Materiali impiegati nell’ottica oftalmica: 1. Vetro 2. Materiali di Sintesi o Plastici 1 OPTICS is an Important Market Million Euros, all products included 3800 4200 UK 3600 3600 DE 2500 FR FR 2800 ES IT Vetro e materiali plastici • Vetro (è ancora utilizzato per applicazioni specifiche): con Indice Rifrazione n >1.80 e lenti colorate particolari, Corning CPF (alta sensibilità alla luce, cataratte, glaucoma, retinopatia,…). Rappresenta un fetta di mercato non superiore al 5% • > 95% delle lenti nei paesi più sviluppati sono in materiale plastico (leggerezza, sicurezza) 3 Caratteristiche richieste per materiali ottici Trasparenza: trasmittanza della luce oltre il 90% nel visibile Assorbimento dei raggi ultravioletti fino a 360 nm(protezione dai raggi ultravioletti di tipo A e B) Resistenza al graffio (trattamenti superficiali) Resistenza all’urto (materiali non fragili quindi con una certa elasticità) Resistenza ai solventi (le proprietà ottiche e di superficie non devono essere inficiate dal contatto con solventi es.acetone, quindi non devono essere solubili in solventi organici) Resistenza all’invecchiamento da agenti atmosferici (fotodegradazione del materiali plastico. L’assorbimento da parte del materiale di componente ultravioletta della luce provoca nel materiali fenomeni di fotodegradazione che limitano le prestazioni ottiche e meccaniche nel tempo) 4 Trasparenza, Taglio UV e Aberrazioni cromatiche Il numero di Abbe (che prende il nome dal fisico, ottico Ernst Abbe) è un indice che misura la dispersione cromatica di un materiale trasparente alle lunghezze d'onda del visibile. Si trova anche indicato come V. Il numero di Abbe V di un materiale è definito come dove nD, nF e nC sono gli indici di rifrazione del materiale alle lunghezze d'onda delle linee spettrali di Fraunhofer D (589.2 nm), F (486.1 nm) e C (656.3 nm) rispettivamente. Più basso è il numero di Abbe e più alta è l’aberrazione cromatica. Alti numeri di Abbe si hanno quando nF e nC sono simili ovvero quando la variazione dell’indice di rifrazione con la lunghezza della luce è molto bazza Linee spettrali di Fraunhofer F D C 5 1mm La lente a sinistra e fatta di Trivex e non mostra distorsioni cromatiche (perfetta trasparenza) mentre quella a destra mostra aberrazioni cromatiche specialmente in prossimità dei fori dovuta a stress meccanico Effetto dell’impatto di un proiettile di 500g con punta di diametro 1 mm che cade da una altezza di 187 cm su campione di policarbonato (sinistra) e di Trivex (destra). Qualità ottica in termini di aberrazione cromatica non indotta da stress. Il policarbonato ha un basso numero Abbe (maggiore aberrazione cromatica) di rispetto al Trivex Effetto sulla visione di graffi Caratteristiche utili per valutare le proprietà ottiche e meccaniche di un vetro e dei polimeri ottici 1) Indice di rifrazione più alto è l’indice di rifrazione e meno spesse devono essere le lenti a parità di diottrie riflettanza superficie ρ=luce riflessa/luce incidente (%) del materiale è =1 o 100% per corpi bianchi e = 0 per quelli neri 2) Densità (peso del materiale. Materiali più leggeri vuol dire occhiali più leggeri) 3) Numero di Abbe (valore V) (ovvero legato alla variazione dell’indice di rifrazione con la lunghezza d’onda della luce e valuta il fenomeno dell’aberrazione cromatica) 4) Taglio degli UV (trasparenza del materiale) 7 Classificazione dei materiali in funzione dell’ Indice di Rifrazione Indice di rifrazione normale: n≥ 1.48 ma < 1.54 Indice di rifrazione medio: n≥ 1.54 ma < 1.64 Indice di rifrazione alto: n≥ 1.64 ma < 1.74 Indice di rifrazione molto alto: n≥ 1.74 Indice di rifrazione acqua =1,33, corrisponde circa all’indice di rifrazione del film lacrimale Calcolo del potere diottrico film lacrimale: n1 = 1,000294 (aria); n2 = 1,34 (film lacrimale) R = 7,8 mm = 0,0078 m (raggio di curvatura uguale a quello corneale medio fisiologico). Spessore film lacrimale 5-7 8 micron Materiali plastici per lenti oftalmiche (occhiali) Storia dei materiali plastici trasparenti: • • • • • • • • Celluloide PMMA Poliammide (Nylon) Triacetato di cellulosa Policarbonato CR39 RAV7 Poliuretani 1868 1928 1936 1940 1950 1954 ‘80 1990 Nitrato di cellulosa Rhom and Haas Du Pont Eastman Bayer PPG Enichem Bayer, PPG (Trivex) Materiali plastici oggi utilizzati • CR 39 (poli dietilenglicole bis-allil carbonato) • Poli-ammidi amorfe o semicristalline (Nylon) • Poli-uretani elastomerici • Poli-carbonato (bisfenolo) • Poli-metilmetacrilato • Esteri della cellulosa Materiali usati in lenti oftalmiche prodotti principalmente tramite processi di polimerizzazione H H Policarbonato C C H O O C H CR39, RAV7 H C O H n poliallil-diglicol-carbonato ridotta elasticità e resistenza meccanica, un'eccessiva fragilità delle lenti Polimetil metacrilato 11 PUR, CAB Poliuretani CAB (cellulosa acetato/butirrato) 12 Lenti a confronto Material Plastic Index Nd 1.50 1.53 ABBE Vd 58 44 Specific UVA/UVB gravity 1,32 100%/90% 1.11 100%/100% CR39 Trivex Hard resin PUR (Poliuretano) 1.59 30 1.20 100%/100% 10.27 Plastic 1.74 33 politiouretano Glass 1.525 59 Glass 1.604 40 1.47 100%/100% 14.36 2.52 2.62 79%/20% 100%/61% 8.59 10.68 Glass Glass 1.893 31 1.523 57 4.02 2.41 100%/76% 100%/97% 18.85 8,59 Hard resin 1.50 1.27 100%/100% 7.92 Polycarbonate MR-1.74 Crown glass 1.6 Glass 1.9 Glass Photogray extra Next GenTransition 58 Reflected light 7.97 8.70 Minimum Notes thickness(mm) 2.0 1.0 PPG, Hoya, Augen, X-cell 1.5 AirWear(Essilor), Tegra(Vision Ease), FeatherWate(Lens Crafters) Hyperindex 174(optima) Zeiss Uropal, XCell, Vision Ease ZeissLantal photochromic photochromic Concettigenerali generali della polimerizzazione Concetti della polimerizzazione Concetti generali della polimerizzazione Processo di polimerizzazione: In date condizioni particolari molecole chiamate monomeri si combinano tra di loro creando lunghe catene. Il risultato finale è una grande molecola (macromolecola) che si indica col termine “polimero” ovvero “formato da molte unità”. Molti monomeri appartengo alla classe di composti contenenti un doppio legame C-C (alcheni) recanti particolari sostituenti che impartiscono le caratteristiche ottiche e fisiche al polimero. Si definisce “grado di polimerizzazione” il numero delle unità monomeriche presenti nel polimero finale 14 Monomeri tipici Vinilici: • etilene • propilene • isobutene • butadiene • isoprene • stirene • α-metilstirene • acrilato di metile • metacrilato di metile • acrilonitrile • acetato di vinile • cloruro di vinile • tetrafluoroetilene • cloroprene Carbonilici e ciclici: • aldeidi • epossidi • epicloridrina • triossano 15 Polimeri comuni Poliammidi Nailon, policarbonati, Polidimetilsilossani siliconi, poliuretani 16 Tipidi di polimerizzazione polimerizzazione Tipi Due sono i tipi principali di polimerizzazione: a.polimerizzazione per addizione di monomeri (catena). Peso molecolare del polimero è praticamente la somma dei pesi molecolari dei monomeri coinvolti. nA + mB Polimero (nA+mB) PMpolimero= nPMA +mPMB b. polimerizzazione per condensazione di monomeri (stadi). Il peso molecolare non coincide con la somma dei pesi molecolari dei monomeri coinvolti ma è minore in quanto nel processo di condensazione viene eliminata un piccola molecola (esempio acqua o alcol) nA + mB polimero (nA’+mB’) + xC PM polimero= nPMA+mPMB -xPMC 17 Polimerizzazione a catena Si possono avere diverse tipologie di polimerizzazione a catena, a secondo della tipologia della specie attiva cioè la specie che promuove il processo di polimerizzazione: • • • • Polimerizzazione Radicalica specie attiva: radicale Polimerizzazione Cationica specie attiva: carbocatione Polimerizzazione Anionica specie attiva:carbanione Polimerizzazione Coordinativa specie attiva: sito libero metallo di transizione Nella polimerizzazione radicalica le specie reattive sono dei radicali R. , mentre nelle polimerizzazioni cationiche ed anioniche sono rispettivamente dei carbocationi C+ e carbanioni C-. Per copolimerizzazione coordinativa l’iniziatore è un complesso di metalli di transizione e l’intermedio di propagazione è un sito complessato. 18 Fasi nella polimerizzazione Nella polimerizzazione radicalica si distinguono tre fasi: • Iniziazione (Attivazione) ovvero generazione della specie radicalica e reazione con il monomero • Propagazione: inserzione dei vari monomeri e crescita della catena polimerica • Terminazione unione di due catene radicaliche o estrazione di un atomo di idrogeno da un‘altra catena, perdita di un atomo di idrogeno 19 Iniziazione (Attivazione) Nel processo di attivazione viene creato un radicale libero partendo da un iniziatore. L'iniziatore è una molecola in grado di decomporsi tramite la rottura omolitica di un legame, con la relativa formazione del radicale. L'attivazione di una molecola può avvenire per via: • termica (decomposizione termica) • chimica • radiazione elettromagnetica(luce) La reazione di generazione dei radicali è una reazione lenta, e porta alla formazione di una specie instabile e molto reattiva. L'iniziazione è influenzata dalla temperatura ed è la reazione che determina la velocità di tutto il processo di polimerizzazione. Le altre reazioni (propagazione e termine del processo) sono relativamente veloci e non influenzate dalla temperatura. 20 Iniziatori Gli iniziatori si suddividono in base alla loro solubilità: in acqua o in solventi organici. Tra gli iniziatori solubili in solventi organici i più usati sono il perossido di benzoile (BOP), l'azo(di)isobutirronitrile (AIBN) e gli idroperossidi. 21 Iniziatori • Perossidi, Perossido di benzoile, Legame perossidico ROOR • AIBN(AzobisIsoButirroNitrile), ABCN 22 Iniziatori Scissione omolitica del legame semplice O-O Scissione omolitica del legame semplice C-N con perdita di una molecola di azoto molto stabile 23 Iniziazione e propagazione monomero Addizione del radicale al doppio legame e formazione di un nuovo radicale 24 Propagazione • Determina l'efficienza dei radicali in un reazione, ed il rapporto tra il numero di radicali efficaci (alla propagazione del processo di polimerizzazione) ed il numero totale di radicali generati (legato alla concentrazione dell’iniziatore). Di norma il suo valore varia da 0,3 a 0,8 (questo rapporto è legato grado di polimerizzazione). Più alto è il numero e più catene sono iniziate e a parità di concentrazione del monomero minore sarà il grado di polimerizzazione. • Nel processo di propagazione, il radicale reagisce con un altro monomero, formando un radicale composto da un numero di atomi più elevato. 25 Polietilene 26 Terminazione Più alta è la concentrazione dei radicali generati o delle catene in crescita e più facili 27 sono le reazioni di terminazione e più bassi sono i pesi molecolari dei polimeri ottenuti Domini fisici all’interno di un polimero Dominio cristallino Determina la Tf E’ la zona dove si esercitano al massimo le interazioni attrattive tra le catene polimeriche Dominio amorfo Determina la Tg. Zona sono sono ridotte al minimo le interazioni attrattive tra le catene polimetriche Tf temperatura a cui le regioni cristalline perdono la loro struttura. Un polimero più cristallino ha una Tf più elevata. Tg temperature al disotto della quale le regioni amorfe perdono la mobilità strutturale delle catene polimeriche e diventano dei vetri rigidi(glass). 28 Temperatura Transizione Vetrosa Tg 29 Stereospecificità Il sostituente Z alternato sopra e sotto la catena polimerica Il sostituente Z tutto dalla stessa parte della catena polimerica Il sostituente Z disposto casualmente sopra e sotto la catena polimerica Polymer Tg atactic Tg isotactic Tg syndiotactic PP –20 ºC 0 ºC –8 ºC PMMA 100 ºC 130 ºC 120 ºC 30 Tg A temperature al disotto della Tg gli elastomeri diventano dei solidi rigidi vetrosi e perdono tutta la elasticità. • Disastro dello Challenger (28/01/86): le guarnizioni usate per sigillare le sezioni del modulo di “lift off” avevano una Tg vicina a 0 oC. La mattina del lancio la temperatura esterna era inferiore a Tg e fiamme e gas caldi fuoruscirono dal modulo danneggiando parti importanti e serbatoi carburante. 31 Acrilati • MA, MMA CH3 H C C PMA O O OCH3 OCH3 PMMA polimero amorfo polimero amorfo Tg < Tambiente (gommoso) Tg > Tambiente (rigido) CH3 H C C H2 n C OCH3 n O C H2 C OCH3 O 32 Polimerizzazione a catena Si possono avere diverse tipologie di polimerizzazione a catena, a secondo della tipologia della specie attiva: • • • • Polimerizzazione Radicalica Polimerizzazione Cationica Polimerizzazione Anionica Polimerizzazione Coordinativa Nella polimerizzazioni cationiche le specie reattive sono dei carbocationi C+ 33 Polimerizzazioni ioniche Meccanismo a catena, ma la velocità di polimerizzazione è maggiore di quella radicalica. In polimerizzazioni radicaliche si deve generare l’iniziatore (reazione lenta), e quando parte la polimerizzazione non tutti i radicali sono attivi. In quelle ioniche gli ioni (acidi dissociati) appena introdotti sono subito attivi. Quindi l’iniziatore è immediatamente ed al 100 % in forma attiva. Polimerizzazioni ioniche presentano stereospecificità elevata e dipendente dal solvente. La specie propagante è accompagnata da un contro-ione di carica opposta, più o meno separato a seconda del solvente. Non è possibile avere la terminazione per accoppiamento poiché le specie che propagano portano carica dello stesso segno. 34 Polimerizzazione cationica 35 Polimerizzazione cationica • AlCl3 Tg = 95 ºC; Tf = 270 ºC Posate usa-e-getta, contenitori CD, DVD, materiale isolante, materiale di riempimento, imballaggio (schiuma), bicchieri, tazze…. NON è BIODEGRADABILE 36 Polistireni Sindiotattico Atattico 37 HIPS stirene polibutadiene High Impact PS I doppi legami del polibutadiene posono essere coinvolti nel processo di polimerizzazione dello stirene formando un nuovo polimero con proprietà diverse da quello del polistirene 38 puro e del polibutadiene puro Polimerizzazione a catena Si possono avere diverse tipologie di polimerizzazione a catena, a secondo della tipologia della specie attiva: • • • • Polimerizzazione Radicalica Polimerizzazione Cationica Polimerizzazione Anionica Polimerizzazione Coordinativa Nella polimerizzazione anionica le specie reattive sono dei carbanioni C-. 