Spigolature Ecomicologiche 2014 Via S.Pio X, 2 - 36075 Montecchio Maggiore (VI) [email protected] - www.gruppoecomicologicomm.it Sommario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Calendario attività Sociale 2014 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'agenda del gruppo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Boletus sez. Luridi L. Filippi Farmar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Piante ed erbe medicinali l’ASSENZIO A. Bizzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La riproduzione negli Ascomiceti A. Bizzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fiori ed erbe spontanee del nostro territorio D. Doro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tossicologia: Sindrome PAXILLICA P. Braggion . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Primo soccorso F. Bressan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Funghi e decontaminazione ambientale G. Pegoraro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Poesia d’autore G. Cervato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vita associativa 2013 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Funghi in cucina G. Pegoraro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 2 3 4 6 13 15 17 21 24 25 26 27 31 Progetto e impaginazione grafica: Pegoraro Giuseppe per il“Gruppo ecomicologico” Montecchio Maggiore (VI) anno Regolamento per la consultazione ed il prelievo di libri e riviste 1) La biblioteca è a disposizione dei Soci in regola con il tesseramento. 2) I libri e le riviste possono essere consultati in sede nelle serate d‘attività del Gruppo (lunedì e martedì). 3) I libri e le riviste possono essere prelevati dai Soci e portati a casa, previa annotazione nell'apposito registro, della data di prelievo, del titolo dell'opera e della firma del Socio. I libri prelevati possono essere trattenuti dal Socio per più settimane con l’obbligo tassativo di riportarli in sede negli incontri del lunedì sera. 4) Il Socio è responsabile della buona conservazione e restituzione dei libri e delle riviste prelevate. I danni che deturpino i libri e le riviste o il loro smarrimento saranno addebitati al Socio. NB: Si fa presente a tutti i Soci che il Gruppo è dotato di un telefono cellulare N. 3452440197 che sarà attivato nelle serate del lunedì e in occasione degli eventi come mostre, gite e altre manifestazioni. A tutti gli associati che ci vorranno fornire il loro numero di cellulare o di e-mail, in ordine con il tesseramento, sarà possibile inviare dei messaggi per ricordare notizie ed iniziative inerenti all’attività del Gruppo. In copertina Hygrocybe punicea (Fr.) Kumm Foto:L. Filippi Farmar N.B. Le serate avranno inizio alle ore 20.30 presso la sede sociale a Montecchio Maggiore (VI) Dopo la chiusura dell'attività sociale, la sede rimarrà aperta nelle serate del lunedì per l'attività di organizzazione, studio e segreteria. I soci che intendono collaborare con il Consiglio direttivo, consultare libri, osservare diapositive e discutere dì micologia sono sempre i benvenuti. -2- Apertura anno Sociale 2014: convocazione dell’assemblea, presentazione del programma, informazioni su eventuali aggiornamenti delle leggi e dei regolamenti di raccolta dei funghi epigei, ipogei, di erbe e bacche, brindisi e saluto. 31 marzo . . . . . . . . . . . . . - “ Nozioni di primo Soccorso” (rel. F. Bressan) 07 aprile . . . . . . . . . . . . . . - “Orchidee della Sicilia” (rel. D. Doro) domenica 13 aprile . . . . . - Escursione naturalistica sui nostri Colli (resp. D. Doro) 14 aprile . . . . . . . . . . . . . . - “Boletaceae - Sez. LURIDI” (rel. L. Filippi) 28 aprile. . . . . . . . . . . . . . . - “Approfondimento micologico sul genere Hygrophorus” (rel. C. Muraro) 05 maggio . . . . . . . . . . . . . - “Fauna degli stagni di Casale” (rel. Resp. “Oasi di Casale”) 12 maggio . . . . . . . . . . . . . - “Biodiversità dei funghi - FORME E COLORI” (rel. dott. P. Franchina) domenica 18 maggio . . . . - “Escursione didattico/botanica sul M. Corno – erbe commestibili e medicinali” (con S. Dalla Valle) 19 maggio . . . . . . . . . . . . . - “Serata sulle erbe officinali” presso Corte delle Filande (rel. D.ssa S. Brugnoli) Ass. Erbecedario della Lessinia - Sprea (VR) Dal 26 mag. al 21 luglio . . - “Funghi dal vero” determinazione e commento da parte del gruppo di studio. Dal 28 lugl. al 18 ago. . . . . - “Pausa estiva”; dal 25 ago. al 10 nov . . . . - “Funghi dal vero” determinazione e commento da parte del gruppo di studio. 06-07 settembre. . . . . . . . . - 36a Esposizione micologica autunnale a Montecchio Magg. 05 ottobre. . . . . . . . . . . . . . - “Gita micologia al Sores” (resp. R. Sinico) 18-19 ottobre. . . . . . . . . . . - 18a Esposizione micologica a Grancona (VI), presso la sede del locale Gruppo Alpini con i funghi dei Colli Berici 16novembre . . . . . . . . . . . - Pranzo sociale c/o ristorante da definirsi; 17 novembre . . . . . . . . . . . - Assemblea dei soci con rinnovo Consiglio Direttivo chiusura anno sociale 2014 22 dicembre. . . . . . . . . . . . - Incontro in sede per bicchierata e scambio auguri di Natale. Dal 8 aprile ed indicativamente per altri 4 martedì successivi si prevede di ripetere il corso di micologia di base per principianti, soci e/o simpatizzanti già proposto lo scorso anno sociale 2013 con a seguire ulteriori due serate di approfondimento (corso avanzato o di II° livello relativamente alle “modalità di distinzione dei funghi per genere” 24 marzo . . . . . . . . . . . . . . CONSIGLIO DIRETTIVO IN CARICA 2012-2014 Presidente . . . . . . . . . . . Pierluigi Braggion Vicepresidente . . . . . . . Daniele Doro Segretario . . . . . . . . . . . Giuliano Ferron Cassiere . . . . . . . . . . . . . Alberto Bizzi Consiglieri . . . . . . . . . . . M. Concato – R. Muzzolon S. Pegoraro – L. Priante – F. Rossi Revisori . . . . . . . . . . . . . .G. Pegoraro – A Sassaro – R. Sinico -3- L’aggenda del GRUPPO -4- Pierluigi Braggion -5- Le Boletaceae Il genere Boletus è tra quelli più interessanti al raccoglitore di funghi in quanto comprende specie di grandi dimensioni, saporite e non offre grandissimi problemi dal punto di vista tossicologico. Solo qualche specie ha dato problemi all’ingestione ma di non gravissima entità, sicuramente non paragonabile a quella di alcune Agaricaceae in cui figurano le Amanita, i Cortinarius... Noti a tutti sono gli ambiti porcini facilmente identificabili dalla massa di raccoglitori. Quando però si incontra un fungo con imenio costituito da tuboli e pori, i cui caratteri non coincidano con quelli del porcino, soprattutto con la carne mutevole