INSEGNAMENTO DI PROGETTAZIONE E VALUTAZIONE DEI PROCESSI FORMATIVI LEZIONE V “LE STRATEGIE DIDATTICHE” PROF. ANTONIO MARZANO Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Indice 1 Le strategie d’insegnamento ----------------------------------------------------------------------------- 3 2 Le strategie d’apprendimento ------------------------------------------------------------------------- 13 Bibliografia ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 18 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V 1 Le strategie d’insegnamento Per strategie didattiche si intendono sia le strategie di insegnamento che di apprendimento. Secondo il punto di vista che si assume si parla di strategie di insegnamento quando l‟accento è sulla metodologia adottata dall‟insegnante, mentre si parla di strategie di apprendimento quando si sottolinea il processo cognitivo che avviene nel soggetto che apprende (coinvolgono l‟allievo in azioni che consentono la sua elaborazione attiva e costruttiva dei contenuti di apprendimento, lo sviluppo del pensiero procedurale e la sua integrazione col pensiero dichiarativo e teorico; non sono mere tecniche perché richiedono atteggiamenti fondamentali da parte del docente, che riguardano la comunicazione e la relazione con gli allievi: la sua disponibilità ad ascoltarli, l‟uso sapiente delle pause e del silenzio, la capacità di favorire la comunicazione e di sostenere le interazioni sia sul piano affettivo, sia cognitivo). Nella progettazione non è possibile considerare il problema del metodo didattico in maniera isolata ed autonoma; esso è certamente da collegare in modo stretto con la scelta e la definizione degli obiettivi e la determinazione dei contenuti. La ricerca o l‟accettazione di un metodo come quello migliore o quello giusto non è sempre sostenibile. La determinazione di uno o più metodi didattici deve rispondere sempre a due requisiti fondamentali: favorire l‟acquisizione da parte degli utenti dei contenuti formativi prescelti; raggiungere gli obiettivi intesi come atteggiamenti e capacità che coincidono e incidono in maniera significativa. Le strategie didattiche sono strettamente connesse ai contenuti essendo questi di fondamentale importanza. Il ruolo del metodo didattico è quindi quello di creare le condizioni che consentano l‟attivazione di quelle operazioni intellettuali e psicomotorie necessarie all‟incorporazione del contenuto dell‟apprendimento nella struttura conoscitiva dell‟alunno. Il termine insegnare può essere fatto derivare dall‟espressione latina in signo ponere, cioè rappresentare le conoscenze attraverso un sistema di segni adeguati. In latino del resto insegnare significa indicare, far segno. L‟azione didattica può essere interpretata sia come azione che mira a rendere percepibili le conoscenze, le competenze che si vogliono proporre all‟apprendimento degli alunni, sia come indicazione del loro significato. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Già ai suoi tempi S. Tommaso d‟Aquino affermava: “il maestro non causa il lume intellettuale del discepolo, né direttamente le specie intelligibili, ma con il suo insegnamento stimola il discepolo perché, applicando la capacità del proprio intelletto, formi i concetti dei quali, dal di fuori, offre i segni” [S. Tommaso d‟Aquino, 1965, p.119-121]. O ancora : “…il maestro, nei riguardi del discepolo non fa altro che proporgli dei segni o indicargli qualcosa con parole o con gesti. L‟insegnante esercita una funzione esteriore come il medico che risana; e come la natura interiore è la principale causa della guarigione, così il lume interiore dell‟intelletto è la principale causa del sapere” [ibidem, p.113]. In passato si riteneva sufficiente una buona preparazione culturale di base per insegnare; in altri termini l‟insegnante, con il suo bagaglio di esperienza e di conoscenza, costituiva la garanzia per la buona riuscita della didattica. Questo concetto successivamente viene superato in considerazione del fatto che un buon docente debba conoscere, oltre i contenuti disciplinari, anche il soggetto cui è rivolto il suo lavoro ed inoltre debba superare l‟idea che il suo compito si risolva nella semplice trasmissione di conoscenze e pensare invece ad una situazione dinamica di insegnamento/apprendimento in cui si verifichino continui vicendevoli scambi