m e r c o l e d ì 7 settembre 2011 L'OSSERVATORE R O M A N O pagina 5 Strachey e i Vittoriani da ricordare A Peter Brown il premio Balzan Inaspettato eminente Newman Grande storico dalla penna brillante di E N R I C O R E G G I A N I G li esseri umani sono troppo i m portanti: non possono essere trattati come meri sintomi del passato» - dunque non semplici « i n d i z i » (come recita una recente traduzione d i un'opera che ci accingiamo a proporre ai lettori), ma proprio symptoms, si potrebbe chiosare, per suggerire che c'è, i n vece, chi potrebbe considerarli una sorta d i residuo patologico dei tempi andati. G l i esseri umani « h a n n o un valore che non dipende da un processo temporale qualsiasi: i l loro è un valore eterno e deve essere percepito per se stesso». Con questi criteri antropologici, di rara evidenza e trasparenza, un intellettuale londinese decise d i i m pegnarsi nell'arte difficile e controversa della scrittura biografica tra Ottocento e Novecento e d i applicarla al periodo in cui egli era nato e che da poco p i ù d i un decennio aveva chiuso i suoi prestigiosi battenti: l'epoca vittoriana. I principi teorico-pratici d i quel suo impegno letterario ne lasciano facilmente intravedere ancora oggi sia i l carattere innovativo, sia le ragioni del grande successo che critica e pubblico g l i tributarono: « n o n è grazie al metodo diretto d i una narrazione scrupolosa che l'esploratore del passato p u ò sperare di descrivere quell'epoca eccezionale. Se è saggio, adotterà una strategia più sottile. Attaccherà i l suo soggetto su fronti inaspettati, si getterà sul fianco, o sul retro; illuminerà con un improvviso fascio d i luce rivelatore i recessi p i ù bui, fino a quel momento sconosciuti». L'intellettuale vittoriano londinese è Lytton Strachey (1880-1932) e i l celebrato frutto della sua scrittura biografica d i cui si diceva è, ovviamente, Eminenti Vittoriani (1918), d i cui è stata da poco pubblicata un'edizione a cura d i Beppe Benvenuto e con la traduzione di Barbara M i r ò (Milano, Mursia, 2011, pagine 294, euro 18). Nato in una famiglia della upper-middle-class, Strachey fu anche membro e animatore della vita culturale d i due dei circoli intellettuali più noti del suo tempo: The A p o stles, una «società segreta» formata da undergratuates dell'università d i Cambridge con i l gusto birichino di impiegare lessico religioso nelle loro pratiche associative; e i l famoso Bloomsbury Group, in cui ritro- Lo scrittore e critico letterario Lytton Strachey (i88o-ig^z) vo non pochi sodali dei giorni d i Cambridge. D i l u i , raffinato saggista e critico letterario con giovanile propensione per la poesia, T. S. Eliot (18881965) scrisse nel 1921: « h a inventato nuove sensazioni nella storia, come Bergson ne ha inventate d i nuove nella metafisica». D o p o Eliot, più di recente, i l poeta americano John Ciardi (1916-1986), i n stancabile promotore d i una poesia accessibile a tutti, lo ha invece rappresentato in un suo testo poetico come « u n anziano signore con la voce intatta / d i un fanciullo sop r a n o » che risponde «trillando» con l'unica parola Passioni alla domanda d i un giornalista che g l i chiede quale sia the one tking most important to art. p r o c l a m ò la morte di D i o e dichiarò che "l'unica realtà è l'amore"», come ricorda Julie Anne Taddeo della University o f Maryland. Inoltre, proprio la religione, d i cui criticò sempre e aspramente g l i atteggiamenti paternalistici, venne da l u i definita un « a r g o m e n t o tedioso» riguardante «sogni ad occhi aperti» nella raccolta di saggi letterari Libri e Personaggi. Francesi e Inglesi (1922). Eppure, come