alla frattura, cominciano i dubbi e a malincuore, per sicurezza si trascura anche se potrebbe essere interessante sotto il profilo della commestibilità. Stranamente resiste ancora in molti casi il concetto secondo il quale il viraggio della carne di un fungo sia sempre monito di tossicità, nonostante sia stato smentito da tempo remoto. I Boletus della sezione dei Luridi hanno quasi tutti i pori dell’imenio (spugna) che gravitano sul rossastro-mattone e la carne più o meno virante per cui sono guardati con sospetto. Noi appassionati però, che dei funghi non interessa solo il lato gastronomico, troviamo interessante anche il semplice fatto di riuscire a classificarli correttamente, cosa non sempre agevole. In questo genere sono presenti forme “xantoidi” cioè gialle che si possono considerare l’equivalente delle forme albine che si incontrano nelle Agaricaceae. In tal caso la corretta determinazione si fa più sofferta. Chiave di classificazione 1 Il reticolo sul gambo è ben evidente a maglie allungate, poligonali ed irregolari 2 2 Il reticolo è a maglie strette, evidenti, spesso localizzate ad una sola porzione del gambo 3 4 3 Il reticolo è sostituito da una punteggiatura discolore dal fondo 4 Il gambo è liscio 5 2-a Di medie dimensioni, piuttosto slanciato, con cappello color ocra-olivastro dalla superficie inizialmente asciutta e anche vellutata, carne virante al blu in tutto il carpoforo B. luridus Schff. Ex Fr. 2-b Slanciato di medie dimensioni, cappello color dal giallo all’ocraceo-scuro, superficie glabra e anche lucida B. poikilocromus Pöder, Cetto et Zuccarelli 2-c Di medie dimensioni piuttosto tarchiato, cappello con tonalità rosso-sgargianti, decolorantesi B. pemagnificus Pöder con l’età al grigio-roseo 3-a Di grandi dimensioni, forse le più grandi del genere, cappello guancialiforme, dalle tonalità chiare: bianco, bianco-beige, gambo obeso, finemente reticolato spesso sulla porzione dove prevale il color rosso. Carne poco virante. B. satanas Lenz 3-b Robusto con cappello sub-liscio dai colori da chiari a più rossatri, gambo nella quasi totalità decorato in rosso e nelle eventuali erosioni si intravede la carne di un magnifico giallo. Alla sezione il viraggio al blu è localizzato solo nella porzione alta. Odore fruttato gradevole. B. rhodoxanthus (Krbh.) Kbch. 3-c Di grande dimensione con cuticola leggermente feltrata e dal colore rosso-porpora Uniforme, anche lieve. Gambo dello stesso colore. Carne alla sezione decisamente virante al blu sull’intero carpoforo, tranne la porzione più bassa che vira al rosso-carminio. B. rhodopurpureus Smolt -6- 3-d Di non sempre facile determinazione, simile al precedente ma con cuticola pileica inizialmente grigia quindi con la crescita sfumata in rosa-porpora. Carne con odore di cicoria B. legaliae Pilàt et Usak 3-e Dalle tonalità rosee, più sfumate al chiaro verso il centro superficie glabra. Pori Inizialmente gialloaranciato, quindi giallo-oro. Reticolo finissimo. Viraggio debole in alto. B. pulcrotinctus Alessio 4-a Cappello vellutato di colore bruno uniforme. Carne virante al blu intenso su tutto il carpoforo crescente sotto abete, pino, faggio con preferenza in montagna o in collina. B. eytrhropus Fr. ex Pers. 4-b Cappello carnoso con cuticola asciutta color grigio-verdognolo ma rossastra al margine soprattutto sull’adulto. Gambo con una tenue punteggiatura discolore dal fondo. Carne gialla, virante al blu salvo la parte basale che è gialla. B. lupinus Fr. 4-c Cuticola del cappello tipicamente lucida, laccata color rosso scarlatto. Gambo cilindrico, ornato da una fittissima ma lieve granulazione dello stesso colore del cappello ma meno marcata B. dupainii Boud. 5a Cappello inizialmente sodo poi molliccio. Cuticola asciutta un po’ tomentosa dal colore mattone. Pori concolori al cappello, fitti. Gambo sub cilindrico liscio, giallastro in alto e rosso intenso alla base. Carne virante al blu medio in alto, rosso cupo alla base. B. queletii Schulz Boletus luridus Shaeffer: Ex Fries Cappello: fino a 180 cm diametro, inizialmente emisferico poi convesso regolare, infine rigonfio e voluminoso, guancialiforme. Superficie opaca, lievemente vellutata soprattutto a tempo secco. Consistenza prima decisamente dura e progressivamente con l’età molliccia. Colore tipico giallo-ocraolivastro, talvolta i colori sono più accesi specialmente in gioventù ma più smorti e diluiti sull’adulto. Imenoforo: tuboli giallo-verdastri, arrotondati al gambo, lunghi e voluminosi in vecchiaia, separabili facilmente dal cappello come del resto lo sono in tutte le Boletaceae adulte. Pori sottili color rosso-mattone, più intenso sull’acerbo, si macchiano di blu-cupo alla pressione. Gambo: robusto e clavato, più largo verso la base, a volte in maturità cilindrico ed allungato, talvolta anche ricurvo e più sottile. Ornato di un vistoso reticolo a maglie allungate ed irregolari, di colore aranciato più carico dello sfondo, ricopre i tre quarti superiori della superficie per attenuarsi verso il basso. Carne: consistente, spessa e compatta all’inizio poi gradualmente più molle, color giallo pallido al taglio ma immediatamente virante al blu, più o meno intenso a seconda dell’andamento climatico (più scura a tempo umido, più chiara a tempo secco). Dopo qualche minuto il viraggio regredisce fino quasi a sparire. All’inserimento con i tuboli essa assume la stessa tonalità del cappello. Odore gradevole, fungino che si esalta con l’essiccamento. Habitat: Predilige terreni calcarei, sia sotto conifera che sotto latifoglia, dalla collina fin oltre i 1000 metri. Spesso, in annate particolarmente favorevoli cresce in abbondanza a gruppi numerosi Commestibilità: Ottimo soprattutto essiccato. La condizione di commestibilità è riferita al fungo cotto. -7- Boletus poikilocromus Pöder, Cetto et Zuccarelli Cappello: Grandi dimensioni, fino a 20 cm di diametro quando il carpoforo è maturo, emisferico poi convesso, margine a lungo involto, infine disteso. Cuticola glabra, leggermente viscosa a tempo umido dalle colorazioni piuttosto variabili: giallo-ocraceo, bruno-aranciato, bruno-ramato, virante al nerastro velocemente tanto, da ricordare B. pulverulentus. Imenoforo: tuboli inizialmente corti poi un po’ più lunghi ma non eccessivamente, pori color giallo in seguito a maturazione, divengono aranciato-rossastri e piuttosto larghi vistosamente annerenti al tatto. Gambo: grosso di solito e carnoso, sub cilindrico ma talvolta più sottile con tempo asciutto; radicante profondamente, spesso attenuato nella parte infissa sul terreno, ornato di un sottile ma evidente reticolo poligonale allungato, inizialmente concolore al