Somministrazione orale di alfa interferone nel suinetto per il controllo delle sindromi PRSS e PMWS di M. Amadori, P.Candotti, B. Begni, S. Rota Nodari, A. Nigrelli Confronto tra Immunofluorescenza, Immunoistochimica e Polymerase Chain Reactors per la ricerca di Circovirus suino tipo 2 naturalmente infetti di G. L. Alborali, M. G. Zanoni, P. Daminelli, D. Gelmetti, M. L. Pacciarini, P. Cordioli Risultati del piano di monitoraggio della BSE nella U.E nel 2001 di G. Zanardi 1 Somministrazione orale di alfa interferone nel suinetto per il controllo delle sindromi PRSS e PMWS Negli ultimi anni, l’allevamento intensivo del suino si è trovato a dover affrontare l’emergente problema delle sindromi PRRS (Porcine Reproductive and Respiratory Syndrome) e PMWS/PDNS (Post-weaning Multisystemic Wasting Syndrome / Porcine Dermatitis and Nephropathy Syndrome), che hanno contribuito ad aggravare il già difficile scenario sanitario del settore svezzamento dell’allevamento. Esistono prove che la loro insorgenza e diffusione siano condizionate dalle comuni tecniche di conduzione aziendale, spesso inadeguate, che ne influenzano fortemente il decorso clinico e le possibili conseguenze (Guilmoto e WesselRobert, 2000). Le limitate capacità di adattamento dei soggetti alle condizioni sfavorevoli estreme dell’allevamento intensivo possono inoltre aggravare l’andamento della malattia (Baxter, 1989), contribuendo a renderne più complessa la profilassi. In particolare, risulta assai controverso il ruolo della vaccinazione (Thacker et al., 2000; Kyriakis et al., 2002). Quindi, in base a tali considerazioni, riteniamo che nuove strategie di profilassi debbano essere opportunamente sviluppate. In primo luogo dovrebbe essere riconsiderata la patogenesi di queste sindromi; riteniamo infatti plausibile la teoria secondo la quale la polmonite interstiziale del suinetto nell’ambito delle sindromi suddette possa presumibilmente derivare da una abnorme produzione di citochine infiammatorie nel parenchima polmonare, in seguito all’esposizione dei macrofagi alveolari alle endotossine batteriche veicolate dall’aria. Gli agenti virali (PRRSV, Circovirus II) potrebbero semplicemente agire determinando un aumento della sensibilità dei macrofagi alveolari a tali endotossine (Van Reeth, 2001); l’amplificazione dello stato flogistico, inoltre, potrebbe essere favorita dagli elevati livelli di stress ossidativo tipici delle razze suine ad accrescimento rapido (Brambilla et al., 2001). Condividiamo quindi il parere che la stimolazione di un’adeguata risposta omeostatica nei suinetti possa essere utile per ridurre la attivazione delle citochine infiammatorie a livello polmonare (Van Reeth, 2000). In base a questo principio, la nostra attenzione si è focalizzata sull’alfa interferone. E’ infatti comprovato che l’alfa interferone endogeno è parte fondamentale della risposta omeostatica allo stress negli animali da laboratorio (Saphier et al., 1993). E’ fortemente probabile che tale assunto valga anche per le specie suina e bovina, nelle quali interferone alfa acido-resistente è stato ripetutamente rilevato nel sangue in seguito a stress da trasporto (Artursson et al. 1989, Berneri et al. 1991). Quindi, sulla base delle considerazioni di cui sopra, sono state effettuate alcune prove di campo somministrando alfa interferone in allevamenti “problema”, caratterizzati da frequente insorgenza di sindromi PRRS e PMWS/PDNS. Una preparazione commerciale di alfa interferone umano in polvere ( Transfactor 21, Guna S.r.l.) è stata miscelata al mangime starter allo svezzamento, in modo da fornire 10 Unità Internazionali (UI)/Kg di peso vivo per 15 giorni consecutivi, in funzione del peso medio allo svezzamento e dell’incremento ponderale atteso dei suinetti. I