39 Polimerizzazione anionica 40 Polimerizzazione anionica Polimeri da monomeri a base vinilica sono molto usati: elastomeri, vetro acrilico, polistirene. • CH3CH2CH2CH2Li → CH3CH2CH2CH2− Li+ n-butillitio → n-butil carbanione CH3CH2CH2CH2− Li+ + CH2=CH2 → n-butil carbanione + etilene → CH3CH2CH2CH2CH2CH2− Li+ n-esil carbanione 41 Polimerizzazione anionica polieteri Pendagli a base di Poli Etilene Ossido, PEO, usati in LAC per aumentarne idrofilicità 42 Polimerizzazione a catena Si possono avere diverse tipologie di polimerizzazione a catena, a secondo della tipologia della specie attiva: • • • • Polimerizzazione Radicalica Polimerizzazione Cationica Polimerizzazione Anionica Polimerizzazione Coordinativa Nella polimerizzazione coordinativa la specie reattiva è un complesso di metalli di transizione e l’intermedio di propagazione è un sito complessato. 43 Polimerizzazione catalizzata da complessi metalli di transizione Catalisi da complessi di coordinazione 44 Polistireni Sindiotattico Atattico 45 Polimeri di addizione Some Common Addition Polymers Name(s) Formula Monomer Uses soft, waxy solid film wrap, plastic bags ethylene CH2=CH2 rigid, translucent solid electrical insulation bottles, toys similar to atactic: soft, elastic solid LDPE isotactic: hard, strong solid carpet, upholstery Polyethylene low density (LDPE) –(CH2CH2)n– ethylene CH2=CH2 Polyethylene high density (HDPE) –(CH2CH2)n– Polypropylene (PP) different grades –[CH2CH(CH3)]n– propylene CH2=CHCH3 Poly(vinyl chloride) (PVC) –(CH2CHCl)n– vinyl chloride CH2=CHCl Poly(vinylidene chloride) –(CH2(Saran A) CCl2)n– Properties strong rigid solid pipes, siding, flooring vinylidene chloride CH2=CCl2 dense, high-melting solid seat covers, films Polystyrene (PS) –[CH2CH(C6H5)]n– styrene CH2=CHC6H5 toys, hard, rigid, clear solid cabinets soluble in organic solvents packaging (foamed) Polyacrylonitrile (PAN, Orlon, Acrilan) –(CH2CHCN)n– acrylonitrile CH2=CHCN rugs, high-melting solid blankets soluble in organic solvents clothing 46 Polimeri di addizione non-stick surfaces electrical insulation Polytetrafluoroethyle ne (PTFE, Teflon) –(CF2-CF2)n– Poly(methyl methacrylate) (PMMA, Lucite, Plexiglas) methyl –[CH2methacrylate C(CH3)CO2CH3]n CH2=C(CH3)CO2C – H3 hard, transparent solid lighting covers, signs skylights Poly(vinyl acetate) (PVAc) –(CH2CHOCOCH3)n– vinyl acetate CH2=CHOCOCH3 soft, sticky solid latex paints, adhesives cis-Polyisoprene natural rubber –[CH2CH=C(CH3)CH2]n– isoprene CH2=CHC(CH3)=CH2 soft, sticky solid requires vulcanization for practical use Polychloroprene (cis + trans) (Neoprene) –[CH2-CH=CClCH2]n– chloroprene CH2=CH-CCl=CH2 tough, rubbery solid synthetic rubber oil resistant tetrafluoroethylene resistant, CF2=CF2 smooth solid 47 Tm (fusione) e Tg di polimeri comuni Polymer LDPE HDPE PP PVC PS PAN PTFE PMMA Rubber Tm (ºC) 110 130 175 180 175 >200 330 Tg (ºC) _ _ _ 90 110 110 20 80 95 _ 110 180 30 105 _ 70 48 POLIMERIZZAZIONEPER PERCONDENSAZIONE CONDENSAZIONE POLIMERIZZAZIONE I polimeri ottenuti per condensazione sono prodotti per reazione di monomeri tra di loro con l’eliminazione di una molecola di acqua. All’interno del polimero l’unità che si ripete è diversa dal monomero da cui si origina; questo è dovuto al fatto che una molecola (es.acqua) viene eliminata durante il processo di polimerizzazione. Perché avvenga la reazione, un monomero deve avere un gruppo funzionale che può reagire con un gruppo funzionale di un secondo monomero. Un gruppo funzionale è -OH che caratterizza prodotti alcoolici. Esempi di questo tipo di polimerizzazioni è la sintesi dei siliconi e della cellulosa. Polimerizzazione a Stadi (condensazione) Nelle polimerizzazioni a stadi: • le reazioni di inizio e di propagazione avvengono con circa la stessa velocità (ki ≈ kp); non si ha bisogno di attivare il sistema con un iniziatore • la macromolecola si forma in un tempo relativamente lungo, all’inizio della polimerizzazione si hanno oligomeri 50 Polimerizzazione a stadi Da monomeri di tipo A-A/B-B o A-B, tali monomeri possono essere bi- o polifunzionali. Le reazioni chimiche sono di: 1. condensazione : quasi tutti i gruppi funzionali . Eliminazione di molecole piccole es. H2O 2. addizione al doppio legame: solo con isocianati Polimeri • acidi carbossilici + alcoli = poliesteri • acidi carbossilici + ammine = poliammidi* • acido carbonico + fenolo = policarbonati* • aldeidi+ alcoli = poliacetali • aldeidi + fenolo = resine fenoliche • aldeidi + urea = resine ureiche • aldeidi + melammina = resine melamminiche • epossidi + ammine = resine epossidiche • epossidi + anidridi = resine epossidiche • isocianati+ alcoli = poliuretani* • clorosilani = siliconi* 51 Polimeri di condensazione 52 Poliestere: PET 53 Policarbonato • PC aromatico unità cloroformiato Unità di-fenolato Catena in crescita 54 Poliuretani 55 PUR (poliuretani) • • • • IR: nd = 1.640 - 1.740 Numero Abbe: Vd= 42 - 32 Densità: 1.3 - 1.5 (g/cm³) UV cut-off: 380 nm - 400 nm 56 Polimeri di condensazione Some Condensation Polymers Formula Type Components Tg ºC Tm ºC ~[CO(CH2)4CO-OCH2CH2O]n~ polyester HO2C-(CH2)4-CO2H HO-CH2CH2-OH <0 50 polyester Dacron Mylar para HO2C-C6H4-CO2H HO-CH2CH2-OH 70 265 polyester meta HO2C-C6H4-CO2H HO-CH2CH2-OH 50 240 polycarbonate Lexan (HO-C6H4-)2C(CH3)2 (Bisphenol A) X2C=O (X = OCH3 or Cl) 150 267 polyamide Nylon 66 HO2C-(CH2)4-CO2H H2N-(CH2)6-NH2 45 265 53 223 ~[CO(CH2)4CO-NH(CH2)6NH]n~ ~[CO(CH2)5NH]n~ polyamide Nylon 6 Perlon polyamide Kevlar para HO2C-C6H4-CO2H para H2N-C6H4-NH2 --- 500 polyamide Nomex meta HO2C-C6H4-CO2H meta H2N-C6H4-NH2 273 390 polyurethane Spandex HOCH2CH2OH 52 --- 57 Polimeri e legami di idrogeno 58 Silicone: Poli(silossani) Si ha silicone per polimerizzazione col metodo della condensazione di unità monomeriche di silanolo. Inizialmente due molecole di silanolo si combinano per formare un silossano. Nella reazione di condensazione successiva il silossano si combina con un’altra molecola di silanolo, e così via. Il polimero finale, poli(silossano), è usato anche in contattologia. Condensazione del silanolo monomero per dare inizio alla catena del polimero. Il silanolo monomero di partenza è molto reattivo in reazioni di condenzazione Silanolo monomero Silanolo monomero Di-Silossano Acqua Il silanolo monomero, ottenuto per idrolisi del corrispondente alogenosilano, reagisce con un’altra molecola di silanolo per condensazione per dare origine al di-silossano ed una molecola di acqua. Un alosilano è un composto organico contenente atomi di alogeno legati ad un atomo di silicio cui sono legati gruppi alchilici. Questi ultimi determinano le proprietà dei siliconi Il