gambo poi decisamente più scuro. Carne: spessa e compatta, all’inizio fortemente virante al blu scuro ma col tempo si stabilizza su tonalità ramate. Odore particolare, intenso su tutto il carpoforo anche sull’esemplare intero nonché al taglio difficilmente comparabile con qualcosa di noto (secondo Galli ricorda l’odore delle gemme di pioppo o di ontano). Habitat: boschi caldi e asciutti di latifoglie, specialmente sotto quercia sp. Commestibilità: riferita dai testi consultati: commestibile. Boletus permagnificus Pöder Cappello: medie dimensioni fino a otto cm., di consistenza non particolarmente dura e progressivamente sempre più molliccia, convesso poi diviene piano a estrema maturità. Cuticola liscia senza tomentosità e anche lucida a tempo umido, colore rosso porpora, sbiadente al roseo solo a maturità. Imenoforo: tuboli subdecorrenti, olivastro-azzurro al taglio. Pori rosso scuro, minuti ma angolosi (lente!) secernenti goccioline lattiginose gialle sul fresco (come in Suillus granulatus) Carne: molliccia, piuttosto scarsa, giallognola in alto e alla base bruno-rossastra, virante al verde-azzurro. Odore fruttato e sapore trascurabile Gambo: Ingrossato alla metà ma fusiforme dove è profondamente infisso nel terreno, ornato da un reticolo a maglie strette ed allungate che si fanno notare per il colore rossatro contrastante con il giallo dello sfondo. Habitat: Terreni neutri o basiofili, esclusivamente sotto latifoglia con preferenza per le querce. Commestibilità: commestibile di scarso valore -8- Boletus satanas Lenz Cappello: di grandi dimensioni, il più grande della sezione, può raggiungere i 30 cm. di diametro, inizialmente emisferico, poi convesso e cuticola sempre eccedente, di colore biancastro smorto poi a maturazione verso il bruniccio con componenti olivastre. Superficie leggermente vellutata sul giovane, quasi lucida a maturità. Imenoforo: tuboli lunghi, giallo-verdstri, viranti al grigio azzurro. Pori rossi ma sull’adulto il rosso si mescola con il giallo che si fa notare con più intensità verso il margine. Può accadere che il giallo prevalga sul rosso. Gambo: di grandi dimensioni ventricoso, massiccio, un po’ radicante e ornato da un fitto reticolo rosso vermiglio o anche più chiaro che può invadere tutta la superficie ma talvolta poco appariscente e localizzato ad una piccola pozione dello stesso perché soppiantato dal giallastro. Carne: Soda compatta, di elevato peso specifico e tale restante a lungo, fino a maturità, quando diventa più molle. Alla sezione vira debolmente all’azzurro, più scuro a tempo umido. Odore debole ma forte e sgradevole in vecchiaia o sulla carne essiccata. Habitat: decisamente xerofilo e calcareo solo sotto latifoglia (querce, carpine nero, orno...) in zone apriche e soleggiate. Commestibilità: da considerare non commestibile anche se in certe zone viene consumato impunemente. Boletus rhodoxanthus (Krbh.) Kbch. Cappello: carnoso e sodo come quello della specie precedente ma di dimensioni mediamente più modeste seppur considerevoli, inizialmente e a lungo convesso, solo alla fine appianato-lobato. Colore inizialmente bianco-latte con sfumature rosa che si intensificano con la maturazione a partire dal margine. Pellicola asciutta e un po’ tomentosa. Imenoforo: I tuboli sono piuttosto corti dal colore giallo sporco volgente al verdastro e blu al taglio. Pori piccoli, rosso carminio all’inizio ma con sfumature gialle, a partire dal margine, con la maturazione del fungo. Carne: dura, soda, inizialmente giallo oro nelle parti erose dagli insetti poi, al taglio virante leggermente al blu nella parte alta mentre nella porzione stipitale resta gialla salvo in basso dove tende ad arrossare lievemente. Gambo: massiccio, più allargato verso la base ma anche panciuto a metà per poi restringersi progressivamente verso il basso. Ricoperto da un fitto reticolo rosso scuro che in gioventù può non lasciare intravedere la cane sottostante poi con la crescita, allungandosi, lascia intravedere il giallo della carne. Habitat: Predilige l’ambiente acido sotto latifoglia in particolare faggio, castagno e quercia. Lo si trova spesso lungo i sentieri e dove la vegetazione è rada. Commestibilità: non nota. Forse può essere stato consumato senza problemi di tossicità ma non avendo dati certi si preferisce astenersene dall’uso culinario. -9- Boletus rhodopurpureus Smolt Cappello: fino a 20 cm. di diametro, carnoso, consistente, sodo, prima convesso ed involuto poi guancialiforme, mai piano, spesso lobato. Margine involuto sul giovane e restante tale a lungo. Cuticola prima asciutta e leggermente tomentosa poi lucida e anche rugosa dalle colorazioni rosso-porpora, anche intense sul fresco, ma chiazzate di grigio-ocraceo con l’età; talvolta può screpolarsi. Imenoforo: tuboli piuttosto lunghi specialmente sull’adulto color giallo-verdastro. I pori piccolissimi inizialmente con prevalenza di giallo poi decisamente rosso-porpora con la sola parte esterna sfumata in giallastro, viranti fortemente al tocco verso il blu. Carne: spessa e soda poi molliccia a maturazione. Alla sezione si presenta di un bel giallo vivo ma immediatamente virante al blu scuro in tutta la sua superficie tranne all’estremità del gambo interrato, dove invece essa è rossastra. Sapore acidulo, odore fruttato. Gambo: massiccio, grosso, speso obeso al centro ma talvolta anche cilindrico, giallastro sulla parte alta, altrove rosso, ricoperto da un reticolo fitto ancor più scuro che sullo sfondo. Habitat: sotto latifoglia su terreno calcareo o neutro. Poco segnalato alle nostre latitudini, si rinviene con più frequenza sull’Appennino. Commestibilità: Certi testi lo danno per commestibile previa lunga cottura e consumato in piccole dosi. NOTE: si tratta del B. Purpureus ss. auct. che, secondo la teoria di qualcuno, al semplice assaggio della carne sul crudo avrebbe fatto svenire immediatamente chi avesse compiuto una tale operazione, peraltro molto in auge da chi si cementa nella classificazione di tutti i funghi, comprese le Amanita mortali e alcuni Cortinarius. Boletus legaliae Pilàt et Usak La specie ripropone gli stessi caratteri di Boletus Rhodhxanthus già descritto. Se ne distingue per la cuticola inizialmente grigio chiaro per arrivare al rosa-lilla, in maniera uniforme e non localizzata alla sola porzione periferica. Carne gialla, virante al blu in tutte le parti, non solo nella parte superore. Essa odora di cicoria torrefatta o simile. La commestibilità è da ritenersi dubbia, quindi sconsigliata. - 10 - Boletus pulcrotinctus Alessio Cappello: di medie dimensioni fino a 15 cm., carnoso, simmetrico, convesso a margine a lungo