docente-discente di stimoli e feedback. È chiaro che l‟esperienza didattica è connotata da una immane complessità dovuta alla convergenza in essa di più sistemi: un sistema-allievo e un sistema-insegnante (soggetti), un sistema delle discipline e un sistema metodologico-tecnologico (oggetti); questi sistemi operano all‟interno del sistema-scuola, il quale a sua volta è parte del più ampio sistema formativo. Le modalità tecnico-didattiche adottate dal docente nell‟iter formativo sono un aspetto di primaria importanza finalizzato a qualificare l‟azione degli insegnanti ed a orientarne le pratiche scolastiche. Il modo in cui gli insegnanti pensano l‟insegnamento è molto variegato, siamo infatti lontani dall‟omogeneità dei comportamenti professionali e dei modelli didattici utilizzati. Una delle più antiche e dibattute questioni nel corso dei decenni è senza alcun dubbio il modo di impostare il rapporto docente-discente e i modelli didattici che da esso scaturiscono. Nel rapporto tradizionale di tipo trasmissivo, autoritario, adultocentrico, si ha da un lato il docente che fa da schermo tra il sapere e il discente, ne monopolizza quasi totalmente le possibilità e si colloca al centro di ogni processo sia di trasmissione che di controllo; un rapporto di tipo gerarchico e subalterno, da una parte un docente detentore di saperi codificati, scientificamente corretti, dall‟altra uno studente minus. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Un‟azione educativa, quindi, quasi sempre di tipo verticale in cui l‟allievo è tenuto ad ascoltare la spiegazione impartita e in cui l‟insegnante funge da filtro con tutte le limitazioni che ne conseguono. Il limite maggiore, più rilevante è che ad un costo altissimo di energia corrisponde un risultato, definito sapere residuale, estremamente modesto. Successivamente si afferma un modello educativo e didattico che pone il soggetto al centro del processo formativo: il modello del puerocentrismo, che pur essendo centrato sul bambinosoggetto che apprende, risponde ancora ad un‟interpretazione del soggetto fatta dagli adulti a loro uso e consumo. I risultati di tale impostazione danno luogo a situazioni di iperprotettività sfavorendo processi di autonomia da parte dei discenti. È indispensabile e necessario stabilire, creare un giusto equilibrio tra trasmissione di conoscenza e possibilità di rielaborazione critica, personalizzata, che si riesce a raggiungere con il modello partecipativo. Tale tipo di impostazione considera in maniera paritaria i diversi soggetti dell‟azione educativa, dando luogo ad un processo insegnamento-apprendimento dinamico ed equilibrato. Non c‟è, infatti, un prima e un dopo ma un gioco costante di ribaltamento di posizioni. L‟insegnante non resta estraneo ma opera su tre direzioni: l‟informazione continua, che si potrebbe definire di aggiornamento delle conoscenze; il controllo obiettivo delle varie tappe del percorso formativo; il dialogo costante con l‟allievo, attraverso il quale può rettificare determinate situazioni o posizioni, facilitare certi processi. La funzione dell‟insegnante, quindi, non è diminuita ma è accresciuta quantitativamente e qualitativamente. I tre modelli finora considerati rientrano nella categoria dei modelli prescrittivi e traggono ispirazione da concezioni dell‟apprendimento, concezioni dell‟azione educativa, concezioni della relazione fra i soggetti dell‟apprendimento. È stato fatto riferimento ai modelli prescrittivi e alle concezioni a cui essi si ispirano. Riguardo le concezioni dell‟apprendimento vanno annoverate: quella che rimanda al comportamentismo, vale a dire la teoria secondo la quale l‟apprendimento può essere spiegato partendo dall‟influenza che l‟ambiente esterno esercita sul soggetto in formazione; quelle che si riferiscono al gestaltismo, che si basano sulla competenza interna al soggetto di adattare le esperienze esterne al suo modo di organizzare ed elaborare; infine le concezioni riguardanti il costruzionismo che considerano le funzioni del soggetto all‟interno dei compiti imposti dall‟ambiente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Riguardo le concezioni della relazione, che occupano un posto di rilievo nell‟ambito dei modelli prescrittivi, si riferiscono a relazioni interindividuali, nei gruppi e tra i gruppi e fanno capo a discipline quali la psicoanalisi, la