termine alo indica la presenza di un alogeno (cloro, fluoro, bromo, iodio, negli alosilani l’alogeno è quasi sempre il cloro). Il termine silano indica che è presente un atomo di silicio. Se due gruppi metilici sono attaccati ad un atomo di silicio, l’alosilano è individuato come dicloro-dimetil-silano (A). Se due gruppi fenilici sono legati ad un atomo di silicio l’alosilano è individuato come dicloro-difenil-silano (B). Formazione del monomero La reazione inizia con un alosilano, A, B che viene idrolizzato per dare un silanolo. B Dicloro dimetil silano A Dicloro difenil silano Gli alogenosilani reagisco con l’acqua molto velocemente (reazione di idrolisi) a dare il silanolo monomero Alosilano Silanolo Formazione del silanolo Propagazione della catena polimerica Unione del silossano con il silanolo silanolo polisilossano La molecola di di-silossano si combina successivamente con una molecola di silanolo, a dare un trisilossano il quale a sua volta reagisce con altre molecole di silanolo a dare il silicone o polisilossano. Termine della polimerizzazione La fine della catena si può avere con diversi gruppi siliconici (usando trimetilsilanolo o vinildimetilsilanolo come agenti di terminazione della polimerizzazione) come il trimetilsilil (a) o vinildimetilsilile(b). Appena ciò si verifica si è ottenuto il poli(silossano). A) B) Gruppi Metilici sull’atomo di Si terminale trimetilsilanolo Poli(silossano). Rappresentazione schematica Gruppi vinilici sull’atomo di Si terminale possono essere impiegati per inserire questi polimeri siliconici in altri polimeri vinildimetilsilanolo La cellulosa è una molecola estremamente grande con un PM= 300.000/500.000 Cellulosa n La cellulosa è un polimero naturale. Se soggetto a degradazione il componente ultimo è il glucosio. Si postula quindi che la cellulosa si formi in natura per condensazione delle molecole di glucosio. D-glucosio Quando si fanno reagire i gruppi ossidrilici con acidi carbossilici quali l’acido acetico e acido butirrico (reazione di esterificazione) si introducono nella cellulosa gruppi acetato e butirrato ottenendo il CAB (cellulosa acetato butirrato) uno dei primi materiali plastici usati in contattologia. Gruppo acetilico CAB Gruppo butirrico Il monomero è una molecola di D-glucosio con una struttura ad anello con il gruppo OH legato al carbonio acetalico o anomerico in posizione beta o equatoriale. Il glucosio può esistere sia in forma ciclica ma anche in forma a catena lineare e sono possibili due stereoisomeri con relazione enantiomerica (cioè uno l’immagine speculare sovrapponibile) D(+) glucosio e L(-) glucosio Forma ciclica del glucosio di tipo beta presente nella cellulosa (cotone e fibre vegetali, metabolizzato dai ruminanti) Forma lineare del glucosio OH equatoriale o beta Carbonio acetalico o anomerico Forma ciclica del glucosio di tipo alfa La forma alfa è presente nell’amido, nel malto nel saccarosio ed è la fonte di glucosio e quindi di energia per gli esseri viventi D(+) glucosio L(-) glucosio Enantiomeri o stereoisomeri del glucosio Ipotetica combinazione delle molecole di glucosio per iniziare la reazione. cellobiosio Polimerizazione per condensazione del glucosio per originare la cellulosa Il monomero di partenza per la sintesi della cellulosa è una molecola di D glucosio con configurazione del carbonio anomerico beta. Successivamente due molecole di D glucosio, si uniscono tramite una reazione di condensazione. Il gruppo idrossilico del primo atomo reagisce col quarto atomo di C dell’altra molecola. Viene eliminata una molecola di acqua. Questo processo origina il cellobioso. Propagazione della polimerizzazione Il nuovo composto, sempre attraverso una reazione di condensazione, si combina con un altro monomero di D glucosio, fino a formare una lunga catena di queste unità: la cellulosa Propagazione della catena del polimero: polimerizzazione per condensazione Le unità di D-glucosio continuano a legarsi fra di loro, dando luogo ad una lunga catena polimerica. La catena ha un GP di 2000-3000. La cellulosa è una molecola estremamente grande con un PM= 300.000/500.000 Formula di struttura della cellulosa Sintesi del CAB Il CAB si ottiene per esterificazione della cellulosa con acidi carbossilici (acetico e butirrico). Gruppo acetilico Catena della cellulosa Gruppo butirrico Formula di struttura del CAB Per definizione si ha una reazione di esterificazione quando un alcool si combina con un acido per dare luogo ad un estere. Nella sintesi del CAB, la cellulosa (che ha tre gruppi idrossilici per ogni unità di glucosio e quindi si può considerare un alcool), reagisce con gli acidi carbossilici per formare un estere (cellulosa acetato butirrato). Reazione della cellulosa con gli acidi carbossilici L’acido acetico reagisce con la cellulosa in una reazione di esterificazione Reazione della cellulosa con l’acido acetico Il gruppo idrossilico dell’acido acetico reagisce con l’atomo di idrogeno (di uno dei gruppi idrossilici della cellulosa per formare acqua. La porzione rimanente della molecola di acido acetico si attacca all’atomo di ossigeno rimanente dando luogo all’estere acetico della cellulosa. Una reazione simile avviene con l’acido butirrico, dando luogo alla cellulosa butirrato Reazione della cellulosa con l’acido acetico Quando sia l’acido acetico e butirrico reagisce con la cellulosa si ha la cellulosa acetato butirato. • polisaccaride Acido ialuronico nell'umor vitreo dell'occhio; nel liquido sinoviale, nella pelle; nella cartilagine, nei tendini; nelle pareti dell'aorta 75 Omopolimeri e copolimeri omopolimeri co-polimeri 76 Copolimeri Copolimeri statistici o random Copolimeri alternanti Copolimeri a blocchi ~ABBAAABAABBBABAABA~. Monomeri distribuiti in modo alternante e regolare: ~ABABABABABABABAB~. Monomeri diversi si ripetono a blocchi: ~AAAAA-BBBBBBB~AAAAAAA~BBB~. Copolimeri “graffati” Catene laterali di un monomero sono legate a catene principali del secondo monomero: ~AAAAAAA(BBBBBBB~)AAAAAAA(BBBB~)AAA~. 77 Copolimeri Some Useful Copolymers Monomer A Monomer B Copolymer Uses H2C=CHCl H2C=CCl2 Saran films & fibers H2C=CHC6H5 H2C=C-CH=CH2 SBR styrene butadiene rubber Tires H2C=CHCN H2C=C-CH=CH2 Nitrile Rubber adhesives hoses H2C=C(CH3)2 H2C=C-CH=CH2 Butyl Rubber inner tubes F2C=CF(CF3) H2C=CHF Viton Gaskets 78 Copolimeri a blocchi 79 Grado Polimerizzazione Grado di polimerizzazione è il numero di unità che si ripetono in un polimero durante una reazione di polimerizzazione. • La lunghezza è espressa in unità monomeriche. • Il grado di polimerizzazione è sostanzialmente una misura di peso molecolare. • Il grado di polimerizzazione è il rapporto tra il peso molecolare del polimero e il peso molecolare del monomero. 1. basso - sotto i 100 monomeri 2. medio - tra 100 e 1000 monomeri 3. alto - oltre i 1000 monomeri Polimeri industriali hanno valori dell'ordine delle migliaia o decine di migliaia. 