si diceva, nonostante queste prese d i posizione apparentemente insuperabili, Strachey gestì l'inevitabile presenza del cardinale Newman nella biografia di M a n n i n g in modo contraddittorio rispetto a quelle premesse antireligiose, mostrando un'evidente ammirazione per i l primo a svanProprio passione, ma anche iro- taggio del secondo (la cui figura nia, brevità e libertà d i pensiero attende tuttora di essere adeguatasono le parole-chiave delle quattro mente esplorata) ed evitando accugustose e leggibilissime biografie ratamente d i collocarli sullo stesso (// cardinale Manning, Florence Ni- piano. gktingale, Il Dr Arnold e La fine del Ecco, per concludere, una sintegenerale Gordon) che compongono tica antologia newmaniana dalla Eminenti Vittoriani, d i cui i l poeta prosa d i Strachey. Per prima, una inglese Robert Graves (1895-1985) breve definizione che non ha bisoelogiò «le audaci ricerche in scri- gno d i ulteriori commenti: « M a , in gni inviolabili — quali le Memoirs fondo, serviva qualcos'altro, oltre di Charles Greville (1794-1865) — all'euforia d i Froude e alla sicurezche fino a quel momento erano za d i Keble, per smuovere davvero stati chiusi a doppia mandata per le sconfinate e calme acque della il p u b b l i c o » . cristianità; e così accadde che quel Una traccia evidente e, forse, "di p i ù " arrivasse senza farsi aspetinattesa della libertà d i pensièro d i tare: si trattava del genio d i John Strachey si manifesta soprattutto Henry N e w m a n » . Poi un altro nella prima biografia — quella de- passo « d i contesto», che p u ò forse dicata al cardinale M a n n i n g — ed è dar conto delle ragioni della prediil fatto che v i giganteggia in modo lezione deh"anglo-centrico Strachey non scontato la figura d i John per Newman: « M o n s i g n o r [GeorHenry Newman. N o n scontato, ge] Talbot [(1816-1886), anglicano perché l'autore d i Eminenti Vitto- convertito al cattolicesimo nel riani aveva idee ben precise sulla 1842, ciambellano d i Pio I X e rettoreligione, in linea con quelle degli re del Collegio Inglese] era scosso ambienti che aveva frequentato e anche dalla posizione d i M a n n i n g che continuava ad abitare cultural- in Inghilterra: " H o i l timore che la mente: infatti, riproponendone i vecchia scuola dei cattolici si strinmodelli culturali, anch'egli « r i n u n - gerà intorno a Newman contro d i ciò alla religione e alla politica, voi e contro Roma. Siate risoluto, « D o b b i a m o candidamente ammettere che abbiamo creato u n " ' e t à del buio" per sentirci superiori rispetto al passato»; e ancora: « I l "secolo d'oro" è l'eccezione, la storia normale è grigia». N o n manca d i vivacità e brillantezza, come testimoniano le due citazioni sopra riportate, la prosa di Peter Brown, uno dei maggiori storici viventi. L o studioso irlandese è tra i vincitori del Premio Balzan 2011 « p e r i suoi eccezionali contributi all'interpretazione storica della tarda antichità — si legge nella motivazione i l l u strata da Paolo Matthiae dell'Accademia Nazionale dei Lincei — attraverso saggi di grande originalità, d i forte impatto e di straordinaria influenza, sul culto dei santi, i l corpo e la sessualità, l'emergere del cristianesimo, la p o v e r t à e i l p o t e r e » . Generazioni di studenti universitari hanno conosciuto la biografia di Agostino o hanno scoperto le contraddizioni e i l fascino d i un periodo complesso come la tarda antichità in occidente grazie ai suoi libri; in A Life of Learning, l'intervento tenuto in occasione della Charles Homer Haskins Lecture del maggio 2003, Peter Brow n descrive la sua vita d i studioso con i l motto inciso ai piedi