involuto e cuticola liscia umidiccia ed eccedente. Colorazione tenue al margine rosa-lilla sbiadente progressivamente al bianco-grigio verso il centro. Imenoforo: tuboli lunghi, da giallo a verdastro. Pori rotondi, piccoli, giallo-arancio, viranti al blu se toccati. Carne: piuttosto spessa e soda quindi soffice. Colore biancogallino e rosato sotto la cuticola, viraggio debole a blu solo in corrispondenza del cappello, altrove bianchiccia. Odore tenue ma gradevole, sapore amabile. Gambo: di solito clavato ma anche obeso e ingrossato alla base, concolore al cappello per un fitto reticolo più accentuato nella porzione dei due terzi inferiori. Per sfregamento vira debolmente al grigio-azzuro. Habitat: specie xerofila di latifoglia, esclusivo dei terreni calcarei. A quanto ci consta non è mai stato segnalato nel nostro ambiente ma presente sull’Appennino. Commestibilità: non provata, quindi da evitarne il consumo. Per contro è bello da ammirare nelle sue forme e colori. Boletus erythropus Fr. ex Pers. Cappello: Fino a 20 cm. di diametro, inizialmente emisferico, poi convesso, infine appianato con margine prima involuto disteso, carnoso compatto con cuticola tipicamente vellutata, scura sul bruno-marron, uniforme. Solo a tempo umido diviene un po’ viscosa al tatto. Imenoforo: Tuboli di media lunghezza, sottili, giallo-verdastri. I pori altrettanto piccoli di color rossomattone a rosso-carminio, più scuri verso l’interno, blu alla pressione. Carne: soda, gialla anche sotto i tuboli, vira uniformemente al blu in tutto il carpoforo salvo alla estrema base dove assume tonalità rossastre verso l’esterno. Odore grato, fungino, sapore dolciastro. Gambo: di forma affine a quella della maggior parte delle specie della sezione cioè clavato o ingrossato al centro, ornato da fittissime granulazioni, ben apprezzabili sotto la lente per coloro che non possiedono la classica vista acuta d’aquila. Habitat: dalla collina alla montagna sia sotto conifera che latifoglia ma su terreno acido. Comune anche alle nostre latitudini. Commestibilità: è ritenuto ottimo commestibile, magari da essiccare, ma non necessariamente. - 11 - Boletus lupinus Fries Cappello: fino a 15 cm. di dimetro, carnoso e sodo, prima emisferico poi convesso a lungo. Cuticola asciutta e un po’ vellutata sul giovane, da grigiastra sui primordi ma progressivamente di un bel rosa carico fino a maturità per poi sbiadire sul grigiogiallastro negli ultimi stadi di maturazione e in quel caso perde la tomentosità per giungere ad un aspetto lucido. Imenoforo: tuboli piuttosto corti, gialli e bluescenti al taglio. Pori inizialmente giallo-oro poi volgenti al rosso sempre più cupo con la maturazione, viranti al blu alla pressione. Carne: soda, spessa, gialla, virante velocemente al blu, salvo sulla metà inferiore del gambo. Gambo: da bulboso a cilindrico, a base radicante, talvolta anche arrotondata; asciutto, da giallo ad aranciato per maturazione; senza reticolo solo finemente punteggiato da granulazioni concolori allo sfondo. Habitat: sotto latifoglia in particolare castagno e quercia, presente da noi soprattutto sui “Berici”. Commestibilità: non appurata pertanto da escluderne l’uso in cucina. Boletus dupainii Boudier Cappello: fino a 15 cm. di diametro, carnoso e duro sul fresco poi più molle a maturazione; emisferico indi convesso, infine appianato e sempre con cuticola eccedente il margine. Superficie pileica come laccata, uniforme e simmetrica, viscosa solo a tempo umido altrimenti asciutta, contrariamente a quanto potrebbe far pensare l’aspetto lucido. Di uno spettacolare colore rosso-scarlatto o rosso mattone. Imenoforo: tuboli lunghi, gialli e bluescenti alla frattura. I pori sono minuscoli, dello stesso colore del cappello salvo al margine dove tendono a schiarire. Carne: Compatta sul fresco poi con l’età più molle, giallo tenue con debole viraggio all’azzurro. Sotto la cuticola essa si presenta rossastra. Odore leggero e gradevole, sapore amabile. Gambo: sodo, polimorfo da cilindrico a ingrossato o anche assottigliato in basso, spesso radicante; color giallo pallido ma invaso da una leggera granulazione rosea; la base è brunastra spesso con riflessi blu al tocco. Habitat: in ambiente calcareo, caldo e secco, con preferenza per la roverella. Piuttosto raro. Commestibilità: commestibile ma da evitarne il consumo data la sua rarità. - 12 - Boletus queletii Shulzer Cappello: Fino a 15 cm. di diametro, sodo, poi molle, alla maturazione. La cuticola è vellutata, talvolta un po’ irregolare, color rosso-mattone, arancio, bruno-olivastra. Imenoforo: tuboli non particolarmente lunghi, giallastri e viranti alla pressione al blu; pori piccoli tondeggianti, dalle tonalità rosso-arancio scuro, si schiariscono verso il giallastro con l’età in modo più pronunciato al margine. Carne: gialla in alto anche sotto i tuboli, virante al blu alla sezione, nella porzione inferiore si presenta d’un color rosso-sangue caratteristico, che aiuta nella separazione da specie vicine. Gambo: quasi cilindrico, un po’ingrossato alla base sul fresco quindi allungato, in qualche caso ricurvo. Asciutto e sericeo coperto da una sottile lanugine più scura dello sfondo giallo, rosso-barbabietola alla base, virante al blu solo in alto. Habitat: Sotto varie latifoglie con preferenza per i terreni acidi, tra l’erba ma anche ai margini dei sentieri, in gruppi Talvolta abbastanza numerosi, in vari stadi di crescita. Commestibilità: commestibile, saporito, previa cottura. L. Filippi – Farmar - 13 - di L. Filippi-Farmar ERBE MEDICINALI Appartiene alla famiglia delle Asteraceae. E’ una pianta erbacea perenne con radice rizomatosa, legnosa, dalla quale, annualmente si dipartono fusti sterili e fioriferi alti 40-100 cm, semilegnosi nella parte basale, scanalati, leggermente ramificati nella parte superiore i fusti fioriferi. Le foglie basali e dei fusti sterili sono provviste di un lungo picciolo, sono pennatosette con segmenti lineari arrotondati all’apice, quelle degli fusti fioriferi sono sessili, sempre più semplici e piccole procedendo verso l’alto. Le foglie sono pelose con la pagina superiore argenteo-serica e l’inferiore verde cenerina, colorazione dovuta alla presenza di una folta peluria bianca con peli a navetta. Emanano un profumo piuttosto intenso ed hanno un sapore amarissimo. L’infiorescenza è una pannocchia fogliosa posta alla sommità, lunga 10-35 cm formata da 30-60 capolini emisferici, penduli, di 2-3 mm composti da piccoli fiorellini tubulosi giallo-bruni. Il seme è un piccolo achenio glabro sprovvisto di pappo. Fiorisce da luglio a settembre. - 14 - L’assenzio è pianta diffusa in tutta