80 Polimeri: pesi molecolari Mn e Mw A differenza di composti più semplici e puri, la maggior parte dei polimeri non è composta da molecole identiche. Le molecole di HDPE sono tutte costituite da lunghe catene ma la loro lunghezza può variare di migliaia di unità monomeriche. I pesi molecolari dei polimeri sono quindi dati come valori medi. Due valori sperimentali sono di solito riportati: Mn, il peso molecolare medio numerico, e Mw , peso molecolare medio ponderale, o media ponderale dei pesi molecolari. 81 Polimeri: pesi molecolari Mn e Mw Mn, il peso molecolare medio numerico, è calcolato dalla frazione molare di distribuzione delle molecole di grandezze diverse, presenti nel campione di polimero, Mw , peso molecolare medio ponderale, o media ponderale dei pesi molecolari, calcolata dalla distribuzione di frazione di pesi delle molecole di dimensioni diverse. 82 PM medio numerico Mn e PM medio ponderale Mw • 1 molecola PM 10.000 frazione molare 1/3 = 0.33 • 1 molecola PM 1.000 frazione molare 1/3 = 0.33 • 1 molecola PM 500 frazione molare 1/3 = 0.33 Frazione molare: 0.33 Mn = 0.33x10.000+0.33x1.000 +0.33x500 = 3.795 • 1 molecola PM 10.000 contributo al peso = 10.000/11.500 = 0.87 • 1 molecola PM 1.000 contributo al peso = 1.000/11.500 = 0.087 • 1 molecola PM 500 contributo al peso = 500/11.500 = 0.043 Somma PM = 10.000 + 1.000 + 500 = 11.500 Contributo ponderale: 0.87, 0.087. 0.043 Mw = 0.87x10.000 + 0.087x1.000 + 0.043x500 = 8.808 83 Pesi molecolari • IL PESO MOLECOLARE MEDIO NUMERICO, Mn è calcolato dalla frazione molare di distribuzione delle molecole di grandezze diverse, presenti nel campione di polimero • IL PESO MOLECOLARE MEDIO PONDERALE, Mw Tiene conto del contributo % della molecola al peso totale del campione e calcolato dalla distribuzione di frazione di pesi delle molecole di dimensioni diverse Mw è di solito > Mn 84 Termoplastici Un polimero termoplastico è un materiale che fonde a liquido quando è riscaldato e solidifica a materiale fragile, vetroso, quando è raffreddato sufficientemente. Molti polimeri termoplastici hanno un peso molecolare elevato con catene che interagiscono attraverso forze di van der Waals(polietilene,PE), dipolo-dipolo e legami di idrogeno(poliammidi, nylon) o anche sovrapposizione di anelli aromatici(polistirene, PS). Molti termoplastici sono polimeri di addizione (somma) es. PE, PP. 85 Termoplastici n CH2=CH2 → [-CH2-CH2-]n Polietilene Poliammidi: nylon [6] e [6,6] Polistirene 86 Termoindurenti Polimeri termoindurenti sono materiali polimerici che sono trasformati in forme più rigide quando energia è fornita al sistema. Energia: • calore > 200 oC • reazione chimica(epossidiche a 2 componenti) • Radiazione Materiali termoindurenti prima del “curing” sono di solito liquidi o malleabili e sono trasformati nel loro stato finale in uno stampo. Un polimero termoindurente (bakelite, gomma vulcanizzata) non può essere fuso di nuovo o ri-stampato. . 87 Termoindurenti • Gomma vulcanizzata 88 I processi utilizzati per la produzione di lenti • • • • • • Polimerizzazione e stampaggio Colorazione in massa e superficie Applicazione film polarizzanti Trattamenti sotto alto vuoto Coating antigraffio Trattamento fotocromatico Processi utilizzati • Polimerizzazione radicalica • Stampaggio ad iniezione • Colorazione e trattamento parametri colorimetrici • Polarizzazione della luce • Processo fotocromatico Chimica dei materiali delle Lenti a Contatto Concetti generali della polimerizzazione Concetti generali della polimerizzazione Concetti generali della polimerizzazione Processo di polimerizzazione: date condizioni particolari i monomeri si combinano tra di loro creando lunghe catene di unità che si ripetono. Il risultato finale è una grande molecola (macromolecola) che si indica col termine “polimero” ovvero “formato da molte unità”. Si definisce “grado di polimerizzazione” il numero delle unità polimeriche singole che danno luogo al polimero finale Il polimero finale si può schematizzare in questo modo (A) PMMA a legami incrociati con EGDMA (B) Polymacon. Struttura del polimero Metodidi diPolimerizzazione Polimerizzazione Metodi A. Polimerizzazione in soluzione b. Polimerizzazione in massa Polimerizzazione in soluzione Nella polimerizzazione in soluzione, i monomeri vengono mischiati con un solvente per creare una soluzione omogenea dei monomeri. I vantaggi di questo metodo di polimerizzazione sono che permette una grossa disponibilità di monomeri per la catena polimerica principale durante la sintesi. Si ha così una polimerizzazione completa. Il prodotto finale è un polimero sciolto in soluzione. Questo può essere un vantaggio quando si deve usare il prodotto della sintesi come una vernice, o ecc. Generalmente questo metodo di polimerizzazione non è usato nella sintesi di lenti a contatto. Unica eccezione il Polymacon. Si ricorda che quando il pHEMA è sintetizzato in soluzione la lente si costruisce col metodo dello spin-cast. Quando il pHEMA si sintetizza per polimerizzazione in massa si ottiene un materiale rigido, un bottone, e la lente nasce per tornitura. Polimerizzazione in massa Con questa tecnica, i monomeri, che sono allo stato liquidi , non vengono mischiati con un solvente. La miscela di monomeri è soggetta a polimerizzazione aggiungendo un iniziatore, dopo riscaldamento. Il polimero finale è solido. Questo è il metodo classico per la produzione di materiali per lenti a contatto. Tipidi dipolimeri polimeri Tipi Omopolimeri E’ un tipo di polimero in cui si impiega un solo tipo di monomero. Questo significa che l’unità che si ripete è sempre la stessa. Caso classico è il pMMA in cui la sola unità che si ripete è il MMA. Copolimero Un copolimero è un tipo di polimero in cui si impiegano due o più monomeri. Le unità che si ripetono sono quindi di due o più tipi. In un copolimero ci sono varie concentrazioni di ogniuno dei monomeri. La concentrazione di ogni monomero si può esprimere. Le lettere maiuscole in parentesi rappresentano il tipo di monomero. Le lettere al pedice rappresentano la concentrazione del monomero. Ci sono vari tipi di copolimerizzazione: 1. Copolimerizzazione random: i monomeri non sono in un ordine preciso all’interno del polimero: -AAABABBBABAABBBABBAB2. Copolimerizzazione alternante: i monomeri si alternano in un ordine preciso: -ABABABABABAB3. Copolimerizzazione a blocchi: una catena di un polimero si unisce ad un’altra catena polimerica -(AAAAAA)n(BBBBBBB)m- I due tipi di copolimerizzazione che interessano l’applicatore di lenti a contatto sono: a. copolimerizzazione random b. copolimerizzazione a innesto random Innesto Esempio di polimero random MMA HEMA EGDM A B Copolimero random. Formula di struttura. Architettura del dimefilcon A. Polimerizzazione per innesto Una catena polimerica si innesta nella catena del polimero (di un altro tipo di unità che si ripete). Nelle lente a contatto, un materiale ottenuto per innesto è il Vifilcon A. In questo caso un radicale libero del monomero HEMA viene innestato nel polimero