delle scale dell'antica entrata della Bodleian Library, tratto dal libro d i Daniele: non concedete niente. Come v i ho promesso, io v i sarò con voi. C i saranno battaglie da combattere, perché ogni inglese è di natura antiromano. Per un inglese, essere romano è uno sforzo, e i l D r Newman è i l p i ù inglese tra g l i inglesi. I l suo spirito deve essere distrutto"». I n f i ne, un ultimo folgorante frammento sull'effettiva portata storica del genio newmaniano, che Strachey sembra scrutare con una certa — quasi incredula e imprevista — ammirazione: «Il Cristianesimo si era insomma trovato in un intrico d i sfortunate circostanze dalle quali era indubitabile dovere d i Newman e dei suoi amici svincolarlo. Quel che era strano era come questo compito fosse riservato loro in modo così evidente. V i erano teologi del X V I I secolo cui, forse, erano stati concessi baleni d i verità; ma bagliori e nulla p i ù . N o , le acque della vera Fede erano precipitate sottoterra a causa della Riforma e attendevano che Newman colpisse autoritariamente la roccia per scaturire d i nuovo alla luce del giorno. I l tutto era indubbiamente opera della Provvidenza: quale altra spiegazione ci poteva essere?». I l Capri San Michele a Ulla Gudmundson È U l l a Gudmundson, dal 2008 ambasciatore d i Svezia presso la Santa Sede, la vincitrice del Premio Capri - San Michele dedicato ad Àxel Munthe, edizione 2011. Gudmundson ha appena pubblicato i l volume Pàven Benedictus, Kyran och vàrlden ( « P a p a Benedetto, la Chiesa e il m o n d o » , a cui i l nostro giornale del 10 agosto ha dedicato un editoriale d i U l f Jonsson). I l libro — che ricostruisce le radici storiche del papato, l'attuale ruolo della Santa Sede nel contesto internazionale, indagando soprattutto i p r i m i cinque anni del pontificato d i Benedetto XVI — è stato salutato dal maggiore quotidiano svedese « D a g e n s N y h e t e r » come la sola valida fonte d'informazione per comprendere i l ruolo del cattolicesimo nel mondo attuale. A l t r i premi vanno quest'anno all'emeroteca Tucci, a Giancardo Lombardi, al cardinale Cre- scenzio Sepe e a Francesco De Simone. La premiazione avrà luogo ad Anacapri sabato 24 settembre. Nel deserto (spirituale) dei tartari Dai primi abbozzi gettati sul pentagramma, all'esecuzione in sala da concerto. N o n capita spesso d i seguire le varie fasi d i una composizione: vaghe idee embrionali, veloci schizzi, appunti fugaci; la mano che scrive con matite d i diversi colori, una selva d i sottolineature, cancellature, ripensamenti; i l brano che cresce, prende forma, si struttura; gli incontri con l'interprete, le prove, l'opera compiuta che esce al- la luce. E' i l tragitto documentato dal recente d v d Sophia (Arthaus Musile), storia del concerto In tempus praesens scritto da Sofia Gubaidulina, la massima compositrice russa vivente, per la violinista tedesca Anne-Sophie Mutter. La Gubaidulina apre le porte della sua officina creativa, racconta di sé, mette a nudo i l proprio cuore. I n ottobre c o m p i r à ottant'anni. U n a singolare vicenda umana, che merita d'essere raccontata. Nata da madre slava e padre tartaro, nella regione centrale del V o l - La musicista e compositrice russa ga, alla periferia dell'Urss, dove l'oriente incontra l'occidente. U n maestro d i musica ebreo g l i trasmette tedesca profondità e universale sete d i verità. Trascorre la giovinezza fra strade polverose, palazzoni scrostati e uguali, un vento gelido, nessun albero per chilometri. « G u a r d a v o a lungo i l cielo e le nuvole, per resistere», confida. Proibito ogni culto, materialismo scientifico obbligatorio, vodka a fiumi per non