priore, ad un I e II congiunto, evidentemente lo stesso che assistenti, ad un cassiere e ad un segretario, con padre spirituale il parroco 32. Alla confraternita del SS. Sacramento o del Venerabile di Pedàvoli il papa offriva indulgenze usufruibili nella ricorrenza delle festività del Sacramento, Domenica di Passione, Pentecoste, Natività e Ascensione del Signore e delle quattro principali consacrate alla Beata Maria Vergine il 13 agosto 1606 33. Notata dal Vita nel 1743, dal Mandarani nel 1751 e dallo Spedaliere nel 1772, nella relatio ad Limina di mons. Coppola del 1823 è detto che tale associazione soleva radunarsi per la pratica degli esercizi di pietà nella chiesa di S. Francesco Saverio 34. Persistente nel 1875 per averla richiamata in vigore il vescovo Caputo (1851-1858) 35, aveva avuto l’assenso regio nel 1777 36. Agente prima in un proprio oratorio, che nel 1934 risultava già demolito, passò poi alla chiesa parrocchiale di S. Nicola. Approvata dal vescovo il 15 giugno 1914, nel 1934 vantava la presenza di 78 confratelli e 84 consorelle. Lo statuto del ’14 prevedeva un’amministrazione affidata al priore, a 2 assistenti, ad un cassiere ed a cinque consiglieri 37. Delle confraternite di Varapodio, allogate nelle chiese parrocchiali di San Nicola e di Santo Stefano ed a cui il papa elargiva rispettivamente indulgenze utili in occasione delle feste del S. Corpo di Cristo, IIa di Pentecoste e S. Corpo di Cristo, Domenica di Passione, S. Lorenzo, Apparizione di S. Michele Arcangelo il 26 ottobre del 1606, non si apprendono ulteriori notizie 38. Una scheda notarile del 1773 rivela che circa 160 anni prima, quindi intorno al 1613, una confraternita del S.mo Sacramento si trovava in S. Giorgìa. Lo testimoniavano alcuni tra i più vecchi del paese, compresi alcuni sacerdoti, i quali aggiungevano che i confratelli si radunavano in giorni stabiliti a volte nella chiesa di San Sebastiano a volte in quella di Santa Maria del Carmine. In tali templi un padre spirituale insegnava i rudimenti della fede e della morale con appropriati «Sermoni». L’obbligo per gli associati consisteva nel devolvere «alquanti grana» l’anno, che dovevano servire per le esequie degli stessi con celebrazione di un determinato numero di messe annue in suffragio 39. Della confraternita del S. Sacramento di Paracorìo, paese dirimpettaio a Pedàvoli, note certe sulla sua esistenza ci si rivelano soltanto dal 1743 per la già citata relatio del Vita, comunque nel 1767 ne risultava cassiere il mag. Carlantonio Strano 40. Secondo il Marzotti 41, avrebbe avuto l’assenso regio nel 1778, ma uno statuto del 1877, che si conserva nell’archivio curiale di Oppido, ci dice ch’essa è la prosecuzione di altra fiorita nel vicino villaggio di Cozzopòdini, ov’era stata istituita sin dal 1576 e che il regio assenso rimonta al 14 agosto 1824. Nel 1875 figurava in costruzione il suo Ius Oratorio 42, ma dopo del 1877 non sovviene nient’altro 43. In detto statuto la congrega si diceva affidata al priore, ai due assistenti, al cassiere, ai revisori dei conti ed al padre spirituale. Dal medesimo statuto abbiamo ancora che la confraternita di Cozzopòdini, paesetto file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (10 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) esauritosi nella seconda metà del ’600, aveva ricetto nella chiesa della Pietà. A Sitizano la congregazione del S.mo Sacramento, che recava pure titolo della Madonna del Carmine, si costituì nel 1873, anche se venne riconosciuta in data piuttosto recente, nel 1912. A tale anno rimontano, infatti, l’approvazione vescovile (11 maggio) e l’edizione dello statuto, ma nemmeno essa, che officiava nella chiesa parrocchiale di Santa Domenica, è giunta sino a noi. La divisa dell’associazione consisteva in un camice di tela bianca, con cappuccio, cingolo bianco e «mozzetto di seta color cremisi con rifascio color caffè cotto». Al priore, che avrebbe dovuto portare sulla spalla sinistra una stella ed ai due vice priori competeva recare al collo un nastro anch’esso color caffé, dal quale avrebbe dovuto pendere sul petto una medaglia d’argento con l’immagine della Madonna del Carmelo 44. Nel 1930 il sodalizio era forte di 131 confratelli e 99 consorelle 45. Secondo i dettami dello statuto, l’elezione del priore doveva avvenire entro l’anno, nella seconda domenica di maggio e la scelta era fatta tra sette confratelli dei più degni segnalati dal padre spirituale, dal priore uscente, dai due assistenti e dal segretario. Molti gli ufficiali subalterni: un sacrestano, un cassiere, un fiscale, un maestro di cerimonie, due razionali, un maestro dei novizi, due infermieri (un uomo e una donna), quattro sergentini (due effettivi e due supplenti), un portacroce, un portastendardo, due portalanterne. La tassa sociale era ripartita secondo l’età ed andava dalle due lire per i confratelli fino a 10 anni alle 25 per coloro che avevano superato il 60° anno. La cosa era ovvia. Più ci si avanzava nel tempo e più probabilità c’erano perché la confraternita dovesse sobbarcarsi a spese per onoranze funebri a pro dei confratelli. Ma ciò era cosa comune a tanti sodalizi. Nel piccolo Scroforìo la confraternita aveva nome del S. Corpo di Cristo e sito nella chiesa della S.ma Concezione. Al riguardo si conosce soltanto che il papa il 7 maggio 1609 veniva a concedere ai suoi congregati indulgenze da godersi nella festività omonima e nelle altre dell’Assunzione della B.M.V. e della Natività di Gesù 46. A Molochio, paese in origine facente parte dell’archidiocesi di Reggio e solo dal 1927 in forza alla diocesi di Oppido, una confraternita del SS. Sacramento esisteva già parecchio tempo prima del 1595, anno in cui fu riscontrata da mons. D’Afflitto ivi recatosi in sacra visita. Detta, che agiva nell’omonima cappella sita «in cornu epistolae» della chiesa di S. Maria de Merola, era propriamente intitolata del «SS.mo Sacramento e del Nome di Gesù» e si distingueva da altra invocata del «S.mo Nome di Gesù e del Corpo di Nostro Signor Gesù Cristo» 47. I maestri e i procuratori, cui n’era affidata la guida, venivano scelti annualmente nella stessa cappella del Sacramento in occasione della ricorrenza della relativa festività. Dall’altra visita che il D’Afflitto effettuò a Molochio nel 1605 risulta che una confraternita del SS. Corpo di Cristo era stata aggregata all’Arciconfraternita di S. Maria sopra Minerva in data 17 febbraio 1548 48. È certo un’appendice della prima quella che poi venne fondata nella chiesa parrocchiale il 16 marzo 1930 con approvazione vescovile del 23 febbraio 1931. L’ultimo sodalizio, che si ebbe uno statuto nel 1930 medesimo, l’anno successivo poteva contare su 69 confratelli, 9 consorelle e 27 novizi 49. Una coeva confraternita del S.mo Sacramento fiorì similmente a Molochiello, altresì detto Molochio Inferiore, Molochio di sotto ecc. Lo stesso D’Afflitto nel 1595 poté vedere file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (11 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) custodite «dentro una cascia di latta» di proprietà della medesima due bolle risalenti al 1575 e al 1585. Quest’ultima data si qualificava per quella dell’aggregazione della congrega all’Arciconfraternita di S. Maria della Minerva. L’associazione aveva ricetto nella chiesa di S. Nicola, un tempio carente di redditi, ma la cappella del Sacramento, che lo stesso amministrava, fruttava ben 25 ducati annui 50. Naturalmente, le due confraternite del Sacramento di Molochio e Molochiello avevano avuto quale riferimento quella del capoluogo reggino, pur essa data esistente nel 1595 e alla quale si saranno uniformate per ogni dettaglio. Dal sinodo del D’Afflitto di quello stesso anno abbiamo che a reggere il sodalizio, aggregato all’omonima confraternita di S. Pietro in Roma, erano i seguenti «officiali»: quattro rettori, un cappellano, un tesoriere, un segretario, un portiere, due nunzii, che venivano nominati in ogni prima domenica del mese di gennaio. I rettori guidavano l’associazione un mese per ciascuno a cominciare dal più anziano e dovevano preoccuparsi di tutto l’andamento associativo, in particolar modo procurando proseliti, di far sì che il S.mo Sacramento fosse sempre accompagnato da un numero sufficiente di lanterne e torce, di fare tre prediche ogni anno al fine di far riverire maggiormente lo stesso, di effettuare una processione mensile in chiesa in ogni prima domenica, di tenere il «bussolo con le fave bianche e nere» per le varie votazioni e la ricezione dei nuovi adepti, di badare che elemosine e redditi andassero in favore del culto, di cui al titolo, della fabbrica della cappella, dei fratelli ammalati e di qualche eventuale povero abitante nell’ambito della parrocchia, di tenere a turno con il cappellano ed il tesoriere una delle tre chiavi della casa delle elemosine. Al cappellano si addiceva soprattutto mantenere in ordine la cappella, l’impegno a non far mancare mai la luce al Sacramento e di fare che fosse adornata bastantemente la stanza, in cui si sarebbe andati a far visita ad un infermo. E ancora. Il segretario aveva l’incarico della buona tenuta dei libri riportanti tutti i nomi dei confratelli e degli ufficiali e di quello dei decreti delle congregazioni, oltre logicamente a tutte le indicazioni inerenti a rendite, legati, elemosine, mobili ed immobili. Il tesoriere o camerlengo aveva il compito, da parte sua, di segnare in un libro entrate ed uscite di denaro (la tassa da pagare per i fratelli era di mezz’aquila al mese). Al portinaio spettava la sorveglianza della porta dell’oratorio, non lasciar passare gli estranei e tenere una lista, onde segnalare di volta in volta gli assenti. I nunzii erano incombenzati di avvisare i confratelli delle varie congregazioni che si tenevano, si interessavano degli infermi, procurando di fare eseguire quanto disposto dal parroco e dal cappellano e, in occasione di seppellimento di salma, dovevano rendere partecipe la confraternita al fine di poter allestire ciò che si reputava necessario. L’impegno del sergente constava nel tenere in ordine gli associati durante le varie funzioni, ognuno con il proprio sacco e la propria eventuale insegna da portare. V’era poi la guida, che si occupava d’indicare ai confratelli la via da seguire nelle processioni. Ai fratelli, in ultimo, che dovevano avere un’età superiore ai venti anni, essere di vita buona ed intemerata, in particolar modo preti, gentiluomi, artigiani ed altre persone onorate, toccava l’obbligo dell’ascolto della messa quotidiana, della lettura di libri spirituali, della visita ai confratelli, della confessione e comunione in ogni prima file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (12 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) domenica nella cappella propria o all’altare maggiore, della tenuta ordinata dei sacchi e delle insegne, di partecipare a due riunioni quindicinali, la prima volta nella seconda domenica del mese per recare in processione il Santissimo Sacramento e quindici giorni dopo nel pomeriggio per prender parte ad una riunione, nella quale si sarebbe trattato di cose interessanti l’associazione. Alcuni fratelli ogni settimana erano scelti per recare il SS. Sacramento agli infermi senza sacchi, mentre due di loro ogni giovedì mattina dovevano andare in divisa per la città a raccogliere elemosine per la fabbrica della cappella. Agli stessi, che nelle processioni dovevano incedere «con gravità et gl’occhi bassi», con i più anziani che precedevano i novizi, toccavano poi altre preghiere e funzioni, su cui non è proprio il caso di dilungarci 51. Confraternite recenti dedicate al SS. Sacramento si rivelano, nella vecchia diocesi di Oppido, quelle di Cosoleto, Santa Giorgìa e Scido. Nel primo paese una congrega fu eretta circa il 1890, ma tra 1899 e 1903 si segnalava col titolo del S.mo Sacramento e della Madonna degli Angeli, ma anche della Madonna del Carmine. Alla discussione sul bilancio di previsione per l’anno 1900 furono presenti 24 confratelli. Si rivela uno statuto del 1926 con aggiunte e modifiche del 1933. Collocata nella chiesa parrocchiale, aveva iscritti nel 1930 un numero di 36 confratelli e di 66 consorelle. A S. Giorgìa, con intestazione di SS. Sacramento e S. Maria della Catena, fu invece istituita dal parroco il 23 agosto 1928 e nel 1937 vantava appena la presenza di 28 confratelli e 23 consorelle. Quella di Scido, la cui denominazione era di S. Maria del Soccorso e del SS. Sacramento, era data come esistente nel 1931, ma doveva avere un precedente in altra agente nel ’700. Il Caldarone, infatti, ci rivela che i suoi confrati erano esenti dallo «jus sepulturae». A Cosoleto, tra i tanti ufficiali, faceva capolino anche un vice-priore 52. La più vetusta confraternita del S.mo Sacramento della parte di territorio della diocesi di Mileto trasferita da poco tempo a Oppido è, senza dubbio, quella di Polistena, che, eretta il 23 marzo 1549 53, ebbe l’assenso regio il 21 ottobre 1794. È tuttora in vigore con un proprio oratorio annesso alla chiesa parrocchiale di S. Marina e conta un centinaio di aderenti, ma, come rivelano le doverose comunicazioni dei parroci pro-tempore, nel 1930 era invece forte della presenza di circa 900 soci e nel 1943 di 15 novizi, 300 confratelli e 514 consorelle 54. Il sinodo di mons. Parravicino del 1692, che dichiara la confraternita esistente sin dal 1548 e già a quel tempo aggregata all’Arciconfraternita di S. Maria della Minerva in Roma, ci fa appurare che i vescovi nel periodo 1686-1690 agirono in opposizione agli stessi congregati ed effettuarono la visita della cappella, della sacristìa e delle suppellettili loro malgrado. Cosa questa per la quale venne adita la sacra congregazione dei cardinali, che in data 8 novembre 1690 stabilì, tra l’altro, che la cappella del Sacramento poteva benissimo essere sottoposta a visita dall’Ordinario nonostante il privilegio concesso da papa Paolo III (1534-1549) con un suo breve 55. Evidentemente, anche a Polistena, come a Oppido, non dovettero essere assenti quegli attriti soliti ad insorgere tra i sussiegosi nobili confratelli ed il clero locale, che mal sopportava in casa propria inutili e sfrontate albagìe. Una congregazione del S.mo Sacramento era riscontrabile nel 1586 nella chiesa file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (13 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) parrocchiale di Borrello, paese completamente scomparso in seguito al crudo rivolgimento tellurico del 1783 e di San Procopio. Lo attesta chiaramente il vescovo mons. Del Tufo negli atti della visita effettuata in quel medesimo anno 56. Appresso, in ordine di tempo, arriva la confraternita di Soreto, paese da tempo anch’esso sparito, che si trova annotata in un apprezzo del 1605 e intestata al S. Corpo di Cristo. Quindi, è la volta di quella di Seminara, che, collocata nella chiesa collegiale, nel 1681 otteneva l’indulgenza plenaria utile a godersi nella festività del SS. Corpo di Cristo, nelle terze domeniche dei mesi agosto e ottobre e nella «Feria Quinta in Coena Domini» 57. L’esistenza della congrega di S. Giorgio Morgeto è acclarata sin dal 1694. Un tale sodalizio, che aveva logica sistemazione nella chiesa matrice, domandò l’assenso regio in data 20 novembre 1800 e l’ottenne il successivo 27, mentre il 25 maggio 1925 guadagnava l’elevazione al rango di arciconfraternita (era denominata arciconfraternita ogni associazione che aveva la facoltà di unire a sé altre del medesimo tipo) con decreto apostolico. In quell’occasione si meritò il «privilegio di aggregare a sé nella forme dovute altre confraternite dello stesso nome e della stessa natura esistenti nell’ambito della diocesi di Mileto, comunicando loro tutte le indulgenze comunicabili». La foggia della divisa consisteva nel «solito camice bianco col cingolo dello stesso colore, ed il Rocchetto di colore scarlato di robba di lana uniforme, ed il consueto capuccio di tela bianca per covrirsi il volto nell’esequie, e nelle processioni di Penitenza» 58. Di una confraternita del S.mo Sacramento a Radicena, ricettata stranamente nella chiesa dell’Immacolata, ci danno contezza un regio beneplacito del 30 aprile 1768 ed altri atti che ne acclarano l’esistenza nel 1753, 1766, 1791, 1872 e 1891, ma dal primo documento traspare chiaramente ch’essa era già in vita nel 1742. Sospesa sicuramente dopo il terremoto, nel 1791 la Regia Giunta della Cassa Sacra da Catanzaro poneva l’accento su di un suo sollecito ripristino. In un atto notarile del 1753 si nota un «magazeno della confraternita», mentre in altro del 1766 si rileva quale «attual Prefetto Interino dell’Arciconfraternita» il mag. nr. Gio.Domenico Mammoliti. In altro ancora del 1744 si rendono note le controversie che opposero l’Arciconfraternita eretta nella chiesa arcipretale ai cappellani e come con l’atto stipulato l’8 maggio 1769, essendo priore il mag. Domenico Gugliano, si fossero «alterate le regole munite di Reggi assenzi». A tal proposito fece ricorso al re il confratello mag. Carlo Antonio Arcuri, per cui si ottennero reali dispacci favorevoli nel 1770 ed in anni seguenti, ma ancora nel 1774, risultando priore Gio.Battista Cannatà, appariva evidente la «pertinacia» degli ecclesiastici a resistere alle disposizioni, ch’erano state loro contrarie 59. A Palmi la confraternita del SS. Sacramento recava nome anche di S. Maria del Soccorso quasi sicuramente perché «eretta e fondata» dentro l’omonima chiesa, come appare nel 1767 essendone procuratore d. Vincenzo Carrozza. Nel 1935 era rappresentata soltanto con la seconda intitolazione. Si ebbe l’assenso regio il 24 novembre del 1777 e il De Salvo affrettatamente conclude che è proprio questa la data della sua fondazione 60. Allo stesso anno, ma al 7 luglio, rimonta l’assenso regio della confraternita di Candidoni, che il Marzotti chiama del SS. Corpo di Cristo 61 e che risultava ancora esistente nel 1940 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (14 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 62. Nel 1933 in atti governativi era detta chiaramente del SS. Sacramento e figurava alle dipendenze dell’autorità ecclesiastica 63. Di appena un anno dopo (21 gennaio 1778) sarebbe l’assenso regio riguardante la confraternita di Galatro, che nel titolo comprendeva anche S. Maria della Valle 64 e che, in funzione fino al 1954 nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, nel 1943 contava 60 confratelli e 21 consorelle. Ciò riflette però quanto riferiva il parroco nello stesso anno 1943 perché, secondo documenti conservati nell’archivio di stato di Reggio Calabria, l’iter dell’istituzione rispecchia un andamento diverso. Essa sarebbe di antichissima origine e la bolla di aggregazione all’Arciconfraternita di Santa Maria sopra Minerva rimonterebbe all’1 dicembre 1626. Il 23 giugno 1777 facevano richiesta del regio assenso 95 confratelli e detto veniva concesso con data 30 giugno. La divisa contemplata dalle regole era il «sacco solito e mozzetta» 65. S. Maria della Valle era, invero, anche la denominazione di un’antica chiesa di Galatro, fondata il 3 maggio 1517 e consacrata da mons. Del Tufo il 2 maggio 1586, nella quale il sodalizio al principio dovette prendere stanza 66. Trasse la sua etimologia dal fondatore, Andrea della Valle, patrizio romano nipote dell’omonimo cardinale, che fu vescovo di Mileto dal 1508 al 1523. Presente chiaramente nei documenti vaticani sin dal 1605, potrebbe addirittura aver avuto dapprima titolo di S. Maria de la Nova, attributo di una rettoria in attività già nel 1526 67. Quest’ultima intestazione lascia vistosamente intendere come nel caso siasi trattato di un manufatto di recente erezione e come una prima logica intitolazione abbia presto ceduto il passo ad altra più ragionata oppure che per un certo tempo la chiesa fu chiamata or con l’una or con l’altra. Alla confraternita di Casalnuovo, poi Cittanova, l’assenso regio giunse nel 1786 68, mentre a quella di Laureana con data 22 febbraio 1793 69. Quest’ultima associazione, che officiava nella chiesa di S. Pietro Apostolo, era ancora in vita nel 1943 con 40 confratelli e 60 consorelle 70. La sua collocazione in detto tempio e non in quello, in cui era stata fissata la parrocchia, si spiega con quanto riferito da uno studioso del luogo. Essendo venuti a lite con i canonici della chiesa lor sede naturale, i congregati, che ivi avevano propria cappella, la lasciarono e s’installarono in quella di S. Pietro, ch’era sorta sui resti di altra gentilizia intitolata ai SS. Pietro e Paolo e ch’era stata benedetta nel 1843. La traslazione poté avvenire soprattutto per il permesso accordato dal proprietario della stessa, Nicola GallucciProtopapa, ch’era anche un confratello. Una cappella del Sacramento in Laureana, nella chiesa parrocchiale di S. Maria degli Angeli, è peraltro avvertibile sin dal 1634. Così veniva descritta nelle regole la divisa: cappuccio e cingolo color cremisi, mozzetta di seta di ugual colore terminante con una «fittuccia bianca» e recante sulla destra l’immagine di un calice di armosino bianco oppure un ricamo di seta bianca 71. La confraternita di Bellàntone, che pure nel 1940 si ritrovava in attività, risulta fondata nel 1800 72, anche se l’esistenza di una cappella del Santissimo si rivela dal 1790 73. Nel 1933 era anch’essa alle dipendenze dell’autorità ecclesiastica. Nella richiesta per il regio assenso, fatta addì 9 agosto così s’indicava la divisa degli associati: abito di tela con cappuccio e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (15 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) cingolo color cremisi, mozzetta di uguali colore e stoffa con piccolo orlo bianco o acquamare con scolpita medaglia del calice o del Sacramento, piccola fascia bianca da mettere sulla stessa mozzetta 74. Quasi nel medesimo tempo che a Bellàntone la confraternita venne istituita nell’altra popolosa frazione di Stellitànone anche se con abbinamento a Maria Immacolata. Allogata nella chiesa dell’Immacolata, si ebbe l’approvazione il 25 giugno 1801. Quasi identica la divisa, fatta eccezione per il cingolo, che doveva terminare con un «ciuffo» 75. A Stellitànone i congregati nel 1943 si qualificavano in 10 novizi, 120 confratelli e 58 consorelle ed officiavano nella chiesa di S. Maria della Minerva 76. Anche questo tempio è senza dubbio in relazione alla sede romana della massima arciconfraternita, alla quale tutte le altre venivano aggregate. La congrega di Plaesano, con titolo «del SS. Sacramento e di Maria SS.ma Addolorata detta della Pietà», il cui statuto datato 30 luglio 1803 si avvale dell’assenso regio del successivo 17 dicembre, deriva da altra più antica, che aveva titolo soltanto «del SS. Sagramento». La seconda denominazione si giustifica col fatto che l’istituzione aveva ricetto nella chiesa parrocchiale consacrata a S. Maria della Pietà. Di seguito le più peculiari caratteristiche della confraternita, la cui carta costitutiva appare firmata in primis dall’arciprete Ignazio Catania, evidentemente il promotore e da Fortunato Sergio, Nicola Rodofile, Domenico Neri, Francesco Antonio Rodofile, Saverio Scinica, Francesco Ceravolo, Francesco Truncadi e Nicola Acquaro, nominativi ai quali si uniscono quelli di altri 33 fratelli. I congregati sono obbligati ogni sera di domenica a recarsi nella chiesa parrocchiale, onde svolgere gli esercizi di rito a cura del padre spirituale, che è lo stesso parroco, mentre ogni mattina dei giorni festivi debbono riunirsi nella cappella del SS. Sacramento al fine di cantare il relativo ufficio o, in caso non lo si conosca, leggere «la coronella di Maria SS.ma Addolorata». Gli stessi, con sacco, fascia violacea e mozzetta color rosso, sono tenuti a prendere parte alle processioni del SS. Sacramento (solo per il quartiere, in cui è sita la chiesa parrocchiale), del Corpus Domini, dell’Ottava, del Protettore S. Biagio, dell’Addolorata, del Venerdì Santo, di S. Marco e delle Rogazioni, oltre che accompagnare il viatico. In seno alla confraternita viene confermato il monte di pietà a favore dei confratelli, istituto che in buona sostanza è ripescato dal vecchio sodalizio. Il monte consiste nel pagamento annuo di una determinata cifra da parte degli associati con in cambio la fornitura di assistenza dopo il decesso. Naturalmente, chi versa sei carlini avrà diritto ad una maggiore pompa rispetto a colui che eroga 30 o 15 grana 77. Anche la confraternita di Giffòne, che appare a volte col titolo del «SS. Sacramento e del SS. Rosario» ed altre «del Sacramento e di Maria S.ma del Soccorso» potrebbe aver avuto più antiche radici, ma in merito si ha soltanto notizia di un decreto per nuova erezione in data 2 gennaio 1836 78. Comunque, essa era dichiarata ancora esistente nel 1947, quando si rilevavano 29 iscritti 79. Una congrega del S.mo Sagramento a Melicucco venne fondata il 27 febbraio 1839 80 ed file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (16 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) approvata ufficialmente dal vescovo il 22 giugno 1911. Attiva nel 1943 con 4 novizi, 79 confratelli e 42 consorelle, è da ritenersi estinta intorno al 1966 81. Pure la confraternita di Melicuccà ormai non esiste più da tempo. Eretta dal parroco nel 1840, con due statuti promulgati nel 1840 stesso e nel 1911, officiava nella chiesa parrocchiale di S. Nicola 82. Un tale sodalizio doveva essere succeduto certamente a quello similare del S.mo Corpo di Cristo allogato nella chiesa maggiore di S. Giovanni Battista ed a cui il papa il 15 ottobre del 1608 aveva concesso indulgenze da godersi in occasione delle feste del Corpo di Cristo, Apparizione della S. Croce, S. Trinità, S. Francesco di Paola, Apparizione di S. Michele Arcangelo 83. Due confraternite del Sacramento le aveva notate nel 1586 il vescovo Del Tufo a Feroleto, nella chiesa di S. Nicola ed a San Martino, in quella di S. Maria della Palomba, ma, se della prima si ha solo una traccia nel 1777, quando se ne rilevava procuratore Tomaso di Elia, la seconda risultava in vita ancora nel 1935 84. Anche a Sant’Anna di Seminara la confraternita prendeva nome del S. Corpo di Cristo, ma di essa, ove si eccettui la concessione del 1607 (7 maggio) agli associati d’indulgenze fruibili nelle feste del S. Corpo di Cristo, Annunciazione e Assunzione della B.V.M. e di Sant’Anna e l’informazione, ch’era costituita nella chiesa di S. Maria, non conosciamo altro 85. Di una congregazione del SS. Sacramento a Sant’Eufemia senza alcuna data è cenno soltanto in Misefari 86, mentre per quella di Caridà ce ne rende conto il Marzano 87. Una qualche relazione con l’ultima delle due potrebbe averla avuta quella di «Gesù Sagramentato» e «Maria SS. Immacolata» di S. Pietro di Caridà, che risulta ripristinata il 3 dicembre 1837 da un decreto che venne ad approvarne le regole 88. Come le congregazioni del SS. Sacramento della diocesi di Oppido e le due dell’archidiocesi di Reggio, di cui abbiamo detto, si rifacevano a quelle esistenti nei vari capoluoghi, necessariamente anche le altre della fetta della circoscrizione di Mileto guardavano a quella del loro centro diocesano, anche se nella città cara al primo dinasta normanno una confraternita del genere appare varata più tardi che in tanti altri centri abitati periferici. Difatti, lo attesta il sinodo di mons. Paravicino del 1692, a Mileto la confraternita del S.mo Sacramento venne istituita con bolla di Paolo V, che fu papa dal 1605 al 1621. Di seguito alcune note interessanti detta associazione tratte dalla citata opera e logicamente pertinenti a tutte le rimanenti della diocesi. I confratelli, in ogni domenica di mese, erano obbligati ad ascoltare la S. Messa, che peraltro sapevano cantare e, quindi, a partecipare del pari vestiti «co’ sacchi» alla processione, che ne scaturiva subito dopo. Stesso comportamento doveva essere tenuto in occasione dei vespri, che si svolgevano nella festa del Corpo di Cristo e all’ottava. Detti ostentavano uno «Stendardo di broccato rosso con l’immagine da una parte del Santissimo, e nell’altro della Madonna». Il procuratore, che veniva eletto ogni anno, ne amministrava le entrate, ma era in dovere di dar conto del suo agire al vescovo. Come si vede, ormai in ogni dove quanto prescritto dal Tridentino era diventato legge e consuetudine 89. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (17 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Sono certamente da accostare alle confraternite del SS. Sacramento o del S. Corpo di Gesù Cristo anche quelle dette del SS. Nome di Gesù, del SS. Salvatore, del Redentore, del SS. Crocifisso, della S. Croce, dell’Ecce Homo, che, con attributi diversi, non fanno altro che acclamare tutte la medesima figura di Gesù Cristo. Le confraternite del S. Nome di Gesù sono naturalmente correlate all’omonima antica festività avviata dai Francescani 90, la cui celebrazione nel 1530 papa Clemente VII venne a fissare al 14 gennaio, ma che oggi ricorre, per riforma di Pio X, nella domenica tra il 2 e il 15 gennaio e, in mancanza, il 2 gennaio 91. Di una tale intitolazione si ritrovano chiare tracce, per la circoscrizione di cui ci andiamo occupando, a Molochio, paese peraltro già dell’archidiocesi di Reggio, per come abbiamo detto in precedenza, a San Martino ed a Seminara. Per tutta la Calabria se ne riscontra un numero assai limitato, 23. La prima appare a Rossano nel 1564. A San Martino, dove fu rilevata da mons. Del Tufo nel 1586, era ricettata nella chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie ovvero S. Maria della Colomba. A Seminara, nel medesimo tempo, si serviva dell’altare omonimo in S. Maria dei Poveri e vantava una bolla spedita dalla Minerva di Roma il 7 novembre 1581 92. Si configura parecchio interessante a proposito della confraternita di Seminara un caso occorso nel 1680, che, a quanto ci è dato sapere, appare addirittura unico. Il 25 luglio di quell’anno il procuratore sac. d.Luca Tigani ed i confratelli e maestri Salvatore Bonello, Filareto Schimizzi Crucefissaro, Pietro Rosso, Tommaso Cristofaro, Giuseppe De Ilio, Giuseppe La Porta, Domenico Pardo e Michele de Como, congregatisi nella propria chiesa, affidavano ad un pubblico notaio un ricorso. Sospettando che le indulgenze, di cui godevano a seguito dell’aggregazione alla confraternita della Minerva in Roma, potessero essere state abolite a motivo di una sospensione generale decretata da Innocenzo XI, chiedevano a questi di poter usufruire delle stesse separatamente ricusando a tal fine il loro legame con l’associazione romana. Il papa il 26 agosto successivo verrà a concedere alla congrega seminarese indulgenza plenaria da godersi nella festività omonima e ordinaria per quattro feste a scelta 93. Nove congreghe risultano consacrate al culto del S. Salvatore nella regione ed una soltanto si segnala per le due diocesi di Oppido e di Mileto, a Palmi. La prima si evidenzia proprio a Palmi, dove ebbe modo di notarla nel 1586 il solito Del Tufo 94. Al Redentore due soli sodalizi figurano dedicati in Calabria e tutti e due molto probabilmente nella provincia di Cosenza ed in epoca tarda. Si richiamano indubbiamente entrambe a quella congregazione che nel 1732 venne fondata a Scala da S. Alfonso M.de Liguori 95. Scarse appaiono anche le confraternite della SS. Croce, appena 4, tre vari secoli addietro ed una in epoca contemporanea, con la prima a Catanzaro nel 1563. Comunque, non se ne ravvisano minimamente nella diocesi di Oppido-Palmi. All’Ecce Homo è stata intitolata una congrega a Bagnara, ma di essa non conosciamo alcun dato preciso. Al SS. Crocifisso erano consacrate in diocesi tre confraternite, a Palmi, a Iatrinoli e soprattutto a Terranova, paese dove il culto si osserva con trasporto da antiche età, per cui file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (18 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) esiste precisa nota nelle relationes ad Limina del Vita (1743), del Mandarani (1751) e dello Spedaliere (1772) e di un rogito del 1744. La prima della Calabria, dove se ne contavano 15, è quella di Cassano, del 1555 96. Il 24 luglio 1755 il sindaco dei nobili d. Pasquale Messina, con l’eletto Onofrio Clerici e il sindaco del popolo Filippo Germanò, affermarono, con atto notarile, che il 20 precedente, ricorrenza del miracoloso evento del 20 luglio 1532 (sic! 1531), quando il celebre Crocifisso di Terranova sudò sangue, l’abate di S. Nicolò de Latinis, d. Felice Vaccari e il canonico d. Luigi Migliorini diedero principio a vari disordini. In particolare, il secondo pretendeva «farla da Prefato nella congregazione de Laici di detta Venerabil chiesa del SS.mo Crocifisso, se bene vi sia lo Padre Spirituale colla carica di confessore». I disturbi, che n’erano seguiti, erano riusciti tali, che dal Reggimento si era dovuto far ricorso alle autorità superiori e perfino al re. Una tale confraternita era ancora in vita nel 1865 97. Gli altri due sodalizi di Palmi e di Iatrinoli, ospitati nelle rispettive chiese parrocchiali, vennero rilevati in occasione di sacra visita dal vescovo Bernardini nel 1707 98. A Gesù e Maria, insieme, sono state consacrate in passato varie congreghe, ma sin da tempi remoti esse risultano quasi tutte localizzate nella provincia di Reggio, con la prima a Villa S. Giovanni nel 1779. Per la diocesi di Oppido-Palmi ci è dato rilevare soltanto il caso di Sant’Eufemia. L’associazione quivi stabilita, che aveva avuto l’assenso regio il 2 maggio 1777 e nel 1900 risultava forte di 235 associati, tirò fuori un nuovo regolamento nel 1910 e nel 1935 era ancora attiva 99. Il Misefari parla anche di una simile confraternita a Sinopoli, ma sicuramente avrà confuso con la precedente, che potrà essere stata detta di S. Eufemia di Sinopoli, essendo a quel tempo il primo paese in funzione di casale del secondo 100. In Calabria se ne rinvengono in tutto 24. Al Seicento si fa risalire l’origine del culto dei SS. Cuori di Gesù e di Maria, sia distinti che uniti e se ne ritiene iniziatore San Giovanni Eudes (+ 1680). Di questi, invero, seguì le orme un’altra grande santa, S. Margherita M. Alacoque (+ 1690), ma una tal pratica religiosa venne a svilupparsi in più grande stile con Pio IX ed i suoi successori. In Calabria si attestarono ben 24 confraternite, però quasi tutte in provincia di Reggio. Nella diocesi, di cui ci interessiamo, se ne evidenziano sei variamente intitolate e collegate a siffatta divozione e tutte di recente fondazione 101. Una congrega consacrata ai «S.mi Cuori di Gesù e Maria» a Rizziconi venne eretta per iniziativa ecclesiastica il 15 agosto 1901 con 540 associati e si ebbe l’approvazione dello statuto il 22 novembre dello stesso anno e altra vescovile nel 1920. La sua sede era nella chiesa di S. Teodoro Martire, certo la parrocchiale. Questo lo scopo enunciato: «procurare il culto ai SS. Cuori di Gesù e di Maria onorandoli in modo particolare con opere di pietà e stringerci confratelli nei dolci vincoli di carità a maggior gloria di Dio ed a vantaggio delle anime loro ecc». Nel 1943 appariva piuttosto operosa e ricca di adepti, ben 13 novizi, 377 confratelli e 409 consorelle, ma oggi è data per scomparsa 102. Al «Sacro Cuore di Gesù e di Maria SS.ma» era dedicata una congregazione da tempo ormai anch’essa esaurita, a Terranova. Figurava fondata nel 1886 e ne facevano parte gentiluomini, maestri, negozianti e industriali. Gli ufficiali duravano in carica cinque mesi 103 Della confraternita del «S. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (19 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Cuore di Gesù» di Scido, allogata nella chiesa parrocchiale, abbiamo notizie soltanto per il 1917, allorquando si rivelava seguita da 250 iscritti 104, mentre di quella di pari titolo di San Ferdinando, formata di un’unica sezione femminile e ancor oggi in vita con circa 30 soci, conosciamo ch’ebbe l’approvazione vescovile il 25 febbraio 1957 e che agisce nella chiesa parrocchiale. L’amministratore comprende il presidente, il vice-presidente, otto consiglieri, la segretaria, la cassiera, la maestra degli aspiranti e la maestra di cerimonie, con durata di un anno. L’elezione è stabilita per ogni terza domenica di maggio. Il padre spirituale è lo stesso parroco 105. Un sodalizio con denominazione «S. Cuore Eucaristico di Gesù» risulta istituito l’1 giugno 1929 a Taurianova (rione Radicena). Ancora operante nel 1935, non lo è più ai nostri giorni 106. Una particolare forma di devozione al S. Cuore di Gesù, nata nel 1863 in Francia, la «Guardia d’Onore del S. Cuore di Gesù», i cui associati si propongono un’ora di guardia, durante la quale stare in comunione con Gesù nel Tabernacolo 107, ha dato il via a due confraternite in Calabria similmente denominate ed entrambi agenti nella fetta di territorio della diocesi di Mileto aggregata ad Oppido, cioè a Iatrinoli e ad Anoia Superiore. Nel primo paese fu istituita con lettera di affiliazione del 23 luglio 1895 108, nel secondo con decreto vescovile del 1911 109, ma per esse si tratta ormai solo di un ricordo. In stretta colleganza alle predette confraternite del S. Cuore rientrano anche quelle che onorano il Sangue di Gesù e che riescono di antichissima tradizione 110. In Calabria se ne ravvisa uno scarso numero e nella circoscrizione Oppido-Palmi una soltanto, a Casalnuovo. Tale (Congregazione del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo), che oggi appare esaurita, ottenne un primo decreto regio il 17 febbraio 1777 ed un secondo, che approvava gli articoli addizionali alle regole, il 9 luglio 1846 111. Nel 1944 era abbastanza seguita con i suoi 555 confratelli e 761 consorelle. Funzionava nella chiesa matrice dedicata a S. Girolamo. Nel 1698 l’aveva notata in occasione di sacra visita il vescovo Bernardini. Nel 1751 e 1767 n’erano priori rispettivamente m.ro Antonio Caruso e Domenico Antonio Furfaro 112. Altri e divergenti particolari li ricaviamo dalla documentazione conservata presso l’archivio di stato di Reggio Calabria. La congrega, con titolo di SS. Sangue di Cristo Redentore, era stata varata nella chiesa matrice e il 31 dicembre 1776 aveva chiesto il regio assenso con 39 firme, a capo delle quali stavano il priore Girolamo Simari e l’arciprete Domenico Foti. L’approvazione reale arrivò con data 9 gennaio 1777. La divisa dei confratelli consisteva in un «abito con cappuccio bianco, colla mozzetta rossa, e cappello rosso». La confraternita era attiva ancora nel 1899-1900. La prima con tale intestazione nella regione fu quella di S. Margherita di Reggio, del 1593 113. Le confraternite del SS. Rosario Alle confraternite del SS. Sacramento nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi si affiancano per numero d’istituzione e per antichità di erezione quelle del SS. Rosario, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (20 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) sodalizi intimamente legati ai conventi dei padri domenicani a partire dal 1480, ma proliferati in seguito alla celebre vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571, che avrebbe arriso alle armi cattoliche per l’intercessione della Madonna chiamata in aiuto dei fedeli appunto tramite il Rosario 114. Su un totale di 169 segnalate per l’intera regione, nella circoscrizione che c’interessa se ne rivelano ben 27. La prima in territorio calabrese compare a Melicuccà nel 1569. Nell’originaria diocesi di Oppido un tale genere di congreghe si fa notare assai per tempo a S. Cristina, Cosoleto, Tresilico e Terranova, dove sono notate sin dal primo scorcio del XVII secolo, ma dove, peraltro, non vi è alcun indizio dell’esistenza di un convento domenicano. I padri predicatori, per la verità, erano di stanza nel vicino Messignadi sin dal 1513, ma, guarda caso, in quel paese, malgrado una cappella del Rosario fosse presente tra ’600 e ’700 115, una richiesta di costituire una siffatta confraternita, come vedremo, venne inoltrata in epoca piuttosto recente. A S. Cristina l’associazione figura ricettata sin dal primo agosto 1606, allorquanto il papa volle concedere ai suoi congregati indulgenze da ottenersi in occasione della festa omonima e delle quattro principali in onore della Beata Vergine Maria 116. Di essa non si posseggono ulteriori dati, ma dal noto Caldarone vien fuori che in S. Niccolò risultava nei due secoli XVII e XVIII una cappella del S. Rosario 117. Una sua logica derivazione è senza dubbio la confraternita di Maria SS. del Rosario e S. Rocco, il cui progetto di regole venne presentato a mons. Teta nel periodo del suo episcopato, e cioè, tra il 1859 e il 1875. Essa agiva nella chiesa matrice dell’Assunta. Nella cerchia dei soliti ufficiali si prevedevano, in più, un gonfaloniere e un segnalatore di pene 118. Anche della congrega di Cosoleto si sa ben poco e soltanto che, allogata nella chiesa parrocchiale di S. Maria delle Grazie, il 13 agosto 1606 riceveva per i suoi associati indulgenze usufruibili nell’omonima festività 119. Più ampie notizie si offrono invece per l’istituzione di Terranova, alla quale il papa concedeva uguali indulgenze il 26 aprile 1607 120. La confraternita del Rosario, di cui è rilevata l’esistenza anche nel 1743, nel 1751, nel 1753, nel 1759, nel 1772 e nel 1781 si procacciava il regio assenso per un nuovo statuto il 9 novembre 1777 e, se prima del terremoto del 1783 aveva ricetto nella chiesa degli agostiniani intitolata a S. Maria del Soccorso, successivamente aveva la sua sede in quella del Crocifisso 121. Altri due statuti del 1866 e del 1887 testimoniano della sua lunga durata fin quasi ai nostri giorni. Alcuni dati offerti dallo statuto: l’elezione degli amministratori avveniva nella prima domenica di dicembre, mentre la quota sociale consisteva nel 1866 nel versamento di 5 grani al mese. Nel 1796 l’associazione godeva dell’apporto di 7 censi bollari dati al 3% e dell’affitto di un fondo in contrada Marro. Lo scopo rivelato è quello solito etichettato e cioè «esercitarsi sull’esempio vicendevole ecc.» 122. Pure della congrega di Tresilico si conosce poco e, soltanto che ad essa, officiante nella chiesa di S. Caterina, venivano concesse dal papa in data 7 settembre 1607 le consuete file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (21 of 91) [29/11/02 10.03.30] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) indulgenze da ottenersi in occasione delle feste del Rosario, del S. Corpo di Cristo, S. Giovanni Battista, S. Domenico, S. Caterina e la domenica di ottobre 123. Dal solito Caldarone, peraltro, apprendiamo che tra ’600 e ’700 nella chiesa parrocchiale di S. Caterina si apriva una cappella del S. Rosario 124. A Castellace il Rosario, cui era dedicata una cappella nella chiesa parrocchiale detta di S. Maria di Buzzano, fu la bandiera di una confraternita fondata il 26 marzo 1753, mentre a Scido e a Sitizano, dove è presentata in abbinamento, l’associazione vide la luce il 12 febbraio 1760. Nel secondo paese era sistemata nella chiesa parrocchiale di S. Domenica 125. La confraternita di Zurgonàdi, non più in attività come le quattro precedenti, ma esistente nel 1889, risultava fondata il 20 aprile 1888 con approvazione vescovile del 26 successivo e svolgere le sue funzioni nella chiesa parrocchiale di S. Leone, ov’era un altare intitolato alla Vergine del Rosario. All’atto della costituzione denunciava la presenza di 65 confratelli e di 78 consorelle, molti dei quali abitavano nella vicina Oppido 126. Di una congrega a Varapodio, allogata nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, è notizia sin dal 9 novembre 1896 per un diploma rilasciato dal maestro generale dell’ordine dei predicatori o domenicani, in conformità del quale il 13 giugno 1898 il vescovo diocesano mons. Curcio concedeva il proprio assenso, ma dopo di tale data è il buio pesto. Fungeva da cappellano il rettore pro-tempore 127. Il 19 ottobre 1914 l’arciprete di Messignadi, d. Alfonso Lando, l’unico parroco di un paese, in cui i domenicani avevano avuto un proprio convento 128, almeno per quanto riguarda l’antica diocesi di Oppido, richiedeva, con l’approvazione del vescovo Scopelliti, la costituzione di un similare sodalizio, ma in merito non si hanno ulteriori particolari 129. Antichissima appare la confraternita del SS. Rosario di Molochio. Ad essa il 5 febbraio 1609 il papa elargiva indulgenze sfruttabili nelle festività del solito S. Rosario, della Natività di S. Giovanni Battista e della Purificazione di Maria Vergine 130. Gia collocata nella chiesa di S. Marco, non più esistente da moltissimo tempo, un decreto reale ne approvava le regole nel 1851 e altro a sanatoria lo seguiva nel 1857. Reggeva le sorti della confraternita un procuratore eletto nella prima domenica di ottobre 131. La più vetusta congrega del SS. Rosario nel territorio che fu già di Mileto si ritroverebbe in Melicuccà. Stando ad una copia dattiloscritta di un antico documento, che si conserva nell’archivio della medesima, sarebbe stata fondata il 3 ottobre 1569, quindi un paio di anni prima della stessa battaglia di Lepanto 132. Con un provvedimento recante tale data frate Vincenzo Giustiniano dal convento di S. Maria Sopra Minerva in Roma veniva a consentire l’istituzione di una confraternita del Rosario nella chiesa parrocchiale di S. Maria della Consolazione «autorizzando che dopo la guerra nessun’altra confraternita in detta Città di Melicuccà sia installata con il titolo che a questa è concesso» 133. Invero, da documenti curiali 134 si vuole che sia stata eretta il 7 marzo 1777 e che abbia addirittura avuto l’assenso regio il 17 febbraio, quindi ancora prima dell’erezione, ma, come abbiamo potuto accertare nella documentazione conservata nell’archivio di stato di Reggio la richiesta per file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (22 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) l’assenso fu fatta il 29 gennaio 1777 con 90 firme e venne ricevuta in Napoli il 17 febbraio, ma quello venne effettivamente concesso il 7 marzo. I confratelli, come si specifica nello statuto, dovevano, tra l’altro, «sentir la spega dell’Evangelo» e incedere nelle processioni con «cappa seu camice, mozzetta torchina e candela accesa in mano» 135. Tuttora in vigore nella chiesa omonima con 165 aderenti, nel 1930 figurava avere iscritti 139 confratelli e 178 consorelle 136. Si rivela assai interessante quanto a proposito di tale congregazione si trae dagli atti, che si custodiscono nell’archivio dell’altra associazione di S. Maria Assunta nella stessa Melicuccà e che riassumiamo di seguito. Da una lettera con datazione Napoli 27 febbraio 1772 inviata al vescovo di Mileto e riportata di peso nel libro degli statuti 137, si ricava come la confraternita dell’Assunta abbia fatto ricorso in merito al comportamento minaccioso annunciato dai congregati del Rosario per l’occasione della visita processionale al Santo Sepolcro, che si sarebbe dovuta organizzare dai suoi adepti il giovedì santo anziché il venerdì, come di consueto, «con darnele impedimento per vie di fatto». Non sappiamo come la vicenda andò a finire, ma da Napoli con siffatta missiva si mettevano le mani avanti invitando il presule ad «ordinare alla detta congrega del Rosario, che si astenga da violenze, attentati e vie di fatto impeditive della detta processione». Come in tanti altri paesi, anche in Melicuccà si dovettero riscontrare stati di litigio tra le varie confraternite a soli fini di supremazia, che culminarono in violente dispute e querele. Si legge in un’annotazione apposta tra le pagine del predetto libro che nel 1777 la congrega del Rosario avanzò pretesa di avere il primo posto nelle processioni paesane adducendo di aver ricevuto l’assenso regio con data anteriore di tre giorni a quello della rivale e cioè dal 14 febbraio. Venute per forza in urto le due istituzioni e pretendendo entrambe di essere nel giusto, fu necessario far ricorso alla delegazione della real giurisdizione a Napoli e che cosa si scoprì? Che le due confraternite avevano avuto il regio beneplacito nello stesso giorno, cioè il 17 febbraio e che «alcuni confratelli di essa Congregazione del Rosario per comparire il dietro assenzo di averlo ottenuto tre giorni prima del nostro, si furono leciti con alcune rasature nel di loro Privilegio, accomodandone la data ..., ma sendosi il tutto scoverto, il Sig. Delegato della Real Giurisdizione - dice l’amanuense di parte del sodalizio dell’Assunta - decretò con aver dato a noi la precedenza». In verità, quest’ultimo episodio, che non depone certo a favore della congrega del Rosario, può farci dubitare che il comportamento dei suoi associati non si stato del tutto limpido anche in altra occasione, come detto in precedenza. Parecchio antica è pure la confraternita di Polistena, paese nel quale risulta del pari efficiente. Di essa, che fu posta in un primo momento nell’oratorio di S. Giuseppe e poi, tra il 1852 e il 1862, nella chiesa del SS. Rosario, si conosce che la relativa erezione avvenne il 30 aprile 1577, quindi a pochissimi anni di distanza dal grande avvenimento, che fornì l’esca al sorgere della maggior parte di tali istituti 138. Ma fu ricostituita nel 1828 e, oltre ad un decreto del 15 gennaio 1830, ottenne un regio assenso nell’aprile del 1831 139, anno in cui fu elaborato un apposito ennesimo statuto 140. Nel 1931 contava 283 soci, nel 1943 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (23 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) invece 3 novizi, 110 confratelli e 143 consorelle, oggi appena 90 141. Senza alcun dubbio, la confraternita, della quale abbiamo testé discorso, dev’essere stata emanazione diretta dell’omonimo convento domenicano polistenese, la cui fondazione, secondo un documento vaticano, venne riconfermata in data 5 ottobre 1583 142, segno questo che la sua prima formazione si deve ricercare ancora in anni precedenti, se non altro almeno anteriori alla creazione della congrega. Composta soprattutto da maestri d’arte, dovette fare spesso ricorso a committenze artistiche, in special modo favorendo gli scultori Morani, del luogo. Si hanno notizie relative a ritocchi a statue e, nel 1862, a lavori effettuati per il frontespizio della chiesa 143. Segue per anzianità la confraternita di Palmi, detta anche del Salterio 144, che aveva posto nell’omonima cappella nella chiesa del S. Salvatore e di cui si conserva la bolla d’istituzione rilasciata il 9 settembre 1580 145. Detta si ebbe il suo regio assenso in data 24 novembre 1777 146. È ancora in discreta attività. Nella bolla si fa chiaro riferimento alla memorabile vittoria di Lepanto. Appresso viene quella di S. Eufemia, ricettata nell’omonima chiesa all’altare del S.mo Rosario, che venne rilevata nel 1586 dal Del Tufo in occasione di sacra visita, avendo avuto modo anche di accertare la concessione d’indulgenze da parte della Minerva di Roma in data 6 luglio 1582. La richiesta del regio assenso venne fatta l’8 marzo 1798 con 22 firme e la concessione riporta la data del successivo 22. Come da statuto, i congregati dovevano portare quale divisa la cappa bianca, la mozzetta violacea e il cingolo rosso, tutti colori atti a rappresentare i principali misteri del S. Rosario. Il sodalizio era ancora attivo nel 1900 con 749 associati 147. È poi la volta di San Martino, il cui assenso regio rimonta al 1753 148. La confraternita del Rosario di Galatro si rivela da documenti custoditi nell’archivio generale dei predicatori a Roma come fondata nella chiesa parrocchiale di S. Nicola nel 1774, ma di più non si conosce 149. Anche a Casalnuovo venne creata una confraternita del S.mo Rosario, ma lo fu in abbinamento alla SS. Trinità. Fondata nella chiesa del Rosario il 31 dicembre 1776, ottenne il regio assenso il 17 febbraio 1777 150, mentre il 15 giugno 1826 fu emanato un decreto per aggregarsi un Monte utile per l’iscrizione delle donne. All’atto della fondazione per rogito del notaio Geronimo Valerioti della stessa Casalnuovo, anche lui un confratello, compaiono quale priore Francesco Antonio Muratore e come padre spirituale il Sac. Pietro Giacomo D’Agostino. In tutto figurano 25 soci, ma nel documento sono segnati «quasi tutti la parte del Ceto Civile, e Chiesastici, e soltanto notati non furono nella retroscritta supplica i Confratelli idioti, e del basso ceto». La divisa consisteva nell’abito bianco e nel «muzzetto negro colla solita insegna» 151. Nel 1929, anno di approvazione delle regole nuove, la congrega contava 890 confratelli e 1.300 consorelle; 636 confr. e 353 cons., invece, nel 1943 152. A Serrata la congrega del Rosario si ebbe del pari l’assenso regio nel 1777, esattamente l’8 agosto 153. Era data esistente ancora nel 1985 154. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (24 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) L’assenso regio promulgato a favore della consimile confraternita di Rosarno rimonta al 1778 155, ma risultano ancora un successivo decreto di ripristino del 25 ottobre 1845 e un atto di approvazione delle nuove regole del 20 gennaio 1846 156. Sistemato nella chiesa omonima, un tal sodalizio, che gestisce la festa di San Rocco e i cui iscritti sono in prevalenza coltivatori diretti, vive appena per amministrare dei fonduscoli ad essa intestati e, se nel 1931 era forte di 86 confratelli e 52 consorelle 157, oggi può vantare la presenza di appena 25 soci. Secondo il Napolione, una confraternita operante in S. Maria del Rosario a Rosarno si rivelava sin dal 10 giugno 1534 e un atto notarile ci offre l’opportunità di notarla in attività nel 1670 158. Questo ci autorizza a supporre ch’essa sia stata originata dalla presenza di un convento di domenicani, che, sul luogo dal 1526 col titolo di Santa Maria del Soccorso, finì tristemente come tante altre istituzioni del genere per effetto del terremoto del 1783. In realtà, l’odierna chiesa del Rosario risulta proprio a lato del sito, in cui aveva sede l’antico cenobio 159. Secondo le regole del 20 aprile 1846 la divisa consisteva in un camice di tela bianca col cappuccio, in una mozzetta di color nero e in un cappello bianco con laccio pure nero. A sinistra della mozzetta o, in sua assenza, a sinistra del cappuccio, doveva recarsi l’immagine del santo tutelare con relativo emblema. Il superiore, l’assistente e gli altri ufficiali erano tenuti a portare sulla mozzetta o veste un nastro bianco pendente dal collo collegato ad una medaglia con impressa la stessa effigie, mentre si permetteva al solo superiore di incedere nelle pubbliche funzioni con un bastone nero 160. Anche per la congrega di Cinquefrondi le carte dell’archivio di stato reggino ci offrono interessanti particolari. L’1 luglio 1778 ventisei confratelli, con a capo il priore Francesco Loschiavo e il rettore d. Leonardo Condò, chiesero al re l’obbligante assenso per il loro sodalizio allogato nella chiesa di S. Leonardo, l’entratura nel quale costava 5 carlini per coloro che avevano meno di 35 anni. Per tutto il resto, caso strano, il pedaggio da pagare sarebbe stato oggetto di un’amichevole composizione. Per detta, cui potevano aderire solo «Massari Maestri, e Popolari», l’abito doveva essere «di tela bianca con la mozzetta, ed immagine» 161. Secondo altra documentazione 162, l’assenso regio fu concesso l’11 gennaio 1779, mentre un decreto di ripristino rimonta al 19 febbraio 1839 ed altro ancora al 1845 163. Posta, quindi, nell’omonima chiesa, nel 1943 contava 6 novizi, 30 confratelli e 22 consorelle 164, ma è da considerarsi estinta proprio dopo tale ultima data. Nel 1781 ricevettero gli assensi reali le congreghe di Rizziconi e di Radicena 165. La prima, officiante nella chiesa dallo stesso titolo, ottenne la riforma dello statuto del 1781 nel 1869 e il 14 giugno 1914 venne elevata al rango di arciconfraternita, mentre un nuovo regolamento porta la data del 22 maggio 1921 166. L’esistenza della confraternita di Radicena si rivela da un atto rogato nel 1714 dal notaio Calfapietra, che la dice eretta nella chiesa del convento di S. Maria della Misericordia e ne officia i principali responsabili: mastro Giovanni Domenico Monteleone procuratore, Antonino Calfapietra I assistente, mastro Pietro Fera II ass., chierico Marco Fera cassiere 167. Quindi, ne appare nota dagli atti della visita pastorale del 1891. Nel 1943 contava 142 novizi, 698 confratelli e 722 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (25 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) consorelle 168. La sua sede è un preciso indice di una fondazione ad opera dei domenicani, il cui cenobio si originò nel 1537 169. Nel 1803 alcuni cittadini di Maròpati, tra i quali si distinguevano Pietro e Giovanni Mindozza, Giovanni Seminara, Fortunato Cavallaro, Michele Fuda, Giuseppe e Vincenzo Iaconis, Vincenzo Vadalà, Almanegildo (sic!) Iaconis, ch’erano seguiti da ben 69 «crucesignati» maschi e femmine, chiesero il regio assenso al fine di «aprire una confraternita sotto il titolo della Vergine del Santissimo Rosario» nell’omonima cappella della chiesa di S. Giovanni Evangelista. Dai 15 capitoli presentati all’approvazione per mezzo del notaio Giuseppe M. Curciarello di Polistena traiamo i particolari che ci sembrano più interessanti ai fini della presente ricerca. La divisa dei fratelli era un «sacco di tela bianca colla mozzetta celeste, con l’orlo negro, fascia rossa, e cappello pelli Uffiziali della stessa a color decente». Il trapasso delle cariche avveniva al canto del Te Deum. Il padre spirituale, eleggibile da tutti i fratelli presenti con voto segreto ed a maggioranza, non doveva affatto «ingerirsi nella temporalità della Congregazione». Il fratello, che non si fosse confessato e comunicato almeno ad ogni terza domenica di mese, in tutte le festività della Madonna ed in quella del Corpus Domini doveva «essere mortificato in Congregazione dal Priore con qualche discreta penitenza salutare». Una tale punizione si applicava anche in altri casi, comunque ne erano esentati quelli che avevano compiuto i 60 anni 170. La confraternita di S. Giorgio Morgeto dovette certamente la sua erezione del pari alla presenza nel paese di un convento di domenicani e nel 1758 un atto notarile la dava già esistente con priore mastro Francesco Agostino. Difatti, rifondata il 31 luglio 1804, prese posto in quella chiesa di S. Domenico accosto al monastero, detto di S. Maria Annunziata e attivo sin dal 1544 171. Ma se nel 1943 poteva farsi forte di 6 novizi, 71 confratelli e 11 consorelle, ai nostri tempi deve contentarsi di appena 30 iscritti. In uno statuto del 1899 si prescriveva all’iscritto di presentarsi nelle cerimonie «nello stesso abito dei Novizi Domenicani» ed al priore ed ai due sottopriori di recare una medaglia d’argento con l’effigie del Rosario 172. Per l’associazione di Gioia Tauro risulta soltanto un assenso regio per ripristino del 29 gennaio 1837 173 e null’altro. Due invece sono i decreti per quella di San Procopio estinta già da tempo: uno di approvazione delle regole emanato in data 9 luglio 1846 ed altro a sanatoria dell’8 agosto 1857 174. Ultima in ordine di tempo è la confraternita di Sinopoli Superiore, che, eretta per iniziativa ecclesiastica il 27 agosto 1930, è esistita fin verso il 1950 175. Ma poiché il Misefari riferisce che nel primo caso si sia trattato del rinnovamento di un antico sodalizio già presente nell’antico centro abbandonato 176. Come si ricorderà, anche a Giffone si ritrovava un’uguale congrega, che aveva pure titolo del S.mo Sacramento e della quale abbiamo già detto. Le confraternite del Carmine file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (26 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Se le confraternite del SS. Rosario o di Maria SS.ma del Rosario ebbero i loro patrocinatori nei frati domenicani, quelle dette di S. Maria del Carmine o di Monte Carmelo nacquero a loro volta certamente per la spinta impressa dai frati carmelitani presenti in alcuni casi nel territorio della diocesi. Su 66 congreghe intestate in Calabria alla Madonna con tale appellativo, ben 14 appartengono all’area di cui ci stiamo occupando, ma la prima in assoluto ci si rivela da Reggio nel 1520. Agendo come al solito e, cioè, distinguendo la circoscrizione secondo i due momenti della sua strutturazione, veniamo a riscontrare che una prima associazione in onore della Madonna intesa con il titolo del Carmine o del Carmelo entro il perimetro della prima fascia ebbe origine a Varapodio nel 1767 177. Tuttora in vigore con appena una decina di soci, già rappresentata da 42 nel 1952 e successivamente da 105, gestisce la festa omonima e sta in vita anche per amministrare alcuni residui fonduscoli. Munita di un primo regolamento dell’11 novembre 1951 approvato dagli stessi confratelli il 6 gennaio 1952 quale collegamento ad un ipotetico statuto del 1887 e di un secondo del 1956 elaborato in conformità delle direttive generali emanate dalla S. Congregazione del Concilio, ha il suo luogo nella chiesa parrocchiale di S. Stefano. Il Misefari 178 ci fa conoscere che gli amministratori della congrega il 7 marzo 1768 fondarono un Monte per cento messe, che il successivo 20 luglio 1768 venne poi costituito in ente morale con un regio decreto. Nel 1859 il priore era eletto nella prima domenica di gennaio. Lo stesso, unitamente agli assistenti, durava in carica cinque anni. In quella data si denunciava un introito di 281 ducati e 44 carlini ed un esito di 284 ducati, 78 carlini e 6 piccoli 179. Al dire dell’attuale parroco, d. Antonino Di Masi, nella figura del priore si adombrava quella del futuro sindaco. La confraternita Laicale sotto il titolo di S. Maria del Carmelo Ausiliatrice delle Anime Purganti di Oppido, officiante nella chiesa parrocchiale di S. Nicola extra moenia (Abazia), che nel 1853 vantava la presenza di 43 confratelli e 18 consorelle, è ormai in liquidazione 180. Risulta approvata con regio decreto una prima volta il 3 agosto 1848 ed una seconda a sanatoria il 25 aprile 1857 181. Ecco quanto si legge in proposito in un vecchio manoscritto del 1860, opera di G. M. Grillo, vicario generale della diocesi: La congrega «funziona nell’antica Cattedrale, oggi Chiesa Parrocchiale di S. Nicola Superiore. Venne istallata a cura di D. Giuseppe Ioculano, con regole Sovranamente approvate ecc.» 182. La divisa dei congregati, come descritta dallo statuto licenziato il 20 aprile 1848 con 52 firme, fra le quali, molto prestigiose, quelle del decano Giuseppe M. Pupa, di Domenico Zuco e di Candido Zerbi, consisteva in un camice di tela bianca con cappuccio stretto ai fianchi da una fascetta color azzurro pallido, in una mozzetta nera con fascia bianca con orli anch’essi azzurri e pendenti dall’omero destro fino al fianco sinistro, in uno scapolare con l’immagine della Madonna del Carmine da portare sul petto e in un cappellino del pari azzurro da tenere dietro gli omeri 183. È piuttosto recente la costituzione di una confraternita del Carmelo a Sitizano (1 giugno 1871 - approvazione vescovile del 4 giugno 1871), ma essa venne certamente sostituita file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (27 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) dall’altra del «SS. Sacramento e della Madonna del Carmine», della quale abbiamo già ampiamente riferito 184. Di epoca moderna sono pure quelle di Cosoleto (confraternita della Beata Vergine di Monte Carmelo e di San Rocco) e di Lubrichi (Confraternita di Nostra Signora del Carmine e di San Rocco), entrambe approvate dall’autorità vescovile in data 25 aprile 1891. Tutte e due esaurite da tempo, furono insediate nelle rispettive chiese parrocchiali con la clausola che vi sarebbero rimaste fino a quando non si fosse provveduto alla costruzione di un oratorio proprio e separato. A Lubrichi l’elezione degli ufficiali avveniva nella terza domenica dopo Pasqua ed ogni nuovo adepto doveva sobbarcarsi ad un noviziato di sei mesi 185. Una richiesta al fine di fondare una confraternita dei SS. Cuori di Gesù, SS. Cuore di Maria e SS. Vergine del Carmelo a Messignadi rimonta al 1891, mentre altra del 20 aprile 1908 avanzata da 80 iscritti per erigerne una intitolata a Maria SS. del Carmine a Terranova reca la data del 20 aprile 1908. Per quest’ultimo caso è noto il rigetto da parte del vescovo, che non approvava l’istituzione di nuove congreghe in quel paese 186. Prima confraternita di S. Maria del Carmine della fu zona di Mileto oggi soggetta a Oppido appare quella di Polistena, della quale si conosce però soltanto che il 13 dicembre 1612 il papa veniva a concederle indulgenze usufruibili nelle feste di S. Maria del Carmine, Purificazione, Annunciazione, Assunzione e Natività della B.V.M. 187. Aveva ricetto nella chiesa di S. Sebastiano 188. Appresso, è la volta della confraternita di Maria SS. del Carmelo od anche di Monte Carmelo di Cinquefrondi, che venne eretta il 4 gennaio 1771 e si ebbe l’assenso regio l’1 marzo 1779. Successivi decreti ne approvarono la riconferma (21 luglio 1813) e la modifica alle regole (27 febbraio 1839) e il 23 marzo 1908 fu innalzata al rango di arciconfraternita. Allogata nella chiesa omonima, nel 1943 vantava l’iscrizione di 42 confratelli e 64 consorelle, ma oggi è in fase di ricostituzione. Dallo statuto si ricava che l’elezione degli ufficiali, che come quasi in tutte le confraternite duravano un anno, avveniva ogni primo di gennaio e che era possibile ottenere la rielezione soltanto per una volta 189. Altra documentazione offerisce che a chiedere il regio assenso il 28 gennaio 1779 furono in 26 e che l’autorizzazione arrivò con data 22 febbraio dello stesso anno. Quindi, che facevano parte del sodalizio anche le donne, che l’elezione dei capi veniva solennizzata col canto del Te Deum, pratica comune a tantissime altre associazioni e che l’entrante doveva essersi prima confessato e comunicato 190. La confraternita di Palmi (Nostra Signora del Carmine), notata nella chiesa omonima da mons. Bernardini nel 1707, che ne rinvenne anche la divisa (sacchi e scapolare di cambris misto), ottenne l’assenso regio il 2 giugno 1773 191, un decreto che ne approvava gli articoli addizionali alle regole il 12 febbraio 1846 ed altri per accettazione di vari legati nello stesso 1846 e nei susseguenti anni 1849 e 1857 192. È tuttora esistente. Una tale congrega era indubbiamente legata al convento carmelitano fondato nel 1609 e soppresso file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (28 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) nel 1652 con il noto provvedimento di papa Innocenzo X, che venne ad eliminare tanti cenobi non più in grado di funzionare a dovere 193. La congrega palmese, una volta ottenuto il documento che la riconosceva ufficialmente, al pari di varie altre, venne a lite per motivi di preminenza con quella dell’Immacolata Concezione e del Glorioso S. Rocco. Entrambe le associazioni, vantando più antica erezione e concessione del regio assenso, si rivolsero in più occasioni al Re perché stabilisse a chi toccava chiudere le processioni sia pubbliche che private, ma quegli, dopo vari dispacci, alla fine dispose «che fin tanto non si vedessero e s’appurassero le ragioni della Regal Camera di Santa Chiara, ... s’osservasse l’antico solito». Al tal punto le due confraternite, che avevano speso parecchie somme di denaro in atti utili ad ottenere quanto bramavano, «per evitare non meno le spese, che li scandali, che apportavano al Publico, e per evitare altresì gl’odij, e rancori tra’ Confratelli», capirono che bisognava smetterla e cercare un necessario patteggiamento. Difatti, il 17 giugno 1778 i responsabili del sodalizio del Carmine (mag. Domenico Guido governatore, mag. Michele Caruso assistente) e dell’Immacolata (mag. Michele Guido governatore, mag. Michele Barone assistente), di concerto con quelli di S. Maria del Soccorso (mag. d. Francesco Bagalà governatore, padron Domenico Savoja procuratore, padron Nicola Sinopoli e padron Vincenzo Savoja assistenti), si portarono dal notaio per ribadire la loro volontà di venire ad un accordo. Tutto si risolse con la dichiarazione che tutte e tre le congreghe d’allora in poi avrebbero fruito della precedenza «alternativamente per tutti gli anni» a far tempo dall’indomani 18 giugno, festa del Corpo di Gesù Cristo. Il primo anno il privilegio sarebbe spettato ai congregati del Carmine, il secondo a quelli dell’Immacolata, il terzo, infine, ai marinai raggruppati sotto l’egida del Soccorso 194. Anche l’assenso regio riguardante l’istituzione di Laureana rimonta allo stesso anno 1777, ma al 7 di maggio. Detta officiava nella chiesa omonima e nel 1943 contava 100 confratelli e 120 consorelle 195. In precedenza è data presente nel 1756 nella chiesa di S. Nicolò «sub in vocabulo S. Mariae de Monte Carmelo» con prefetto d. Giuseppe Mirazzita» 196. Del pari antico dev’essere stato il sodalizio di Maria SS.ma del Carmelo di Anoia Inferiore, ma in proposito si conosce appena un decreto di ripristino del 24 febbraio 1835 197. Pure esaurita risulta la congrega di Galatro, per cui un primo decreto riporta la data del 1846 ed altro successivo, promulgato a sanatoria, quella del 1858 198. Secondo il Sergio, una tale associazione sarebbe stata sostituita proprio nel 1858 dall’altra confraternita detta di S. Maria della Montagna 199. Di una congrega di Maria SS. del Carmine abbinata all’Immacolata, ancor oggi in funzione a San Ferdinando e già appartenente ai marchesi Nunziante, siamo edotti dell’assenso regio, che è del 30 dicembre 1857 e che, se prima officiava nella cappella privata di detti signori, almeno fino al 1930, ebbe poi sistemazione nella chiesa dell’Immacolata. Nel citato anno vantava un bel numero di aderenti, 124 confratelli e 212 consorelle, mentre nel 1943 aveva 15 novizi, 131 confr. e 141 cons. Oggi se ne contano in tutto soltanto un’ottantina 200. Come al solito, ricaviamo dallo statuto le caratteristiche delle divisa dei confrati, che in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (29 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) primo luogo si presenta con un camice di tela bianca con cappuccio e mozzetta. Quest’ultima dev’essere di color rosso per ricordare la consacrazione del sodalizio al Carmine, mentre a testimoniare dell’altro titolo dell’Immacolata vi sta una fascia celeste. Il tutto si completa con un cappello bianco con laccio anch’esso di color rosso. Sul lato sinistro della mozzetta o, in mancanza, del cappuccio, deve poi risultare impressa «La Santa Titolare ed i suoi problemi». Superiore, assistenti ed ufficiali portano attaccata ad un nastro bianco pendente dal collo una medaglia con effigiata la medesima titolare e solo al superiore è concesso incedere col bastone di color nero 201. Un’ultima confraternita del Carmelo fu eretta a Drosi per iniziativa del parroco l’1 gennaio 1905 e approvata dal vescovo il 7 luglio del medesimo anno. Allogata nella chiesa parrocchiale, nel 1905 contava 200 iscritti, nel 1943 invece 105 confratelli e 172 consorelle, ma è da considerarsi del tutto esaurita. Un particolare: l’arciprete rivestiva le qualifiche di direttore spirituale e di cassiere 202. Le confraternite di Maria SS.ma delle Grazie I frati agostiniani, quali promotori del culto a Maria SS. delle Grazie, furono certamente anche loro auspici della fondazione delle confraternite similmente intitolate, però in nessuno dei paesi della diocesi, in cui tali sodalizi nacquero, risulta essere stato presente un cenobio ad essi appartenente. Di congreghe così denominate, comunque, se ne riscontrano appena 31 in tutto il territorio regionale e soltanto 7 nell’area della Piana di Gioia. La prima in Calabria si affaccia a Santo Stefano nel 1544. A rappresentare l’antica diocesi di Oppido sono state in passato principalmente Pedàvoli e Oppido, con un’associazione costituita nella chiesa omonima. Per quella di Pedàvoli si conosce che il 13 agosto 1606 furono concesse indulgenze da godersi in occasione della relativa festività 203, mentre per l’altra di Oppido abbiamo soltanto la testimonianza del vescovo Perrimezzi, che ne informava Roma con la relatio ad Limina del 1715 204. Anche in Terranova esisteva una confraternita consacrata a Maria SS. delle Grazie. Il 12 febbraio 1718 otteneva a sua volta delle indulgenze, mentre ne rilevavano l’esistenza nel 1743 il Vita, nel 1751 il Mandarani, nel 1744 e 1753 il notaio Gatti, nel 1766 il notaio Calfapietra, nel 1772 lo Spedaliere e nel 1780 il notaio Medici 205. Nella gran parte della circoscrizione aggiuntavi in un secondo momento se ne rivelano quattro di congreghe, anche se solo due protrassero la loro attività fino a tempi recenti. La confraternita di Maria SS. delle Grazie a Cristò, paesetto scomparso nella prima metà del seicento, ci si evidenzia dagli atti della visita di mons. Del Tufo del 1586 e dalla Platea Panzani del 1654, che la collocano nella chiesa omonima 206. L’8 novembre 1634 il papa concedeva agli ufficiali e confratelli dell’associazione di S. Maria delle Grazie nonché al rettore della relativa chiesa in Sant’Eufemia il permesso di poter cambiare alcuni gelsi, che avevano una resa di 7 ducati di camera con altri file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (30 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) procaccianti un reddito di 8 ducati 207, ma dopo tale data non ci sovviene altro in merito. Una congregazione di S. Maria delle Grazie si ebbe anche a S. Pietro di Caridà, con sistemazione nella chiesa di S. Maria Assunta. Tale, che risulta munita di regio assenso il 5 dicembre 1767 e le cui regole furono approvate l’8 febbraio 1768, è pervenuta sino ai nostri tempi. Nel 1943 poteva registrare la presenza di 30 confratelli e 80 consorelle 208. Altro sodalizio consacrato alla Madonna delle Grazie si discopre a Sinopoli Superiore. Di antica erezione 209, si ebbe un nuovo decreto nel 1835 210 e dava ancora segni della sua esistenza nel 1935 211. Nel paese, peraltro, la chiesa parrocchiale era ed è tuttora intestata proprio a S. Maria delle Grazie. Le confraternite dell’Immacolata Parecchie si offrono pure le confraternite votate alla Madonna sotto il titolo dell’Immacolata, a sola od in abbinamento ad altri santi, ma esse avranno avuto certamente origine solo dopo che la relativa festività ebbe riconoscimento universale, soprattutto per merito di Sisto IV, che emanò in proposito varie bolle tra il 1472 e il 1479 212. In Calabria la prima a farsi avanti è quella di Reggio, che rimonta al 1520 ed è conosciuta anche come S. Maria de Melissa. Quest’ultimo è senza dubbio il toponimo indicante la rispettiva chiesa nell’area urbana. Nella circoscrizione di Oppido Mamertina-Palmi se ne incontrano ben 17 su un totale regionale di 117, ma a rappresentare il nucleo più antico di essa sono appena due, localizzate a Messignadi e a Terranova. Nel primo paese una congrega dell’Immacolata risulta eretta il 15 giugno 1883, con approvazione vescovile dello stesso anno. Detta agì fin quasi ai nostri giorni e tuttora un Tizio se ne chiama suo priore. Nel 1883 contava 40 confratelli e 46 consorelle, nel 1939 invece 68 confratelli e 52 consorelle 213. Nel secondo una confraternita invocata dell’Immacolata e di S. Antonio di Padova è stata censita soltanto dal Misefari, il quale al proposito non tramanda particolari di sorta 214. Passiamo ora alla parte nuova della diocesi occupandoci per prima di Galatro, dove un sodalizio della B.V.M. dell’Immacolata appare sin dal 1686, anno in cui otteneva l’indulgenza plenaria da usufruirsi «ad libitum Confratrum» in occasione della festa principale ed ordinaria. Su tale associazione non si rinvengono ulteriori notizie. Quindi, è la volta di S. Eufemia, dove una confraternita dell’Immacolata si affaccia a partire dal 1697, con indulgenza similmente concessa 215. Detta si ebbe il regio assenso in data 2 maggio 1777 e nel 1900 contava 650 iscritti. Era in attività ancora nel 1935 216. In Iatrinoli, paese che unitamente a Radicena forma il Comune di Taurianova, la confraternita dell’Immacolata Concezione è ancor oggi operante, ma se nel 1943 era forte di 6 novizi, 58 confratelli e 78 consorelle, al momento denunzia la presenza di 12 confratelli e 58 consorelle. Da quanto si conosce, essa venne fondata nel 1742 e il regio assenso, richiesto il 5 dicembre 1776, nella stessa data dell’edizione dello statuto, fu file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (31 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) concesso il 22 maggio 1781. Costituita all’inizio nella chiesa di S. Nicola di Bari, passò poi di seguito nelle altre di S. Giuseppe, dell’Ospedale e dell’Immacolata. Si giovò parecchio di un lascito del 7 marzo 1792 del terranovese Domenico Tutini, il cui testamento diede il via all’istituzione dell’ospedale, primo antico nucleo dell’odierno nosocomio di Taurianova. Particolare interessante, forse unico: i due razionali venivano scelti extra confraternita 217. Nel 1905 si chiedeva al prefetto dallo stesso Iatrinoli l’autorizzazione alla erezione di una confraternita denominata Comitato Cattolico democratico Maria SS. Immacolata, ma detto, sciolto dal vescovo di Mileto con decreto 12 maggio «per il dissidio sorto nel seno del Comitato medesimo», non venne sorretto dal parere favorevole del consiglio comunale e, quindi, si espressero negativamente sia il sottoprefetto che il prefetto. Quest’ultimo rigettò l’istanza in data 7 luglio 218. A Laureana la congrega, che portava la denominazione dell’Immacolata Concezione e di S. Gregorio Taumaturgo, ottenne la sanzione delle regole in data 27 maggio 1777, ma un successivo privilegio del 9 giugno 1780 venne a concederle di poter celebrare la festa dell’Immacolata con fiera franca alla prima domenica di settembre. Un ulteriore Breve della S. Congregazione delle Indulgenze le procurava invece il 23 giugno 1781 l’aggregazione alla «Congregazione Primaria dell’Annunciazione della Beata Vergine di Roma». Collocata nella chiesa di S. Maria degli Angeli, ancora nel 1943 si ritrovava in discreta attività, in quanto contava sulla partecipazione di 6 novizi, 24 confratelli e 30 consorelle 219. Pure a Rosarno si riscontrava in tempi recenti una confraternita similmente denominata ed oggi ormai del pari esaurita. Era sotto la protezione della famiglia Paparatti e, richiesta il 18 maggio 1777 con 43 firme, aveva ricevuto l’assenso regio il 30 giugno successivo 220 più altro decreto il 10 maggio 1845 221. Figurava sistemata nella chiesa omonima e nel 1930 vantava la presenza di 60 confratelli e 50 consorelle, mentre per il 1943 gli aderenti erano segnalati in 30 confratelli e 20 consorelle 222. La confraternita di Cinquefrondi aveva titolo della Vergine SS. Immacolata Concezione e l’assenso regio, di cui era stata munita, ascendeva al 1779 223. Non ci è dato conoscere di più. Di un’associazione della Concezione di Maria SS. Immacolata a Gioia Tauro si fornisce l’assenso regio, che si data al 1780 224, ma siffatto sodalizio dev’essere stato ripristinato in tempi più vicini a noi. Difatti, si sa di una sua erezione al 31 dicembre 1905 e dell’emissione di un decreto vescovile di approvazione del 2 gennaio 1906. Detto era, peraltro, attivo nel 1940, ma gli adepti che allora si comunicavano, appena 9 confratelli e 7 consorelle, ne indicavano già chiaramente un fatale declino 225. L’istituzione di una congrega dell’Immacolata a Polistena è cosa recente ed esclusivo merito di maestro Pasquale Lombardo, un artigiano rientrato dall’America sul finire del XIX secolo e subito messosi all’opera 226. Il decreto vescovile di approvazione porta la data del 15 agosto 1895 e uno statuto dato alle stampe quella del 1897. Stabilizzata nella file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (32 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) chiesa omonima, nel 1943 contava ancora 55 confratelli e 94 consorelle 227. Il Misefari scrive che una confraternita del tipo di quelle, di cui stiamo trattando, si ritrovava anche a Palmi, Seminara, Feroleto e S. Giorgio e ne dà così le rispettive denominazioni: «dell’Immacolata e di San Rocco» oppure semplicemente «della Concezione», «della Congregazione Colleggiata della Concezione», «dell’Immacolata», «dell’Immacolata e Dottrina Cristiana» 228, ma in proposito non ci gratifica di alcun serio dato documentario. Al novero di tali associazioni sono peraltro ancora da aggiungere le tre di Stellitànone (Sacramento e Immacolata), San Ferdinando (Carmine e Immacolata) e S. Pietro di Caridà (Gesù Sagramentato e Maria SS. Immacolata), di cui abbiamo già riferito. A Palmi, verosimilmente, una confraternita con l’invocazione dell’Immacolata Concezione di Maria e di S. Rocco, che aveva sede nella chiesa di S. Rocco, si ebbe un assenso regio il 18 novembre 1777, ma successivamente, nel 1944, quando registrava la presenza di 583 confratelli e 636 consorelle, conservava soltanto il titolo dell’Immacolata ed aveva sistemazione in una propria chiesa. Nel 1761 e 1768 risultava denominata in atti notarili come «Venerabile Congregazione delle Consorelle sotto il titulo dell’Immacolata Concezione» ed agire nella chiesa di S. Rocco, dove era stata «eretta e fondata». Nel 1778 si accordava per ragioni di precedenza con quelle di S. Maria del Carmine e di S. Maria del Soccorso. Molto probabilmente, essa potrà essere collegata ad altra di più antica istituzione scomparsa nel corso dei secoli oppure modificata nel nome. Il 5 agosto del 1640, infatti, il papa elargiva indulgenze da godersi dai confratelli di un’associazione detta dello «Stellario della B.V.M.» proprio in occasione delle ricorrenze dell’Immacolata e delle quattro principali in onore della B.V.M. e non per niente l’azzurro manto dell’Immacolata viene sempre rappresentato da pittori e scultori costellato di stelle 229. Invero, poiché tali indulgenze concesse alla congrega di Palmi venivano estese nello stesso giorno ed altre di Ionadi, Squillace, Nicastro, Badolato, Reggio, Amantea ed Arena, risultando tutte collocate nella chiesa rispettiva dei minori osservanti, dobbiamo logicamente arguire che, nel caso, deve essersi trattato di un’iniziativa di quell’ordine, cui si deve, peraltro, anche la promozione e propagazione del culto in onore dell’Immacolata, che nel 1719 venne scelta a patrona ufficiale dello stesso 230. Le confraternite dell’Addolorata Anche sotto le spoglie dell’Addolorata, culto affermatosi sin dal secolo XI, ma in maggior grado nel 1233, allorché venne appositamente fondato l’Ordine dei Servi di Maria 231, la Madre di Gesù ebbe consacrate le sue confraternite sia nella prisca diocesi di Oppido, che nel territorio di Mileto posto successivamente sotto la sua giurisdizione. Però, su un totale regionale di 34, di cui la prima è quella di Rossano, del 1602, se ne ritrovano soltanto 4. Del sodalizio di Cosoleto, l’unico paese della vecchia circoscrizione ad averlo avuto, non esiste più alcun vestigio, conoscendosi appena che ottenne l’approvazione delle regole il 2 giugno 1777 e che venne ripristinato poi con un susseguente decreto reale del 5 agosto file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (33 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 1830 232. A Sinopoli Superiore una confraternita di Maria SS. Addolorata, con regio assenso del 30 giugno 1780, si segnala fino al 1935 233. Nel 1803, come ci rivela un atto notarile, organizzava la festa nella propria chiesa nei giorni dal 22 al 25 settembre essendo procuratore mastro Francesco Trimarchi. Per l’occasione veniva ingaggiata la banda di Palmi formata da mastro Antonio Grasso di Jace Reale e suoi soci, che recavano nove strumenti di fiato, grancascia, corni di caccia ed altri simili istromenti. Il 12 gennaio 1806 i confratelli, forti di circa 86 unità, si riunirono dal notaio obbligandosi ciascuno a consegnare «tre coppi» di «olio chiaro e lampante» al procuratore mastro Domenico Trimarchi al fine di eliminare i debiti contratti «per la costruzzione di detta Chiesa e per altre necessarie spese, e per lo mantenimento di essa» 234. La congrega di Anoia Inferiore (Pia Unione) vi appare quale erezione del parroco sin dal 9 giugno 1909. Detta, che oggi esiste solo di nome, venne munita di approvazione vescovile il 18 ottobre 1910 ed osservò ben due statuti, l’uno varato nel 1910 stesso, l’altro nel 1925. Nel 1931 contava a malapena 44 iscritti e 32 nel 1943. Allogata da principio nella chiesa omonima, passò in seguito in quella parrocchiale intestata a S. Nicola 235. A San Procopio l’associazione laicale aveva titolo di Maria SS.ma dei Sette Dolori ed Afflitti e probabile sede nell’omonima chiesa ancor oggi esistente. Esaurita da tempo, resisteva ancora nel 1935. Vantava un assenso regio del 10 marzo 1777. Richiesta da 82 confratelli, i quali erano obbligati a vestire con cappa bianca e mozzetta color viola, e crollata la chiesa col terremoto del 1783, rimase negletta e solo dopo vari anni se ne richiese la ricostruzione, che avvenne con provvedimento del 12 agosto 1812 236. Una congrega così detta, che appare in Calabria (se ne conoscono in tutto 17) per la prima volta a Condoianni nel 1593, rientra anch’essa nelle iniziative dei Serviti, i quali ne originarono una nel 1495 in Fiandra 237. Della confraternita di Plaesano abbiamo detto quando ci siamo occupati di quella del Sacramento, accoppiata nel titolo. Le confraternite di Maria SS. Assunta Poche risultano essere state in Calabria le confraternite in onore della Madonna Assunta in Cielo, appena 21 - la palma del primato tocca a Melicuccà - ma ben sei si rinvengono nel territorio della Piana e, per le probabili tre riscontrate nell’originaria diocesi di Oppido, un eventuale aggancio può farsi facilmente con la cattedrale, ch’era appunto ab antiquo consacrata al culto dell’Assunta. Di un’associazione dell’Assunta a Oppido riferisce soltanto il Misefari 238, ma non se ne può discutere mancando di ogni utile elemento in proposito. Forse, nel caso, si sarà ingenerata qualche confusione con quella dell’Annunziata, che aveva il suo sito proprio in cattedrale. Della congrega di S. Cristina abbiamo invece notizie certe sin dall’1 agosto 1606, quando file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (34 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) in suo favore venivano elargite dal papa indulgenze da godersi in occasione delle festività dell’Assunta, della Pentecoste, del Lunedì di Passione e della Natività e Ascensione di Gesù 239. Essa si ebbe il suo regio assenso in data 27 ottobre 1780 e, sistemata in un primo tempo nella chiesa protopapale omonima e poi in un proprio oratorio, funzionò fino ad alcuni anni fa. Ne regolò la conduzione da principio uno statuto offerto all’approvazione reale il 18 aprile 1780 e successivamente altro del 1886, che presentava alcune modifiche richieste da mons. Curcio e sancite da mons. Scopelliti nel 1916. Qualche particolare tratto dallo statuto: i confratelli venivano accettati dall’età di 10 anni e, tra gli obblighi, vi era quello di partecipare alla processione del Cristo. Alcune interessanti notizie ci provengono da un atto notarile del 1773. Con esso alcuni anziani della città riferivano che i confratelli usavano radunarsi nella propria chiesa col loro padre spirituale in ogni domenica, dalla prima di novembre all’ultima di aprile, per fare gli esercizi spirituali e che non avevano ingerenza alcuna nell’amministrazione della stessa, in quanto vi accudivano dei procuratori nominati dal vescovo 240. A Castellace una confraternita di Maria SS. Assunta con sede nella chiesa parrocchiale, anch’essa parimenti consacrata, fa capolino il primo maggio 1888. Rifondata nel 1907 ed approvata da mons. Scopelliti, si ebbe un nuovo riconoscimento nel 1937, quando evidenziava 13 confratelli e 22 consorelle 241. Un antichissimo sodalizio di Maria SS. Assunta prosperò lungo tempo a Melicuccà, dove tuttora persiste. La tradizione e qualche documento lo fanno rimontare al 1516, dapprima con sede nella chiesa di S. Maria di Loreto e poi in un proprio oratorio. Quasi certamente sempre sotto la protezione della famiglia Ruffo, che aveva in potere la stessa Commenda (nel 1698 appaiono prefetto seu rettore d. Fabrizio Ruffo di Bagnara, I assistente il dr. D. Scipione Mazzei suo agente generale e II assistente il sig. Paolo Buccisano, ma in molte altre occasioni i Ruffo risultano ricoprire importanti incarichi in seno alla confraternita), fu governato da vari statuti allestiti nel 1698, il 30 marzo 1752 (questo era «per quei nostri confratelli prima arrollati in altra confraternita») e il 20 gennaio 1754. Appare aggregato da parecchio tempo all’«Arciconfraternita di Roma sotto il titolo di S. Maria del Suffragio» ed aver ottenuto l’assenso regio, come detto in precedenza, con data 17 febbraio 1777. Nel 1943 vantava la presenza di 145 confratelli e 248 consorelle, ma oggi se ne contano 30 in tutto. L’elezione degli ufficiali, secondo statuto, avviene la domenica antecedente alla festività dell’Assunta e, tra gli obblighi, ci è quello della «Celebrazione del Quarantore nella chiesa madre a principiare dalla domenica delle Palme a tutto il mercoledì santo a mezzogiorno». La divisa consiste in una cappa bianca, in un mantello rosso di lana e in un cappuccio bianco e degli ufficiali fanno pure parte «due civili e due artisti di capacità, probità ed esperienza per dare consigli su gli affari» 242. Altre due confraternite dell’Assunta o, meglio, di Maria SS. dell’Assunzione, erano attive ad Anoia Inferiore e ad Anoia Superiore. Di quella esistente nella prima frazione si sa che venne ad esaurirsi verso i primi anni di questo secolo, mentre l’altra, fondata intorno al 1800 e con richiesta di assenso regio del 27 ottobre 1802, cessò all’incirca nel 1930 243. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (35 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite della SS. Annunziata Numerose risultano le confraternite in onore della Madonna Annunziata in Calabria, ben 54 (la prima appare in Bisignano sin dal secolo XIV), ma tre soltanto si rivelano quelle istituite in seno alla diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e tutte e tre sono comprese nella ristretta cerchia della prima strutturazione. Il motivo è ovvio. Era Oppido che si distingueva e si distingue tuttora per il devoto culto all’Annunziata e non Mileto, indirizzata altrimenti, anche se nei vari paesi della nuova giurisdizione non sono assenti le cappelle erette alla Madonna con siffatto appellativo. Naturalmente, tali associazioni ebbero possibilità di essere dopo che il cardinale Torquemada ne fondò una nel 1460 a Roma nella chiesa di S. Maria sopra Minerva 244. A Oppido una congrega di Maria SS. Annunziata risulta da evo antichissimo. L’1 agosto 1606 il papa concedeva agli aderenti indulgenze utili in occasione delle feste dell’Annunciazione, Purificazione, Natività e Assunzione di Maria SS. 245. Il sinodo del Perrimezzi, del 1726, tramandò che al suo tempo agiva nella chiesa di S. Caterina una confraternita detta della Santissima Vergine salutata dall’Angelo e che la divisa dei confratelli consisteva in vesti di lino bianche, in una mozzetta di color azzurro pallido fin dal cappuccio, nella quale era impressa l’immagine stessa della Vergine Annunziata 246. Dopo il terremoto del 1783 si rese necessaria una nuova fondazione e l’apposito regio assenso si ebbe con data 31 agosto 1816. Collocata in un primo tempo nella cattedrale e poi in un proprio oratorio, venne guidata all’inizio con uno statuto del 1916 medesimo e in ultimo con altro del 1956 elaborato in conformità della nuova legge sulle confraternite. Nel 1859 si segnalava la presenza di 33 iscritti, nel 1932 di 64 ed oggi di una decina appena, ma il tutto si trova ormai sulla via di un’improcrastinabile liquidazione. Alcuni particolari sull’organizzazione interna: nel 1816 la quota sociale prevedeva il versamento di 6 carlini e 1 candela per il confratello, di 3 carlini e 1 candela per la consorella. Tra gli ufficiali minori figurava anche un paciere 247. La confraternita di Maria SS. Annunciata di Pedàvoli, che officiava nella chiesa parrocchiale e che dai documenti appare in attività nel 1713 e nel 1738, fu munita di regio assenso il 4 febbraio 1778 248. Dello stesso anno è pure il beneplacito a favore dell’altra associazione del vicino Paracorìo, che si fa viva nel 1680 ed è data presente anche nelle relationes ad Limina del 1743, del 1751 e del 1772 249. Nel 1713 la congrega di Pedàvoli denunziava un introito di duc. 151. 4. 16. 4 e un esito di duc. 149. 4. 18. 6 mentre sei anni più tardi, con un’entrata di duc. 58. 3. 42 ed un’uscita di duc. 58. 2. 16 (carlini, grana, piccoli), mostrava un evidente ridimensionamento. Il priore era nominato ogni anno nella domenica successiva alla festa dell’Annunziata e veniva scelto in una terna di confratelli 250. Le confraternite di Maria SS. del Suffragio o del Purgatorio file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (36 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Anche di sodalizi nati a devozione di Maria SS. del Suffragio in diocesi è dato riscontrarne soltanto uno, a S. Eufemia, ma in tutta la regione se ne ritrovano ben 16 e il primo si offre quello di Mormanno, del 1594. Nel predetto paese appare esservi stato fondata nel 1721 ed aver prosperato fino al 1935 251. Tuttavia, ad una confraternita con tale denominazione occorre far seguire tutte le altre intitolate «del Purgatorio» e simili, dato che assai spesso ci si imbatte in associazioni intestate a S. Maria del Suffragio o del Purgatorio, con quest’ultimo termine lasciato a solo o variamente combinato. Di congreghe del genere se ne scoprono otto nella circoscrizione, di cui ci andiamo occupando e 44 in tutta la Calabria, con primazia spettante a Cariati ed a S. Giorgio Morgeto, ove ci si rivelano dal 1615. Le otto confraternite diocesane appaiono tutte dislocate nell’ex-territorio di Mileto. A quella di S. Giorgio il papa concedeva indulgenze tra il 1615 e il 1620 252. L’altra di Rosarno appare sin dal 1670, anno in cui, detta delle Anime del Purgatorio seu dei Morti, figurava agire nella chiesa della SS. Trinità 253. La congrega di Laureana ottenne l’assenso regio nel 1762 254, mentre per Melicuccà il provvedimento venne ripreso nel 1787 255. Per quelle di Feroleto della Chiesa e Sinopoli (quest’ultima aveva denominazione «del Purgatorio sotto il titolo di S. Maria del Suffragio») 256 ci resta solo la testimonianza del Misefari 257. A Stellitànone un’associazione intitolata di «Maria SS.ma delle Anime del Purgatorio» fu costituita per decisione ecclesiastica con conseguente approvazione dell’ordinario diocesano. Era ancora esistente nel 1935 258. A Palmi venne fondata nel 1664 nella chiesa matrice di S. Nicola di Bari. Il 28 ottobre 1696 il vescovo ne confermò e sottoscrisse i capitoli, che modificò poi nel successivo 27 novembre. Con le sue rendite il 27 maggio 1733 mons. Ajerbi d’Aragona dotò dieci cappellani. Aveva nome «del Purgatorio o del Sacro Monte delle cinquanta messe» e proprio una chiesa del Purgatorio si rivela esistente in Palmi sin dal 1740 259. Potrebbero, ancora, essere riferite a S. Maria del Suffragio od al Purgatorio le congreghe che vanno sotto il nome di Maria SS.ma della Purità e in diocesi se ne trovano due, a S. Giorgio Morgeto ed a Palmi. Nel primo caso si tratta di una congregazione di gentiluomini, che agiva nella chiesa delle anime del purgatorio e che non andò per le lunghe 260. Nel secondo (Nome di Maria SS. e sua Purità) di un’associazione, della quale possediamo la sola testimonianza del Misefari 261 e che forse potrebbe aver avuto un collegamento con quella del Purgatorio, di cui abbiamo or ora riferito. Di un tal genere di congreghe in Calabria altre due si riscontrano a Siderno ed a Taverna. Assai stranamente, è dato reperire in alcuni rogiti l’esistenza tra 1757 e 1763 a Radicena una «Confraternita del S.mo Sagramento sotto titolo dell’Anime del Purgatorio». N’erano priori ossia prefetti G. B. Mammoliti nel 1757, d. Giuseppe Calfapetra nel 1762 e il mag. Domenico Aquario nel 1763 262. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (37 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite di S. Maria della Minerva Un sol caso si verifica in Calabria di congrega eretta col titolo di S. Maria della Minerva, come la nota arciconfraternita romana, alla quale venivano ad aggregarsi in frotta le istituzioni di tutta Italia. Nell’elenco delle confraternite custodite nell’archivio diocesano di Mileto e datato al 1935 è segnalata una siffatta confratria per Stellitànone, senza che si aggiungano precisi particolari. Le confraternite di Maria SS.ma di Portosalvo A Maria SS.ma di Portosalvo, evidente protettrice dei marinai, faceva indubbiamente capo l’omonima confraternita di Gioia Tauro, eretta il 27 novembre 1908, ma non giunta sino a noi 263. Di tali compagnie se ne incontrano altre sei in Calabria, con la prima a Pizzo. Com’è logico, risultano tutte in buona parte localizzate in paesi rivieraschi, con unica eccezione di Fiumara, un paese dell’interno. Tra tante, appare sintomatica quella di Scilla «istituita fra le persone del ceto dei marinai, dei pescatori e dei padroni di barche e feluche». Le confraternite di Maria SS.ma della Montagna A Maria SS.ma della Montagna, sicuramente con precisa connessione alla Madonna di Polsi, detta comunemente «della Montagna» e parecchio venerata in tutti i centri abitati della Piana di Gioia, era stata intestata una confraternita a Galatro, ch’è pervenuta sin quasi a qualche anno fa. Detta, che nel 1943 rivelava la presenza di 61 confratelli e 52 consorelle, aveva ottenuto il regolare assenso regio in data 11 settembre 1808 ed altro susseguente per nuova congrega il 14 settembre 1858 264. Probabilmente, in questa occasione, delle due confraternite di Maria SS. del Carmine e di Maria SS. della Montagna se ne venne a fare una sola. È quanto scrive il Sergio 265. Come riferiscono atti documentali, invece, per la seconda edizione le regole portano la data dell’8 marzo 1858 e la loro approvazione rimonta all’11 settembre dello stesso anno. Il sacco, di cui gli aderenti a tale congrega dovevano munirsi, doveva essere confezionato nella «massima semplicità» e risultare «un camice di tela, legandosi da un cingolo di filo, il mozzetto di seta color celeste, guarnito con fittuccia di color paglino, ed il cappuccio bianco anco di tela, poggiato dal collo sulle spalle. Alla sinistra della mozzetta ... affibiata una figura, ch’esprima il santo tutelare» 266. Le confraternite di S. Maria del Soccorso Cinque riescono i sodalizi col titolo di S. Maria del Soccorso presenti in diocesi, 16 quelli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (38 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) di tutta la regione. A Vàtoni ne riscontrò uno nel 1586 nella chiesa omonima il vescovo Del Tufo, ma esso era certo di più antica datazione. Difatti, la splendida opera della Madonna del Soccorso di Rinaldo Bonanno, che, rinvenuta tra le macerie di quel paesetto, oggi si custodisce nella chiesa dell’Immacolata di Taurianova, reca la data del 1582. La stessa confraternita accertò operante il presule a Sinopoli la vecchia. I congregati godevano delle indulgenze concesse dalla Minerva in data 9 settembre 1585 e recavano uno «stendardo di damasco carmosino con frangie et crocetta di legno dorata» 267. Altra congrega era anche a Scido, nella cui chiesa parrocchiale si conserva ulteriore simulacro con la Madonna ugualmente effigiata in atto di alzare la clava per proteggere un putto dal demonio. Essa si guadagnò l’assenso regio nel 1777. È data come esistente ancora nel 1929, e nel 1928 contava su 44 confratelli. La divisa consisteva in un sacco di tela bianca con il cordone di ugual colore, in una cappa celeste e in una fascia rossa, che andava da sinistra a destra. A priore ed assistenti competeva recare pendente da un nastro sul petto una medaglia d’argento con scolpita l’immagine della Madonna del Soccorso 268. Alle predette occorre aggiungere, infine, le associazioni di Palmi e di Giffòne, ch’erano entrambe dichiarate «del SS. Sacramento e di S. Maria del Soccorso». Per quanto riguarda più propriamente la confraternita di Palmi, un atto notarile dell’anno 1778 ci rende certi della sua esistenza all’epoca con titolazione soltanto di «Santa Maria del Soccorso». Nell’occasione si tratta di una sua azione in comune con altre associazioni, onde disciplinare la precedenza nelle processioni, che venne stabilito di effettuare «alternativamente» 269. La prima congrega in onore di Santa Maria del Soccorso in Calabria si rivela quella di Monteleone, che appare sin dal 1574. La devozione per la Madonna del Soccorso ebbe origine in Sicilia tra il 1400 e il 1500 ed è collegata ad un miracoloso intervento della Gran Madre di Dio, che avrebbe salvato un bambino minacciato dal demonio. Le confraternite di Santa Maria della Catena A S. Maria della Catena risultavano intestate in Calabria due confraternite, una a Soreto, in diocesi di Mileto, notata nel 1605, l’altra a S. Giorgìa, nella circoscrizione oppidese. Il 7 luglio 1608 il papa concesse agli adepti dell’associazione santagiorgese, che officiavano nella chiesa omonima, delle indulgenze da godersi nella domenica successiva alla festa dell’Assunta. Nel 1773 in un rogito notarile era specificata la sua esistenza intorno al 1613 e alcuni tra i più vecchi del paese conoscevano che i confratelli agivano di volta in volta o nella chiesa di S. Sebastiano od in quella di Santa Maria del Carmine, ma la cosa ci appare alquanto strana. Comunque, gli associati avevano dei giorni stabiliti per le riunioni, che teneva loro un padre spirituale, il quale rivolgeva dei Sermoni sulla fede e sulla morale. Ognuno era tenuto al versamento di una certa quota, che sarebbe servita per il funerale e per la celebrazione di un determinato numero di messe 270. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (39 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Un tal genere di congreghe si era originanato dall’intenzione di favorire la liberazione di cittadini schiavi dei Turcheschi. Le confraternite di S. Maria del Pilar Le confraternite di S. Maria del Pilar, soltanto tre in tutta la regione e ben due nella diocesi di Oppido-Palmi, distinte una nella prima fascia e l’altra nella seconda, sono sicuramente scaturite da un culto importato al tempo della dominazione aragonese dall’antico santuario omonimo di Saragozza in Spagna. Ne sono testimoni le due effigi marmoree di fattura cinque-secentesca, che si custodiscono nelle chiese parrocchiali dei rispettivi paesi e che hanno in comune con quella iberica l’identico tema se non la stessa conformazione: il pilar, la colonna. La prima di siffatte confraternite si ritrova a S. Lorenzo nel 1594, dov’era denominata propriamente «S. Maria de Pilaro» 271. A Tresilico, in un luogo fuori le mura, menò vanto di miracolosi richiami per tanti secoli un tempio detto di S. Maria del Pilerio o del Pileri, che, come molti altri vetusti manufatti, andò a finire in briciole a causa del terremoto del 1783. In esso agiva da tempi remoti un’omonima confraternita, alla quale il papa in due diverse occasioni, il primo luglio 1603 e il 24 agosto 1607 veniva a concedere varie indulgenze. Un’indulgenza plenaria di sette anni e quaranta giorni e la remissione di tutti i peccati toccava a coloro, già confratelli o che entravano a far parte dell’istituzione per la prima volta, allorché, dopo aver ricevuto il sacramento dell’Eucarestia, visitavano il santuario dal cader della sera fino al tramonto in ogni domenica immediatamente seguente alla festa della Natività della Madonna (8 settembre). Essa spettava pure a chi si prodigava in favore dell’esaltazione delle dottrine della Chiesa, dell’estirpazione e conversione degli eretici, di conservare la pace, la concordia e l’unione tra i prìncipi cristiani ed a chi elevava preghiere a Dio per la salute del pontefice. Altra indulgenza di sessanta giorni era invece devoluta ai confratelli che si recavano in visita alla chiesa, sempre in stato di grazia, in occasione delle feste della Natività, Concezione, Annunciazione e Assunzione della Beata Vergine ed in tanti altri casi 272. Rappresenta il culto della Madonna del Pilar, ormai obliàto, un’opera marmorea secentesca, che dall’abbandonato sacrario venne portata dopo il disastro tellurico nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina. In essa l’ignoto artista, di gusto siciliano e ispirandosi alla più famosa immagine spagnola, raffigurò Maria con in braccio il Bambino che regge una piccola colonna, il pilar, appunto 273. Oltre che a Tresilico, altra confraternita in onore di S. Maria del Pilar è data esistente a Sinopoli, nella cui chiesa di S. Maria delle Grazie si custodisce ancora una statua di Madonna del Pilerio o della Neve, opera di Antonello Gagini datata 1508 e ordinata dal feudatario dell’epoca, d. Giovanni Ruffo. Di un tale sodalizio conosciamo soltanto la data di concessione dell’assenso regio, che rimonta al 1777 274. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (40 of 91) [29/11/02 10.03.31] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite della Madonna Pastorella Un caso più unico che raro in Calabria è rappresentato dalla confraternita della Madonna nelle sembianze della Divina Pastorella, patrona del piccolo villaggio montano di pastori e carbonai di Piminoro, fondato in sul finire del secolo XVIII dal vescovo di Oppido mons. Tommasini. Essa ebbe però breve durata. Nata nel 1923 per volontà del parroco ed allogata nell’unica chiesa esistente, ottenne l’approvazione vescovile il 10 ottobre 1926. All’epoca si segnalava una presenza di 26 confratelli, ma già nel 1937 detta associazione veniva considerata estinta 275. Le confraternite della Madonna dei Campi Potrebbe fare il paio con la confraternita della Madonna Pastorella l’altra intitolata alla Madonna dei Campi, ideata dal canonico Giuseppe Mangione nel 1896 e sistemata nella chiesa detta dell’Oratorio a Oppido. Interessanti lo scopo e l’impegno di chi si iscriveva a tale sodalizio, che, affiliato «con apposito Diploma all’Arciconfraternita della Basilica Cattedrale di Séez Orne in Francia», venne ad esaurirsi a metà degli anni ’50 del nostro secolo. Lo scopo, come dice un libricino pubblicato nel 1904, era quello di «attirare con la preghiera e con l’intercessione di Maria le benedizioni di Dio sopra i lavori campestri e i frutti della terra; ... conservare e ricondurre lo spirito cristiano in mezzo agli agricoltori, specialmente con la santificazione più completa delle Domeniche e delle altre feste comandate». L’associato, al momento di entrare a far parte della «Pia Associazione», era tenuto a far «promessa di offrire primizia dei raccolti di frumento, cereali, vino, posto, olio». Caratteristica e suggestiva la processione in onore della Madonna dei Campi, che si costumava svolgere nel mese di maggio, mese ricco di tanti frutti primaticci, con bambine vestite da graziose contadinelle e recanti ognuna un cesto distinto 276. Altre confraternite in onore della Madonna sotto vari titoli In Seminara il 13 febbraio 1605 appariva una congrega detta di S. Maria dell’Arco, che agiva nella chiesa omonima ed a cui il papa nell’occasione veniva a concedere indulgenze utili a godersi nelle ricorrenze dell’Ascensione di Gesù, della Natività, Visitazione ed Annunciazione della B.V.M. e dei Defunti 277. Non possediamo ulteriori notizie in merito a tale sodalizio, ma il tempio che l’ospitava è rilevato negli atti notarili ancora sul finire del ’700 278. Il culto è senz’altro da collegare a quello espresso dal santuario omonimo, che trovasi in Campania. Una confraternita detta di S. Maria della Porta istituita nella chiesa di S. Cristina con identico titolo è rintracciabile nei documenti vaticani. Questi fissano al 13 giugno 1617 l’elargizione ai suoi associati d’indulgenze per le festività della Domenica di Settuagesima, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (41 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Purificazione ed Assunzione della B.V.M. Tale chiesa, uno iuspatronato della famiglia dei feudatari Ruffo, rivela la sua presenza sin dal 1610. Secondo alcuni testimoni di un atto notarile del 1773 la congrega deriverebbe da altra nomata di S. Rocco, che «perché non era capace la Chiesa di detto Santo di congregarsi detta confraternita per esser piccola, li fratelli di questa si ritrovarono nella Chiesa di Santa Maria la Porta, come più grande, ed oggi si chiamano fratelli di Santa Maria la Porta». La divisa consisteva in una «cappa bianca, e mozzetta turchina, che si va dismettendo di giorno in giorno». I confrati non avevano alcuna ingerenza nei beni della chiesa ed il loro compito si limitava alla partecipazione alle processioni cittadine 279. Nel 1768 il sovrano elargiva il regio assenso ad una confraternita di S. Maria del Mercato operante a Galatro 280. Non possedendo alcun elemento probante al riguardo, non possiamo né tentare di spiegarne la denominazione né far eventuale riferimento ad altra istituzione. Certo, nella fattispecie, non poteva che trattarsi di un’associazione allogata in una chiesa situata accosto al mercato. Il Del Tufo nel 1586 accertò a Galatro una confraternita di S. Maria della Valle, che aveva ricetto nella chiesa omonima, chiesa che all’epoca risultava ricostruita dall’università e possedeva due stendardi, uno di damasco bianco, l’altro di damasco carmosino 281. A S. Maria con vari attributi si rinvengono, ancora, associazioni di tipo confraternale a Palmi (Santa Maria de Caravellis) 282, Gioia Tauro (Madonna della Neve) 283, San Martino (Vergine della Misericordia) 284, San Procopio (Santa Maria di Gesù; risultava esistente nel 1586 e nel 1596; nella prima data il Del Tufo vi scorse un «confalone») 285, Stellitànone (S. Maria del parto; i confrati agivano nel 1586 in una chiesa seu cappella sita fuori paese e recavano «sacchi bianchi») 286. Un’importante confraternita, importante perché sicuramente sotto la protezione dei feudatari, è dato rinvenirla in pieno settecento a Seminara. Era quella detta del S.mo Nome di Maria, che aveva ricetto nella chiesa di S. Marco. Gli atti notarili ci offrono per il 1761 tre suggestive cerimonie di professione di confratelli proprio di alcuni rappresentanti di casa Spinelli. Il 4 gennaio, presenti il rettore d. Tobia Satriano ed i due assistenti d. Mercurio Sanchez e d. Gaetano Rossi, iniziava il principe d. Scipione, il quale, «sceso dal suo Palazzo ..., che sta di rimpetto a detta Venerabile Chiesa di S. Marco, ed entrato nella medesima, ad ore quindeci circa, ove doppo d’entrare, alquanto orato fece la sua professione di confrate ... in mano del Molto Rev. Padre fra Giacinto Romeo Regente dell’ordine de Predicatori, Padre Spirituale ... coll’assistenza di ... Rettore, ed Assistenti, e della maggior parte de Confrati ...». Il 18 susseguente era la volta dei figli d. Domenico e d. Ferdinando. Quindi, al 31 dicembre, toccava all’altro rampollo d. Gennaro il quale faceva la professione nientemeno a richiesta del padre, divenuto frattanto rettore e dei due assistenti, d. Giuseppe Marzano e d. Antonino Clemente 287. Di altra congrega denominata del Nome di Maria Santissima operante a San Giorgio rapporta il Misefari 288. A Santa Maria senza altri titoli risultano invece consacrati due sodalizi a Bracàdi ed a file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (42 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Seminara. Dell’istituzione del primo paesello, che agiva nella chiesa dallo stesso nome e che sparì in seguito a varie calamità nella seconda metà del ’600, danno notizia la platea di mons. Del Tufo del 1605 e quella di mons. Panzani del 1654 289. Dell’altra di Seminara si conosce soltanto che il papa il 15 ottobre del 1603 concedeva a favore dei suoi aderenti indulgenze usufruibili per l’occasione delle feste dell’Assunzione della B.V.M. Detta aveva luogo proprio nella chiesa di S. Maria dei Poveri, dal famoso richiamo miracolistico 290. Le associazioni delle Figlie di Maria comparvero in diocesi di Oppido per merito di mons. Caputo. Questi medesimo, con la relatio del 1855 informava Roma di averne istituito al capoluogo, a Varapodio, a Santa Cristina ed a Piminoro al fine di provvedere al bene del sesso femminile. Non sappiamo a quale congregazione riferire tali confraternite data la diversificazione di esse in ampio raggio 291. Le confraternite della SS. Trinità Originata in periodo carolingio, con centri di devozione nei monasteri di Aniane e Tours, la festività della SS. Trinità ebbe il suo battesimo ufficiale in occasione del sinodo di Arles del 1263, ma fu Giovanni XXII nel 1331 ad estenderla alla chiesa tutta 292. Le confraternite legate a tale culto in Calabria appaiono 12, ma nella diocesi di OppidoPalmi se ne discoprono soltanto quattro e ben tre disposte nella parte di territorio, che appartenne già a Mileto, un fatto questo di per sé piuttosto eloquente. Era, infatti, a Mileto e non ad Oppido ch’era stato creato dai Normanni un grosso centro abbaziale col titolo della S.ma Trinità, cui vennero ad ispirarsi i tanti fondatori di chiese ed istituzioni di quella diocesi. La più importante di siffatte congreghe, peraltro ancora funzionante in pieno, sorse a Polistena e fu la prima in Calabria e nacque creatura del nobilume locale. Non ne conosciamo l’atto di nascita, ma la constatazione che il papa elargiva ai suoi associati indulgenze da godersi nella ricorrenza della festa del S. Salvatore il 21 giugno 1540 ci fa ipotizzare una più antica origine. Il Del Tufo nel 1586 ne accertò l’esistenza ed annotò che si serviva di un confalone indorato» 293. Essa, ancora, risulta essere stata aggregata alla Basilica Lateranense ed alla confraternita dell’Ordine Generale della SS. Trinità di Roma il 16 settembre 1592, cioè nella stessa data e, forse, con il medesimo provvedimento della concessione dell’assenso regio, ma un nuovo decreto emesso il 22 aprile 1858 doveva dichiararla Prima Arciconfraternita di Polistena. Nel 1930 vi si contavano 700 soci, nel 1943 distintamente 83 novizi, 188 confratelli e 350 consorelle, mentre oggi si offerisce la bella cifra di un migliaio circa. Un tale sodalizio fino al 1905 era tenuto a versare un tributo annuo alla Santa Sede. Delle committenze artistiche operate della confraternita è notizia dell’ordinazione, nel 1798, a Vincenzo Scrivo da Serra di un gruppo in legno della Madonna dell’Itria con Gesù Bambino in braccio e cassa sorretta da due monaci basiliani 294. Altra congrega della S.ma Trinità era in funzione nella chiesa omonima a Rosarno. Si file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (43 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) trattava di fondazione assai recente risalendo la relativa approvazione vescovile al 22 febbraio 1940, e, se nel 1931 poteva registrare la presenza di 42 confratelli e 28 consorelle e nel 1940 addirittura di 1780 soci, oggi è da considerarsi spenta. Nello stesso 1940 risultava possedere una casetta al piano terreno, che le fruttava un affitto di lire 360 annue 295. Una confraternita si rilevava nel 1752 a Casalnuovo ed aveva ricetto nella chiesa del S. Rosario. Ecco perché in seguito si ebbe unica congregazione con titolo di S. Rosario e S.ma Trinità 296. Per l’originaria diocesi di Oppido abbiamo da un atto notarile del 23 agosto 1773 che a Rubrichi, evidentemente Lubrichi, esisteva fino a cinque anni prima una confraternita che «da se medesima si è dismessa forse perché non avea ottenuto il Reggio beneplacito». Testimoniavano in quell’occasione, tra gli altri, Domenico Ioculano «officiale, e cassiero per più anni» e Tommaso Misiano, «ufficiale cassiere, ed amministratore» che una tale congrega non godeva di alcuna rendita, ma soltanto di un carlino annuo a testa, ch’erano tenuti a versare gli associati. Quanto incassato occorreva per le esequie di ogni confratello e per la celebrazione in suo suffragio di venti messe basse e di altra cantata. Agli illetterati si faceva obbligo della recita di un rosario di cinque poste. La confraternita «faceva corpo separato» dell’omonima cappella 297. Le confraternite dello Spirito Santo Possono certamente essere considerate sulla stessa scia delle associazioni in onore della S.ma Trinità anche quelle, il cui culto è stato indirizzato verso la terza persona del trio divino, lo Spirito Santo, ma in tutti i casi si tratta d’istituzioni non più esistenti da tempo. In Calabria se ne rinvengono 16, con la più antica a Seminara datata 1544. A Santa Cristina, l’unico paese dell’antica diocesi oppidese ad averne una, la congrega «del Santo Spirito» compare sin dal primo seicento. Il 13 aprile del 1606, infatti, il papa faceva dono agli adepti, che officiavano nella chiesa omonima, d’indulgenze utili a sfruttarsi nelle festività del S. Spirito, della Circoncisione di Gesù, di S. Giuseppe, di S. Antonio di Padova e della Domenica in Albis298. Dei paesi già in forza a Mileto ebbero in passato una confraternita intestata al S. Spirito Seminara (confermata in data 8 febbraio 1544, unitamente all’annesso Ospedale dei Poveri, nel quale agiva, nonché ai relativi statuti) 299, Polistena (fu eretta nella chiesa di S. Marina nel 1548, ma, sparita, in seguito al terremoto del 1783, venne ricostituita il 21 ottobre del 1794. Gli iscritti appartenevano prevalentemente al ceto contadinesco) 300 e Sinopoli (ottenne l’assenso regio nel 1778; nel 1648 n’era maestro e procuratore Gustino Vitalone) 301. Le confraternite della Sacra Famiglia file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (44 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Un’unica congrega compendiava in diocesi tutta la Sacra Famiglia. A questo gruppo n’era, infatti, dedicata una in Casalnuovo, che, costituita «verso l’anno 1837» ha lasciato tracce archivistiche soltanto fino al 1935. Agiva nell’omonimo oratorio e nel 1907, essendo priore Domenico Fonti, «riuscì così tumultuosa da doversi sciogliere con l’intervento, per misura di prudenza, dell’Arma dei R. R. Carabinieri», secondo una petizione di vari confratelli avverso quel primo responsabile a motivo dell’accentramento di tutte le cariche e per questioni di lavori avviati al cimitero. Come recita lo statuto, i confratelli avrebbero dovuto indossare quale divisa un «sacco di tela bianca lungo fino al tallone, un cinto di quojo nero, un mozzetto con cappuccio color Bleù». Quindi, ai consiglieri di amministrazione toccava portare attaccata al collo la medaglia dell’istituzione, mentre ai maestri di cerimonia si faceva obbligo del «bastone con fiore di argento». Dello stesso colore blù doveva risultare poi lo stendardo, che recava l’immagine della Sacra Famiglia. Il culto aveva luogo nella chiesa di S. Giuseppe e l’elezione degli amministratori era acclamata al canto del «Veni Creator Spiritus» 302. Un’altra appena si registra per tutta la regione ed è quella di Tropea, detta anche della Concezione di Maria e ricordata sin dal 1780 303. Le confraternite di San Rocco Ed ora, dopo aver detto dei tanti movimenti confraternali consacrati a Gesù Cristo, a Maria ed alle Persone della S.ma Trinità variamente considerati, passiamo a tutti quegli altri ch’ebbero a loro campione un eroe della fede, cioè un santo. La parte del leone in quest’ultimo genere d’istituzioni la fa in Calabria e, in particolare, nella diocesi mamertina San Rocco, un santo parecchio amato dalla popolazione della Piana di Gioia ed i cui sacrari restano sempre un potente richiamo per la gente in bisogno di grazie materiali e spirituali. I sodalizi in onore di San Rocco, ben 29 evidenziati nella regione, ebbero origine nella seconda metà del XV secolo in seguito allo scoppio di numerose crudeli pestilenze, nelle quali occasioni quegli che in vita aveva curato gli appestati, venne invocato come grande taumaturgo 304. A tal proposito è sintomatica l’affermazione dell’arcivescovo di Reggio, D’Afflitto, che nel 1595 disse che l’associazione di Motta San Giovanni fu eretta nel 1578 «tempore pestis» 305. Ma la prima istituzione per la nostra terra resta quella di Catanzaro, che dà notizie di sé sin dal 1529. Nell’originaria diocesi di Oppido congreghe intitolate a San Rocco sono rintracciabili a Cosoleto, Tresilico S. Cristina, ma nessuna di esse è pervenuta ai nostri giorni. A Cosoleto aveva nome di «S. Rocco e S. Michele Arcangelo» e sito nella chiesa della «Beata Maria de Fresco» (?) e un privilegio del 26 ottobre 1606 concedeva ai congregati di godere di alcune indulgenze per l’occasione delle feste di S. Rocco, S. Michele, S. Martino, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista 306. A tale confraternita è certamente da file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (45 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) agganciare l’altra denominata «della Beata Vergine di Monte Carmelo e di S. Rocco» fondata nel 1891 e della quale abbiamo peraltro già riferito e che appare coeva ed uguale a quella di Lubrichi, già precedentemente pure segnalata. A Tresilico la confraternita di S. Rocco officiava nella chiesa omonima, almeno per quanto riguarda l’abitato distrutto dal terremoto del 1783 ed era ancora operante nel 1875. I soci di detta, costituitasi a norma del dispaccio reale del primo luglio 1775, risultano aver chiesto al re in data 7 agosto 1776 il regio assenso (verrà concesso il 16 giugno 1777) sulla fondazione medesima e sulle regole. Figurano firmatari della petizione i sacerdoti d. Gioacchino e d. Leonardo La Face e Domenico Carbone, Pasquale Vicenda, Francesco Paolo Grimtre (?), Vincenzo Mazzapica, Francesco Collufio, Agostino Carbone, Antonio Antico. Altri venti associati, che seguono, hanno apposto soltanto il segno di croce. Il particolare denota ancora assai chiaramente l’avvilente stato in cui si doveva vivere all’epoca. Riescono assai interessanti nel documento la presenza, tra gli ufficiali, di uno Zelante, che «ha l’incarico di notare li difetti dei Fratelli in Congregazione» e l’enunciazione dell’articolo XV del regolamento, che così recita: «Che li fratelli non possono vestire altro abito, che di tela Ordinaria, con mozzetta di Raso umanz’ (?), di color negro, con aver nella parte sinistra, stampata l’Effigie di S. Rocco, un Cappello bianco, e Cappuccio, pure di tela ed il Cordone in mano, avvertano però di non portar merletti, pezzilli, o altri ornamenti, ne cingolo di Seta, o fittuccie; ma di filo bianco, per imitar in questi, l’umiltà, e povertà del Glorioso S. Rocco». Presso la congrega è stabilito un Pio Monte di Messe, da usufruirsi, naturalmente, dopo il decesso. L’istituzione, che vien retta dal priore, dai due assistenti, dal collettore e dai cassieri, contempla il versamento annuo di 52 grana per 100 messe, di 26 per 50 e, infine, di 13 per 25. Per essere ammessi al Monte occorre aver compiuto il quarantesimo anno di età 307. Per la confraternita di S. Cristina facciamo riferimento a quanto abbiamo detto per quella di S. Maria della Porta. Sicuramente, essa venne nuovamente ripresa nel 1883. Da atti curiali conosciamo, infatti, ch’essa si ebbe l’approvazione vescovile nel medesimo anno. Agiva in un proprio oratorio. Interessante lo scopo prospettato dallo statuto del 1883, che offre una lampante giustificazione all’erezione: «agevolare la salvezza delle anime dei confratelli nella più esatta osservanza delle leggi di Dio e della chiesa, non che delle opere di misericordia, tra le quali deve primeggiare la visita ed il sussidio agli infermi a domicilio ad imitazione del Santo» 308. Il Del Tufo segnalò nel 1586 quelle di Palmi, Rizziconi, Polistena ed Acquaro. A Polistena vide uno stendardo di damasco arangino, mentre ad Acquaro accertò che la congrega, guidata dal maestro e procuratore Vittorio Licopoli, era operante nella chiesa omonima e godeva delle indulgenze concesse dall’Arciconfraternita di Roma con bolle dell’1 settembre 1585. Il Panzani, a sua volta, venne ad indicare nel 1654 le altre allogate nelle chiese dal medesimo titolo in Cristò e Bracadi 309, che finirono miseramente al pari degli stessi infelici paesucoli, spersi nel nulla in antiche epoche 310. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (46 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) La congrega di Seminara sotto l’invocazione di San Rocco e di S. Michele Arcangelo, che nel 1930 contava 353 confratelli e 372 consorelle, è ancor oggi in funzione coi suoi 120 iscritti nella chiesa di S. Michele. Elevata al rango di arciconfraternita, vanta un assenso regio del 21 aprile 1777 ed un primo statuto del medesimo anno riformato poi in data 19 maggio 1860. Fu in lite con l’altra confraternita di San Marco per le solite ragioni di preminenza 311. Piuttosto recente appare la congrega di San Rocco di Casalnuovo, che apparteneva al ceto nobile e risulta installata nella chiesa omonima il 30 marzo 1838, nella stessa data dell’approvazione dello statuto 312. Uguali confraternite si ritrovavano in passato a Sinopoli (ebbe il regio assenso per fondazione ed approvazione delle regole il 29 luglio 1856) 313 a Melicuccà (nel 1769 ne risultava II assistente d. Manelio Spina) 314 ed a San Procopio (con titolo di «Glorioso S. Rocco» ottenne l’assenso regio nel 1777) 315. Da ricordarsi che a Palmi operava la congrega dell’Immacolata e di S. Rocco, della quale abbiamo già trattato. Le confraternite di San Nicola A San Nicola furono dedicate in Calabria 24 associazioni e ben 12 in diocesi, con le prime reperibili a Vàtoni ed a Cristò, ma tutte esaurite da tempo. Nel 1586 il vescovo Del Tufo, nella visita esperita nella circoscrizione, vi notò quelle di Vàtoni, Cristò, San Martino, Cinquefrondi (lo stendardo di cui si fregiava era di damasco verde), Serrata (agiva nella chiesa seu cappella omonima ed aveva un proprio «confalone»; gli associati andavano vestiti di un sacco di panno bianco) e Palmi 316. Altre due congreghe ci risultano per Sinopoli e Santa Cristina. Nel primo paese la confraternita di S. Nicolò, com’era chiamata ebbe l’assenso regio nel 1780 317, ma si avvertiva già nel 1778, mentre quella del secondo, che aveva nome di «S. Nicola della Porta», si rivela sin dal 1612 318. Le confraternite di San Giuseppe Divenuto pubblico nel XV secolo il culto a San Giuseppe, fiorirono dappertutto confraternite a lui dedicate, in particolare ad opera dei falegnami, che lo nominarono loro speciale patrono 319. Di siffatte consorterie in Calabria se ne ritrovano 19, con la prima, che appare collocata in Bovalino sin dal 1575. Tre le congreghe riscontrabili nella circoscrizione, di cui andiamo interessandoci, a Oppido, Paracorio e Casalnuovo. In quell’antico capoluogo diocesano una confraternita sotto il titolo «del Glorioso Patriarca S. Giuseppe Protettore della buona morte» ebbe origine con provvedimento reale del 26 novembre 1846 in seno alla categoria dei falegnami. Sistemata nella chiesa omonima altrimenti detta «della Madonna del Buon Consiglio» e protetta dalla famiglia Germanò, che offrì la statua del santo, nel 1930 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (47 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) contava 120 confratelli e 86 consorelle, ma oggi si ritrova sulla via della completa liquidazione 320. Nel solito manoscritto del Grillo si dice a riguardo: congrega «istallata colle regole Sovranamente approvate nel dì ..., che funziona nella chiesa del Buon Consiglio, costruita colle fabbriche di S. Francesco di Paola, estesa ed abbellita a cura di quei confratelli, colla pubblica cooperazione» 321. A Paracorìo venne fondata nel 1891 e l’approvazione vescovile arrivò al 1909. Allogata nella chiesa parrocchiale dell’Assunta, nel 1937 si segnalavano presenti 50 confratelli e 51 consorelle 322. Della confraternita di S. Giuseppe Patriarca di Casalnuovo si conosce soltanto l’assenso regio, che rimonta al 1776 323. A Iatrinoli esisteva una congrega dal titolo di Transito di S. Giuseppe, ma in merito non si hanno ulteriori particolari 324. Le confraternite di S. Francesco di Paola Al santo calabrese per antonomasia, S. Francesco di Paola, risulta dedicato in diocesi soltanto un sodalizio, quello di Messignadi, del quale, in verità, si apprende ben poco dalle fonti documentarie. Era ospitato nella chiesa parrocchiale di S. Nicola, nella cappella omonima e l’1 agosto 1628 il papa venne a concedere ai suoi associati indulgenze da usufruirsi nelle ricorrenze delle festività di S. Francesco stesso, Domenica in Albis, IIa domenica dopo la Resurrezione, S. Giovanni Evangelista e Ia domenica di marzo 325. Presente in atti notarili tra il 1726 e il 1745, ne risultava procuratore quasi sempre il parroco pro-tempore 326. Al fondatore dei Minimi in Calabria sono state erette, almeno a quanto ci è dato di sapere, dieci confraternite e la prima in ordine di tempo è quella di Reggio, del 1584. Le confraternite di San Sebastiano Confraternite a devozione di San Sebastiano se ne accertano in vari paesi: a Vàtoni ed a Cristò, dove vennero rinvenute operanti nella chiesa omonima nel 1586 dal solito Del Tufo 327; a Molochio (agiva nella chiesa omonima, che le apparteneva e che aveva di reddito tre ducati annui consistenti in sette sacchi di fronda provenienti dalla piazza antistante allo stesso tempio. Venne riscontrata nel 1595 dall’arcivescovo reggino D’Afflitto, che poté vedere anche lo «stendardo di damasco zallo con frangie rosse, et verdi con la crocetta di legno dorato», di cui si fregiava); a Molochiello (era anch’essa sistemata nella chiesa dal medesimo nome, dove un cappellano nel 1595 celebrava con le elemosine offerte dalla confraternita) 328; a Polistena (fu riscontrata dal Del Tufo già nel 1586. I confratelli, che officiavano nella chiesa omonima, il 20 novembre 1605 ricevettero dal papa il privilegio di godere delle indulgenze in occasione delle feste di S. Sebastiano, 1° Luglio, Pasqua, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (48 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Assunzione e Annunciazione della Beata Vergine Maria) 329, a Iatrinoli (già eretta in occasione della visita di mons. Del Tufo) 330, a Rizziconi (idem) 331 ed a Laureana (accertata nel 1708 da mons. Bernardini) 332. Sul santo, che contese per lungo tempo a San Rocco il titolo di protettore degli appestati, in Calabria furono fondate, a quel che si conosce, 15 congreghe, ma le prime si evidenziano le già citate di Vàtoni e di Cristò. Le confraternite di San Giacomo San Giacomo ebbe intitolata una confraternita a Tresilico nella chiesa omonima, ma da molto tempo ormai sono spariti associazione e tempio, il cui ricordo rimane affidato soltanto ad un toponimo. Il 15 ottobre 1621 il papa elargiva ai congregati indulgenze utili nelle ricorrenze delle feste di S. Giacomo, Domenica in Albis, Pentecoste, Pasqua, Natività di S. Giovanni Battista 333. A San Giacomo vennero dedicate in Calabria 9 confraternite e la prima, che appare a Cosenza, si fa datare al 1445. Le confraternite di San Giovanni Battista S. Giovanni Battista era il santo titolare di una confraternita originatasi in Varapodio nell’omonima chiesa in epoca bastantemente antica e che il 13 dicembre 1606 il papa premiava con delle indulgenze utili ai suoi aderenti in occasione delle festività del Patrono e delle altre quattro principali in onore della B.V.M. 334. Al grande Precursore di Gesù s’intestarono nella regione 19 sodalizi ed il primo fu quello di Catanzaro, del 1502 consacrato anche a S. Giovanni Evangelista. Le confraternite di San Francesco d’Assisi A Varapodio, ancora, è dato imbattersi in una congrega dedicata ad un altro grande santo, a S. Francesco d’Assisi, per la quale venne promulgato assenso regio nel 1776 335. Dai registri della parrocchia di S. Nicola appuriamo ch’essa nel 1789 aveva ricetto in quella chiesa, dove si rilevava una «sepoltura dell’Arciconfraternita di S. Francesco d’Assisi», nella quale venivano inumati i corpi dei confratelli defunti. Detta confraternita ebbe un nuovo riassetto nel 1926 e nel 1930 contava su 32 confratelli e 4 consorelle 336. Di congreghe intitolate al fondatore dei francescani in Calabria se ne ritrovano appena 7 e la prima figura a Catanzaro sin dal 1592. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (49 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite di San Biagio San Biagio, più esattamente Santo Biase, aveva una sua confraternita nella chiesa omonima di Bracàdi intorno al 1654 337. Nella regione calabra di tali istituzioni se ne contano altre due. Le confraternite di San Francesco Saverio Di una confraternita di S. Francesco Saverio a Oppido traiamo dettagliate notizie dal sinodo Perrimezzi del 1726. Negli atti di tale assise è chiaramente detto che il sodalizio, che operava nella chiesa omonima, risultava di pari condizione e antichità e con uguali prerogative di quello della Santissima Vergine salutata dall’Angelo, col quale si alternava per quanto riguardava il diritto di precedenza. I confratelli vestivano di lino bianco, con mozzetta di color nero fino dal cappuccio, nella quale era impressa l’immagine stessa del santo 338. Non conosciamo quando una tale confraternita abbia avuto origine, ma una chiesa di S. Francesco Saverio a Oppido agiva sin dal 1666. Lo testimonia la prima relatio ad Limina del vescovo Diano Parisio. Comunque, già nel 1684 mons. Ragni riferiva nella sua relatio che in quell’anno una confraternita era allogata nella chiesa di S. Francesco Saverio 339. Del culto del santo missionario a Oppido, che senza alcun dubbio è stato propagandato soltanto dopo la di lui canonizzazione avvenuta nel 1622, è nota anche nella relazione annuale del 1635, che i Padri hanno inviato al P. Generale a Roma 340. In Calabria si rinviene soltanto un’altra congrega con patrono S. Francesco Saverio. È quella di Piscopìo, che si rivela appena dal 1779. Le confraternite di San Zaccaria A Santo Zaccaria, il padre del Precursore, avevano intitolata un’associazione gli abitanti di Curtolàdi, l’antico paese progenitore dell’odierna Cittanova finito malamente per epidemie ed eventi tellurici nella prima metà del ’600 341. Essa risulta la sola in tutta la Calabria. Le confraternite di Sant’Anna Anche a Sant’Anna venne eretta in diocesi una sola congrega e, manco a dirlo, la cosa si verificò a Seminara, una cui frazione si chiama proprio con tal nome. Di detto sodalizio si conosce soltanto che per esso il 7 maggio 1833 fu emesso un decreto regio, che lo facoltava ad accettare un legato del 10 febbraio 1828 342. Altra congrega appare a Dinàmi sin dal 1677. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (50 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite di San Giorgio Una confraternita di S. Giorgio venne rilevata a Vàtoni dal Del Tufo nel 1586 operante nel tempio omonimo 343. Si configura unica nella regione. Le confraternite di San Filippo Neri Una congrega così intitolata esisteva a Gioia Tauro. Ottenne l’assenso regio nel 1779 344. È la sola del genere in Calabria. Le confraternite di San Luigi A S. Luigi Gonzaga furono votate due confraternite, entrambe nella parte diocesana che fu di Mileto, a Sant’Anna ed a Rizziconi. Nel primo paese officiava nella chiesa omonima e, dopo aver avuto l’assenso regio in data 22 marzo 1798, nel 1908 varò un nuovo statuto, approvato dal vescovo il 29 maggio dello stesso anno. Nel 1930 godeva dell’apporto di 28 soci ordinari e di 14 onorari 345. A Rizziconi, dove aveva nome di Unione Luigini, si trattò di un’erezione ecclesiastica del 16 febbraio 1916, che ottenne l’approvazione vescovile il 27 marzo del 1924. Era stata collocata nella chiesa di S. Antonio ed era data ancora per esistente nel 1935 346. Lo scopo della confraternita di Sant’Anna rispecchiava fedelmente il culto, di cui al titolo («l’educazione morale e religiosa dei giovani soci, ai quali si propone come modello e protettore l’Angelico S. Luigi Gonzaga»), mentre quello di Rizziconi, che per prima cosa doveva «Procurare la maggior gloria di Dio, nella santificazione delle anime ed impartire un’educazione morale, religiosa, civile nei giovani», secondariamente si limitava ad «aiutare tanti poveri che non avendo mezzi per scriversi ad altre associazioni religiose, possono facilmente entrare in questa Unione ed avere alla loro morte suffragi e decenti onoranze» 347. Si ravvisa in Calabria un’altra confraternita dedicata al santo della purezza. Le confraternite di San Marco Un’aspra controversia, come abbiamo già riferito, oppose la congrega di S. Marco Evangelista, che si ritrovava in Seminara, ad altra di S. Rocco e S. Michele Arcangelo per questioni di precedenza nel 1884. Di detta conosciamo che, allogata nell’omonima monumentale chiesa oggi purtroppo in pessime condizioni, dà notizie di sé sin dal 1754, risultandone procuratore in un atto d. Filareto d’Anile, un nobile del luogo. Quindi, si offre per un certo lascito di tale Antonino d’Amile (probabilmente, d’Anile). Il 16 dicembre 1824 si approntò un regolamento, ch’ebbe l’approvazione del Consiglio di Stato l’8 marzo 1825. Riorganizzata il 7 novembre file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (51 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 1855, ottenne un decreto reale a sanatoria il 19 maggio 1860. Nel 1931 denunziava ancora 189 soci, ma ormai dal 1978 è da considerarsi del tutto esaurita 348. Un’altra confraternita, che stimiamo fosse anch’essa intitolata a S. Marco, era a Molochio. Il solito visitatore mons. D’Afflitto nel 1595 l’accertò per l’omonima chiesa esistente fuori le mura del paese. Detta, che ostentava «Uno stendardo di damasco verde» e un «confalone fatto l’anno 1499», era proprietaria della stessa chiesa e provvedeva, naturalmente, a quanto necessitava 349. È vano ricercare in Calabria altre confraternite similmente intestate. Le confraternite di Sant’Elia Una confraternita invocata di S. Elia Profeta a Pedàvoli venne eretta da 61 cittadini, su proposta di Loria Saverio, con atto deliberativo del 24 luglio 1904 sancito dall’approvazione vescovile del 30 maggio precedente. Essa, che come scopo primario dichiarato aveva quello del culto del Santo, cui era intitolata, aveva sede in un’aula attigua alla vecchia chiesa omonima. Tra i suoi amministratori fa la sua comparsa, per la prima ed unica volta, anche un «bidello» 350. Detto sodalizio figura il solo del suo titolo in Calabria. Le confraternite di Santa Caterina Il Perrimezzi nella relatio del 1715 parla di una confraternita di S. Caterina (con tale intestazione se ne ritrovano parecchie in Calabria) a Oppido; Esisteva veramente una tale istituzione oppure il vescovo avrà fatto confusione con quella dell’Annunziata ospitata nella chiesa di S. Caterina? Allo stato delle documentazioni ci è impossibile decifrarlo 351. Le confraternite di Sant’Orsola Unica del suo genere in Calabria è pure una confratria intestata a Sant’Orsola, una santa, che, insolita per la regione, ha però avuto soprattutto fino ad un recente passato un grande seguito a Radicena, dove si celebra in suo onore un’importante fiera di bestiame. Di una tale associazione, agente nel monastero di S. Maria, danno notizia documenti vaticani, che segnano al 1604 la concessione di indulgenze valide ad essere usufruite nell’ultima domenica di settembre, quindi in coincidenza col celebre mercato, che per tradizione si tiene dal mercoledì antecedente il 24 settembre fino a tutta la domenica 352. Le confraternite di Sant’Antonio di Padova file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (52 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) A S. Antonio di Padova nel territorio calabrese appaiono dedicate 11 confraternite ed una sola in diocesi, a Seminara. In questo paese, dov’era ricettata nella chiesa di S. Maria dei Poveri, godeva sin dal 1665 dell’indulgenza plenaria in giorni scelti dagli stessi confrati e approvati dall’Ordinario 353. Non è dato saperne di più. Confraternite intitolate ad altri santi Le documentazioni ci offrono ancora una discreta serie di congreghe consacrate ad altri santi. A Polistena mons. Del Tufo avvertì nel 1586 un’associazione di laici intestata a S. Chiriaco e funzionante nella chiesa omonima 354. Lo stesso poi ne accertò ben tre dedicate a S. Leonardo: a San Martino 355, a Cinquefrondi 356, ed a Seminara (qui i consociati recavano «uno stendardo di damasco torchino con soi freggi di oro») 357. Quelle in onore di S. Michele ebbe modo il medesimo di notarle a San Martino 358 e ad Anoia (qui agiva in una chiesa fuori l’abitato) 359, mentre l’altra di Santa Lucia a Melicucco 360. Tutte stavano erette nella propria chiesa. Diverse congreghe figuravano istituite in abbinamento ad un secondo patrono, com’era il caso di Laureana (Immacolata e S. Gregorio Taumaturgo), Cosoleto e Seminara (S. Rocco e S. Michele Arcangelo) ed a Terranova (Immacolata e S. Antonio) 361. Ancora una confraternita, della quale riscontriamo chiare tracce, era quella detta della «Fratellanza del Monte delle cento Messe» di S. Giorgio Morgeto, che, ridotta a soli 30 aderenti, venne a riprendere quota nel 1684 per merito del vescovo Parravicino. Nel 1693 le si aggiunse un Monte dei Poveri. Funzionava nella chiesa matrice 362. Note 1 F. Russo, Storia della Chiesa in Calabria dalle origini al Concilio di Trento, vol. II, Soveria Mannelli 1982, p. 661. Cipriotti-Bartoccetti, voce confraternita, Enciclopedia Cattolica. 2 F. Russo nel commento di A. Marzotti, Chiesa e Società in Calabria nel dibattito storiografico del secondo dopoguerra. Un contributo: Le Congreghe, Incontri Meridionali, Cosenza 1977, nn. 2-3, p. 8. 3 E. Misefari nel commento di A. Marzotti, Chiesa e Società ..., ibid. 4 La partecipazione calabrese, coordinata da Maria Mariotti, comprendeva, oltre al sottoscritto, Antonio Tripodi, Luigi Intrieri, Lino Lopa, Luigi Renzo, Antonino Denisi, Franco Milito, Enzo D’Agostino, Maria Rosaria Valensise, Carmela De Leo. 5 E. Misefari, Storia Sociale della Calabria, Milano 1976; A. Marzotti, Chiesa e Società ...; G. Esposito, Per la storia delle confraternite del Rosario in Calabria. Appunti e note, «Rivista Storica Calabrese», ns, (= RSC), I (1980), nn. I-II, pp. 145-161. Nuoce al pur meritevole lavoro del Marzotti l’aver riportato le confraternite di parecchi paesi, che file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (53 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) nulla hanno a che fare con la Calabria. Ecco i nomi dei vari centri erroneamente inseriti distinti per provincia: Calabritto, S. Pietro di Montoro, Summonte (Avellino); Carbonara (potrebbe trattarsi di Carbonara di Nola), Cardito, Striano (Napoli); Dragonea, Giffoni (Giffoni Sei Casali o Giffoni Valle Piana), Macchia, Pisciotta, Scafati (Salerno); Maddaloni, Pignataro (Maggiore) (Caserta); Castelluccio Inferiore e Superiore, Rotonda, Viggianello, Maratea (Potenza); Montescaglioso (Matera); Castrignano dei Greci, S. Dania (S. Dana), Spongano, Squinzano (Lecce); Mottola (Taranto); S. Nicandro (Bari o Foggia); Spinazzola (Bari); Celano, Pereto, Pizzoli (L’Aquila); Cesano (Teramo); Cerreto, Morrone (del Sannio), Pescopennataro, Salcito (Campobasso); Fossano (?) (Cuneo?); Saponara (Messina); Sperlonga (Latina). Non sappiamo se far riferimento ad errori di stampa o di lettura per i seguenti altri casi. A chi va correlato S. Vito de’ Schiavi? Col nome di S. Vito si ritrovano parecchi centri abitati nel meridione d’Italia. E Mamone, Sommara, Zito dove si trovano? Trizzico è Trizzino? Palatone è Galatone? Mazzi è Marzi? Pontone è Pentone? Plendi è Paludi? È di sicuro Melicuccà di Soreto e non di Loreto, come pure S. Benedetto Ullano e non Vallano. 6 Sono particolarmente ricche di notizie sulle confraternite, tra tante, le seguenti opere: I. Naso Marvasi, La Chiesa del Rosario di Cittanova, Reggio Cal. 1980; V. Fusco, Polistena-Storia sociale e politica (1221-1979), Reggio Cal., 1981; G. Valente, La Calabria nella legislazione borbonica, Chiaravalle C. 1977. 7 Risultano in buona compagnia oggi gli storici interessati al fattore ecclesiastico della vita meridionale. Tra i tanti, sono da ricordare soprattutto Gabriele De Rosa, Antonio Cestaro, Maria Mariotti, Pietro Borzomati, Augusto Placanica, Vincenzo Paglia, Francesco Volpe. 8 Il Sacrosanto Concilio di Trento, Napoli 1850, pp. 203-204. 9 R. Liberti, La Diocesi di Oppido in Calabria nel periodo a cavallo dei secc. XVI e XVII (15961616) dalle Relationes ad Limina dei Vescovi, RSC, IV (1983), nn. 1-2, passim. 10 G. M. Perrimezzi, Prima Synodus Dioecesana Oppidensis, Neapoli 1728, cap. II, De Doctrina Christina, p. 19. 11 R. Liberti, La Diocesi di Oppido in Calabria nel sec. XVII dalle Relationes ad Limina dei Vescovi, RSC, V (1984), nn. 1-2, p. 52. 12 P. Diano Parisio, Constitutiones synodales, Romae 1671, pp. 92-93. 13 B. Fili, Acta Synodi Dioecesanae, Messanae 1701, pp. 116-118. 14 G. M. Perrimezzi, Prima Synodus ..., pp. 54-55. 15 Atti del I Congresso Cattolico della Regione Calabra, Reggio Cal. 1897, pp. 39, 101. 16 F. Da Mareto, voce Confraternita del S.mo Sacramento, Enciclopedia Cattolica. 17 Archivio Vescovile Oppido (= AVO), Lettera di Antonino Plutino, Governatore Generale degli Ospizi, al vescovo di Oppido in data 20 novembre 1860. 18 Bollettino Ecclesiastico Ufficiale per gli Atti Vescovili della Diocesi di Oppido Mamertina, II (1930), n. 6, pp. 3-4. 19 G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in Prospettiva ecc., Napoli 1703, parte II, p. 92; F. Ughelli, Italia Sacra, Venezia 1721, p. 417. 20 Archivio Segreto Vaticano (= ASV), Congr, Conc., relationes ad Limina, Oppiden, 598 A, vescovo A. Canuto, a. 1596, f. 57. 21 G. B. Pacichelli, Il regno di Napoli ..., ibid.; F. Russo Regesto Vaticano per la Calabria, Roma 1979, vol. V, p. 351. 22 Sezione Archivio di Stato Palmi (= SASP), Libro del Protocollo di nr. Francesco Colaciuri, Oppido. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (54 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 23 SASP, Libro del prot. di nr. Nicola Francesco Zerbo. 24 G. Pignataro, Per una storia dell’Episcopato di Mons. G. M. Perrimezzi in Oppido di Calabria (1714-1734), «Historica», 1968-1969, nn. 4-1. I congregati del S.mo Sacramento non soltanto in Oppido non andavano d’accordo con le autorità ecclesiastiche, ma in vari altri paesi. Per qualche caso del pari eclatante ved. R. Liberti, Storia dello Stato di Aiello in Calabria, Oppido Mamertina 1979, pp. 254 e ss. Il Misefari (Storia Sociale ..., p. 358) dà un titolo erroneo alla confraternita chiamandola «del Sacramento e del Rosario». 25 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo G. M. Perrimezzi, a. 1715, f. 206; a. 1718 f. 218. 26 G. Pignataro, Per una storia dell’episcopato di mons. G. M. Perrimezzi ..., «Historica», 1968, n. 4, p. 214. 27 G. M. Perrimezzi, Prima Synodus ..., De confraternitate Laicorum, pp. 52-53. 28 Ibid., p. 54. 29 Ibid., cap. III, comma 13, p. 40. 30 F. Russo, Regesto ..., p. 351. 31 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo A. Canuto, a. 1596, f. 577. 32 AVO, comunicazioni varie. 33 F. Russo, Regesto ..., p. 352. 34 ASV, relationes ad Limina ..., vescovi: L. Vita, a. 1743, f. 269; F. Mandarani, a. 1751, f. 298; N. Spedaliere, a. 1772, f. 316 v.; F. M. Coppola, a. 1823, f. 23 v. 35 AVO, Stato del Clero 1875. Nel medesimo archivio si ritrova un libro dei conti della confraternita con inizio dal 1730, ma con indicazione che altro aveva cominciamento dal 1725. Il Caldarone, la mutila platea sei-settecentesca dei beni diocesani di Oppido (AVO) rivela l’esistenza di una cappella del Sacramento nella chiesa parrocchiale di S. Nicolò. 36 A. Marzotti, Chiesa e Società ..., p. 35. Il Misefari (Storia Sociale ..., p. 359) indica la confraternita una volta con l’appellativo del SS. Sacramento e in altra occasione con abbinamento a S. Maria del Soccorso. 37 AVO. Da documenti dell’archivio di Stato di Reggio Cal. si ha notizia di una confraternita del SS. Sagramento di Delianova nella parrocchia S. Nicola in vita tra il 1899 e il 1900 e «ricostituita» nel giugno 1887, priva di statuti, ma regolarmente approvata. Dagli interessati era stato comunicato in prefettura che trattavasi della prosecuzione di altra avente assenso regio del 2 giugno 1777 e non più esistente, però dai funzionari addetti fu risposto che la ricongiunzione non poteva avvenire. La congrega, in pratica, era allogata nella stessa chiesa parrocchiale dell’antico Pedàvoli. Archivio Stato Reggio Cal. (= ASRC), Inv. 28/4, f. 29. 38 F. Russo, Regesto ..., p. 355. 39 SASP, Libro del prot. di nr. Domenico Gaudino, Galatro. 40 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo L. Vita, a. 1743, f. 269 v; SASP, Libro del prot. di nr. Paolino Calabrò, Paracorìo, a. 1767. 41 A. Marzotti, Chiesa e Società ..., p. 34. 42 AVO, Stato del Clero ... 43 L’esistenza di una cappella del SS. Sacramento nella chiesa parrocchiale di Paracorìo (S. Maria Assunta) figura dal Caldarone. 44 AVO. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (55 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Nella chiesa di S. Salvatore si rilevava tra ’600 e ’700 una cappella del Santissimo (Caldarone). ASRC, Inv. 28/5, f. 11. 45 AVO. 46 F. Russo, Regesto ..., p. 385. 47 A. Denisi, L’opera pastorale di Annibale D’Afflitto Arcivescovo di Reggio Calabria (15941638), Roma 1983, pp. 324, 327. 48 F. Russo, Regesto ..., IV (1978), p. 158. 49 AVO. 50 A. Denisi, L’opera pastorale ..., pp. 329-330. 51 Ibid., pp. 368-371. 52 AVO. ASRC, Inv. 28/3, f. 11. 53 F. Russo, Regesto ..., IV, p. 177. In tale data il papa concedeva all’università ed agli uomini di Polistena la facoltà di erigere nella chiesa parrocchiale una cappella del SS. Sacramento sotto la tutela della confraternita omonima. 54 Archivio Vescovile Mileto (=AVM), Comunicazioni del parroco pro-tempore. Il Fusco, l’ultimo storico in ordine di tempo di Polistena, che pur si è dilungato a trattare delle varie confraternite ed ha avuto qualche cenno sulla cappella del Sacramento (V. Fusco, Polistena ..., p. 522), ha ignorato del tutto la congrega, di cui sopra. La chiesa parrocchiale di S. Marina dà notizie di sé sin dal 1535 (F. Russo, Regesto ..., III [1977], p. 458). 55 O. Paravicino, Synodus Dioecesana Miletensis secunda, Messanae 1693, pp. 141-142. 56 AVM, Visite Del Tufo ..., II, ff. 218-224; IV, f. 690. 57 G. CROCENTI, La Valle del Marepotamo, Chiaravalle C. 1980, p. 114; F. Russo, Regesto ..., IX (1986), p. 15. 58 R. Liberti, Una Platea secentesca nella chiesa matrice di S. Giorgio Morgeto, «Incontri Meridionali», 1981, nn. 1-2, terza serie, p. 195: notizia scritta all’inizio del libretto «Officium SS. Sacramenti recitandum in Ecclesia Parochiali S. Giorgi Morgeti a sodalibus Archiconfraternitatis sub titulo eiusdem SS. Sacramenti in omni die festivo» (Polistena 1932) (in archivio parrocchiale S. Giorgio Morgeto); ASRC, Inv. 28/5, f. 35. 59 Atti vari in Archivio confraternita, Taurianova (Strumento nr. Prochilo del 27 marzo 1797, copia legale del 21 febbraio 1855, invito del consiglio generale degli ospizi in data 1 ottobre 1856). I. Loschiavo, Radicena-Iatrinoli-Taurianova, Polistena 1982, pp. 180-182; ID., La Chiesa Matrice di Radicena, ora Taurianova, Calabria Letteraria, a. 1983, nn. 10-12; G. SOFIA, Spigolature sulla Arciconfraternita del SS. Sacramento e sulla chiesa dell’Addolorata di Radicena, in I beni culturali e le chiese di Calabria, Reggio Cal. 1981, pp. 573-574. La Loschiavo (Radicena ..., p. 174) afferma che la chiesa odierna dell’Immacolata prese il posto di quella del Sacramento. SASP, Libri del prot. dei notai Carlantonio Arcuri, aa. 1753, 1766 e Giovan Domenico Borgese, a. 1714 f. 11, Radicina. 60 AVM, Elenco confraternite riconosciute ai fini del culto; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 34; SASP, Libro del prot. di nr. Luigi Colloridi, Palmi, a. 1767; A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro, Palmi 1899, p. 257. 61 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 21. 62 AVM, Elenco confraternite ... 63 AVO. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (56 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 64 Il Marzotti (Chiesa e Società ..., p. 39) ha soltanto «SS. Sacramento» ed il Misefari (Storia Sociale ..., p. 361) unicamente «S. Maria della Valle». R. Sergio, Un po’ di storia della chiesa matrice di Galatro, «Calabria Letteraria», 1984, nn. 7-9, p. 109, a tal proposito, servendosi di atti ritrovati nel locale archivio parrocchiale, chiarisce che dette confraternite erano in origine due e ben distinte e che pervennero ad unirsi, onde ovviare alle solite liti originate di continuo da sciocca pretesa di preminenza, tra il 1796 e il 1801. La confraternita del SS. Sacramento gli risulta, peraltro, aggregata all’Arciconfraternita di S. Maria Sopra Minerva. 65 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 12. 66 V. F. LUZZI, Le «Memorie» di Uriele Maria Napolione, Reggio Cal. 1984, parte I, p. 58; D. TACCONE GALLUCCI, Monografia della Città e Diocesi di Mileto, Napoli 1881, p. 146. 67 V. F. LUZZI, Le «Memorie» ...; F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 341/III (1977), p. 361. 68 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 21. 69 Ibid., p. 30. Il Marzano (G. B. MARZANO, Cenno storico intorno a Laureana di Borrello, Laureana di Borrello 1915, p. 121) ha invece 21 febbraio 1791. Da quanto leggiamo nella costituzione del sodalizio, a tal proposito è nel giusto il Marzano. La richiesta del regio assenso è del 19 febbraio 1791 e la concessione venne fatta proprio con data 21 febbraio 1791 (ASRC, Inv. 28/5, f. 17). 70 AVM, Comunicazione del parroco pro-tempore. 71 G. B. MARZANO, Cenno storico ..., pp. 117, 126. 72 AVM, Elenco confraternite ..., ASRC, Inv. 28/5, f. 17. 73 G. B. MARZANO, Cenno storico ..., p. 32. 74 AVO. Sulla controversia che oppose il parroco ai confratelli nel 1921 offre ampi cenni U. DI STILO, in Il Natale nella poesia di Giuseppe Blasi, Polistena 1987, pp. 14-15. ASRC, Inv. 28/5, f. 17. 75 ASRC, Inv. 28/5, f. 17. 76 AVM, Comunicazione del parroco pro-tempore. 77 Istituto per il sostentamento del Clero, Oppido Mamertina. 78 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 249. Da tenere presente però che la parrocchia intitolata a S. Maria del Soccorso venne stabilita con provvedimento dell’1 gennaio 1697 (V. F. LUZZI, Le «Memorie» ..., p. 102); AVM, Comunicazione del parroco pro-tempore. 79 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 80 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 315. Il paese è detto erroneamente Melicuccà. 81 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 82 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 83 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 379. 84 AVM, Visite Del Tufo, II f. 259 v, IV f. 714; Elenco confraternite ...; SASP, Libro del Prot. di nr. Gregorio Barcellona, Feroleto, a. 1771; Registri parrocchiali di San Martino. Una chiesa di S. Maria a San Martino risulta presente sin dal 1515 (F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 363). 85 Regesto ..., V, p. 363. 86 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 359. Dai documenti vaticani si ricava, però, che nel 1634 era stabilita nella chiesa di S. Maria delle Grazie di S. Eufemia una confraternita, di cui si tace il nome (F. RUSSO, Regesto ..., VI-1982, p. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (57 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 343). 87 G. B. MARZANO, Cenno storico ..., p. 32. 88 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 290. 89 O. PARAVICINO, Synodus Dioecesana ..., pp. 97-98. 90 L. DI FONZO, voce Frati Minori Conventuali, Enciclopedia Cattolica. 91 G. LOW, voce Nome di Gesù, Enciclopedia Cattolica. 92 AVM, Visite Del Tufo, IV, ff. 654, 676 v. 93 SASP, Libro del prot. di Nr. Antonio Paparo, Seminara, a. 1680, ff. 21 v - 22; F. RUSSO, Regesto ..., VIII - 1984, p. 493. 94 AVM, Visite Del Tufo ..., IV f. 654. 95 M. DE MEULEMEESTER, voce Congregazione del S.mo Redentore, Enciclopedia Cattolica. 96 ASV, relationes ad Limina ..., vescovi: L. Vita, a. 1743 f. 269 v; F. Mandarani, a. 1751, f. 298; N. Spedaliere, a. 1772 f. 361 v; G. Teta, a. 1865, f. 144. SASP, Libro del prot. di nr. Antonino Gatti, Terranova, a. 1744, ff. 87-88. 97 SASP, Libro del prot. di nr. Domenico Gaudino ..., a. 1755, ff. 20-21. 98 AVM, Visite di mons. D. A. Bernardini, a. 1707, ff. 784, 927. 99 AVM, Elenco confraternite ...; ASRC, Inv. 28, f. 31. 100 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 359. 101 L. PENZO, voce Cuore di Gesù (Culto del S. Cuore di Gesù) e G. ROSCHINI, voce Cuore di Maria (Culto del), Enciclopedia Cattolica. 102 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 103 AVO, fasc. Terranova. 104 AVO, fasc. Scido. 105 AVM, Regolamento 1957. 106 AVM, Elenco confraternite ... 107 A. M. LANZ, voce Guardia d’Onore del Sacro Cuore, Enciclopedia Cattolica. 108 F. M. DE LUCA, Monografia di Iatrinoli, Reggio Cal. 1928, p. 145. 109 AVM, Elenco confraternite ... 110 P. A. FRUTAZ, voce Sangue Preziosissimo di N. S. Gesù Cristo, Enciclopedia Cattolica. 111 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 21; G. VALENTE, La Calabria ..., p. 469. 112 AVM, Visite mons. D. A. Bernardini, a. 1698, f. 630. 113 ASRC, Inv. 28/3, f. 5; Inv. 28/5, f. 10. 114 E. MEERSSMAN, Voce Frati Predicatori (X-confraternite domenicane), Enciclopedia Cattolica. 115 Caldarone, platea dei beni della diocesi di Oppido, Biblioteca Vescovile, Oppido Mamertina. 116 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 351. 117 Caldarone ... 118 AVO, fasc. confraternite. 119 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 352. 120 Ibid., p. 363. 121 G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite del Rosario in Calabria. Appunti e note, RSC, a. 1-1980, nn. I-II, p. 157; G. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 46; SASP, Libri del prot. dei notai G. Medici, Terranova, a. 1751; A. Gatti, Terranova, a. 1753; D. Gaudino, Galatro, a. 1761; AVO Liste di carico dei Luoghi Pii di Terranova, a. 1796. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (58 of 91) [29/11/02 10.03.32] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 122 AVO, Statuti 1866 e 1887. 123 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 367. 