LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI A cura di Edizione del Febbraio 2014 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI CIVIELLE Cantine della Valtènesi e della Lugana Presentazione Civielle - Cantine della Valtènesi e della Lugana, società agricola cooperativa fondata nel 1979, è ubicata a Moniga del Garda, sulla sponda occidentale del Lago di Garda, in una storica Cantina, al centro di una zona di antiche tradizioni vitivinicole. Finalità della Cooperativa, che non ha scopi di lucro, è lo sviluppo della viticoltura territoriale a difesa dell’integrità dell’ambiente tramandato nei millenni, del reddito delle imprese agricole nel cotesto di un’economia particolarmente orientata al turismo. L’attività si esplica nei vari segmenti della produzione, della trasformazione e nel confezionamento dei prodotti vitivinicoli, sia presso la sede aziendale che presso le oltre 150 aziende vitivinicole che ne utilizzano le tecnologie nel territorio regionale e nelle regioni limitrofe. I viticoltori soci della cooperativa - 80 le aziende rappresentate - condividono rigorosi protocolli volontari di coltivazione e di raccolta delle uve, e la cooperativa opera in ottemperanza alle norme per la certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008. La cooperativa applica inoltre i metodi di produzione dell’agricoltura biologica secondo gli standard dell’Unione Europea e I.F.O.A.M. e N.O.P. del Nord America. I terreni coltivati, certificati per l’agricoltura biologica, ad oggi sono oggi l’80% del totale con l’obiettivo di giungere al più presto al 100%. Fin dal 1987 la cooperativa è accreditata dall’Amministrazione Provinciale di Brescia e dalla Regione Lombardia per l’attuazione di progetti di assistenza tecnica e organizza periodicamente importanti convegni, seminari, visite guidate, incontri tecnici, produce materiale come dispense, opuscoli e bollettini periodici per informare gli operatori del mondo vitivinicolo sulle tematiche tecniche, normative ed economiche riguardanti il settore. In trent’anni di esperienza Civielle ha accumulato un considerevole bagaglio di conoscenze che si estendono anche ad una problematica di rilevante interesse collettivo come quella della sicurezza sul lavoro. Per questo, grazie anche al contributo dell’Unione Europea e della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia, ha ritenuto utile riassumere in questa pubblicazione, il complesso delle informazioni necessarie alle imprese vitivinicole per porre nel giusto rilievo il tema della sicurezza alimentare nel settore vitivinicolo. 1 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI INDICE PREMESSA 3 STORIA 4 NORMATIVA 4 PRINCIPI DI BASE 6 VANTAGGI DELL’AVVICENDAMENTO COLTURALE 8 SVANTAGGI DELL’AVVICENDAMENTO COLTURALE 10 SISTEMI DI AVVICENDAMENTO 11 SCHEDE COLTURALI 15 2 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI PREMESSA La rotazione delle colture o avvicendamento colturale è una tecnica adottata in agricoltura che prevede la variazione, da un ciclo produttivo all'altro, della specie agraria coltivata nello stesso appezzamento, al fine di migliorare o mantenere la fertilità del terreno agrario e garantire, a parità di condizioni, una maggiore resa. Si contrappone alla tecnica della monosuccessione, che consiste nella ripetizione sullo stesso appezzamento della coltura effettuata nel ciclo precedente. La rotazione delle colture è una tecnica colturale le cui origini si perdono nella notte dei tempi; trattasi sostanzialmente di una tecnica basata sull’alternare, nella medesima posizione del campo o dell’orto, trascorso un determinato periodo temporale, la coltivazione di una determinata pianta con un’altra. La durata di detto periodo può essere varia; la rotazione delle colture infatti può essere biennale, triennale o quadriennale; la più utilizzata è molto probabilmente quest’ultima. Con la rotazione delle colture ci si prefiggono scopi ben precisi, ovvero il mantenimento e/o il miglioramento della fertilità del suolo destinato alla coltivazione; ciò garantisce una miglior produttività del terreno in questione. Quando si effettuano la sostituzione delle piante, le scelte non sono casuali, una certa pianta infatti deve essere sostituita da un’altra pianta appartenente a una famiglia botanica totalmente diversa affinché si possano ottenere i maggiori benefici e si possa mantenere costante la continuità del ciclo produttivo. L’alternanza delle colture detta avvicendamento ha sempre consentito all’agricoltore di salvaguardare e conservare nel tempo il livello di fertilità dei suoi terreni. Avvicendare le colture sul medesimo appezzamento, in termini agronomici, significa anche alternare gli interventi preparatori sia in termini temporali che di intensità a seconda della coltivazione da eseguire. Significa poi interrare, con la pratica del sovescio parziale, differenti tipologie di residui colturali (diverse quantità di fitomassa), di differente composizione qualitativa. Basti pensare alla diversità tra una paglia di grano e un residuo paglioso di soia che attivano processi di decomposizione e mineralizzazione a partire da substrati sostanzialmente diversi. Diversa ancora sarà poi la stratificazione lungo il profilo del terreno di detta fitomassa, in relazione alla tipologia e profondità di lavorazione eseguita. Tra le possibili specie erbacee coltivabili, le leguminose sono una essenziale componente di tutti i sistemi agricoli. L’importanza agronomica delle leguminose è da attribuire alla loro ricchezza in proteina di qualità idonea ad alimentare sia l’uomo che gli animali domestici, oltre al contributo nel garantire la fertilità del suolo. Il ruolo della rotazione colturale trova esaltazione nella pratica di un’agricoltura sostenibile, per diminuire i consumi di energia fossile, aumentare l’uso di risorse rinnovabili, diminuire l’impiego di diserbanti, concimi chimici e fitofarmaci, introdurre maggiore diversificazione colturale, diminuire il numero dei trasporti, assicurare la conservazione della fertilità del terreno e l’ottenimento di prodotti di migliore qualità. La rotazione, caposaldo dell’agricoltura tradizionale, rappresenta una scelta obbligata nell’agricoltura sostenibile. 3 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI STORIA La rotazione delle colture venne praticata per secoli nel quadro di sistemi agricoli che includevano l'allevamento, mentre a partire dall'Ottocento con gli studi di Justus von Liebig sui fertilizzanti viene introdotta la monocoltura e successivamente l'agricoltura intensiva. Si può affermare che le rotazioni moderne in Italia nascono come conseguenza delle grandi opere irrigue di comuni e principati, che imposero l’esigenza di inserire le foraggere tra i raccolti di cereali. La conseguenza fu un nuovo allevamento che non si fondava più sui pascoli naturali, ma sulla coltivazione dei foraggi. I primi scrittori che descrissero il sistema italiano sono, nel Cinquecento, Camillo Tarello e, soprattutto, Agostino Gallo. La rotazione divenne vera scienza in Inghilterra tra la fine del Seicento e il Settecento, quando decine di agronomi sperimentano nuove combinazioni di colture in successione. Tra quegli agronomi il più famoso è Arthur Young, che provò cento rotazioni ma che non riuscì a creare una teoria organica che venne poi creata da un suo discepolo, il tedesco Albrecht Thaer. Il piano più famoso per la sperimentazione di tutte le condizioni ed i benefici della rotazione venne realizzato, dal 1843, nell'azienda sperimentale di un magnate dei fertilizzanti, John Bannet Lawes, dall'agronomo inglese Henry Gilbert, che dopo cinquant'anni di sperimentazioni, illustrò in una serie di conferenze negli Stati Uniti d’America, i risultati del più straordinario progetto sperimentale della storia dell'agronomia. L'agricoltura sostenibile tenta di reintrodurre la rotazione delle colture nell’intento di ridurre o addirittura evitare l’impiego dei fertilizzanti chimici. NORMATIVA Una normativa precisa regola l’avvicendamento in agricoltura biologica e nei disciplinari di lotta integrata delle misure agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale. Agricoltura biologica Il DM del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali n.18356 del 27 novembre 2009 ”Disposizioni per l’attuazione dei regolamenti (CE) n. 834/2007, n. 889/2008 e n. 1235/2008 e successive modifiche riguardanti la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici” all’articolo 3 tratta la tematica degli avvicendamenti colturali precisando che la fertilità del suolo e la prevenzione delle malattie è mantenuta mediante il succedersi nel tempo della coltivazione di specie vegetali differenti sullo stesso appezzamento. In caso di colture seminative, orticole non specializzate e specializzate, sia in pieno campo che in ambiente protetto, la medesima specie è coltivata sulla stessa superficie solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. In deroga a quanto sopra riportato: - i cereali autunno-vernini (ad esempio: frumento tenero e duro, orzo, avena, segale, triticale, farro, ecc.) e il pomodoro in ambiente protetto possono succedere a loro stessi per un massimo di due cicli colturali, che devono essere seguiti da almeno due cicli di colture di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio; 4 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI - il riso può succedere a se stesso per un massimo di tre cicli, seguiti da almeno due cicli di colture di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o altra coltura da sovescio; - gli ortaggi a foglia a ciclo breve possono succedere a loro stessi al massimo per tre cicli consecutivi, successivamente ai tre cicli segue almeno una coltura da radice/tubero oppure una coltura da sovescio. - le colture da taglio non succedono a se stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di 6 mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio. In tutti i casi previsti, il ciclo di coltivazione della coltura da sovescio ha una durata minima di 70 giorni. L’art.3 del DM 18356 non si applica alle coltivazioni legnose da frutto ed erbacee poliennali. Una successiva nota del MiPAAF, la Nota n. 12096 del 03/08/2010 chiarisce alcuni punti controversi del DM 18356 precisando che il DM identifica nella successione di almeno tre cicli colturali di colture non poliennali appartenenti a specie botaniche differenti (di cui almeno una appartenente alla famiglia delle leguminose o, se appartenente a famiglia differente, comunque destinata al sovescio) la condizione del rispetto di un minimo avvicendamento colturale. Tale riferimento alla specie botanica deve intendersi applicato anche per quanto indicato dalla deroga relativa ai cereali autunno vernini (terzo capoverso, primo trattino). Pertanto fermo restando che le sequenze colturali devono comunque prevedere un intervallo minimo di due cicli di colture diverse prima che la stessa specie possa essere nuovamente coltivata (fatte salve le deroghe di cui sotto) e che delle tre specie in sequenza almeno una sia una coltura leguminosa (da reddito o da sovescio) o altra coltura da sovescio, tutte le sequenze colturali caratterizzate da un numero maggiore di tre cicli colturali devono essere considerate conformi alle indicazioni del DM. Per effetto delle indicazioni relative alle colture erbacee poliennali nel DM sono considerate conformi alle indicazioni del DM stesso tutte le sequenze colturali caratterizzate dalla presenza di una coltura erbacea poliennale (es. prato, ortiva a ciclo poliennale quale carciofo o asparago, ortiva destinata alla produzione di seme se a ciclo biennale). Comunque in tutti i casi anche in relazione a quanto sopra esplicato è opportuno precisare che le valutazioni sulla conformità delle successioni colturali nei riguardi delle indicazioni del DM devono essere realizzate tenendo conto dell’intero avvicendamento e/o rotazione dichiarata e contenuto nella relazione tecnica complementare alla notifica bio. E’ quindi opportuno che gli organismi pubblici e privati di controllo possano accertare in occasione delle visite ispettive di sorveglianza presso le aziende l’esistenza di un’effettiva suddivisione della superficie destinata alla coltivazione in aree rotazionali in numero e in superficie adeguata tali da accogliere la dichiarata successione colturale. La valutazione del numero delle aree rotazionali necessarie è eseguita sulla base della lunghezza dei cicli colturali delle differenti colture, in conformità agli ordinari criteri di pratica agronomica. In altri termini, l’eventuale scelta di condurre la successione colturale investendo tutta la superficie aziendale con la stessa coltura nello stesso momento deve essere considerata una pratica non ordinaria e comunque da considerare come elemento di rischio e da sottoporre alla preventiva valutazione dell’organismo di controllo. Esclusivamente ai fini dell’applicazione delle indicazioni proposte dal DM, le colture consociate con leguminose e gli erbai misti con leguminose sono considerati al pari di una coltura pura di leguminose da reddito o da sovescio o di altra coltura da sovescio. 5 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Si ritiene altresì opportuno precisare che qualora una delle colture previste dalla sequenza colturale non possa essere portata a termine per condizioni climatiche o agronomiche avverse, e che pertanto la raccolta o il sovescio non abbia avuto luogo o non possa avere luogo, essa potrà essere riseminata o ritrapiantata senza che tale coltivazione sia considerata come un nuovo ciclo colturale. Tale circostanza dovrà essere opportunamente registrata a livello aziendale e segnalata all’organismo di controllo in occasione della visita ispettiva. Relativamente agli ortaggi a foglia è opportuno precisare che la deroga prevista al terzo capoverso (deroghe), terzo trattino si può applicare solo per le specie ortive che possono essere coltivate sia per la raccolta a foglia/cespo che per la raccolta a taglio solo se la loro raccolta (che può avvenire simultaneamente o scalarmente) determina comunque la fine del ciclo colturale. Invece, la deroga prevista al terzo capoverso, quarto trattino, si deve applicare esclusivamente alle colture il cui prodotto è costituito principalmente dalle foglie (con eventuale minore presenza di altri organi della pianta quali steli e/o fiori) la cui raccolta viene eseguita mediante taglio o sfalcio e che, in relazione alla capacità di ricrescita della coltura, può essere ripetuta più volte, prima della conclusione del ciclo colturale. Ciò esclude che all’interno del periodo di sei mesi possano succedersi più cicli di colture da taglio se appartenenti a specie diverse. Si precisa che la coltura destinata a sovescio (leguminosa e non) deve avere una durata minima di almeno 70 giorni, calcolati a decorrere dalla data di semina della coltura da sovesciare e la semina / trapianto della coltura successiva. Le informazioni relative alle date di semina della coltura da sovescio e della coltura successiva dovranno essere opportunamente registrate a livello aziendale e riportate all’organismo di controllo in occasione della visita ispettiva. Disciplinari di lotta integrata delle misure agroambientali del P.S.R.. Le regole per l’avvicendamento delle varie colture nell’ambito dei disciplinari di lotta integrata nell’ambito delle misure agro ambientali del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 vengono riportate in seguito elle schede colturali. PRINCIPI DI BASE La scelta delle colture avviene in funzione degli obiettivi e dei bisogni dell'agricoltore e del terreno e del clima e delle piante. Nella scelta della successione colturale l'agricoltore è dipendente soprattutto dal rischio allelopatico, dalla stanchezza del terreno, dai rischi di insediamento di malattie, insetti e malerbe di difficile eradicazione. L'allelopatia o antagonismo radicale E’ un fenomeno che interviene molto frequentemente nella competizione interspecifica e intraspecifica tra le piante nell'agroecosistema, per cui una pianta rilascia nel terreno, a seguito del metabolismo della stessa, sostanze (i cosiddetti metaboliti secondari) che inibiscono la crescita e lo sviluppo di piante concorrenti. Tali sostanze si comportano perciò come fitotossine radicali (amigdalina dal pesco e florizina dal melo). 