Lavoro e
sistemi economici
Il lavoro nella tradizione
sociologica
•
La sociologia del lavoro si propone di
riconoscere, osservare e interpretare i
fenomeni sociali che si producono tramite
il lavoro [Rolle 1979]. Studia il modo di
produzione, la tecnologia e gli effetti che
queste variabili hanno sulla collettività Per
motivi di sintesi si riporta questa unica,
parziale e forse riduttiva definizione di
sociologia del lavoro. Per approfondimenti
cfr. La Rosa [2004]; Zurla [1999].
2
I padri fondatori della sociologia Marx,
Durkheim e Weber hanno elaborato una
serie di concetti utili ad identificare meglio
la nascente sociologia del lavoro.
 Marx
 Materialismo storico
 Lotta di classe
 Plus valore

3






Durkheim
Solidarietà meccanica e solidarietà organica
Weber
“L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”
(1904-1905)
Frederic W.Taylor (1856-1915) evidenzia la
necessità di sistematizzazione delle diverse fasi della
produzione al fine di raggiungere una specifica
forma di organizzazione definibile one best way…..
Mayo (1927-1932), fondatore delle Human
Relations Movement (anni’30)> il rendimento degli
operai è fortemente determinato dalla natura delle
relazioni sociali che questi intrattengono sia a livello
orizzontale tra pari, sia a livello verticale coi vertici
aziendali. ….le Officine Hawthorne dello
stabilimento della Western Electric Company
(Chicago)…..
4
Il Tavistock Institute può essere definito come
un primo ponte tra l’approccio statunitense e
quello europeo. L’approccio del Tavistock
Insitute rimarca l’importanza del fattore sociale
da una parte e del sistema tecnico nella
progettazione dall’altra... Schumacher (18831850)
 In Europa l’importanza assunta dal contesto
socio-culturale di riferimento per definire le
dinamiche del lavoro sono ampiamente dibattute
nella cosiddetta Scuola Francese. (Friedmann e
Naville, Traité de sociologie du travail 1960).