124 Caldarone ... 125 Ibid. G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite ..., p. 153. Risulta erronea la lettura Scicli al posto di Scidi fatta dall’Esposito (p. 157), a meno che l’errore non si trovi già nel documento originale o che il tutto non sia imputabile al proto. L’Esposito, ancora, dice chiaramente di una confraternita abbinata, ma nella parte del documento riportato si parla di due distinte bolle e si afferma che quali cappellani furono nominati i parroci delle due chiese parrocchiali. Nel caso, l’Esposito ha ricavato la questione dell’abbinamento da parte dello stesso atto o si tratta di errore? 126 AVO, Lettera del priore al vescovo (1889) e statuto 1888. 127 AVO, Registro delle regole. 128 Sul convento messignadese ved. R. LIBERTI, Grama esistenza del Convento Domenicano di S. Maria della Palomba a Messignadi (1513-1809), «Brutium», 1983, n. 2, p. 12. 129 G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite ..., p. 161. 130 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 382. 131 G. VALENTE, La Calabria ..., pp. 545, 683. 132 Se la notizia è vera cade l’affermazione dell’Esposito (Per la storia delle confraternite ..., p. 145 nota 1), secondo la quale la prima confraternita del Rosario a sorgere in Calabria sarebbe stata quella di Cassano. L’Esposito è, comunque, in errore per altro verso, perché le fonti vaticane (F. RUSSO, Regesto ..., IV-1978, p. 460) tramandano che una simile istituzione fu creata a Morano, anche se nella stessa diocesi di Cassano, il 30 marzo 1570. 133 Archivio della confraternita del Rosario, Melicuccà. 134 AVM, Elenco confraternite ...; Comunicazioni del parroco pro-tempore. 135 ASRC, Inv. 28/5, f. 18. 136 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 137 Archivio confraternita di S. Maria Assunta in Melicuccà, Libro degli statuti. 138 G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite ..., p. 156. Il Fusco (Polistena ..., p. 491) sconosce l’erezione antica della confraternita e scrive ch’essa «fu fondata con decreto reale di Francesco I, n. 2969 del 15 gennaio 1830» e, in sostanza, viene a confondere la fondazione con la concessione dell’assenso regio. 139 V. FUSCO, Polistena ..., pp. 491-509; G. VALENTE, La Calabria ..., p. 165. 140 AVM, Statuto 1831. 141 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 142 F. RUSSO, Regesto ... , V, p. 99. Tutti gli studiosi, che se ne sono occupati, presentano la data del 1592 estraendola dall’opera di Padre Fiore (G. FIORE, Della Calabria Illustrata, Napoli 1743, II, p. 394) come quella della prima fondazione del cenobio, ma la notizia tratta dai documenti vaticani è stata conosciuta solo di recente per merito del Regesto Vaticano di Padre Russo. Per maggiori informazioni sulla confraternita e sul convento di Maria SS. del Rosario di Polistena, vedere, comunque, Fusco (Polistena ..., ibid.), che ne scrive esaurientemente. 143 V FUSCO, Polistena ..., passim. 144 Si chiama comunemente così il libro biblico che raccoglie i Salmi. 145 A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici ..., pp. 323-327; D. FERRARO, Palmi immaginifile:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (59 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) cronaca-storia, Roma, 1982, p. 28. 146 AVM, Elenco confraternite ... 147 ASRC, Inv. 28/5, ff. 33, 34; AVM, Visite Del Tufo, IV f. 696. 148 G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite ..., p. 157. 149 SERGIO, Un po’ di storia ..., p. 109. 150 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 21; ASRC, Inv. 28/3, f. 5. 151 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 126; A. GIORDANO, Sull’attività assistenziale svolta dalle Società di Mutuo Soccorso e dalle Corporazioni di Arti e Mestieri nella provincia di Reggio Calabria, tesi di laurea, Università degli Studi di Messina, anno accademico 1978-79. 152 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. NASO MARVASI, La Chiesa del Rosario ..., passim. 153 AVM, Elenco confraternite ... 154 Ibid. 155 ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 156 C. VALENTE, La Calabria ..., pp. 443, 447; ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 157 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 158 V. D. LUZZI, Le «Memorie» ..., parte I, p. 61; SASP, Libro del prot. di nr. Diego Amendolia, Rosarno, a. 1670. 159 D. TACCONE GALLUCCI, Monografia ..., p. 165; G. LACQUANITI, Storia di Rosarno da Medma all’ottocento, Oppido Mamertina 1980, I, p. 188 nota 94. 160 ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 161 ASRC, Inv. 28/3, f. 5. 162 G. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 26; AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; AVM, Elenco confraternite ... 163 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 319. 164 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 165 G. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., pp. 36, 39. 166 AVM, Elenco confraternite ...; Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 167 SASP, Libro del prot. di nr. Francesco Calfapietra, Radicina, a. 1714. 168 I. LOSCHIAVO, La chiesa matrice ..., p. 51; AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 169 V. F. LUZZI, Le «Memorie» ..., p. 219. 170 ASRC, Inv. 27 f. 80. 171 SASP, Libro del prot. di nr. Michelangelo Bulzomi, San Giorgio, a. 1758; G. ESPOSITO, Per la storia delle confraternite ..., pp. 156-157. 172 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 35. 173 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 264. 174 Ibid., pp. 469, 702. 175 AVM, Elenco confraternite ... 176 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 359. 177 ARCHIVIO STATO NAPOLI (= ASN), Decretazioni della Curia del Cappellano MaggioreStatuti e Congregazioni, fascio 1185, fascicolo 186 (notizia fornitami cortesemente dall’amico arc. D. Antonino Di Masi, parroco in Varapodio). 178 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 111. 179 AVO, carte varie; Statuto-Regolamento del 1956 (presso parroco di S. Stefano in Varapodio). 180 AVO, carte varie (fasc. Oppido-Abazia). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (60 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 181 G. VALENTE, La Calabria ..., pp. 501, 692. 182 AVO. Per altri particolari ved. G. PIGNATARO, La chiesa della Madonna del Buon Consiglio e la confraternita di S. Giuseppe in Oppido, Polistena 1985, pp. 10-12. 183 ASRC, Inv. 28/5, f. 22. 184 AVO, fasc. Sitizano. 185 AVO, fasc. Cosoleto, Lubrichi. 186 AVO. 187 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 429. 188 Come si ricava dai registri parrocchiali, questa chiesa risulta in attività sin dal 1652, seppellendovisi cadaveri almeno da tale data (R. LIBERTI, Polistena nei libri parrocchiali, «Studi Meridionali», IX (1976), n. 3, p. 268). 189 ASRC, Inv. 28/3, f. 5. 190 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; G. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 26; G. VALENTE, La Calabria ..., p. 315. 191 AVM, Visite mons. D. A. Bernardini, a. 1707, f. 793; AVM, Elenco confraternite ...; G. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 34. 192 G. VALENTE, La Calabria ..., pp. 451, 525, 710; A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici ..., p. 151. 193 G. PARAVICINO, Synodus ..., p. 133. 194 SASP, Libro del prot. di nr. Francesco Colloridi, Palmi, a. 1778. 195 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 30; AVM, Elenco confraternite ...; Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 17. 196 SASP, Libro del prot. di nr. Gregorio Custurone, Laureana, a. 1756. 197 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 228. 198 Ibid., pp. 469, 737. 199 SERGIO, Un po’ di storia ..., p. 110 nota 15. 200 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 201 ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 202 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; Registri per le deliberazioni della Pia Associazione sotto il titolo di Maria SS. del Carmine in Drosi (presso parroco di Drosi). 203 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 352. 204 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo G. M. Perrimezzi, a. 1715. 205 F. RUSSO, Regesto ..., X (1990), p. 164; ASV, relationes ad Limina ..., vescovo G. M. Perrimezzi, a. 1715; SASP, Libri del prot. dei notai A. Gatti, Terranova, aa. 1744 ff. 83 v - 84 e 1753; Michelangelo Calfapietra, Radicina, a. 1766, f. 12 e Gaetano Medici, Terranova, a. 1780. 206 AVM, Visite Del Tufo, IV f. 744. 207 F. RUSSO, Regesto ..., VI (1982), p. 343. 208 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 209 AVM, Elenco confraternite ... 210 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 229. 211 AVM, Elenco confraternite ... 212 E. LAVAGNINO, voce Immacolata Concezione, Enciclopedia Cattolica. 213 AVO, fasc. Messignadi. 214 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 360. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (61 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 215 F. RUSSO, Regesto ..., IX, pp. 99, 278. 216 AVM, Elenco confraternite ..., ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 217 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 30; Statuto 1776 e Registro dei soci dal 1958 ad oggi (presso priore Santino Marra a TaurianovaIatrinoli). 218 ASRC, Inv. 28/5, f. 13. 219 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 30; G. B. MARZANO, Cenno storico ..., p. 121. 220 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; MARZOTTI (Chiesa e Società ..., p. 39) ha invece 1777. ASRC, Inv. 28/5, f. 33. 221 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 433. 222 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 223 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 26. 224 Ibid., p. 29. 225 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 226 V. FUSCO, Polistena ..., p. 564. 227 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; Statuto 1897. 228 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., pp. 359, 358, 360, 362. 229 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 34. G. MAZZÙ, La festa di S. Rocco nella Piana di Palmi, Rosarno 1980, p. 17; SASP, Libri del prot. di nr. Francesco Colloridi, Palmi, aa. 1761, 1765, 1778; F. RUSSO, Regesto ..., VII (1983), p. 16. 230 DI FONZO, voce Frati Minori Conventuali ... 231 G. M. ROSCHINI, voce Addolorata (Devozione alla), Enciclopedia Cattolica. 232 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 168. 233 AVM, Elenco confraternite ...; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 45. Tale confraternita aveva, certo, la sua sede nella chiesa omonima. 234 SASP, Libri del prot. di nr. Luigi Maria Ceravolo, Sinopoli, aa. 1803, 1806 f. 16. 235 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ... 236 AVM, Elenco confraternite ...; ASRC, Inv. 28/3, f. 33. 237 G. M. ROSCHINI, voce Addolorata ... 238 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 358. 239 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 352. 240 AVO, Statuti 1780, 1886; Stato del Clero 1875; SASP, Libro del prot. di nr. Gaudino ... 241 AVO, Regolamento 1888. 242 Libro degli Statuti della Venerabile Archiconfraternita sotto il titolo di S. Maria Assunta (disposto nel 1750); libro dei soci confratelli e consorelle (ARCHIVIO CONFRATERNITA dell’ASSUNTA, Melicuccà); AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore ...; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 31 (è errato 1787. Starebbe per 1777?). ASRC, Inv. 28/5, f. 18. 243 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 362; G. PASQUALE, Il Comune di Anoia, appunti dattiloscritti presso la biblioteca comunale di Polistena. Il Pasquale conserverebbe presso di sé le regole e il verbale di giudizio relativo al regio assenso riguardante la confraternita di Anoia Superiore. 244 S. MATTEI, voce Annunziata (confraternita della), Enciclopedìa Cattolica. 245 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 351. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (62 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 246 G. M. PERRIMEZZI, Prima Synodus ..., p. 54. 247 Regio Assenso alla Fondazione e alle Regole della congrega - 1816; Libro delle Deliberazioni 1916 - 1981; Libro di Cassa 1916 (presso chiesa dell’Oratorio); Libro delle Sessioni dei Confratelli 1859, 1884; Libro delle Regole (in AVO). Cenni sulla confraternita possono leggersi in G. PIGNATARO, La chiesa della Madonna del Buon Consiglio ..., pp. 8-9. 248 Libro della Congregazione di Pedavoli sotto il Titulo della Santissima Annunciata di Pedavoli (dal 1713 al 1772); Copia delle Regole approvate nel 1778 (AVO), MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 35; ASV, relationes ad Limina ..., vescovo L. Vita, cit. 249 Il Giovinazzo (P. F. GIOVINAZZO, Delianuova - Appunti e spunti per ricostruirne la storia, Delianuova, 1987, p. 108) ha letto su una campana della chiesa parrocchiale la seguente iscrizione: «Confrat. SS.Ann. et R.D. Ambrosius Papalia me fecerunt 1680». ASV, relationes ad Limina ..., vescovi L. Vita, F. Mandarani, N. Spedaliere, cit. 250 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 34. 251 AVM, Elenco confraternite ... 252 F. RUSSO, Regesto ..., VI, p. 44; ASRC, Inv. 28/5, f. 31. 253 SASP, Libro del prot. di nr. Diego Amendolia ..., a. 1670. 254 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 30. 255 Ibid., p. 31. 256 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 360. 257 Ibid. 258 AVM, Elenco confraternite ... 259 A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici ..., pp. 233, 237. 260 D. CANGEMI, Monografia di S. Giorgio Morgeto, Reggio Cal., 1886, p. 84. 261 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 358. 262 SASP, Libri del prot. dei notai Giovan Battista Cannatà, aa. 1757, 1762 e Carlantonio Arcuri, Radicena, a. 1763. 263 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 429. 264 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; VALENTE, La Calabria ..., p. 738. 265 SERGIO, Un po’ di storia ... 266 ASRC, Inv. 28/4, f. 29. 267 AVM, Visite Del Tufo, IV, ff. 713-714. 268 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 44; ASRC, Inv. 28/5, f. 35. 269 AVM, Elenco confraternite ...; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 34; SASP, Libri del prot. di nr. Luigi Colloridi, a. 1767 e Francesco Colloridi, a. 1778, Palmi; A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici ..., p. 257; G. VALENTE, La Calabria ..., p. 249; I. LUZZI, Le «Memorie» ..., p. 102: AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 270 G. CROCENTI, La Valle del Marepotamo ..., p. 114; F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 377; SASP, Libro del prot. di nr. Gaudino ... 271 A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 297. 272 ASV, Secr. Camer. 92 f. 246 v; 102 ff. 478-479; R. LIBERTI, Nuove note sul culto della Madonna del Pilar a Tresilico, «Brutium», 1980, n. 2, pp. 8-9. 273 R. LIBERTI, Il culto della Vergine del Pilar a Tresilico, ARCHIVIO STORICO PER LA CALABRIA E LA LUCANIA, XLIII (1976), pp. 83-94; Idem, Un paese un culto - Tresilico e la Madonna delle Grazie, Villa S. Giovanni 1979, pp. 31-45. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (63 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 274 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 45. 275 AVO. Il titolo «Madonna Pastorella» o «Divina Pastorella» appartiene alla tradizione popolare. Ufficialmente la Chiesa ha «Madre del Divin Pastore». 276 Lo Fiore del Campo-Piccolo Manuale di preghiere e Ricordi per la Pia Associazione di Nostra Signora dei Campi, Oppido Mamertina 1904. 277 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 335. 278 SASP, atti notarili vari. 279 F. RUSSO, Regesto ..., VI, p. 5; V, p. 392; SASP, Libro del prot. di nr. Gaudino ..., a. 1773. 280 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 29. 281 AVM, Visite Del Tufo ..., II f. 284. 282 A. DE SALVO, Ricerche e Studi Storici ..., p. 151. 283 La festività della Madonna della Neve fa capo originariamente a quella che si celebrava col titolo «ad nives» nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma. G. LOW, Maria, santissima ..., 3, voce in Enciclopedia Cattolica; E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 361. 284 E. MISEFARI, Ibid. 285 AVM, Visite Del Tufo, IV, f. 693; V. F. LUZZI, Le «Memorie» ..., p. 60. 286 AVM, Visite Del Tufo, II ff. 249 v - 250. 287 SASP, Libro del prot. di nr. Carlo Calogero, Seminara, a. 1761. 288 E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 362. La festività del Nome di Maria ebbe motivo di essere dalla decisione del papa Innocenzo XI, che volle con essa celebrare la vittoria sui Turchi del 1683, che procurò la liberazione di Vienna assediata. G. LOW, Maria, santissima ... 289 AVM, Visite Del Tufo; Platea Panzani. 290 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 317. 291 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo M. Caputo, a. 1855, f. 120. 292 A. P. FRUTAZ, voce Trinità (Santissima), Enciclopedia Cattolica. 293 F. RUSSO, Regesto ..., IV, p. 48; Idem, Storia della Chiesa ..., p. 667; AVM, Visite Del Tufo, IV, ff. 853 v - 854. 294 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; V. FUSCO, Polistena ..., p. 543; G. VALENTE, La Calabria ..., p. 725. 295 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore. 296 SASP, Libro del prot. di nr. Gioacchino Avenoso, Casalnuovo, a. 1752. 297 SASP, Libro del prot. di nr. Gaudino ..., a. 1773. 298 F. RUSSO, Regesto ..., VI, p. 479. 299 F. RUSSO, Regesto ..., IV, p. 99; Idem, Storia della Chiesa ..., p. 667. 300 F. FUSCO, Polistena ..., p. 525. 301 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 45; SASP, Libro del prot. di nr. Vincenzo Carbone, Sinopoli. 302 AVM, Elenco confraternite ... 303 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 47. 304 A. P. FRUTAZ, voce Rocco, santo, Enciclopedia Cattolica. 305 A. DENISI, L’opera pastorale..., p. 266. 306 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 355. 307 AVO. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (64 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 308 AVO, Stato del Clero 1875. 309 AVM, Visite Del Tufo, IV, ff. 652 v, 634 v, 853, 705 v; Platea Panzani. 310 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 44. 311 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 773. Sacra Rituum Congregatione ponente Emo, ac Rmo Dno Cardinale Aloysio, Militen praecedentiae pro Ven. Archiconfraternitate S. Rochi, et S. Michaelis Archangeli in Evangelistae ejusdem Oppido, Romae 1884, passim. 312 AVM, Comunicazioni del parroco pro-tempore; G. MAZZÙ, La festa di S. Rocco ..., p. 69. 313 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 672. 314 SASP, Libro del prot. di nr. Antonio Calogero, Melicuccà, a. 1769; E. MISEFARI, Storia Sociale ..., p. 361. 315 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 42. 316 AVM, Visite Del Tufo, IV, ff. 723, 810 v, 637, 681 v, 682, 651; II, f. 229 v. 317 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 45; SASP, Libro del prot. di nr. Ceravolo ..., a. 1778. 318 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 428. 319 P. SIFFRIN , voce Giuseppe, IV, Enciclopedia Cattolica. 320 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 468; AVO Statuto, in Libro delle Regole. 321 AVO. Recentemente ne ha trattato il Pignataro nell’opuscolo già citato La chiesa della Madonna del Buon Consiglio ..., passim. 322 AVO. 323 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 21. 324 F. M. DE LUCA, Iatrinoli ..., p. 145. 325 F. RUSSO, Regesto ..., VI, p. 196. 326 SASP, Libro del prot. di nr. Filippo Augimeri, Varapodio. 327 AVM, Visite Del Tufo. 328 DENISI, L’opera pastorale ..., pp. 326, 330. 329 AVM, Visite Del Tufo, IV, f. 855; F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 332. 330 AVM, Visite Del Tufo, IV, f. 762; DE LUCA, Iatrinoli ..., p. 85. 331 AVM, Visite Del Tufo, IV, f. 634. 332 AVM, Visite mons. D. A. Bernardini, a. 1708, f. 210. 333 F. RUSSO, Regesto ..., VI, p. 55. 334 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 358. 335 ASN, Decretazioni ..., n. 1181 fasc. 122; dato cortesemente offertomi dall’amico parroco d. Antonino Di Masi. 336 AVO, Stato del Clero 1875. 337 AVM, Platea Panzani. 338 G. M. PERRIMEZZI, Prima Synodus ..., p. 54. 339 ASV, relationes ad Limina ..., a. 1666 f. 126 v, a. 1684 f. 157 v. 340 F. RAFFAELE, Il culto di S. Francesco Saverio in Calabria, «Historica», 1964, nn. 5-6, pp. 213218. 341 AVM, Platea Panzani. 342 G. VALENTE, La Calabria ..., p. 201. 343 AVM, Visite Del Tufo. 344 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., p. 29. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (65 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) 345 AVM, Statuto 1908; Elenco confraternite ..., Comunicazioni del parroco pro-tempore. 346 AVM, Statuto 1916; Elenco confraternite ... 347 Ibid. 348 SASP, Libro del prot. di nr. Carlo Calogero ..., a. 1754; AVM, Regolamento 1824; AVM, Progetto Regole 1855; G. VALENTE, La Calabria ..., passim; SERAFINI, Militen Praecedentiae ..., p. 18. 349 A. DENISI, L’opera pastorale ..., p. 325. 350 AVO. 351 ASV, relationes ad Limina ..., vescovo G. M. Perrimezzi, a. 1715, f. 206. 352 F. RUSSO, Regesto ..., V, p. 329; G. ROMEO TOSCANO, Città tra gli olivi-Taurianova nella geografia e nella storia, Roma, 1959, p. 19. 353 F. RUSSO, Regesto ..., VIII, p. 136. 354 AVM, Visite Del Tufo, IV, f. 852. 355 Ibid., f. 720 v. 356 Ibid., ff. 821 v - 822. 357 Ibid., f. 665 v. Nel 1747 ne risultavano i maggiori responsabili d. Antonino D’Alessandro Filippone, rettore; d. Orazio Mezzatesta, I assistente; mag. Felice Zanghari, II) assistente; rev. sac. d. Felice Mercurio Vaccaro, cassiero; mag. fra Domenico Zetera, procuratore (SASP, Libro del prot. di nr. Carlo Calogero ..., a. 1747). 358 AVM, Visite Del Tufo, f. 723 v. 359 Ibid., f. 794. 360 Ibid., f. 783. 361 A. MARZOTTI, Chiesa e Società ..., passim. E. MISEFARI, Storia Sociale ..., passim. 362 R. LIBERTI, Una Platea secentesca ..., p. 193. Appendice I Le confraternite della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi distinte per paese Acquaro Anoia Inferiore Anoia Superiore Bellàntone Borrello Bracàdi Candìdoni Caridà Casalnuovo poi Cittanova - S. Rocco. - Assunta, Addolorata, Carmine. - Assunta, Guardia d’Onore del S. Cuore di Gesù. - Sacramento. - Sacramento. - S. Biagio, S. Rocco, S. Maria Vergine. - Sacramento. - Sacramento. - Sacramento, Rosario, S. Giuseppe Patriarca, S. Rocco, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (66 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Castellace Cinquefrondi Cosoleto Cozzopòdini Cristò Curtolàdi Drosi Feroleto della Chiesa Gàlatro Giffòne Gioia Tauro Iatrinoli Laureana Lubrichi Maròpati Melicuccà Melicucco Messignadi Molochiello Molochio Oppido Palmi Paracorìo Pedàvoli Preziosissimo Sangue di G. C., SS. Trinità, Sacra Famiglia. - Assunta, Rosario. - Immacolata, Rosario, Carmine, S. Nicola. - Sacramento, Rosario, Carmine, Addolorata, S. Rocco, S. Michele Arcangelo. - Sacramento. - S. Maria delle Grazie, S. Sebastiano, S. Rocco, S. Nicola. - S. Zaccaria. - Carmine. - Sacramento, Immacolata, Purgatorio. - Sacramento, Rosario, Carmine, S. Maria del Mercato, Immacolata, Maria SS. della Montagna, S. Maria Vergine. - Sacramento, Maria SS. del Soccorso, Rosario, S. Michele Arcangelo. - Immacolata, Rosario, S. Filippo Neri, Madonna della Neve, Maria SS. di Portosalvo. - Immacolata, Transito di S. Giuseppe, S. Sebastiano, Guardia d’onore del S. Cuore di Gesù, SS. Crocifisso. - Sacramento, Immacolata, Carmine, Purgatorio, S. Gregorio Taumaturgo. - Carmine, S. Rocco, Trinità. - Rosario, S. Luisa, della Morte. - Sacramento, Rosario, Assunta, S. Rocco, Purgatorio, S. Maria di Loreto. - Sacramento. - Immacolata, Rosario, Carmine, S. Francesco di Paola, SS. Cuore di Gesù e Maria. - Sacramento, S. Sebastiano. - Sacramento, Rosario, S. Corpo di Cristo, Nome di Gesù, S. Sebastiano, S. Marco Evangelista. - Sacramento, Annunziata, Carmine, Assunta, S. Giuseppe, S. Maria delle Grazie, S. Francesco Saverio, Madonna dei Campi, della Morte. - Sacramento, SS. Salvatore, Crocifisso, Rosario, Carmine, Maria SS. del Soccorso, S. Nicola, Immacolata, Stellario della B.V.M., S. Rocco, Purgatorio o Purità, S. Maria Caravellis. - Sacramento, Annunziata, S. Giuseppe Patriarca. - Sacramento, Maria SS. delle Grazie, Annunziata, Maria SS. del Soccorso, S. Elia. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (67 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Piminoro Plaesano Polìstena Radicena Rizzìconi Rosarno San Ferdinando S. Giorgio Morgeto San Martino S. Pietro di Caridà San Procopio Sant’Anna Santa Cristina Santa Giorgìa Sant’Eufemia Scido Scroforìo Seminara Sinopoli Superiore Sinopoli Vecchio Sitizano Stellitànone Terranova - Madonna Pastorella. - Sacramento, Addolorata. - Sacramento, Sangue di Gesù, Rosario, Carmine, Imamcolata, S. Sebastiano, SS. Trinità, Spirito Santo, S. Rocco. - Sacramento, Rosario, S. Cuore Eucaristico di Gesù, S. Orsola, Purgatorio. - Unione Luigini, Rosario, SS. Cuori di Gesù e Maria, S. Rocco, S. Nicola. - Immacolata, Rosario, SS. Trinità, Purgatorio o Purità. - S. Cuore di Gesù, Carmine, Immacolata. - Sacramento, Rosario, Immacolata, Nome di Maria SS., Purgatorio o Purità, S. Nicola. - Sacramento, Rosario, Vergine della Misericordia, Nome di Gesù, della Morte, S. Nicola. - Sacramento, S. Maria delle Grazie, Immacolata. - Sacramento, S. Rocco, Rosario, Maria SS. dei 7 Dolori, S. Maria di Gesù. - S. Corpo di Cristo, S. Luigi Gonzaga. - Assunta, Rosario, S. Rocco, S. Nicola della Porta, Spirito Santo, S. Maria della Porta. - Sacramento, Maria SS. del Soccorso, S. Maria della Catena. - Sacramento, S. Maria delle Grazie, Maria SS. del Suffragio, Immacolata, Nome di Gesù e Maria, S. Rocco, S. Giovanni Battista, Monte della Campanella. - Sacramento, Maria SS. del Soccorso, S. Cuore di Gesù, Rosario. - S. Corpo di Gesù. - Sacramento, S. Maria dell’Arco, Concezione, S. Anna, S. Antonio di Padova, S. Michele Arcangelo, S. Marco Evangelista, Nome di Gesù, S. Rocco, Spirito Santo, S. Maria dei Poveri, S. Nicola. - S. Maria del Pilar, Rosario, S. Maria delle Grazie, Addolorata, S. Rocco, S. Nicola, Spirito Santo, Gesù e Maria, Purgatorio. - S. Maria della Pietà, S. Maria del Soccorso. - Sacramento, Rosario, Carmine. - Sacramento, Maria SS. della Minerva, Immacolata, Anime del Purgatorio. - Sacramento, S. Corpo di Cristo, Rosario, Carmine, file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (68 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Tresìlico Varapodio Vàtoni Zurgonàdi S. Maria delle Grazie, Immacolata, S. Maria della Pietà, S. Cuore di Gesù e Maria, SS. Crocifisso, della Morte. - S. Maria del Pilar, Rosario, S. Giacomo, S. Rocco. - Sacramento, Rosario, Carmine, S. Francesco d’Assisi, S. Giovanni Battista. - Maria SS. del Soccorso, S. Giorgio, S. Sebastiano, S. Nicola. - Rosario. Appendice II Le varie confraternite con indicazione della data più antica reperita in documenti ed opere a stampa e della loro persistenza nel corso dei secoli Le confraternite del SS. Sacramento Molochio Polistena 1777 Molochiello Cozzopòdini 1786 Borrello San Procopio 1800 Feroleto della Chiesa 1801 San Martino Oppido 1548 1777 1549 1575 1777 1578 1586 1793 1586 1586 1586 1803 1590 1836 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (69 of 91) [29/11/02 10.03.33] Palmi Candidoni Galatro Casalnuovo Laureana Bellàntone Stellitànone Plaesano Giffòne LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Terranova 1837 Pedàvoli 1839 Varapodio 1840 Sant’Anna Santa Giorgìa Seminara San Giorgio Morgeto data Paracorìo senza data Radicena ’500 attività 1606 S. Pietro di C. 1606 Melicucco 1606 Melicuccà 1607 1873 1613 1890 1681 1931 1694 Sitizano 1738 Caridà Cosoleto Scido S. Eufemia d’A. senza 1742 ’600 ’700 ’800 ’900 non in documentate Oppido Cozzopodini Borrello Polistena Molochio Molochiello S. Procopio Oppido Terranova Cozzopodini Polistena Polistena Molochio Oppido Terranova Polistena Polistena Molochio Varapodio Feroleto d. C. S. Giorgio M. M. Pedàvoli S. Giorgio M. S. Giorgio M. S. Giorgio S. Giorgio M. Pedàvoli Pedàvoli Pedàvoli San Martino Paracorìo Scroforìo Melicuccà Paracorìo Paracorìo Melicuccà file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (70 of 91) [29/11/02 10.03.33] Melicuccà LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) S. Anna Seminara S. Giorgia S. Giorgia Radicena Radicena Laureana Laureana Laureana Palmi Candidoni Candidoni Galatro Galatro Galatro Casalnuovo Melicucco Melicucco Cosoleto Cosoleto Sitizano Sitizano Bellàntone Bellàntone Giffòne Giffòne S. Pietro di C. Plaesano Stellitànone Stellitànone Scido Caridà S. Martino S. Eufemia d’Aspr. Le confraternite del SS. Nome di Gesù Seminara 1595 San Martino ’500 attività S. Martino Molochio Seminara 1581 Molochio 1586 ’600 ’700 ’800 Seminara file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (71 of 91) [29/11/02 10.03.33] ’900 non doc. in LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite del SS. Salvatore Palmi ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Palmi Le confraternite del SS. Crocifisso Palmi 1707 Terranova 1736 Palmi Iatrinoli Terranova Iatrinoli 1707 Terranova Le confraternite di Gesù e Maria S. Eufemia 1777 Sinopoli ’500 ’600 ’800 ’700 S. Eufemia ’900 non doc. in attività S. Eufemia Sinopoli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (72 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite dei SS. Cuori di Gesù e Maria Terranova 1886 Rizziconi ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 1901 non doc. in attività Terranova Rizziconi Le confraternite del Sangue di Gesù Polistena 1777 Casalnuovo ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 1777 non doc. in attività Polistena Casalnuovo Le confraternite del S. Cuore di Gesù Iatrinoli 1895 Anoia Superiore Scido 1917 Taurianova 1929 1911 San Ferdinando ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 non doc. 1957 in attività Iatrinoli Scido S. Ferdinando S. Ferdinando Taurianova file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (73 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Anoia Sup. Anoia Sup. Le confraternite del SS. Rosario Melicuccà 1569 Polistena 1577 Palmi 1580 S. Cristina 1606 Cosoleto 1606 Tresilico 1607 Terranova 1607 Molochio 1609 Castellace 1753 San Martino 1753 San Giorgio Morgeto 1758 Sitizano 1760 Scido 1760 Galatro 1774 Casalnuovo 1776 Serrata 1777 Rosarno 1778 Cinquefrondi 1779 ’500 ’600 ’700 ’800 Rizziconi Radicena Maropati Giffòne Gioia Tauro San Procopio Zurgonàdi Varapodio Messignadi Sinopoli Sup. ’900 non doc. 1781 1781 1803 1836 1837 1846 1888 1896 1914 1930 in attività Melicuccà Melicuccà Melicuccà Melicuccà Polistena Polistena Polistena Polistena Palmi Palmi Palmi S. Cristina S. Cristina Cosoleto Tresilico Terranova Terranova Terranova Molochio Molochio Casalnuovo Casalnuovo Casalnuovo Cittanova Castellace già Casalnuovo Sitizano Serrata Serrata file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (74 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Galatro S. Martino Rosarno Rosarno Rosarno Cinquefrondi Cinquefrondi Cinqufrondi Rizziconi Rizziconi Rizziconi Radicena Radicena Scido S. Giorgio M. S. Giorgio M. S. Giorgio M. Zurgonàdi Varapodio Gioia Tauro S.Procopio Giffòne Maròpati Messignadi Sinopoli Sup. Rosarno Rizziconi Le confraternite della Beata Vergine del Carmine Polistena 1612 Varapodio 1767 Cinquefrondi Palmi 1777 Laureana 1777 Anoia Inferiore Galatro 1846 ’500 ’600 ’700 Oppido S. Ferdinando Sitizano Cosoleto Messignadi Lubrichi Drosi 1771 1835 ’800 ’900 non doc. 1853 1857 1871 1891 1891 1891 1905 in attività Polistena Varapodio Varapodio Varapodio Cinquefrondi Cinquefrondi Cinquefrondi Palmi Palmi Oppido Sitizano Cosoleto Lubrichi Lubrichi file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (75 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Anoia Inf. S. Ferdinando S. Ferdinando Galatro Messignadi Laureana Drosi S. Ferdinando Le confraternite di S. Maria delle Grazie Cristò 1586 Terranova 1738 Pedàvoli 1606 S. Pietro di Caridà S. Eufemi d’Aspr. 1634 Sinopoli Sup. Oppido 1715 1767 1835 ’500 ’600 in attività ’700 ’800 Cristò Cristò Pedàvoli S. Eufemia S. Pietro di C. Oppido Terranova Sinopoli ’900 non doc. S. Pietro di C. Sinopoli Sup. Le confraternite dell’Immacolata Concezione Galatro 1686 S. Eufemia d’Aspr. 1697 Iatrinoli 1742 Palmi 1777 Laureana 1777 Rosarno 1779 Cinquefrondi 1779 Messignadi 1883 Polistena Terranova s.d. Seminara Feroleto della Chiesa “ Stellitànone “ S. Ferdinando file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (76 of 91) [29/11/02 10.03.33] 1895 “ “ LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Gioia Tauro 1780 ’500 ’600 ’700 S. Pietro di Caridà S. Giorgio Morgeto “ ’800 ’900 non doc. “ in attività Palmi Palmi S. Eufemia S. Eufemia Palmi Galatro Iatrinoli Iatrinoli Iatrinoli Iatrinoli Laureana Laureana Rosarno Rosarno Rosarno Cinquefrondi Gioia Tauro Gioia Tauro Messignadi Messignadi S. Ferdinando S. Ferdinando Terranova Seminara Feroleto d. C. S. Giorgio M. S. Pietro di C. Stellitànone S. Ferdinando Le confraternite dello Stellario della B.V.M. Palmi 1640 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Palmi Le confraternite di Maria SS. Addolorata Consoleto 1777 Sinopoli Superiore 1780 Plaesano Anoia Inferiore file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (77 of 91) [29/11/02 10.03.33] 1803 1909 LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. Cosoleto Cosoleto Pedàvoli Sinopoli Sup. Sinopoli S. Anoia Inf. Plaesano in attività Sinopoli S. Le confraternite di Maria Vergine dei Sette Dolori San Procopio 1777 ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 San Procopio non doc. in attività San Procopio Le confraternite di Maria Assunta in Cielo Melicuccà 1516 S. Cristina 1606 Anoia Sup. 1800 ’500 ’600 ’700 Castellace Anoia Inf. Oppido ’800 ’900 non doc. 1888 s. d. s. d. in attività file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (78 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Melicuccà Melicuccà Melicuccà Melicuccà Melicuccà Melicuccà S. Cristina S. Cristina S. Cristina S. Cristina Castellace Castellace Anoia Sup. Anoia Sup. Anoia Inf. Oppido Le confraternite della S.ma Annunziata Oppido Paracorìo Pedàvoli 1606 1680 1713 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Oppido Oppido Oppido Oppido Paracorìo Paracorìo Pedàvoli Le confraternite di S. Maria del Suffragio S. Eufemia d’Aspr. 1721 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 S. Eufemia Aspr. non doc. in attività S. Eufemia Aspr. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (79 of 91) [29/11/02 10.03.33] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite delle Anime del Purgatorio o del Purgatorio S. Giorgio Morgeto 1615 Palmi 1664 Rosarno 1670 Radicena 1757 Laureana 1762 ’500 ’600 ’700 ’800 Melicuccà Stellitànone Feroleto della Chiesa Sinopoli ’900 non doc. 1787 1935 s. d. in attività S. Giorgio M. Palmi Palmi Rosarno Laureana Melicuccà Stellitànone Feroleto della C. Sinopoli Radicena Le confraternite di S. Maria della Minerva Stellitànone 1935 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Stellitànone Le confraternite della Purità file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (80 of 91) [29/11/02 10.03.33] s. d. LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) S. Giorgio Morgeto s. d. ’500 ’600 ’700 ’800 Palmi ’900 s. d. non doc. in attività S. Giorgio M. Palmi Le confraternite di S. Maria della Pietà Sinopoli Vecchio 1599 ’500 ’600 ’800 ’700 Terranova ’900 1738 non doc. in attività Sinopoli V. Terranova Le confraternite di S. Maria SS. di Portosalvo Gioia Tauro 1908 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Gioia Tauro Le confraternite di Maria SS. della Montagna file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (81 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Galatro 1808 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Galatro Galatro Le confraternite di S. Maria SS. del Soccorso Vàtoni 1586 Sinopoli Vecchio Palmi 1777 Scido 1777 1586 Giffòne Pedàvoli ’500 ’600 ’800 ’700 Vàtoni Sinopoli Vecchio Scido Palmi ’900 1836 s. d. non doc. in attività Scido Giffòne Giffòne Le confraternite di S. Maria della Catena Santa Giorgia 1608 ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 non doc. in attività Santa Giorgia Le confraternite di S. Maria del Pilar Tresilico 1603 Sinopoli 1777 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (82 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Tresilico Sinopoli Le confraternite della Madonna Pastorella Piminòro 1923 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Piminoro Le confraternite della Madonna dei Campi Oppido 1896 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Oppido Oppido Le confraternite della Madonna sotto vari titoli S. Maria della Porta S. Maria dell’Arco S. Maria de Caravellis S. Maria Vergine Santa Cristina Seminara Palmi Seminara file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (83 of 91) [29/11/02 10.03.34] 1617 1605 s. d. 1603 LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) “ “ S. Maria di Gesù Galatro Bracàdi 1603 1605 San Procopio 1590 Le confraternite della Madonna sotto vari titoli S. Maria della Neve S. Maria del Mercato Nome di Maria S. Maria di Loreto Gioia Tauro s. d. Gàlatro 1768 San Giorgio Morgeto s. d. Melicuccà 1584 Le confraternite della SS. Trinità Polistena Lubrichi 1540 1768 Casalnuovo Rosarno ’500 ’600 ’700 ’800 Polistena Polistena Polistena ’900 1777 1931 non doc. Polistena Casalnuovo Lubrichi in attività Polistena Casalnuovo Rosarno Le confraternite dello Spirito Santo Seminara Polistena 1544 1548 Santa Cristina Sinopoli ’500 ’600 ’700 ’800 Seminara Polistena ’900 1606 1778 non doc. in attività Polistena file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (84 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) S. Cristina Sinopoli Le confraternite della Sacra Famiglia Casalnuovo 188 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 Casalnuovo non doc. in attività Casalnuovo Le confraternite di San Rocco Acquaro 1585 Polistena 1586 Palmi 1586 Rizziconi 1586 S. Cristina 600 Cosoleto 1606 Cristò 1654 Bracàdi 1654 S. Eufemia d’Aspr. 1664 ’500 ’600 ’700 ’800 San Procopio Tresilico Seminara Casalnuovo Lubrichi Melicuccà ’900 non doc. 1777 1777 1777 1838 1891 s. d. in attività Acquaro Polistena Palmi Palmi Palmi Palmi Rizziconi Cosoleto Cosoleto Cristò Bracàdi S. Eufemia Asp. S. Cristina S. Cristina file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (85 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Tresilico Tresilico Seminara Seminara S. Procopio Melicuccà Lubrichi Casalnuovo Seminara Seminara Le confraternite di San Nicola Cristò 1586 Vàtoni 1586 S. Martino 1586 Cinquefrondi 1586 S. Giorgio M. 1586 Rizziconi 1586 ’500 ’600 Seminara Serrata Palmi S. Cristina Sinopoli 1586 1586 1586 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Cristò Vàtoni S. Martino Cinquefrondi S. Giorgio M. ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Rizziconi Seminara Serrata Palmi S. Cristina Sinopoli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (86 of 91) [29/11/02 10.03.34] 1612 1778 LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Le confraternite di San Giuseppe Casalnuovo 1778 Oppido 1846 Paracorìo Iatronoli ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 1891 s. d. non doc. in attività Casalnuovo Oppido Oppido Paracorìo Iatrinoli Le confraternite di S. Francesco di Paola Messignadi 1628 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Messignadi Le confraternite di S. Sebastiano Vàtoni 1586 Molochio 1595 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (87 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Cristò 1586 Molochiello 1595 ’500 ’600 Polistena Iatrinoli 1605 s. d. ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Vàtoni Cristò Molochiello ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività non doc. in attività Molochio Iatrinoli Polistena Laureana Le confraternite di San Giacomo Tresilico 1621 ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 Tresilico Le confraternite di S. Giovanni Battista Varapodio 1606 S. Eufemia d’Aspr. 1671 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (88 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) ’500 ’600 ’700 ’800 ’900 non doc. in attività Varapodio S. Eufemia Le confraternite di S. Francesco d’Assisi Varapodio 1776 ’500 ’600 ’700 Varapodio ’800 ’900 non doc. in attività Varapodio Confraternite intitolate ad altri santi S. Francesco Saverio S. Orsola S. Antonio S. Filippo Neri S. Luigi “ Sant’Anna S. Luisa S. Michele Arcangelo “ “ S. Marco Evangelista “ S. Elia S. Giorgio S. Michele Arcangelo S. Gregorio Oppido Radicena Seminara Gioia Tauro Sant’Anna Rizziconi Seminara Maròpati Cosoleto Seminara Giffòne Molochio Seminara Pedàvoli Vàtoni Cosoleto Laureana 1684 1604 1665 1779 1798 1916 1828 s. d. 1606 1777 s. d. 1595 1765 1904 1586 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (89 of 91) [29/11/02 10.03.34] 1606 1777 LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) Confraternite variamente intestate Monte della Campanella S. Eufemia s. d. Le confraternite di San Giuseppe Oppido 1688 Terranova 1726 San Martino Maròpati ’500 ’600 ’800 ’700 ’900 1793 s. d. non doc. in attività Oppido Oppido Terranova S. Martino Maròpati file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (90 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLA PIANA DI GIOIA (DIOCESI OPPIDO - PALMI) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C10_liberti.htm (91 of 91) [29/11/02 10.03.34] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA - TROPEA; CATANZARO - SQUILLACE; LAMEZIA TERME; CROTONE - SANTA SEVERINA; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO Antonio Tripodi Nota redazionale Secondo l’iniziale progetto, questo contributo avrebbe dovuto limitarsi all’ambito dell’attuale diocesi di Mileto - Nicotera - Tropea. Venuto meno l’impegno di altri collaboratori, la generosa disponibilità di Antonio Tripodi ha gradualmente allargato la ricerca ad altre sei diocesi, coprendo interamente il territorio della già provincia di Catanzaro (Catanzaro-Squillace, Lamezia Terme, Crotone-Santa Severina) con estensione a parte della provincia di Cosenza (San Marco Argentano-Scalea, Cassano Ionio, Lungro). L’ampiezza dell’ambito di indagine (corrispondente ad oltre la metà delle attuali diocesi calabresi) e la varietà di vicende e situazioni nelle diverse zone hanno reso molto difficile l’elaborazione di una sintetica nota introduttiva sulle principali caratteristiche confraternali emergenti dalla documentazione consultata. Riteniamo comunque molto valido questo schematico lavoro riassuntivo dei dati della ricerca in due ordinate serie di tabelle. La prima serie presenta, per ogni diocesi, le singole confraternite in ordine alfabetico per comuni, con indicazione di località, titoli, chiese o cappelle, tipologie, fondazioni, aggregazioni a primarie romane, indulgenze, regi assensi, statuti e regolamenti, trasferimenti, sospensioni, scioglimenti, ravvivamenti, estinzioni. La seconda serie raggruppa i sodalizi dei vari centri secondo i titoli, con riferimento al Signore, a Maria, ai santi, agli angeli, a denominazioni diverse. L’assenza parziale o totale di notizie documentarie per qualche diocesi è causata dalla difficoltà o dall’impossibilità della consultazione di quegli archivi storici. I richiami alle fonti ed alla bibliografia per le singole notizie acquisite vengono indicati nell’ultima colonna della prima serie di tabelle con le abbreviazioni che seguono. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (1 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO Abbreviazioni ag = aggregazione alla primaria romana AP = Archivio parrocchiale ASCZ = Archivio di stato di Catanzaro ASDC = Archivio storico diocesano di Crotone ASDLT = Archivio storico diocesano di Lamezia Terme ASDM = Archivio storico diocesano di Mileto ASDN = Archivio storico diocesano di Nicotera ASDS = Archivio storico diocesano di Squillace ASDSM = Archivio storico diocesano di San Marco Argentano ASDSS = Archivio storico diocesano di Santa Severina ASDTP = Archivio storico diocesano di Tropea ASNA = Archivio di stato di Napoli bl = bollario c = cartella/e cf = confraternita/e cm = cappellano maggiore cons osp = consiglio degli Ospizi er = erezione est = estinzione lb = libro dei morti lc = liste di carico della Cassa Sacra ms = miscellanea not = protocolli del notaio rl = relazioni ad limina RU = Regia udienza SASLT = Sezione di archivio di stato di Lamezia Terme (Cz) ASVV = Archivio di stato di Vibo Valentia se = segreteria ecclesiastica sp = segreteria pagana vp = visite pastorali CL = «Calabria Letteraria» RSC = «Rivista storica calabrese» HT = «Historica» BR = «Brutium» file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (2 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO RV = F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, pubblicati 14 volumi, Gesualdi, Roma 1974-1995 Premessa La presente ricerca è riferita alle confraternite di tutte le diocesi comprese nella provincia di Catanzaro (Catanzaro-Squillace, Crotone-Santa Severina, Lamezia Terme, Mileto-Nicotera-Tropea) ed a tre (Cassano, San Marco Argentano-Scalea, Lungro) appartenenti alla provincia di Cosenza. Lo studioso, o il ricercatore, che si accinge a scrivere di storia, la prima difficoltà che deve superare è quella del reperimento delle fonti documentarie, tanto per le archivistiche quanto per le bibliografiche od anche per le osservazioni dirette. Si sostiene da alcuni che la documentazione sulla vita confraternale è per la maggior parte andata dispersa, è questo può essere parzialmente vero per quanto attiene agli archivi ecclesiastici. Ma non può essere ignorato che alcuni archivi diocesani sono in realtà depositi di carte scampate alle varie distruzioni ed alle continue sottrazioni dei tanti amatori senza scrupoli. Non possono passare inosservati a tal proposito i tanti riferimenti alla propria domestica biblioteca che si leggono in alcuni scritti di rampolli di famiglie altolocate calabresi. Nel corso della propria esistenza ogni archivio lamentò occasioni di distruzione o di depauperamento. Sono documentati l’incendio dell’archivio diocesano di Mileto nel 1686 ed il crollo del tetto e del pavimento di quello di Tropea nel mese di novembre 1723 seguito da una pioggia che rese inservibili tutte le carte contenute negli armadi che precipitarono nel locale sottostante. Raccontava anni addietro un razionale della confraternita dell’Immacolata di Crotone che in precedenza il sagrestano usava i fogli dei vecchi registri delle deliberazioni e delle spese per accendere il fuoco nell’incenziere. Tutte le confraternite, anche quelle che ostentano una parvenza di attività, hanno un proprio archivio comprendente documenti a volte antichi ed a volte soltanto di questo secolo. Purtroppo questi archivi non sempre è possibile consultarli per la gelosìa che ancora regna nella mentalità di quanti, e non sono pochi, vedono nelle confraternite mondi chiusi ed accessibili agli officiali ed ai pochi zelanti amici di costoro. Inoltre è dura a scomparire la prassi di affidare la custodia degli armadi e delle casse a confratelli difficilmente reperibili o che considerano le robe della confraternita come se fossero comprese nell’eredità ricevuta dai genitori o dai nonni. Per queste ragioni viene mortificato, e non raramente anche umiliato, il ricercatore che file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (3 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO azzarda la richiesta di poter prendere visione di un archivio confraternale. Lo stesso si deve dire degli archivi parrocchiali, e chi scrive potrebbe narrare le delusioni occorsegli con alcuni parroci che hanno dimostrato ampiamente di non aver compreso il significato delle richieste loro rivolte da persona residente in una località abbastanza distante dalla loro. Non è infrequente il caso di qualcuno che si riserva di eseguire egli stesso le ricerche, assicurando che sarà sua cura far conoscere i risultati. Si rischia che la lunghezza dell’attesa possa protrarsi per tutta la vita. Purtroppo la possessività, come se si trattasse di proprietà ereditaria, è la malattìa che contamina quasi tutti coloro che a qualunque titolo sono chiamati ad assumere responsabilità in un ufficio ecclesiastico. Le difficoltà per il reperimento delle notizie in alcuni archivi diocesani sono da riportare alla dispersione delle fondamentali documentazioni costituite dalle visite pastorali. Queste sono conservate dal 1586 ai nostri tempi, con qualche lacuna della fine del seicento, nell’archivio di Mileto. Nei bollari, che iniziano dal 1662, nessun provvedimento riguardo alle confraternite si rinviene registrato. Per la diocesi di Squillace sono pervenuti gli atti di tre visite pastorali del sec. XVIII, con la incomprensibile mancanza dei verbali relativi alla città sede vescovile. In compenso, nei bollari che iniziano dall’anno 16 sono riportati i decreti d’erezione di molte confraternite. Nella confusione dell’archivio di Tropea, sono reperibili i frammenti di alcune visite settecentesche, rilegati o trascritti senza alcun ordine cronologico. Solo una visita del seicento è conservata nell’archivio di Santa Severina, nel quale i bollari sono inesistenti. La distruzione a causa del bombardamento del luglio 1943 ha privato l’archivio dell’archidiocesi di Catanzaro di tutta la documentazione precedente a quella data. Neanche molto fornito è l’archivio di Nicastro, ora Lamezia Terme, nel quale solo le visite pastorali sei-settecentesche offrono notizie sulle confraternite. Nell’archivio di Crotone è conservata solo una visita di Isola del 1594, quando le due diocesi erano separate. L’archivio di Mileto custodisce i libri delle contabilità, alcuni seicenteschi, di molte confraternite. Vera miniera di notizie, a volte le uniche, per la storia delle confraternite è il monumentale Regesto Vaticano per la Calabria compilato dal defunto p. Francesco Russo. In quelle pagine si rinvengono bolle pontificie relative ad indulgenze, a conferme d’erezioni, ad autorizzazioni per acquisti di immobili o per costituzioni di censi, ed file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (4 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO altro. L’altra difficoltà per la consultazione degli archivi ecclesiastici è rappresentata dagli orari di apertura, che molto spesso sono da concordare con l’incaricato che custodisce la chiave per aprire la porta della stanza dove sono riposti i pochi documenti scampati alle distruzioni ed ai saccheggi. Per la storia delle confraternite ancora non riscuotono la dovuta considerazione i superstiti Liber defunctorum delle chiese parrocchiali. Nelle registrazioni dei morti erano anche indicate le sepolture: in sepulcro confratrum, in sepulcro consororum. La confraternita dell’Immacolata di Dasà disponeva anche delle tombe per i bambini, separate per i due sessi. Stante l’assenza, non facilmente comprensibile, delle relazioni sulle chiese della città di Squillace nei verbali delle tre visite pastorali settecentesche conservate in quell’archivio diocesano, i liber defunctorum risultano l’unica fonte ecclesiastica per la conoscenza delle confraternite. La prima notizia in riferimento alla confraternita del patrono Sant’Agazio si riscontra nell’atto di morte del confratello Cola Sestito alla data del 15 ottobre 1624. Nella cappella della confraternita del Rosario, eretta nella chiesa del convento domenicano sotto il titolo di San Giovanni, il 9 ottobre 1626 fu sepolta la consorella Caterina di Tino. Le sepolture di confratelli e consorelle sono a volte le uniche o le prime testimonianze dell’esistenza o dell’apertura al culto di chiese ed oratori. Le prime informazioni riguardo alle chiese dell’Immacolata sia di Dasà che di Squillace si rilevano dai seppellimenti rispettivamente del confratello Francesco Fratèa dell’11 febbraio 1729 e della consorella Rosa Megna del 16 agosto 1772. La storia della confraternita era ed è scritta nei registri delle deliberazioni e nei libri di contabilità. Ma gli archivi ecclesiastici furono «sequestrati» dalla Cassa Sacra dopo il terremoto del 1783, e solo pochi in seguito furono restituiti alle diocesi d’appartenenza. Laboriosa, ma prodiga di soddisfazioni per il ricercatore, è la consultazione degli atti notarili. Questi, purtroppo, sono rari per il secolo decimosesto e meno della metà per il secolo successivo, arco di tempo nel quale si verificò la fioritura posttridentina di confraternite ed altri luoghi pii. Le notizie che si apprendono dalle scritture dei notai sono contenute negli atti di donazione, e massimamente nelle disposizioni testamentarie. Nel dettare le «ultime volontà» il testatore stabiliva di voler essere sepolto nella fossa della confraternita alla quale era iscritto, ed a volte anche la/e confraternita/e che desiderava intervenisse/ro alle proprie esequie, e lasciava l’elemosina/e che corrispondeva/no per la partecipazione. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (5 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO I contratti di committenze artistiche, dei quali non ne sono pervenuti molti purtroppo per noi, sono altre notizie ricavabili dai protocolli notarili. Le documentazioni della Regia Udienza e del Consiglio degli Ospizi, contenenti principalmente ricorsi per riconoscimento di diritti patrimoniali o di precedenze, sono fonti da non trascurare per la conoscenza della storia confraternale. Ignorate, o comunque poco o per nulla considerate, sono le iscrizioni che ricordano esecuzioni di lavori o particolari avvenimenti e ricorrenze. Se pure spesse volte non esenti da enfasi o da esibizionismi, sono testimonianze per la storia delle istituzioni. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (6 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (7 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (8 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (9 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE NELLE DIOCESI DI MILETO - NICOTERA ...; SAN MARCO ARGENTANO - SCALEA; CASANO IONIO; LUNGRO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C11_tripodi.htm (10 of 10) [29/11/02 10.03.43] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA Le Confraternite della parte ANTICA della diocesi di Cosenza 1 Luigi Intrieri 1. Fonti Fino al 1963 apparteneva all’arcidiocesi di Cosenza il territorio compreso tra i comuni di San Lucido e Guardia sul Tirreno e tra quelli di Montalto, Castiglione, San Giovanni in Fiore, Rogliano, Altilia e Lago all’interno. Successivamente, per far corrispondere i confini delle diocesi con quelli delle province, venne aggregata ad essa prima la zona di Amantea, già appartenente alla diocesi di Tropea, e poi quella di Scigliano, già appartenente a Nicastro. Per la difficoltà di consultare i documenti delle nuove zone, rimasti negli archivi delle diocesi di provenienza, ho limitato la presente ricerca solo ai comuni della parte antica dell’arcidiocesi. Tuttavia, oltre ai documenti conservati nell’Archivio storico diocesano di Cosenza, ho consultato anche quelli conservati nell’Archivio di Stato della Città e nel Grande Archivio di Napoli. Ho consultato anche alcuni volumi, indicati nella parte bibliografica. La distruzione dell’Archivio diocesano di Cosenza, operata dai francesi nel decennio 1806-1815, ha limitato fortemente la ricerca relativa ai secoli precedenti; tuttavia il Regesto Vaticano per la Calabria di padre Russo e l’ultima sua opera in corso di stampa mi hanno permesso di gettarvi almeno uno sguardo. Altre notizie ho potuto ricavare dalle relationes ad limina, recentemente ottenute in fotocopia dall’Archivio segreto vaticano, e dalle visite pastorali. Gli statuti conservati nell’Archivio di Stato, e risalenti in buona parte al ’700, hanno fornito ulteriori interessanti notizie. Esaminando i documenti disponibili, ho notato delle contraddizioni sulla natura delle istituzioni, presentate a volte come confraternite e a volte come cappelle o chiese soggette. Per risolverle ho seguito il criterio di accettare la versione dei documenti originali e di quelli del Regesto Vaticano; ho dato valore secondario agli elenchi redatti dai funzionari statali o dalla curia diocesana, perché ne ho notato la scarsa accuratezza. In alcuni casi mi sono limitato a segnalare le differenti versioni. 2. Ampiezza del fenomeno Complessivamente nei 47 comuni della diocesi sono state istituite 245 confraternite così distribuite: file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (1 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA In particolare: 37 Cosenza (di cui 7 nelle sue attuali frazioni) 10 Montalto 9 San Fili 8 Paola, Pedace, Rende 7 Dipignano, Marzi, Spezzano della Sila 6 Acquappesa, Castiglione, Fuscaldo, Mendicino, Rogliano, Rovito, San Giovanni in Fiore 5 Aprigliano, Celico, Lago, San Pietro in Guarano, Spezzano Piccolo, Trenta 4 Carolei, Figline (di cui 1 in comune con Cellara), Malito, Marano Marchesato, Pietrafitta 3 Carpanzano, Altilia, Cerisano, Lappano, Mangone, San Lucido, San Vincenzo La Costa, Santo Stefano di Rogliano, Serra Pedace, Zumpano 2 Belsito, Casole, Cellara (+1 in comune con Figline), Domanico, Grimaldi, Guardia, Paterno 1 Marano Principato, Parenti, Pianecrati 3. Titolo e patrono Le confraternite portano dei titoli molto vari, come emerge dalla tabella seguente. Per semplicità ho raggruppato i titoli simili, come, ad esempio, Rosario e Madonna del Rosario, Carmine e Carmelo ecc. Il patrono corrisponde sempre al santo il cui nome appare nel titolo. 44 Rosario (di cui 6 in titolo plurimo) 37 Immacolata (di cui 4 in titolo plurimo) 36 SS. Sacramento (di cui 5 in titolo plurimo e 4 come «SS. Corpo di Cristo») 16 Annunziata (di cui 2 in titolo plurimo) 11 Carmine (di cui 1 in titolo plurimo) 9 Assunta (di cui 3 in titolo plurimo) 7 Santa Caterina (di cui 2 in titolo plurimo) 6 Addolorata 6 San Giovanni Battista (di cui 1 in titolo plurimo e 1 come San Giovanni Decollato) 5 Maria SS. delle Grazie (di cui 1 in titolo plurimo) 4 S. Maria della Consolazione 4 SS. Trinità (di cui 1 in titolo plurimo) 4 San Giuseppe (di cui 3 in titolo plurimo) 4 San Giacomo (tutte in titolo plurimo) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (2 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA 3 Sacro Cuore 3 Spirito Santo 3 Buona morte 3 San Francesco di Paola 3 San Nicola 3 Croce o Crocifisso (di cui 1 in titolo plurimo) 3 San Michele Arcangelo (di cui 1 in titolo plurimo) 3 San Leonardo (di cui 1 in titolo plurimo) 3 SS. Nome di Gesù (di cui 2 in titolo plurimo) 3 Anime del Purgatorio (di cui 2 in titolo plurimo) 2 Morte o Morte e orazione 2 Natività di Maria V. 2 Madonna di Loreto 2 S. Maria della Misericordia 2 S. Maria del Soccorso 2 S. Maria del Suffragio e anime del Purgatorio 2 San Sebastiano 2 Morti (di cui 1 in titolo plurimo) 2 Purgatorio (di cui 1 in titolo plurimo) 2 S. Maria della Stella (di cui 1 in titolo plurimo) 2 S. Maria della Pace (di cui 1 in titolo plurimo) 2 San Rocco (di cui 1 in titolo plurimo) 2 Santa Sofia (di cui 1 in titolo plurimo) 1 Sant’Anna 1 Sant’Antonio da Padova 1 SS. Salvatore 1 San Pietro Apostolo 1 San Giovanni Evangelista 1 San Francesco d’Assisi 1 Passione 1 Purificazione della B.V.M. 1 S. Maria della Pietà 1 S. Maria del Popolo 1 S. Maria del Riposo 1 S. Maria della Neve 1 S. Maria Maggiore 1 Madonna di Costantinopoli 1 Cinque Piaghe 1 Cordigeri file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (3 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA 1 Dottrina cristiana 1 Santa Lucia 1 Figlie di Maria (in titolo plurimo) 1 Monteoliveto (in titolo plurimo) 1 Sant’Andrea (in titolo plurimo) 1 Sant’Ivone (in titolo plurimo) 1 San Marco (in titolo plurimo) 1 Sant’Agnese (in titolo plurimo) 1 San Crispino (in titolo plurimo) 1 San Crispiniano (in titolo plurimo) Complessivamente 219 confraternite hanno un titolo unico, e 26 hanno un titolo plurimo. Appare evidente la forte estensione della devozione alla Madonna: ben 154 confraternite ne portano il nome, sia pure sotto diversi titoli. La maggiore diffusione del titolo Rosario è legato non tanto alla presenza dei Domenicani, quanto piuttosto alla diffusione della sua recita. Il titolo Immacolata è legato a un voto emesso da Cosenza e dai suoi casali nella seconda metà del ’600. Le confraternite col titolo del SS. Sacramento risalgono in buona parte al periodo dell’episcopato di mons. Costanzo (1591-1617). Molte confraternite vengono indicate con nomi diversi nei vari documenti prodotti durante i secoli: a volte col nome della chiesa in cui hanno la loro sede; a volte, invece, con uno solo dei nomi del loro titolo plurimo. In alcuni casi si genera il dubbio sulla possibilità che si tratti di due istituzioni diverse. 4. Fondazione ed eventuale esaurimento Le notizie relative alla fondazione sono spesso incerte, sia per la perdita dei documenti anteriori al 1818, dovuta alla distruzione dell’archivio diocesano di Cosenza, sia perché il regio assenso è stato reso obbligatorio solo nella seconda metà del ’700 e non tutte lo chiesero. Sembra che le più antiche siano la Confraternita dell’Immacolata Concezione di Cosenza, che risalirebbe al secolo XIII, e l’omonima di Paola che esisteva già nel 1416, perché in quella data stipulò un contratto per un censo. Oltre a queste, almeno 3 confraternite risalgono al ’400, almeno 72 al ’500, almeno 78 al ’600, almeno 60 al ’700, almeno 20 all’800 e 10 al 900. La scarsità delle fonti relative alla fondazione delle confraternite non permette di elaborare una statistica relativa ai promotori: vescovi, parroci, ordini religiosi, gruppi di fedeli, categorie professionali. Tuttavia emerge in qualche modo l’incidenza dei parroci, dell’arcivescovo Costanzo per le Confraternite del SS. Sacramento, della corporazione dei sarti e dei calzolai di Cosenza e di alcuni ordini religiosi: file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (4 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA Domenicani (Rosario), Francescani (Immacolata), Agostiniani (Consolazione), Gesuiti (Buona Morte), Cappuccini e Servi di Maria (Addolorata), Carmelitani (varie). Il regio assenso venne concesso a una sola confraternita nel ’600, la SS. Salvatore dei sarti di Cosenza, a 102 nel ’700 e a 10 nell’800. Pochi i decreti canonici di erezione rinvenuti: quattro del ’500, uno del ’600, uno del ’700, quattordici dell’800 e tre del ’900. Tuttavia a otto decreti arcivescovili di erezione non seguì alcun altro atto. In tali casi il decreto è quasi sempre accompagnato dalla richiesta del parroco del luogo; è perciò probabile che questi non sia poi riuscito a conferire vitalità all’istituzione. Le relationes ad limina nel 1590 segnalano 16 confraternite in Cosenza e altre nei paesi della diocesi; nel 1600 non vi è quasi paese che non abbia una confraternita; nel 1609 mons. Costanzo afferma di aver istituito la Confraternita del SS. Sacramento in tutte le parrocchie; nel 1730 esistono in città 15 confraternite e 100 nel resto della diocesi; nel 1795 vi sono 13 confraternite in città e 98 in diocesi; nel 1821 ancora 13 in città; nel 1838 in città 10 e 90 in diocesi. Anche l’estinzione delle confraternite è accertabile con difficoltà; tuttavia in molti casi è possibile individuarla con notevole approssimazione. Un certo numero di esse sono state soppresse con decreto arcivescovile, ma ciò è avvenuto in seguito alla dichiarazione del parroco che esse non avevano più alcun socio e che i loro beni erano amministrati o dal parroco o dal solo priore. Dai documenti consultati risulta che una confraternita non dà più sue notizie dopo la fine del ’400; 7 si estinguono nel corso del ’500; 59 confraternite prima della fine del ’600; 7 prima della fine del ’700; 35 scompaiono durante il decennio francese; 5 durante il successivo periodo borbonico; 22 tra il 1860 e il 1900; 6 durante la prima guerra mondiale; 2 durante gli anni ’20; 35 non superano la seconda guerra mondiale e 12 si estinguono tra la fine della guerra e oggi; 54 sono ancora in vita. La maggioranza delle confraternite intitolate al SS. Sacramento ebbe una durata relativamente breve; probabilmente ciò è dovuto al fatto che esse non sorsero per decisione spontanea dei fedeli, ma per decisione di mons. Giambattista Costanzo, che resse la diocesi di Cosenza dal 1591 al 1617 2. Nell’annuario diocesano del 1992 sono registrate 49 confraternite, ma per alcune di esse è stato già emanato da vari anni il decreto di soppressione. Attualmente, in seguito all’entrata in vigore della revisione concordataria, è in corso un controllo da parte della Curia diocesana. 5. Scopi e finalità Dai documenti consultati risulta che tutte le confraternite avevano finalità di culto: celebrare la festa del santo protettore, celebrare messe per i defunti, recitare file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (5 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA periodicamente l’ufficio della Madonna o il rosario, «vivere cristianamente uniti in vita e in morte», formarsi alla vita cristiana, ricevere la comunione almeno una domenica al mese e nelle feste principali ecc. Abbastanza diffuso anche il fine di visitare i confratelli infermi per mezzo di ufficiali appositamente eletti e denominati infermieri, e di assicurare ai morti la sepoltura nella propria cappella del cimitero. Le congreghe del SS. Corpo di Cristo avevano anche il compito di rendere pubblicamente onore al Viatico 3. Dai documenti emerge che in molti casi il parroco, anche nel caso di estinzione, continua sia a far celebrare la festa annuale, sia ad assicurare la sepoltura nella cappella del cimitero. Dai documenti consultati non risultano confraternite con fini esclusivi di beneficenza. Tuttavia la beneficenza era diffusa: molte sorteggiavano dei maritaggi annuali; l’Arciconfraternita di S. Maria della Misericordia di Cosenza assisteva i condannati a morte, fra i quali, nel 1844 i fratelli Bandiera, mentre l’Arciconfraternita Morte e orazione della stessa città si proponeva di seppellire i morti. Nel 1686 la Congrega di San Pietro Apostolo di San Pietro in Guarano venne denunciata al tribunale della Sommaria perché risolveva nel suo interno le controversie legali tra i confratelli, evitando loro di ricorrere ai tribunali. Interessante la Confraternita SS. Rosario e S. Leonardo di Aprigliano, che nello statuto del 29 luglio 1731 si impegna a pagare un sussidio giornaliero ai confratelli infermi cronici. 6. Edizioni degli statuti Salvo due sole eccezioni, gli statuti originari delle confraternite anteriori al ’700 sono andati perduti. Restano, invece, molti statuti dal ’700 in poi, dai quali, nonostante seguano un impianto comune, emergono varie particolarità. Dopo il concordato del 1929 venne chiesto a tutte le confraternite di approvare un modello unificato di statuto, modificato dopo i sinodi del 1938 e del 1953. Gli statuti anteriori al ’700 appartengono alla confraternita del SS. Salvatore di Cosenza, dal quale risulta l’obbligo per tutti i sarti di farne parte, e all’Annunziata di Cosenza, che riproduce il modello delle confraternite dei Gesuiti. 7. Organizzazione interna e feste Fin dalle origini tutte le confraternite sono rette democraticamente, secondo il metodo proprio dei pubblici parlamenti delle università calabresi dell’età moderna. Spetta all’assemblea, infatti, eleggere gli ufficiali e decidere sull’ammissione o l’espulsione dei soci. Poche congreghe sono riservate a un solo ceto, nobili o esercenti un’arte, o a file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (6 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA un solo sesso, anche se a volte alle donne non viene riconosciuto il diritto di voto. Le confraternite si distinguono anche per il colore della mozzetta indossata sul camice bianco dai confratelli in occasione delle feste: nera la mozzetta delle congreghe del Rosario, celeste quella dell’Immacolata, turchina quella dell’Annunziata, rossa quella del SS. Sacramento e dello Spirito santo, rossa con fasce celeste quella di S. Caterina e rossa e turchina l’unica confraternita intitolata contemporaneamente a S. Maria della Stella e al SS. Sacramento. In molti statuti il colore non viene indicato. Per quanto concerne le feste c’è da osservare che molte, oltre a celebrare la festa annuale della loro titolare, celebrano anche altre feste o compiono delle funzioni religiose particolari. La congrega Morte e orazione di Cosenza, ad esempio, organizza periodicamente 40 ore consecutive di preghiere per i defunti. Fino al ’700 le confraternite erano autonome e dipendevano dall’autorità ecclesiastica solo per l’aspetto strettamente religioso. Dal ’700 in poi lo Stato ne assunse il controllo e le obbligò a chiedere il regio assenso; il controllo statale venne ribadito dai Borboni durante la restaurazione e dal Regno d’Italia con la legge sulle opere pie del 1891. Nel Concordato del 1929 venne data loro la facoltà di scegliere se dipendere dall’autorità ecclesiastica o da quella civile: la maggior parte scelse l’autorità ecclesiastica. 8. Sede amministrativa e chiesa Ogni confraternita ha cercato di costruirsi una chiesa propria, perché ciò conferisce loro maggiore indipendenza; poche hanno sede in una cappella della chiesa parrocchiale. Le loro chiese sono in buona parte conservate e alcune sono utilizzate come chiese parrocchiali. 9. Eventuali protettori Dai documenti consultati risulta un solo caso di cardinale protettore. Nel 1581, infatti, la congrega dello Spirito Santo di Cosenza chiede al card. Sirleto di diventare suo protettore. L’esito non è noto. 10. Aggregazione a Roma L’aggregazione all’omonima confraternita di Roma risulta per 35 istituzioni variamente intitolate: Immacolata 14, SS. Sacramento 9, Addolorata 3, Rosario 2, Assunta 2, Annunziata, Suffragio, Morte e orazione, S. Caterina e San Rocco 1. La Congrega dei Cordigeri risulta aggregata alla confraternita madre di Assisi, e quella file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (7 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA della Consolazione all’omonima congrega di Bologna. 11. Numero dei membri in varie epoche Il numero dei confratelli è molto variabile: la confraternita del Carmine di Cerisano, ad esempio, nel 1929 aveva 1500 confratelli e 1300 consorelle; altre ne avevano un numero più ridotto fino a giungere a 5 o 6 persone o, nella fase finale, al solo priore. 12. Entità del patrimonio, rendite, entrate Nell’Archivio diocesano sono conservate due platee del ’700: quelle della Natività e dell’Assunta di Cosenza; per l’800, invece, esistono nell’Archivio di Stato gli stati discussi quinquennali, i conti annuali e gli elenchi compilati dalla prefettura dopo il 1860. Per il passato non ho notato casi di notevole ricchezza: in genere le confraternite possedevano qualche casa, qualche terreno, dei censi, dei legati di culto e dei titoli di Stato. Attualmente la maggior parte delle confraternite vive grazie ai contributi dei confratelli e agli introiti delle feste, perché i loro beni sono stati incamerati in esecuzione della legge del 1891 sulle opere pie. La svalutazione ha poi eroso le rendite fisse, per cui queste si sono ridotte a importi puramente simbolici. Dall’elenco del 1871 risulta che la più ricca era la congrega del Rosario di Cosenza con una rendita annua di L. 2467,71, seguita dal Suffragio con L. 2157,85 e dall’Annunziata, entrambe di Cosenza, con L. 1049,80. Le più povere risultano essere la congrega S. Sebastiano di Perito di Pedace con una rendita di L. 5,10 e San Pietro Apostolo di San Pietro in Guarano con L. 7,45 annue. 13. Ruolo della confraternita nella committenza artistica Tutte le confraternite che hanno avuto una certa durata hanno anche avuto un ruolo sul piano della committenza artistica. Questo ruolo non sempre emerge con chiarezza dai documenti, sia perché spesso lacunosi, sia perché il compilatore è a volte molto generico. In genere le confraternite curavano molto le loro chiese: sono da segnalare alcuni casi di notevole bellezza; fra queste la chiesa (ora cappella) del Rosario di Cosenza (convento di san Domenico), quella di Santa Caterina di Cosenza (convento di san Francesco d’Assisi), quella di S. Maria del Suffragio di Cosenza (chiesa dell’Oratorio nella parrocchia di San Gaetano), quella di Santa Maria del Riposo di Montalto (dove file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (8 of 39) [29/11/02 10.04.18] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA è conservato un dipinto che viene ritenuto un ritratto originale di San Francesco di Paola). Il tema iconografico preferito è ovviamente la figura del patrono, rappresentato in genere da una statua lignea o da una tela. Non mancano, tuttavia, rappresentazioni più complesse, come la serie delle tele di Santa Maria del Suffragio di Cosenza (che rappresenta il ciclo della vita della Madonna) e quella di Santa Caterina di Cosenza. 14. Sinodi diocesani Fin dal loro sorgere i vescovi di Cosenza si sono occupati delle confraternite. Il concilio provinciale celebrato dall’arcivescovo Petrignani nel 1579 invita i vescovi suffraganei a sorvegliare le confraternite perché rispettino i loro statuti e siano rafforzate nel viverli; proibisce l’erezione di nuove istituzioni senza il permesso vescovile e la predicazione nelle adunanze senza analogo permesso. Il concilio provinciale Costanzo 1596 invita i vescovi a dirimere le controversie relative alle precedenze, vieta l’erezione di nuove confraternite non autorizzate dalla Santa Sede o dai vescovi e invita i confratelli delle congreghe del SS.mo Corpo di Cristo a prestare onore al Viatico non appena la campana annunzia la comunione agli infermi. Anche i sinodi diocesani di Cosenza si sono occupati delle confraternite. Il sinodo Costanzo 1592 conferma le prescrizioni del concilio Petrignani e obbliga le congreghe a far redigere da un notaio l’elenco dei loro beni. Il Castiglion Morelli 1645 stabilisce l’elezione annuale degli amministratori, da sottoporre alla conferma vescovile, e sancisce l’obbligo di amministrare i beni con cura e di far redigere i rendiconti annuali da due sacerdoti: uno nominato dal vescovo e uno nominato dai confratelli. Il Sanfelice 1678 conferma le norme del sinodo Castiglion Morelli. Il Brancaccio 1707 conferma la necessità del permesso vescovile per l’erezione delle confraternite e l’elezione dei loro dirigenti; obbliga gli amministratori a prestare giuramento prima di assumere l’incarico nelle mani del parroco o di un sacerdote da lui designato e a consegnare al termine del mandato un libro con l’indicazione di tutti i beni; vieta le spese superiori ai venti carlini senza il permesso arcivescovile; vieta anche ogni funzione di qualsiasi tipo di spettanza delle parrocchie, come anche le processioni o le questue non autorizzate dall’arcivescovo. In tempi a noi più vicini i sinodi Nogara 1938 e Calcara 1953 impongono l’approvazione di un modello unico di statuto e l’istituzione delle confraternite del SS. Sacramento e della Dottrina cristiana secondo le norme dei canoni 708 e 711 del codice di diritto canonico. 15. Bibliografia utilizzata file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (9 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA S. CHIATTO, Storia di Lago e Laghitello attraverso le locali istituzioni ecclesiastiche, Tip. Tocci, Cosenza 1992. C. MINICUCCI, L’arciconfraternita del SS. Salvatore, «Parola di vita», VIII (1932), n. 1, 15.1, p. 1. Id., L’arciconfraternita di S. Caterina, ivi, VIII (1932), n. 2, p. 2. Id., L’arciconfraternita di S. Maria del Suffragio, ivi, VIII (1932), n. 4, 29.2, p. 3. Id., L’arciconfraternita dell’Assunta, ivi, VIII (1932), n. 5, 15.3, p. 1. Id., L’arciconfraternita del SS. Rosario, ivi, VIII (1932), n. 17, 15.9, p. 2. Id., L’arciconfraternita della Morte, ivi, VIII (1932), n. 18, 1.10, pp. 1-2. Id., L’arciconfraternita della Misericordia, ivi, VIII (1932), n. 20, 31.10, p. 2. Id., La confraternita dell’Annunziata, ivi, VIII (1932), n. 21, 16.11, p. 1. Id., La confraternita della Consolazione, ivi, IX (1933), n. 2, 31.1, p. 1. Id., Cosenza sacra, Cosenza 1932. L. INTRIERI, La congregazione di San Pietro Apostolo in San Pietro in Guarano, Cosenza 1987. T.PEDRETTI, Cellara attraverso i secoli, Cosenza 1982. F. RIZZUTI, Breve storia di Pedace, Catanzaro 1982. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, voll. 11, Roma 1974-1992. Id., I Francescani Minori Conventuali in Calabria, Catanzaro 1982. Id., Le confraternite della Calabria (dattiloscritto). G. VALENTE, Chiese conventi confraternite e congreghe di Celico e Minnito, Chiaravalle Centrale 1979. 16. Elenco delle confraternite 4 * ACQUAPPESA 1: Addolorata. Aggregata a Roma il 23.7.1740 (Russo, p. 20). * ACQUAPPESA 2: Rosario. Già in attività nel 1757 (Russo, p. 20). * ACQUAPPESA 3: Morti. Il suo statuto viene approvato nel 1777 (Russo, p. 20). * ACQUAPPESA 4: S. Giuseppe e S. Caterina. Nel 1791 viene inviata una supplica al re per la riorganizzazione della congrega (Russo, p. 20). * ACQUAPPESA 5: Buona Morte. Il suo statuto viene approvato nel 1795 (Russo, p. 20). * ACQUAPPESA 6: B. Maria V. del Carmelo. Eretta con decreto arcivescovile nel 1891 (ASD.Cf). * ALTILIA 1: SS. Sacramento. Viene aggregata all’Arciconfraternita di S. Maria sopra Minerva di Roma il 15.5.1565 (Russo, p. 25). * ALTILIA 2: Immacolata. Sorta nella chiesa dei Conventuali, il 10.8.1580 viene aggregata all’arc. di San Lorenzo in Damaso di Roma (Conv. p. 94; Russo, pp. 25-26). Potrebbe riferirsi a lei o alla Congrega del Rosario l’indulgenza concessa il 26.5.1594 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (10 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA dalla S. Sede alla confr. della «B. Maria» per la festa della «B. Maria» (Reg. Vat. n. 24836). * ALTILIA 3: Rosario. Eretta nel 1573, il suo statuto viene confermato nel 1577 (Conv. p. 94; Russo, p. 26). Nel 1888 il parroco protesta perché il priore della confraternita, da lui stabilita nel primo anno del suo ministero, agisce di testa sua (ASD.Cf). È evidente che la confraternita aveva avuto una lunga interruzione. * APRIGLIANO 1 (fraz. CORTE): SS. Rosario e S. Leonardo. Il 29-7-1731 le viene concesso il regio assenso, ma dichiara di essere stata eretta ab immemorabili per recitare l’ufficio della Vergine, celebrare la messa per i defunti ecc.; i confratelli indossano la mozzetta nera con cappuccio, pagano grana 20 annui, possono essere ammessi solo se laici, e ricevono un sussidio giornaliero se infermi cronici (AS.ST). Nel Reg. 1995 (AS), relativo al 1831-37, è registrata con la denominazione di «SS. Sacramento e S. Leonardo»; idem in ASD.Rl 1838. Nel 1868 ha una rendita di L. 94.50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Viene soppressa due volte con decreto arcivescovile perché estinta: nel 1944 e nel 1958 (Boll.CS), ma risulta ancora nell’elenco delle confraternite in attività (Ann. 1992). * APRIGLIANO 2 (fraz. VICO): S. Maria Assunta e S. Andrea apostolo. Il 29-2-1768 le viene concesso il regio assenso; tra le sue finalità vi è l’obbligo di frequentare la comunione, recitare mattutino e lodi nei giorni festivi, visitare i fratelli ammalati e carcerati ecc. (AS.St) (AS.NA, 3/7). Nel 1868 ha una rendita di L. 150,47 (AS.Re). Nel 1931 ha una propria chiesa, 63 confratelli e 211 consorelle (ASD.Cf). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * APRIGLIANO 3 (fraz. AGOSTO): SS. Immacolata. Il suo statuto viene approvato il 27.5.1768: la confraternita è eretta nel soppresso convento del Carmine, si impegna alla comunione la prima domenica di ogni mese e a celebrare la festa dell’8 dicembre (ASD.Cf; AS.St.; AS.NA, 29/7). Nel 1868 ha una rendita di L. 132.50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988) ed è ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * APRIGLIANO 4 (fraz. Guarno): S. Maria Lauretana. Riceve il regio assenso il 7-11777, ma dichiara di essere stata eretta da duecento anni e di proporsi come fine la comunione nelle feste, la recita dell’ufficio dei morti la prima domenica di ogni mese ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 169.83 (AS.Re). Nel 1936 è ridotta a un solo componente ed è proprietaria della chiesa parrocchiale di S. Domenica V. e M. (ASD.Vp). * APRIGLIANO 5: S. Maria delle Grazie e San Giacomo apostolo. Ripristinata il 27-81822, ha come fine la comunione, la recita dell’ufficio dei defunti l’ultima domenica di ogni mese, la visita settimanale ai fratelli infermi ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 123.68 (AS.Re). Ormai estinta, nel 1954 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (11 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * BELSITO 1: SS. Rosario. Costituita il 18-12-1618, riceve l’approvazione delle regole con rescritto reale del 4-12-1824; i confratelli pagano 12 grana annui, indossano la mozzetta nera e hanno una sepoltura propria; le sorelle non hanno diritto di parola ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 73,88 (AS.Re). * BELSITO 2: Immacolata. Nel 1628 ha un oratorio proprio, 46 iscritti e segue le regole delle congregazioni dei Gesuiti (Russo, p. 40). * CAROLEI 1: Immacolata. Nel 1584 viene aggregata a S. Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 64). Il 1-8-1601 la S. Sede le concede delle indulgenze per le feste di Natale, Pentecoste, Annunciazione e Assunzione (Reg. Vat. n. 25720). Riceve una prima volta lo statuto nel 1762 (AS.NA, 73/13) e il 16-5-1858 il regio assenso; indossa una mozzetta celeste (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 195,59 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ha una chiesa propria (ASD.Cf) ed è ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * CAROLEI 2: SS. Sacramento. Già in attività almeno dal 1628 (Russo, p. 64), riceve una prima volta il regio assenso nel 1760 (AS.NA, 118/27) e una seconda volta il 16-51858: i confratelli indossano la mozzetta rossa e possono essere ammessi solo i «galantuomini e quelli che esercitano un’arte liberale» (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 390,52 (AS.Re). Nel 1939 passa all’Ente comunale di assistenza con decreto prefettizio; ha una cappella nella chiesa di S. Maria Assunta (ASD.Cf). * CAROLEI 3: S. Caterina. Il 1-12-1610 la S. Sede le concede delle indulgenze da fruire nelle feste di S. Caterina, S. Antonio, S. Tommaso d’Aquino, Ss. Filippo e Giacomo, S. Maria Maddalena (Reg. Vat. 26853). Dalle regole del 1856 risulta che i confratelli vestono la mozzetta rossa con fasce celesti, che è stata eretta nel soppresso convento dei PP. Carmelitani, chiesa di S. Caterina V. M., e aggregata all’Arciconfraternita della Resurrezione di Cristo a Roma nel 1595 dal papa Clemente VIII; il regio assenso le viene concesso il 16.5.1858 (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 125,83 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * CAROLEI 4: Rosario. La sua erezione viene approvata dal generale dei Domenicani il 22-11-1579 (Russo, p. 64). * CARPANZANO 1: SS. Rosario. L’ordine dei Domenicani ne autorizza l’istituzione nel 1712 (Russo, p. 65) e il 30-10-1768 riceve il regio assenso da cui risulta che è eretta dentro la chiesa parrocchiale dell’Annunziata dal 1589 con decreto arcivescovile e si impegna alla recita domenicale del rosario in chiesa (AS.St). Dopo una controversia di 40 anni con la Confraternita del Carmine, le viene riconosciuto il diritto di precedenza nelle processioni perché più antica (AS.As). Nel 1868 ha una rendita di L. 301,19 (AS.Re). Nel 1947 ha una cappella nella chiesa delle Grazie, ma è non più in attività (ASD.Cf). Ormai estinta, nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (12 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * CARPANZANO 2: Arc. S. Maria del Carmine. Nel 1628 ha 42 iscritti (Russo, p. 65); il 30-1-1769 riceve il regio assenso e trovasi eretta nella chiesa parrocchiale (AS.St; AS.NA, 44/5). Soppressa nel 1955 con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * CARPANZANO 3: Servi di Maria o dei Sette Dolori. Statuti approvati nel 1769 (AS.NA, 95/22) e nel 1776 (AS.NA, 31/14; Russo, p. 65). * CASOLE BRUZIO 1: SS. Sacramento. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 67). * CASOLE BRUZIO 2: Arc. SS. Vergine Annunziata. Eretta nel 1757 (Russo, p. 67), il 9-6-1777 riceve il regio assenso. Nello statuto è stabilita la nomina di «infermieri» per visitare i fratelli ammalati; gli aderenti pagano grana 1 al mese, indossano una mozzetta turchina, si obbligano a recitare in ogni festa il rosario e chi sa leggere canta l’ufficio (AS.St; AS.NA, 58/15). Nel 1873 nomina il padre spirituale, è una confraternita maschile e porta il nome di «SS. Sacramento, Annunciata e Rosario»; nel 1936, invece, porta il titolo di «Figlie di M. SS. Annunziata» e conta 105 consorelle (ASD.Cf). È dubbio se quest’ultima sia una Congrega diversa o se è la medesima che ha subito un cambiamento. Mancano notizie successive. * CASTIGLIONE COSENTINO 1: Maria SS. dei sette dolori. Il 31-10-1756 riceve il regio assenso: è eretta dentro la chiesa parrocchiale per guadagnare le indulgenze, fa celebrare funerali per i defunti e i confratelli pagano la quota annuale di grana 12 (AS.St; AS.NA, 88/4). Nel 1930 porta il titolo di «SS. Addolorata» (ASD.Cf) e passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 2: Maria SS. del Rosario. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 70), nel 1793 riceve il regio assenso e le medesime regole della Congrega del Rosario eretta nel monastero degli 88 domenicani della Serra della Guardia Lombarda in Calabria Citra (ASD.Cf). Tra il 1825 e il 1839 riceve nuove regole da re Francesco I (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 151,59 (AS.Re) e passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 3: SS. Annunziata e Trinità dei Pellegrini. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 70), il 4-5-1829 riceve l’approvazione delle regole col nome di «SS. Annunziata» (AS.St), ma in un altro documento la sua denominazione è indicata in modo diverso: «SS. Trinità dei pellegrini eretta dentro la chiesa della SS. Annunziata» (AS.St, b. 13, p. 47). Nel 1868 ha una rendita di L. 541,50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). La sua chiesa è crollata nel 1926 (ASD.Cf, questionario 1947), ma la Confraternita è ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 4: Immacolata Concezione. Eretta nella chiesa di San Nicola, il 2-10-1603 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa dell’Immacolata (Reg. Vat. n. 25938); riceve lo statuto nel 1739 come «Immacolata Concezione e S. Antonio» (AS.NA, 50/9) file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (13 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * CASTIGLIONE COSENTINO 5: S. Sofia. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 70). * CASTIGLIONE COSENTINO 6: SS. Sacramento. Nel 1936 vi aderiscono 10 uomini e 20 donne (ASD.Vp). * CASTROLIBERO (già CASTELFRANCO) 1: Rosario. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 71). * CASTROLIBERO 2: Madonna della Stella. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 71). * CASTROLIBERO 3: S. Giovanni Decollato. Nel 1798 riceve lo statuto (AS.NA, 48/31). * CASTROLIBERO 4: SS. Sacramento. Nel 1936 vi aderiscono 6 uomini e 3 donne (ASD.Vp). * CELICO 1: S. Maria dell’Assunta detta del Fosso. Il 1-5-1585 viene confermata l’indulgenza concessale da Gregorio XIII per le feste dell’Assunzione e della Visitazione; la confraternita è sita nella chiesa omonima (Reg. Vat. n. 23776). Le indulgenze vengono confermate nel 1615-1620 (Reg. Vat. n. 28359) e il 5-4-1710 vengono concesse per la festa dell’Assunzione e per altre quattro feste principali della Madonna (Reg. Vat. n. 51568). Il 30-11-1752 le vien concesso il regio assenso: è aggregata all’Arciconfraternita del SS. Nome di Maria di Roma e si propone come fine la frequenza ai sacramenti, la celebrazione delle feste dell’Assunta e del SS. Nome di Maria, la recita dell’ufficio nell’ultima domenica di ogni mese, la recita del rosario da chi non sa leggere e la visita a infermi e carcerati (AS.St; AS.NA, 106/10). Nel 1835 è nella chiesetta di S. Antonio (ASD.Vp). Nel 1868 ha una rendita di L. 94.50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Viene soppressa due volte con decreto arcivescovile perché estinta: nel 1944 e nel 1958 (Boll.CS), ma risulta ancora nell’elenco delle confraternite in attività (Ann. 1992). * APRIGLIANO 2 (fraz. VICO): S. Maria Assunta e S. Andrea apostolo. Il 29-2-1768 le viene concesso il regio assenso; tra le sue finalità vi è l’obbligo di frequentare la comunione, recitare mattutino e lodi nei giorni festivi, visitare i fratelli ammalati e carcerati ecc. (AS.St) (AS.NA, 3/7). Nel 1868 ha una rendita di L. 150,47 (AS.Re). Nel 1931 ha una propria chiesa, 63 confratelli e 211 consorelle (ASD.Cf). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * APRIGLIANO 3 (fraz. AGOSTO): SS. Immacolata. Il suo statuto viene approvato il 27.5.1768: la confraternita è eretta nel soppresso convento del Carmine, si impegna alla comunione la prima domenica di ogni mese e a celebrare la festa dell’8 dicembre (ASD.Cf; AS.St.; AS.NA, 29/7). Nel 1868 ha una rendita di L. 132.50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988) ed è ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * APRIGLIANO 4 (fraz. Guarno): S. Maria Lauretana. Riceve il regio assenso il 7-1file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (14 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA 1777, ma dichiara di essere stata eretta da duecento anni e di proporsi come fine la comunione nelle feste, la recita dell’ufficio dei morti la prima domenica di ogni mese ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 169.83 (AS.Re). Nel 1936 è ridotta a un solo componente ed è proprietaria della chiesa parrocchiale di S. Domenica V. e M. (ASD.Vp). * APRIGLIANO 5: S. Maria delle Grazie e San Giacomo apostolo. Ripristinata il 27-81822, ha come fine la comunione, la recita dell’ufficio dei defunti l’ultima domenica di ogni mese, la visita settimanale ai fratelli infermi ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 123.68 (AS.Re). Ormai estinta, nel 1954 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). * BELSITO 1: SS. Rosario. Costituita il 18-12-1618, riceve l’approvazione delle regole con rescritto reale del 4-12-1824; i confratelli pagano 12 grana annui, indossano la mozzetta nera e hanno una sepoltura propria; le sorelle non hanno diritto di parola ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 73,88 (AS.Re). * BELSITO 2: Immacolata. Nel 1628 ha un oratorio proprio, 46 iscritti e segue le regole delle congregazioni dei Gesuiti (Russo, p. 40). * CAROLEI 1: Immacolata. Nel 1584 viene aggregata a S. Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 64). Il 1-8-1601 la S. Sede le concede delle indulgenze per le feste di Natale, Pentecoste, Annunciazione e Assunzione (Reg. Vat. n. 25720). Riceve una prima volta lo statuto nel 1762 (AS.NA, 73/13) e il 16-5-1858 il regio assenso; indossa una mozzetta celeste (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 195,59 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ha una chiesa propria (ASD.Cf) ed è ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * CAROLEI 2: SS. Sacramento. Già in attività almeno dal 1628 (Russo, p. 64), riceve una prima volta il regio assenso nel 1760 (AS.NA, 118/27) e una seconda volta il 16-51858: i confratelli indossano la mozzetta rossa e possono essere ammessi solo i «galantuomini e quelli che esercitano un’arte liberale» (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 390,52 (AS.Re). Nel 1939 passa all’Ente comunale di assistenza con decreto prefettizio; ha una cappella nella chiesa di S. Maria Assunta (ASD.Cf). * CAROLEI 3: S. Caterina. Il 1-12-1610 la S. Sede le concede delle indulgenze da fruire nelle feste di S. Caterina, S. Antonio, S. Tommaso d’Aquino, Ss. Filippo e Giacomo, S. Maria Maddalena (Reg. Vat. 26853). Dalle regole del 1856 risulta che i confratelli vestono la mozzetta rossa con fasce celesti, che è stata eretta nel soppresso convento dei PP. Carmelitani, chiesa di S. Caterina V. M., e aggregata all’Arciconfraternita della Resurrezione di Cristo a Roma nel 1595 dal papa Clemente VIII; il regio assenso le viene concesso il 16.5.1858 (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 125,83 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita nel 1992 (Ann. 1992). * CAROLEI 4: Rosario. La sua erezione viene approvata dal generale dei Domenicani file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (15 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA il 22-11-1579 (Russo, p. 64). * CARPANZANO 1: SS. Rosario. L’ordine dei Domenicani ne autorizza l’istituzione nel 1712 (Russo, p. 65) e il 30-10-1768 riceve il regio assenso da cui risulta che è eretta dentro la chiesa parrocchiale dell’Annunziata dal 1589 con decreto arcivescovile e si impegna alla recita domenicale del rosario in chiesa (AS.St). Dopo una controversia di 40 anni con la Confraternita del Carmine, le viene riconosciuto il diritto di precedenza nelle processioni perché più antica (AS.As). Nel 1868 ha una rendita di L. 301,19 (AS.Re). Nel 1947 ha una cappella nella chiesa delle Grazie, ma è non più in attività (ASD.Cf). Ormai estinta, nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). * CARPANZANO 2: Arc. S. Maria del Carmine. Nel 1628 ha 42 iscritti (Russo, p. 65); il 30-1-1769 riceve il regio assenso e trovasi eretta nella chiesa parrocchiale (AS.St; AS.NA, 44/5). Soppressa nel 1955 con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * CARPANZANO 3: Servi di Maria o dei Sette Dolori. Statuti approvati nel 1769 (AS.NA, 95/22) e nel 1776 (AS.NA, 31/14; Russo, p. 65). * CASOLE BRUZIO 1: SS. Sacramento. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 67). * CASOLE BRUZIO 2: Arc. SS. Vergine Annunziata. Eretta nel 1757 (Russo, p. 67), il 9-6-1777 riceve il regio assenso. Nello statuto è stabilita la nomina di «infermieri» per visitare i fratelli ammalati; gli aderenti pagano grana 1 al mese, indossano una mozzetta turchina, si obbligano a recitare in ogni festa il rosario e chi sa leggere canta l’ufficio (AS.St; AS.NA, 58/15). Nel 1873 nomina il padre spirituale, è una confraternita maschile e porta il nome di «SS. Sacramento, Annunciata e Rosario»; nel 1936, invece, porta il titolo di «Figlie di M. SS. Annunziata» e conta 105 consorelle (ASD.Cf). È dubbio se quest’ultima sia una Congrega diversa o se è la medesima che ha subito un cambiamento. Mancano notizie successive. * CASTIGLIONE COSENTINO 1: Maria SS. dei sette dolori. Il 31-10-1756 riceve il regio assenso: è eretta dentro la chiesa parrocchiale per guadagnare le indulgenze, fa celebrare funerali per i defunti e i confratelli pagano la quota annuale di grana 12 (AS.St; AS.NA, 88/4). Nel 1930 porta il titolo di «SS. Addolorata» (ASD.Cf) e passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 2: Maria SS. del Rosario. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 70), nel 1793 riceve il regio assenso e le medesime regole della Congrega del Rosario eretta nel monastero degli 88 domenicani della Serra della Guardia Lombarda in Calabria Citra (ASD.Cf). Tra il 1825 e il 1839 riceve nuove regole da re Francesco I (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 151,59 (AS.Re) e passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 3: SS. Annunziata e Trinità dei Pellegrini. Già in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (16 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA attività nel 1628 (Russo, p. 70), il 4-5-1829 riceve l’approvazione delle regole col nome di «SS. Annunziata» (AS.St), ma in un altro documento la sua denominazione è indicata in modo diverso: «SS. Trinità dei pellegrini eretta dentro la chiesa della SS. Annunziata» (AS.St, b. 13, p. 47). Nel 1868 ha una rendita di L. 541,50 (AS.Re). Passa all’autorità ecclesiastica nel 1939 (Ann. 1988). La sua chiesa è crollata nel 1926 (ASD.Cf, questionario 1947), ma la Confraternita è ancora in vita (Ann. 1992). * CASTIGLIONE COSENTINO 4: Immacolata Concezione. Eretta nella chiesa di San Nicola, il 2-10-1603 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa dell’Immacolata (Reg. Vat. n. 25938); riceve lo statuto nel 1739 come «Immacolata Concezione e S. Antonio» (AS.NA, 50/9) * CASTIGLIONE COSENTINO 5: S. Sofia. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 70). * CASTIGLIONE COSENTINO 6: SS. Sacramento. Nel 1936 vi aderiscono 10 uomini e 20 donne (ASD.Vp). * CASTROLIBERO (già CASTELFRANCO) 1: Rosario. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 71). * CASTROLIBERO 2: Madonna della Stella. Nel 1628 trovasi nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 71). * CASTROLIBERO 3: S. Giovanni Decollato. Nel 1798 riceve lo statuto (AS.NA, 48/31). * CASTROLIBERO 4: SS. Sacramento. Nel 1936 vi aderiscono 6 uomini e 3 donne (ASD.Vp). * CELICO 1: S. Maria dell’Assunta detta del Fosso. Il 1-5-1585 viene confermata l’indulgenza concessale da Gregorio XIII per le feste dell’Assunzione e della Visitazione; la confraternita è sita nella chiesa omonima (Reg. Vat. n. 23776). Le indulgenze vengono confermate nel 1615-1620 (Reg. Vat. n. 28359) e il 5-4-1710 vengono concesse per la festa dell’Assunzione e per altre quattro feste principali della Madonna (Reg. Vat. n. 51568). Il 30-11-1752 le vien concesso il regio assenso: è aggregata all’Arciconfraternita del SS. Nome di Maria di Roma e si propone come fine la frequenza ai sacramenti, la celebrazione delle feste dell’Assunta e del SS. Nome di Maria, la recita dell’ufficio nell’ultima domenica di ogni mese, la recita del rosario da chi non sa leggere e la visita a infermi e carcerati (AS.St; AS.NA, 106/10). Nel 1835 è nella chiesetta di S. Antonio (ASD.Vp). Nel 1868 ha una rendita di L. 139,69 (AS.Re) e nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica, ma è già estinta da tempo; viene perciò soppressa con decreto arcivescovile nel 1958, ma risulta ancora elencata fra quelle in vita (ASD.Cf; Boll.CS; Ann. 1988; Ann. 1992). * CELICO 2: SS. Annunziata. Nel 1615-1620 le vengono concesse delle indulgenze dalla S. Sede (Reg. Vat. n. 28351). Nell’ottobre del 1764 riceve il regio assenso: da molti anni i confratelli si radunano in una piccola chiesa di Celico, invocando S. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (17 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA Giovanni Battista ma «sotto il titolo dell’Annunziata»; in seguito erigono nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo due cappelle: una al SS. Sacramento e una al Purgatorio. Nel 1585 ha ottenuto dei privilegi da Gregorio XIII come Confraternita del SS. Sacramento, e nel 1608 Paolo V le concede delle indulgenze come «Annunziata» e l’aggrega alla chiesa di S. Maria sopra Minerva dei PP. Predicatori (AS.St; AS.NA, 109/4). Valente (pp. 142-143n) riporta il documento originale da cui risulta che l’aggregazione era avvenuta come «SS. Sacramento». Nel 1868 ha una rendita di L. 81,26 (AS.Re). Esercita lo jus patronatus sulla cappella del SS. Sacramento nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo (AS.ST; 1828-32 AS.Sd, b. 5, foglio 17) e sulla cappella del Purgatorio nella medesima chiesa (AS.St; 1828-32 AS.Sd, b. 5, foglio 13). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988), ma è ormai già estinta; viene perciò soppressa con decreto arcivescovile nel 1955 (Boll.CS). * CELICO (Minnito) 3: Arc. Immacolata Concezione di Maria. Nel 1640 viene autorizzata dalla Curia arcivescovile di Cosenza a erigere la propria cappella (Valente, p. 228). Il 10-3-1778 riceve il regio assenso: attigua alla chiesa di S. Nicolò di Bari; nel 1607 Paolo V l’aveva aggregata a quella di S. Lorenzo in Damaso; celebra la festa 8 dicembre; ha sede propria e la sua cappella del Purgatorio nella chiesa di S. Nicola; i confratelli recitano l’ufficio o il rosario domenicale (AS.St; AS.NA, 133/14). Nel 1868 ha una rendita di L. 83.74 (AS.Re). Ormai estinta, viene soppressa nel 1955 con decreto arcivescovile. * CELICO 4: Spirito Santo. Il 13-6-1624 le vengono concesse indulgenze per le feste principali (Reg. Vat. n. 29022). Il 7-2-1700 rinnova gli statuti: è eretta nella cappella omonima dei PP. Domenicani e dispone di un capitale di 272 ducati che dà a censo (Valente, pp. 143-145). Nel 1954 è amministrata dall’Ente comunale di assistenza (ASD.Cf) e l’anno successivo viene soppressa con decreto arcivescovile, perché estinta (Boll.CS). * CELICO 5: SS. Rosario. Eretta nel convento dei Domenicani, il 6-3-1701 sottoscrive un atto notarile che regola il seppellimento delle sorelle (Valente, p. 147). * CELLARA 1: S. Maria della Stella e SS. Sacramento. Già in attività nel 1601 col titolo di S. Maria delle Grazie, nel 1605 si fonde con quella del SS. Sacramento e assume il doppio nome (ASD.Vp 1601; Pedretti, pp. 22, 32-33). Attiva nel 1628 (Russo, p. 93), il 17-3-1777 riceve il regio assenso: aggregata alla Confraternita della Minerva in Roma il 22 maggio 1560; celebra la festa l’8 settembre; i confratelli recitano l’ufficio o il rosario nei giorni festivi e indossano una mozzetta rossa e turchina (AS.St; AS.NA, 70/15). Nel 1868 ha una rendita di L. 50,09 (AS.Re). Nel 1954 è soppressa con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * CELLARA 2: SS. Sacramento. Esistente nel 1601 si fonde nel 1605 con quella della Stella, assumendo il nome di «Arciconfraternita di S. Maria della Stella e del SS. Sacramento» (Pedretti, pp. 32-33). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (18 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * CERISANO 1: SS. Rosario e SS. Nome di Gesù. Col titolo SS. Nome di Dio nel 1628 è già in attività nella cappella della Circoncisione dei Domenicani (Russo, p. 96). Ancora attiva nel 1684 (Russo, p. 95), il 25-7-1767 riceve il regio assenso con gli obblighi delle confraternite dello stesso nome (AS.St; AS.NA, 98/5). Nel 1868 ha una rendita di L. 416,36 (AS.Re). Ha una chiesa propria (ASD.Cf); nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * CERISANO 2: B.M.V. del Monte Carmelo. Il 20-6-1824 vengono approvate le sue regole: i confratelli si impegnano alla comunione festiva ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 329,37 (AS.Re). Nel 1894 riceve il decreto arcivescovile di erezione canonica e il decreto dell’Ordine carmelitano; ha una chiesa propria, 1500 confratelli e 1300 consorelle (ASD.Cf). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * CERISANO 3: SS. Sacramento. Il 19-2-1566 è aggregata all’omonima Confraternita di S. Maria sopra Minerva (Russo, p. 96). Nel 1628 è già in attività nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo (Russo, p. 95). Eretta nella chiesa parrocchiale, riceve un lascito testamentario nel 1876, l’approvazione canonica nel 1927 e ha 250 confratelli nel 1936 (ASD.Cf). * COSENZA 1: SS. Salvatore. L’8-7-1618 riceve dalla S. Sede la conferma e la concessione di nuovi privilegi (Reg. Vat. n. 28017). Il 2-6-1653 riceve il regio assenso: è eretta nella cappella del SS. Salvatore e di S. Omobono «dell’arte dei Cositori». Dalle regole del 21-10-1652 risulta che i sarti sono obbligati a farne parte e che celebra la festa il 6 agosto (AS.St). L’11-9-1767 vengono nuovamente approvate le regole. Nelle processioni dell’800 ha precedenza su tutte le altre confraternite, perché ha ricevuto prima di tutte il regio assenso (ASD.Cf). Il 14-3.-1857 Ferdinando II autorizza l’aggiunta del titolo di «SS. Sacramento». Nel 1868 ha una rendita di L. 26,27 (AS.Re). Il 30-3-1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1980 la sua chiesa viene ceduta agli albanesi della città come sede della parrocchia personale dipendente dall’eparchia di Lungro. Ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 2: S. Caterina. Il 31-8-1753 riceve il regio assenso e dichiara di essere stata fondata nel ’500 nella chiesa posta accanto al convento di S. Francesco di Assisi (ora inglobata in essa); i confratelli si impegnano alla comunione festiva ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 520,47 (AS.Re). La chiesa è in stile barocco ricchissimo con stalli in noce e sei grandi quadri di pittore fiammingo; all’altare vi è un polittico quattrocentesco con S. Caterina (Minicucci). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 3: Arc. S. Maria de’ Suffragi e Anime del Purgatorio. Il 30-9-1762 riceve il regio assenso: eretta nella chiesa dei Teatini (AS.St; AS.NA, 71/13), adorna di tele ad olio del ’600 (Fuga in Egitto, visita a S. Elisabetta, sposalizio di Maria, natività ecc.) (Minicucci). Nel 1868 ha una rendita di L. 3283,28 (AS.Re). Nel 1979 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (19 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 4: Arc. SS. Rosario e SS. Nome di Gesù. Col titolo di SS. Nome di Dio, nel 1590 è già in attività (Russo, p. 112). Il 15-5-1680 la S. Sede ordina che si facciano restituire i beni sottratti a detta confraternita (Reg. Vat. n. 44425). Il 31-7-1764 riceve il regio assenso (AS.St; AS.NA, 55/4). Ha una ricchissima cappella barocca nella chiesa di San Domenico. Nel 1868 ha una rendita di L. 2547,40 (AS.Re). Nel 1937 passa all’Autorità ecclesiastica (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 5: SS. Crocifisso e S. Ivone in S. Croce in Gerusalemme delle monache Cappuccine. Il 13-1-1581 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa della S. Croce (Reg. Vat. n. 23233), rinnovata l’11-7-1605 con l’aggiunta dell’indulgenza di 7 anni nelle principali festività (Reg. Vat. n. 26163). Riceve il regio assenso nel 1767 (AS.NA, 119/5): appartiene agli avvocati e ai patrocinatori della città (AS.Sd). Nel 1868 ha una rendita di L. 85 (AS.Re). * COSENZA 6: Morte e orazione. Nel 1586 la S. Sede conferma la sua erezione nella cattedrale di Cosenza (Reg. Vat. n. 23922) e il 27-10-1604 le conferma grazie, privilegi e indulgenze (Reg. Vat. n. 26082). Il 30-3-1768 riceve il regio assenso: aggregata a Roma nel 1635, ammette persone di qualsiasi ceto (AS.St; AS.NA, 63/7). Nel 1776 ha circa 600 fratelli e 270 sorelle (ASD.Cf). Nel 1868 ha una rendita di L. 324,06 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Dal 1943 assume il titolo del SS. Sacramento. Ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 7: Arc. SS.mo Nome di Maria Assunta. Il 15-8-1624 la S. Sede le conferma la concessione dell’oratorio nel cimitero della cattedrale di Cosenza (Reg. Vat. n. 29074). Nel 1728 redige la platea (ora in ASD). Il 26-11-1776 riceve il regio assenso: fondata nel 1614 da mons. G. B. Costanzo, aggregata a Roma il 26-9-1711 (AS.St; AS.NA, 84/18). Nel 1868 ha una rendita di L. 498,32 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 8: Maria SS. del Perpetuo soccorso. Sorta col titolo di Madonna del Carmine nella chiesa dei Carmelitani e passata in quella attigua degli Agostiniani col nuovo titolo, dopo il danneggiamento della prima, è già in attività nel 1628 e approva gli statuti il 21-7-1776 (Russo, p. 116; Minicucci, Cosenza sacra, p. 101). Il 8-6-1778 riceve il regio assenso (AS.St; AS.NA, 77/30). Nel 1868 ha una rendita di L. 325,76 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica e successivamente viene unita alla Congrega della Consolazione nella stessa chiesa (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 9: San Giovanni Battista. Nel 1605 la S. Sede le concede delle indulgenze (Reg. Vat. n. 26208). Il 22-6-1778 riceve il regio assenso: è eretta nell’omonima chiesa di Portapiana (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 738,71 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (20 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * COSENZA 10: Maria SS. della Consolazione. Eretta nella chiesa di A. Agostino, nel 1579 viene aggregata alla Congrega dei Centurati di Bologna (Reg. Vat. n. 23112). Il 16-10-1778 riceve il regio assenso (AS.St; AS.NA, 61/30). Nel 1868 ha una rendita di L. 34 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica e successivamente viene unita alla Congrega del Perpetuo Soccorso nella stessa chiesa (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 11: Maria SS. Annunziata. Il 16-10-1590 Claudio Acquaviva, generale dei Gesuiti, la erige nel collegio di Cosenza, affidandone la direzione a un padre della Compagnia (AS, Regole stampate nel 1613, Biblioteca VI B 4 313). Il 24-6-1705 la S. Sede concede l’indulgenza plenaria applicabile ai defunti ai confratelli che visitano la chiesa nella terza domenica di ogni mese; la confraternita è dichiarata dei nobili e situata in una chiesa vicina a quella del Collegio dei Gesuiti (Reg. Vat. n. 50483). Nel 1792 viene approvato lo statuto da cui risulta che ha sede in una chiesa «attaccata alla chiesa dei PP. Carmelitani» (AS.NA, 24/11) (i Gesuiti erano stati espulsi dal Regno nel 1767); il regio assenso è del 3.2.1793 (ASD.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 1037,98 (AS.Re). Nel 1932 è nella chiesa di San Giovanni Gerosolimitano (Minicucci). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA 12: S. Maria della Misericordia dei Bianchi. Il 12-3-1540 viene concessa l’indulgenza di un giorno a coloro che visitano la sua cappella (Reg. Vat. n. 18207). Riservata ai nobili, assiste i condannati a morte; la sua cappella è attigua alla sagrestia della Cattedrale e ha varie tele, oggetti d’oro e d’argento fra cui un Cristo alla colonna attribuito a Michelangelo (Minicucci). Nell’Archivio di Stato di Cosenza sono conservati lo statuto, la platea del ’500 e altri incartamenti, fra cui gli elenchi dei condannati a morte assistiti. Ormai estinta di fatto, nel 1926 consegna i suoi beni alla Congregazione di Carità (ASD.Cf). * COSENZA 13: S. Maria del Popolo. Il 3.1.1603 le viene confermata l’imposizione di un annuo censo di 160 ducati per aver comprato una casa per un ospizio per pellegrini (Reg. Vat. n. 25840). Il 23-8-1618 la S. Sede conferma la sua erezione e le concede l’indulgenza plenaria (Reg. Vat. n. 28024). * COSENZA 14: S. Rocco, Crispino e Crispiniano dei calzolai. Fondata col consenso dell’arcivescovo Costanzo del 5-3-1599, il 21 maggio dello stesso anno acquista un terreno dall’ospedale di Cosenza per costruirvi la propria chiesa (Reg. Vat. n. 25442 e nota). Inattiva da tempo, nel 1856 presenta agli organi civili il progetto delle sue regole per trasformare l’oratorio dedicato ai tre santi in confraternita per meglio curare la chiesa; nel 1860 viene dato parere favorevole, ma viene chiesto il parere del vescovo (AS.St). Dura in vita almeno fino al 1911 (ASD.Cf). * COSENZA 15: SS. Sacramento. Eretta nella chiesa di San Nicola da mons. Costanzo (1591-1617), il 20-5-1607 viene aggregata alla corrispondente di Roma (Reg. Vat. n. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (21 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA 26429) e le viene concesso un privilegio (Reg. Vat. n. 27202). * COSENZA 16: SS. Corpo di Cristo. Nel 1539 viene confermata dalla S. Sede la sua erezione nella cattedrale (Reg. Vat. n. 18169). * COSENZA 17: SS. Corpo di Cristo. Nel 1628 è in attività nella chiesa dei SS. Stefano e Lorenzo dei Pignatari (Russo, p. 111). * COSENZA 18: Natività della B.ma V. Maria. Eretta con bolla del 5-3-1613 dall’arcivescovo Costanzo (ASD, S. Nicola, Platea), il 9-9-1615 le vengono concesse delle indulgenze dalla S. Sede (Reg. Vat. n. 27629). Nel 1728 redige la platea dei suoi beni (ASD, S. Nicola, Platea). * COSENZA 19: S. Leonardo. L’11-12-1618 viene confermato il suo statuto e la facoltà di trasferirsi ad altra chiesa dello stesso nome da essa costruita; la confraternita era stata fondata nel 1571 nella chiesa di S. Nicola dei Pignatari (Reg. Vat. n. 28072). * COSENZA 20: Buona morte. Eretta nella chiesa del Collegio dei Gesuiti, il 13-91674 viene concessa ai confratelli l’indulgenza plenaria da usufruire in una delle domeniche di ogni mese, con la facoltà di applicarla ai defunti, e inoltre l’indulgenza di 7 anni e 7 quarantene a coloro che presenziano all’esposizione del SS. Sacramento in detta chiesa o si flagellano in qualche domenica (Reg. Vat. n. 43203). L’11-4-1685 l’indulgenza plenaria viene concessa per una volta all’anno (Reg. Vat. n. 45275). L’114-1688 viene ripristinata la concessione del 1674 (Reg. Vat. n. 45761). * COSENZA 21: Concezione della B.M.V. Sorta nel sec. XIII in S. Francesco di Assisi (Russo, p. 112). Il 26-7-1580 viene concessa l’indulgenza ai confratelli (Reg. Vat., n. 23162), rinovata l’11-3- 1583 (Reg. Vat., n. 23495) e il 1-6-1700 in occasione della festa principale (Reg. Vat. n. 48322). * COSENZA 22: S. Anna. Eretta in una cappella della chiesa di S. Maria Lauretana dei Minimi, il 15-5-1723 le viene concessa l’indulgenza plenaria per le feste di S. Anna, di S. Giuseppe, di S. Gioacchino, di S. Giovanni Battista e della Concezione della B.V.M. (Reg. Vat. 54805). * COSENZA 23: San Nicola. Costituita nella chiesa che da lei prende il nome, nel 1603 la cede alla parrocchia omonima per consentirne l’istituzione (ASD, S.Nicola, Platea). Nel giugno 1616 il beneficio della cappella di S. Nicola della confraternita omonima di ambo i sessi è assegnato al parroco della stessa chiesa (Reg. Vat. n. 27771). Nel 1728 sembra ancora in attività (ASD.S.Nicola, Platea). * COSENZA 24: Dottrina Cristiana. Nel 1577 e nel 1591 riceve delle indulgenze (Russo, p. 112). * COSENZA 25: Spirito Santo. Nel 1581 chiede al card. Sirleto di diventare suo protettore (Russo, p. 112). * COSENZA 26: S. Maria delle Grazie. Le vengono concesse delle indulgenze il 6-121468 (Russo, p. 116). * COSENZA 27: Madonna della Neve. In attività a Campagnano, riceve file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (22 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA l’approvazione degli statuti nel 1777 (Russo, p. 116). * COSENZA 28: SS. Crocifisso. Eretta con decreto arcivescovile nel 1871 nella chiesa della Riforma su richiesta di 7 fedeli (ASD.Cf). * COSENZA 29: Immacolata Concezione di Lourdes. Eretta nel 1877 con decreto arcivescovile su richiesta dei pp. Filippini di Cosenza nella chiesa dello Spirito Santo (ASD.Cf). * COSENZA 30: B.M.V. del Monte Carmelo. In vita almeno dal 1869, viene eretta canonicamente nel 1892 nella chiesa del Carmine con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * COSENZA (fraz. TURZANO, ora BORGO PARTENOPE) 1: SS. Corpo di Cristo. Nel 1615 è già in vita (Russo, p. 353). * COSENZA (fraz. TURZANO, ora BORGO PARTENOPE) 2: Madonna del Rosario. I suoi statuti vengono confermati nel 1790 (Russo, p. 354; AS.NA, 118/24). * COSENZA (fraz. DONNICI INFERIORE) 1: S. Michele Arcangelo. Il 30-3-1778 viene concesso il regio assenso (AS.St). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È in una cappella attigua alla chiesa parrocchiale (ASD.Cf). Ancora in vita (Ann. 1992). * COSENZA (fraz. DONNICI INFERIORE) 2: SS. Rosario. In attività almeno dal 1628 (Russo, p. 134) al 1850 (AS.Sd; ASD, elenco generale). * COSENZA (fraz. DONNICI INFERIORE) 3: SS. Sacramento. I suoi statuti vengono confermati nel 1777 (Russo, p. 134). * COSENZA (fraz. DONNICI SUPERIORE): SS. Rosario. Il 9-7-1777 le viene concesso il regio assenso, ma esiste da tempo immemorabile (AS.St). In attività almeno fino al 1850 circa (AS.reg. 1995; ASD. elenco generale). * COSENZA (fraz. S. IPPOLITO): SS. Rosario. Nel 1917 viene eretta con decreto arcivescovile e aggregata a Roma (ASD.Cf). * DIPIGNANO 1: SS. Sacramento e Immacolata Concezione di Maria SS. Il 7-1-1777 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Ha una chiesa propria e la sua fondazione è anteriore al 1748; nel 1936 ha 32 confratelli e 60 consorelle (ASD.Cf e Vp). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * DIPIGNANO 2: Madonna del Rosario. Nel 1628 è in attività nella chiesa degli Osservanti (Russo, p. 133). * DIPIGNANO (Laurignano) 1: Assunta. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 169). * DIPIGNANO (Laurignano) 2: SS. Rosario. Sorta probabilmente nel 1829, dà origine a un’inchiesta governativa per una lettera anonima che l’accusa di accettare nel suo seno dei «carbonari» (AS.St). Nel 1931 esiste solo la chiesetta pericolante (ASD.Cf). * DIPIGNANO (Laurignano) 3: Passione. Istituita verso il 1932, quattro anni dopo ha 100 aderenti (ASD.Vp). * DIPIGNANO (Pulsano): S. Caterina. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 243). * DIPIGNANO (Tessano): SS. Immacolata. Il 11-3-1615 la S. Sede conferma la sua file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (23 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA erezione (Reg. Vat. n. 27544) e il giorno dopo le concede delle indulgenze per la festa dell’Immacolata e per quattro principali feste della Madonna (Reg. Vat. n. 27545). Nel 1931 risulta estinta da tempo (ASD.Cf). * DOMANICO 1: S. Michele Arcangelo. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 133). * DOMANICO 2: Maria SS. Immacolata. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 133), nel 1778 le viene concesso il regio assenso; celebra feste l’8 settembre e la III domenica dopo Pentecoste sotto il titolo di Costantinopoli o dell’Idria (AS.St). Nel 1850 circa è inserita nell’elenco generale col nome di «Immacolata e Costantinopoli» (ASD). Nel 1868 ha una rendita di L. 305,89 (AS.Re). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * FIGLINE VEGLIATURO e CELLARA 1: SS. Rosario. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 139), il 7.4.1790 le viene concesso il regio assenso: appartiene alle università di Figline, Cellara e Francolisi; è posta nel convento di San Domenico e recita il rosario e le litanie nei giorni festivi (AS.St; AS.NA, 6/18). Nel 1794 Pio VI le concede l’altare privilegiato perpetuo (Russo, p. 93). Tra il 1825 e il 1862 è oggetto di una controversia, perché gli abitanti di Cellara accusano i Figlinesi di aver abusivamente trasportato la statua nella chiesa del loro paese dopo la soppressione del convento (AS.As). Nella seconda metà dell’800 la statua viene lasciata a Figline e il Bambino riportato a Cellara (p. 41). Nel 1868 ha una rendita di L. 81,81 (AS.Re). Nel 1918 chiede di spostare la propria sede dalla chiesa matrice a quella di S. Rocco (ASD). Ormai estinta, nel 1954 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). *FIGLINE VEGLIATURO 2: S. Croce. Il 9 maggio 1711 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa di S. Giovanni Battista (Reg. Vat. 51766). Nel 1779 viene approvato lo statuto sotto il nome di «SS. Crocefisso, S. Giuseppe e Santa Caterina» (AS.NA, 158/25). * FIGLINE 3: S. Giovanni Evangelista. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 139). * FIGLINE 4: Immacolata. Il 5-7-1692 viene aggregata a S. Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 138). * FUSCALDO 1: S. Immacolata Concezione. Eretta nel 1633, il 5-5-1762 viene aggregata a San Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 144) e il 30-4-1769 le viene concesso il regio assenso (AS.St; AS.NA, 73/22). Nel 1868 ha una rendita di L. 152,63 (AS.Re). Nel 1931 ha una chiesa propria, 80 fratelli e 95 sorelle; nel 1936 il parroco dichiara che nella chiesa vi sono quadri del Pascaletto (scuola napoletana del ’700) e ha 300 iscritti. Estinta nel 1960 (ASD.Cf). * FUSCALDO 2: Madonna del Suffragio, di S. Giuseppe e anime del Purgatorio. Nel 1759 approva lo statuto come «Madonna del Suffragio e S. Giuseppe» (AS.NA, 2/3). Il 21-4-1777 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 448,37 (AS.Re). Nel 1936 il parroco dichiara che ha una chiesa barocca del 1704, cinque statue e quadri di scuola napoletana del ’700; iscritti 350 (ASD.Cf). Nel 1939 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (24 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1954 ha 315 confratelli e 332 consorelle; aggregata alla Confraternita del Suffragio in Roma nel 1697 (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * FUSCALDO 3: SS. Rosario. Fondata l’8.3.1598 e in attività nel 1628 (Russo, p. 145) e nel 1831 (AS.Reg 1995), viene eretta canonicamente nel 1891 (ASD.Cf). Nel 1936 ha 30 iscritti (ASD.Vp). * FUSCALDO 4: SS. Sacramento. Redige la platea nel 1792 nella chiesa di S. Giacomo (Russo, p. 144). * FUSCALDO 5: Addolorata. Nel 1756 viene aggregata a S. Marcello (Russo, p. 145). * FUSCALDO 6: S. Nicola. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 145). * GRIMALDI 1: M. SS. Immacolata. Fondata nel 1653 nella chiesa parrocchiale (Russo, p. 158), il 7-1-1777 le viene concesso il regio assenso col fine di frequentare i sacramenti ogni III domenica del mese e nelle feste della Madonna ecc. (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 358,04 (AS.Re). Nel 1929 il parroco dichiara che è stata fondata nel 1653 e ha una chiesa propria (ASD.Cf). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1954 ha 278 iscritti (ASD.CF). È ancora in vita (Ann. 1992). * GRIMALDI 2: Rosario: Il 30-4-1773 il generale dei Domenicani ne autorizza l’istituzione (Russo, p. 158). * GUARDIA PIEMONTESE (già GUARDIA LOMBARDA) 1: SS. Rosario. Nel 1779 approva lo statuto (AS.NA, 133/6) e il 26-4-1793 le viene concesso il regio assenso: è eretta da tempo immemorabile nel monastero degli 88 domenicani (AS.St; AS.NA, 54/25). Nel 1868 ha una rendita di L. 126,62 (AS.Re). Nel 1954 ha 25 iscritti. È ancora in vita. * GUARDIA PIEMONTESE: 2: SS. Sacramento. Esiste almeno dal 1834, quando dichiara un introito di ducati 53.60 (AS.Sd). Nel 1954 ha 5 iscritti (ASD.Cf). È ancora in vita. * LAGO 1: SS. Annunziata. Già in attività nel 1615 (Chiatto, pp. 97-98), il 19-8-1776 le viene concesso il regio assenso (ASD.Cf; AS.NA, 28/21). Nel 1929 il parroco dichiara che è proprietaria di una chiesa del 1770 con affreschi e nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (ASD.Cf). * LAGO 2: SS. Immacolata Concezione, san Giuseppe e san Giacomo. Già in vita nel 1582, 1684 e 1757, è eretta nella chiesa di S. Giacomo, che nel ’700 assume il titolo di chiesa di san Giuseppe (Chiatto, pp. 90); il 17-8-1776 le viene concesso il regio assenso (ASD.Cf). Nel 1820 le viene concesso il titolo di Arciconfraternita (AS.As). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica; ha una chiesa propria (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * LAGO 3: SS. Sacramento. In attività nel 1628 (Russo, p. 165) e nel 1787 nella chiesa matrice e aggregata a S. Maria sopra Minerva (Chiatto, p. 76). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (25 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * LAGO 4: S. Maria del Soccorso. Nel 1575 è già in attività nel monastero omonimo del Terz’ordine di S. Francesco d’Assisi (Chiatto, p. 138). * LAGO 5: Rosario. In attività nel 1787 nella chiesa matrice (Chiatto, p. 76). * LAPPANO 1: SS. Sacramento. Nel 1640 viene aggregata a S. Maria sopra Minerva in Roma (Russo, p. 167). * LAPPANO 2: SS. Giovanni Battista e Lucia. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 167). * LAPPANO 3: S. Maria delle Grazie. Nel 1779 le viene concesso il regio assenso: celebra la festa l’8 settembre e i confratelli si impegnano alla confessione e alla comunione nelle feste principali della Madonna (AS.St; AS.NA, 64/21). Nel 1868 ha una rendita di L. 29,10 (AS.Re). Ha una chiesa propria (ASD.Cf); nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1954 ha 70 iscritti ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * MALITO 1: SS. Rosario. Nel 1791 riceve statuto e regio assenso (ASD.Cf). Nel 1868 ha una rendita di L. 123,53 (AS.Re). Nel 1936 ha 109 iscritti e una chiesa propria (ASD.Cf). * MALITO 2: M. V. Immacolata. Già in attività nel 1638 (Russo, p. 179), nel 1834 ha introiti per ducati 19.19 ed esiti per ducati 48.88 (AS.Sd). Nel 1868 ha una rendita di L. 71,53 (AS.Re). Nel 1936 ha 220 iscritti e una chiesa propria; nel 1954 ha 30 iscritti (ASD.Cf). * MALITO 3: Figlie di Maria SS. e s. Agnese. Eretta nel 1909 con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * MALITO 4: SS. Sacramento. Nel 1936 vi sono iscritti 5 uomini e 5 donne (ASD.Vp). * MANGONE 1: Immacolata. Il 24-5-1587 viene aggregata a S Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 181). * MANGONE 2: Assunta. Già in vita nel 1619 e nel 1628 (Russo, p. 181). Nel 1778 riceve l’approvazione dello statuto (AS.NA, 50/32); ma nei documenti del 1834 risulta solo come una «chiesa filiale» (AS.Sd). Nel 1947 il parroco dichiara che la chiesa è crollata e la pratica per il passaggio all’autorità ecclesiastica sospesa. Nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile per mancanza di confratelli (ASD.Cf). * MANGONE 3: Annunziata. Il suo statuto viene approvato nel 1797 (AS.NA, 155/20). * MANGONE 4: SS. Rosario. Il 21-5-1579 l’ordine dei Domenicani ne autorizza la costituzione (Russo, p. 181) e nel 1850 riceve l’approvazione civile delle regole; è eretta nella chiesa parrocchiale di Mangone (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 122,19 (AS.Re). È ancora in vita (Ann. 1992). * MARANO MARCHESATO 1: Rosario. Eretta il 12-4-1768 (Russo, p. 182). * MARANO MARCHESATO 2: Immacolata. Riceve lo statuto nel 1788 (AS.NA, 129/30). Nel 1834 ha introiti ed esiti per ducati 35.77 e ha 20 tra confratelli e file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (26 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA consorelle (AS.Sd). Nel 1868 ha una rendita di L. 218,91 (AS.Re). Probabilmente estinta verso la fine del secolo. * MARANO MARCHESATO 3: M. SS. del Carmelo. Eretta nel 1882 con decreto arcivescovile, è in attività almeno fino al 1919 (ASD.Cf). * MARANO MARCHESATO 4: S. Cuore di Gesù. Il Parroco ne chiede l’erezione nel 1888 (ASD.Cf). Nel 1936 ha 50 iscritti (ASD.Vp). * MARANO PRINCIPATO: SS. Immacolata. Nel 1864-65 ha sede nella chiesa parrocchiale e i suoi 56 confratelli eleggono il padre spirituale (ASD.Cf). * MARZI 1: SS. Nome di Gesù. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 175). * MARZI 2: S. Maria della Consolazione. Nel 1776 le viene concesso l’altare privilegiato perpetuo (Russo, p. 187). * MARZI 3: Arc. Anime del Purgatorio. Il 31-1-1768 le viene concesso il regio assenso: eretta nella chiesa parrocchiale di S. Andrea, si impegna alla comunione il primo lunedì di ogni mese (AS.St, b. 3, f. 122; AS.NA, 184/25; Russo, p. 187). Nel 1834 ha 36.82 ducati di introiti, di cui 9 versati dagli iscritti (AS.Sd). Nel 1868 ha una rendita di L. 26,44 (AS.Re). Nel 1958 viene soppressa con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * MARZI 4: SS. Annunziata. Antichissima; nel 1768 si trova incorporata nella Congrega di San Marco e del SS. Sacramento (AS.St; AS.NA, 197/25). * MARZI 5: S. Marco evangelista e SS. Sacramento del Corpo di Cristo. Il 31-8-1563 viene aggregata a S. Maria sopra Minerva in Roma (Russo, p. 187) e il 30-6-1768 le viene concesso il regio assenso da cui risulta che da tempo ha incorporato l’antichissima Congregazione della SS. Annunziata nella chiesa di S. Marco (AS.St; AS.NA, 197/25). Nel 1776 viene approvato il suo statuto col titolo di congregazione del Corpo di Cristo (AS.NA, 6/25 e 17/25). Nel 1868 ha una rendita di L. 171,56 (AS.Re). Nel 1947 ha una chiesa propria (ASD.Cf). Nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * MARZI 6: SS. Rosario. Fondata nella chiesa di Santa Barbara l’11-9-1579 (Russo, p. 187), il 30-6-1768 le viene concesso il regio assenso (AS.St; 113/7). Nel 1868 ha una rendita di L. 303,19 (AS.Re). Nel 1954 ha circa 50 confratelli. (ASD.Cf). * MARZI 7: Arc. SS. Immacolata. Il 12-7-1581 viene aggregata a S. Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 187) e il 30-7-1768 le viene concesso il regio assenso: eretta nel convento di S. Maria degli Angeli dei Minori Osservanti (AS.St; AS.NA, 180/25). In attività almeno fino al 1826 (AS.Ce). * MENDICINO 1: Immacolata. Nel 1582 viene aggregata a San Lorenzo in Damaso. Ancora in attività nel 1616 e nel 1628 (Russo, p. 190). * MENDICINO 2: SS. Rosario. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 190), il 21-8-1776 le viene concesso lo statuto e il regio assenso: è eretta «ab immemorabili» nel convento dei Domenicani (ASD.Cf; AS.St; AS.NA, 63/5). Russo (p. 190) afferma che file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (27 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA vi erano due distinte confraternite con lo stesso nome: una nel convento dei Domenicani e una nella chiesa di San Pietro, ma di ciò non ho trovato altra traccia. Nel 1868 ha una rendita di L. 213,86 (AS.Re). Nel 1936 ha circa 1000 confratelli e 1000 consorelle (ASD.Vp). Nel 1954 circa 600 confratelli (ASD.Cf). * MENDICINO 3: S. Caterina V. M., S. Maria del Carmine e dei Morti. Il 27-5-1778 le viene concesso il regio assenso (AS.St; AS.NA, 179/28). Nei carteggi del 18181826 viene indicata come cappella del Carmine e congregazione di S. Caterina (AS.As). Nel 1868 le rendite del Carmine sono di L. 677,49 e quelle di S. Caterina L. 175,59 (AS.Re). Nel 1936 ha una chiesa propria, 87 confratelli e 55 consorelle (ASD.Cf). In attività almeno fino al 1947. * MENDICINO 4: SS. Sacramento. Nel 1638 viene autorizzata dalla S. Sede a recuperare un legato (Russo, p. 189). Nel 1779 le viene concesso lo statuto col titolo di Corpo di Cristo (AS.NA, 63/20). * MENDICINO 5: S. Sebastiano. Nel 1834 ha introiti ed esiti per 30.40 ducati (AS.Sd, b. 13). Nel 1868 ha una rendita di L. 41,60 (AS.Re). Nel 1937 esiste solo la chiesa (ASD.Cf). * MENDICINO? 6: SS. Concezione di Maria V. Nel maggio 1616 si trova istituita fin dalla sua erezione nella chiesa sine cura della SS.ma Concezione in «Monacini»; è per ambedue i sessi (Reg. Vat. n. 27753). * MONTALTO UFFUGO 1: Immacolata Concezione e S. Giacomo. Fondata nel 1616 (Russo, p. 196) ed eretta nella chiesa di S. Maria del Riposo, il 21-4-1695 viene concessa ai confratelli l’indulgenza plenaria nel giorno del ricevimento dell’abito (Reg. Vat. n. 47227). Il 1-3-1777 le viene concesso il regio assenso; dichiara di essere stata eretta nella chiesa di San Giacomo apostolo nel 1616 (AS.St; AS.NA, 70/14). Nel 1858-1868 ha circa 40 confratelli (ASD.Cf). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica come «Immacolata e Riposo» (Ann. 1988). Nel 1954 ha circa 30 confratelli (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * MONTALTO UFFUGO 2: S. Maria del Riposo. Il 4-5-1689 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa principale e per il secondo giorno della festa di Pentecoste (Reg. Vat. n. 45969). Il 26-4-1783 le viene concesso il regio assenso: da moltissimi anni nella chiesa dal medesimo titolo (AS.St; AS.NA, 77/20). Nel 1868 ha una rendita di L. 638,01 insieme a quella dell’Annunziata (AS.Re). Nel 1913 è nella chiesa di S. Francesco di Paola di sua proprietà (ASD.Cf). Possiede il ritratto autentico di S. Francesco di Paola (ASD.Cf, questionario 1931). Nel 1933 la chiesa è sede del ricreatorio don Bosco; nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile perché estinta (ASD.Cf). * MONTALTO UFFUGO 3: SS. Annunziata. Fondata probabilmente nel 1424 (Russo, p. 197), il 26-4-1783 le viene concesso il regio assenso: eretta fin dal ’500 (AS.St; AS.NA, 75/20). Si unifica con quella del «Riposo» poco prima del 1860 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (28 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA (ASD.Cf). * MONTALTO UFFUGO 4: S. Giovanni Battista. Nel 1605 riceve la concessione di indulgenze (Reg. Vat. n. 26206). * MONTALTO UFFUGO 5: Cinque piaghe. Il 3-7-1693 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa dell’Invenzione della S. Croce e di 7 anni per la festa dell’Assunzione e per i venerdì di marzo (Reg. Vat. n. 46793). * MONTALTO UFFUGO 6: S. Leonardo. Il 28-8-1576 viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa di s. Leonardo ai confratelli della congrega omonima (di Montalto? ) (Reg. Vat. n. 22778). Il 20-4-1594 viene concessa l’indulgenza per la festa di San Leonardo all’omonima confraternita e chiesa di Montalto (Reg. Vat. n. 24811); la concessione alla confraternita e chiesa viene ripetuta il 10-9-1604 senza però indicare il nome del paese (Reg. Vat. n. 26071). * MONTALTO UFFUGO 7: Rosario: Eretta in San Domenico, riceve l’approvazione degli statuti nel 1765 (Russo, p. 197). * MONTALTO UFFUGO 8: B.M.V. del Carmelo. Eretta nel 1882 con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * MONTALTO UFFUGO (fraz. S. Maria La Castagna): SS. Rosario. Il 24-9-1767 le viene concesso il regio assenso: nella chiesa di S. Maria ad Nives della “Villa di Castagna”; i confratelli di impegnano all’assistenza quotidiana alla messa, alla confessione e alla comunione nella I e III domenica e nelle feste della Madonna (AS.St; AS.NA, 97/5). In attività almeno fino al 1917 (ASD.Cf). * MONTALTO UFFUGO (fraz. VACCARIZZO): Immacolata Concezione di Maria V. Il 27-8-1778 le viene concesso il regio assenso: i confratelli si impegnano a confessarsi la I e III domenica di ogni mese (AS.St; AS.NA, 76/26). Nel 1868 ha una rendita di L. 366,66 (AS.Re). Nel 1929 ha una chiesa propria del sec. XV, 82 confratelli e 144 consorelle; la chiesa viene interdetta nel 1939 e la congrega sospesa per non aver voluto accettare il nuovo regolamento; nel 1954 ha 207 confratelli (ASD.Cf) e nel 1958 viene soppressa con decreto arcivescovile perché estinta (Boll.CS). * PAOLA 1: Immacolata Concezione. Il 13-9-1609 le viene concessa l’indulgenza per le feste della Concezione, dell’Assunzione, dell’Annunciazione e di S. Francesco di Paola (Reg. Vat. n. 26690). Il 24-5-1644 viene confermato l’accordo per una vertenza su un censo stipulato il 14 agosto 1416 con Francesco della Valle (Reg. Vat. n. 34463). Il 22-12-1777 le viene concesso il regio assenso (AS.St; AS.NA, 139/11). Nel 1868 ha una rendita di L. 513,06 (AS.Re). Nel 1876 viene eretta canonicamente con decreto arcivescovile; nel 1929 ha una chiesa propria (ASD.Cf) e nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * PAOLA 2: SS. Rosario. Eretta dai Gesuiti nella chiesa matrice nel 1617 (Russo, p. 225). Il 5-5-1777 viene concesso il regio assenso alla confraternita omonima eretta nel file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (29 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA convento dei Domenicani (AS.St; AS.NA, 138/11). Secondo Russo (p. 225) si tratta di due diverse confraternite; ma probabilmente è la stessa istituzione spostatasi nel convento dei Domenicani dopo la soppressione dei Gesuiti nel 1767 (ASD.Cf). Ha una chiesa propria, danneggiata dal terremoto nel 1908, e alcune opere d’arte catalogate: altare, balaustra, tondo e tela (ASD.Cf). Dal 20-5-1914 la chiesa diventa sede di una nuova parrocchia (ASD.Vp 1936). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988); nel 1954 ha 105 confratelli (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * PAOLA 3: Arc. SS. Sacramento. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 225), nel 1763 è in conflitto col clero (AS.NA, 72/4). Autorizzata nel 1767, è eretta in una cappella della parrocchia di cui è un sussidio (AS.Sd, b. 9). Nel 1868 ha una rendita di L. 463,49 (AS.Re). È ancora in vita (Ann. 1992). * PAOLA 4: S. Giacomo apostolo e S. Maria Assunta. Il 1-6-1585 viene concessa l’indulgenza di sette anni e sette quarantene per la festa dell’Assunzione alla Confraternita di san Giacomo nella chiesa omonima di Paola (Reg. Vat. n. 23792). Nel 1628 è in attività (Russo, p. 225). Il 30-7-1779 le viene concesso il regio assenso (AS.St; AS.NA, 119/11). Nel 1868 ha una rendita di L. 790,05 (AS.Re); nel 1936 ha 160 confratelli (ASD.Vp). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * PAOLA 5: S. Francesco di Paola. Nel 1615-1620 le viene concessa l’indulgenza (Reg. Vat. n. 28335). * PAOLA 6: Buona Morte. Il 1-8-1681 viene concessa l’indulgenza plenaria una volta al mese e di 7 anni e 7 quarantene a coloro che presenziano all’esposizione del SS.mo e si flagellano in qualche domenica dell’anno (Reg. Vat. n. 44680). * PAOLA 7: Madonna della Misericordia. In attività nel 1628 (Russo, p. 226). * PAOLA 8: Maria Consolazione. Nel 1803 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 16/27). In attività almeno fino al 1914 (ASD.Cf). * PARENTI: S. Maria del Carmine. Il 13-4-1854 le viene concesso il regio assenso: è eretta nella chiesa parrocchiale (AS.St). In attività almeno fino al 1915 (ASD.Cf). * PATERNO CALABRO 1: Immacolata Concezione di Maria SS. Il 4-8-1582 viene aggregata a San Lorenzo in Damaso di Roma (Russo, p. 229). Il 31-8-1767 le viene concesso il regio assenso: ha 102 confratelli ed è stata fondata nel 1519 (AS.St; AS.NA, 114/5). Nel 1868 ha una rendita di L. 190,61 (AS.Re). Nel 1947 ha una chiesa propria in buone condizioni, paramenti, arredi sacri, terreni, ma è estinta; nel 1951 i terreni vengono concessi alle suore della parrocchia di S. Pietro e Paolo e nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * PATERNO CALABRO 2: S. Michele Arcangelo e SS. Rosario. Fondata nel 1672 (Russo, p. 229; ASD.Cf), il 30-1-1768 le viene concesso il regio assenso: eretta nel terzo di San Giovanni del casale di Paterno; ha 77 fratelli e come fine assistere gli infermi, ricevere i sacramenti ecc. (ASD; AS.NA, 199/25). Nel 1852 esegue dei lavori file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (30 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA di riattamento della chiesa in parte crollata; nel 1931 il parroco dichiara che è sciolta da tempo e ha una chiesa propria; nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Soppressa con due decreti arcivescovili nel 1955 e 1958 (prima con uno dei due nomi e poi con l’altro) (Boll.CS), risulta elencata fra quelle ancora in vita (Ann. 1992). * PEDACE 1: SS. Rosario della B.V.M. Immacolata. Fondata nella chiesa di San Pietro il 21-4-1572 (Russo, p. 230), e in attività nell’800 (AS.Co), viene eretta canonicamente nel 1899 (ASD.Cf). * PEDACE 2: Annunciazione. Sita nella chiesa parrocchiale, il 20-5-1598 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 25378). * PEDACE 3: SS. Sacramento. Eretta dai Domenicani nel 1640 (Russo, p. 230). * PEDACE 4: Madonna del Rosario e Monteoliveto. Eretta nella chiesa di Monteoliveto il 19-9-1613 (Russo, p. 230), nei documenti dell’800 viene citata solo come istituzione di beneficenza (AS). * PEDACE 5: S. Maria della Pietà. Nel 1617 cede la propria chiesa ai Minimi (Russo, p. 231). * PEDACE 6: Addolorata o dei Sette Dolori. Eretta nella chiesa dei Cappuccini e aggregata a S. Marcello il 9-7-1745 (Russo, p. 231), nel 1760 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 121/27). * PEDACE 7: SS. Sacramento e S. Maria della Pace. Eretta nella chiesa di S. Pietro nel 1608 e ancora in attività nel 1628 col solo titolo di SS. Sacramento (Russo, p. 230), il 31-8-1767 le viene concesso il regio assenso e fra i fini si propone quello di recitare l’Ufficio (AS.St). Il 16-4-1858 le viene concesso un nuovo regio assenso (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 177,52 (AS.Re). In attività almeno fino al 1913, viene soppressa nel 1954 con decreto arcivescovile (ASD.Cf; Boll.CS). * PEDACE (fraz. PERITO): San Sebastiano. Nel 1793 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 22/27). Nel 1817 i confratelli pagano 12 grana annui per «associare i cadaveri» e far celebrare il loro funerale. Nessuno ha più pagato dal 1806 in poi (AS.Sd, 1817, b. 1). * PIANECRATI (già PIANE): Immacolata Concezione. Nel 1777 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 54/11). * PIETRAFITTA 1: Madonna del Carmine. In vita nel 1628 (Russo, p. 236). * PIETRAFITTA 2: SS. Sacramento. I suoi statuti vengono confermati nel 1777 (Russo, p. 236). * PIETRAFITTA 3: V. SS. del Rosario. Il 6-10-1789 le viene concesso il regio assenso: lo statuto stabilisce la nomina di infermieri per visitare gli ammalati ecc. (AS.St; AS.NA, 114/12). L’Ordine dei Predicatori la riconosce l’8-10-1888 (ASD.Cf). Nel 1923-25 la Congregazione del Concilio autorizza la riduzione delle messe da celebrare annualmente (ASD.Cf). * PIETRAFITTA 4: San Rocco. Nel 1891 la confraternita madre di Roma elenca le file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (31 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA condizioni necessarie perché l’omonima di Pietrafitta venga aggregata ad essa (ASD.Cf). * RENDE 1: Immacolata. Aggregata a S. Lorenzo in Damaso di Roma il 5-7-1581 (Russo, p. 258). * RENDE 2: S. Giovanni Battista. Il 23-6-1592 le viene concessa l’indulgenza per le feste di Natale e dell’Annunciazione (Reg. Vat. n. 24375); altre indulgenze le vengono concesse nel 1607-1608 (Reg. Vat. 26494). Nel 1777 le viene concesso il regio assenso (annotato nell’inventario dell’AS, ma manca; vi sono solo delle regole del 1850 circa: AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 142,95 (AS.Re). Nel 1930 il parroco dichiara che la chiesa originaria è stata distrutta dal terremoto; l’attuale sede è la chiesetta di S. Nicola (ASD.Cf). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * RENDE 3: SS. Trinità. Il 18-9-1603 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa della SS. Trinità e di 7 anni per le feste di Natale, Tutti i santi, San Nicola e nei giorni di Quaresima (Reg. Vat. n. 25926). * RENDE 4: Annunziata. Nel 1607-1608 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 26496). Nel 1871 ha una rendita di L. 275,64 (AS.Re). * RENDE 5: San Nicola. Nel 1607-1608 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 26497). * RENDE 6: Purificazione della B. V. Maria. Il 1-10-1620 le vengono concesse delle indulgenze per le feste della purificazione, dei santi Filippo e Giacomo, della Decollazione di S. Giovanni Battista, della Circoncisione e di tutti Santi (Reg. Vat. N. 28307). Il 19-8-1634 la Congregazione dei Riti ordina che la messa pontificale del giorno della Purificazione venga celebrata nell’altare della sua cappella e non nell’altare maggiore della chesa (Reg. Vat. 31707). * RENDE 7:.SS. Rosario. Fondata nel 1656, nel 1756 le viene concesso lo statuto (AS. NA, 95/4). Nel 1868 ha una rendita di L. 416,84 (aS.Re) Ha una chiesa barocca con facciata in pietra viva, un quadro sull’altare maggiore e oggetti sacri (ASD.Cf). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * RENDE 8: S. Maria Madre di Dio di Costantinopoli. Fondata nel 1670 (Russo, p. 258), il 7-4-1777 le viene concesso il regio assenso: ogni domenica i confratelli ascoltano una lezione dai libri spirituali, poi partecipano alla Messa festiva e subito dopo recitano la corona di 7 poste (AS.St; AS.NA, 4/25). Nel 1868 ha una rendita di L. 286,28 (AS.Re). Nel 1930 il parroco dichiara che ha una chiesa propria del ’600 con altare barocco di marmo policromo e un’icona bizantina di metallo (ASD.Cf). Nel 1937 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * ROGLIANO 1: SS. Immacolata Concezione. Il 30-8-1581 viene aggregata all’Arciconfraternita di S. Lorenzo in Roma (ASD.Cf). Il 16.9.1776 le viene concesso il regio assenso: è eretta nella chiesa dei santi apostoli Pietro e Paolo (AS.St). Nel file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (32 of 39) [29/11/02 10.04.19] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA 1868 ha una rendita di L. 156,34 (AS.Re). In attività almeno fino al 1951 (ASD.Cf). * ROGLIANO 2: S. Maria Assunta in cielo. Il 21-8-1776 le viene concesso il regio assenso: fondata ab immemorabili; impegno a ricevere la comunione la prima domenica del mese e nelle feste della Madonna (AS.St). Ha una chiesa propria non buona e si estingue tra il 1933 e il 1947 (ASD.Cf). * ROGLIANO 3: SS. Annunziata e S. Sofia. Fondata ab immemorabili, il 27-8-1776 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 171,95 (AS.Re). Ha una chiesa propria e si estingue tra il 1933 e il 1947 (ASD.Cf). * ROGLIANO 4: S. Maria Maggiore in S. Spirito. Il 9-10-1776 le viene concesso il regio assenso: ha come fine il suffragio alle anime del Purgatorio (AS.St; AS.NA, 20/25). Nel 1868 ha una rendita di L. 81,61 (AS.Re). Nel 1947 la chiesa è adibita ad asilo infantile e la congrega non ha confratelli, salvo il solo priore (ASD.Cf). * ROGLIANO 5: S. Giuseppe. Nel 1915 ha sede nella chiesa di S. Domenico da poco eretta a parrocchia. Accetta il decreto arcivescovile che suddivide i compiti tra essa e il parroco (ASD.Cf). * ROGLIANO (fraz. CUTI): Arc. S. Maria delle Grazie alle Croci. Il 23-8-1790 le viene concesso il regio assenso in Rogliano Cuti, dove è eretta ab immemorabili; recita l’ufficio domenicale della B. Vergine ecc. (AS.St). Nel 1947 ha una chiesa propria, ma non ha confratelli né priore (ASD.Cf). * ROVITO 1: SS. Sacramento. Aggregata a S. Maria sopra Minerva di Roma il 12-31540 (Russo p. 272). * ROVITO 2: SS. Immacolata. Il 28-6-1781 vengono approvate le regole (AS.As. 1857, b. 39, f. 905; AS.NA, 1779, 19/21). Negli stati discussi del 1817 si afferma che la congrega era stata istituita nel 1702 con autorizzazione reale, gli iscritti pagano 12 grana annui per il culto, la sepoltura e il mantenimento della chiesa dello stesso titolo; nello stesso anno ha 40 fratelli e 30 sorelle (AS.Sd). Nel 1868 ha una rendita di L. 150,20 (AS.Re). Nel 1919 la chiesa propria è sotto il titolo di S. Sofia (ASD.Cf). Nel 1939: passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * ROVITO 3: Figli e figlie di Maria SS. del Rosario. La congrega è eretta nel 1898 e aggregata a Roma nel 1900 (ASD.Cf). * ROVITO (fraz. Flavetto) 1: SS. Sacramento e dei PP. Riformati. Il 31-8-1756 vengono approvate le regole (AS.As, 1857, b. 39, f. 905; 63/4). Nel 1872 partecipa alla processione della festa del Rosario (ASD.Cf). * ROVITO (fraz. Flavetto) 2: SS. Rosario. Nel 1903 il generale dei Domenicani emana il decreto di erezione (ASD.Cf). * ROVITO (fraz. MOTTA): SS. Sacramento e S. Maria Assunta. Il 22-5-1778 vengono approvate le regole (AS.As, 1857, b. 39, f. 905; AS.NA, 2/14). Nel 1868 ha una rendita di L. 20,23 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1947 ha una chiesa propria ma è estinta; tuttavia nel 1954 ha 50 confratelli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (33 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA (ASD.Cf). Nel 1958 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS), ma nel 1992 risulta ancora in vita (Ann. 1992). * SAN FILI 1: Madonna del Rosario. Fondata il 20-5-1580 nella chiesa dell’Annunziata, è in vita nel 1628 (Russo, p. 279). * SAN FILI 2: S. Antonio da Padova. Nel 1615-1620 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 28350). * SAN FILI 3: S. Giovanni Battista. Nel 1615-1620 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 28377). * SAN FILI 4: SS. Sacramento. In vita nel 1628 (Russo, p. 278). * SAN FILI 5: Annunziata. In vita nel 1628 (Russo, p. 279). * SAN FILI 6: S. Caterina. In vita nel 1628 (Russo, p. 279). * SAN FILI 7: SS. Immacolata Concezione. L’8-8-1715 le viene concesso l’altare privilegiato nella chiesa parrocchiale (Reg. Vat. n. 52788). Il 13-2-1777 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Per le spese di culto, prima del 1826, viene eretto al suo interno il Monte dei fratelli e delle sorelle, che ha 39.05 ducati di rendita annuali dal 1826 al 1852 (AS.Co, 1838-40). Nel 1868 la confraternita ha L. 422,09 di rendita (AS.Re). Nel 1929 ha una chiesa propria (ASD.Cf) e nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * SAN FILI 8: Arc. Spirito Santo. Il 3-4-1781 le viene concesso il regio assenso: esiste ab immemorabili, i confratelli indossano la mozzetta rossa e celebrano feste, novene e i venerdì di S. Francesco di Paola (AS.St; AS.NA, 20/28). Nel 1868 ha una rendita di L. 184,88 (AS.Re). Nel 1929 ha una chiesa propria (ASD.Cf) e il 22-9-1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita (Ann. 1992). * SAN FILI (fraz. BUCITA) S. Maria Assunta. Nel 1779 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 22/26). Nel 1868 ha una rendita di L. 96,03 (AS.Re). Nel 1930 ha una chiesa propria e 2 castagneti (ASD.Cf). Ormai estinta, nel 1955 viene soppressa con decreto arcivescovile (Boll.CS). * SAN GIOVANNI IN FIORE 1: Annunziata. In attività nella chiesa omonima, riceve un indulto nel 1725 (Russo, p. 282). Nel 1776 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 158/17); tuttavia negli atti del periodo 1839-1851 è registrato come un fondo di beneficenza amministrato dal Comune (AS.Sd). * SAN GIOVANNI IN FIORE 2: Addolorata. Nella chiesa dell’Immacolata viene aggregata a S. Marcello il 2-8-1746 (Russo, p. 282). * SAN GIOVANNI IN FIORE 3: SS. Rosario. Nel 1759 le viene concesso lo statuto con la denominazione di Corpo di Cristo, Rosario e San Germano (AS.NA, 94/19). Nel 1859 trovasi eretta nella chiesa dei PP. Dottrinari (AS.As, b. 41, f. 962) e resta in attività almeno fino al 1873 (ASD.Cf). * SAN GIOVANNI IN FIORE 4: SS. Trinità. In attività almeno dal 1826 al 1871 (ASD.Cf). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (34 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * SAN GIOVANNI IN FIORE 5: S. Cuore. Eretta nel 1879 con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * SAN GIOVANNI IN FIORE 6: B.M.V. del Carmelo. Eretta nel 1891 con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * SAN LUCIDO 1: SS. Rosario. Fondata con bolla del 5-5-1579 (Russo, p. 286), nel 1868 ha una rendita di L. 705,49 (AS.Re). Nel 1936 il parroco dichiara che ha 240 iscritti (ASD.Cf). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ha una chiesa propria; nel 1954 ha 150 confratelli (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * SAN LUCIDO 2: SS. Sacramento. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 286), viene eretta civilmente con decreto regio del 27-8-1822 (AS.St). In attività almeno fino al 1850 (ASD.Cf). * SAN LUCIDO 3: S. Cuore. Nel 1890 viene eretta con decreto arcivescovile (ASD.Cf). * SAN PIETRO IN GUARANO 1: SS. Sacramento. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 292). Nel 1784 è presente col proprio vessillo alla visita pastorale (ASD.Vp, 1784). * SAN PIETRO IN GUARANO 2: S. Pietro Apostolo. Già in vita nel 1666 (ASD.Vp); nel 1686 viene denunziata alla regia Udienza di Cosenza perché i confratelli dirimono le loro liti all’interno della congrega senza ricorrere al regio giudice (AS, R. Camera della Sommaria, Provisioni per la città di Cosenza e Casali, f. 1). Possiede una chiesa propria e celebra anche la festa dell’Immacolata (Arch. parr., Platea 1748). Nel 1839 vengono approvate le regole (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 7,45 (AS.Re). Ancora in attività (Ann. 1992). * SAN PIETRO IN GUARANO 3: SS. Rosario. Nella visita pastorale del 1831 si afferma che la confraternita esiste da anni e si riunisce in una cappella della chiesa parrocchiale. L’arcivescovo concede l’autorizzazione a condizione che i confratelli e le consorelle recitino ogni mercoledì e domenica il rosario (ASD.Vp). Ancora in vita. * SAN PIETRO IN GUARANO (fraz. SAN BENEDETTO) 1: Santa Maria della Consolazione. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 292). La chiesa conserva al suo interno un’iscrizione del 1767; un’altra iscrizione posta sopra il portale, non datata ma del ’700, la dichiara confraternita. Nello Stato discusso del 1834 (AS.Sd, b. 22, p. 140) si dichiara che non è confraternita ed è amministrata dal parroco di San Benedetto, mentre anticamente il procuratore era eletto in pubblico parlamento. La medesima dichiarazione è in AS.As, b. 42, f. 1001. * SAN PIETRO IN GUARANO (fraz. SAN BENEDETTO) 2: Immacolata Concezione. Eretta nel 1877 con decreto arcivescovile, nel 1878 viene aggregata alla Pia unione dell’Immacolata di Roma (ASD.Cf). Nel 1936 ha 110 iscritti (ASD.Vp.) e 75 nel 1954 (ASD.Cf). * SANTO STEFANO DI ROGLIANO (già SANTO STEFANO DI MANGONE) 1: SS. Annunziata. Già in attività nel 1628 (Russo, p. 309); eretta nel monastero file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (35 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA dell’Annunciazione, il 7-5-1629 le vengono concesse delle indulgenze per le feste dell’Annunciazione, del SS. Corpo di Cristo, di S. Agostino, della Natività della Madonna e di S. Stefano (Reg. Vat. n. 30349). Nel 1797 le viene concesso il regio assenso, chiesto nel 1792: eretta da più di tre secoli nella chiesa del soppresso monastero di S. Agostino, si impegna a recitare la corona e l’ufficio della Madonna (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 19,21 (AS.Re). Estinta verso gli anni ’30 (ASD.Cf). * SANTO STEFANO DI ROGLIANO 2: Madonna di Loreto. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 309). * SANTO STEFANO DI ROGLIANO 3: B. Vergine del SS. Rosario. Il 6-2-1787 le viene concesso il regio assenso: è eretta nella chiesa dei santi martiri Stefano e Lorenzo (AS.St; AS.NA, 53/28). Nel 1868 ha una rendita di L. 115,O4 (AS.Re). Estinta probabilmente negli anni ’30 (ASD.Cf). * SAN VINCENZO LA COSTA: SS. Immacolata. Riceve statuto e regio assenso nel 1779 (ASD.Cf). Nel 1859 ha 39 confratelli (ASD.Cf). Nel 1868 ha una rendita di L. 297,54 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ancora in vita (Ann. 1992). * SAN VINCENZO LA COSTA (fraz. SAN SISTO) 1: SS. Rosario. Nel 1608 le vengono concesse delle indulgenze (Reg. Vat. n. 26627). * SAN VINCENZO LA COSTA (fraz. SAN SISTO) 2: SS. Immacolata. Nel 1778 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 93/28). Nel 1868 ha una rendita di L. 113,34 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1954 ha una chiesa propria, 72 confratelli e 52 consorelle. È ancora in vita (Ann. 1992). * SERRA PEDACE 1: Immacolata Concezione. Nel 1584 aggregata a San Lorenzo in Damaso (Russo, p. 322). Nel 1767 le viene confermato lo statuto (AS.NA, 113/5; Russo, p. 322). In data imprecisata si fonde con quella del Rosario (Rizzuti, p. 121). * SERRA PEDACE 2: SS. Sacramento. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 322). * SERRA PEDACE 3: SS. Rosario. Il 7-9-1776 le viene concesso il regio assenso; è nel convento di S. Domenico (AS.St; ASD.Cf; AS.NA, 56/11). Nel 1868 ha una rendita di L. 521,49 (AS.Re). In data imprecisata si fonde con quella dell’Immacolata (Rizzuti, p. 121). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). È ancora in vita col titolo di «Immacolata e Rosario» (Ann. 1992). * SPEZZANO DELLA SILA (già SPEZZANO GRANDE) 1: SS. Sacramento. Istituita nel 1542 e in attività nel 1628, riceve la conferma dello statuto nel 1776 (Russo, p. 331). * SPEZZANO DELLA SILA 2: Annunziata. È in attività nel 1601 nella propria chiesa (ASD.Vp). * SPEZZANO DELLA SILA 3: S. Francesco d’Assisi. Nel 1628 è già in vita nella chiesa dei Conventuali (Russo, p. 332). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (36 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * SPEZZANO DELLA SILA 4: Congr. della Morte. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 332). * SPEZZANO DELLA SILA 5: Suffragi delle Anime del Purgatorio. Eretta nella chiesa di San Pietro, il 15-11-1676 le viene concessa l’indulgenza plenaria per le feste principali e l’indulgenza ordinaria in 4 giorni all’anno (Reg. Vat. n. 43711). * SPEZZANO DELLA SILA 6: Arc. S. Maria della Pace. Il 13-2-1777 le viene concesso il regio assenso; i confratelli si impegnano a recitare 7 Ave Maria ogni mattina in memoria delle 7 allegrezze della Madonna (AS.St; AS.NA, 145/17). Nel 1830 si denomina «SS. Sacramento e S. M. della Pace» (AS.Sd); nel 1846-1850 «Arc. del SS. Sacramento, S. M. della Pace e S. Tommaso» (AS.Sd, b. 14, f. 118v). Nel 1868 ha una rendita di L. 248,46 (AS.Re). Nel 1939 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Ha una chiesa propria (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * SPEZZANO DELLA SILA 7: S. Francesco di Paola. Nel 1936 ha 33 iscritti (ASD.Vp); nel 1939 accetta il nuovo statuto (ASD.Cf). * SPEZZANO PICCOLO 1: SS. Trinità. Eretta nella chiesa dei Conventuali, viene approvata il 5-2-1585 (Conv., p. 94; Russo, p. 332). * SPEZZANO PICCOLO 2: Confr. dei Cordigeri. Eretta dai Conventuali, viene approvata il 7-3-1585 e aggregata ad Assisi nel 1605 (Conv., p. 94). * SPEZZANO PICCOLO 3: Immacolata. Fondata dai Conventuali ai primi del ’600, il 6-4-1620 viene aggregata a San Damaso a Roma (Conv., p. 95; Russo, p. 332). * SPEZZANO PICCOLO 4: SS. Corpo di Cristo. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 332). * SPEZZANO PICCOLO (fraz. Macchia): S. Giovanni Battista. Nel 1615 le vengono concesse delle indulgenze (Russo, p. 174; Reg. Vat., n. 26209). * SPEZZANO PICCOLO (fraz. MacchiA): S. Caterina. In attività in località «Mantisa», il 13-5-1606 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa di S. Caterina (Russo, p. 174; Reg. Vat. n. 26262). * TRENTA 1: SS. Sacramento. Il 12.3.1566 viene aggregata a Roma a S. Maria sopra Minerva (Russo, p. 353). * TRENTA 2: S. Maria delle Grazie. Approvata con decreto arcivescovile il 19-101741, nel 1745 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Nel 1868 ha una rendita di L. 343,66 (AS.Re). Nel 1927 afferma di essere stata fondata nel 1630 (ASD.Cf). Nel 1947 passa all’autorità ecclesiastica (Ann. 1988). Nel 1949 presta 250.000 lire alla Giunta diocesana di Azione cattolica. (ASD.Cf). È ancora in vita (Ann. 1992). * TRENTA 3: Purgatorio. Nel 1776 le viene concesso lo statuto (AS.NA, 60/27). * TRENTA (fraz. MAGLI): SS. Sacramento. Nel 1628 è già in vita (Russo, p. 175). * TRENTA (fraz. SCALZATI) 3: S. Francesco di Paola. Nel 1936 ha 30 confratelli ed è in decadenza (ASD.Vp); nel 1948 ha due terreni in Sila e i confratelli chiedono che la Curia diocesana assuma l’amministrazione dei suoi beni (ASD.Cf). file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (37 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA * ZUMPANO 1: SS. Annunziata. Nella chiesa matrice di Zumpano, nel 1617 le viene concessa l’indulgenza plenaria; è (Reg. Vat. n. 27951). Il 7-11-1777 le viene concesso il regio assenso (AS.St). Nel 1931 ha una chiesa propria, ma è ormai estinta (ASD.Cf). * ZUMPANO (fraz. ROVELLA): Maria SS. del Carmine. Nel 1777 le viene concesso il regio assenso. Fondata nel 1732 sopra la piazza con 11 ducati di rendita (AS.St), nel 1913 i confratelli chiedono l’autorizzazione all’apertura; nel 1954 ha 200 iscritti (ASD.Cf). * ZUMPANO (fraz. MOTTA): Natività di Maria V. Eretta nella chiesa di S. Giovanni Battista, il 24-7-1613 riceve l’indulgenza plenaria da fruire nelle principali feste della Madonna (Reg. Vat. n. 27247). Il 6-5-1615 le viene concessa l’indulgenza plenaria per la festa dell’Assunzione (Reg. Vat. n. 27565). Note 1 Sigle adoperate nel testo: Ann. = Annuario diocesano di Cosenza asd = Archivio storico diocesano di Cosenza ASD.Rl = Idem, Relationes ad limina ASD.Cf = Idem, Confraternite ASD Vp = Idem, Visita pastorale AS.As = Archivio di Stato di Cosenza, fondo Opere Pie, Affari speciali AS.Ce = Idem, Opere Pie, Censi AS.Co = Idem, Opere Pie, Conti AS.Pe = Idem, Opere Pie, Personale AS.Pl = Idem, Opere Pie, Platee AS.Re = Idem, Opere Pie, Rendite AS.Sd = Idem, Opere Pie, Stati discussi AS.St = Idem, Opere Pie, Statuti AS.NA = Archivio di Stato di Napoli, Cappellania maggiore (Indice repertorio n. 32), Statuti di congregazioni (i numeri che seguono la sigla indicano rispettivamente «Incartamento/fascio»: di questo fondo ho consultato solo l’Indice repertorio). Boll. CS = Bollettino ufficiale dell’archidiocesi di Cosenza. Chiatto = S. CHIATTO, Storia di Lago e Laghitello attraverso le locali istituzioni ecclesiastiche, Tip. Tocci, Cosenza 1992. Conv. = F. RUSSO, I francescani Minori Conventuali in Calabria, Silipo e Lucia, Catanzaro 1982. Pedretti = T. PEDRETTI, Cellara attraverso i secoli, SATEM, Cosenza 1982. Rizzuti = F. RIZZUTI, Breve storia di Pedace, Catanzaro 1982. Russo = F. RUSSO, Le confraternite della Calabria (dattiloscritto). Reg. Vat. = F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, vol. 11, Gesualdi, Roma 1974-1992. 2 Nella Relatio ad limina del 1609 mons. Costanzo scrive di aver istituito la confraternita del file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (38 of 39) [29/11/02 10.04.20] LE CONFRATERNITE DELLA PARTE ANTICA DELLA DIOCESI DI COSENZA SS. Sacramento in tutte le parrocchie della Diocesi. 3 Il Viatico è la comunione portata ai moribondi; viene chiamata così perché apre la via alla vita eterna. 4 Il titolo di ogni singola confraternita è in genere quello scritto nel regio assenso, anche se a volte non è quello usato più comunemente negli altri documenti. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C12_intrieri.htm (39 of 39) [29/11/02 10.04.20] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO Luigi Falcone La presenza documentata di forme di associazionismo laicale in Bisignano può essere ritenuta piuttosto antica risalendo addirittura agli inizi del XIV secolo. Un documento notarile del 1637, rogato da Giovanni Tommaso Olivieri, fa riferimento infatti ad una «platea fundationis» dell’arciconfraternita del Santissimo Sacramento «de Vico S. Zaccariae» dell’anno 1302. I documenti da noi utilizzati sono in massima parte inediti; sono di estremo interesse perché ci consentono anche di analizzare talvolta il contesto economico, sociale ed ecclesiale della città; essi, oltre a collegare Bisignano nel più generale contesto storico dell’epoca di riferimento, offrono valide indicazioni locali di varia natura: commerciale, urbanistica, artigianale, religiosa, di costume ecc. I documenti a cui ci richiamiamo sono solo una minima parte di quello che si sarebbe potuto utilizzare; in particolare ci siamo serviti delle preziose indicazioni offerte dal Regesto Vaticano per la Calabria del Russo, anche se i riferimenti espliciti alle chiese confraternali della città sono poco numerosi; le Relationes ad limina dei Vescovi di Bisignano dal 1590 al 1747, quanto mai preziose per altri aspetti ed altri settori della vita religiosa e civica della comunità bisignanese, sono piuttosto scarne per quanto riguarda le confraternite laicali; le relationes, difatti, si limitano a registrare il numero dei sodalia laicorum operanti nel tessuto urbano, senza peraltro dare indicazioni particolareggiate; la sola che ne riporti i nomi, l’uso e il colore dei «sacchi» e l’eventuale possesso di beni, è la relazione di mons. Bonaventura Sculco 1 del 1747 di cui ci occuperemo più avanti. Faremo riferimento ad una raccolta di «rivele» della prima metà del XVIII secolo pubblicata da Rosario D’Alessandro 2, dal titolo Catalogo di tutte le Chiese ed Oratorij della Città di Bisignano reassunto dalle rivele fatte dalli RR. Parrochi di detta Città, compilato nel 1737 per ordine, probabilmente, del vescovo Felice Sollazzo Castriota 3. Infine, sono stati utilizzati altri documenti, per lo più platee di beni di chiese e confraternite ed atti notarili del 1600 e 1700 evidenziati anche nella recente pubblicazione della Guida Generale degli Archivi di Stato Italiani, del 1981. Interessanti riscontri sono stati effettuati oltre che nella Monografia di Bisignano di Leopoldo Pagano 4, anche nella famosa «Selva Calabra», l’opera inedita manoscritta in più volumi che il Pagano, canonico della Cattedrale di Bisignano, ha consacrato alle memorie storiche di questa antica e illustre Chiesa e di tante altre Chiese di Calabria 5. Emerge chiaramente la presenza di «multae sodalitates laicorum qui se in operibus file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (1 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO pietatis exercent», oltre alle varie attività connesse all’assistenza sanitaria degli «hospitalia» che, pur essendo forniti «nullis redditus vel introitus» e pur facendo affidamento sulla generosità dei benefattori e sulle elemosine raccolte, operavano nel tessuto urbano anche grazie all’impegno dei confratelli ad essi associati 6. 1. Arciconfraternita del Santissimo Sacramento «de Vico S. Zaccariae» Secondo quanto riferisce il Pagano 7, la confraternita del Santissimo Sacramento di San Zaccaria esisteva già tra il 1644 e il 1680; essa è ricordata tra le cinque confraternite laicali operanti in Bisignano, insieme alla SS.ma Annunziata, alla SS.ma Concezione della Riforma, al SS.mo Sacramento della Piazza, a S. Caterina, anche se, a dire il vero, le relazioni ad limina di questi anni ricordano «sex confraternitates laicorum», nel 1631, nel 1641, nel 1659, nel 1661 e nel 1666. Sull’architrave della porta d’ingresso della chiesa parrocchiale di S. Maria de Justitieriis è riportata inoltre la seguente iscrizione: «Sumptibus societ. SS.mi Sacramenti anno d.ni MDCXXXVI»; probabilmente l’esecuzione dell’opera fu voluta dai confratelli del Santissimo Sacramento il cui sodalizio aveva forse sede nella medesima chiesa 8. Tra le sei confraternite operanti nella città di Bisignano, «cum usu saccorum», mons. Sculco ricorda nel 1747 anche quella del Santissimo Sacramento «intus paroeciam S.ae Mariae de Justitierijs» 9. La notizia, sostanzialmente, conferma quanto un decennio prima veniva dichiarato dai parroci di Bisignano nel Catalogo di tutte le chiese ed Oratorij della città, compilato appunto nel 1737. In esso si dice che nella chiesa di Santa Maria de Justitieriis si celebra annualmente «la funzione della Processione del SS.mo Sacramento nella Domenica infra octavam Corporis X.ti con intervento di buona parte del Capitolo e clero secolare e regolare, ed associazione del popolo, quale Processione si fa ogni anno a spese della confraternita eretta dentro detta Parrocchia. Fa la funzione del Sepolcro di Nostro Signore nella feria quinta e sesta della settimana Maggiore, che pure si fa ogni anno a spese di detta confraternita» 10; nella chiesa di Santa Maria de Justitieriis, inoltre, la confraternita «tiene il peso di Messe cinque la settimana» 11. Un interessante documento del 1637, inserito tra gli atti di Giovanni Tommaso Olivieri, «pubblicus et regius notarius», conferma l’antichità della istituzione di questa arciconfraternita che risalirebbe addirittura al 1302 12 e che avrebbe posseduto una chiesa propria quale sede del pio sodalizio. Il documento, fa parte di una platea di beni della arciconfraternita del Santissimo Sacramento «de vico S. Zaccariae», compilata nel 1718, e conservata nell’Archivio di file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (2 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO Stato di Cosenza. Esso ci informa che l’arciconfraternita la cui platea di fondazione risaliva all’anno 1302, era stata istituita già prima, sotto il titolo del Santissimo Crocifisso «pietate fidelium». Ma forse l’aspetto più interessante del documento è quello di aver messo in luce l’impegno evangelico e caritativo dei membri del sodalizio, che era appunto di «erogare elemosinam assistenti infirmos pauperes et subministrare omnia que necessaria sunt ad victum tam corporale quam spirituale». Nell’Archivio di Stato di Cosenza si conservano inoltre altri interessanti documenti: una Platea del 1630 che contiene l’elenco dei beni e dei censi appartenenti alla confraternita; una Platea del 1718 in cui è contenuto il documento del 1637 a cui abbiamo già fatto cenno; infine un Libro dei conti comprendente gli anni 1800-1805. 2. Confraternita della Santissima Annunziata «Quantunque non si trovi espressa la memoria del giorno ed anno dell’istituzione, erezione e fondazione della venerabile Confraternità della SS.ma Annunciata di questa Città di Bisignano, nondimeno che ella sia antichissima ne è pruova indubitata». Queste parole, relative al «titolo ed antichità della venerabile Confraternità», costituiscono l’inizio della Platea conservata nell’Archivio di Stato di Cosenza, nella quale è tracciata la storia della pia associazione dalle origini al 1727; a tale anno, infatti, pare che si possa far risalire l’interessante documento 13. L’antichità della confraternita è confermata, tra le altre cose, dal suo «precedere a tutte l’altre confraternità di questa medesima città»; in secondo luogo, tale diritto di precedenza è esercitato rispetto ai frati degli altri conventi della città, dai Padri Domenicani «che per via di fondazione di convento, senza dubbio sono li primi, e questi tengono, servono, stanziano e possedono la chiesa e li beni della sud.a Confraternità, donatoli, cedutoli e rinunciatoli dalli nostri antichi fratelli per istromento rogato per un tal Not.o Tomaso Romano sotto li 18 del mese di settembre dell’anno 1475». In terzo luogo, l’antichità della confraternita è attestata dal possesso della chiesa da parte dei confratelli sin dal 1430. Nella Platea dell’Archivio di Stato 14 si legge infatti che «detta confraternità sin dall’anno 1430 aveva la chiesa delli sudetti PP. Domenicani con le sue cappelle e con il ius presentandi Cappellanum, siccome per concessione del vescovo di tal tempo monsig.e Antonio, ed appare dal antico e legitimo documento registrato dentro l’istessa chiesa in un pilastro della Cappella di d.a Confraternità, che è del tenore seg.te. Copia. Ecclesia Sanctissime Annunciate per prius erat de iure patronatus confratrum (...) apparet ex pubblico scripto conces (...) (...) manu Joannis Moncini canonici (...) temporis ecclesie cathedralis secre (...) Antonii huius civitatis episcopi cum sigillo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (3 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO magno ipsius sub anno millesimo quatringesimo trigesimo, 1430 die 20 mensis maij cum facultate presentandi cappellanum» 15. Il convento dell’Annunziata dei Domenicani fu dunque fondato nel quartiere di Santa Croce nel 1475 ed ebbe vita fino al 1809. Anticamente vi era una chiesa, forse appartenuta ai Canonici Regolari, con una confraternita e con una cappellania, patronato dell’Annunziata. I confratelli, desiderando maggiore culto e più servizio nella chiesa, cedevano ai domenicani la chiesa e le rendite corrispondenti. L’atto pubblico di donazione fu confermato da Sisto IV, con bolla del 7 dicembre 1475. I confratelli si riservarono la cappella dell’Annunziata, una stanza come spogliatoio per deporvi gli abiti religiosi, e quattro sepolture. Nella Platea si legge infatti che «nell’anno 1475, a prieghi del Serenissimo Principe di questa città, Don Gerolimo Sanseverino e d’altre autorità, per la gran devozione che tenevano li antichi nostri confratelli al glorioso San Domenico, ed all’ill.ma sua Religione, e pure per esser di miglior modo servita la di loro chiesa e di loro sodalità, renunciorno con la sud.a chiesa il jus patronato e li beni presenti ad un tal fra Rogerio di Catanzaro allhora Vicario Generale della Religione con alcuni patti e condizioni, e reservationi a di loro favore per istromento rogato per l’atti del fu Not.o Tomaso Romano, nel quale intervenne il vescovo di d.a città, ed a tale renuncia e donazione ci prestò il suo assenso, consenso e beneplacito» 16. L’atto di concessione originale in carta membrana, si conservava nel 1727 «nella cassa delle scritture» del convento dei Padri Domenicani, insieme ad altre carte, col numero 58. Inoltre «detto istromento reassonto di forma valida» si trovava anche inserito tra gli atti di «Not.o Tomaso di Fede sotto li cinque del mese di marzo dell’anno 1544, e finalm.e reassonto dal fu Not.o Gio. Berardino Bagni sotto li 4 del mese di luglio dell’anno 1686» di cui, nell’archivio del convento si conservava copia 17. L’atto di concessione della chiesa dell’Annunziata e dei beni della confraternita fu redatto alla presenza di Geronimo Sanseverino principe di Bisignano, di Fra Ruggiero da Catanzaro vicario generale dei Domenicani della Provincia di Calabria, «cum consensu seu auctoritate et potestate» del vescovo della città mons. Giovanni de Freddi Pennati; erano inoltre presenti Giovanni Antonio Sanseverino, Cavalcante Mendicino, D. Giovanni di Torano, Munaldo Castagnaro, Galasso Solima, Giovanni de Squilla, Modesio Russo, Ursino de Angelo, Francesco de Gaeta. Nicola Antonio de Romano, Luca Solima, Giovanni Loc, Nicola Andrea Solima, Giovanni Caprino, ed altri cittadini «ad hoc vocati specialiter et rogati»; alla presenza del notaio Tommaso Romano comparvero inoltre Giovanni Antonio Trentacapilli, Pietro Nicola de Gaeta, Angelo Mazza, Valentino Solima, Matteo Solima, Simone de Montalto, Orlando de Prezio ed altri confratres et Procuratores ecclesiae Annunciatae ipsius civitatis. I confratelli concedevano «cum eius fructibus» la chiesa dell’Annunziata «sitam et file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (4 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO positam in vico de fore porta extra civitatem Bisiniani suis finibus limitatam»; nel caso in cui i Padri Domenicani avessero abbandonato la loro fondazione, i confratelli sarebbero rientrati in possesso della chiesa e dei beni precedentemente concessi. I confratelli si riservarono inoltre la cappella dell’Annunziata, quattro sepolture «in quibus confratres possint sepelliri» e uno spogliatoio «pro habitibus et saccis conservandis» 18. Tali diritti, acquisiti con l’atto di concessione della chiesa ai Domenicani e di fondazione del convento nel 1475, trovano una accurata riaffermazione ed una opportuna conferma nella Platea della SS.ma Annunziata compilata nel 1657 e conservata nel medesimo Archivio di Stato 19. Ma forse la peculiarità più significativa, che da un punto di vista di esercizio della pietà cristiana e di impegno socio-caritativo, qualificava la Confraternita della Santissima Annunziata, era la gestione di uno dei due ospedali presenti in città. L’ospedale in Santa Croce, che il Pagano ricorda sin dal 1580 20, era fornito di buone e riguardevoli entrate fino a tutto il 1680, ed oltre, fino al 1795; «quello dell’Annunziata, che avrebbe potuto diventare ospedale diocesano, conteneva uno stanzone da infermi e pellegrini, una stanza per le robe, una stanza pei passeggeri e una stanza per lo spedalingo» 21; tali notizie riportate sempre dal Pagano, trovano conferma sostanzialmente nella Platea del 1657 dell’Archivio di Stato di Cosenza 22, nelle relazioni ad limina dei vescovi di Bisignano tra il 1661, il 1666, il 1672, il 1733; infine nella Platea del 1727, a cui si è fatto già cenno. Nel 1661, nella visita di mons. Filippo Meo sono ricordati come operanti due ospedali, Santa Croce e Santa Caterina, e sei confraternite; nel 1666, il 30 ottobre, lo stesso vescovo dichiarava: «Civitas haec habet duo Hospitalia ad usum pauperum infirmorum et peregrinorum et sex confraternitates laicorum, qui utentur saccis in processionibus et administratores quotannis reddunt computa et eliguntur per Confratres» 23. Nel 1672, monsignor Giuseppe Sebastiani, il 28 marzo, registrava la presenza di «duo xenodochia pro pauperibus infirmis sed habent modicos redditus qui administrantur a duobus Procuratoribus altero ecclesiastico altero laico, eligendi a Confratribus presente Ordinario, vel eius Delegato in quolibet anno et ita fit etiam cum tribus sodalitatibus institutis in quibusdam ecclesiis dicte Urbis» 24. Infine, sempre nei documenti vaticani, il 23 maggio 1733, mons. Felice Sollazzo Castriota, oltre a segnalare le opere di pietà, svolte dalle cinque confraternite presenti in città, «iuxta earum institutiones» si sofferma sui due ospedali, «que peregrinos excipiunt infirmosque sustentant sufficientibus redditibus ac necessariis omnibus provisa et dotata, in quibus etiam per Parochos infirmis sacramenta ad sabatum necessaria ministrantur et reliqui omnia iuxta dictorum hospitalium constitutiones file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (5 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO servantur» 25. Nel 1657 «dicta confraternitas tenet (...) quaddam hospitalem isulatum situm et positum intus d.i (...) loco ubi dicitur li Pignatari di S. Croce consistens in (...) duobus cameriis cum loco sacrato et in dicta sala cum quadam cappella et cum multis lectis pro usu egretorum et peregrinorum, et cum aliquibus appartamentis in inferiori parte cum quodam orto contiguo arborato siccom.is et terreno vacuo in quo de continuo dicta confraternitas tenet quemdam hospitalerium pro guberno infirmorum existentium in d.o hospitali» 26. Il Pagano ricorda nella «Selva Calabra» 27 la Platea dei «beni stabili che possiede la Venerabile Confraternita ed ospetale della SS.ma Annunciata di S. Croce» risalente all’anno 1727, lo studioso ci informa che si tratta di una Platea redatta tenendo conto di altre simili compilazioni, tra cui le Platee del 1631 e del 1657, rogate dal notaio Giovanni Domenico Verderamo. Le rendite e le entrate dell’ospedale dell’Annunziata dopo il 1795 «andarono sotto la categoria governativa della pubblica beneficenza, che forse - e siamo nel 1857, ai tempi del Pagano - adempirà le obbligazioni spirituali»; lo stesso Pagano ci dice, infine, che l’ospedale «era nel 1749 di ricovero a 2 pellegrini e a 2 donne, le quali portando una cassetta di vipere andavano mendicando per la vita. Quindi l’Ospedale era una specie di locanda gratuita» 28. 3. Confraternita di Santa Caterina di Piano La più antica menzione di una chiesa di Santa Caterina nel territorio di Bisignano, è probabilmente quella contenuta nella Platea della chiesa vescovile di Bisignano, redatta dal vescovo Ruffino nel 1269 29. In maniera più esplicita, tra le chiese non parrocchiali di Bisignano, troviamo ricordata in una platea del 1508 dell’Archivio Capitolare, una «chiesa e Hospedale di Santa Caterina vicino le vie pubbliche oltre le mura di Bisignano dove è chiamato Santa Caterina, tenuta da Don Alessandro Nepote» 30. Nella stessa Platea, tra i «beneficia ruralia Bisiniani», si fa riferimento all’«hospitale civitatis Bisiniani nominatus S.ta Caterina, est valoris annuatim triginta ducatorum, ut: quam tenet ad p.ns D. Teseus de Gayeta ex concessione S.tis D. N.ri» 31. La chiesa di Santa Caterina è affidata il 22 aprile 1536 al cardinale Antonio Sanseverino, presbitero del titolo di Santa Maria in Trastevere, poiché era rimasta vacante per la morte di D. Giovanni Ferrari chierico di Bisignano 32; la stessa chiesa, sei mesi dopo, il 28 novembre 1536 passa a D. Antonio Carito 33, e il 6 aprile 1537 è concessa in beneficio a un tale Adolfo de Carello, cappellano del predetto cardinale 34. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (6 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO Il 16 marzo 1548 diviene cappellano della chiesa di Santa Caterina Nicola de Carello chierico della diocesi di Tropea e fratello di Adolfo, della terra di Fiumefreddo sulla costa tirrenica; nello stesso documento, contenuto nelle Resignationes dell’Archivio Vaticano, vol. 117, si precisa che Adolfo era rettore della chiesa parrocchiale di San Biagio di Fiumefreddo 35. La chiesa di Santa Caterina, in cui aveva sede una confraternita laicale ed alla quale era affiancato uno degli ospedali della città, «ad usum pauperum, infirmorum, et peregrinorum», era forse la chiesa più bella di Bisignano, l’unica di un puro ed antico stile gotico. Essa era al limite della città; una casa di Piano è confinata «circumcirca da levante e tramontana con le case ed ortali del Venerabile Spetale di Santa Caterina, ed il largo sotto il Ponte, e da ponente con il fosso della Città». La notizia è riportata dal D’Alessandro, il quale ci informa pure che «alla fine del Settecento era già diroccata e i resti furono chiesti in vendita dalla famiglia Gentile. Nel 1630, un contenzioso dell’ospedale è discucco alla presenza del Perbenedetti» 36. Nel 1737 37 la chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire, appartenente al territorio parrocchiale di Santo Stefano Protomartire è dichiarata Prebenda canonicale, mentre in quello stesso anno la confraternita risulta ormai estinta. Dal Catalogo di tutte le Chiese ed Oratorij della città di Bisignano risulta infatti che «nella Chiesa di S. Caterina V.e e M.e eretta in canonicato nel quartiere di Piano vi è il peso di celebrarvisi la Messa in ogni giorno di domenica e feste, e vi concorre il Popolo e non fa altre funzione, se bene anticamente vi era eretta la Confraternità, che oggi (nel 1737 appunto), non sta in essere» 38. Don Michelangelo Lipari, parroco di Santo Stefano Protomartire, nel rilasciare il 4 dicembre 1737 la sua dichiarazione sullo stato della parrocchia a lui affidata, afferma che tra le chiese filiali del suo territorio «la prima è S.ta Caterina Verg.e e Mar.re situata nel mezzo di d.a Parrocchia nel luogo detto Piano, è Prebenda Canonicale col peso d’una messa per ogni festa di precetto; dentro d.a Chiesa vi è un beneficio laicale col peso d’una messa per ogni venerdi, il titolo di d. Beneficio è di S.ta Maria del Carmine» 39. Siamo, nel caso di Santa Caterina, in presenza di una confraternita i cui membri avevano l’obbligo specifico di proteggere le classi emarginate della società con l’esercizio della carità fraterna che trova la sua esplicitazione concreta nell’assitenza ospedaliera, ancora legata, almeno per Bisignano, in larghissima misura, solo ed esclusivamente alle istituzioni religiose, che diventano perciò supplenti nei confronti della struttura statale. La concessione di alcune indulgenze particolari «pro confraternitate S. Catherinae», nell’ottobre del 1614, è l’unico caso in cui il pio sodalizio è ricordato in forma ufficiale in documenti Vaticani 40; si tratta ovviamente di un riconoscimento assai qualificato del lavoro svolto dai confratelli di Bisignano nell’esercizio della carità fraterna. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (7 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO 4. Confraternita della Santissima Trinità e San Leonardo Il pontefice Paolo V con il Breve «Cum certas» del 2 ottobre 1606, concedeva all’arciconfraternita della SS.ma Trinità dei Pellegrini e Convalescenti di Roma, la facoltà di poter aggregare altre confraternite, «communicando loro le stesse sue Indulgenze» 41. In realtà la venerabile Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini in Roma, già prima del 1606 ebbe facoltà di associare altre confraternite. Esiste infatti nell’Archivio storico della confraternita romana un volume manoscritto intitolato «Catalogato di tutte le compagnie aggregate alla nostra Archiconfraternita dall’anno 1576 a tutto 1710» 42; il titolo, riportato sul dorso pergamenaceo del codice manoscritto, trova ulteriore esplicitazione nell’incipit stesso del libro in questione: «In questo libro, segnato EEEE, saranno scritte tutte le Compagnie di diverse parti del mondo, aggregate all’Archiconfraternità della S.ma Trinità de Convalescenti et Pellegrini di Roma per tutto l’anno 1595, con la nota della Ricognitione della cera che hanno pagato per il passato, et che per l’avenire pagaranno, come più chiaramente si vede nell’archivio di detta Archiconfraternità al libro segnato TTT, Curtio Sergardi Archivista Deputato» 43. All’arciconfraternita romana fu aggregata anche la confraternita della SS.ma Trinità e di San Leonardo di Bisignano, di cui non esiste altra documentazione precedente all’anno 1581, che compare nel manoscritto del Sergardi. A c.149 (CXXXXVIIII) si legge infatti che «havendo la Santa Memoria di Papa Clemente Ottavo, dell’anno 1604 revocato tutte l’Immunità et Indulgentie, quali fin a’ quel tempo o dalla Santità sua o da altri sommi Pontefici fussero state concesse alle compagnie aggregate all’Archiconfraternità nostra, et anco havesse ordinato, che per l’avenire non se ne dovesse aggregar senza nuova grazia»; perciò, in conseguenza di ciò «Curtio Sergardi Archivista perpetuo della nostra compagnia ha fatto nova memoria delle compagnie de diverse parti del mondo aggregate alla nostra; et per ordine d’alfabeto a perpetua memoria l’ha descritte nel presente libro segnato eeee dalla carta 148 fin ’a car.176». Difatti, in un primo elenco alfabetico è riportato: «L 3. Bisignano S.ti Leonardo, Pietro et Pauolo a’ 24 aprile - 1581, a’ 13». A c.12 v si legge invece, con una esplicitazione maggiore, la nota dei censi dovuti dalla confraternita della Santissima Trinità di Bisignano, all’arciconfraternita romana: «Bisignano. Procuratore della Compagnia della Santissima Trinità et S.to Leonardo, S.to Pietro e Paulo di Bisigniano. Aggregata alli XXIIII di Aprile 1581. Offersero dar ogni anno nella festa della Santissima Trinità libre tre di cera lavorata et devono per l’anno 1581-1582: libr. 6. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (8 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO E devono dare per l’anno 1583 et per l’anno 1584: libr. 6. E devono dare per l’anno 1585: libr. 3. E devono dare per l’anno 1586: libr. 3. E devono dare per l’anno n.o 9 a tutto l’anno 1595: libr. 27, e per l’anno 1596». In fondo al volume è inserito un terzo elenco alfabetico, che deve essere ritenuto probabilmente il primo compilato, sia perché segnala solo l’anno 1581, sia perché presenta delle correzioni al testo che poi risultano debitamente omesse nella stesura di quello che è l’attuale primo elenco alfabetico: «L.3. Bisigniano. S.to 44 Leonardo S.to 45 Pietro e Paulo ’a XXIIII Aprile - 1581 a’ 13». Dal Catalogo di tutte le Chiese ed Oratorij della Città di Bisignano del il 6 dicembre 1737 46 si rileva che la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo «tiene solamente nel suo ristretto dentro l’abitato una chiesa filiale sotto il titolo di S. Leonardo unita in Prebenda alla dignità del Succentorato» 47 in tale anno il parroco D. Giacinto Libro, dichiarava che la chiesa di San Leonardo che dava nome ad una omonima confraternita in essa eretta, «tiene peso di messe tre la settimana, cioè una di giorno di domenica, e l’altre due ad libitum»; i confratelli inscritti, nelle funzioni pubbliche indossavano abiti rossi; non è improbabile che ad essi fosse affidata la cura dell’ospedale esistente in San Pietro sin dal 1587, di cui parla il pagano nella sua onografia di Bisignanoe ancora operante nell’anno 1644 (48) sicuramente già prima del 1857, anno in cui il Pagano dà alle stampe la sua opera, la chiesa di San Leonardo, nella quale era eretta la confraternita della santissima Trinità, no esistevapiù. San Leonardo, è ricordata per l’ultima volta fra i «laicorum sodalia cum usu saccorum» nella relazione ad limina di Mons. Bonaventura Sculco del 1747 49, ma si precisa che la confraternita è priva di redditi provenienti da beni propri e che si mantiene «ex puris elemosynis ab ipsismet sodalibus administratis». La relazione ad limina di mons. Bernardo del Nero dell’11 ottobre 1603 ricorda i «benefitia unita dignitati subcentoratus, unum sub vocabulo Sancti Leonardi alterum sub vocabulo SS. Petri et Pauli insimul annexa annui valoris ducatorum quatuor» 50; sono gli anni in cui S. Leonardo nel quartiere di S. Pietro, è anche sede della confraternita della SS.ma Trinità, i cui membri operavano per la cura degli ammalati e dei convalescenti secondo lo spirito della confraternita romana voluta sa S. Filippo Neri 51. Quando, nel 1747, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo viene trovata dirutam, nella visita pastorale compiuta dal vescovo Bonaventura Sculco, dinanzi all’impossibilità di reperire un luogo adatto ad novam ecclesiam construendam, le funzioni di questa chiesa parrocchiale saranno svolte in San Leonardo per tutto il tempo della costruzione della nuova chiesa, che appare quasi terminata nella visita del 1760 52. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (9 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO 5. Confraternita dell’Immacolata Concezione del Borgo di Piano La tradizione storica locale è concorde nel ricollegare l’attuale confraternita dell’Immacolata Concezione di Piano a quella, molto più antica, esistente nella chiesa delle Stimmate di S. Francesco d’Assisi, meglio conosciuta come chiesa della Riforma 53. Se ne ignora la data di fondazione, tuttavia se ne conoscono le finalità caritative che erano la «sovvenzione dei poveri» e il «maritaggio delle fanciulle oneste» 54. Ricordata anche come «Confraternita della Concezione dei nobili», nel 1585 fu resa partecipe di tutti i diritti e i privilegi che Papa Paolo III aveva concesso alla chiesa romana di S. Lorenzo in Damaso 55. L’attuale confraternita, la cui chiesa sorse probabilmente su ruderi medievali, poco distante dalla cattedrale e dall’episcopio, secondo l’umanista e studioso, il can. Giulio Bria, sarebbe stata eretta in sostituzione di quella già esistente nella chiesa della Riforma; rifondata dai nobili bisignanesi, ricevette il regio assenso, col quale si dava vita al regolamento della confraternita di Piano, il 5 luglio 1777, mentre il real dispaccio con cui si proibiva ai Riformati di rifondare nella loro chiesa la Congrega dell’Immacolata è del 3 luglio 1779 56. Con ogni probabilità, il cambiamento di sede per l’antica confraternita avvenne agli inizi del 1700. In una platea pergamenacea del 1639, «confecta sub procuraturatu U.I.D. Rev.di Didaci Buscarelli et Rev.di Francisci Criterii» e redatta dal notaio Giovanni Domenico Verderamo da Luzzi 57, sono ricordati Fabio Rende, Andrietta Cosentino e Francesco Longo come ancora appartenenti alla confraternita della SS.ma Concezione dei Nobili nel monastero di S. Francesco d’Assisi della Riforma 58. Nel 1656 veniva redatta la «Platea Confraternitatis Immaculatae Conceptionis» 59; in tale anno il sodalizio aveva ancora sede nella chiesa della Riforma; infatti «dicta Confraternitas habet et tenet pro sua devotione quamdam cappellam sub titulo SS. Conceptionis Immaculatae Beatae Mariae Virginis erectam et constructam intus ven. (...) vetus mon. Sancti Francisci de Assisi Fratrum Minorum strictioris observantiae dictae civitatis, ornatam cum quadam cona in quo adest depicta imago dictae Sanctissimae Conceptionis (...) ornamentis et picturis munitam cum duobus sepulcris, in una quarum humanantur cadavera seu corpora confratrum in altera vera corpora consorum dictae Confraternitatis» 60. Il trasferimento della confratenita nella nuova chiesa, dove tuttora ha sede, avvenne verso la fine del 1600 o gli inizi del 1700; certo è che il 5 luglio 1777 il re Ferdinando IV concedeva il regio assenso col quale si dava vigore alle nuove regole del pio sodalizio che aveva ormai abbandonato la vecchia cappella eretta nella chiesa dei file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (10 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO riformati 61. 6. Confraternita delle Anime del Purgatorio La confraternita delle Anime del Purgatorio fu fondata nel 1628 da Scipione Longo, nobile bisignanese, per gli artigiani, che, con statuto particolare, assunsero sin dall’inizio l’impegno di associarvi i cadaveri dei fedeli poveri 62, ai quali assicuravano una cristiana sepoltura. Il Pagano, dopo aver ricordato che la confraternita «ha statuti speciali», ci informa che essa è pure «dotata dei beni stabili e di censi». Nel tentativo di effettuare una esatta ricostruzione urbanistica del paese con le strutture civiche e religiose in esso presenti, il D’Alessandro ricorda che, tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600, la piazza costituiva il centro della città e la sede delle attività pubbliche e commerciali 63; era molto più spaziosa di quella attuale, ma già nel 1629 si stava costruendo, da «artibus exercendis fideles», la chiesa di Santa Maria del Popolo, alla quale era annessa la confraternita delle Anime del Purgatorio, ed a cui si allinearono in seguito gli attuali palazzi. Qui erano anche una serie di botteghe artigianali quale forge, falegnamerie, altre non precisate, e due farmacie. Viene così ad essere coperto un altro settore dell’esercizio della carità cristiana che consiste nel portare alla sepoltura un proprio confratello o altri cristiani poveri o emarginati esprimendo così il grande rispetto della dignità della persona umana, esercitando la virtù teologale della carità come completamento dell’amore di Dio. Tanto è vero che agli inizi del 1700 i confratelli dell’Annunziata hanno ormai tralasciato l’uso di accompagnare processionalmente i defunti della città e di seppellire gratuitamente i fedeli poveri, «essendo eretta la confraternita dell’Anime del Purgatorio coll’obligo di gratis sepellire i defonti della città»; tale loro servizio era pertanto reso solo agli iscritti alla confraternita che fossero del Vico di Santa Croce o della Giudeca 64. Nel 1672 mons. Giuseppe Sebastiani vescovo di Bisignano, dichiarava nella relazione ad limina di quell’anno che «prope Platea principaliore d.e Civitatis est quaedam ecclesia sub invocatione S.te Marie de Populo, in qua Confraternitas Artificorum eiusdem urbis erecta est qui curam in ea quotidie celebrari sacrificium Misse, in sabatis recitari litanias Beat.me Virginis et bis in anno exponi SS.m; ac nuper capacitate ex meo indultu associare cum saccis defunctos et pro pauperibus dare etiam candelas; aliqua pietatis et charitatis opera exercent» 65. La chiesa di Santa Maria del Popolo con l’annessa confraternita delle Anime del Purgatorio è ricordata nel Catalogo di tutte le Chiese ed Oratorij della Città di Bisignano, compilato nel 1737 (66); i laici ad essa appartenenti hanno l’obbligo di seppellirei cadaveri defunti e vi celebrano giornalmentenon una, ma più Messe per file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (11 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO esservi l’altare sotto il titolo delle Anime del Purgatorio e vi celebra parimente la messa cantata in ogni primo lunedì di mese ed in tutto l’Ottavario dei Morti, e sempre che vi fanno l’esequie per li confrati defunti, per esservi la sepoltura, e viene sempre frequentata e venerata.La dichiarazione sottoscritta dal Parroco di San Giovanni D. Alessandro Malopera, il 3 dicembre 1737, da cui poi sostanzialmente è compilato il Catalogo in questione, precisa che la confraternita è composta di sartori, che si seppelliscono i morti «per ogni chiesa della città», che quotidianamente si celebrano nella chiesa confraternale ... «molte altre Messe di devotione nelle quali vi concorre il popolo» 67. Gli Statuti attualmente vigenti risalgono al 1762, approvati dal Re di Napoli Ferdinando IV con decreto del 25 giugno 1763; la finalità di culto era perseguita mediante incontri di preghiera da tenersi tre volte la settimana, lunedì, venerdì e domenica e nelle feste di precetto. 7. Confraternita del Santissimo Rosario Leopoldo Pagano ricorda la confraternita del Santissimo Rosario operante sin dal 1795 insieme a quelle della Immacolata Concezione e delle Anime del Purgatorio. In realtà, sulla base della Platea dell’Archivio di Stato di Cosenza, del 1727, relativa ai beni della Santissima Annunziata, è possibile riportare al 1707 gli inizi dell’attività della nuova confraternita del Santissimo Rosario, voluta appunto dai Padri Domenicani nella loro chiesa conventuale. La confraternita del Santissimo Rosario, di cui il Pagano non precisa l’anno di fondazione 68 e che lo Statuto organico, stampato a Cosenza nel 1913 69, riporta al 1715, comincia in effetti a funzionare dal 1707, anche se l’associazione fu approvata «con real rescritto del 1777» 70. Fine della confraternita era non solo di «rendere a Dio quel culto che gli è dovuto come a Supremo Signore di tutte le cose; ed a Maria SS. come la più eccellente dopo Dio, ma anche di seppellire e suffragare i defunti confratelli e consorelle pei quali la Chiesa nostra madre domanda lagrime e preghiere» 71. Lo statuto che regola il funzionamento della confraternita è quello stampato nel 1913, per cura del priore Gaetano Gallo, a cui dava la sua approvazione mons. Salvatore Scanu, da Bisignano, il 16 marzo 1911; s’è persa traccia invece dello statuto approvato con real rescritto del 1777, che ricalcava senz’altro le norme date dai Padri Domenicani al momento della istituzione della nuova confraternita agli inizi del 1700. 8. Confraternita del Santissimo Sacramento della Piazza file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (12 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO Non abbiamo alcuna notizia, invece, della confraternita del Santissimo Sacramento della Piazza, che il Pagano ricorda tra il 1644 e il 1680 72 e che differiva dalla omonima confraternita eretta nel quartiere di San Zaccaria. È ricordata, prima del Pagano, nel Catalogo di tutte le chiese ed Oratorij della Città di Bisignano, nel 1737 73; in esso si legge che nella chiesa di San Giovanni Evangelista vi si celebrano, tra l’altro, tre messe la settimana «per il peso della confraternita del SS.mo Sagramento dell’Eucarestia dentro la mede.ma eretta». La confraternita si estinse sicuramente prima del 1795, anno in cui il Pagano ricorda solo quelle del Purgatorio, del Rosario e della Concezione 74. Non sappiamo con esattezza se il Santissimo Sacramento della Piazza abbia avuto Statuti particolari e quali fossero le finalità, oltre a quelle di culto, perseguite dai confratelli in essa iscritti. 9. Congregazione del Sacro Cuore di Maria Madre di Dio Si ha notizia di questa confraternita eretta nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Evangelista, da una Platea del 1549 il cui titolo è: «Platea Parochialis Ecclesiae S. Joannis Evangelistae de vico Platea huius Bisinianen civitatis, in anno Domini 1549». La Platea fu scritta dal chierico Virgilio Cosentino alla presenza di vari testimoni, autenticata dal notaio Vitale che vi appose il proprio sigillo. Don Nicola Cerenzia, parroco di San Giovanni Evangelista dal 22 maggio 1831, annotava nelle ultime pagine della Platea: «Nel 1833 fu rifabbricato il muro posteriore della Chiesa infranto dall’orribile terramoto del dì 8 marzo 1831; ed in contiguità dell’istesso nuovo muro vi fu inalzato l’altare, che prima in una maniera informe era situato sotto l’arco. Vi fu eretto dippiù l’altare in onore del Sacro Cuore di Maria Madre di Dio, e sotto il titolo dell’istesso Santissimo Cuore vi fu stabilita la congregazione, unita alla primaria eretta in Roma nell’insigne Basilica e Chiesa parrocchiale di Sant’Eustachio in vigore del diploma spedito il dì 1 dicembre 1833. Reg. litt. ad greg. 239, pag. 42. L’installazione della congregazione fu fatta in detta chiesa di San Giovanni il 9 marzo Dom. (...)» 75. Della confraternita non è stato possibile reperire altro materiale edito o inedito; ignoriamo, difatti, se essa sia stata governata da Statuti propri, e quali fossero i fini perseguiti dagli associati; è da supporre però che la congregrazione abbia avuto solo fini culturali e religiosi, senza alcuna pretesa caritativa o assistenziale. 10. Altre istituzioni Un ultimo accenno occorre fare, alla congrega di Spirito della Immacolata per gli file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (13 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO studenti istituita da mons. Parladore nel 1853 e alle cinque cappelle serotine per l’istruzione religiosa del basso popolo di cui dà notizia il Pagano 76, senza peraltro esserne informati da altre fonti 77. Rilievi conclusivi Anche nel caso di Bisignano un primo discrimine per definire l’evoluzione storica delle confraternite per il Medioevo è costituito dalla nascita degli ordini mendicanti cioè dei francescani e dei domenicani, e per l’età moderna dal Concilio di Trento. Difatti nel periodo che precede l’epoca degli ordini mendicanti non si può ancora parlare di una autonomia piena dell’istituto confraternale laicale. È solo a partire del XII secolo che i laici riescono a farsi posto all’interno della realtà ecclesiale acquisendo un carattere di autonomia istituzionale. L’origine della «fraternitates» nel mondo francescano e nel mondo domenicano, l’origine cioè delle confraternite è anche nel desiderio di penitenza, e di una penitenza pubblica come riconoscimento dei propri peccati; mentre gli obiettivi che l’istituto confraternale si pone sono di carattere eminentemente religioso e di carattere spirituale; innanzi tutto l’impegno delle confraternite nelle opere di misericordia verso i propri soci e verso gli altri bisognosi. Si tratta dunque di proteggere le classi emarginate della società proprio con l’aiuto e con il consiglio della carità fraterna. In un’epoca in cui l’assistenza ospedaliera non si è completamente laicizzata, essa appare ancora legata in larghissima misura solo ed esclusivamente alle istituzioni religiose che diventano supplenti nei confronti delle struttura statale. L’assistenza agli ammalati, l’assistenza ai poveri, la diversificazione dei caratteri assistenziali era esclusivamente compito delle strutture ecclesiastiche o, come vedremo, di più laici che si ponevano insieme. L’esercizio della «confraternita» si collega dunque all’esercizio dell’ospitalità realizzando una delle grandi realtà, già presente nel mondo medievale, perdurante ancora nei secoli successivi, fino a tutto il XVIII secolo. Nell’età umanistica invece, quando il miglioramento economico, il senso della gioia, la società opulenta fanno guardare la morte con tristezza e con dolore, le confraternite hanno dato un grande contributo al mutuo soccorso, sia attraverso le «misericordie», di cui ancora oggi ci sono in Italia larghe attestazioni, sia ancora specialmente nel Mezzogiorno, nell’assistenza ai condannati a morte o nel dare cristiana sepoltura ai poveri. Si pensi allora alla grande valenza spirituale che assume in tutto questo il culto dei defunti, che già nell’età medievale aveva raggiunto aspetti notevoli. Il culto dei defunti, le cui liturgie iniziano già nel X secolo, vede perciò i confratelli di una determinata associazione di pii laici, portare il loro confratello o altri cristiani poveri o emarginati alla sepoltura; essi esprimono così attraverso questo loro gesto il file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (14 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO grande rispetto della dignità della persona, esercitando la virtù teologale della carità come completamento dell’amore di Dio. Solo più tardi, tra gli elementi spirituali dell’esperienza confraternale, farà la sua comparsa la partecipazione alla flagellazione di Cristo; note erano in Bisignano le lunghe processioni a cui prendevano parte le confraternite laicali con l’abito proprio, precedute dai loro stendardi e gonfaloni, disciplinate a volte anche sanguinosamente, richiamando in tal modo i cittadini alla pace; i confratelli si flagellavano perché dovevano servire da ignudi il Cristo ignudo e quindi partecipare alla sua flagellazione. Infine, da un punto di vista spirituale, a colui che fa parte di una confraternita non si chiede che faccia le sue pratiche devozionali e caritative per una imposizione cui corrisponda una sanzione, cioè non si tratta solo di seguire i comandamenti per cui trasgredirli comporta una pena, c’è invece un richiamo più alto alla responsabilità per cui una determinata azione è legata soltanto alla volontarietà di far parte di una confraternita per vivere più compiutamente la propria esperienza religiosa. Ed è qui che si coglie il vero grande valore dell’esperienza confraternale tra medioevo ed età moderna. Note 1 Fu Vescovo di Bisignano dal 1745 al 1781; la relazione ad limina del 1747 è custodita nell’Archivio Segreto Vaticano, Sacra Congregatio Concilii, Relazione per visite ad limina, 125 B, Bisignano 1747. 2 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, Conventi, Confraternite, eremiti, spedali e funzioni sacre a Bisignano dal Medioevo al XVIII secolo, Chiaravalle Centrale 1983. 3 Fu vescovo di Bisignano dal 1721 al 1745. 4 Cfr. L. PAGANO, Bisignano, in AA.VV., Il Regno delle Due Sicilie descritto e illustrato, Napoli 1857. 5 I manoscritti della Selva Calabra del Pagano sono conservati nella Biblioteca Civica di Cosenza. 6 ASV, Sacra Congreg. Concilii, Relazioni per visite ad limina, 125 A, Bisignano 1597, c. 10 r. 7 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 8 L’iscrizione è stata pubblicata da R. FASANELLA D’AMORE nelle sue Memorie storiche di Bisignano, I, Iscrizioni e pergamene, Cosenza 1963, p. 49. 9 ASV, Sacra Congregatio Concilii, Relazione per visite ad limina, 125 B, Bisignano 1747, c. 309 r. 10 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, Conventi, Confraternite ..., p. 21. 11 Ibid. 12 Esso, come si dirà in seguito, è inserito nel fascicolo relativo alla Confraternita del SS.mo Sacramento compilato nel 1718 e conservato nell’Archivio di Stato di Cosenza, nel fondo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (15 of 19) [29/11/02 10.04.39] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO Corporazioni Religiose, Bisignano. 13 Nell’ASC, Corporazioni religiose, è conservato un manoscritto rilegato in pergamena, comprendente varie scritture: 1) Platea in pergamena contenente l’elenco dei beni che possiede la Confraternita e l’ospedale della Santissima Annunziata di Bisignano; la data è illegibile per un foro della pergamena, ma da altre date interne pare che si possa fa risalire al 1657 (indicheremo la Platea come Documento I); 2) Fascicolo cartaceo, contenente un elenco di donazioni (Documento II); 3) Platea Confraternitatis Hospitalis SS.me Annunciate civitatis Bisiniani confecta sub magistratu Silvestri de Marco nell’anno 1630 (Documento III); 4) Ampio fascicolo manoscritto cartaceo, la cui numerazione inizia da c. 6 r; risale probabilmente al 1727 ed è forse lo stesso di cui prese visione il Pagano lasciandone poi traccia nelle sue accurate annotazioni, nel vol. X della Selva Calabra conservata nella Biblioteca Civica di Cosenza (si veda a p. 5619 l’elenco riassunto dei «beni stabili che possiede la V.bile Confraternita ed ospetale della SS.ma Annunciata di S. Croce, Vico di questa città di Bisignano nell’anno corrente 1727»); a quest’ultimo Documento IV faremo assai spesso riferimento nella stesura delle presenti note. 14 Si veda il Documento IV, di cui alla nota precedente, c. 6 v. 15 Il testo della lapide, a parte qualche piccola variante, è riportata da L. PAGANO, Bisignano ..., p. 70: «Ecclesia sanctis. Annunciatae, quae prius erat de jure patronatus confratrum prout apparet ex pubblico scripto concessionis manu Joannis Moncini canonici tunc temporis ecclesiae cathedralis, secretarii illustr. Antonii (supple, de Caroleis) huius civitatis episcopi cum sigillo magno ipsius sub anno 1430 die 20 mensis maii cum facultate praesentandi cappellanum»; nel 1857, quando il Pagano dà alle stampe la sua monografia, questa iscrizione poteva ancora leggersi su «uno dei pilastri della cappella dell’Annunziata, e sull’altro pilastro si veggono i frammenti di una iscrizione del 1475 concernente la fondazione della casa religiosa». 16 Cfr. Documento IV, c. 8 r, riguardante la «concessione della Chiesa, juspatronato e beni della sud.a ven. confraternità alli RR. PP. Domenicani». 17 Cfr. Ibid., c. 8 v. 18 Cfr. Ibid., c. 10 v. 19 Si tratta della Platea pergamenacea indicata come Documento II, di cui alla nota numero 13. 20 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 21 Cfr. ibid. 22 Si veda il Documento II, già ricordato. 23 Archivio Segreto Vaticano, Sacra Congregatio Concilii, Relazioni per visita ad limina, 125 A, Bisignano 1666, cc. 148 v - 149 r. 24 Cfr. ibid., cc. 165 v - 166 r. 25 Cfr. ibid., c. 267 r. 26 Cfr. Documento II, cit. c. 15 r. 27 Cfr. L. PAGANO, Selva Calabra, ms. in Biblioteca Civica di Cosenza, vol. X, p. 5619. 28 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 29 Si veda la recente edizione critica curata da P. DE LEO, Un feudo vescovile nel Mezzogiorno svevo, la Platea di Ruffino Vescovo di Bisignano, in Fonti e Studi del Corpus membranarum italicarum, dir. Antonino Lombardo, Seconda Serie: Fonti Medievali IX, Roma, 1984. Ruffino fu Vescovo di Bisignano dal 1264 al 1269, di lui ci resta questo prezioso file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (16 of 19) [29/11/02 10.04.40] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO documento in una copia del 1707 fatta eseguire da mons. Pompilio Berlingieri, vescovo di Bisignano dal 1706 al 1721 (Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., pp. 39, 63). 30 Si tratta dell’Antiquissima Platea Episcopatus Bisinianensis, omnium eius bonorum, immobilium, reddituum et iurium, compilata da D. Floreado de Leonardis tesoriere della cattedrale, per volontà di mons. Francesco Piccolomini d’Aragona, vescovo di Bisignano dal 1498 al 1530. Sul canonico tesoriere de’ Leonardis cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 52; su mons.Piccolimini d’Aragona, cfr. F. UGHELLI, Italia Sacra ..., a cura di N. COLETI, Venezia 17172, I, c 523. Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, conventi, confraternite ..., p. 13. 31 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 32 Cfr. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, III, Roma 1977, n. 17650. 33 Cfr. ibid., n. 17754. 34 Cfr. ibid., n. 17816. 35 Cfr. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, IV, Roma 1978, nn. 19340-19341, 19376. 36 Cfr. D’ALESSANDRO, Bisignano, società, economia e costumi nel 1600, Chiaravalle Centr., 1984, pp. 36-37. Mons. Andrea Perbenedetti, vescovo di Venosa, effettua la sua Visita Apostolica nella diocesi di Bisignano nel 1630 (si veda il volume manoscritto conservato nell’ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Visite Apostoliche 104, Bisignano 1630). 37 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, conventi, confraternite ..., p. 24. 38 Cfr. ibid., p. 28. 39 Cfr. ibid., p. 31. 40 Cfr. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria ..., V, Roma 1979, n. 27466. 41 Cfr. L’Elenco delle indulgenze e grazie concesse alla Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convelescenti d Roma, rinnovato nel 1851, Tipografia delle Belle Arti, Roma 1851, p. 3 ss. 42 Si tratta di un codice cartaceo rilegato in pergamena (cm. 42x28) di complessive 175 carte (comprendenti il r, la cui numerazione progressiva è fatta con numeri romani, e un v, con numerazione a cifre arabe); all’interno del codice sono inseriti e rilegati insieme vari fascicoli, di cui il I e il II sono sotto forma di rubrica. 43 Se il Catalogo ha inizio, come è detto sul dorso, «dall’anno 1576». è da supporre la scomparsa di qualche fascicolo iniziale riferentesi a tale anno 1576, o almeno uno spostamento nella rilegatura dei fascicoli, considerato anche che gli elenchi alfabetici delle Confraternite aggregate non sembrano essere al loro posto; ragion per cui il manoscritto inizia con una datazione che riporta l’anno 1595 e non 1576 come dovrebbe. 44 Corretto in «S.ti». 45 Risulta cancellato; difatti non è poi riportato nel primo elenco alfabetico. 46 Segnalato e pubblicato da R. D’ALESSANDRO in Chiese, conventi, confraternite ..., pp. 21 ss. 47 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, conventi, confraternite ..., p. 22. 