6 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI L'allelopatia riduce pertanto la competizione interspecifica, perché diminuisce o elimina altre piante potenzialmente competitrici nella disponibilità delle risorse (nutrienti, acqua, luce). D'altro canto, negli ultimi anni l'allelopatia è considerata come quel fenomeno che inibisce o incrementa la crescita delle piante. Sotto l'aspetto tecnico è considerato un fenomeno negativo, in quanto fa parte del complesso di fenomeni alla base della stanchezza del terreno: a causa della presenza di tossine radicali, diverse specie manifestano sintomi di sofferenza quando viene reimpiantato una specie in successione ad uno della stessa specie. La stanchezza del terreno o sindrome da reimpianto E’ un fenomeno che si verifica generalmente nei terreni ove vengono realizzati impianti consecutivi utilizzando sempre la stessa specie o specie affini. Di conseguenza le piante manifestano un minor accrescimento, ritardata entrata in produzione, addirittura possono arrivare alla morte. Generalmente le cause di questo fenomeno possono dipendere da fattori biotici, come batteri, virus, funghi, che si specializzano per quella coltura; può essere dovuta anche alla presenza di sostanze tossiche come l'amigdalina e la florizina, che sono glucosidi prodotti dagli apparati radicali delle piante stesse (allelopatia) oppure da sostanze tossiche formatesi con anomale decomposizioni della sostanza organica o in condizioni di eccesso idrico, oppure ancora da squilibri nutrizionali con eccessi o carenze di elementi nutritivi. Generalmente per risolvere questo problema si richiede di non effettuare una monocoltura, ma una rotazione colturale. La situazione può però essere mitigata con l'utilizzo di nuovo terreno da immettere nelle buche, lavorazioni per arieggiare il terreno, aggiunta di sostanza organica per arginare il danno. Il fenomeno del calo progressivo delle produzioni, in colture ripetute nello stesso appezzamento, è noto da secoli e viene chiamato dagli agronomi «stanchezza del terreno». Alcuni motivi per cui si verifica la diminuzione delle produzioni non sono ancora del tutto noti, ma le cause fondamentali di queste diminuzioni sono, in sintesi, le seguenti: o il continuo assorbimento da parte delle piante degli stessi elementi nutritivi; o l’esplorazione dei medesimi strati di terreno, essendo simili la forma e l’estensione delle radici; o l’aumento dei danni provocati da parassiti animali e vegetali, da batteri e funghi specializzati, che si moltiplicano più attivamente ripetendo la coltura; o la difficoltà crescente di controllare le piante infestanti che diventano sempre più specifiche per la coltivazione e resistenti agli interventi anche quando si impiegano diserbanti chimici; o l’aumento e l’accumulo nel suolo di sostanze che le piante secernono o che derivano dalla loro decomposizione e che possono risultare tossiche. L’insediamento di malattie, insetti e malerbe di difficile eradicazione Molte patologie che attaccano i vegetali sono provocate da agenti patogeni, fitofagi, parassitari ecc.; tali agenti, in determinate condizioni, possono attaccare una particolare famiglia di piante (un esempio è la cosiddetta peronospora, patologia che attacca le Cucurbitacee, come zucchine, zucche, angurie, e le Crucifere, come cavoli, cavolfiori e broccoli) e sfamandosene possono sopravvivere e riprodursi creando notevoli problemi a livello produttivo. Dal momento che i vari agenti non attaccano tutte le piante indistintamente, la 7 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI soluzione per la loro eliminazione consiste nel variare il tipo di coltura. Così agendo si viene a limitare la sopravvivenza e il proliferarsi di determinati patogeni; di fatto, la rotazione delle colture è una specie di strategia preventiva che talvolta ha anche finalità terapeutiche. Grazie alla rotazione delle colture è possibile limitare l’utilizzo di prodotti chimici ad azione fitosanitaria quali, per esempio, gli antiparassitari, i pesticidi, i diserbanti ecc.; tale limitazione consente sia un risparmio di tipo economico sia di limitare gli eventuali problemi che il loro uso potrebbe causare (molti fitosanitari sono sostanze pericolose che vanno maneggiate con molta precauzione). Grazie alla rotazione il terreno assorbe determinati tipi di nutrienti che erano stati assorbiti dalle piante presenti precedentemente; ciò è particolarmente utile per la massimizzazione della varietà colturale, senza contare che il ciclo delle erbe infestanti viene interrotto. VANTAGGI DELL’AVVICENDAMENTO COLTURALE Riassumendo l’avvicendamento presenta i seguenti vantaggi: • Vantaggi per la gestione delle erbe infestanti perché contribuisce ad interrompere il ciclo vitale degli organismi nocivi legati ad una certa coltura; in particolare, la successione di piante di famiglie differenti (per esempio, alternanza tra graminacee e piante oleaginose, tipo grano e colza) permette di interrompere il ciclo di alcune malerbe; o risulta ridotto il rischio di selezionare la flora infestante; o la gestione della flora infestante risulta più semplice, in particolare delle graminacee, con un moderato impiego di erbicidi: la soia, ad esmepio, può consentire la riduzione dei graminicidi sulla coltura di mais. o • Vantaggi per la struttura del terreno o grazie alla diversità dei sistemi radicali, il profilo del terreno è esplorato meglio, il che si traduce in un miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo e in particolare della sua struttura (limitandone il compattamento e la degradazione), e quindi della nutrizione delle piante; o l'impiego delle leguminose consente l'aggiunta di azoto simbiotico al suolo; più in generale, la composizione dei diversi residui colturali contribuisce alla qualità dell'humus; o si evita il fenomeno dell'antagonismo radicale; o risulta migliore la ripartizione del carico di lavoro del terreno, con l'introduzione nel ciclo della rotazione di colture a prato o a maggese; o il terreno viene protetto dall’erosione; o permette di alternare differenti metodologie di lavorazione del terreno; o permette di ottenere buoni risultati produttivi con tecniche di coltivazione di tipo conservativo e fortemente risparmiatrici di mezzi tecnici (minime lavorazioni del terreno o semina diretta, diserbi di solo post-emergenza con dosi molto ridotte, etc.). 8 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI • Vantaggi per la gestione della fertilità o consente programmare la fertilizzazione in funzione delle colture presenti nell’avvicendamento; o consente un minore input di concimi minerali; o dà possibilità di controllare meglio, limitandola, la lisciviazione dei nitrati; o consente un migliore sfruttamento della fertilità del terreno in funzione della profondità esplorata dalle specie; o vantaggi specifici derivanti dall’inserimento di una leguminosa, come la soia, nell’avvicendamento sono la riduzione complessiva degli apporti di fertilizzanti azotati in quanto le leguminose fissano direttamente l’azoto atmosferico; o l’incremento dei microrganismi presenti nel terreno può tradursi in un miglioramento della fertilità biologica. • Vantaggi per la gestione dei nitrati Nelle condizioni pedoclimatiche che caratterizzano la pianura padana il fenomeno della lisciviazione dei nitrati si verifica prevalentemente nel periodo autunno-invernale quando le precipitazioni sono più abbondanti, l’evapotraspirazione è più ridotta e il terreno è nudo, non coperto da colture in grado di assimilare nutrienti. I sistemi colturali che prevedono la stessa coltura sullo stesso appezzamento per più anni e che fanno largo uso di fertilizzanti e effluenti di allevamento risultano notevolmente più a rischio di lisciviazione. La scelta del sistema colturale è un elemento importante per l’agricoltura che deve far fronte alla problematica dei nitrati. Infatti una gestione attenta e razionale dell’avvicendamento delle colture può essere utile per contenere il rilascio