IMPATTO DELLA CRISI E
PATOLOGIA PSICHIATRICA
Venerdì 04 ottobre 2013
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C’è una correlazione tra crisi economica, disoccupazione
ed evoluzione della patologia psichica?
Abbiamo ancora dei dati contraddittori, anche se alcune
tendenze appaiono abbastanza certe – L’ OMS afferma
che la depressione è la malattia più disabilitante assieme
alle malattie cardiovascolari.
La crisi asiatica del ’97 e la crisi canadese del 2009
avrebbero evidenziato un forte aumento delle malattie dello
spettro depressivo (anche del 100%) con un picco che
compare a distanza di 5 – 7 anni dopo l’esposizione della
crisi economica.
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Alcune statistiche anglosassoni evidenzierebbero dati drammatici per
quanto riguarda l’aumento non solo della depressione, ma anche dei
disturbi della sfera ansiosa.
Gli effetti della disoccupazione possono portare all’aumento di:
- Abuso di alcolici
- Uso di droghe
- Omicidi(0,79% per ogni punto di disoccupazione)
- Violenze domestiche e divorzi
- Accessi al P.S. e strutture psichiatriche
Si ridurrebbero paradossalmente:
- Gli incidenti stradali (1,36% per punto di disoccupazione)
- La mortalità generale per stili di vita più frugali. Negli anni 30 la
mortalità calò del 10%
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Crisi economica e suicidi
Nel mondo circa un milione di persone muore per suicidio,
circa 2 morti al minuto.
3900 suicidi in Italia, superiore ai morti per incidente
stradale. (3800)
Nel 2009 – 2011 si è verificato un aumento del 12% dei
suicidi in età 25 – 64 anni in età lavorativa rispetto al 20062007.
Alcune statistiche confermerebbero un aumento dello
0.79% di tasso di suicidio sotto i 65 anni, per ogni aumento
di un punto di disoccupazione.
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Perdita del lavoro
Ansia e depressione affliggono il 34% dei disoccupati.
Effetto minore quando il tasso di disoccupazione è molto
elevato.(es. Paesi Poveri)
Perdita del ruolo sociale (non servo a niente)
Perdita rapporti interpersonali presenti nel mondo del
lavoro.
Perdita della possibilità di incanalare la capacità creativa.
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Cosa succede là fuori
Dall’ambulatorio medico al campo di cura.
Interventi con le agenzie territoriali per la protezione della
fragilità. Necessità di una diagnosi e di una presa in carico
allargata ed un percorso dimensionale centrato sulla
persona e sui suoi bisogni.
Necessità di adottare un modello scientifico biopsicosociale.
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Protezione fragilità
Interventi residenziali
Interventi Semiresidenziali
Comunità con vario grado di
protezione
Centri Diurni
Interventi con gli Enti Locali e il
Privato Sociale
Progetti di inserimento lavorativo
Casa S. Francesco Sviluppo
appartamenti protetti
Sviluppo
della domiciliarità con integrazione
dei progetti e formazione
compartecipata con Enti Locali e
Privato Sociale
Sviluppo e miglioramento della qualità di vita
Sviluppo coinquilinità
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Collaborazione con
Psiche 2000
Comitato 180
Amici di Paola
Collaborazione con il Volontariato e Associazioni dei familiari.
Collaborazione con la famiglia, non come “causa” della malattia, ma come
risorsa per la presa in carico dell’utente.
Apertura a una forma di conoscenza collaterale, diffusa, dimensionale.
Passaggio da un processo psicoeducativo ad una restituzione sul “campo
istituzionale”.
“So di non sapere” (Socrate)
“Chi cede conoscenza non se ne priva”
La conoscenza si sviluppa non solo fra me e te nell’ambulatorio ma anche nel
recupero del noi fuori.
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Impatto della crisi e patologia psichiatrica