esistente, polivinilpirrolidone, PVP. Sintesi del Vinilpirrolidone Sotto l’influenza di un iniziatore, si rompe il legame tra gli atomi di carbonio del gruppo vinilico. Formazione del radicale libero di N-vinilpirrolidone Il radicale libero si combina immediatamente con un monomero di NVP per originare un altro composto che si combina con un altro NVP N vinil pirrolidone radicale libero N vinil pirrolidone Polimerizzazione del N-Vinil pirrolidone Questo processo forma quasi istantaneamente il PVP Formazione del Polivinilpirrolidone Creazione di un sito reattivo nel PVP Questo sito si può creare nella catena del PVP usando un iniziatore. Si usa il perossido di idrogeno che si decompone in due radicali idrossili liberi: HOOH HO + OH Questi radicali praticamente estraggono un atomo di H dal legame idrogeno-carbonio dell’atomo di carbonio beta. Azione di un iniziatore con conseguente ottenimento di un elettrone spaiato sul carbonio beta Creazione di un radicale libero di HEMA con innesto nel NVP Il PVP agisce come iniziatore della polimerizzazione dell’HEMA in modo a come abbiamo visto in precedenza. o Praticamente in presenza di questo iniziatore il doppio legame fra gli atomi di carbonio dell’HEMA si rompe, per cui HEMA diviene un radicale libero. Il radicale libero HEMA A questo punto si può avere la polimerizzazione per innesto. L’elettrone spaiato del radicale libero HEMA si combina con l’elettrone spaiato con il carbonio nella catena del PVP Innesto dell’HEMA (monomero) nel PVP (iniziatore) nel sito dell’elettrone singolo dell’iniziatore Ne consegue l’unione tra HEMA e PVP. Struttura della catena polimerica Lineare Branched Legami incrociati Disposizione spaziale delle catena polimeriche Materiali e produzione di Lenti a Contatto Buona parte delle lenti a contatto sono preparate per polimerizzazione di tipo radicalico e sono per la maggior parte (quelle morbide) copolimeri dove la natura dei monomeri e la loro tipologia è studiata per migliorare le proprietà di bagnabilità, di trasposrto dell’ossigeno e di compatibilità con il film lacrimale. I processi di produzione ricalcano in parte quelli visti per le lenti oftalmiche Tipidi di polimerizzazione polimerizzazione Tipi Tipi principali di polimerizzazione: a. polimerizzazione per addizione b. polimerizzazione per condensazione(stadi) 113 113 I polimeri sintetizzati per addizione si originano per reazione di unità monomeriche che si legano tra di loro senza l’eliminazione di piccole molecole. Nella catena risultante l’unità che si ripete ha la stessa composizione del monomero da cui deriva. Il monomero è generalmente un composto organico insaturo con uno o più atomi di carbonio che sono legati fra di loro da doppi legami. Quando il monomero è soggetto ad un iniziatore (che si attiva col calore o altre forme di energia) il doppio legame tra i due atomi si rompe e si viene così a formare un nuovo composto con un elettrone spaiato sul lato del carbonio terminale. Perossido di benzoile Radicale benzoilico 114 Iniziatori • Perossido di benzoile(POB), di acetone POB dimero trimero • AIBN(AzobisIsoButirroNitrile), ABCN 115 Elettrone libero Il POB è abbastanza instabile.Il radicale libero benzoilico si combina (si aggiunge a) con un monomero dando luogo a un nuovo radicale. Di nuovo un elettrone spaiato è presente sull’atomo di carbonio del nuovo intermedio reattivo. Radicale benzoilico Questo a sua volta si combina con un altro monomero, formandone ancora un altro radicale, dando origine ad un addotto più lungo sempre con un atomo di carbonio con un elettrone spaiato. In questa maniera, per addizione di monomeri, la catena del polimero si propaga quasi istantaneamente. La crescita del polimero termina quando il radicale libero è neutralizzato. Tipico esempio di polimerizzazione per addizione è la sintesi del PMMA e poli(HEMA): LAC idrogel 116 Sintesi del Poli-metilmetacrilato Per iniziatore si usa il perossido di benzoile come iniziatore del MMA, il quale sotto l’influenza del calore si fraziona e da luogo Monomero Radicale benzoilico metil metacrilato Inizio della polimerizzazione. Rottura del doppio legame carbonio = carbonio a due radicali liberi. Il benzoil radicale reagisce con un monomero MMA dando luogo ad un nuovo radicale libero . 117 Uno degli elettroni del doppio legame di MMA si accoppia con l’elettrone spaiato del benzoile( tre elettroni). Due di questi formano un legame covalente tra gli atomi di carbonio, lasciando nuovamente un elettrone spaiato su altro atomo di carbonio. Formazione nuovo radicale Rottura del doppio legame Carbonio-carbonio 118 Addizione del radicale libero ad un monomero per iniziare la catena polimerica ll radicale libero da MMA si lega ad un altro monomero dando luogo ad un nuovo intermedio che a sua volta ha un elettrone spaiato sull’atomo di carbonio terminale Addizione di un radicale libero ad un monomero 119 Propagazione della catena polimerica Propagazione della catena polimerica. Polimerizzazione per addizione La catena polimerica cresce per addizione di nuovi monomeri di MMA. La catena risultante sarà formata dalla unione di migliaia di monomeri. 120 Terminazione della reazione di polimerizzazione. A. Ricombinazione Questo processo si verifica quando si incontrano due radicali liberi i quali compartecipano i loro Termine della reazione di polimerizzazione: Compartecipazione degli elettroni spaiati dei due radicali liberi. elettroni spaiati dando origine ad un legame covalente. Poiché non ci sono più elettroni spaiati sull’atomo di carbonio terminale la polimerizzazione termina. 121 B. Disproporzionamento Strappo atomo di idrogeno da parte di radicale al carbonio su altra catena Fine della polimerizzazione per disproporzionamento Si ha così un elettrone spaiato che si combina con l’elettrone spaiato dell’atomo terminale accanto creando un legame covalente doppio. L’atomo di Idrogeno che è stato tolto col suo singolo elettrone si combina col radicale libero di un’altra catena che sta crescendo terminando così la crescita della stessa. 122 C. Trasferimento di catena La catena polimerica che sta crescendo ed ha un radicale libero sul carbonio terminale, prende un atomo di idrogeno da un’altra catena (in cui la polimerizzazione è completata). La polimerizzazione del polimero che stava crescendo ora termina. La catena a cui è stato tolto l’atomo di idrogeno ora è un radicale libero e quindi cresce. Terminazione della polimerizzazione per trasferimento di catena. 123 Il polimero finale si può rappresentare schematicamente: R rappresenta la parte principale della catena. L’architettura della catena polimerica si può schematizzare : MMA= MetilMetAcrilato 124 Nella rappresentazione precedente non si sono evidenziati i gruppi benzoici perché questi radicali sono solo due forse tra le migliaia delle unità monomeriche. Tracce di questo iniziatore sono parte della plastica: Catena del PMMA. Gruppi benzoici alle estremità della catena polimerica. 