pensare. I l deserto (spirituale) dei tartari. «Rifiuto d i mettere la mia arte al servizio dello S t a t o » , è la sua sfida. La isolano. Per sopravvivere si dedica alle colonne sonore. Fonda un gruppo d i improvvisazione collettiva, con strumenti folklorici (il bayan soprattutto) e melodie caucasiche. Nel 1980 G i d o n Kremer la rivela alle platee internazionali, presentando i l suo capolavoro, Offèrtorium. Unica donna tra compositori, l i bera pensatrice nei labirinti della nomenklatura sovietica, cristiana fra atei, modernista in mezzo a reazionari, tradizionalista fra rivoluzionari. U n a vita i n battaglia. Eterna fanciulla, Musa primaverile che non risponde alle leggi d i gravità. Figura da Grecia antica, che ricerca la dimensione mitica, che trasfigura le cose nel loro simbolo. Volto tondo, lunghe dita, casco d i capelli dotati d i vita propria, occhi scavati e vispi. L'esprit de geometrie del suo spietato senso analitico confluisce nell'estasi, intesa come possessione, vitalismo travolgente, dimensione sciamanica rabbiosamente cercata. Le forme dei suoi brani esplodono dall'interno. Fibrillazione nervosa, crescente, montante, d i fughe in avanti. Suoni febbricitanti. Procedimenti iterativi. Accumulazioni ossessive. Bramosia fagocitante. U n a prepotente vitalità, che impedisce alla materia d i divenire accademia. L'ingorgo soffocante, la congestione estrema, come p u n t i d i salvezza. Suoni accorati, imploranti, messianici. Contemplazione sonora mista a passione, simile a un cespuglio nascosto nella steppa. Echi d i canti ortodossi, sussurri metafisici, cozzare d i zolle. Corpo e anima che danzano in perfetto accordo. Le sue partiture si muovono a ritroso: dallo scoppio della pagina iniziale r i salgono alla pace. Spartiti come icone. Dalla superficie agitata dei suoi flutti orchestrali qualcosa d i ecces- Succede a padre Salvini Padre Spadaro nuovo direttore de «La Civiltà Cattolica» Passaggio d i testimone alla rivista più antica d'Italia, « L a Civiltà Cattolica»: i l prepósito generale della Compagnia di Gesù ha nominato, infatti, i l nuovo direttore. Si tratta di padre Antonio Spadaro, attuale rettore della c o m u n i t à religiosa dei gesuiti d i Villa Malta e collaboratore del nostro giornale, che assumerà la responsabilità del Collegio degli scrittori — da sempre è i l Collegio a gestire la r i vista — a partire dal primo quaderno del prossimo ottobre, succedendo a padre GianPaolo Salvini, responsabile della celebre testata dal luglio 1985. Antonio Spadaro è nato a Messina i l 6 luglio 1966. Ordinato prete i l 21 dicembre 1996, ha completato la sua formazione come gesuita in O h i o , negli Stati U n i t i . Laureato i n filosofia all'università di Messina, con una tesi in filosofia morale, si è quindi specializzato in comunicazioni sociali e infine ha conseguito i l dottorato d i r i cerca i n teologia alla Pontificia Università Gregoriana, dove attualmente insegna. H a iniziato a scrivere su « L a Civiltà Cattolica» nel 1994. Nel dvd «Sophia» la genesi e storia del concerto «In tempus praesens» scritto da Sofia Gubaidulina di E N R I C O R A G G I Plurimi pertransibunt et multiplex erit scientia. I Premi 2011 — che saranno consegnati a Berna i l 18 novembre — sono stati annunciati lunedì 5 settembre a M i l a n o dal presidente del Comitato premi, Salvatore Veca, e dal presidente della Fondazione Balzan, l'ambasciatore Bruno Bottai, nella Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera. sivo si prepara. Tutto è teso, sospeso, pronto a ricevere la rivelazione, ma questa non giunge, in un'afasica grandiosità. «L'inizio del concerto m i ha commosso — racconta Anne-Sophie