psicologia sociale e così via, fino ad arrivare all‟etologia. Infine sono da citare le teorie provenienti dall‟ambito di ricerca sulla razionalità dell‟azione in senso economico e tecnologico, si tratta di contributi rivolti propriamente all‟azione didattica. Viene trasferita la razionalità economica e tecnologica nel mondo dell‟educazione scolastica che viene coinvolta nel più ampio movimento riformatore di modernizzazione reso plausibile dal contatto con il mondo anglo-americano, più in generale dalla prevalenza di forme di razionalizzazione della quotidianità. Il riferimento è ai modelli della programmazione curricolare o pedagogia per obiettivi che saranno approfonditi nei paragrafi successivi. Chiaramente ciascuna strategia è meglio efficace per certi obiettivi così come strategie diverse possono essere combinate e alternate in un unico contesto didattico e formativo. Le strategie didattiche comprendono alcune attività normalmente usate dai docenti, come la conversazione guidata, la correzione reciproca di una esercitazione svolta da coppie di allievi che assumono l‟uno rispetto all‟altro il ruolo del docente, l‟esercizio del ruolo di tutore di un allievo più esperto rispetto ad un compagno. Ne esistono anche altre come il brain storming, il gioco dei ruoli, lo studio di caso, l‟incident critico. Di seguito vengono descritte brevemente alcune di quelle sopra elencate. La conversazione guidata è intesa come „indagine‟ nel gruppo e con il gruppo e richiede all‟insegnante un attento controllo sui propri atteggiamenti e sulle proprie relazioni con il gruppo classe. Posto un problema o una situazione conoscitiva in un certo ambito disciplinare, l‟insegnante invita gli allievi a esprimere quello che sanno su un certo argomento, i loro punti di vista, le osservazioni, a „investigare‟ sulle possibili soluzioni. Si può dire che si ispiri allo „stile socratico-maieutico‟, che è poi l‟esempio più classico di approccio trasformativo. L‟avvio è sempre caratterizzato da opportune, brevi, domande-stimolo. Può essere promosso „un giro di idee‟, che permette a tutti gli allievi di intervenire secondo una modalità vicina a quella del brain-storming, al quale segue un‟interazione di gruppo, che rende possibile il confronto tra i saperi degli allievi. (necessari: la sospensione del giudizio, dare la parola a tutti, sollecitare, Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V rinunciare al „no, non va‟, rilanciare un‟idea, fissare le parole-chiave su cartellone o su foglio o alla lavagna, fermarsi quando si sente che l‟interessa sta calando…). L‟interazione verbale diventa una modalità formativa; inoltre la presenza attiva dell‟insegnante è essenziale nell‟aiutare gli allievi a cogliere i tratti emergenti del modo di apprendere e annotarli: quello impulsivo, intuitivo, sistematico, analitico, globale, verbale, visuale… E‟ indicata nella fase dei „saperi naturali‟, perché sostiene l‟insegnante nel far emergere le conoscenze già possedute dagli allievi e nel farle interagire con quelle degli altri all‟interno del gruppo; è però utilizzabile anche in altre fasi. Il brain-storming è un‟attività di gruppo ed è una tecnica speciale per stimolare / provocare / generare le idee. Poiché esse provengono all‟individuo dall‟esterno, possono servirgli per stimolare le proprie, sulla base di una vera e propria „fecondazione incrociata‟. La strategia si esplicita come un insieme di processi di comunicazione opportunamente stimolati e indirizzati per far scaturire il massimo di idee utilizzabili nel minor tempo possibile. E‟ un ausilio per l‟attività immaginativa individuale e un mezzo didattico per migliorare il pensiero creativo. Può contribuire a far emergere comportamenti più tolleranti e produttivi, nonché a sviluppare la pluralità e l‟ampiezza del processo mentale. Il brain-storming tende a recuperare le potenzialità nell‟elaborazione e nell‟apprendimento del pensiero „laterale‟.Nella tradizione viene privilegiato il pensiero logico, indubbiamente potente e fecondo, ma occorre anche attenuarne la rigidità favorendo il pensiero creativo, che implica un processo intenzionale, volto a produrre sempre nuove informazioni, rivoluzionare le vecchie idee e crearne di nuove1. I punti di contatto con la tecnica precedente sono dati dalla dimensione cooperativa, protese come sono entrambe alla produzione in gruppo di idee e saperi. Si può anche evidenziarne una certa complementarietà: la seconda parte del brain-storming può svolgersi in forma di conversazione guidata; viceversa, il brain -storming può essere inserito all‟interno di una conversazione guidata. Funziona molto bene nella fase di ingresso del compito, ma anche nella fase di transfer. 