NUOVI MODELLI CURRICOLARI NELL’ARENA INTERNAZIONALE Intervento presentato al seminario di formazione sulla dimensione europea e internazionale della scuola “L’Europa che siamo, il mondo che vogliamo” organizzato dalla Direzione regionale dell’sitruzione, Perugia, 13 febbraio 2008 Norberto Bottani, Parigi, www.oxydiane.net COSA STA CAMBIANDO ? L’apprendimento è diventato prioritario rispetto all’insegnamento I programmi stanno subendo uno scossone mai subito nel corso di almeno un millennio Che cosa si deve apprendere a scuola? Altre forme di sapere scolastico 1. 2. 3. 4. Le discipline scolastiche: l’organizzazione plurisecolare del sapere scolastico è al capolinea Le competenze: nuova organizzazione della scuola Gli standard: uno strumento per l’apprendimento La personalizzazione: l'istruzione su misura con il coinvolgimento del discente I FATTORI POLITICI DEL CAMBIAMENTO 1. USA 1983- Crisi della qualità dell’istruzione. 2. New public management: Accountability: I servizi statali devono rendere conto delle loro prestazioni Meno-Stato : 1. Modalità diverse di governare i servizi; 2. Revisione del modello di « welfare state La crisi del Welfare State Dal welfare state passivo al welfare state attivo. I servizi non sono un diritto acquisito, non devono spogliare gli individui delle loro responsabilità. I servizi appartengono a tutti:questo vale soprattutto per l’istruzione, l’educazione e la sanità. I servizi sociali non sono una manna che cade dal cielo. Il welfare state ha offuscato il senso di responsabilità Il welfare state ha generato burocrazie autosufficienti ed autoreferenziali Ribaltamento delle strategie di riforma La ricerca e l’attuazione di strategie di riforma in controtendenza con le riforme impostate sulla crescita e l’espansione costante del servizio statale ad ogni costo. a. b. La qualità dei servizi non migliora se non si presenta all’appuntamento della valutazione Il criterio di valutazione di una buona politica non è l’espansione delle prestazioni ma la qualità dei risultati che si conseguono con i mezzi a disposizione ed il modo con il quale si opera. Da riforme “Input driven”( riforme imperniate su gestione delle risorse e investimenti) a riforme “Output driven” (imperniate sui risultati conseguiti) Altri fattori politici Le politiche neoliberali che valorizzano la concorrenza del mercato come principio regolatore del miglioramento dei servizi; La perdita di fiducia nella scuola e nei sistemi d’insegnamento: nonostante i livelli d’istruzione più alti, l’inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro non è semplice e la disoccupazione giovanile non si abbassa; La mondializzazione dei sistemi d’insegnamento Cambiamenti di prospettiva nelle politiche dell’istruzione L'equità: presuppone tra l’altro la fissazione di una soglia minima dei livelli d’apprendimento al di sotto della quale nessuno dovrebbe andare La riuscita scolastica : la dispersione e l’insuccesso scolastici sono diventati socialmente ed economicamente inaccettabili. Ne è risultato un effetto perverso: politiche lassiste, rinuncia della meritocrazia, che era una delle principali leve delle politiche liberali dell’istruzione; La discriminazione positiva: necessità di perseguire l’equità dei sistemi educativi attraverso riforme imperniate su un criterio di giustizia: a chi ha meno si deve dare di più. Non la stessa cosa a tutti. I FATTORI SCIENTIFICI DEL CAMBIAMENTO 1. Progressi metodologici nelle tecniche di misura L’avvio nel 1964 del programma americano NAEP, il laboratorio principale della valutazione su vasta scala La creazione dell’ IEA nel 1961, l’agenzia che per 30 anni ha monopolizzato le valutazioni comparate internazionali, mettendo a punto gli strumenti ora usati da PISA 2. Le scoperte delle scienze cognitive nel XX secolo •La psicologia genetica e dell’intelligenza •L’epistemologia genetica •Le neuroscienze •Le scienze sociali 21 novembre 2007 I. Le discipline Il pilastro centrale della costruzione scolastica, ossia le discipline, si è sbriciolato nel corso del XX secolo Le teorie e le tecniche