Italia, escluse le Isole, dalla pianura all’orizzonte subalpino (1000-1100 m). Un tempo largamente coltivata negli orti delle case coloniche, oggi la si rinviene più frequentemente in ambienti collinari e montani ruderalizzati, in luoghi incolti, aridi, con substrato sia calcareo, che siliceo. Dell’assenzio sono utilizzate le foglie e le sommità fiorite fatte essiccare in ambiente ombroso e aerato. Utilizzato come pianta medicinale, aromatica, vermifuga già nell’antico Egitto (è citata nel papiro “Ebers” 1600 a.c.), oggi l’assenzio trova impiego nell’industria liquoristica per la preparazione di aperitivi, nella preparazione dei vermouth ai quali conferisce il caratteristico sapore e profumo, nella preparazione di liquori amari e di bevande analcoliche. Le virtù salutari dell’assenzio sono dovute: all’absintina (principio amaro), all’anabsintina, all’anabsinina all’artabisina, all’anabisinina. Lo si utilizza nella preparazione di decotti e vini medicati adatti a stimolare l’appetito, aiutare la digestione, come tonificanti, vermifughi e per lenire le mestruazioni dolorose. L’assenzio contiene anche principi tossici dovuti alla presenza nell’olio essenziale di un monoterpene, il “tujone” e dei suoi metaboliti che possono causare, con l’abuso di preparati ad alta concentrazione alcolica: convulsioni, ipotensione, diminuzione del ritmo cardiaco, difficoltà respiratorie. Per questa sua pericolosa tossicità si consiglia l’uso dell’assenzio soltanto con l’acquisto nelle erboristerie di confezioni già predisposte con dosaggi predefiniti. A. Bizzi - 15 - Nei funghi, il metodo riproduttivo rappresenta uno dei punti chiave, anche se non determinante, della separazione degli stessi dal regno vegetale ed il loro collocamento in un regno a se stante, il regno dei Funghi. Abitualmente, parlando della riproduzione dei funghi ci si rifà sempre al metodo riproduttivo dei Basidiomyceti: due spore di differente polarità producono entrambe il micelio primario, quando i due miceli primari s’incontrano danno origine al micelio secondario capace di produrre carpofori con imenio e quindi spore con polarità positiva o negativa che a loro volta incontrandosi perpetueranno la specie. Non è sempre così negli Ascomyceti. Solo una parte delle specie appartenenti a questa classe si riproduce seguendo lo schema dei Basidiomyceti. Per esempio, in diverse specie appartenenti all’ordine delle “Pezizales”, il micelio primario di una sola spora è capace di produrre carpofori dall’aspetto caratteristico della specie, ma per un tempo più o meno lungo i carpofori così prodotti saranno privi di imenio e quindi sterili. L’imenio si formerà solo in seguito quando il micelio comincerà a produrre organi sessuati capaci di dare origine a ife in grado di produrre fruttificazioni con aschi e spore. (Questo metodo è tipico delle alghe e delle felci). In diverse altre specie, la riproduzione è più complessa ed intrigante perché hanno luogo processi più complessi e differenziati dove la formazione delle ife capaci di produrre corpi fruttiferi con aschi e spore rappresenta solo una parte a se stante dell’intero ciclo della specie. Le foto a corredo di queste brevi note evidenziano in modo chiaro questo processo. Hypoxylon fuscum Hypoxilon fuscum (forma perfetta) produce ascospore con polarità positiva e negativa dalle quali prende origine il micelio secondario che produrrà fruttificazioni di forma e dimensione notevolmente differenti da quelle in cui si sono originate dando origine alla cosiddetta (forma imperfetta, denominata anche Anamorfo) qui fotografata da sola e assieme alla forma perfetta che la sta sostituendo. In passato, questa forma si riteneva rappresentasse una specie a se stante appartenente al genere Nudulisporium della classe dei Deuteromyceti. In altre specie, il ciclo è ancora più complesso intercorrendo tra la prima forma perfetta e la successiva più cicli con forme imperfette, come ad esempio nel “carbone del mais” (Ustillago - 16 - maydis) del quale sono note quattro forme intermedie, con nome diverso l’una dall’altra, prima che il ciclo si concluda. Nudulisporium sp. Forma imperfetta Oggi, le forme imperfette che rappresentano i passaggi intermedi delle diverse specie di Ascomyceti non sono più considerate specie autonome e nel tempo saranno destinate a sparire. Hypoxilon fuscum e la forma imperfetta A. Bizzi - 17 - FIORI ED ERBE SPONTANEE DEL NOSTRO TERRITORIO Testo e foto Daniele Doro Sezione G.I.R.O.S. “Colli Berici” Anacamptis morio (L.) BATEMAN, PRID. & M.W. CHASE (1997) Famiglia: orchidaceae Etimologia: forse da morio=buffone, per la variabilità cromatica dei fiori Descrizione: Pianta perenne alta 10-40 cm. con foglie lanceolate basali a formare una rosetta. Stelo slavato di violetto nella porzione sommitale, con 2-4 piccole foglie inguainanti il fusto. Infiorescenza apicale formata da 15-25 fiori di colore lilla-violetto, raramente rosati o bianchi. Il singolo fiore presenta un casco, formato da due petali e un sepalo, con nervatura centrale verde, due sepali laterali e da un caratteristico labello più largo che lungo (forma arrotondata) con la zona centrale di colore più chiaro e la presenza di maculature di colore molto più scuro. Il labello è diviso in tre lobi, più o meno ben marcati, e presenta il margine ondulato-increspato. Il fiore è munito di un robusto sperone rivolto verso l’alto. Habitat Al sole o a mezz’ombra in prati magri, aridi, sia calcarei che silicei, secchi o umidi. Talvolta anche in cespuglietti luminosi. Dal livello del mare fino a 1400 mt. di quota. Fioritura Da aprile a giugno, in funzione della quota. Osservazioni Orchidea caratterizzata da una notevole variabilità del colore dei fiori. Non è raro incontrare esemplari a fiori completamente bianchi. E’ una orchidea tra le più frequenti nel nostro territorio. Ampiamente diffusa sia lungo la costa che nelle zone collinari-prealpine. Il suo areale va dall’Europa, all’Asia Minore ed al Nord-Africa. In Italia è presente in tutte le regioni tranne in Sardegna. Nei vecchi testi la si può trovare indicata con il nome i Orchis morio. - 18 - Epipactis atrorubens (HOFFM.) BESSER (1809) Famigila: Orchidaceae Etimologia: per i fiori di colore rosso scuro; Descrizione: Pianta erbacea perenne, slanciata, alta anche fino a 100 cm. Con 5-10 foglie disposte lungo il fusto, soprattutto nella porzione basale, di forma ovato-lanceolata la cui lunghezza diminuisce progressivamente a partire dal basso. Stelo robusto, di colore verde-grigiastro slavato di violetto, portante un’infiorescenza nella porzione apicale formata da 10-70 piccoli fiori campanulati disposti più o meno