DELLE
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n°8. 9 maggio 2011
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Wireless
Ultima chiamata per il Wimax
Il mercato ha subìto una forte razionalizzazione: la sfida è fra Linkem e Ngi
alessandrolongo
Il mercato Wimax italiano va verso una necessaria razionalizzazione,
con due protagonisti che emergono
chiari: Linkem e Ngi. Fanno un uso
molto diverso della tecnologia: con e
senza licenza ministeriale, rispettivamente; quindi su frequenze dedicate
(3,4-3,6 GHz) e libere (5,4 GHz).
Aria non ha smesso di lottare però
e progetta di espandere la copertura.
Questi tre operatori fanno la quasi totalità degli utenti Wimax italiani, per
un totale di circa 150mila (stando a
quanto dichiarano al nostro giornale).
I restanti attori hanno coperture regionali e insieme contano poche migliaia
di utenti.
Scopo di tutti è ora raccogliere le
energie, ottimizzare gli investimenti, e
fare i primi profitti nel 2012. Il segnale
più forte, in tal senso, è arrivato poche
settimane fa. Retelit - finora uno dei
principali attori del settore - ha stabilito
di affittare a Linkem il ramo d’azienda
che si occupa di Wimax. È un contratto
di 12 anni, parte da giugno, con un
canone di 5,5 milioni di euro nei primi tre anni e, in quelli successivi, di
2,3 milioni di euro l’anno. “Al ramo
è stato riconosciuto un valore di 33
milioni, che valorizza gli investimenti
ad oggi realizzati; in un primo periodo
il Gruppo potrà esercitare l’opzione
di vendita del ramo, successivamente
Linkem potrà esercitare l’opzione di
acquisto”, fa sapere Retelit.
Linkem aveva già comprato le
frequenze Mgm e affittato quelle di
Telecom Italia. È arrivata a febbraio la
à Criticità
Difficile l’accesso al credito e si è fatta
sentire la concorrenza del mobile
prima offerta residenziale di Telecom
Italia, poco tempo dopo quella business. Entrambe sono su infrastruttura
Linkem, in base all’accordo tra i due
operatori.
Il mercato dunque prova a uscire
dallo stallo, perché a fronte di attori
che si disimpegnano in tutto o in parte
dalla rete (Mgm, Retelit, Telecom) può
contare su altri che ne raccolgono il testimone. Un passaggio di consegne che
ha il sapore di una razionalizzazione
opportuna per tutti, spiega Gilberto di
Pietro, Ad di Retelit: “L’accordo con
Linkem genera sinergie che servono a
valorizzare gli investimenti fatti finora
sul Wimax. È una tecnologia che ha
avuto difficoltà a decollare, deludendo le aspettative di noi tutti. Adesso,
grazie a Linkem, potremo completare
le coperture obbligatorie, richieste dal
bando ministeriale, senza ulteriori investimenti diretti”. Il ministero dello
Sviluppo economico, conscio delle
> Rota (Linkem)
«Poca capacità industriale»
Troppa improvvisazione e difficoltà nel reperire capitali
davide rota
Ad di Linkem
Linkem sta assurgendo al ruolo di
asso piglia tutto, per le frequenze Wimax.
Da ultime, ha affittato quelle di Retelit,
insieme con tutto il ramo d’azienda. L’Ad
Davide Rota, spiega che fa tutto parte
di un piano.
Quanto avete investito finora in
frequenze addizionali?
Tra quelle comprate da Mgm e quelle
affittate da Retelit e
Telecom, siamo impegnati a spendere altri
50 milioni di euro.
I motivi?
Sono due, a seconda delle zone. In
alcune, dove avevamo
già frequenze, quelle
addizionali ci servono
per erogare un servizio migliore. In altre ci consentono di
coprire un buco che avevamo. Si veda in
particolare l’accordo con Retelit. Nelle
poche zone dove non avevamo frequenze, ce le avevano loro.
Queste mosse erano già previste?
Contavamo da tempo di ottenere le
frequenze nelle zone che ci mancavano. Abbiamo scoperto invece solo in un
secondo momento che ce ne servivano
altre nelle zone già servite, per soddisfare
il boom del traffico.
Cresce il traffico, ma gli utenti?
Ne conquistiamo 2.500-3mila al me-
se. Ora ne abbiamo 38mila in Wimax e 3
milioni serviti con 500 antenne. Altre 220
sono in via di installazione e ci permetteranno di portare la copertura a 4 milioni.
Vi interessano anche le frequenze a
2.6 GHz, che dovrebbero andare all’asta in un futuro possibile?
Sono interessanti. Sarebbe il naturale
proseguimento del lavoro che già stiamo
facendo. Tutto però dipende dalla condizioni dell’asta, che ancora non sono
state pubblicate.
Abbiamo parlato di investimenti.
Ma il break even quando arriva?
Noi lo prevediamo nel secondo trimestre 2012.
Quale è invece il suo giudizio complessivo sul Wimax?
Il Wimax non si sta sviluppando come
previsto, uno dopo l’altro gli operatori
stanno sparendo tutti. A molte aziende
sono mancate la capacità industriale alcuni dei licenziatari non avevano mai
fatto quel lavoro prima - e quella di raccogliere capitali.
C’è già chi ipotizza che quelle frequenze potrebbero passare a Lte. Le
due tecnologie sono simili.