125 125 PMMA • • • William Feinbloom(1936) introdusse lenti a base di PMMA (Perspex/Plexiglas). 1949 LAC corneali. Le lenti di PMMA vengono anche dette lenti rigide. Le lenti di PMMA danno effetti collaterali: impermeabilità all’ossigeno che non raggiungendo la cornea porta a insorgenza di diversi effetti clinici negativi. 126 Scarsissima bagnabilità Ossigeno: permeabilità e trasmissibiltà Permeabilità (misura della “performance” di ossigeno del materiale) Sistemi polimerici: P = DS P è coefficiente di permeabilità per un dato sistema polimero-gas D è il coefficiente di diffusione del gas attraverso il polimero (flessibilità catene polimero e volume libero) S è la solubilità del gas nel polimero (numero di molecole di ossigeno sciolte nel materiale e dipende da interazione chimica fra polimero ed ossigeno) Lenti a contatto: P = Dk k è la solubilità del gas nella LAC 127 Trasmissibilità Trasmissibiltà (caratteristica della LAC finita): Dk/t t è lo spessore del materiale o meglio lo spessore medio della parte centrale della lente (0.07-0.09 mm). Permeabilità e trasmissibiltà: permettono di confrontare la facilità di passaggio dell’ossigeno attraverso lenti di materiale diverso. Unità di misura: • Permeabilità: barrer o unità Fatt (10-11 cm2s-1 mlO2 ml-1mmHg-1 ) • Trasmissibilità: barrer/mm (10-9 cm1s-1 mlO2 ml-1mmHg-1 ) 128 128 Richiesta ossigeno Richiesta ossigeno Molto alta e varia da individuo ad individuo. Occhio chiuso: da 1µl/cm²/h a 10µl/cm²/h. Aumenta con temperatura. Epitelio consuma 95% dell’ossigeno a disposizione della cornea. Fornitura Per ridurre dimensione dell’edema notturno al di ossigeno livello fisiologico di 3.2% (valore medio senza lenti) il valore critico di Dk/t (trasmissibilità) dovrebbe essere intorno a 125 x 10-9 (cm x ml O2)/(s x ml x mmHg). 129 Compatibiltà oftalmica di una LAC: Essere permeabile all’ossigeno per sostenere il normale metabolismo della cornea Mantenere un film lacrimale continuo e stabile per una visione chiara Resistere a deposito di componenti del film lacrimale (sali, lipidi, proteine…) Sostenere una idratazione normale Essere permeabile a ioni per mantenere la mobilità Non produrre irritazioni Essere confortevole Avere proprietà di superficie eccellenti(non troppo idrofobica o lipofilica) Avere composizione e morfologia adeguate(polimero) 130 RGP • Alla fine anni ‘70 e durante gli ‘80 e ‘90, vennero sviluppati materiali rigidi ma permeabili all’ossigeno. Questi materiali vengono chiamati RGP (rigid gas permeable) Nome Lente Materiale % Acqua Dk (barrer) Tipo Produttore LENTI RIGIDE(RGP) Polycon II TRIS-Silicone acrilato 0 12 DW PBH Boston IV TRIS-Silicone acrilato 0 26 DW Polymer Technology Equalens Fluorosilicone 0 64 EW Polymer Technology Advent Fluoropolimeri 0 95 DW 3M Corp- Quantum II Silicone acrilato 0 100 DW Bausch&Lomb Menicon SFP Fluorosilicone 0 100 DW Menicon Inc. Fluorocon Fluorosilicone 0 60 EW Pilkington 131 Barners Hind Siliconi/fluoropolimeri R R R Si R R Si O R Si O O Oligosilossani sostituiti R = Ar, alchil, CH3 O H2 C C C O CH2 CF3 H2C fluoroacrilato CH F TRIS fluorostireni F 132 RGP- idrogel tradizionali RGP: • Buona permeabilità all’ossigeno • Scarsa o nulla bagnabilità Idrogel tradizionali: • permeabilità all’ossigeno? • Bagnabilità? 133 I materiali utilizzati per le lenti a contatto morbide sono essenzialmente di 3 tipi: gli idrogeli convenzionali, gli elastomeri al silicone, ed i più recenti idrogeli al silicone. Idrogeli sono materiali polimerici idrofili che si rigonfiano a contatto con l’acqua fino ad un valore determinato dalle caratteristiche del polimero (o dei monomeri di cui sono costituiti e in relazione ai gruppi polari o idrofili presenti). Percentuali di acqua riportate sono percentuali in peso, cioè quanta acqua assorbono in relazione al peso della lente disidratata. Al raggiungimento della massima percentuale di acqua adsorbibile l’idrogelo raggiunge una consistenza elastica con una forma legata ai parametri impostati allo stato secco. Chiaramente l’idrogelo è insolubile in acqua in virtù di legami di reticolazione tra le varie catene polimeriche . L’idrofilia è garantita dalla presenza di gruppi polari quali, OH, NH2, COOH, CONH2 , CONHLa lente si colloca nella parte acquosa del film lacrimale con i Fase acquosa gruppi idrofili che si dispongono su acqua libera entrambi i lati della catena polimerica per ottimizzarne acqua legata (ai l’interazione. Intorno al polimero gruppi idrofili del polimero) avremo acqua libera e legata ai o all'interfaccia Fase acquosa gruppi polari tramite interazioni polimero essenzialmente a legame idrogeno gruppi idrofili legati alla catena polimerica Catena polimerica Il polihema rappresenta il primo idrogelo proposto come lente morbida da Otto Wichterle nel 1961 HEMA polihema Elastomeri al silicone Il secondo tipo di materiale per le lenti a contatto morbide è quello prodotto dall’elastomero al silicone. La caratteristica peculiare di questa nuova soluzione si trova nel silicone principalmente data l’elevata solubilità dell’ossigeno al suo interno. Questo si è trasformato immediatamente nella riduzione dell’edema provocato dalla carenza di ossigeno dalle lenti idrogel sia durante l’uso notturno sia in quello giornaliero. A seguito di questi incoraggianti primi risultati che hanno fatto pensare che gli elastomeri di silicone fossero la soluzione di tutti i problemi si è visto che questi materiali introducevano nuovi problemi: a differenza degli idrogeli, la forma dei bordi risultava più difficile da realizzare a svantaggio del comfort; la bagnabilità di superficie è sempre un elemento critico, e la formazione dei depositi lipidici sulla lente con riduzione del confort. Infine. l’assenza di contenuto idrico facilita notevolmente l’aderenza della lente al segmento anteriore, provocando l’insorgenza di diverse complicanze, fra queste l’ulcera corneale. Il più importante elastomero al silicone è il PMDS, polidimetilsilossano, fu per la prima volta studiato negli anni 50, come potenziale materiale per le lenti a contatto ad uso esteso. Esso appartiene al gruppo dei silossani che consiste in un sequenza di gruppi dimetilsilossanici terminati da unità metaacriliche per la produzione dei polimeri. La parte silossanica è anche quella lipofila della molecola e quella preposta al trasporto dell’ossigeno. Unità dimetilsilossanica Idrogel siliconici macromero CH3 O H2C O X nX Si H3C n=3 X m CH3 X O CH2 n CH3 44 m = 25 40 PM totale da 2000 10000 a c i n o c i l i s a m m o g u s o t a s a b o r e m o r c a m 136 CH2 iiii rrrr aaaa llll oooo pppp iiii pppp pppp uuuu rrrr gggg CH3 Si O Si O CH3 CH2 CH3 AAAA BBBB IIII CCCC eeee bbbb mmmm oooo LLLL &&&& hhhh cccc ssss uuuu aaaa BBBB iiii tttt tttt eeee vvvv eeee rrrr BBBB nnnn oooo aaaa kkkk kkkk aaaa aaaa tttt nnnn ssss aaaa iiii TTTT VVVV iiii nnnn dddd oooo oooo cccc rrrr oooo eeee ssss rrrr mmmm aaaa oooo pppp nnnn pppp oooo aaaa iiii MMMM rrrr CH3 CH3 C CH3 Si H3C