risultati di due prove di campo sono illustrati nelle tabelle 1 e 2; queste si riferiscono a due allevamenti nei quali erano riscontrabili forme cliniche riferibili a sindromi PRRS e PMWS/PDNS nei soggetti in svezzamento; tale diagnosi era stata confermata dagli isolamenti virali. In altre due prove, eseguite su due gruppi di 200 e 382 suinetti, rispettivamente, venne registrata una differenza positiva di incremento ponderale di 1 Kg e di 1,9 Kg, a 50 giorni dallo svezzamento, nei gruppi trattati con l’alfa interferone, rispetto ai gruppi di controllo. Abbiamo accumulato riscontri favorevoli in 30 allevamenti sottoposti al trattamento; sappiamo inoltre che, in seguito alle prime prove eseguite, sono state distribuite dosi per il trattamento di circa 500.000 animali; tale numero è tuttora in crescita, sulla base dell’interesse mostrato dagli operatori del settore. Tabella 1. Trattamento orale con alfa interferone nei suinetti allo svezzamento (esperimento 1) Gruppo Suinetti peso medio a 22 giorni (Kg) peso medio a 87 giorni (Kg) incremento ponderale medio/die (Kg) morti e scarti (%) trattati 280 5,6 37,1 0,48 0,3* controlli 280 5,6 30,8 0,39 4,5* *P<0,01 2 Tabella 2. Trattamento orale con alfa interferone nei suinetti allo svezzamento (esperimento 2) Gruppo Suinetti peso medio a 24 giorni (Kg) peso medio a 72 giorni (Kg) incremento ponderale medio/die (Kg) morti e scarti (%) trattati 458 7,2 28,61 0,446 0,7* controlli 430 6,98 27,38 0,425 3,5* *P<0,01 I risultati ottenuti con alfa interferone possono essere così riassunti: a) miglioramento sia del decorso clinico della malattia che dell’incremento ponderale in allevamenti “problema”, caratterizzati da elevate perdite allo svezzamento (10% di morti e scarti). b) un significativo miglioramento del solo incremento ponderale in quegli allevamenti in cui le perdite allo svezzamento erano contenute intorno al 2-3%. c) una riduzione significativa dell’impiego di farmaci nella maggior parte degli allevamenti trattati. Secondo la nostra esperienza i casi segnalati di patologia refrattaria al trattamento con alfa interferone si sono rivelati caratterizzati da una diagnosi eziologica, che non implicava però una corretta correlazione causa-effetto. In particolare, allorquando la componente ambientale era caratterizzata da pessime condizioni del microclima, o eccessivo numero di animali, o pessima qualità dell’alimentazione, i miglioramenti sono stati percettibili, ma non esaustivi. Nella nostra esperienza, i principali fattori di conduzione aziendale favorenti l’insorgenza delle sindromi PRRS e PMWS/PDNS possono essere così riassunti: a) Baliaggio oltre le 48 ore di vita. b) Rimescolamento degli animali. c) Mancanza del “tutto vuoto – tutto pieno”. d) Mancata applicazione del concetto di “tutto – avanti” in senso zootecnico, ovvero del concetto secondo cui gli “scarti di produzione” devono comunque rimanere con i soggetti di uguale età. Esiste in pratica una forbice drammatica tra potenziale di crescita dei suini (geneticamente determinato) e capacità di conduzione in molte aziende suinicole. Tale situazione è addirittura paradossale allorquando le potenzialità genetiche non possono essere assecondate di fronte a capitolati tecnico-produttivi assai restrittivi per il suino pesante, come quelli inerenti la produzione del prosciutto crudo nazionale. Il modello al quale ispirarsi è dedotto infatti dal rilievo di alcuni parametri zootecnici in condizioni “normali”: incrementi ponderali, indici di conversione, percentuali di “scarti zootecnici” o “perdite”. Abbiamo in pratica riscontrato che le patologie virali sopra menzionate sono condizionate fortemente dalle condizioni tecnicoambientali e che laddove il suino è in grado di esprimere tutte le sue potenzialità