5
Sistemi economici: il
capitalismo
È un sistema economico fondato sul diritto
alla proprietà privata (e al suo
investimento sottoforma di capitale in
imprese produttive) e sulla libera
concorrenza fra imprese attive sul mercato
Capitalismo e rapporti con lo
stato
Durante lo sviluppo del capitalismo, era
richiesto allo stato un ruolo di
NEUTRALITÀ (laissez faire)
Tuttavia, la rapida crescita del sistema fu
caratterizzata dallo SFRUTTAMENTO
della manodopera, che provocò tensioni e
spinte verso il riformismo e la
democratizzazione dei sistemi politici
Di conseguenza, il ruolo dello stato cambiò.
Il sistema capitalistico ebbe sempre più
bisogno del sostegno e della protezione
dello stato.
Si iniziò a ridistribuire il reddito attraverso il
fisco e si sviluppò il WELFARE STATE,
attraverso l’organizzazione della
previdenza sociale, delle indennità di
disoccupazione e dell’assistenza sanitaria.
Si applicarono nuovi STRUMENTI DI
REGOLAZIONE al mercato e alla
produzione.
Lo stato, quindi, assume un ruolo ATTIVO e
REGOLATIVO.
KEYNESISMO (secondo dopo-guerra)
I governi devono stabilizzare il ciclo economico e,
se necessario, sostenere la domanda aggregata
(cioè la richiesta complessiva di beni e servizi
all’interno di un sistema economico)
CIRCOLO VIZIOSO
DOMANDA BASSA
RALLENTAMENTO
DELLA PRODUZIONE
CALO
DELL’OCCUPAZIONE
PERDITA DI
SALARI
ULTERIORE DIMINUZIONE
DELLA DOMANDA
CIRCOLO VIRTUOSO
IL GOVERNO STIMOLA LA DOMANDA
AGGREGATA (attraverso riduzione dei
tassi di interesse, incremento spesa
pubblica, ecc.)
effetti negativi: DEFICIT SPENDING
effetti positivi: RIPRESA DELLA
DOMANDA
RILANCIO DI
PRODUZIONE E OCCUPAZIONE
MAGGIORE EROGAZIONE DEI SALARI
AUMENTO DELLA DOMANDA
La teoria keynesiana viene messa in
discussione dal verificarsi di un fenomeno:
STAGFLAZIONE = stagnazione + inflazione
(aumento dei prezzi + crescita della
disoccupazione + ristagno della
produzione)
Si fa avanti un nuovo sistema economico,
basato sulle privatizzazioni e sulle
deregulation: il NEOLIBERISMO
Aspetti correlati al neoliberismo:
 internazionalizzazione dell’economia
mondiale
 Moltiplicazione delle multinazionali
 Globalizzazione: processo di crescente
integrazione mondiale su diversi livelli
(economico, culturale, politico,
tecnologico)
La globalizzazione ha però un rovescio della
medaglia…
Il gap di reddito tra paesi ricchi e paesi
poveri è raddoppiato dal 1960
Modello a “coppa di champagne”
dell’ineguaglianza tra ricchi e poveri del
mondo
Modelli di organizzazione del lavoro
Taylorismo
Taylor elaborò un modello di
ORGANIZZAZIONE
SCIENTIFICA DEL
LAVORO, basato sull’analisi
minuziosa dei processi
produttivi, che venivano
scomposti in una serie di
operazioni elementari,
misurabili in tempi e metodi,
con lo scopo di massimizzare
l’efficienza
Fordismo
L’industriale Henry Ford adottò questo
approccio, modificandolo. Combinò le
operazioni elementari di Taylor in un
processo produttivo dinamico e integrato,
che culminò nel modello della grande
fabbrica, organizzata attorno alla catena di
montaggio mobile e destinata
alla produzione di
merci destinate
ai mercati di massa
Limiti del taylorismo e del fordismo
 si applicano soltanto ad alcuni settori
industriali, che producono merci
standardizzate
 La catena di produzione meccanizzata è
molto costosa
 Sono sistemi rigidi: i cambiamenti nella
produzione implicano ingenti investimenti
 sono sistemi a basso affidamento: i
lavoratori sono rigidamente sorvegliati e
dotati di scarsa autonomia; ciò causa
insoddisfazione, assenteismo e conflitti
Produzione flessibile o postfordismo
Si abbandona la catena di montaggio in favore di
gruppi produttivi di dimensioni ridotte e
composizione mutevole.
Si tratta di gruppi formati da
lavoratori altamente
specializzati che utilizzano
tecnologie avanzate e che
producono piccole quantità di
merce destinate a mercati di
nicchia.
Si passa da prodotti
standardizzati a prodotti che
hanno una serie infinita di
finiture
Altri aspetti della produzione flessibile:
 La produzione di gruppo
Si intende accrescere la motivazione dei
lavoratori facendoli partecipare al
processo produttivo. Esempi sono i circoli
di qualità e il lavoro di squadra
 Il multiskilling
Sviluppo di lavoratori in grado di possedere
competenze multiple. Le nuove
competenze vengono acquisite attraverso
la formazione sul lavoro
Economia della conoscenza
Il motore che alimenta la ricchezza è
costituito da conoscenze e informazioni.
L’economia della conoscenza è finalizzata
sempre meno alla produzione di beni
materiali e sempre più alla progettazione e
commercializzazione di beni immateriali.
Strumento di sviluppo è
Internet. Molte
attività imprenditoriali
si sono sviluppate nella
new economy
Aspetti della new economy
Diversi modi di “fare business” in rete:
 Modello dei pure players di Internet (società
nate per operare sulla rete)
 Aziende brick and mortar: hanno esteso
soltanto alcuni processi sulla rete
 Aziende click and mortar: la rete costituisce la
parte centrale del loro business
 Il commercio elettronico (e-commerce) di 2 tipi:
- e-commerce B2C (Business to Consumer: es.
negozi online
- e-commerce B2B (Business to business):
Es. digitalizzazione dei processi commerciali
Lavoro e occupazione
Il LAVORO può essere retribuito o meno ed
è dato dallo svolgimento di mansioni che
richiedono uno sforzo fisico o mentale, allo
scopo di produrre beni o servizi destinati a
soddisfare i bisogni umani.
L’OCCUPAZIONE è una prestazione
lavorativa regolarmente retribuita
attraverso un salario o uno stipendio
Perchè il lavoro è importante
per le persone?
Garantisce un reddito
 Permette di acquisire competenze e
capacità
 Offre un accesso ad ambiti di vita diversi
da quello domestico
 Struttura il tempo delle giornate
 Permette i contatti sociali
 Stabilizza l’identità sociale e la stima di sé