1 Operativamente: accettare tutte le idee, sospendere giudizi/valutazioni, non necessario sviluppare le idee per esteso, il conduttore - o un verbalizzatore- verbalizza /annota le idee, collegate ad una più centrale, si individuano grappoli di idee, si identificano le relazioni…ecc Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Nel momento di associazione di dee sembra essere favorito lo stile intuitivo rispetto a quello sistematico, lo stile impulsivo rispetto a quello riflessivo e, al tempo stesso, essi vengono sollecitati negli allievi di tendenza opposta. Nel momento di interazione per la progettazione della mappa dei saperi del gruppo, vengono invece favoriti e sollecitati gli stili opposti primi citati. Il successo scolastico, si può raggiungere attraverso una serie di strategie didattiche, tese a valorizzare il potenziale di apprendimento di ciascun alunno e a favorire la sua autonomia. Per far ciò è necessario, innanzi tutto, che l‟alunno non acquisisca solo conoscenze ma soprattutto abilità e competenze, e tra queste quella di imparare ad imparare, cioè la padronanza di una serie di consapevoli strategie che gli permettano di continuare ad imparare nel modo per lui più giusto. Ma come è possibile fare ciò? Cosa può fare l‟insegnante per sostenere e sviluppare questa competenza? Una risposta ci viene dagli studi sui processi metacognitivi. Il concetto di metacognizione è il risultato di contributi di vari settori dell‟indagine psicologica avviata negli anni ‟70. La metacognizione significa letteralmente „oltre la cognizione‟ e sta ad indicare la capacità di pensare sul pensiero o meglio di poter riflettere sulle proprie capacità cognitive. Il concetto si riferisce alle attività della mente che hanno per oggetto la mente stessa, sia nel momento della riflessione, sia nel momento del controllo. Questa capacità funziona come acceleratore cognitivo, cioè migliora l‟efficacia dei processi cognitivi attraverso il monitoraggio e la valutazione costante del monitoraggio dell‟andamento del pensiero. L‟approccio metacognitivo rappresenta una modalità privilegiata per trasmettere contenuti e strategie, a qualsiasi età, poiché mira alla costruzione di una mente aperta. La didattica metacognitiva riguarda il funzionamento dei processi di apprendimento ed è un approccio didattico che richiede, prima di tutto, un atteggiamento metacognitivo che privilegi non cosa l‟alunno apprende ma come l‟alunno apprende e che attivi la propensione a far riflettere gli studenti su aspetti riguardanti la propria personale capacità di apprendere, di stare attenti, di concentrarsi, di ricordare. La didattica metacognitiva richiede allo studente di acquisire un atteggiamento attivo e responsabile rispetto all‟apprendimento. L‟allievo si propone di creare il proprio bagaglio intellettuale attraverso domande, investigazioni e problemi da risolvere. In sintesi, si espongono le seguenti strategie di insegnamento: Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V la spiegazione argomentazione e discussione insegnamento reciproco insegnamento basato su casi la risoluzione di problemi la scoperta guidata l‟apprendistato la spiegazione Cerchiamo di approfondire singolarmente le problematiche e le caratteristiche di ciascuno. La spiegazione è il metodo standard della lezione dove l‟insegnante spiega e lo studente ascolta e assorbe. Il metodo della spiegazione, se ben utilizzato, può dar luogo a proficui apprendimenti finalizzati a obiettivi adeguati. Una lezione efficace serve a spiegare e presentare concetti ma anche a sottolineare relazioni tra fatti, evidenziare eventuali contraddizioni, incoraggiare gli ascoltatori a ritrovare legami tra quanto spiegato e i loro interessi, mostrare come i concetti spiegati possano risolvere quesiti e problemi e come possano essere utilizzati per nuove esplorazioni sia teoriche che pratiche. Situazioni didattiche in cui questa strategia può essere adottata sono: introduzione di nuove teorie o concetti; preparazione