produttive (in funzione della qualità degli ambienti e della alimentazione), questo tende a non manifestare clinicamente le virosi in questione. Paradossalmente, vale in pratica il concetto che tali patologie non si esprimono perché le performances produttive sono raggiungibili, e non che queste siano raggiungibili solo se le malattie non sono presenti!! Nelle situazioni sopra descritte, il miglioramento ancorché parziale delle condizioni di stabulazione ha permesso il raggiungimento di uno “stato di possibilità di intervento sanitario”, che altrimenti non sarebbe stato possibile raggiungere; a tale stato ha fatto poi seguito una buona reattività al trattamento con alfa interferon. La soglia del 2-3% di perdite residue, in base alla nostra esperienza, non può essere ulteriormente ridotta senza un miglioramento delle condizioni di allevamento generali. Inoltre, è necessario considerare che molte perdite sono dovute ad infezioni intercorrenti da agenti infettivi diversi, quali Bordetella spp., H. parasuis e A. pleuropneumoniae, per le quali non esistono ancora prove di effettivo miglioramento in seguito a trattamento con alfa interferone. In conclusione, i risultati ottenuti in questo studio confermano che è assolutamente necessario un nuovo approccio alla profilassi delle sindromi PRRS e PMWS/PDNS; questo implica una appropriata combinazione di misure igieniche e di immunoprofilassi, atte a ricostituire una corretta omeostasi metabolica in senso anti-infiammatorio. Inoltre, al di là delle sindromi PRRS e PMWS/PDNS, l’avvio e la diffusione di pratiche di profilassi e terapia di tipo immunologico sono funzionali alla ricerca di soluzioni alternative alla chemioprofilassi, largamente presente ancora nella pratica degli allevamenti intensivi e soggetta ad un inevitabile e drastico ridimensionamento se non addirittura eliminazione negli anni a venire, sulla base dell’esperienza accumulata nei Paesi del Nord Europa. L’uso di prodotti immunologici innocui , esenti dagli aspetti di sicurezza correlati agli MRL (massimi residui limite), è una scelta strategica da perseguire con decisione nell’ambito degli assetti di zootecnia sostenibile dettati dalle norme di Benessere Animale. Nell’ambito di tali assetti, un ruolo centrale sarà senz’altro giocato dalla profilassi “ambientale”, ovvero da quel complesso di misure atte a ripristinare un equilibrio accettabile tra ambiente e capacità di adattamento omeostatico degli animali. A fianco della profilassi “ambientale” , un 3 ruolo importante potrà essere rivestito proprio da alcuni prodotti immunologici, prodotti dallo stesso organismo animale; questi, se somministrati in forma e concentrazione idonee, sono in grado di modulare positivamente fondamentali circuiti omeostatici e di determinare conseguentemente una migliore competenza immunitaria nei confronti dei più comuni patogeni ambientali. Confronto tra Immunofluorescenza, Immunoistochimica e Polymerase Chain Reactors per la ricerca di Circovirus suino tipo 2 naturalmente infetti Introduzione La sindrome da deperimento multifattoriale del suino (PMWS) è una patologia virale cronica recentemente descritta caratterizzata da un progressivo decadimento delle condizioni generali in suini in fase di postsvezzamento (1). Attualmente è diffusa in Nord America ed in Europa; l’agente eziologico responsabile è stato identificato come un nuovo ceppo di Circovirus suino, denominato “tipo 2” (PCV2) antigenicamente e geneticamente differente dal ceppo originario riconosciuto come “tipo 1” (PCV1). Lo scopo del presente lavoro è comparare i risultati delle tre procedure di diagnostica virologica impiegate nella routine di laboratorio per l’identificazione dl PCV2 isolato da organi (polmone e linfonodi) di suini naturalmente