Didattica assistita da tecnologie - I settimana Esistono numerose definizioni di Learning Object (LO) e nel corso degli anni questa espressione è stata utilizzata nei contesti più diversi. In tempi più recenti, la diffusione delle nuove tecnologie a supporto della didattica ha fatto sì che i LO venissero definiti come risorse digitali autoconsistenti, ben classificabili e riusabili in diversi contesti formativi. Tra le caratteristiche che contraddistinguono un LO digitale menzioniamo: Condivisibilità - Riutilizzabilità - Modularità - Portabilità – Facile reperibilità. Sulla base di questa definizione e di quanto appreso nel modulo, cercate in rete 5 risorse digitali che secondo voi possono essere utilizzate come validi LO per la vostra materia di insegnamento. Motivate le vostre scelte e condividete le vostre riflessioni nel forum. Ricerca sul web Per cominciare ho fatto una breve ricerca sui Learning Object. Non è molto approfondita, soprattutto per questioni di tempo, rispetto al materiale che ho trovato ma è servita a chiarirmi un po’ le idee. «Un learning object è ogni risorsa digitale che può essere riutilizzata per supportare l’apprendimento.» (D. A. Wiley) Lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha avuto significative ripercussioni anche sulle modalità di apprendimento, stimolando la formazione di nuove risorse didattiche. A questo proposito, spesso si ritiene che l’approccio pragmatico/produttivo dell’elearning, finalizzato al risparmio di tempi e costi nella fase di progettazione e produzione dei materiali didattici, sia l’orientamento fondante che ha determinato la realizzazione di LO. Un learning object (sinteticamente noto come LO dal relativo acronimo) è una unità di istruzione per l’e-learning, riutilizzabile. I learning object costituiscono particolari tipi di risorse di apprendimento autoconsistenti, dotate di modularità, reperibilità, riusabilità e interoperabilità, che ne consentono la possibilità di impiego in contesti diversi. I LO sono unità autoconsistenti, in quanto rappresentano un’unità minima costituita da uno o più assets (elementi minimi costituiti da un’immagine, un video, ecc.) per l’acquisizione di conoscenza rispetto ad un obiettivo formativo. Di grande importanza, è la questione della granularità, ovvero la dimensione di un LO per permetterne l’aggregazione con un altro LO. I LO sono quindi: autoconsistenti: costituiti da uno o più assets; modulari: aggregabili con altri LO; reperibili: grazie alla marcatura dei metadati; riusabili: per la loro autonomia in diverse situazioni di apprendimento interoperabili: possono funzionare su diverse piattaforme che erogano materiali didattici (LMS) grazie all’attenzione data agli standard (SCORM) che definiscono le regole di impacchettamento e ordine di fruizione dei LO. Quanto deve essere grande un learning object? Sulla questione permane una certa incertezza. Infatti, oltre che al buon senso di chi lo produce, che dovrebbe discriminare le adeguate dimensioni della risorsa, non vi sono delle regole precise condivise. Un’indicazione in merito alla determinazione di quanti contenuti debbano figurare in una lezione è stata fornita dalla CISCO, nota azienda nel campo di Internet. Essa stabilisce in 7(+/-2) concetti da presentare al fruitore una possibile misura di grandezza del LO Se il loro riutilizzo è la finalità che viene perseguita con la loro creazione, a tutt’ggi rimangono ancora da definire degli standard sui metadati, che individuino linee guida comuni per la classificazione dei LO e consentano ai formatori che intendono farne uso un’agevole individuazione della risorsa più idonea ad un dato percorso formativo (in relazione al contenuto, al grado di difficoltà, al grado di interazione, ecc.). Per garantire che i LO siano aggregati e riutilizzati è necessario standardizzare la loro descrizione ovvero definire il cosiddetto set di metadati. I metadati (metadata) possono intendersi come quei dati che non si riferiscono direttamente ai contenuti concreti di un LO, ma che li classificano, nel senso che forniscono informazioni sui dati stessi, rinviando indirettamente anche ai contenuti di apprendimento del LO. Ad esempio, con questa accezione, in una scheda di identificazione di un testo in una biblioteca sono metadati di un’opera i campi “autore”, “titolo”, ecc. che rinviano ai dati contenuti nei relativi campi per esempio “Settembrini” e “Ricordanze della mia vita”; analogamente, per i LO i metadati forniscono le informazioni necessarie a classificare la risorsa sulla base di determinati parametri stabiliti. I metadati sono utili ai fruitori non solo per acquisire informazioni sui LO, ma soprattutto per reperirli negli appositi repository di LO, i quali sono degli archivi digitali che raccolgono e catalogano i LO secondo i canoni di classificazione dei metadati. Esempi di repository sono: Merlot Unitexas Celebrate Wisconsin Learning about Learning Objects FreeLOms (sviluppato nel progetto SLOOP) Come essere certi di un’accuratezza e completezza tale dei metadati in modo che un LO sia ben definito? Si stanno cercando di individuare e fissare standard per la definizione di metadati (Learning Object Metadata o LOM), tuttavia va fatto presente che i criteri che si possono adottare possono derivare dalle indicazioni di esperti oppure, in un contesto di comunità, essendo diverse le autorità a cui fare riferimento, possono rimandare a “convergenze parziali di significato”, in modo che la catalogazione non sia preda di anarchie e confusioni, ma di una pluralità regolata di forme di organizzazione. Altri metadati necessari per la produzione di un LO riguardano le indicazioni che fanno sì che il LO possa essere utilizzato da diverse piattaforme (LMS), sia cioè interoperabile. Lo