dell’apprendimento messe a punto in funzione dei saperi disciplinari e praticate per secoli non son più né difendibili né sostenibili Come disciplinare la mente? (“la forma mentis”?): si forma da sola? Spontaneamente? “La scuola si è rotta” (Francesco Antinucci),occorre ripensarla La fine annunciata dell’organizzazione del sapere scolastico per discipline La classificazione del sapere non è un’operazione tecnica L’organizzazione disciplinare dei curricoli ha le sue origini nelle università medioevali Le radici dell’organizzazione del sapere disciplinare sono di natura religiosa Questo modello ha funzionato per quasi cinquecento anni ed è ora totalmente in crisi con conseguenze per ora imprevedibili Un appunto storico-filosofico: la classificazione del sapere ha radici in una concezione moderna dell’uomo La classificazione medioevale dei saperi scolastici : una prima rottura fondamentale con la distinzione tra Trivio e Quadrivio: Il Trivio: logica, grammatica e retorica Il Quadrivio: astronomia, musica,geometria e aritmetica La classificazione derivava dalla necessità di distinguere tra ciò che è interno e ciò che è esterno all’uomo, tra coscienza e pratica, tra fede e ragione (Bernstein) II. Le competenze Il passaggio dalla pedagogia per obiettivi (approccio analitico) alla pedagogia per competenze (approccio integrato e contestualizzato) generato da: mutazione profonda dei punti di riferimento teorici nelle scienze dell’apprendimento ; influsso delle mutazioni intercorse nella concezione del lavoro nelle aziende La pedagogia per competenze Si prefigge di combattere la frammentazione delle conoscenze e degli apprendimenti Mobilita una rete di conoscenze (od un insieme di saperi) che si usano per risolvere problemi Si impara risolvendo problemi complessi in situazioni inedite Gli esperti scompaiono: l’apprendimento è una ricerca, un’invenzione personale Parole chiave del movimento delle competenze Dare un senso a quel che si apprende Situazioni reali Azioni (o agire o operazioni) Vita reale Naturale opposto ad artificiale Il concetto di competenza Nozione polisemica usata da gruppi di pressione con interessi spesso opposti ma coalizzati Tre componenti: La presenza di conoscenze multiple messe in relazione tra loro (correlazione di conoscenze) L’applicazione a una famiglia di situazioni diverse Lo scopo utilitaristico: dare un senso a quel che si apprende L’approccio per competenza non fa l’unanimità: principi assiomatici contestabili ( Marcel Crahay, Revue française de pédagogie, No. 154, 2006) L’esigenza di agire in modo « appropriato » in situazioni reali; La mobilitazione di risorse cognitive multiple; L’integrazione simltanea di conoscenza e azione, teoria e pratica; L’utilitarismo : si apprende se I concetti sono subordinati all’azione e orientati alla soluzione di un problema. L’analisi critica di Basil Bernstein (B. Bernstein: Pédagogie, contrôle symbolique et identité, 1996) a. Il concetto di competenza si limita alle procedure che permettono di trattare con il mondo reale e di costruirlo b. Le competenze sarebbero intrinsicamente creative e si acquisiscono tacitamente nelle relazioni informali c. Sono attitudini pratiche d. L’apprendimento delle competenze non sarebbe contagiato dalle relazioni di potere e. Il concetto riposa su basi biologiche (Chomsky, Piaget, Lévy-Strauss) Elementi seducenti nella logica sociale delle competenze (Berstein, ibid.) a. Qualsiasi essere umano sarebbe intrinsicamente competente b. Il soggetto è attivo e creativo nella costruzione di un mondo di significati e di pratiche c. Il soggetto è capace di autoregolazione, di sviluppo senza interventi esterni d. Nell’ approccio per competenze si annida un giudizio critico sulle relazioni gerarchiche (in primis tra i saperi) e. La competenza seduce perché ha il profumo dell’emancipazione. La creatività è intrinseca al funzionamento dello spirito e si colloca al di fuori della cultura f. La prospettiva temporale slitta verso il presente. Il tempo diventa pertinente dal momento della realizzazione della competenza