infetti: immunofluorescenza indiretta, immunoistochimica e polymerase chain reaction (PCR). Materiali e metodi Animali: Lo studio ha coinvolto settantaquattro allevamenti distribuiti nel Nord Italia (Lombardia ed Emilia Romagna): quarantotto di questi sono stati selezionati in quanto erano presenti suini con sintomatologia clinica e lesioni riferibili a PMWS (figura 1); nei rimanenti non erano presenti animali con sintomi riferibili alla patologia in questione. Nel periodo Marzo – Dicembre 2000, da ogni azienda venivano conferiti presso il nostro laboratorio almeno 5 suini con età compresa tra le 4 e le 14 settimane di età per essere sottoposti alla necroscopia ed ai relativi esami di laboratorio; l’indagine necroscopica, effettuata su un totale di circa 250 capi, ha permesso di rilevare la presenza di lesioni acute e croniche riferibili a PMWS. Successivamente, si è provveduto al prelievo di circa 160 campioni di polmone e di 320 campioni di linfonodi (mediastinici, meseraici ed inguinali) (figura 2) impiegati per essere esaminati attraverso le metodiche di seguito descritte. Immunofluorescenza: da ogni campione sono state effettuate due sezioni criostatiche dello spessore di 5?m successivamente fissate in acetone; per la colorazione tramite immunofluorescenza è stato utilizzato un pool di tre anticropi di topo prodotti presso il nostro laboratorio con determinanti antigenici specifici per PCV2 (2) quali anticorpi primari opportunamente diluiti; la metodica prevede poi l’utilizzo di anticorpi policlonali anti-topo coniugati con FITC; la seconda sezione veniva impiegata come controllo negativo. Immunoistochimica: da ogni campione di polmone e/o linfonodo erano effettuate due sezioni di 4 ?m di spessore fissate in formalina e paraffina. La prima sezione era colorata con Ematossilina - Eosina; la seconda veniva utilizzata per la colorazione immunoistochimica con anticorpi di topo specifici per PCV2, sviluppata con il complesso streptavidina – perossidasi (Vector) e contrastata con ematossilina di Mayer; i due controlli sono costituiti da: controllo positvo: anticorpi anti PMWS applicati su campioni PMWS positivi controllo negativo: siero non immune applicato a campioni in esame. PCR: è stato utilizzato il metodo descritto da Ellis et al (2) :i primers erano ottenuti attraverso l’amplificazione di frammenti di DNA di 481 bp. I controlli erano: - colture celullari criolisate PK 15 PCV! infette - colture cellulari criolisate PK 15 PCV1 negative 4 - colture cellulari criolisate PK 15 PCV2 infette - colture cellulari primarie di rene suino infettate e non sia con PCV1 che con PCV2. Risultati Istologia ed immunoistochimica: l’aspetto istologico di maggior rilievo evidenziato nelle sezioni di linfonodi è la presenza di infiltrati, multifocali o diffusi, di istiociti e macrofagi nella porzione corticale; tali reperti frequentemente contengono corpi inclusi basofili intra citoplasmatici. Occasionalmente si rilevano cellule multi nucleate. Le lesioni polmonari sono rappresentate da polmoniti interstiziali, con coinvolgimento dei linfonodi bronchiali (iperplasia); più raramente si sono evidenziati focolai di bronco polmonite essudativa; frequenti sono i reperti di antigeni PCV2 riscontarti tramite l’immunoistichimica nel citoplasma dei macrofagi e delle cellule multinucleate dei tessuti linfonodali (figura 3). Nei campioni di polmone gli antigeni per PCV2 sono stati rilevati nelle cellule epiteliali bronchiali e bronchiolari, nell’essudato cellulare intrabronchiale e nei macrofagi alveolari (figura 4). Immunofluorescenza: la positività dei linfonodi è dimostrata da una fluorescenza puntiforme più frequentemente multifocale, qualche volta diffusa a tutta la sezione d’organo (figura 5). PCR: la reazione positiva