unilateralmente. I fiori profumano di vaniglia e prevalentemente sono di colore porpora-violaceo. I singoli fiori sono composti da sepali e petali di forma ovaleappuntita e da un labello composto da un ipochilo nettarifero a forma di tazzetta e da un epichilo cuoriforme arrotondato, con bordi crenulati e con alla base due piccole callosità crestate. Ovario infero con pedicello verdeporpora. Habitat Predilige ambienti assolati, prati, prati cespugliati, ghiaioni, argini e greti dei fiumi, margine dei boschi, lungo i sentieri, pinete costiere. Reperibile dal livello del mare fino a 2.000 mt. di quota, soprattutto su suoli calcarei. Fioritura Da maggio-giugno ad agosto, in funzione della quota. Osservazioni E’ una delle orchidee più diffuse nell’arco alpino. La si rinviene facilmente anche lungo i sentieri, sia in montagna sia nella zona prealpina. Più rara lungo la costa e soprattutto nelle zone collinari della pianura padana dove ultimamente si è notevolmente rarefatta. E’ una specie che può presentare una modesta variabilità nel colore dei fiori che vanno dal rosso scuro al rosa, molto rari gli esemplari a fiori bianchi o giallognoli. Specie facilmente riconoscibile per il profumo di vaniglia dei fiori ed il caratteristico epichilo crestato alla base. Potrebbe essere confusa con Epipactsi microphylla, ma quest’ultima presenta fiori piccoli, di colore bianchiccioverdastro e foglie molto piccole. E’ diffusa nell’Europa centrale. In Italia dalle Alpi alla Calabria. - 19 - Thalictrum aquilegiifolium LINNEO (1753) Famiglia: Ranunculaceae Etimologia: per avere le foglie simili a quelle dell’aquilegia. Descrizione: Pianta erbacea perenne, con fusti violacei glabri, alti dai 40 ai 150 cm. Foglie, per lo più basali, divise in piccoli segmenti ovati o lobati. I fiori sono piccoli, raggruppati in dense infiorescenze. Risultano appariscenti i numerosi stami, simili a lunghi filamenti. Il colore dei fiori varia dal violetto al rosa, raramente bianco. Habitat Dalla pianura ai 2.300 mt. Ambienti umidi, boscaglie, faggete, prati e pascoli in montagna. Presente in tutta Europa, in Italia manca in Sicilia e Sardegna. Fioritura Da maggio a luglio, in funzione della quota. Osservazioni Pianta facilmente riconoscibile per i fiori violetti e per le foglie simili a quelle dell’aquilegia. Diffuso soprattutto nella fascia subalpina-montana la si incontra preferibilmente dai 50 mt. in su, in ambienti freschi. Rarissimo in pianura e nelle zone collinari, dove la si può incontrare lungo le rive dei ruscelli. La pianta è tossica per la presenza di un glicoside cianogenetico. Il bestiame al pascolo evita di cibarsene, anche se nel passato i maiali allo stato brado si avvelenavano con le sue radici, di cui erano ghiotti. Anticamente dalle radici si estraeva una tintura per colorare la lana. - 20 - Tragopogon pratensis LINNEO (1753) Famiglia: Asteraceae Etimologia: dal greco tragos=caprone e da pogon=barba, cioè barba di becco, per la somiglianza dei suoi semi piumosi alla barba di un caprone. Descrizione: Pianta erbacea bienne, nel primo anno sviluppa una rosetta di foglie basali, nel secondo produce lo scapo fiorale alto 50 cm e più. Fiori vistosamente gialli all’apice dei fusti che sono leggermente striato-arrossati ed ingrossati ai nodi. Foglie linearilanceolate, lievemente ondulate al margine. Fiori di circa 4-5 di diametro, di colore giallo vivo. Una volta a frutto produce un caratteristico grosso soffione, molto appariscente. In tutta la pianta è presente una leggera peluria. Habitat Cresce negli incolti, nei prati e al margine dei campi coltivati. Diffusa in tutta Europa dal piano fino a 2.000 mt. in Italia è frequente nelle regioni settentrionali, assente in Puglia, Sicilia e Sardegna. Fioritura Fiorisce da marzo-aprile a settembre. Osservazioni Quando la pianta è a riposo (settembre-ottobre) possono essere raccolte le radici ed usate in cucina per il sapore dolce. In primavera anche i giovani getti e le foglie possono essere usati in insalata o per preparare delle frittate. La pianta ha proprietà medicinali in quanto è diuretica, sudorifera, depurativa ed astringente. Il decotto o sciroppo della radice è usato in medicina popolare come calmante della tosse e per curare le malattie respiratorie. La pianta, comunemente chiamata “barba di becco”, può essere confusa con Tragopogon dubius, molto simile, che si differenzia per avere fusti ingrossati e cavi al di sotto dei fiori, che tra l’altro sono più piccoli e con squame verdi molto più lunghe dei petali. Entrambe le specie spesso convivono nei medesimi habitat e le si incontrano con una certa frequenza, generalmente con pochi esemplari isolati, raramente in grandi quantità - 21 - TOSSICOLOGIA Il Paxillus involutus e il Paxillus filamentosus sono le due specie maggiormente responsabili della Sindrome paxillica. Essa non si manifesta come un avvelenamento vero e proprio, ma come una Sindrome immunitaria che non colpisce i consumatori dei suddetti funghi indistintamente, ma in modo selettivo. E’ documentato che non tutte le persone reagiscono allo stesso modo al consumo dei funghi del genere Paxillus, ma è molto probabile che per alcuni individui, particolarmente sensibili, alcune sostanze contenute in questi funghi vengano riconosciute come antigeni e di conseguenza sviluppino degli anticorpi per contrastarle con conseguente stato di shock, un po’ quello che succede in alcune persone quando vengono punte da un’ ape. In alcune persone, infatti, dopo il primo consumo, che generalmente è per tutti innocuo, compare nell’organismo un antigene ancora non ben noto che, come dimostrano analisi di laboratorio, provoca la formazione di anticorpi (IgG). Con il consumo del secondo e degli eventuali successivi pasti ravvicinati, si scatenerà nel corpo una reazione ad opera di immuno-complessi che agiscono sulla parete esterna dei globuli rossi provocandone la rottura con fuoriuscita dell’ emoglobina che, una volta arrivata ai reni, danneggerà la loro capacità filtrante, provocando una insufficienza renale acuta. TEMPO DI LATENZA: dalle 3 alle 9/12 ore dopo il consumo del secondo pasto, raramente dopo il primo pasto. SINTOMI PRICIPALI: disturbi gastrointestinali, crisi emolitica, ittero, shock circolatorio, collasso, possibile morte. ORGANI COLPITI: reni, globuli rossi. PRICIPALI TOSSINE RESPONSABILI: non ancora individuate. PERCENTUALE DI DECESSO: rari i casi di morte se il paziente è trattato in tempo. P. involutus (Batsch) Fries PRINCIPALI SPECIE RESPONSABILI: P. involutus P. filamentosus. COSA FARE: a) se si è consumato un pasto senza conseguenze NON ripeterne altri. - 22 - b) non somministrare