di attività o argomenti mai affrontati prima; necessità di evidenziare aspetti problematici controversi o di rispondere a quesiti e problemi insoluti. Con l’argomentazione e la discussione l‟insegnante non spiega un determinato concetto tenendo una lezione, ma stimola la discussione ed il confronto tra gli allievi chiedendo a ciascuno di esprimere la sua idea, prendere posizione circa un argomento e spiegare il proprio punto di vista. L‟insegnante in questo caso funge da facilitatore, moderatore delle discussioni, interviene favorendo lo scambio tra diversi punti di vista senza anticipare il procedere del discorso ma aiutando a individuare e approfondire gli aspetti centrali dell‟argomento oggetto di discussione. Discutere e argomentare è al tempo stesso oltre che una strategia di conduzione della classe anche Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V una efficace strategia di verifica: discutendo gli allievi espongono le loro conoscenze senza essere condizionati dagli aspetti emotivi legati all‟interrogazione tradizionale. Questa strategia può essere adottata per: formare persone che necessitano di potenziare le loro abilità relazionali; imparare a lavorare in gruppi di lavoro e di discussione; insegnare concetti controversi evidenziandone i vari punti di vista; insegnare abilità o competenze in cui è necessario esprimere la propria idea. Con l’insegnamento reciproco si prevede che gli studenti a turno ricoprano il ruolo dell‟insegnante. Gli studenti, a turno sono chiamati a svolgere il ruolo dell‟insegnante offrendo agli altri le conoscenze acquisite e organizzando e monitorando le sessioni di lavoro e le attività da svolgere. Un modo per attuare l‟insegnamento reciproco è quello di formare coppie o gruppi con abilità e competenze diverse in modo tale che ciascuno sia esperto di un certo campo disciplinare o sia bravo nel padroneggiare una certa abilità. La coppia o il gruppo deve essere formato in modo tale che le conoscenze raggruppate siano effettivamente interdipendenti. La verifica prevede una doppia valutazione: da una parte l‟insegnante valuta come è stato giocato il ruolo dai vari attori, dall‟altra chiede agli studenti stessi di progettare degli strumenti di verifica dell‟apprendimento dei propri compagni , attività considerata come parte integrante del ruolo assunto. Questa strategia può essere adottata per: formare persone che necessitano di potenziare le loro abilità di insegnamento; imparare a lavorare in gruppi formati da persone con competenze diverse; integrare persone svantaggiate in contesti didattici o di lavoro; stimolare abilità di gestione didattica. L’insegnamento basato su casi si fonda su due idee principali. Gli esperti di un certo ambito hanno a disposizione un ampio repertorio di casi significativi per quel dato ambito e sanno riconoscere tratti comuni e possibili collegamenti tra i vari casi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Essere buoni insegnanti significa essere dei buoni narratori di storie considerando tre caratteristiche: saper scegliere il momento giusto per narrare il caso, quando l‟ascoltatore mostra interesse per quel tipo di situazione oppure sta vivendo una storia simile a quella descritta nel caso; gli argomenti trattati devono avere un forte legame con „il saper fare‟, ovvero con concetti legati alla pratica; raccontare il caso in modo che l‟interesse resti sempre elevato. La risoluzione di problemi non è solo un modo per verificare le conoscenze acquisite ma anche per affinare modi di pensare e di apprendere. Tale strategia non solo mira a stimolare l‟apprendimento degli allievi attraverso l‟acquisizione di precise abilità, ma anche a sviluppare più sofisticate tecniche di insegnamento. Saper risolvere problemi induce forti cambiamenti concettuali e sviluppa processi di ragionamento e metacognitivi più sofisticati sia per l‟esplorazione dei dati disponibili sia per la valutazione delle ipotesi prodotte. E‟ una strategia d‟insegnamento complessa da utilizzare in contesti interattivi e con problemi che possono essere risolti in modi diversi. La verifica dell‟apprendimento è implicita nella strategia stessa: l‟efficacia di questa strategia è pertanto accertata quando si mostra di saper risolvere problemi nuovi grazie all‟acquisizione di una generale abilità di ragionare in termini problematici e ipotetici. Le fasi di questa strategia sono: analisi del problema; suddivisione razionale per la raccolta delle informazioni; condivisione delle informazioni nel gruppo; formulazione delle ipotesi; verifica delle ipotesi; formulazione di un eventuale nuovo problema. La scoperta guidata si basa sull‟apprendimento per scoperta di Dewey (1902), in cui il ruolo dell‟insegnante è ben preciso: guidare la scoperta di concetti prevenendo cammini di esplorazione sbagliati e concettualizzazioni inadeguate. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V In questa strategia il ruolo della verifica diventa marginale in quanto l‟errore assume un valore didattico che stimola a riprovare più volte, magari modificando parte o tutta l‟azione. E‟ la possibilità di commettere errori che stimola a riflettere su quanto è stato fatto e la guida dell‟insegnante aiuta a individuare modalità più efficaci. Questa strategia può essere adottata per: insegnare concetti contro-intuitivi; organizzare contesti sperimentali o di laboratorio; incoraggiare atteggiamenti di auto-verifica e di autonomia. Le radici dell‟apprendistato sono rintracciabili nell‟insegnamento dei mestieri di bottega dove un esperto (il mastro) fa prima vedere all‟apprendista come svolgere un certo compito, poi assegna gradualmente porzioni di compito sempre maggiori, fino allo svolgimento dell‟intero lavoro di cui l‟allievo si assume la responsabilità. Quando l‟apprendistato di bottega viene applicato in contesti educativi non deve puntare alla sola visibilità delle tappe operative necessarie per svolgere un compito, ma anche e soprattutto delle tappe cognitive. Grazie a questa puntualizzazione l‟apprendistato di bottega, quando applicato in contesti educativi, viene rinominato „apprendistato cognitivo‟. L‟apprendistato cognitivo è sicuramente più adatto per campi disciplinari in cui siano previste anche attività pratiche, di laboratorio sperimentazione, in cui si vogliono sviluppare capacità di progettazione, di organizzazione di contesti complessi e di autonomia. La metodologia di verifica adeguata a questa strategia punta all‟acquisizione di una graduale autonomia dello studente dal suo insegnante. Lo studente va valutato positivamente quando diventa capace di progettare e svolgere compiti in modo autonomo, personalizzato e creativo ed è in grado di sostituirsi al suo insegnante. Questa strategia può essere adottata per: insegnare come si „fa‟ qualcosa; introdurre nuovi strumenti; organizzare una classe intorno a un curriculum basato su laboratori e attività extraclasse; gestire relazioni tra esperti e novizi. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V 2 Le strategie d’apprendimento Il processo di apprendimento è centrale nella progettazione di un percorso formativo ed è richiesta una metodologia di insegnamento che sia capace di rispettare e stimolare apprendimenti complessi e superiori. Insegnare e apprendere vanno considerati come azioni interconnesse. Se volessimo usare un modello cognitivista potremmo ricordare come l‟apprendimento derivi da una serie di trasformazioni, elaborazioni dell‟informazione tramite strutture della nostra mente. Un processo di apprendimento che abbiamo collegato ad una serie di transcodifiche, tramite processi di „archiviazione multipla‟, in diversi tipi di memoria. La transcodifica è un processo di trasformazione dell‟informazione da un linguaggio ad un altro, utilizzando sistemi diversi di codici. La trasformazione di un testo in immagine, in recitazione teatrale, così come l‟interpretazione verbale di una drammatizzazione, la descrizione di un quadro, sono tutti processi di transcodifica. È nostra convinzione che siano proprio questi processi, che utilizzano linguaggi e spesso canali sensoriali differenti a rendere più efficaci questi momenti di archiviazione multipla che portano ad un apprendimento significativo. Una prima distinzione riguarda le strategie individuali e collaborative. Le prime riguardano prevalentemente le tecniche di studio che regolano il rapporto tra ogni singolo studente e il supporto che veicola l‟informazione da apprendere. Le seconde hanno una dimensione sociale che non può non prescindere dalle competenze comunicative e dagli aspetti culturali insiti nei vari contesti d‟interazione. I vantaggi per l‟apprendimento derivanti dalle interazioni sociali