di nitrati nell’ambiente. Il fenomeno della lisciviazione dei nitrati può essere mitigato apportando modifiche alle rotazioni colturali quali: l'utilizzo di colture di copertura, l'inserimento di leguminose nella rotazione e la conversione delle superfici in prati permanenti e avvicendati. Tutte le colture di copertura a prescindere da una raccolta per fini produttivi, sono anche considerate colture “trappola”, vale a dire capaci di assorbire nitrati che altrimenti liscivierebbero in falda. Tali colture di copertura sono in grado di assorbire almeno in parte l’azoto minerale che rimane nel terreno dopo la raccolta della coltura principale e che altrimenti potrebbe essere allontanato dal sistema suolo-pianta. Le asportazioni dell’azoto minerale residuo successivamente alla coltura primaverile-estiva variano da un minimo del 50% (loiessa) fino ad un massimo del 75% (brassicacee), a seconda dell’efficacia della coltura. Per questa ragione sistemi colturali che prevedano la presenza sistematica di colture nel periodo autunno-invernale possono avere un ruolo decisivo nel limitare le perdite di azoto. • Vantaggi legati all’inserimento in avvicendamento di leguminose Le leguminose foraggiere o da granella fissano notevoli quantità di azoto atmosferico attraverso la simbiosi con i batteri azoto-fissatori. Questo azoto viene in gran parte rilasciato nel terreno sia durante la crescita colturale, sia successivamente con i residui colturali. Tale disponibilità d'azoto nel terreno promuove i processi di trasformazione della sostanza organica e potrebbe favorire lo sviluppo delle successive 9 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI colture, soprattutto se queste sono caratterizzate da un’alta domanda nutrizionale. Questo aspetto può essere determinante, come noto, per limitare l’utilizzo di concimi minerali. • Vantaggi legati all’inserimento di prati permanenti e/o avvicendati Un’importante funzione dei prati è quella di occupare la superficie del suolo per lunghi periodi di tempo, limitando così anche i fenomeni di tipo erosivo. La densità dell'apparto radicale che li contraddistingue, agendo da filtro biologico, permette il sequestro dei nutrienti per tutta la durata della fase vegetativa, assicurando tassi di assimilazione dell’azoto molto elevati. Recenti studi riportano infatti che i prati, attraverso il loro sistema radicale, sono in grado di rimuovere fino al 97% dei nitrati presenti nella soluzione circolante del terreno. Per queste ragioni i prati permanenti ed avvicendati si prestano convenientemente ad essere fertilizzati con effluenti di allevamento. Rispetto all’omosuccesione di mais una rotazione che prevede 3 di prato di medica + 1 anno di mais + 1 anno di frumento può portare a riduzioni anche del 50% della lisciviazione. • Vantaggi per l’ecosistema o consente più elevata sostenibilità complessiva biodiversità, qualità del paesaggio agrario, ecc.) o favorisce la diversità biologica delle colture. dell’agro-ecosistema (maggiore • Vantaggi per la gestione delle fitopatie o riduce la pressione selettiva nei confronti dei patogeni e degli insetti; o permette un contenimento dei danni causati da fitopatie che possono essere “trasmesse” dalla stessa coltura in monosuccessione o da specie diverse attaccate da patogeni. • Vantaggi per la protezione dagli eventi climatici o dà la possibilità di ottenere prodotti diversi in vari periodi dell’anno e quindi una certa assicurazione nei confronti di eventi climatici sfavorevoli. • Vantaggi per il lavoro dell’agricoltore o consente un’equilibrata ripartizione del lavoro durante l’anno. • Vantaggi per il mercato o permette una riduzione del rischio di mercato, sia in termini di collocazione del prodotto che di prezzo. SVANTAGGI DELL’AVVICENDAMENTO COLTURALE • Determina una maggiore complessità nella gestione delle coltivazioni. 10 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI SISTEMI DI AVVICENDAMENTO Avvicendamento a ciclo chiuso o rotazione colturale Segue uno schema rigido predefinito che si ripete periodicamente a cicli poliennali di durata compresa fra due e nove anni. Si basa su schemi stabiliti secondo tradizioni storiche e locali che dipendono da fattori socio-economici, climatici e geografici. Nell'agricoltura moderna è stato soppiantato dall'avvicendamento libero. Avvicendamento libero Segue uno schema non rigidamente predefinito che adotta comunque i principi di base dell'avvicendamento. Si basa su schemi liberi in funzione di fattori prevalentemente economici. Esistono diverse modalità per eseguire la rotazione delle colture che si basano su diverse modalità di classificazione e diversificazione delle colture. Classificazione delle colture sulla base degli effetti sulla struttura del terreno All'interno di questa tecnica le colture si dividono in 3 gruppi che vengono avvicendati: • colture da rinnovo (a fine ciclo lasciano il terreno con una migliore struttura dovuta alle lavorazioni, es. mais, colza); • colture miglioratrici (principalmente le leguminose, azoto-indipendenti, es. erba medica, trifoglio..); • colture depauperanti (generalmente le graminacee). Vi sono poi colture considerate miglioratrici da rinnovo, come la soia (leguminosa). Il difetto di questo sistema è di essere abbastanza rigido in quanto una volta stabilito può essere difficilmente modificato prima del suo completamento. Per definizione ogni ciclo inizia con una coltura da rinnovo e termina con una depauperante 11 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Classificazione delle colture sulla base delle esigenze nutritive All'interno di questa tecnica le colture si dividono in tre gruppi principali. • Piante che risultano notevoli consumatori di sostanze nutritive: o cavoli (tutte le tipologie fatta eccezione per il cavolo rapa) o cetrioli o insalate o melanzane o meloni o patate o peperoni o pomodori o sedano e sedano rapa o spinaci o zucche e zucchine o graminacee • Piante ritenute quali consumatori medi di sostanze nutritive: o aglio o barbe rosse o bietole o cavoli rapa o carote o cicoria o cipolle o erbe aromatiche o finocchi o porri o radicchio o ravanelli o rucola o scorzonera • Piante considerate come deboli consumatori di sostanze nutritive: o fagioli e fagiolini o fave o piselli o prezzemolo o soia 12 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Questo sistema di rotazione delle colture prevede la suddivisione della superficie in tre settori (settori 1, 2 e 3). In ogni settore si avvicenderanno le colture del primo gruppo, del secondo ed infine del terzo. Le colture del terzo gruppo, le meno esigenti (la maggior parte delle quali appartiene alla famiglia delle Leguminose) permettono di fissare l’azoto atmosferico arricchendo quindi il terreno di utili sostanze organiche rendendolo adatto alla successiva coltivazione delle piante del primo gruppo, quelle più esigenti. Classificazione delle colture sulla base della parte edule destinata al consumo Questo sistema di rotazione delle colture prevede la suddivisione degli ortaggi in 4 gruppi: • Ortaggi da frutto: o angurie o cetrioli o fagioli o fagiolini o fave o melanzane o meloni o peperoni o pomodori o zucche o zucchini • Ortaggi da foglia: o cavoli o cicoria o finocchio o insalate o radicchio o rucola o sedani o spinaci • Ortaggi da radice: o aglio o barbe rosse o carote o cipolle o patate o porri o ravanelli o rape o scorzonera o sedano rapa 13 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI • Ortaggi da fiori: o cavolfiori o piante aromatiche Il primo anno si coltiveranno gli ortaggi da frutto, nel secondo anno quelli da fiore, nel terzo anno si procederà con la coltivazione degli ortaggi da foglia e nell’ultimo con quelli da radice. Per quanto riguarda la scelta delle colture da mettere in successione una volta scelto un criterio tra quelli sopra elencati, al fine di valorizzare gli effetti benefici dell’avvicendamento colturale occorre: • ripartire nel tempo le operazioni colturali che richiedono tempestività di intervento, come le lavorazioni principali del terreno e la semina; • effettuare il controllo delle infestanti con un