Mutter — sembra un salmo che esprime la lotta con D i o , quasi un'accusa; ma p o i diventa una resa, una dichiarazione d ' a m o r e » . I l filmato racconta l'amicizia che sboccia fra le due, i consigli, la trepidazione, i l dietro le quinte a poche ore dalla prima. I titoli d i coda precedono l'esecuzione. Sofia Gubaidulina: una pietra nel mare, dove i l silenzio i n torno è tremendo, tutto è fermo. Lei, cocciuta, aspetta: « I o attendo. Verrà, forse già viene i l suo bisbiglio». Padre Spadaro si è occupato prevalentemente d i temi culturali e, in particolare, sia-di critica letteraria, sia del modo in cui le nuove tecnologie della comunicazione stanno cambiando i l modo di vivere e pensare, anche la fede. Per cinque anni è stato responsabile per le attività culturali dei gesuiti in Italia. Salvini si è laureato in economia alla Cattolica d i Milano, con una tesi in demografia, e ha conseguito i l dottorato di ricerca in teologia alla facoltà teologica di Innsbruck. È stato direttore della rivista « A g g i o r n a m e n t i sociali», prima d i essere superiore della Residenza milanese dei gesuiti d i San Fedele; in essa si è occupato dei problemi del sottosviluppo e dell'America Latina. D a l novembre 1984 fa parte della redazione della «Civiltà Cattolica», sulla quale continuerà a scrivere. È consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e membro del Comitato scientifico dell'Istituto Paolo V I d i Brescia. A l nuovo direttore e a padre GianPaolo Salvini, colleghi e amici carissimi, « L ' O s s e r v a t o r e Rom a n o » esprime g l i auguri più cordiali. Proprio al nostro giornale l'ultimo numero de « L a Civiltà Cattolica» dedica l'articolo d i apertura: padre Salvini ha infatti intervistato i l nostro direttore in occasione del centocinquantesimo anniversario del quotidiano della Santa Sede. È morto Salvatore Licitra Quel Trovatore senza do d i petto Quello per cui forse rimarrà nella storia i l tenore Salvatore Licitra, morto i l 5 settembre a 43 anni a seguito di un incidente motociclistico, è una cosa che non ha fatto. G l i era stato proibito e l u i , uso a obbedir cantando, si è attenuto alle disposizioni. Apertura della stagione 2000/2001. Teatro alla Scala. Centenario della morte di Verdi. M u t i , sul podio, sceglie Licitra come protagonista de 77 trovatore. Cabaletta del terzo atto: « D i quella p i r a » . Dal loggione attendono i l celebre do sovracuto che non arriva. I l direttore imposta una lettura fedele al testo originale, nel quale quell'acuto non si trova. I l pubblico rumoreggia, Licitra entra, volente o nolente, nella storia. Avere i l do sovracuto è un dono, non usarlo per una volta e pensare alla musica p i ù che agli applausi è un atto d i grande generosità. Tanto p o i sei mesi dopo all'Arena di Verona ci sarà un altro Trovatore, questa volta diretto da Oren, e lì non è i l caso d i andare per i l sottile con i sovracuti, scritti o non scritti, e anche con i bis. M a la lirica è piena di momenti d i svolta, quei momenti che tra essere pronti e non esserlo c'è di mezzo il resto della carriera. Sebbene si fosse già meritato i l titolo d i nuovo Pavarotti — dove per Pavarotti si i n tende quello che sosteneva magnificamente i ruoli d i protagonista nei teatri lirici — la definizione divenne una specie di etichetta dal 12 maggio del 2002, quando sostituì proprio « b i g L u c i a n o » al Metropolitan. L u i era i l tenore di riserva, due ore prima d i andare in scena g l i fu chiesto d i andare sul palcoscenico come Mario nella Tosca. Segue ovazione e conferma del soprannome che g l i è rimasto appiccicato per tutta la v i ta. Fino al 5 settembre.