Stiamo valutando di usare l’Lte. Certo
è che utilizzeremo sempre la tecnologia
migliore del momento. Come sapete, le
frequenze sono tecnologicamente neutrali. Faremmo sempre però fornitori
di connessioni fisse o nomadiche. Non
siamo interessati a servizi in mobilità.
difficoltà, ha posticipato a fine 2012
la verifica delle coperture minime.
Retelit, come altri operatori, cita
un mix di circostanze sfortunate: la
crisi economica ha reso difficile l’accesso al credito e quindi le coperture;
la concorrenza di tecnologie wireless
alternative (Umts/Hspa) è diventata
più agguerrita del previsto, riducendo gli spazi di mercato. Si pensi per
esempio al progetto Vodafone 1000
Comuni, contro il digital divide.
Linkem e Ngi hanno in comune la
capacità di approfittare delle incertezze
dei competitor. “Quest’anno entreremo
anche in Liguria e Lazio. Siamo già
nelle altre regioni del Nord”, spiega
Luca Spada, Ad di Ngi. “Nell’ultimo
anno fiscale, terminato il primo aprile,
abbiamo ricavato 12,5 milioni di euro
dal wireless (su un totale di 21 milioni
del gruppo, ndr). Investiamo in copertura tutto ciò che ricaviamo perché è
il momento di espanderci, visto che
in pratica non abbiamo concorrenti:
a differenza degli operatori Wimax
nazionali, siamo molto focalizzati
sulle aree periferiche e a bassa densità”. Ngi conta 95mila utenti (non tutti
Wimax; alcuni dei vecchi sono ancora
su antenne Hyperlan, comunque con
le stesse frequenze e offerte). Punta di
raggiungere quota 170mila in un anno.
Linkem ne dichiara 38mila, Aria
30mila, “300 antenne attive per coprire
altrettanti comuni, soprattutto piccoli.
Siamo già in Puglia, Veneto Umbria,
Lombardia e siamo appena sbarcati
in Campania”, dice Giacomo Robustelli, direttore business unit di Aria.
L’azienda sta ancora risistemando il
proprio azionariato ma non ha rinunciato ai piani: “A maggio arriveremo
in Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
Per fine 2012 avremo 1.250 antenne e
saremo su un numero di comuni di poco superiore. Abbiamo appena lanciato
un’offerta 12 Mb per il business: cresce
quindi la capacità di segmentare”.
Segnali di risveglio anche tra gli
operatori regionali: Assomax e Wawemax hanno messo a regime i servizi,
l’uno nel Friuli Venezia Giulia e l’altro
nelle Marche. Mandarin prosegue i
propri piani in Sicilia, dove copre un
milione di abitanti. Con questo rimpasto di carte e nuovi leader, il Wimax
si gioca ora l’ultima opportunità per
restare nel mercato della banda larga
italiano.
> Lodolo (Assomax)
«Cambiate le carte in tavola»
Il digital gap non è più quello dei tempi della gara
In questo clima incerto fa specie
l’entrata in scena di Assomax: sta espandendo la copertura, conquistando utenti
(business e residenziali) e ha cominciato
da aprile a pubblicizzare le offerte sul
proprio sito. Obiettivo, coprire tutto il
Friuli Venezia Giulia (per il quale detiene
una licenza regionale). “Finora siamo
stati in disparte ma adesso facciamo sul
serio”, annuncia l’Ad Sergio Lodolo.
Perché avete aspettato fino ad ora?
Abbiamo cominciato in ritardo rispetto agli altri perché avevamo meno
risorse finanziarie da investire e perché
la tecnologia non era matura. Abbiamo
lasciato le sperimentazioni a chi aveva
spalle più solide. Abbiamo avuto anche
problemi tecnici di impostazione delle
apparecchiature. Ora però siamo pronti.
Quindi avete le risorse finanziarie?
Sì, quanto necessario a completare
piano. Certo il ministero dello Sviluppo
economico non ci è venuto incontro. Ci
obbliga a coprire comuni dove c’è poco
mercato, in base a un bando di gara che
non rispecchia più l’attuale situazione
del digital divide. Nel frattempo infatti Telecom Italia e gli operatori mobili
hanno ampliato la copertura, così alcuni
comuni che secondo il bando sono in
digital divide in realtà non lo sono più e
coprirli con il Wimax sarebbe un investimento sbagliato. Ma dobbiamo farlo per
forza per rispettare gli obblighi minimi
di copertura.
Qual è la roadmap?
Abbiamo previsto un milione di euro per coprire tutta la regione e siamo a
meno di metà strada.
E i clienti?
Ci rivolgiamo a tutti, residenziali e
business. Abbiamo acquisito un centinaio di clienti e raggiungeremo il migliaio
entro quest’anno.
Come?
Andiamo soprattutto nelle zone periferiche, installando
antenne sui tetti dei
clienti. Ciò consente
di aumentare la copertura delle base station
e di ridurne la quantità. Se da una parte
risparmiamo sulle
base station, dall’altra però spendiamo di più per erogare il
servizio ai clienti. Sarebbe meno costoso
fare come fanno i big, che spediscono gli
apparati modem da installare all’interno
delle case. La nostra strategia è adatta
però alla scala dove operiamo, perché,
essendo radicati sul territorio, possiamo
contare su una capillare organizzazione
commerciale e tecnica.
Vi differenziate anche con l’offerta?
Sì, non diamo solo accesso a internet.
Offriamo anche servizi cloud tramite un
datacenter centralizzato e quindi hosting,
back up dei dati, disaster recovery.
sergio
lodolo
Ad di
Assomax
Teletronica
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«Cambiate le carte in tavola» «Poca capacità industriale»