nei campioni testati (omogeneizzati di polmone e linfonodo) era caratterizzata da una forte banda di positività in gel elettroforesi (figura 6). In conclusione, i risultati ottenuti con i tre differenti metodi per la diagnosi di PMWS sono riportati in tabella 1 e raffrontati tra loro in tabella 2. Conclusioni I risultati emersi da questo studio confermano che la diagnosi di PMWS in allevamento si deve basare sul rilievo sia della sintomatologia che delle lesioni osservate in differenti gruppi di animali e non deve essere circoscritto ai soli animali clinicamente colpiti. In questo contesto, i tre metodi diagnostici qui descritti possono essere applicati al fine di ottenere una diagnosi accurata di PMWS. La concordanza tra Immunofluorescenza ed immunoistochimica è totale (100%) mentre diminuisce comparando le due suddette metodiche con la PCR (70.3%): questo può essere giustificato ricordando la maggior sensibilità di quest’ultima prova che permette di rilevare basse concentrazioni di virus anche in animali senza manifestazioni cliniche o in allevamenti dove la malattia non può essere sospettata. In conclusione, la diagnostica di routine per quanto concerne le infezioni da PCV2 si può basare sull’utilizzo dell’immunofluorescenza in quanto questa metodica rappresenta un buon compromesso unendo una buona sensibilità ad una elevata specificità, praticità ed economicità d’uso. Tabella 1. Risultati ottenuti rispettivamente in allevamenti positivi e negativi utilizzando le tre metodiche aziende positive negative IF Histochem PCR + 39 39 45 - 9 9 3 + 2 2 16 - 24 24 10 Tabella 2. Comparazione tra i tre metodi di diagnosi virologica Histochemistry + IF - total + 41 0 41 - 0 33 33 + - total + 40 21 61 - 1 12 13 IF Histochemistry PCR 5 Figura 1. Suinetti infetti infetti da PMWS Figura 2. Aumento di volume e congestione dei linfonodi inguinali Figura 5. Reazione positiva in immunoflorescenza di sezioni criostatiche di linfonodi mesenterici PCV2 positivi Figura 6. Ricerca di PCV2 tramite PCR in campioni clinici: i campioni 1,2,3,8,9,10,13,14 sono positivi; i campioni 4,5,6,7,11,12,15,16 sono negativi. C-= controllo negativo, C+= controllo positivo, MW = molecular weight marker (Marker VIII Boheringer) Figura 3. Immunoistochimica di linfonodi PCV2 positivi: reazione positiva in macrofagi e cellule multinucleate Figura 4 Immunoistochimica di polmoni PCV2 positivi. Reazione positiva in cellule epiteliali di bronchi e in macrofagi intralveolari 6 Risultati del piano di monitoraggio della BSE nella U.E nel 2001 La Commissione Europea ha recentemente pubblicato il report relativo al 2001 riguardante i risultati del piano di monitoraggio e di controllo eseguito sui bovini per la presenza della encefalopatia spongiforme bovina (BSE). Il report presenta i dati finali della sorveglianza passiva e attiva, quest’ultima notevolmente incrementata con l’utilizzo dei tests rapidi nel corso del 2001. Le informazioni ottenute permettono di delineare un quadro più completo della prevalenza e dell’incidenza della BSE nei vari Stati Membri e potranno essere utilizzate per programmare in maniera mirata la politica sanitaria di salvaguardia della salute umana ed animale. I risultati vanno interpretati con cautela, ma appare evidente la maggior probabilità di evidenziare casi positivi in specifiche categorie a rischio di bovini (morti, macellati d’urgenza e macellati per necessità) rispetto agli animali sottoposti a macellazione normale. In generale, il numero dei casi trovati negli animali sospetti è molto significativo e rappresenta la metà dei casi BSE totali. Questo fatto sottolinea l’importanza della sorveglianza passiva effettuata dai veterinari nell’individuare la BSE, anche dopo l’introduzione dei tests rapidi. L’età media