sostanze eccitanti come caffè o alcolici. c) Provocare il vomito ed IMMEDIATA OSPEDALIZZAZIONE dove verrà applicata una specifica terapia. P. filamentosus Fries NOTE: Al momento nel Paxillus involutus è stato isolato un composto naturale detto involutina, un DIFENILCICLOPENTENONE di tossicità ancora ignota che è il responsabile, per ossidazione, del colore scuro che assume il fungo se danneggiato. Nel passato fu vittima di questa Sindrome anche il grande micologo tedesco J. Schaffer (18821944) che aveva consumato, in modo copioso, il Paxillus involutus durante il periodo bellico, ritenendolo commestibile. P. Braggion Gli operatori delle ambulanze quando sono chiamati per un’emergenza si trovano spesso di fronte a delle persone prive di conoscenza e pur trovando i loro documenti e il telefonino, nell’immediato non sanno a chi rivolgersi per contattare i loro familiari. Così hanno lanciato l’idea che ciascuno metta, nella lista dei suoi contatti nella rubrica del proprio cellulare la persona a cui rivolgersi in caso d’urgenza sotto un pseudonimo predefinito. Lo pseudonimo internazionale conosciuto è ICE (In Case of Emergency). E’ sotto questa sigla che bisognerebbe segnare il numero della persona che gli operatori delle ambulanze, polizia, pompieri o primi soccorritori poterebbero rivolgersi. In caso vi fossero più persone da contattare si può utilizzare la definizione ICE-1, ICE-2, ecc... Facile da fare, non costa niente e può essere molto utile. E’ una buona idea ed è anche promossa dalle autorità preposte al soccorso. - 23 - PRONTO SOCCORSO di F. Bressan (Infermiere professionale) Visto l’interesse dimostrato dai Soci per l’argomento che stiamo trattando si è deciso di continuare, illustrando altre situazioni che ci possono capitare durante le nostre escursioni, ma non solo, possono esserci molto utili anche nelle nostre attività abituali domestiche, sportive, ecc. perché l’agire tempestivamente con cognizione di causa può ridurre di molto le conseguenze traumatiche causate da incidenti che ci possono capitare, in maniera tale che, quando arriveranno i soccorsi la situazione sarà meno grave e dolorosa per il malcapitato. Per ovviare ad un peggioramento è necessario raffreddare la parte colpita con un sacchetto di ghiaccio sintetico o con acqua fredda. Se si portano scarponi sarà utile non toglierli per evitare un rigonfiamento della parte lesa e conseguente difficoltà di movimento. Raggiunto un luogo tranquillo togliere lo scarpone raffreddare con ghiaccio sintetico o acqua fredda per almeno un'ora. Rivolgersi al pronto soccorso per eventuale Rx di controllo. A domicilio mantenere il freddo per almeno 24/48 ore onde ridurre emorragia sottocutanea. Pulire con abbondante acqua. Disinfettare in forma circolare dal centro verso l'esterno con disinfettante colorato (Betadine) per capire dove si disinfetta. Medicare con garza grassa (non-ad o fìtostimoline) non usare polveri formano crosta e possibile infezione. Ripetere la mediazione una volta al giorno fino a guarigione. Controllo della vaccinazione antitetanica Lavare e pulire con abbondante acqua corrente, e disinfettare con " betadine " dal centro verso l'esterno per eliminare eventuale sporco. Applicare compresse di garza sterili e fasciare. Se necessario rivolgersi al pronto soccorso per eventuale sutura. Controllo della vaccinazione antitetanica. Per prima cosa eseguire compressione sulla ferita per evitare abbondante emorragia. NON usare laccio emostatico, applicare compresse sterili che non dovranno più essere rimosse. Sopra di esse si potrà applicare abbondante cotone ed eseguire un bendaggio compressivo. Rivolgersi al pronto soccorso per sutura. Controllo della vaccinazione antitetanica. Se si è fuori casa (a funghi, in montagna, ecc ) EVITARE "per quanto possibile" movimenti che possano creare importanti lesioni interne (nervi, muscoli, vene, arterie ). Bloccare l'arto nella posizione in cui si trova. Tranquillizzare l'infortunato e chiamare il 118 dare indicazioni chiare e precise per essere raggiunti il più presto possibile. 3 paia guanti monouso - 12 compresse di garza sterile - 2 bende larghe 5 cm - 2 bende larghe 10 cm. - 1 un paio di forbici - 1 coltello seghettato per tagliare rami onde fermare l’arto fratturato - 1 disinfettante 150 ml. Betadine - 3 sacchetti di ghiaccio - Cerotti vari più cerotti per vesciche - 1 rotolo di cerotto largo cm.2,5 o 5 - Tre sacchetti naylon che possono essere riempiti di acqua fredda di torrente e per trasporto materiale usato per la disinfezione. - 24 - CYBER NEWSA a cura di G. Pegoraro Il nome scientifico è Pleurotus ostreatus, ma i più lo conoscono come fungo Pleos, volgarmente usato per i diversi cloni coltivati. Oltre alle ben note qualità gastronomiche, il Pleurotus è anche uno dei più usati nel ripristino ambientale degli ecosistemi contaminati da sostanze tossiche. Un processo che prende il nome di bioremediation: microrganismi, funghi, piante e i loro enzimi sono capaci di riportare alla condizione originaria un ambiente naturale che è stato inquinato da contaminanti. Le ricerche dei biologi stanno mettendo in luce le potenzialità fino ad oggi poco conosciute dei funghi: oltre ad essere potenti indicatori dello stato di salute di un ecosistema, possono aiutare in modo concreto a “ripulirlo” da eventuali sostanze nocive immesse dall’uomo in un habitat naturale. Il Progetto “Speciale Funghi” dell’ISPRA sta analizzando, nel corso di seminari mensili, le enormi potenzialità di questi organismi viventi. “Stiamo mettendo a fuoco con chiarezza quale ruolo cruciale svolgano i funghi nell’equilibrio degli ecosistemi e quali potenzialità enormi possiedano” ha affermato Carmine Siniscalco, micologo dell’ISPRA e coordinatore del progetto. Questa volta, il seminario ha affrontato il tema della “biorimediazione” attraverso le tecniche biologiche. Tra le varietà di funghi utilizzate nel ripristino ambientale vi sono proprio i Pleurotus. La sperimentazione ha dimostrato che questa specie può decontaminare le traversine ferroviarie trattate con creosoto, una sostanza che conserva il legno per 30 anni oltre il tempo naturale di degradazione. I funghi basidiomiceti demoliscono le matrici legnose fino ad annullare la tossicità della traversina. Ma non solo: buoni risultati arrivano anche dalle sperimentazioni effettuate sugli antibiotici rinvenuti nelle acque e nel suolo, così come sulle aree inquinate da blindano, un insetticida clororganico. Luciana Migliore (Università Tor Vergata, Roma) ed Emanuela Galli (IBAF-CNR) lavorano da tempo all’applicazione dei funghi come biorimedio: “L’approccio biologico è il futuro del