48 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 49 ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Sacra Congregatio Concilii, Relazioni per visite ad limina 125 B, Bisignano 1747, c. 309 r. 50 ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Sacra Congregatio Concilii, Relazioni per visita ad file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (17 of 19) [29/11/02 10.04.40] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO limina, 125 A, Bisignano 1603, c. 20 r. mons. Bernardo Nero fu vescovo di Bisignano dal 25 Maggio 1598 al 1607, anche se la sua morte è da riportare al 16 luglio 1619 (P. GAUCHAT, Hierarchia catholica ..., IV, Münster, 1935, p. 115). 51 Poiché il D’ALESSANDRO, in Chiese, conventi, confraternite ..., ci informa che nella «relazione acefala e non numerata della visita pastorale di Prospero Vitaliano, compiuta nel 1575», la chiesa di San Pietro appare appena restaurata e che l’«Ospedale di San Pietro è severamente censurato e non merita più il nome di ospedale ... sed magis caula porcorum et stabulum boum», è da supporre che un reale funzionamento del complesso assistenziale ha effettivamente inizio nel 1587, che è l’anno ricordato dal Pagano come inizio ufficiale dell’attività ospedaliera in San Pietro. 52 Cfr. ivi, pp. 18-19. 53 Cfr. R. FASANELLA D’AMORE, Memorie storiche di Bisignano, I, Iscrizioni e pergamene ..., p. 50. 54 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 55 Ibid. 56 È quanto si legge in G. GALLO fu Carlo, Bisignano, Arte Storia Folklore, Chiaravalle Centr. 1983, p. 36. 57 La Platea, redatta allo scopo di ripristinare le spettanze capitolari evidentemente messe in crisi dal terremoto dell’anno precedente, per cui alcune terre non rendevano più perché senza coloni, mentre molte case risultavano distrutte, è ricordata nel lavoro Stato sociale e amministrativo di Bisignano nel sec. XVII (in Studi Meridionali, XII, 1979, fasc. II-III, pp. 146147), da R. D’ALESSANDRO. 58 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Stato sociale e amministrativo di Bisignano ..., cit., p. 147, da cui sono tratte le citazioni fra virgolette. 59 Il documento si custodisce nell’Archivio di Stato di Cosenza nel fondo delle «Corporazioni religiose». 60 Cfr. «Platea Confraternitatis Immaculatae Conceptionis», doc. cit., c. 4 v. 61 Cfr. E. MISEFARI, Storia sociale della Calabria, Milano 1976, p. 375. 62 Cfr. L. PAGANO, Bisignano..., p. 71. 63 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Bisignano, società, economia e costumi nel 1600 ..., pp. 33-34. 64 Cfr. Documento IV, in ARCHIVIO DI STATO DI COSENZA, Platea della Santissima Annunziata del 1727, c. 42 v. 65 Cfr. ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, Sacra Congregatio Concilii, Relazioni per visite ad limina, 125 A, Bisignano 1672, c. 165 v. 66 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Chiese, conventi, confraternite ..., p. 26. 67 Cfr. ibid., p. 32. 68 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 69 Cfr. Statuto organico della Venerabile Confraternita del SS.mo Rosario di Bisignano, Cosenza 1913, p. 5. 70 Cfr. ibid. 71 Cfr. Statuto organico della Venerabile Confraternita del SS.mo Rosario ..., pp. 9-10. 72 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 73 Cfr. R. D’ALESSANDRO, Bisignano, Chiese, conventi, confraternite ..., p. 23. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (18 of 19) [29/11/02 10.04.40] CONFRATERNITE E PIETÀ DEI LAICI TRA MEDIOEVO ED ETÀ MODERNA: IL CASO DI BISIGNANO 74 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 75 Cfr. Platea di San Giovanni Evangelista del 1549, in ARCHIVIO VESCOVILE DI BISIGNANO, ms. senza segn., c. 42 r - v. 76 Cfr. L. PAGANO, Bisignano ..., p. 71. 77 Sulla ricerca delle fonti si potrebbe tentare una ricerca accurata nell’ARCHIVIO VESCOVILE DI SAN MARCO ARGENTANO dove ancora si conserva molto materiale documentario riguardante la diocesi di Bisignano. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C13_falcone.htm (19 of 19) [29/11/02 10.04.40] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 Luigi Renzo Premesse Prima di entrare nel merito, sono doverose alcune precisazioni di natura storica, documentaria e metodologica. a) La diocesi di Cariati viene istituita nel 1437 da papa Eugenio IV su richiesta della principessa Covella Ruffo 1. Inizialmente comprese Scala Coeli, Terravecchia e S. Morello, paesi sottratti all’arcivescovo di Rossano. Unificatasi subito dopo con la vicina diocesi di Cerenzia, di origine bizantina, si allargò anche a Belvedere 2, Caccuri, Montespinello 3, Verzino e successivamente Savelli 4 e Castelsilano 5. b) Il Concordato del 1818 tra Pio VII e il Re di Napoli, posto come riferimento discriminante della ricerca, diede un nuovo assetto alla diocesi, il cui territorio si arricchì delle diocesi soppresse di Umbriatico e Strongoli, anch’esse di origine bizantina 6. c) Col decreto Instantibus votis della S. Congregazione dei Vescovi, il 30 settembre 1986 la diocesi di Cariati, dopo alterne vicende, è stata unificata «in perpetuum» con l’archidiocesi di Rossano 7. d) Le vicissitudini travagliate delle tre diocesi, l’incuria, le ruberie di privati ed altre ragioni hanno devastato gli Archivi Diocesani, per cui le fonti documentarie locali (Visite Pastorali, o altro) risultano inesistenti o quanto meno disorganiche e poco affidabili per un quadro omogeneo e completo delle confraternite laicali. Neanche degli Archivi delle confraternite si sa che fine abbiano fatto, tenuto conto che oggi risultano tutte estinte. Il fatto mi ha convinto a scegliere come base della ricerca le Relazioni ad limina del secolo XVII per le tre diocesi divise e quella del 1823 del vescovo Gelasio Serao per la situazione del dopo-Concordato del 1818. e) Metodologicamente, infine, tenendo presente l’incidenza e la risultanza dell’unificazione delle tre diocesi, onde avere un riferimento completo e diversificato divideremo la trattazione in due parti: nella prima si darà l’elenco delle confraternite per ciascuna diocesi; nella seconda il quadro unificato conseguente alla nuova situazione strutturale e politica. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (1 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 1. Confraternite laicali prima della unificazione Per le ragioni addotte nelle premesse, fonti privilegiate della ricerca saranno, allora, le Relazioni ad limina, unica documentazione valida da cui trarre per il sec. XVII un quadro abbastanza completo ed omogeneo delle confraternite erette nelle tre diocesi di Cariati-Cerenzia, Umbriatico e Strongoli. Dall’analisi comparata si ricava che le confraternite nel secolo XVII sono state complessivamente 45, di cui 21 a Cariati-Cerenzia, 19 a Umbriatico, 5 a Strongoli. Un rilievo interessante è che nei paesi di rito greco-albanese gravitanti nella diocesi di Umbriatico (Carfizzi, Pallagorio, S. Nicola dell’Alto) non esistono confraternite, mentre in quelli di Cariati-Cerenzia (Montespinello, Belvedere) esiste la Confraternita del SS.mo Sacramento. La tipologia è abbastanza variegata: delle 45 confraternite 15 sono intitolate al Sacramento, 19 alla Madonna (5 al Rosario, 4 all’Immacolata, 4 all’Annunciazione, 3 alla Vergine dei 7 Dolori, 2 alla Madonna del Carmine, 1 alla Madonna delle Grazie); 3 alla «Morte»; 4 alla «Dottrina Cristiana»; 2 alla «Compuntina»; 1 alla Trinità e S. Croce; 1 al Purgatorio. Fatta eccezione del SS. Crocifisso di Savelli 8 e di quella più recente del Sacramento di Cirò Marina (1912), non disponiamo di altri Statuti. Ciò rende quasi impossibile determinare le finalità specifiche di ogni confraternita, per quanto indirettamente possiamo arguire i caratteri generali comuni (istruzione religiosa, culto divino, cura degli ammalati, sepoltura dei sodali, ecc.). Alcuni vescovi, inoltre, nelle loro Relazioni ad limina annotano talora brevi informazioni molto utili nel totale silenzio dei documenti. Nel 1630 il vescovo di Umbriatico Benedetto Vaccaro (1622-32) scrive, per esempio, che nella sua cattedrale «reperitur Societas SS.mi Sacramenti per cuius confratres multa pia exercentur opera» 9. Nel 1634 il vescovo Francesco Gonzaga (1633-57) scrive che a Cariati «Duae sunt laicorum sodalitas, quae plurima misericordiae opera exercent» 10. Mons. Geronimo Barzellino (1664-88), per la sua diocesi di Cariati nel 1666 asserisce: ... In aliquibus locis sunt quaedam laicorum Confraternitates, licet pauperes, quae aliqua officia ad devotionem fidelium excitandam exercent 11. Parlando di Cirò il vescovo di Umbriatico Giovanni B. Ponzio (1682-88) nel 1684 scrive che nella cappella della Immacolata Concezione: Sunt Confratres in ea descripti, qui singulis diebus festivis ipsius Virginis officium, ad Litanias recitandum conveniunt, horum Congregatio vulgo dicitur Compuntina, qua file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (2 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 diebus sextis feriis se flagris verberant, mentali orationi semihorae spatio vacant, contritionisque actum eliciunt. E nella chiesa matrice S.M. Plateis: Adest Confraternitas SS.mi Sacramenti cuius redditus aureorum 250 summam attingunt, quae SS.mi Sacramenti venerationi, celebrationique missarum intensissima est 12. Nel 1664 il vescovo di Strongoli Antonio M. Camalda informa: Confraternitates laicorum duo insunt, una sub titulo SS.mi Sacramenti, cuius Cappella cum altari sita est intus Cathedralem, quae cum propriis redditibus lampadibus providet, datque caeram pro altari, processionibus Corporis Christi solemnitate. Altera sub titulo Mortis, cuius est mortuos sepelire erecta in praefata Ecclesia Sanitatis 13. Una parola sulla confraternita del SS. Crocifisso di Savelli. Nella visita pastorale del 1689 del vescovo Sebastiano de Francis è detto: I Cittadini di detta Terra (Savelli, n.d.r.) supplicarono l’Ill.mo e Rev.mo Signore, acché si fosse degnato di concedere loro in detta Chiesa (S.M. delle Grazie, n.d.r.) l’esercizio de la Congregazione Compuntina, secondo la stampa fatta al tempo del presulato del fu Ill.mo e Rev.mo Sig. Fra Gesualdo vescovo di Cerenzia e Cariati. L’Ill.mo e Rev.mo Signore acconsentì alla predetta richiesta 14. La concessione della Compuntina non è ancora la confraternita vera e propria, ma di certo ne ha costituito il nucleo di partenza. Ciò lascia intendere anche un’annotazione dello Statuto approvato il 1780, dove è detto che la confraternita «in detta Terra rattrovasi da tempo immemorabile» 15. Contrariamente a quanto avviene in altre confraternite dell’epoca, era aperta anche alle donne, che «pure possono essere aggregate per sorelle di detta congregazione, del resto si regoleranno come tutti gli altri Fratelli della maniera detta sopra». Esse, però, non potevano partecipare al suo governo 16. Inoltre tra gli «offici» figurano anche due infermieri, il cui compito era di portarsi in casa de’ Confratelli e Novizij Infermi per visitarsi ad ogni avviso, e notizia, che n’averanno, con continuare l’esercizio di tal’atto, sintanto che saranno rimessi in salute, e se il Fratello, o sorella Inferma sarà povera, l’Infermieri li potranno soccorrere col consenso del Priore insino a dieci carlini in più volte secondo i bisogni, e più di tal somma non possano affatto senza il consenso de’ Fratelli precedente file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (3 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 capitolo 17. La quota mensile da pagare nel 1780 era di un carlino. Qualora non si versava la quota per due anni non si poteva essere eletti «Ufficiali»: Quei Fratelli, che saranno contumaci, cioè che non averanno pagato per due anni la solita elemosina di un carlino, compreso questo carlino per la corresponsione mensuale, e quelli che senza legitima causa non assistono in Congregazione, non possono essere eletti per Ufficiali, non possono dare il voto nell’Elezione di quelli 18. Anche della confraternita del Rosario di Cariati abbiamo qualche utile informazione. In una Memoria del 1746 del vescovo Carlo Ronchi (1732-64) è detto che i fratelli e sorelle d’essa convengono ogni giorno di domenica, mercoledì e sabato alla recitazione del SS.mo Rosario coll’assistenza del canonico, e se ne celebra la solennità ogni domenica d’ottobre la prima; portandosi per la città processionalmente la statua della B.V. con indicibil concorso di tutti 19. Se in realtà si tratta di brevissime note, restano comunque interessanti per cogliere lo spirito animatore e per appurare le attività fondamentali. Non dimentichiamo inoltre che le confraternite del Sacramento e del Rosario hanno collegamenti sovra-diocesani in quanto aggregate all’Arciconfraternita S.M. della Minerva le prime e alla matrice domenicana le seconde, per cui i vuoti documentari possono essere indirettamente colmati. Anche per queste, comunque, non mancano altre informazioni sussidiarie. Così, per esempio, il menzionato mons. Barzellino annota nel 1685 che a Cariati il Viatico veniva portato con grande solennità e con accompagnamento di baldacchino sorretto da 6 confratelli del Sacramento, vestiti di sacco e preceduti dallo stendardo della confraternita: ... Quod sub Baldacchino delato per sex Confratres Societatis SS.mi Sacramenti, sachis indutos deferri, curo, praecedente uno Confratre, qui vexillum eius Societatis gestat, prosequente etiam SS. Viaticum magno numero fidelium, et ritum huiusmodi in utrasque mea Diocesi introduxi et servari curo 20. Aspetto importante della vita delle confraternite è il capitolo dell’amministrazione. Gli Statuti solitamente prevedevano il rendiconto annuale, ma non sempre ciò avveniva, per cui continui e perentori erano gli interventi ingiuntivi dei vescovi soprattutto in file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (4 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 occasione delle visite pastorali. È un capitolo questo che andrebbe trattato a parte non solo per gli abusi, ma soprattutto per cogliere il senso della giustizia e l’incidenza nel sociale dei sodalizi religiosi. Molti beni mobili e immobili erano lasciti destinati sia al decoro del culto, sia all’assistenza dei poveri, dei forestieri e degli ammalati. Il vescovo di Strongoli, Carlo Diotallevi, nel 1640 sottolinea nella Relazione ad limina che la confraternita del SS. Corpo di Cristo fornisce un sussidio alle ragazze povere che dovevano sposare: pauperibus praesertim puellis nubendis subsidia, et elaemosynas elargitur 21. Elemento di prestigio del patrimonio confraternale erano le indulgenze, di cui ogni sodalizio ha cercato di insignirsi. Dai Regesti Vaticani risulta che molte furono le confraternite munite di indulgenze. Nella diocesi di Cariati-Cerenzia Indulgentia pro confraternitate Animarum Purgantium, Cariaten 22. Pro Confr. SS.mi Corporis Christi in ecclesia Cariaten, indulgentia in festo Corporis Christi et Nativitatis Domini et B.M.V. 23. Pro Confr. S. Ioannis Evang. in parochiali ecclesia S. Stephani, Cariaten dioc., indulgentia in festo eiusdem Sancti 24. Pro Confr. SS. Trinitatis et S. Crucis, erecta seu erigenda in eccl.SS.Trinitatis Cariaten, indulgentia plenaria in festo SS. Trinitatis et Inventionis Crucis 25. Pro Confr. SS.mi Corporis Christi, in matrici ecclesia terrae Caccuri, Geruntin. Dioc., indulgentia in festo eiusdem SS.mi Corporis Christi et Nativitatis Domini et Annuntiationis et Assumptionis B.M.V. 26. Pro Confr. SS.mi Corporis Christi, in parochiali ecclesia, archipresbyteratu nuncupato, S. Nicolai, Casalis S. Maurelli, Cariaten dioc., indulgentia in festo Corporis Christi et Natalis Domini et B.M.V. et Annuntiationis et Conceptionis B.M.V. 27. Pro Confr. SS.mi Sacramenti, in parochiali eccl. terrae Scala, Cariaten dioc., indulgentia in festo SS.mi Sacramenti et Purificationis et Assumptionis B.M.V. et Ioannis Evang. 28. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (5 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 Pro Confr. S.M. de Pietate in ecclesia eiusdem S.M. de Pietate, terrae Scalarum, Cariaten dioc., indulgentia plenaria in festo Inventionis S. Crucis, et 7 annorum in festivitatibus B.M.V. 29. Pro Confr. S.M. Gratiarum, de Coronata nuncupata, in ecclesia eiusdem nominis, Terrae Vetulis, Cariaten dioc., indulgentia in festo eiusdem B.M. Gratiarum et in feria II Pentecoste et in festo Circumcisionis Domini et Annuntiationis et Conceptionis B.M.V. 30. Nella diocesi di Umbriatico: Pro Confr. SS.mi Sacramenti, in ecclesia Umbriaticen, indulgentia in festo principali et in octava S. Ioannis Bapt. et Laurentii et S. Martini 31. Pro Confr. SS.mi Sacramenti, in eccl. terrae Casabona, Umbriaticen dioc., indulgentia in festo SS.mi Sacr. et Omnium Sanctorum et Nativitatis Domini et Assumptionis et Visitationis B.M.V. 32. Pro Confr. Mortis, in ecclesia loci Ipsicrò (Cirò), Umbriaticen dioc., indulgentia in Commemoratione Omnium Fidelium Defunctorum et in festo Circumcisionis Domini et Assumptionis B.M.V. et S. Catherinae 33. Pro Confr. Annuntiationis B.M.V., in ecclesia terrae Melissa, Umbriaticen dioc., indulgentia in festo Annuntiationis et Nativitatis Domini 34. Pro Confr. B.M. Septem Dolorum in ecclesia terrae Melissa, Umbriaticen dioc., indulgentia in festo eiusdem B.M. Septem Dolorum et in quatuor festivitatibus B.M.V. 35. Pro confraternitate SS.mi Sacramenti, in matrici ecclesia S. Nicolai, terrae Melissae, Umbriaticen dioc., indulgentia plenaria in festo Corporis Christi et 7 annorum in quatuor aliis diebus eligendis 36. Un ultimo rilievo sulla consistenza numerica dei sodali. Per quanto i dati siano importanti per quantificare l’incidenza delle confraternite nell’ambiente, purtroppo, per i motivi già addotti, non abbiamo elementi di riferimento file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (6 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 per il secolo XVII. L’unica esigua traccia è individuabile nella Relazione ad limina del 1653 del vescovo di Strongoli Martino Dentato (1652-55). Riferendo della confraternita del Sacramento eretta nella cattedrale, dice che è frequentata con costanza da «certo numero personarum spectatae probitatis» 37. Per il secolo XVIII sappiamo dei 38 congregati del SS. Crocifisso di Savelli, che nel 1780 hanno richiesto e ottenuto la regia approvazione dello Statuto, mentre per l’Ottocento possiamo fare riferimento ad alcuni registri di amministrazione della confraternita del Rosario di Umbriatico riguardanti il 1857 e anni seguenti, da cui si ricava che il sodalizio è formato distintamente tra uomini e donne con un unico direttivo. Nel 1857 gli uomini sono 85 38, mentre le donne sono 50 39. I dati non sono certo significativi per illazioni applicative, ma in ogni caso sono gli unici rinvenuti e disponibili. a) Confraternite di Cariati-Cerenzia nel sec. XVII Sommando approssimativamente i dati forniti dal vescovo Maurizio Ricci (1619-26) sui singoli paesi, nel 1621 la diocesi contava intorno a 6.500 abitanti in cura ad una sessantina di preti 40. Le confraternite esistenti erano 21 così distinte: CARIATI 1. SS.mo Sacramento. Citata nella Relazione ad limina del 1589 del vescovo Properzio Resta (1586-1601), nel 1615 ottiene un’indulgenza da Paolo V 41. È eretta nella omonima cappella della Cattedrale. 2. S. Antonio. Anch’essa eretta nella Cattedrale, risulta dalla Relazione del 1589. Esiste ancora nel 1602, mentre non figura più nella Relazione del 1605 42. 3. SS.mo Rosario. Citata nella Relazione del 1605 del vescovo Gesualdi 43, nel 1640 è detta eretta «in alia Ecclesia B.M. de Monte Carmelo nuncupata» 44. 4. Anime Purgatorio. Fondata dal vescovo Filippo Gesualdi, nel 1615 ottiene un’indulgenza 45. Non dovette avere vita lunga perché già nel 1640 non è più menzionata nella Relazione del vescovo Francesco Gonzaga (1633-57). 5. SS.ma Trinità e S. Croce. Eretta nell’omonima chiesa dal vescovo F. Gonzaga, ottiene nel 1655 un’indulgenza 46. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (7 of 21) [29/11/02 10.05.01] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 6. Confraternita della Morte. Eretta nella chiesa della Trinità, è citata solo nella Relazione ad limina del 1654 47. Probabilmente venne poi sostituita dalla precedente. 7. Congregazione Compuntina. Forse non è una vera confraternita, ma è ripetutamente citata operante nella chiesa della Trinità fin dal 1640 e certamente fino al 1685 48. BELVEDERE MALAPEZZA 1. SS.mo Sacramento. È citata nella Relazione ad limina del 1605 dove si dice che il paese è «habitato da Greci che vivono secondo il rito greco». 2. Congregazione Compuntina. Eretta da mons. Geronimo Barzellino nella nuova chiesa del Purgatorio, è citata nella Relazione del 1685 49. CACCURI 1. SS.mo Sacramento. È citata nella Relazione del 1605. Ottiene un’indulgenza nel 1615 50. CERENZIA 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella Cattedrale S. Teodoro, è citata nella Relazione del 1589. Nel 1597 è detta «cum paucis confratribus» 51. Nel 1602 risulta estinta, mentre è nuovamente menzionata nel 1616 52. 2. SS.ma Annunziata. Esistente nel 1589, risulta estinta nel 1602. 3. Immacolata Concezione Anch’essa esistente nel 1589, risulta estinta nel 1602. MONTESPINELLO 1. SS.mo Sacramento. Citata nel 1605 dal vescovo F. Gesualdi. S. MORELLO file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (8 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella chiesa parrocchiale S. Nicola, è citata, nel 1605. Ottiene un’indulgenza nel 1615 53. SCALA COELI 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella chiesa arcipretale S.M. Assunta, è citata nella Relazione del 1605. Ottiene un’indulgenza nel 1609 e 1615 54. 2 Madonna del Carmine. Citata nella Relazione del 1605. 3. S.M. della Pietà. Non risulta dalle Relazioni ad limina. Nel 1656 ottiene un’indulgenza. Aveva chiesa propria 55. TERRAVECCHIA 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella matrice S. Pietro in Vincoli, è citata nella Relazione del 1605. 2. S. M. Grazie. Eretta nell’omonima chiesa, è citata nel 1605 da mons. Gesualdi. Nel 1618 ottiene un’indulgenza 56. VERZINO 1. SS.mo Sacramento. Citata nella Relazione del 1605. Nell’elenco ci si è limitati a segnalare le confraternite risultanti dalle Relazioni ad limina del secolo XVII e talora dai Regesti Vaticani della stessa epoca. Altre confraternite, comunque, risultano erette tra la fine del Seicento e il Settecento e che riteniamo utile aggiungere al precedente elenco. In particolare sono sorte a Cariati (1. Assunzione: eretta nella Cattedrale da mons. C. Ronchi; 2. Madonna dei 7 Dolori: visitata dal vescovo Ronchi nel 1733) 57; a Belvedere Malapezza (Purgatorio: ricordata nella «Platea» della mensa vescovile di Cerenzia risalente probabilmente al tempo del vescovo F. Gonzaga) 58; a Caccuri (SS.mo Rosario: citata da Ughelli) 59; a Cerenzia (S. Croce e SS. Vergine Addolorata: ottenne il regio assenso nel 1795); a Terravecchia (S.M. dei 7 Dolori: citata nel 1733 da mons. Ronchi); a Savelli (SS.mo file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (9 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 Crocifisso: eretta nella chiesa S.M. delle Grazie tra il Sei-Settecento anche se ebbe il regio assenso il 15 marzo 1780). b) Confraternite della diocesi di Strongoli La diocesi non comprende altri paesi oltre Strongoli e ai primi del Seicento doveva essere in condizioni disastrose se il vescovo Sebastiano Ghislerio scrive: «Civitas Strongolen quae est in Calabria citeriori cum sit magna ex parte diruta centum octoginta focularia non excedit» 60. Nel 1640 le cose, comunque, sembrano migliorate se gli abitanti risultano aumentati a 4000 61. Le confraternite erette sono complessivamente 5. STRONGOLI 1. Confr. Laicale della Morte. Citata nel 1640, è eretta nella chiesa S.M. della Sanità, dove è anche un Ospizio dei poveri e dei pellegrini. È operante ancora nel 1679 62. 2. SS.mo Rosario. Eretta nel convento dei Domenicani, è menzionata nella Relazione del 1640, mentre non figura più nel 1653 e 1679. Forse scompare con la soppressione del convento da parte di Innocenzo X 63. 3. Immacolata Concezione. Citata nel 1640, è eretta nel convento dei Conventuali 64. Nel 1679 figura eretta nella chiesa di S. Francesco di Paola 65. 4. SS.mo Sacramento. Eretta nella Cattedrale Ss. Pietro e Paolo, è citata da mons. Diotallevi nel 1640. Provvede con i suoi redditi ad aiutare le ragazze povere in età da marito e cura altre attività liturgiche (lampada, cera per l’altare, processioni) 66. 5. Annunciazione B.M.V. Ha chiesa propria. È citata nel 1679 da mons. A. M. Camalda 67. c) Confraternite della diocesi di Umbriatico Ai primi del Seicento la diocesi di Umbriatico conta intorno a 8000 abitanti con 40 sacerdoti 68. Le confraternite sono complessivamente 19 così distribuite: file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (10 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 UMBRIATICO 1. SS.mo Sacramento. Eretta già nel 1606 69, opera nella Cattedrale S. Donato. Nella Relazione del 1630 il vescovo Benedetto Vaccaro scrive che «confratres multa pia exercentur opera» 70. 2. SS.mo Rosario. Aggregata alla cripta paleocristiana della Cattedrale 71, è menzionata nel 1615 72. 3. Confr. Pro Dottrina Cristiana. Eretta da mons. P. Bastone nella Cattedrale, è citata nella Relazione del 1615. Non viene più menzionata a partire dal 1630 73. CASABONA 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella chiesa parrocchiale S. Nicola da Bari, nel 1606 ottiene un’indulgenza 74. 2. Immacolata Concezione. Eretta anch’essa nella chiesa parrocchiale, è citata la prima volta nel 1684 dal vescovo Giovanni B. Ponzio (1682-88) 75. CIRÒ 1. SS.mo Sacramento. Citata nel 1615 da mons. Bastone, è eretta nella matrice S. Maria de Platea. Nel 1629 ottiene la conferma dei privilegi e delle indulgenze 76. Con un reddito di «250 monete d’oro» provvede al decoro dell’altare del Sacramento e a celebrazioni di messe 77. 2. Confr. della Morte. Ottiene un’indulgenza nel 1606 78. Non viene più menzionata certamente nel 1634. 3. Confr. Pro Dottrina Cristiana. Eretta per volontà del vescovo P. Bastone intorno al 1615. Anch’essa non è più menzionata a partire dal 1630. 4. SS.mo Rosario. Citata nella Relazione del 1634 del vescovo Antonio Ricciulli (1632-39), è eretta nella cappella del Rosario di S. Menna. Nel 1684 si dice che i fratelli «preces et mysteria ter in hebdomada meditantur, et recitant» 79. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (11 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 5. B.M. del Carmelo. Non figura nelle Relazioni ad limina, ma nel 1638 viene confermata la sua erezione nella chiesa S.M. della Platea 80. 6. Immacolata Concezione. Eretta nel convento dei Conventuali, è citata da mons. Ricciulli nel 1634. Nel 1684 risulta che vi si fa la congregazione della compuntina, che consiste nella pratica della disciplina con le verghe, nell’esercizio di mezz’ora di orazione mentale e in atti di contrizione e di pentimento dei peccati 81. CRUCOLI 1. SS.mo Sacramento. Eretta nella chiesa di S. Pietro è citata nella Relazione del 1615 di mons. Bastone. 2. Confr. Pro Dottrina Cristiana. Eretta nella stessa chiesa per volontà di mons. Bastone intorno al 1615 82, scompare subito dopo come le altre sotto lo stesso titolo. 3. SS. Annunciazione. Eretta nel monastero degli eremiti di S. Agostino 83, non è più menzionata dal 1634. MELISSA 1. Annunciazione B.M.V. Citata in un Regesto del 1606, anno in cui ottiene un’indulgenza 84, non è citata in nessuna Relazione del tempo. 2. B.M. dei 7 Dolori. Ottiene un’indulgenza nel 1606 85. Non è citata nelle Relazioni ad limina dell’epoca. 3. SS.mo Sacramento. Eretta nella matrice S. Maria, è citata nella Relazione del 1615. Permane nel 1684. 4. SS.mo Rosario. Eretta nella matrice, è citata fin dal 1615. 5. Confr. Pro Dottrina Cristiana. «Nuper erecta» nel 1615, dura praticamente solo durante il vescovato di mons. P. Bastone. Nel concludere questa prima parte sembrano opportune alcune sottolineature. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (12 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 Circa la socialità è innegabile il merito delle confraternite, anche se, mancando di dati, ce ne sfugge il grado di incidenza reale. In un tessuto sociale sommerso e frantumato dal lavoro dei campi e quindi per natura isolazionista tipico della società contadina, la vita confraternale non poteva non funzionare da cucitura e, pertanto, da motivo aggregante. Le manifestazioni religiose in genere erano già di per sé occasione di incontro e di superamento di individualismi. La solidarietà espressa ai malati, o ai bisognosi, o in occasione di lutti, così come l’appartenenza alle confraternite esigeva, pur con le dovute mitigazioni, non poteva non educare ad un senso più marcato di socialità e di convivenza. Colpiscono in questo senso le 3 Confraternite della Morte (Cariati, Cirò, Strongoli) il cui scopo essenziale era di garantirsi e garantire una sepoltura dignitosa. Indubbiamente sono servite a creare un generale senso di famiglia in cui la perdita di un congiunto veniva avvertita come perdita e lutto di tutta la comunità. Cosi pure le Congregazioni della Compuntina, seguite «cum frequentia Populi et zelo devotionis», hanno senza dubbio incrementato il senso dell’appartenenza religiosa e il valore della perfezione cristiana perseguita con una spiritualità esigente, incentrata sullo spirito di penitenza e sulla volontà di partecipazione fisica alla sofferenza di Cristo. Questo spiega la pratica della disciplina e dell’autoflagellazione fisica. Un’ultima parola sulle Confraternite Pro Dottrina Cristina volute e istituite nella diocesi di Umbriatico dal vescovo Pietro Bastone: In singulis locis Doctrinae Christianae Societatem, et Virorum et mulierum instituimus, quam Deo adiuvante omnes hilari fronte, comunique gaudio sunt amplexati, et in dies magis, ac magis proficiunt 86. In un tempo di radicata ignoranza religiosa, da cui non erano esenti gli stessi sacerdoti, tali confraternite, sulla stregua delle scuole della Dottrina Cristiana create nella diocesi di Milano da S. Carlo Borromeo, costituiscono probabilmente per la diocesi le prime forme di catechesi parrocchiale organizzata esigite dal Concilio di Trento per uscire dallo stato di abbrutimento morale e sociale in cui le popolazioni erano costrette a vivere. 2. Confraternite dopo l’unificazione del 1818 La politica revisionista e giurisdizionalista dei Borboni di Napoli aveva sconvolto nel secondo Settecento lo stato patrimoniale della Chiesa. L’affermazione del principio della sovranità assoluta dello Stato secondo cui «il sovrano è il padrone primario delle ricchezze esistenti nel suo Stato» 87 aveva, infatti, portato alla soppressione e alla file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (13 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 incamerazione di tutti i beni ecclesiastici, frutto di lasciti e donazioni secolari, che avevano esclusivo scopo di culto, lasciando in piedi solo quelli che perseguivano uno scopo comunque assistenziale riconosciuto con regio assenso. In questo clima soppressionista scomparvero la maggior parte delle confraternite ed opere pie. In seguito al Concordato tra la S. Sede e il Regno di Napoli (16-2-1818), Pio VII con la Bolla De Utiliori (28-6-1818), come si è ricordato, soppresse le diocesi di Cerenzia, Umbriatico e Strongoli incorporandole «in perpetuum» alla diocesi di Cariati. Nella nuova configurazione il quadro delle confraternite munite di regio assenso viene fornito dal vescovo Gelasio Serao (1819-38), che nella Relazione ad limina del 1823 cosi scrive: Confraternitates duodecim in tota Diocesi, sed ad praesens nomine tantum existunt absque redditibus oblationibus fratrum sororumque adscriptorum sustinentur 88. In particolare le menzionate 12 confraternite sono cosi distribuite per paesi: CARIATI: 1. SS. Trinità 89. STRONGOLI: 1. Purgatorio. VERZINO: 1. SS.mo Rosario. CACCURI: 1. SS.mo Rosario. UMBRIATICO: 1. SS.mo Rosario 90. CRUCOLI: 1. SS.mo Sacramento. 2. Immacolata Concezione. CERENZIA: 1. S. Croce 91. CIRÒ: 1. SS.mo Sacramento. 2. SS.mo Rosario. SAVELLI: 1. SS. Crocifisso 92. S. NICOLA DELL’ALTO: 1. SS. Maria Assunta 93. Nella relazione del 1833, parlando delle «Chiese, Confraternite e Luoghi Pii», mons. Serao precisa che dette confraternite praticano esercizi spirituali sotto la direzione di un Rettore laico e di un Sacerdote approvati dal vescovo, senza obblighi di mantenere scuole o altre opere pie 94. Inoltre, avendo come proventi solo le offerte dei sodali, non rendono conto dell’amministrazione, ma curano solo di annotare le prestazioni e le offerte per celebrazioni di messe e di funerali 95. Nel corso del secolo XIX altre confraternite ebbero l’approvazione o un nuovo «Regolamento». Ricordiamo a Cariati le confraternite del Rosario 96 e del Sacramento file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (14 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 97; a Carfizzi quella dell’Immacolata 98; a Casabona quella di Maria SS. Addolorata 99; a Melissa il SS.mo Rosario 100; a S. Nicola dell’Alto il Purgatorio 101; a Strongoli l’Addolorata eretta nel 1899 dal vescovo Giuseppe Barillari (1895-1902) 102. Nel 1912, in questo clima di favore, il vescovo Giovanni Scotti autorizzò l’erezione della confraternita del SS. Sacramento in S. Cataldo di Cirò Marina, approvandone lo Statuto. Gli scopi sono prevalentemente religiosi, come del resto nelle altre. Dai «confratelli» si esige la frequenza all’adunanza settimanale «dopo la prima messa» domenicale o festiva e la partecipazione «con l’abito che l’è proprio»: a) a tutte le funzioni di chiesa, nei giorni più solenni dell’anno; b) alle processioni, come dicono, di Chiesa; c) nelle funzioni e processioni straordinarie, quando vi sarà chiamata dal Parroco, ad esempio, all’ingresso del vescovo ecc.; d) nei funebri dei Confratelli e di qualche Sacerdote della Parrocchia, associando poi il cadavere sino al Cimitero 103. È stabilito, inoltre, che nelle processioni «promosse da particolari Comitati» la confraternita percepisse un «diritto fisso di lire venti» da destinare una metà alla cassa comune e l’altra da dividere tra i partecipanti 104. Sarà stato probabilmente anche questo incentivo economico oltre al diritto all’assistenza esequiale a destare interesse e a far rifiorire in parte le confraternite. Il fuoco, comunque, durò poco perché nel giro di qualche decennio andarono tutte ad estinguersi, soprattutto quando non esisteva alcuna dote patrimoniale da amministrare e quando l’esiguo numero dei «loculi» disponibili al cimitero non garantì più neanche il posto al Cimitero. Così nel 1916-17 si estingue il Crocifisso di Savelli 105, nel 1931 non esiste più il Sacramento a Cariati, nel 1942 a Umbriatico scompare il Rosario. Delle altre non si hanno notizie, ma anch’esse si sono del tutto eclissate per estinzione naturale dei membri. Unico caso isolato è Cirò Marina, dove, pur risultando canonicamente ancora eretta la Confraternita del Sacramento perché viventi 3-4 anziani confratelli, in realtà è ormai da tempo inoperosa e non svolge alcuna attività. Note 1 Cfr. F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, vol. II (Roma 1975), n. 10354. 2 Il paese è conosciuto anche come Belvedere de Malapezza. Cfr. Relazione ad limina del 1685 del vescovo Geronimo Barzellino. Divenne poi Belvedere Spinelli in onore di Ferrante Spinelli. 3 Già di rito greco-albanese, passò poi al rito latino. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (15 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 4 Sorto intorno al 1638 ad opera di esuli sfollati dai Casali di Cosenza in seguito al terremoto di quell’anno. Deve il nome alla principessa di Cariati Carlotta Savelli, che mise a disposizione il territorio dove poi sorse il paese. Cfr. P. MAONE, Savelli, Napoli 1966. 5 Fondato dai Rota di Pedace ai primi del Settecento. 6 Di Umbriatico facevano parte Carfizzi, Casabona, Cirò, Crucoli, Melissa, Pallagorio, S. Nicola dell’Alto, Zinga. Strongoli, invece, non comprendeva alcun paese. 7 In realtà col decreto Quo aptius di Giovanni Paolo II del 4 aprile 1979 la diocesi di Cariati era stata smembrata: la parte della provincia di Cosenza venne aggregata «aeque principaliter» a Rossano, mentre la parte cadente nella provincia di Catanzaro venne assegnata a Crotone-S. Severina. 8 Nell’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAVELLI si conservano in originale 3 edizioni di Statuto della confraternita. Il più antico ha avuto l’approvazione regia il 15 marzo 1780. Sottoscritto da 38 fratelli si compone di 3 capitoli, di cui il primo ha 7 paragrafi, il secondo ne ha 2, il terzo solo uno. Nel 1824 la confraternita ha ottenuto un nuovo Regolamento per le Confraternite dei 16 Dicembre 1824 approvato dal Re Nostro Signore sui doveri dei fratelli. Questo si suddivide in 41 articoli. Un terzo Regolamento e Statuti per la Confraternita del SS. Crocifisso in Savelli Diocesi di Cariati venne approvato il 1° settembre 1897 dal vescovo di Cariati Giuseppe Barillari. Esprimo qui la mia gratitudine al parroco D. Pietro Pontieri per avermi messo a disposizione l’Archivio, da lui recentemente ordinato. 9 Cfr. Relazione ad limina dell’anno. In G. GIURANNA, La diocesi di Umbriatico, «Studi Meridionali», III (1970), fasc. I-II, p. 79; il suo cognome di origine spagnola è Vaez. 10 Cfr. Relazione ad limina dell’anno. 11 Cfr. Relazione ad limina. La stessa cosa ripete l’anno successivo: «Sunt quaedam Confraternitates (licet Pauperes) in aliquibus Oppidis institutae officia pietatis exercentes ad fidelium devotionem excitandam». 12 Cfr. Relatio status diocesis Umbriaticen exibita in Secretaria S. Congr. Concilii die 18 febbr. 1684. 13 Cfr. Relazione ad limina del 1664. Nel 1669 lo stesso vescovo aggiunge che nelle due confraternite: «maximo fervore diversa exercitia spiritualia singulis hebdomadis peraguntur». 14 Il testo è stato fornito dallo storico locale Pericle Maone senza indicazioni di Archivio, anche se è presumibile che lo studioso abbia consultato la Visita Pastorale di mons. De Francis nell’ARCHIVIO DIOCESANO DI CARIATI. Cfr. P. PONTIERI, Savelli e la sua Jiesulella, Cosenza 1994, pp. 45-51. 15 Cfr. Statuto del 1780, presso ARCHIVIO PARROCCHIALE DI SAVELLI. 16 Cfr. Statuto, cap. II, par. 1° e cap. I, par. 1° sul governo della Confraternita. 17 Cfr. Statuto, cap. I, par. 7. 18 Cfr. Statuto, cap. I, par. 1°: «Della forma di governo». 19 La Memoria, conservata nell’ARCHIVIO DIOC. DI CARIATI, è riportata in R. LIGUORI, Notizie delle confraternite laicali che si ebbero nella diocesi di Cariati, pro manuscripto, 1984, p. 1. 20 Cfr. Relatio status ecclesiarum Cariaten et Geruntinen, facta a Hieronimo Barzellino Episc., 1685. A margine del brano è annotato un encomio («laudandus») del S. Dicastero per questo zelo del vescovo. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (16 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 21 Esperienze simili si fanno anche altrove. 22 Cfr. Regesto Vaticano, V (Roma 1979), n. 27688 del 1615. 23 Cfr. Ibid., n. 27497 del 13-1-1615. 24 Cfr. Ibid., n. 27495 del 13-1-1615. Dalle Relazioni ad limina del tempo non risulta una Confraternita S. Giovanni Evangelista né a Cariati, né in diocesi. 25 Cfr. Regesto ..., VII (Roma 1983), n. 37614 del 3-9-1655. In un successivo Regesto, n. 37675 del 3-11-1655 si dice che detta confraternita ottiene «indulgentia plenaria in festo principali et 7 annorum in diebus festivis eligendis». 26 Cfr. Regesto ..., V, n. 27494 del 13-1-1615. 27 Cfr. Ibid., n. 27498 del 13-1-1615. 28 Cfr. Ibid., n. 26656 del 1-5-1609. L’indulgenza viene riconfermata il 13-1-1615: cfr. Ibidem, n. 27496. 29 Cfr. Regesto ..., VII, n. 37758 del 3-2-1656. 30 Cfr. Regesto ..., VI (Roma 1982), n. 28040 del 18-9-1618. 31 Cfr. Regesto ..., V, n. 26346 del 13-11-1606. 32 Cfr. Ibid., n. 26336 del 27-10-1606. 33 Cfr. Ibid., n. 26317 del 22-9-1606. 34 Cfr. Ibid., n. 26318 del 22-9-1606. 35 Cfr. Ibid., n. 26316 del 22-9-1606. 36 Cfr. Regesto ..., VIII (Roma 1984), n. 40118 del 29-2-1664. 37 Cfr. Relazione ad limina del 1653. 38 Cfr. Libretto di esazione della Congrega del SS.mo Rosario di Umbriatico, contenente i nomi e i cognomi de’ fratelli che fan parte di essa: ed effidata alla cura di Andrea Giuranna qual cassiere di essa riconfermato in detta carica 4 ottobre 1857, conservato a Umbriatico nell’ARCHIVIO PARROCCHIALE DELL’EX CATTEDRALE S. DONATO, Cartella n. 11, Confraternita: 1676-1947. Nel 1856 i fratelli scendono a 63; nel 1858 salgono a 90, nel 1859 sono 81. Ringrazio il parroco D. Eduardo Caruso per la disponibilità con cui mi ha facilitato la consultazione. 39 Cfr. Libretto di esazione contenente nomi e cognomi delle consorelle Congregazione del SS.mo Rosario in Umbriatico, affidata alla cura di Andrea Giuranna qual cassiere di essa. 4 ottobre 1857, presso stesso Archivio e stessa collocazione. 40 Cfr. Relazione ad limina del 1621. 41 Cfr. Regesto ..., V, n. 27497; anche R. e F. LIGUORI, Cariati nella storia, Cirò Marina 1981, p. 196. 42 Cfr. Relazione ad limina del 1602 e 1605 del vescovo Filippo Gesualdi (1602-18). 43 (In Cariati) «Vi sono due compagnie l’una del SS.mo Corpo di Cristo, nella Cattedrale, l’altra del SS.mo Rosario in uno horatorio». 44 Cfr. Relazione ad limina, del 1640 del vescovo Gonzaga. 45 Cfr. Regesto ..., V, n. 27688; anche F. e R. LIGUORI, Cariati ..., 200. 46 Cfr. Regesto ..., VII, n. 37614 e 37675. Il 1652, dato come anno di fondazione, non trova riscontro nella Relazione ad limina del 1654, in cui non figura tra le confraternite cariatesi. È da pensare che sia sorta proprio nel 1655. 47 «In Oratorio SS.mae Trinitatis adest Confraternitates Mortis». file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (17 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 48 Nella Relazione ad limina del 1640 è detto: «Congregatio compuntina exercetur in Oratorio Ecclesiae SS.mae Trinitatis cum frequentia Populi et zelo devotionis». Nel 1654 si dice che nella chiesa della Trinità vi è la Confraternita della Morte «et celebratur Congregatio compuntina, cui Adscripti praebent maximum devotionis exemplum caeteris, dum eximia solertia devotas Processiones fere semper per Civitatem exponunt». È ancora citata nel 1685 da mons. Barzellino: «Exercetur Congregatio compuntina laicorum cum magna frequentia et devotione». 49 «De novo tamen edificari curavi Ecclesiam seu Oratorium Animarum Purgantium nuncupatum, in quo exercetur Congregatio Compuntina laicorum, cum magna frequentia et devotione». 50 Cfr. Regesto ..., V, n. 27494. 51 Cfr. stralcio della Relazione ad limina riportato in P. SPOSATO, Aspetti e figure della riforma cattolico-tridentina in Calabria, Napoli 1964, p. 211. Anche R. LIGUORI, Notizie delle Confraternite ..., 3. 52 Nella Relazione ad Limina del 1602 il vescovo F. Gesualdi scrive: «Cerenzia non ha che 500 abitanti, non vi sono confraternite, non dispone di un ospedale». 53 Cfr. Regesto ..., V, n. 27498. 54 Cfr. Ibid., nn. 26656 e 27496. 55 Cfr. Regesto ..., VII, n. 37758. 56 Cfr. Regesto ..., VI, n. 28040. 57 Cfr. S. Visita della diocesi di Cariati e Cerenzia dell’anno 1733 fatta dal vescovo C. Ronchi, presso ARCHIVIO DIOCESANO CARIATI, riportato in R. LIGUORI, Notizie ..., 2. Eretta nella Cattedrale presso l’altare dell’Addolorata, è detto che «i fratelli, e sorelle d’essa convengono in ogni giorno di venerdì a recitare la Corona dei 7 dolori». 58 Vi si dice che la confraternita «paga ogni anno nel dì di S. Teodoro alla Mensa Vescovile una libra di cera bianca lavorata». Cfr. R. LIGUORI, Notizie ..., 3. 59 Cfr. F. UGHELLI, Italia Sacra, IX, Venezia 1721, p. 499. Ripreso da R. LIGUORI, Notizie ... 60 Cfr. Relazione ad limina del 1612. I 180 fuochi dovrebbero corrispondere a 900-1000 abitanti. 61 Cfr. Relazione ad limina del vescovo Carlo Diotallevi (1639-52). 62 Cfr. Relazione ad limina del 1679 del vescovo Antonio M. Camalda (1663-1687/90) dove è precisato che compito della confraternita è la sepoltura dei morti («Cuius est mortuos sepelire»). 63 Cfr. relative Relazioni ad limina, rispettivamente di mons. Martino Dentato (1652-55) e mons. A. M. Camalda. Nel 1647 il già menzionato mons. Diotallevi informa che vi si recita il rosario «ter in hebdomada». 64 Cfr. Relazione ad limina del 1647 del vescovo Diotallevi. 65 Cfr. Relazione ad limina del 1679 del vescovo Camalda. 66 Cfr. Relazione ad limina del 1664 del vescovo Camalda. Nel 1661 ottiene «licentia concedendi ad tertiam generationem domum quae saepenumero illicata remaneret, annui redditus, quando locatur, 4 duc. monetae Regni Neapolis, sub annuo canone 6 duc.». Cfr. Regesto ..., VIII (Roma 1984), n. 39116. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (18 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 67 Cfr. Relazione ad limina. 68 Cfr. Relazione ad limina del 1618 del vescovo Pietro Bastone (1611-22). 69 In tale anno ottiene un’indulgenza. Cfr. Regesto ..., V, n. 26346. 70 Nel 1739-40 la confraternita ha l’obbligo di far celebrare una messa ogni domenica per i confratelli vivi; una messa ogni lunedì per quelli morti; due messe all’anno per l’arciprete Giovanni Insufino. Cfr. Indice delle Messe Piane provenienti dalli beneficiati e Cappellanie e Confraternite (1739-40), conservato nell’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI UMBRIATICO, Cartella n. 11, già citata. 71 Cfr. G. GIURANNA La Cattedrale di Umbriatico, «Studi Meridionali», III (1970), fasc. III, p. 258. 72 Cfr. Relazione ad limina del vescovo P. Bastone. 73 Mons. Bastone scrive nella Relazione ad limina del 1615 di aver da poco istituito tali confraternite in tutta la sua diocesi. 74 Cfr. Regesto ..., V, n. 26336. 75 Cfr. Relazione ad limina, in cui è detto: «Duae in ea sodales existunt sub SS.mi Sacramenti titulo una, Immaculataeque Conceptionis altera». 76 Cfr. Regesto ..., VI, n. 30330. 77 Cfr. Relazione ad limina del 1684 del vescovo G. B. Ponzio. 78 Cfr. Regesto ..., V, n. 26317. 79 Cfr. Relazione ad limina del 1684. 80 Cfr. Regesto ..., VI, n. 32707; anche PUGLIESE, Descrizione et istorica narrazione di Cirò, Napoli 1839, I, p. 256. 81 Cfr. Relazione ad limina. 82 Cfr. relativa Relazione ad limina. 83 Cfr. Relazione ad limina del 1615. 84 Cfr. Regesto ..., V, n. 26318. 85 Cfr. Ibid., n. 26316. 86 Cfr. Relazione ad limina del 1618. 87 Cfr. A. MELPIGNANO, L’anticurialismo napoletano sotto Carlo III, Roma 1965, P, 52. 88 Cfr. menzionata Relazione ad limina, par. I, Quoad Statum materialem Ecclesiae. 89 Nel 1858 ottiene un «Decreto contenente il regio assenso sulla fondazione della congrega e sulle corrispondenti regole»: decreto n. 4858 datato Napoli 18-3-1858. Cfr. G. VALENTE, La Calabria nella legislazione borbonica, Chiaravalle Centrale 1977, p. 717, n. MMCCXXIX. 90 Nel 1909 ebbe un nuovo Statuto dal vescovo Lorenzo Chieppa (1903-1911). Cfr. Stato della Diocesi di Cariati durante l’Episcopato del Vescovo Lorenzo Chieppa, conservato nell’ARCHIVIO DIOCESANO DI CARIATI, citato da R. LIGUORI, Notizie ... La confraternita, esistente fin dai primi del Seicento, nel 1739-40 ha l’obbligo di far celebrare all’altare del Rosario della Cattedrale una messa ogni domenica per i confratelli vivi; una messa ogni lunedì per i confratelli morti; nove messe cantate per i benefattori durante la novena di natale, una messa cantata col primo Notturno e Lodi dell’Ufficio dei defunti per i confratelli defunti «nel primo lunedì dopo la festività del Rosario». Cfr. Indice delle Messe Piane ..., conservato nell’ARCHIVIO PARROCCHIALE DI UMBRIATICO. La confraternita si è estinta nel 1942. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (19 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 91 Si fregiava dell’onore di avere come «priore perpetuo» il vescovo di Cariati. Cfr. R. LIGUORI, Notizie ..., 6. 92 Un suo nuovo Regolamento, approvato con regio assenso nel 1824, ottenne anche l’approvazione del vescovo Nicola Golia nel 1845. Cfr. R. LIGUORI, Notizie ..., 8. 93 Non si conosce l’anno di fondazione. Nel 1871 i confratelli chiedono al vescovo la nomina del padre spirituale. Cfr. R. LIGUORI, Notizie ..., 8. 94 «Quoad Confraternitates quaedam exercitia spiritualia peraguntur sub directione alicuius Rectoris Laicalis et Sacerdotis ab Episcopo adprobati. Eorum institutio non invenitur cum onere scholarum, vel aliorum piorum operum». Cfr. par. VII, n. 2. 95 «Cum non habent redditus praeter oblationes confratres, idcirco non redditur ratio administrationis, sed tantummodo servatur adnotatio praestationum, et de sumptibus pro celebratione Missarum, et Funeralium Sodalium defunctorum». Cfr. par. VII, n. 3. 96 Ignorata nella citata Relazione del vescovo Serao, viene data esistente nel 1847 da F. ADILARDI, Cariati chiesa vescovile in «Enciclopedia dell’Ecclesiastico», Napoli 1847, tomo IV. 97 Ignorata nel 1823, viene rifondata con Breve del 19-3-1907 dal vescovo L. Chieppa. Cfr. R. e F., Cariati ..., 230. Nel 1931 risulta estinta. 98 Eretta dal vescovo Giuseppe Antonio Virdia (1877-95) con Bolla del 1879. 99 Non se ne hanno notizie. È menzionata da R. LIGUORI, Notizie ..., 5. 100 Ignorata nel 1823, nel 1837 ottiene un «Decreto approvante la ripristinazione e le regole» (Decr. 4249. Napoli 15 settembre 1837): cfr. G. VALENTE, La Calabria ..., 283, n. DCCXLIX. Nel 1886 un nuovo Regolamento viene approvato dal vescovo G. A. Virdia. 101 Ignorata nella relazione del 1823, è invece citata dal Sinodo tenuto in quello stesso anno a Cariati. 102 Eretta nella chiesa di S. Maria, ricevette l’approvazione dello Statuto nel 1902. Citata da R. LIGUORI, Notizie ..., 8. 103 Cfr. art. 8 dello Statuto della Confraternita del SS.mo Sacramento nella parrocchia di S. Cataldo della Marina di Cirò, conservato nell’ARCHIViO PARROCCHIALE e messo a disposizione da mons. Antonino Terminelli, cui esprimo pubblica gratitudine. 104 Cfr. Statuto ..., art. 10. 105 Cfr. risposte al Questionario alla Visita Pastorale del 1929 del parroco D. Antonio Maone, conservato nell’ARCHIVIO PARROCCHIALE. file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (20 of 21) [29/11/02 10.05.02] CONFRATERNITE LAICALI NELLA DIOCESI DI CARIATI PRIMA E DOPO IL CONCORDATO DEL 1818 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C14_renzo.htm (21 of 21) [29/11/02 10.05.02] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE MOSTRA Oggetti di culto e devozione delle confraternite dasà Confraternita dell’Immacolata a) divisa del priore (fig. 5) b) velo di croce processionale (cm 50 x cm 74), ricamo su seta del 1758 con l’immagine dell’Immacolata (fig. 7) c) medaglioni ricamati di stendardo processionale (ovali cm 31,5 x cm 37,5) del 1850, con le immagini dell’Immacolata e del compatrono San Nicola vescovo (fig. 7) d) medaglione argenteo ottocentesco del priore (fig. 1) Confraternita del SS. Rosario a) croce lignea processionale della Settimana Santa, del 1872 (fig. 6) b) scena del sepolcro del Venerdì Santo: l’orazione nell’orto degli ulivi (fig. 2) c) pergamena dell’aggregazione all’Arciconfraternita del Rosario in Roma, del 14 aprile 1588 (figg. 3 e 5) filogaso Confraternita del Carmine a) mazze processionali del priore e dei due assistenti (fig. 8) b) fotografia dell’apparato della chiesa nel 1923 (fig. 5) pizzo Arciconfraternita del SS. Nome di Maria a) vestito di apostolo per la cena del Giovedì Santo (fig. 8) san nicola da crissa file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (1 of 6) [29/11/02 10.05.07] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE Confraternita del SS. Crocifisso a) divisa del priore (fig. 9) b) cassetta barocca per la raccolta delle elemosine (fig. 4) c) campanello del padre spirituale (fig. 4) d) mazza processionale (fig. 8) e) discipline di ferro (fig. 4) Confraternita del SS. Rosario a) divisa del priore (fig. 10) b) gonfalone processionale (fig. 10) stefanaconi Confraternita della Natività di Maria detta ora dell’Assunta a) bastone processionale del priore (fig. 9) b) bossolo per l’elezione degli officiali (figg. 3 e 6) Figura 1 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (2 of 6) [29/11/02 10.05.07] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE Figura 2 Figura 3 Figura 4 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (3 of 6) [29/11/02 10.05.07] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE Figura 5 Figura 6 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (4 of 6) [29/11/02 10.05.07] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE Figura 7 Figura 8 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (5 of 6) [29/11/02 10.05.07] MOSTRA - OGGETTI DI CULTO E DEVOZIONE DELLE CONFRATERNITE Figura 9 Figura 10 file:///C|/Documenti/CONFRATERNITE/Vol_1/Testi_1/C15_mostra.htm (6 of 6) [29/11/02 10.05.07]