sono evidenziati da più parti: si impara meglio quando si ha come obiettivo quello di mettere insieme conoscenze diverse, piuttosto che per un esclusivo vantaggio personale. Sicuramente la presenza di un partner fa aumentare il livello generale di motivazione a seguito della sensazione di essere osservati e valutati ma lavorare insieme agli altri va oltre la semplice consapevolezza della presenza sociale altrui. In sintesi, si espongono le seguenti strategie di apprendimento: Apprendimento dalla spiegazione Apprendimento per internalizzazione e appropriazione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Apprendimento per condivisione sociale Apprendimento per conflitto e cooperazione Comunità di apprendimento Cerchiamo di approfondire singolarmente le problematiche e le caratteristiche di ciascuno. Apprendimento dalla spiegazione Spiegare le proprie conoscenze ad altri è un meccanismo cognitivo potente. Organizzare una spiegazione per altri, soprattutto se pari ma con competenze diverse, costringe a rendere esplicite le proprie conoscenze e a confezionarle in modo che risultino il più convincenti possibile. Esempi di situazioni che stimolano questa strategia: situazioni di interazione simulata in cui gli altri non sono fisicamente presenti; role-play in cui uno degli interlocutori assume il ruolo dell‟esperto. Apprendimento per internalizzazione e appropriazione Queste due strategie assegnano un ruolo fondamentale all‟interazione linguistica e si ricollegano alle teorie socio-culturali in cui il linguaggio è visto come un aspetto culturale. Il partner meno esperto progressivamente interiorizza le spiegazioni del più esperto fino a integrarle con le sue conoscenze. Esempi di situazioni che stimolano questa strategia: lavoro collaborativo tra persone con competenze diverse; sviluppo di abilità di integrazione tra punti di vista diversi; formazione di persone destinate a gestire gruppi eterogenei. Apprendimento per condivisione sociale La distribuzione del lavoro tra i vari componenti del gruppo di lavoro è efficace e permette lo sviluppo di capacità cognitive più elevate quando i compiti assegnati, distribuiti in modo flessibile, prevedono diversi ruoli permettendo un‟adeguata turnazione. Situazioni didattiche che stimolano questa strategia sono: il lavoro collaborativo sullo stesso compito; la realizzazione di progetti che coinvolgono più persone; Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V il lavoro a distanza; una organizzazione con ruoli; la risoluzione collaborativa di problemi; gruppi auto-gestiti. Apprendimento per conflitto e cooperazione Questo modello si fonda sul postulato secondo cui il disaccordo è capace di attivare fattori sociali che s‟intrecciano con gli aspetti cognitivi. Nel processo di elaborazione del conflitto il partner è come uno strumento per raggiungere un certo scopo che permetta di eseguire il compito e al tempo stesso di appianare il conflitto. Il conflitto, se guidato e risolto attraverso processi e attività appositamente messe a punto, può innescare meccanismi di collaborazione e di costruzione attiva di nuove conoscenze. Guidare un conflitto comporta la presenza di una persona capace di ridistribuire i ruoli assunti, di far riflettere sulle modalità di comunicazione e sulle relazioni instaurate. Situazioni didattiche che stimolano questa strategia sono: interazioni tra persone con punti di vista molto diversi; risoluzioni di problemi tra partner che propongono soluzioni contrastanti; sviluppo di pensiero critico, divergente e creativo; gestione di lavoro in cui è presente un conflitto d‟interesse. Comunità di apprendimento Questo modello nasce dall‟esigenza di riprodurre nel contesto educativo e formativo le stesse modalità di pensiero scientifico che caratterizzano una comunità costituita da scienziati e studiosi di un certo argomento. Il modello deve le sue origini a una duplice radice. La prima, filosofica, riconduce alla forte analogia riscontrata tra lo sviluppo del pensiero scientifico individuale e la storia della scienza. La seconda, più pragmatica, è fondata sulla necessità di riorganizzare i contesti educativi sulla base delle mutate esigenze dei contesti sociali e lavorativi. La costruzione di una comunità di apprendimento richiede quindi la ridefinizione e l‟organizzazione dei ruoli del contesto formativo, delle metodologie e dei contenuti didattici. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Nella comunità che apprende ciascun membro, al tempo stesso apprendista e insegnante, condivide con tutti le proprie conoscenze proponendosi sia come attore sia come fonte consultabile. Nelle tecniche utilizzate dalle comunità di apprendimento l‟insegnante ha il compito di dare le istruzioni necessarie per avviare le nuove attività e funge da modello iniziale per mostrare „come si fa a sapere‟, come vanno cercate e valutate le informazioni. In seguito supervisiona tutte le attività svolte e dà maggiori istruzioni o approfondisce certi argomenti. Il principio teorico-metodologico che regola le attività svolte è quello della collaborazione e cooperazione. Si conducono esperimenti, si mettono a punto strategie di ricerca delle informazioni, si attivano gruppi in cui occorre spiegare, agire da consulenti e supervisori interagendo con gli altri. Il metodo Jigsaw, introdotto da Aronson (1978) ad indicare quel tipo di puzzle con i pezzi a incastro, rappresenta una buona metafora per descrivere come è organizzato il lavoro di una comunità di apprendimento. Sono previste fasi successive e sequenziali che nel loro insieme formano un ciclo di apprendimento. Si sceglie l‟argomento su cui lavorare attraverso un brain-storming in cui sono tutti coinvolti. Dopo aver raccolto un certo numero di proposte, si individuano dei sottoargomenti che compongono l‟unità generale e che saranno assegnati a ciascun gruppo di ricerca in cui è scomposta la classe. I gruppi di ricerca, poi, si scompongono per formarne di nuovi, composti da membri provenienti da un gruppo diverso. Nel nuovo gruppo, ciascuno possiede una parte delle informazioni disponibili sull‟argomento generale che deve essere ricombinato, interagendo con i nuovi compagni di gruppo, per formare l‟unità inizialmente individuata. Il ciclo di apprendimento dura circa dieci settimane e include momenti di presentazione di concetti o di approfondimento di argomenti cruciali, condotti anche con metodologie più tradizionali quali la spiegazione offerta con una classica lezione tenuta dai docenti o da esperti esterni scelti e, preferibilmente, contattati dalla classe stessa. Per la verifica degli apprendimenti va adottata una valutazione integrata e dinamica dove l‟intero processo è considerato nella sua complessità definita dalle interrelazioni tra vari aspetti (cognitivo e meta-cognitivo, motivazionale, comunicativo, emotivo, incluse le strategie relazionali e di lavoro collaborativo). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Le organizzazioni che apprendono La denominazione adottata pone l‟accento sull‟apprendimento incoraggiato e sviluppato lungo tutto l‟arco della vita sulla base di cinque variabili personali: padronanza, modelli mentali, visione condivisa, apprendimento di gruppo, sistemi di pensiero. Il loro intreccio garantisce alle organizzazioni la capacità di affrontare i problemi e le opportunità presenti e di sostenere la crescita e la realizzazione sia professionale che personale dei suoi membri. L‟essenza dell‟apprendimento organizzativo si esprime nella circolarità delle conoscenze. Le nuove abilità consentono di realizzare quelle attività che non potevano essere svolte precedentemente. Questa tecnica è utilizzata per migliorare le capacità di ascolto della classe dirigente e le abilità di leadership nel resto dell‟organizzazione così che le distanze tra questi due ruoli possano diminuire. La visione condivisa scaturisce da un processo di costruzione collaborativa tra tutti i partecipanti. Per fotografare l‟azienda prima e dopo l‟implementazione di una organizzazione che apprende vanno utilizzati questionari individuali e con domande incrociate tra la leadership e i vari collaboratori al fine di indagare il clima aziendale, la percezione dei luoghi e dei modi di apprendimento, le modalità di collaborazione e il valore assegnato al lavoro di gruppo (ecc.). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 18 Progettazione e valutazione dei processi formativi Lezione V Bibliografia Anderson A., Lynch T. 1988, Listening, OUP, Oxford. Beretta N., Gatti F. 2007, Abilità d’ascolto, Guerra, Perugia. Cornaire C., Germain C. 1998, La compréhension orale, Clé International, Paris. 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