ripristino ambientale” - ha detto la Migliore - “Con la crisi economica in corso, sarà sempre più difficile affrontare le spese di costose tecniche di risanamento non biologiche”. Gli ambienti acquatici sono stati i primi ad essere danneggiati dalle sostanze tossiche ed esistono tecniche ormai collaudate per rimediare all’inquinamento (per esempio con i depuratori, che funzionano grazie a batteri e funghi). Poco e male si è intervenuti sul suolo: sia perché è un sistema molto complesso che ad oggi richiede maggiori studi, sia per il fatto che l’inquinamento del suolo, restando spesso latente, non è considerato dall’opinione pubblica come una vera minaccia. Al contrario, è il collettore di elementi e composti tossici che contaminano l’ambiente naturale a vari livelli, e spesso nasconde vere e proprie “bombe chimiche a tempo”. - 25 - POESIE D’AUTORE IMMERSO N Noonn ssoo ccoossaa eesstteerrnnaarree,, iim mm meerrssoo nneell vveerrd dee d deellll''eerrttaa m moonnttaaggnnaa,, iim mm meerrssoo nneell ttaacciittoo cchhee ssoolloo ggllii uucccceellllii ssaannnnoo ttuurrbbaarree A Am mm miirroo,, iinnccaappaaccee,, llee vveettttee ssttaagglliiaarree,, iinnvviid diioo ll''aallppiinnoo ii sseennttiieerrii ppeessttaarree.. M Mii sseennttoo aattttrraattttoo d daa uunn m moonnd doo ssìì ffaattttoo,, d doovvee llaa vviittaa ssccoorrrree sseerreennaa ee llaa nnaattuurraa sseegguuee iill ssuuoo ccoorrssoo sseennzzaa rriiccoorrd dii d d''uunn tteem mppoo ttrraassccoorrssoo,, sseennzzaa ppeennssiieerrii vvoollttii aall d doom maannii,, ffrraa cciibbii vveerrii,, ppoovveerrii ee ssaannii,, d doovvee ll''eeccoo rriim maannd daa iill ttuuoo ccaannttoo;; d deellll''aaccqquuaa ss''ood dee ssoolloo lloo sscchhiiaannttoo cchhee ssbbaattttee sscchhiiuum maannd doo ssuuii ssaassssii ssbbiiaannccaattii.. Q Quuaannttaa ppaaccee,, nnaattuurraa,, vvaallllaattee cchhee llaa m meem moorriiaa aavveevvaa ssm maarrrriittee ee ggiioorrnnoo ppeerr ggiioorrnnoo ttii m moonnd daannoo ll''aanniim maa.. G. Cervato - 26 - L’anno 2013, appena trascorso, ci ha acconsentito di svolgere puntualmente il programma che il Gruppo ecomicologico si era prefissato, con questa carrellata di immagini cercheremo di cogliere i momenti salienti della nostra attività. …nelle serate del martedì i nostri soci più esperti hanno tenuto dei corsi di micologia di base, con un pubblico molto interessato sull’argomento… …la Sig. Stefania dalla Valle, esperta di botanica e ottima micologa… … tiene una conferenza sulle erbe commestibili selvatiche con la partecipazione di un folto pubblico attento e interessato… …in collaborazione con le Scuole di Montecchio Maggiore, nel mese di maggio e di novembre, il Gruppo ecomicologico ha messo a disposizione il nostro esperto di erbe e piante Alberto Bizzi coadiuvato dagli infaticabili Luciano e Silvano a promuovere l’educazione per l’ambiente… - 27 - …domenica 14 aprile escursione per ammirare la Natura caratteristica dei Colli Berici accompagnati dal nostro Daniele … …e poi accompagnati da una guida per visitare i “Covoli” di Mossano, detti le Prigioni, e la Grotta di San Bernardino …. … domenica 30 giugno, escursione sui pendii del Monte Faedo … … poi, a casa di Bepi, il pranzo è stato arricchito dallo squisito pane “fatto in casa” dai volenterosi fratelli Peroni, ricco di sapori antichi … - 28 - 7-8 settembre 35a - Esposizione micologica autunnale in occasione della ” Festa della Valle” … … alla nostra bella mostra dei funghi ci ha onorato un folto numero di visitatori con la presenza del Sindaco di Montecchio Maggiore Milena Cecchetto… 12-13 ottobre a Grancona (VI) …17a Esposizione micologica … …nella casa Alpina di Grancona, è stata allestita con successo la Mostra dei funghi autunnale … … incorniciata dalla ormai splendida ospitalità del locale Gruppo Alpini di Grancona … - 29 - domenica 6 ottobre - Gita micologia al Sores … … con la meritata pausa pranzo … Domenica 17 novembre - pranzo Sociale … un’incontro conviviale molto partecipato … …alla fine ci siamo divertiti con la nostra ricca sottoscrizione a premi… - 30 - FUNGHI IN CUCINA Ingredienti per 4 persone: 200 gr di funghi misti,120 gr di burro, 300 gr di pane raffermo, 100 gr di spek, 2 dl. di latte, 1 uovo, 100 gr di pane grattuggiato, 2 lt di brodo di carne, sale, pepe, noce moscata, prezzemolo, 4 foglie di salvia. Preparazione dei canederli: Tagliare il pane a pezzi e farlo inzuppare in una ciotola con il latte. Quando il pane sarà ammollato strizzarlo con le mani per eliminare il latte in eccesso aggiungere l’uovo, lo speck tagliato a piccoli cubetti, sale, pepe, noce moscata e il prezzemolo. Amalgamare finché si sarà formato un impasto omogeneo e consistente. Quindi formate delle palline di circa 4-5 cm di diametro e passarle sul pane grattugiato. In un tegame far soffriggere in 20 gr di burro e poco olio i funghi in precedenza puliti e tagliati aggiungendo sale e pepe, continuare la cottura per circa 20 minuti finché sarà evaporato il liquido. Quando si sarà raffreddato passare il condimento con i funghi nel mixer in modo tale da formare una crema. Fondere il restante burro, e rosolare le foglie di salvia, infine inserire nel burro fuso la crema di funghi che sarà usata per condire. I canederli così ottenuti si metteranno a bollire nel brodo per 15 minuti. Servire a tavola ben caldi con il burro fuso e la crema di funghi, cospargere con parmigiano o pecorino grattugiato. NB. (Si possono farcire i canederli anche con altri elementi come funghi, erbe selvatiche commestibili, verdure varie, ecc.). A TAVOLA SENZA PREGIUDIZI Spulciando nelle riviste di micologia, anche di altre parti d’Europa, ho riscontrato questa ricetta di cucina Spagnola che per noi potrà sembrare bizzarra, però qualcuno senz’altro l’ha provata. Di seguito la ricetta originale. E allora qui c’è spazio per i coraggiosi. Ingredienti: 250 “Phallus impudicus” in uovo, 150 g di pancetta, 1 cipolla, 750 g di patate, sale, pepe nero appena macinato, olio di oliva. Preparazione: Le uova di “falo” si spellano, si toglie la parte gelatinosa tenendo solo il nucleo centrale, (di colore bianco), si lava e si taglia a rondelle. Tagliare la pancetta a piccoli dadi, tagliare la cipolla a juliane (fettine sottili). In una padella con un po' di olio, friggere la pancetta, aggiungere la cipolla fino a farla appassire. Incorporare i funghi, aggiungere le patate pelate, bollite, tagliate a rondelle, condire e lasciare friggere, lasciando che si rosolino, cercando di non sbriciolare il composto nel rimescolare. Si serve con alcune uova fritte ed un pò di insalata. Saturnino PEDRAJA LOMBILLA Sociedad Micológica Cántabra - 31 -