standard che si occupa di garantire questa funzionalità è SCORM (Sharable Content Object Reference Model). SCORM definisce l’insieme delle procedure che aggrega i contenuti dei LO e il modo di elaborare questi contenuti sulla piattaforma: i dati sul corso, i metadati, l’interazione studente-piattaforma, i test e le valutazioni sono gestite da un file .xml che garantisce l’interoperabilità. Questioni pedagogiche Per avere un’idea di un insieme di LO, si pensi, ad esempio, ai software di auto-apprendimento linguistico, in cui vi sono unità didattiche divise in moduli di apprendimento in cui le attività (supportate da animazioni, dialoghi, ma anche semplici icone su cui cliccare per conoscere il nome del particolare oggetto rappresentato) sono costituite da risorse digitali opportunamente strutturate ed assemblate. In quest’ottica di un approccio costruttivista all’apprendimento, vale la pena esplicitare i concetti chiave sui quali è basata la filosofia del LO: autonomia del discente che utilizza questo oggetto per acquisire conoscenze e competenze in modo personale cioè secondo i suoi bisogni e i suoi tempi di apprendimento; specificità degli obiettivi d’apprendimento (un LO deve essere un’unità completa che consente di apprendere uno specifico contenuto); multimedialità, uso di vari linguaggi e stimoli che coinvolgono i vari stili di apprendimento; interattività; autovalutazione del fruitore durante il processo (assessment) o finale, ovvero al termine di un percorso che si articola attraverso più LO (evaluation) Emerge una prima questione pedagogica relativa alle modalità di applicazione di uno stesso LO a diversi contesti di utilizzo. Occorre, infatti, chiedersi come inserire un LO all’interno di un percorso formativo, affinché esso possa risultare di volta in volta significativo per i suoi fruitori. Sono state mosse, inoltre, alcune critiche rispetto alla modalità di apprendimento basata sui LO, in quanto sembra possa risultare individualistica e asociale. Secondo questa prospettiva, un individuo seduto davanti al suo PC praticherebbe una forma di apprendimento che prescinde dal confronto derivante dal riferimento al gruppo dei suoi pari. Entrambe le questioni sono strettamente connesse all’impostazione pedagogica che s’intende adottare nell’operatività didattica che utilizza LO. Nel primo caso, sta al formatore saper garantire un’adeguata strategia didattica, che preveda anche l’utilizzo di LO, in relazione ai reali bisogni formativi degli utenti, eventualmente integrando la presentazione di LO con ulteriori materiali, costituiti anche da lezioni in presenza. Per quanto riguarda la critica di un apprendimento individualistico, un approccio socio-costruttivista applicato all'e-learning può essere una risposta, fornendo come contesto di utilizzo dei LO una comunità di apprendimento, in cui il singolo può migliorare il proprio percorso formativo in relazione ai contributi del gruppo di appartenenza, mediante la partecipazione ad attività comuni, lo scambio di esperienze ed una negoziazione collettiva continua di significati. La mia esperienza Durante la mia esperienza didattica ho usato spesso i programmi che ho trovato su www.vbscuola.it. Sitratta di un sito interessante a cui ho attinto in vario modo per diverse discipline di insegnamento. Per esempio ho usato molto la tavola pitagorica, che ha aiutato la memorizzazione delle tabelline Oppure Mattone Marrone, utile per stimolare lo sviluppo dell’organizzazione spaziale e il problem-solving. Italy invece può essere un supporto per la conoscenza delle regioni, dei capoluoghi di regione e di provincia italiani. Ha livelli di difficoltà graduati. Sempre su vbscuola si possono trovare le proposte matematiche di Ivana Secchi: Matemagica (per le classi più basse) e le Mat-adventures (per i più grandi). Altro sito che visito spesso è www.iprase.tn.it. Vi si trovano proposte adatte a tutte le discipline e a tutte le età di competenza della scuola primaria. Si va dalle proposte grafiche per un primo approccio con il computer, a contenuti disciplinari più complessi Anche su www.ild.rai.it si possono trovare e utilizzare molti programmi vari e coinvolgenti per i bambini. Ho dato un’occhiata anche a www.polilabkids.it. Non li ho ancora utilizzati a scuola ma li ho trovati interessanti e penso di proporli ai miei alunni.Anche in questo caso le proposte sono varie e interessanti. Inoltre, disponendo della LIM in aula, utilizzo spesso anche dei LO che sono inclusi nella raccolta che fa parte del programma SMART notebook E si studiano gli angoli… …si usa un comodissimo crivello di Eratostene… …si scoprono i circuiti elettrici… …i segreti del magnetismo… …della meccanica… …e tanto altro ancora Considerazioni Utilizzo spesso gli LO, ma solo dopo che un argomento è stato affrontato dagli alunni secondo altre metodologie. Dopo aver manipolato, sperimentato, letto, discusso, rappresentato in vari modi passiamo al LO, che secondo me deve essere considerato una conferma, un sunto, un arricchimento, una esercitazione, un gioco che arrivi alla fine, dopo che si è “masticato” bene il concetto proposto. Ritengo fondamentale, soprattutto nel mio ordine di scuola il rapporto allievo-insegnante, che non può essere sostituito da un rapporto allievo-computer. Inoltre ho sempre cercato di usare questi strumenti evitando la “solitudine” del bambino davanti al computer. Nel laboratorio informatico gli alunni li utilizzano sempre a coppie. Ancora meglio, dopo l’introduzione della LIM in aula, usarli in gruppo. I bambini si entusiasmano, osservano quanto fanno i compagni, commentano e propongono le soluzioni rimanendo nel contesto sociale che più favorisce in loro l’apprendimento. Sondrio, 14 febbraio 2009 Antonella Mazzoni – E7