Cambiamenti del lavoro
Lo sviluppo economico ha portato alcune
trasformazioni nel mondo del lavoro:
 passaggio dal lavoro agricolo a quello non
agricolo
 passaggio da piccole unità produttive locali
ad organizzazione di scala maggiore
 incremento della produzione di servizi
(bancari, assicurativi, ecc.) rispetto a
quella di beni
espansione delle professioni altamente
qualificate; decremento delle professioni
manuali (specializzate e non specializzate)
 diffusione dei lavori ATIPICI (tutte le
forme di lavoro diverse da quelle a tempo
pieno e indeterminato)
 Aumento della sottoccupazione e della
disoccupazione

Disoccupazione
Disoccupato è una persona inoccupata che ha
cercato lavoro nell’ultimo mese e che è disposto
ad iniziare un lavoro entro 2 settimane (ILO).
Disoccupazione frizionale: è contingente e
comprende coloro che lasciano volontariamente
il lavoro o sono inoccupati perché hanno da poco
terminato gli studi o perché stanno cambiando
lavoro
Disoccupazione strutturale: mancanza di lavoro
dovuta a congiunture economiche, non da
circostanze legate agli individui
Lavoro flessibile e incerto
Sennett: The corrosion of character
Flessibilità, mobilità e disponibilità al
rischio sono caratteristiche che il mondo
del lavoro richiede, ma che sono in
contraddizione con i principi di lealtà,
fiducia, impegno in obiettivi a lungo
termine.
La nuova organizzazione del lavoro modifica
le personalità
cresce la “non-classe di nonlavoratori” (Gorz)
Donne nel mondo del lavoro
Nel parlamento europeo la percentuale femminile
è pari all' 11, 5% degli eletti (decremento rispetto
alla passata legislatura del 2,3%)
3 principali forme di discriminazione
 la segregazione occupazionale di genere: orizzontale (le
donne sono destinate ad alcune categorie di impiego) e
verticale (il “tetto di cristallo”)
 concentrazione in lavori part-time per conciliare la
“doppia presenza” (svantaggi: salari più bassi, poche
possibilità di carriera..
 divario retributivo: per i redditi individuali annuali netti
da lavoro autonomo, risulta che nel 2005 una donna ha
guadagnato circa il 30% in meno di un uomo. ll
differenziale retributivo di genere medio europeo indica
per il 2004 che nell’Unione Europea le occupate vengono
pagate circa il 15% in meno degli uomini.
Crescita dei lavoratori instabili (%
sull’occupazione totale)
15,5
15
14,5
14
13,5
13
12,5
12
11,5
11
14,9
14,5
13,9
Serie1
13,1
12,6
1 trim
2004
1 trim
2005
1 trim
2006
1 trim
2007
1 trim
2008
parasubordinati
14%
non occupati
da non più di
12 mesi
19%
dipendenti a termine involontari
parasubordinati
dipendenti a
termine
volontari
6%
dipendenti a
termine
involontari
61%
non occupati da non più di 12 mesi
dipendenti a termine volontari
65 e oltre
0,8
55-64
5,2
45-54
13,5
35-44
24,5
25-34
34,5
15-24
21,4
0
5
10
15
20
Serie1
25
30
35
40
Gli obiettivi delle politiche del lavoro
Intervenire sull’offerta di lavoro
 Incidere sulla domanda di lavoro
 Contrastare la disoccupazione, influendo
su domanda e offerta di lavoro
 Incidere sulle scelte dei datori di lavoro
 Imporre condizioni sui contratti di
lavoro
(Hill, 1999)

Le principali funzioni
delle politiche del lavoro
Regolamentazione del mercato del lavoro
 Promozione dell’occupazione
 Mantenimento del reddito

2 tipi di politiche del lavoro:
ATTIVE/PASSIVE
Le politiche PASSIVE
Sussidi in denaro ai lavoratori che perdono
l’impiego
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Le politiche ATTIVE
sussidi all’occupazione
 Creazione diretta e temporanea di posti di
lavoro
 formazione professionale
 sostegno finanziario e servizi alla nuova
imprenditorialità
 servizi per orientamento e collocamento
lavorativo