dei casi positivi non è aumentata nella maggior parte degli Stati Membri e ciò indica che le misure adottate nel passato, in particolare le restrizioni nella alimentazione dei bovini con proteine animali, stanno producendo effetti positivi. Nel 2001 sono stati controllati 8.516.227 bovini, di cui 2.153 positivi per BSE. 8.457.539 capi sono stati controllati nell’ambito della sorveglianza attiva (tests rapidi sugli animali a rischio e su quelli macellati per il consumo umano), mentre 3.634 sono stati testati nel corso della attività di sorveglianza passiva; 58.901 animali sono stati invece esaminati all’interno della attività di eradicazione della BSE. Il 49% dei casi positivi sono stati riscontrati nel corso del monitoraggio attivo e il 51% nell’ambito della sorveglianza passiva. In tutti gli Stati Membri, ad eccezione del Lussemburgo e della Svezia, sono stati trovati casi positivi. Nella tabella 1 è riassunta l’attività di sorveglianza svolta negli Stati Membri suddivisa per categoria animale. La tabella 2 informa sulla positività nei capi e relativa prevalenza, derivante sia dal monitoraggio attivo sia dalla sorveglianza passiva. Nella tabella 3 sono riassunti i dati di prevalenza in base alle categorie di rischio, mentre la tabella 4 sintetizza il programma di controllo svolto nel 2001. Nella tabella 2 i risultati nei diversi Stati Membri non possono essere paragonati, in quanto frutto di differenti programmi di monitoraggio. Infatti, gli Stati Membri che hanno focalizzato la sorveglianza attiva sugli animali a rischio avranno una prevalenza più elevata rispetto a quelli che hanno controllato anche gli animali regolarmente macellati o animali più giovani su base volontaria (vedi tabella 4). Inoltre, gli Stati Membri che hanno testato una più alta percentuale della loro popolazione avranno un rapporto più elevato “passiva/totale” a paragone di quelli che hanno testato solo un campione minimo. Dalla tabella 3 si evince che la politica concernente la macellazione d’emergenza varia tra gli Stati Membri. In alcuni Stati Membri come l’Irlanda i bovini non erano ricevuti per la macellazione d’emergenza e in altri il numero di tali animali ricevuti è molto limitato. In Francia, i bovini non furono più ricevuti per macellazione d’emergenza dopo il gennaio 2001. Il gruppo degli animali con segni clinici all’ante mortem era originariamente riferito ai capi compresi nella Direttiva 64/433/EEC Annex 1, Capitolo IV, 27 a) e b) (punto 2 in “Testing Programme”). Dai reports mensili, sembra che alcuni Stati Membri abbiano interpretato questa categoria come animali segnalati come sospetti di BSE alla visita ante mortem. Per tale ragione i risultati non possono essere paragonati. Per una consultazione più approfondita del report è possibile consultare il seguente indirizzo: http://europa.eu.int/comm/food/fs/bse/bse45_en.pdf 7 Tabella 1. Controlli eseguiti per BSE nel 2001 in 15 Stati Membri n° tests eseguiti paese macellazione d'urgenza segni clinici all'ante morti mortem Belgio 1513 137 Danimarca 1796 99 Germania 7972 185 regolarmente macellati sospetti BSE eradicazione BSE totale 13060 359435 242 3522 377909 20297 250414 73 4286 276965 268776 2565341 214 13849 2856337 Grecia 224 2 1429 15360 3 95 17113 Spagna 3827 632 48466 325476 96 3917 382414 Francia 171 0 133718 2382225 469 11117 2527700 Irlanda 0 893 24614 636930 482 12196 675115 8282 14648 47214 388494 10 5098 463746 Italia Lussemburgo 30 35 1330 19475 14 2 20886 Olanda 13279 2 31056 454649 97 2558 501641 Austria 2490 0 7023 216045 2 28 225588 Portogallo 1468 5403 1162 28384 326 2012 38755 Finlandia 8140 5940 3880 9882 3 31 27876 Svezia 1393 2 22248 4433 25 0 28101 Regno Unito 46189 13 27228 21033 1211 407 96081 totale 96774 27991 651501 7677576 3267 