moderato impiego di erbicidi, intervenendo sulla coltura più facile con la soluzione a minor costo; • programmare la fertilizzazione, nell’ambito della rotazione, in funzione della risposta quanti-qualitativa delle colture ai nutrienti; • perseguire la diversità biologica delle colture per contrastare la proliferazione di agenti biologici nocivi (funghi, insetti, etc.) e sostenere quelli utili; 14 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI SCHEDE COLTURALI Per attuare nel modo più corretto possibile la rotazione delle colture è necessario conoscere le famiglie botaniche di appartenenza delle varie colture, per evitare di mettere a dimora in successione piante poco compatibili tra loro. Suddivisione in famiglie botaniche delle principali specie coltivate Famiglia Maggiore diffusione Minore diffusione Chenopodiacee Composite Crucifere Cucurbitacee Graminacee Labiate Bietola da costa e da taglio, Bietola da orto, Spinacio, Barbabietola Carciofo, Cardo, Indivia riccia, Indivia scarola, Lattughe da cespo e da taglio, Cicoria da taglio, Radicchio da cespo (da foglie), Girasole Cavolfiore, Cavolo broccolo, Cavolo cappuccio, Cavolo verza, Cime di rapa, Ravanello, Rucola, Senape, Colza Cocomero (anguria), Cetriolo, Cetriolino, Melone, Zucca, Zucchino Roscano (salsola), Spinacio della Nuova Zelanda Estragone (dragoncello), Radicchio da radici, Scorzobianca, Scorzonera, Tarassaco, Topinambur Frumento tenero, Frumento duro, Orzo, Mais, Loglio, Riso Basilico, Melissa, Menta (alcune specie), Origano, Rosmarino, Salvia, Santoreggia, Timo (alcune specie), Farro, Segale, Triticale, Avena, Sorgo Issopo, Stachys (coltivata per i piccoli tuberi) Cavolo cinese, Cavolo di Bruxelles, Cavolo nero, Cavolo rapa, Cren, Rapa, Crescione di fontana, Crescione inglese, Navone, Ramolaccio, Senape Chayote (zucca centenaria), Luffa (zucca spugnosa), Zucca lagenaria Leguminose Fagiolo (comune, di Spagna, di Arachide, Cece, Fagiolo asparago, Lima), Fagiolino, Fava, Pisello, Erba Fagiolo dall’occhio, Lenticchia medica, Soia Liliacee Aglio, Asparago, Cipolla, Porro Ombrellifere Carota, Sedano Rosacee Fragola Solanacee Melanzana, Patata, Peperone, Alchechengio, Tamarillo Peperoncino, Pomodoro, Tabacco Valerianella, Valeriana Valerianacee Finocchio, Cipolletta d’inverno, Erba cipollina, Muscari (cipollaccio o lampagione), Scalogno Prezzemolo, Aneto, Anice, Cerfoglio, Coriandolo, Pastinaca, Prezzemolo da radice, Sedano rapa 15 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Famiglia delle Chenopodiacee Barbabietola La precessione colturale consigliata è quella che prevede cereali autunno-vernini. Sono sconsigliate colture che possono ospitare il nematode cisticolo come colza o Crucifere, mentre la senape (resistente al nematode) o altre colture di copertura possono essere utilmente inserite, quando possibile, nell’avvicendamento. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Bietola da coste e bietola da orto Non dovrebbero seguire sé stesse e spinacio. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno della bietola sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 cicli con altre colture. Se si effettuano due cicli nell’arco dell’anno la rotazione deve essere triennale. In agricoltura biologica le colture da taglio, cioè le colture il cui prodotto è costituito principalmente dalle foglie (con eventuale minore presenza di altri organi della pianta quali steli e/o fiori) la cui raccolta viene eseguita mediante taglio o sfalcio e che, in relazione alla capacità di ricrescita della coltura, può essere ripetuta più volte, prima della conclusione del ciclo colturale, non succedono a se stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di 6 mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio. Spinacio E’ da evitare che succeda a sé stesso, a bietole da coste e da orto. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B è obbligatorio effettuare almeno 3 cicli di altre specie tra un ciclo e l’altro di spinacio. Se in un anno sono effettuati due cicli di spinacio, è vietato riportare la coltura sullo stesso terreno per almeno 3 anni. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 16 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Famiglia delle Composite Carciofo E’ una pianta poliennale ed è opportuno che ritorni nello stesso terreno dopo diversi anni (anche cinque e più) di effettuazione di altre colture. Non deve seguire il cardo. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento del carciofo trattandosi di una pianta erbacea poliennale. Cardo E’ consigliabile che non succeda a sé stesso e al carciofo. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento del cardo trattandosi di una pianta erbacea poliennale. Lattughe, indivia riccia e scarola Essendo ortaggi assai diffusi e intensamente coltivati, è opportuno non farli seguire a sé stessi e alle piante della medesima famiglia. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. La coltura può ritornare sullo stesso appezzamento dopo almeno tre cicli colturali con altre specie. Non è consigliabile la successione a indivia e cicorie. In agricoltura biologica gli ortaggi a foglia a ciclo breve, cioè quelle colture che possono essere coltivate sia per la raccolta a foglia/cespo che per la raccolta a taglio solo se la loro raccolta (che può avvenire simultaneamente o scalarmente) determina comunque la fine del ciclo colturale, possono succedere a loro stessi al massimo per tre cicli consecutivi, successivamente ai tre cicli deve seguire almeno una coltura da radice/tubero oppure una coltura da sovescio. Radicchi (cicorie) Non dovrebbero succedere a sé stessi e ad altre Composite. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio, e la coltura può tornare sullo stesso terreno dopo almeno 3 anni. E’ vietato coltivare la cicoria da radice dopo: barbabietola, crucifere, leguminose, lattughe e cicorie da foglia. Meglio cereali come precessione. In agricoltura biologica le colture da taglio, cioè le colture il cui prodotto è costituito principalmente dalle foglie (con eventuale minore presenza di altri organi della pianta quali steli e/o fiori) la cui raccolta viene eseguita mediante taglio o sfalcio e che, in relazione alla capacità di ricrescita della coltura, può essere ripetuta più volte, prima della conclusione del ciclo colturale, non succedono a se stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di 6 mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio. 17 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Girasole Non si segnalano problemi particolari, infatti questa coltura è in grado di precedere e seguire nell’avvicendamento qualsiasi altra. Solo nel caso in cui si siano verificati forti attacchi fungini si consiglia un avvicendamento non con colture che possono fungere da ospiti delle stesse malattie (ad es. Sclerotinia) come ad esempio colza, o alcune leguminose da granella come soia e fagiolo. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Famiglia delle Crucifere Cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza (anche cavolo di Bruxelles, cavolo cinese, cavolo rapa) Sono piante che in genere, specialmente quelle a ciclo vegetativo più lungo, sfruttano in modo abbastanza rilevante il terreno; è quindi opportuno che non seguano sé stesse, altri ortaggi appartenenti alla medesima famiglia e, qualora fosse possibile, Solanacee e Ombrellifere. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. La coltura di cavolfiore sullo stesso terreno non può ritornare prima di 2 anni. La coltura del cavolfiore, intercalare dopo cereali autunno-vernini, lattuga e piselli, richiede l’impiego di cultivar precoci. La coltura può avere luogo solo su terreni dove per almeno 3 anni non sono avvenute coltivazioni di una qualsiasi specie appartenente al genere Brassica. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Ravanello Non dovrebbe venire dopo sé stesso e dopo altre piante della famiglia delle Crucifere. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione non è ammesso il ristoppio. La coltura può tornare sullo stesso appezzamento dopo 2 anni. In coltura protetta il ravanello può tornare sullo stesso appezzamento dopo 3 cicli di altre colture. E’ vietata la successione con altre crucifere. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Rucola Non dovrebbe venire dopo sé stessa e dopo altre piante della famiglia delle Crucifere. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno della rucola sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 cicli con altre colture. Se si effettuano due cicli nell’arco dell’anno la rotazione deve essere triennale 18 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI In agricoltura biologica le colture da taglio, cioè le colture il cui prodotto è costituito principalmente dalle foglie (con eventuale minore presenza di altri organi della pianta quali steli e/o fiori) la cui raccolta viene eseguita mediante taglio o sfalcio e che, in relazione alla capacità di ricrescita della coltura, può essere ripetuta più volte, prima della conclusione del ciclo colturale, non succedono a se stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di 6 mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio. Colza La colza ha un ciclo autunno-primaverile e può essere preceduta e seguita da tutte le colture in grado di lasciare libero il terreno precocemente, le malattie fungine possono essere efficacemente controllate lasciando un periodo sufficientemente lungo prima del ritorno della coltura sullo stesso appezzamento. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Famiglia delle Cucurbitacee Cetriolo E’ importante non ripetere per almeno due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro. Alcuni manuali suggeriscono di non coltivare, se possibile, le Solanacee dopo le Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio; la coltura sullo stesso terreno può tornare dopo un periodo minimo di 3 anni. Non è comunque ammessa la successione con altre cucurbitacee. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Cocomero E’ importante non ripetere per almeno due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (esempio melone-zucchino). Alcuni manuali suggeriscono di non coltivare, se possibile, le Solanacee dopo le Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. La coltura può ritornare sullo stesso appezzamento dopo un periodo minimo di 4 anni. In precessione colturale non sono ammesse né altre cucurbitacee, né solanacee. Su terreni che abbiano manifestato sintomi di fusariosi, si consiglia di utilizzare piantine innestate su cultivar o altre specie resistenti a tale patogeno. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 19 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Zucca E’ importante non ripetere per almeno due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (esempio melone-zucchino). Alcuni manuali suggeriscono di non coltivare, se possibile, le Solanacee dopo le Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli colturali di zucca è di 3 anni. Non sono ammesse successioni a solanacee, altre cucurbitacee e fagiolo In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Melone E’ importante non ripetere per almeno due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (esempio melone-zucchino). Alcuni manuali suggeriscono di non coltivare, se possibile, le Solanacee dopo le Cucurbitacee. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli di melone è di 1 anno utilizzando cv. resistenti ad almeno tre specie diverse di Fusarium o piante innestate; di 4 anni con cv. sensibili alla malattia. Non sono consigliabili successioni a Solanacee o altre Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli di melone è di 1 anno utilizzando cv resistenti ad almeno tre specie diverse di Fusarium o piante innestate; di 4 anni con cv sensibili alla malattia. Non sono ammesse sucessioni a solanacee o altre cucurbitacee. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Zucchino In pieno campo ed in tunnel non deve essere attuata la coltivazione dello zucchino sullo stesso appezzamento prima di due anni. Non deve essere attuata la coltivazione in terreni dove anche su altre specie si sono evidenziati sintomi di tracheofusariosi. E’ importante non ripetere per almeno due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (esempio melone-zucchino). Alcuni manuali suggeriscono di non coltivare, se possibile, le Solanacee dopo le Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B in pieno campo ed in tunnel non è ammessa la coltivazione dello zucchino sullo stesso appezzamento prima di due anni. Non è ammessa la coltivazione in terreni dove anche su altre specie si sono evidenziati sintomi di tracheofusariosi. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 20 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Famiglia delle Graminacee Cereali autunno-vernini (Frumento tenero, Frumento duro, Orzo) e cereali minori (Avena, Segale, Triticale, Farro) I cereali vernini, come del resto tutte le colture, traggono forti benefici dall’avvicendamento, specialmente quando questo si attua con numerose specie di diverso comportamento. Le colture che possono vantaggiosamente precedere i cereali vernini sono quelle da rinnovo (mais, patata, pomodoro, barbabietola da zucchero, girasole) come pure le foraggere (prati monofiti o polifiti). Avena, segale e triticale occupano nell'avvicendamento la stessa posizione del frumento e dell'orzo, fanno parte cioè del gruppo cereali vernini. In agricoltura biologica è consentito l’avvicendamento per massimo due cicli di cereali autunno vernini purchè di specie differente, dopodiché occorre far seguire un ciclo di una coltura differente (non cereale autunno vernino) e un ciclo di leguminosa o sovescio di almeno 70 giorni prima di poter ripetere la coltivazione di cereali autunno vernini sul medesimo appezzamento. Mais La coltura di mais viene ritenuta da rinnovo, in grado di iniziare l’avvicendamento e ben valorizzare le risorse ad essa riservate. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B questa coltura può essere praticata o in primo o in secondo raccolto al massimo tre volte ogni cinque anni, ad anni alterni (non ne è dunque consentito il ristoppio). In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Riso Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B questa coltura può seguire e precedere tutti i tipi di coltura. La coltura del riso può succedere a se stessa per un massimo di tre anni consecutivi sullo stesso appezzamento. In ambiti vocazionali, tradizionalmente dediti alla monosuccessione del cereale, è consentita la presenza del riso per tutti e cinque gli anni di impegno a condizione che, subito dopo la raccolta, venga seminata una coltura di copertura. La coltura va sovesciata in primavera, appena prima della lavorazione principale. Si ricorda che la monosuccessione in risaia può essere problematica per due aspetti: le infestazioni di riso crodo e i fenomeni di stanchezza del suolo legati all'ambiente riducente e al ciclo della sostanza organica in anaerobiosi. Questi ultimi problemi potrebbero essere ovviati con un’attenta gestione delle paglie, l’uso di ammendanti organici, un governo delle acque oculato e la pratica del sovescio. In agricoltura biologica il riso può succedere a sé stesso per un massimo di tre cicli, seguiti da almeno due cicli di colture di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o altra coltura da sovescio. 21 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Prato avvicendato monofita di graminacee Da un teorico ampio spettro di scelta di diverse specie, nella pratica solo due risultano attualmente interessanti: la Festuca arundinacea (festuca) e la Dactylis glomerata (erba mazzolina). La festuca può costituire prati da vicenda in grado di durare anche 10 anni. Sia festuca sia dactilis possono migliorare le condizioni strutturali del terreno. Viene consigliato di far seguire una coltura cerealicola, mentre si sconsiglia una coltura da radice, per i rischi connessi con l'intensa attività della fauna terricola. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento dei prati trattandosi di colture erbacee poliennali. Sorgo La coltura del sorgo viene ritenuta da rinnovo, a semina primaverile tardiva. Particolare attenzione va posto nell'avvicendamento se la coltura in successione è il frumento, che potrebbe temporaneamente trovarsi in deficit di azoto. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Loglio italico Il loglio italico (detto anche loiessa), da non confondere con quello inglese (Lolium perenne), ha origine mediterranea ed è una graminacea utile per costituire prati di breve durata (2 anni) o erbai autunno-primaverili. Il loglio può convenientemente costituire, in purezza o in miscuglio con leguminose, un erbaio autunno-primaverile. Può quindi essere inserito nell’avvicendamento con un cereale estivo (es. mais), con il duplice scopo di produrre foraggio e di coprire il terreno nel corso dell’inverno e ridurre così i fenomeni di lisciviazione e/o di erosione. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Erbai monofiti di graminacee Costituiti da specie considerate depauperanti si consiglia di farle precedere con colture miglioratrici o da rinnovo. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento degli erbai trattandosi di colture erbacee poliennali. Erbai polifiti di graminacee e leguminose Costituiti da un miscuglio di specie considerate depauperanti e miglioratrici può precedere o succedere qualsiasi coltura. E’ ammessa la successione consecutiva di erbai polifiti fermo restando che la percentuale di graminacee vari considerevolmente a favore di uno dei due gruppi da un anno all’altro. In aggiunta a tale criterio è necessario variare, nella successione, la specie di appartenenza ai due diversi gruppi. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento dei prati trattandosi di colture erbacee poliennali 22 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Famiglia delle Labiate Basilico Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno del basilico sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 anni con altre colture. In agricoltura biologica gli ortaggi a foglia a ciclo breve, cioè quelle colture che possono essere coltivate sia per la raccolta a foglia/cespo che per la raccolta a taglio solo se la loro raccolta (che può avvenire simultaneamente o scalarmente) determina comunque la fine del ciclo colturale, possono succedere a loro stessi al massimo per tre cicli consecutivi, successivamente ai tre cicli deve seguire almeno una coltura da radice/tubero oppure una coltura da sovescio. Salvia Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno della salvia sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 anni con altre colture. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento del rosmarino trattandosi di una coltura poliennale. Rosmarino Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno del rosmarino sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 anni con altre colture. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento del rosmarino trattandosi di una coltura poliennale. Famiglia delle Leguminose Fagiolo, fagiolino, fava, pisello Anche per gli ortaggi che appartengono a questa famiglia, ritenuta capace di migliorare la fertilità del terreno, è consigliabile attenersi alla regola fondamentale di non ripetere per due anni di seguito la stessa coltura e nemmeno di coltivare Leguminose dopo Leguminose. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 23 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI azione B non è ammesso il ristoppio. E’ ammesso il ritorno delle leguminose sullo stesso terreno dopo almeno 2 anni di altre colture. E’ consigliato non far precedere la coltivazione di fagiolo o fagiolino da altre leguminose (pisello, soia). In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti. Soia La soia può precedere o succedere a qualsiasi coltura (tranne altre leguminose). Essa lascia notevoli quantità di residui colturali che arricchiscono il terreno di sostanza organica, e in particolare di azoto. L’avvicendamento con bietola fa diminuire la presenza di insetti terricoli e di malattie sulla soia. La semina della soia avviene in genere con temperature più alte rispetto ad altre sarchiate (mais e bietola) e ciò è da tenere presente quando si stabiliscono le rotazioni. La soia precede bene il frumento, i cereali affini ed il mais. Meno consigliata è invece la coltura della soia dopo prato (o dopo leguminosa). In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti. Erba medica La medica può generalmente precedere o succedere a qualsiasi coltura. Particolarmente indicata la successione ai cereali autunni vernini; viene sconsigliata invece quella a bietola quando su quest’ultima si sono notati attacchi di rizoctonia. La medica lascia notevoli quantità di residui colturali che arricchiscono il terreno di sostanza organica, e in particolare di azoto fissato dall’atmosfera. Il prato avvicendato di medica, della durata media di 3 anni durante i quali vengono sospese le lavorazioni del terreno, permette alla flora e alla fauna terricole di aumentare l’attività e di stabilizzarla ottenendo come effetto una maggiore stabilità della struttura. Numerose erbe infestanti, presenti nelle colture che precedono il medicaio, vengono disturbate dai tagli continui, che svolgono pertanto una azione rinettante. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento dei prati trattandosi di colture erbacee poliennali. Erbai monofiti di leguminose Gli erbai monofiti di leguminose possono precedere o succedere a qualsiasi coltura. Particolarmente indicata la successione ai cereali autunni vernini. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento dei prati trattandosi di colture erbacee poliennali. 24 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Erbai polifiti di graminacee e leguminose Costituiti da un miscuglio di specie considerate depauperanti e miglioratrici può precedere o succedere qualsiasi coltura. E’ possibile la successione consecutiva di erbai polifiti fermo restando che la percentuale di graminacee vari considerevolmente a favore di uno dei due gruppi da un anno all’altro. In aggiunta a tale criterio è necessario variare, nella successione, la specie di appartenenza ai due diversi gruppi. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento dei prati trattandosi di colture erbacee poliennali. Colture consociate con leguminose Esclusivamente ai fini dell’applicazione delle indicazioni proposte dal DM 18356 del 27/11/2009 relativo alle rotazioni colturali in agricoltura biologica, le colture consociate con leguminose e gli erbai misti con leguminose sono considerati al pari di una coltura pura di leguminose da reddito o da sovescio o di altra coltura da sovescio. Famiglia delle Liliacee Asparago E’ una coltura poliennale. Prima di far ritornare l’asparago nello stesso terreno è necessario che trascorrano numerosi anni (5 o più). È opportuno non piantarlo dopo la patata. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B l’asparago è una coltura poliennale con una durata economica di 10-15 anni. Non è ammesso il ristoppio ed il reimpianto sullo stesso terreno può avvenire dopo almeno 6 anni. Non è ammesso che l’asparago segua colture di: patata, erba medica, carota e barbabietola, perché potrebbero insorgere violenti attacchi di Rhizoctonia violacea (mal vinato). In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento degli asparagi trattandosi di colture erbacee poliennali. Aglio E’ necessario adottare gli stessi criteri indicati per le Cucurbitacee e, possibilmente, non coltivarli dopo la patata e le bietole. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio, e l’intervallo minimo ammesso tra due cicli di aglio è di 5 anni. E’ vietato far precedere l’aglio da: cipolla, porro, patata, barbabietola e cavoli. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 25 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Cipolla E’ necessario adottare gli stessi criteri indicati per le Cucurbitacee e, possibilmente, non coltivarli dopo la patata e le bietole. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli di cipolla è di 3 anni. In caso di terreni infetti da Fusarium oxysporum f. sp. cepae è vietato il ritorno della coltura prima di 5 anni. È vietato far precedere la cipolla da patata, barbabietola e cavoli. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Porro E’ necessario adottare gli stessi criteri indicati per le Cucurbitacee e, possibilmente, non coltivarli dopo la patata e le bietole. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli di porro è di 2 anni. E’ sconsigliato far precedere il porro da cipolla, patata, barbabietola e cavoli in generale. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Famiglia delle Ombrellifere Carota Vale ancora quanto detto per le Cucurbitacee. In presenza di parassiti animali o malattie (come ad esempio septoria del sedano), è indispensabile lasciar passare alcuni anni (3 o più, fino a 5) prima di far ritornare queste colture nello stesso appezzamento. Se possibile non si dovrebbero coltivare dopo le bietole, barbabietole, cipolla. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. Il ritorno della carota sullo stesso appezzamento è ammesso dopo almeno 3 anni. Si consiglia di evitare la successione a barbabietola, cipolla ed ombrellifere (es. finocchio). In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 26 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Finocchio Vale ancora quanto detto per le Cucurbitacee. In presenza di parassiti animali o malattie (come ad esempio septoria del sedano), è indispensabile lasciar passare alcuni anni (3 o più, fino a 5) prima di far ritornare queste colture nello stesso appezzamento. Se possibile non si dovrebbero coltivare dopo le bietole, barbabietole, cipolla. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio, e la coltura può tornare sullo stesso terreno dopo almeno 2 anni. E’ vietata la successione ad altre ombrellifere. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Prezzemolo Vale ancora quanto detto per le Cucurbitacee. In presenza di parassiti animali o malattie (come ad esempio septoria del sedano), è indispensabile lasciar passare alcuni anni (3 o più, fino a 5) prima di far ritornare queste colture nello stesso appezzamento. Se possibile non si dovrebbero coltivare dopo le bietole, barbabietole, cipolla. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno del prezzemolo sullo stesso appezzamento dopo 2 anni. E’ vietata la successione con altre ombrellifere. n agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Sedano Vale ancora quanto detto per le Cucurbitacee. In presenza di parassiti animali o malattie (come ad esempio septoria del sedano), è indispensabile lasciar passare alcuni anni (3 o più, fino a 5) prima di far ritornare queste colture nello stesso appezzamento. Se possibile non si dovrebbero coltivare dopo le bietole, barbabietole, cipolla. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio, e la coltura può tornare sullo stesso terreno dopo 2 anni. Si consiglia di evitare la successione con altre ombrellifere. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 27 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Famiglia delle Rosacee Fragola Non bisognerebbe far ritornare per alcuni anni la coltura nel medesimo appezzamento. Dato che di frequente negli orti familiari la fragola rimane due anni di seguito nello stesso terreno, sarebbe opportuno far trascorrere almeno quattro anni prima di coltivarla nuovamente nello stesso appezzamento. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B si raccomandano ampi avvicendamenti (3-4 anni) evitando la precessione di Solanacee (patata e pomodoro). Nei terreni particolarmente stanchi si consiglia una coltura di sovescio nell’anno precedente l’impianto, con Brassica juncea, orzo e veccia o orzo e colza. In agricoltura biologica non ci sono vincoli per l’avvicendamento delle fragole trattandosi di colture erbacee poliennali. Famiglia delle Solanacee Melanzana Non si devono ripetere almeno per due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (ad esempio patata-pomodoro). Bisognerebbe seguire tale norma con abbastanza rigore. Se fosse possibile, sarebbe indicato non piantare Solanacee dopo Chenopodiacee e anche dopo Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B sia in pieno campo sia in tunnel non è ammessa la coltivazione della melanzana sullo stesso appezzamento prima di 3 anni. Si deve evitare la successione a pomodoro e peperone. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Peperone Non si devono ripetere almeno per due anni di seguito queste colture nello stesso terreno e neppure effettuare la successione tra di loro (ad esempio patata-pomodoro). Bisognerebbe seguire tale norma con abbastanza rigore. Se fosse possibile, sarebbe indicato non piantare Solanacee dopo Chenopodiacee e anche dopo Cucurbitacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammessa la coltivazione del peperone sullo stesso appezzamento prima di 4 anni. In ogni caso è da evitare la successione con altre solanacee. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. 28 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Patata L’intervallo minimo tra due cicli di patata deve essere di 2 anni. Non è possibile la successione ad altre solanacee; e’ consigliato far precedere la patata da cereali autunno-vernini. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. L’intervallo minimo ammesso tra due cicli di patata è di 3 anni. Non è ammessa la successione ad altre solanacee; e’ consigliato far precedere la patata da cereali autunno-vernini. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Pomodoro da industria La coltivazione del pomodoro non deve essere preceduta nè seguita da altre solanacee. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B sullo stesso terreno non è ammesso il ristoppio e la coltura non deve superare due cicli nell’arco di un quinquennio. La coltivazione di pomodoro non deve essere preceduta o seguita da altre solanacee. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Pomodoro da mensa Utilizzando cultivar geneticamente resistenti a Verticillium, Fusarium, e nematodi è possibile attuare la coltivazione del pomodoro sullo stesso appezzamento dopo almeno 2 anni. Non è consigliabile la successione con altre solanacee o cucurbitacee in quanto incrementano la popolazione di nematodi galligeni. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. Utilizzando cultivar geneticamente resistenti a Verticillium, Fusarium e nematodi, è ammessa la coltivazione del pomodoro sullo stesso appezzamento dopo almeno 2 anni. E’ vietata la successione con altre solanacee o cucurbitacee, in quanto incrementano la popolazione di nematodi galligeni. In agricoltura biologica è possibile far succedere il pomodoro coltivato in ambiente protetto a sé stesso fino a due cicli purché, prima di ritornare alla coltivazione del pomodoro, venga attuato un ciclo di una coltura differente dal pomodoro e un ciclo di leguminosa o coltura da sovescio. 29 LA GESTIONE DEGLI AVVICENDAMENTI COLTURALI Tabacco Normalmente nell'avvicendamento il tabacco riveste il ruolo di pianta da rinnovo, anche se diverso è il potere miglioratore in funzione delle tecniche colturali adottate. In agricoltura biologica può succedere a sé stessa solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio. Famiglia delle Valerianacee Valerianella E’ bene che non segua se stessa, ma è una coltura che non pone particolari problemi. Secondo il disciplinare della misura 214 del P.S.R. 2007/2013 azione B non è ammesso il ristoppio. É ammesso il ritorno della valeriana sullo stesso appezzamento dopo almeno 3 cicli con altre colture. Se si effettuano due cicli nell’arco dell’anno la rotazione deve essere triennale. In agricoltura biologica gli ortaggi a foglia a ciclo breve, cioè quelle colture che possono essere coltivate sia per la raccolta a foglia/cespo che per la raccolta a taglio solo se la loro raccolta (che può avvenire simultaneamente o scalarmente) determina comunque la fine del ciclo colturale, possono succedere a loro stessi al massimo per tre cicli consecutivi, successivamente ai tre cicli deve seguire almeno una coltura da radice/tubero oppure una coltura da sovescio. 30