1969: Autunno caldo
Abolizione delle gabbie salariali
Statuto dei diritti dei lavoratori (L. 300/1970):
Diritti di libertà sul luogo di lavoro
Tutela del posto di lavoro, della professionalità,
della salute
Protezione delle libertà sindacali
Disciplina della presenza sindacale nei luoghi
di lavoro
Tutela delle attività sindacali
Articolo 18: sanzioni per licenziamento privo di
“giusta causa o giustificato motivo”
Strategia EUROPEA per l’occupazione
(obiettivi di Lisbona)
4 pilastri:
- Aumentare l’occupabilità
- Sviluppare l’imprenditorialità
- Sviluppare la flessibilità
- Rafforzare le pari opportunità
OBIETTIVI
- Tasso di occupazione del 70%
- Tasso di occupazione femminile del 60%
- Tasso di occupazione per lavoratori
anziani (55-64 anni) del 50%
Dal Duemila ad oggi
- Libro bianco sul mercato del lavoro
(2001)
“spostare il sistema delle tutele dalla
garanzia del posto di lavoro,
all’assicurazione di una piena
occupabilità durante tutta la vita
lavorativa”
Si punta sulla qualificazione del lavoro e
sulla flessibilità (rimozione degli ostacoli
per l’utilizzo di forme di rapporto
flessibili; revisione dell’art. 18)

Legge 30/2003 (legge Biagi)
Ampliamento del processo di “flessibilizzazione
in entrata”:
Nuove tipologie contrattuali
- Somministrazione di lavoro (interinale); lavoro
a progetto; lavoro ripartito (job sharing);
lavoro a chiamata (job on call); lavoro
occasionale accessorio; socio lavoratore di
cooperative; apprendistato; contratto di
inserimento; part time
- Rafforzamento della liberalizzazione e
dell’ammodernamento dei servizi per
l’impiego, per mezzo della compartecipazione
di attori pubblici e privati

Legge 30/2003 (legge Biagi)
Rafforzamento della liberalizzazione e
dell’ammodernamento dei servizi per
l’impiego, per mezzo della
compartecipazione di attori pubblici e
privati (agenzie per il lavoro)

Le riforme delle politiche del lavoro
Razionalizzazione (delle misure di
protezione: riduzione dei livelli e della
durata dei sussidi)
 Attivazione (formazione, riqualificazione,
incentivi all’imprenditorialità, incentivi
per le assunzioni)
 Incentivazione (massimizzare i vantaggi
del mercato e ridurre il ruolo dello Stato)

Incidenza di dipendenti a termine sul totale dei
dipendenti (valori percentuali). Anno 2007
Grecia
10,9
Danimarca
8,7
Portogallo
22,4
Olanda
17,9
Irlanda
7,3
Francia
14,3
Spagna
31,7
R.Unito
5,7
15,6
Germania
EU15
14,8
Italia
13,2
0
5
10
15
20
25
30
35
Tassi di occupazione delle donne per titolo
di studio e area geografica (Istat)
Donne manager in Europa
Lavoratrici per settore di attività
Divario retributivo in Europa
Politiche di sostegno alla famiglia
orario flessibile
 Job sharing
 Telelavoro
 Congedi genitoriali:

In Italia, Legge 53 dell’8 marzo del 2000: “Disposizioni per il
sostegno della maternità e della paternità, per il diritto
alla cura ed alla formazione e per il coordinamento dei
tempi delle città”
– Amplia il raggio dei bisogni di cura familiari
riconosciuti;
– punta sul diritto/dovere dei padri e più in generale
degli uomini a prestare cura
Il lavoro come “lavori” tra flessibilità,
atipicità e formazione continua


Il lavoro oggi perde, per molti aspetti, la centralità di un
tempo: non rappresenta più l’elemento determinante su
cui fondare la propria identità e sempre meno è
interpretato come indicatore prioritario di realizzazione
personale. È piuttosto nel tempo libero che si cerca la
propria realizzazione persopnale [Dumazedier 1993].
Tale realizzazione sempre più spesso trova il suo ideale
compimento nella sfera del loisir, ambito in cui il
soggetto investe con aspettative molto più elevate
rispetto a pochi decenni
59
“Il lavoro” è diventato sempre più “i lavori”;
nel senso che, ogni individuo nella personale
storia di vita professionale deve necessariamente
mettere in conto la possibilità di cimentarsi in
più ambiti lavorativi, secondo diverse e spesso
non convergenti mansioni.
 L’uomo non può essere studiato solo come un
ottimizzatore atomistico, ma va interpretato a
partire da altre variabili umane e relazionali
correlate al concetto di status, autostima,
soddisfazione, gratificazione, ecc. Valorizzando
gli aspetti relazionali e comunicativi…..

60
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Lavoro e attivita economica