59118 85162 Tabella 2. Capi controllati e positivi per BSE nell'ambito della sorveglianza attiva e passiva monitoraggio attivo sorveglianza passiva n° tests eseguiti n° tests eseguiti rapporto paese controllati positivi rapporto (1/10000) controllati positivi rapporto (1/10000) passiva/totale Belgio 374145 36 1,0 242 9 371,9 19,6% Danimarca 272606 4 0,1 73 1 137,0 16,7% Germania 2842274 114 0,4 214 7 327,1 5,6% Grecia 17015 1 0,6 3 0 0,0 0,0% Spagna 378401 73 1,9 96 9 937,5 10,8% Francia 2516114 183 0,7 469 91 1940,3 32,9% Irlanda 662437 119 1,8 482 123 2551,9 50,0% Italia 456638 50 1,1 10 0 0,0 - Lussemburgo 20870 0 0,0 14 0 0,0 - Olanda 498986 17 0,3 97 3 309,3 15,0% Austria 225558 1 0,04 2 0 0,0 - Portogallo 36417 48 13,2 326 62 1901,8 54,9% Finlandia 27842 1 0,4 3 0 0,0 0,0% Svezia 28076 0 0,0 25 0 0,0 - Regno Unito 94463 386 40,9 1211 798 6589,6 67,6% 8451842 1033 1,2 3267 1103 33,8 51,3% totale 8 Tabella 3. Controlli sugli animali a rischio macellazione d'urgenza segni clinici dell'ante mortem morti paese controllati positivi rapporto (1/10000) controllati positivi rapporto (1/10000) Belgio 1513 0 0,00 137 1 Danimarca 1796 0 0,00 99 0 Germania 7972 21 26,34 185 Grecia 224 0 0,00 2 Spagna 3827 7 18,29 Francia 171 0 Irlanda 0 Italia Lussemburgo rapporto (1/10000) controllati positivi 72,99 13060 7 5,36 0,00 20297 1 10,49 10 540,54 268776 47 1,75 0 0,00 1429 0 0,00 632 1 15,82 48466 31 6,40 0,00 0 0 - 133718 100 7,48 0 - 893 4 44,79 24614 81 32,91 8282 7 8,45 14648 8 5,46 47214 8 1,69 30 0 0,00 35 0 0,00 1330 0 0,00 Olanda 13279 2 1,51 2 1 5000,0 31056 3 0,97 Austria 2490 0 0,00 0 0 - 7023 0 0,00 Portogallo 1468 10 68,12 5403 6 11,10 1162 13 111,88 Finlandia 8140 0 0,00 5940 1 1,68 3880 0 0,00 Svezia 1393 0 0,00 2 0 0,00 22248 0 0,00 Regno Unito 46189 277 59,97 13 2 1538,46 27228 106 38,93 totale 96774 324 33,48 27991 34 12,15 651501 397 6,9 Tabella 4. Tabella sinottica del programma di monitoraggio gennaio - giugno 2001 UK EU luglio - dicembre 2001 A, S & FIN UK EU A, S & FIN macellazione d'urgenza tutti gli animali > 30 mesi tutti gli animali > 30 tutti gli animali > 30 mesi mesi tutti gli animali > 24 mesi tutti gli tutti gli animali > 24 animali > 24 mesi mesi segni clinici all'ante mortem tutti gli animali > 30 mesi tutti gli animali > 30 tutti gli animali > 30 mesi mesi tutti gli animali > 24 mesi tutti gli tutti gli animali > 24 animali > 24 mesi mesi campione random di campione random di campione random di animali > animali > 30 mesi animali > 30 mesi 30 mesi tutti gli animali > 24 mesi tutti gli tutti gli animali > 24 animali > 24 mesi mesi tutti gli animali > 30 mesi destinati al commercio intra comunitario tutti gli animali > 30 mesi campione tutti gli random di animali > 30 animali > 30 mesi mesi morti regolarmente macellati tutti gli animali > 30 mesi tutti gli animali > 30 mesi sospetti BSE tutti gli animali > 20 mesi tutti gli animali > 20 tutti gli animali > 20 mesi mesi animali acquistati per la distruzione secondo lo schema di mercato nessuno tutti gli animali > 30 tutti gli animali > 30 mesi soggetti a "macellazione mesi soggetti a speciale tutti gli animali > 30 "macellazione speciale d'emergenza" o con d'emergenza" o con mesi soggetti a nessun nessun "macellazione segni clinici all'ante segni clinici all'ante acquisto per acquisto per mortem speciale mortem o nati tra lo schema di lo schema di 01/08/1996 e L,D: tutti gli animali d'emergenza" o con distruzione distruzione 01/08/1997 > 30 mesi segni clinici all'ante mortem NL, DK: nessun Campione random dei rimanenti animali > 30 acquisto per lo mesi schema di distruzione altro (inclusa l'eradicazione BSE) volontaria volontaria volontaria tutti gli animali volontaria tutti gli animali volontaria tutti gli animali volontaria 9