CH3 Si H3C C CH3 O CH3 CH3 O CH3 O O CH3 H2C Si H3C CH3 Si O Si O Si H3C O C CH3 CH2 CH3 O C H H2C (Lotrafilcon A) Idrogel siliconici per LAC • monomeri NH (CH2)n CHOH 137 Lenti Silicone Idrogel Lo sviluppo dei polimeri in silicone idrogel (SiH), inizialmente era stato studiato per affrontare le necessità metaboliche richieste dall’uso continuo. Incorporando infatti elementi strutturali di gomme siliconiche negli idrogeli, si produce un evidente arricchimento delle proprietà di trasmissione dell’ossigeno senza aumentare il contenuto d’acqua. Con gli idrogeli convenzionali la permeabilità all’ossigeno aumenta solo se viene incrementato il contenuto d’acqua della lente, con una struttura più porosa che facilita la diffusione di ossigeno sulla lente. Con gli idrogeli al silicone, invece, per incrementare il contenuto d’acqua bisognerebbe aumentare la proporzione di monomero di idrogelo convenzionale rispetto al monomero di silicone, provocando una riduzione della permeabilità all’ossigeno del materiale. Relazione fra permeabilità all’ossigeno e contenuto d’acqua per le lenti idrogel convenzionali (linea tratteggiata) e quelle al silicone (linea continua). Nelle lenti SiH si osserva separazione tra fase idrofila e fase idrofoba (siliconica) e questa struttura rende ragione del fatto che il Dk di queste lenti sia superiore a quello dell’acqua (100) e quindi vi è una permeabiltà legata alla componente siliconica (>100) che si somma e si media con quella dell’acqua. Fase idrofila Fase idrofoba Tuttavia è necessario mantenere una certa idratazione: essa viene “ostacolata” dall’idrofobicità della componente siliconica, che tende a concentrarsi sulla superficie della lente; le superfici delle lenti caratterizzate da bassa energia sono difficili da bagnare e hanno la tendenza ad accumulare lipidi; approcci alla risoluzione di questo problema sono stati l’uso di stampi ad alta energia di superficie nel processo di fabbricazione e l’uso di tecniche di modifica delle superfici. L’idratazione,con la permeabilità ionica e dell’acqua sono infatti molto importanti in quanto hanno diverse finalità: quella di determinare l’adeguato movimento della lente sull’occhio, consentire il passaggio di sostanze indispensabili per il metabolismo corneale (glicogeno, elettroliti, fattori di crescita, ecc.), allontanare scarti del metabolismo cellulare potenzialmente tossici (anidride carbonica e cellule morte) e veicolare mediante il passaggio del film sotto la lente la libera circolazione di sostanze proteiche ed enzimatiche. Inoltre, mediante l’apporto del contenuto idrico, diventa possibile determinare le caratteristiche finali del modulo di elasticità del polimero. Il modulo di elasticità esprime la resistenza alla deformazione, in particolare il modulo viene stabilito dalla forza necessaria per produrre la deformazione del materiale in una sezione resistente di area definita. Il modulo di Young descrive le proprietà meccaniche del materiale e maggiore diventa il suo valore più alta diviene la resistenza alla deformazione: tale fattore, assieme allo spessore e alla geometria della lente a contatto, genera la rigidezza finale del sistema correttivo. I polimeri costruiti in silicone idrogel vengono caratterizzati da un modulo di elasticità superiore rispetto alle lenti idrogel e la differenza è dovuta alla presenza del silicone. Spetta quindi al costruttore, mediante la combinazione tra la percentuale di silicone presente, la quantità di acqua contenuta e la flessibilità della catena molecolare che costituisce il polimero, definire il modulo di elasticità. Contenuto acqua In idrogel convenzionali il fattore che governa la permeabilità di O2 è il contenuto d’acqua. Il polimero disidratato è essenzialmente impermeabile all’ossigeno. Acqua agisce da plastificante e rende le catene del polimero più flessibili. Il primo polimero usato per idrogel è stato il poliidrossietilmetacrilato(pHEMA) che ha 38% d’acqua e una permeabilità a O2 di circa 7x10-11 barrer. Copolimeri HEMA e N-vinilpirrolidone contengono fino a 70% d’acqua. la correlazione contenuto d’acqua W permeabilità di O2: Dk = A exp BW, A e B costanti sperimentali per un certo valore di Temp. W contenuto di acqua. A = 1.67; B = 0.0397 140 140 I polimeri costruiti in silicone idrogel vengono caratterizzati da un modulo di elasticità superiore rispetto alle lenti idrogel e la differenza è dovuta alla presenza del silicone in quanto svolgono anche la funzione di reticolanti nel senso che uniscono tra di loro catene di polimero. Il costruttore, mediante la combinazione tra la percentuale di silicone presente, la quantità di acqua contenuta e la flessibilità della catena molecolare che costituisce il polimero, Definisce il modulo di elasticità. La grande variabilità dei risultati raggiungibili mediante queste combinazioni determina la sostanziale differenza che si può trovare all’interno della “famiglia” dei silicone idrogel. Le lenti indicate con il nome di Night & Day e PureVision furono costruite con i primi materiali in silicone idrogel, e realizzate per l’uso continuo. Contemporaneamente la disponibilità di un elevato coefficiente di permeabilità è importante anche per l’uso giornaliero; la possibilità di offrire un margine di sicurezza maggiore a tutti i portatori individua la necessità di sviluppare soluzioni non solo relative all’uso continuo. Successivamente CIBA Vision realizzò una lente a contatto in silicone idrogel: O2 Optix basata sulla tecnologia della Night & Day. I vantaggi estremamente interessanti ottenuti dalla maggiore esperienza clinica motivano le aziende costruttrici a realizzare ulteriori soluzioni: la prima lente a contatto in idrogel al silicone per uso giornaliero è l’ACUVUE ADVANCE with HYDRACLEAR (galyfilcon A); comparata con una lente in idrogel convenzionale (SoftLens 66,alphafilcon A), essa non solo presenta una maggiore bagnabilità, un film lacrimale più stabile ed uno strato acquoso più spesso, ma anche una maggior comfort, sia appena indossata che durante la giornata; se confrontata con l’etafilcon A da un lato non si denota alcun cambiamento significativo relativo all’indice di rifrazione, dall’altro vi è anche una maggior equilibrio iniziale del contenuto d’acqua. Tuttavia, a causa dell’assenza del trattamento della superficie, le lenti in questo materiale, a differenza di quelle trattate come il lotrafilcon B, mostrano un incremento molto accentuato dei parametri di rugosità della superficie dopo essere state Indossate. Più recentemente, Vistakon ha ottenuto una seconda generazione di silicone idrogel per l’uso giornaliero chiamata Acuvue Oasys, basata sempre sulla tecnologia Advance, ma con un miglioramento del 30% rispetto alla bagnabilità del galyfilcon. Nel corso degli ultimi anni i polimeri in idrogel di silicone che vengono introdotti sono specificatamente sviluppati per l’uso giornaliero e occasionalmente per quello notturno. Le differenti caratteristiche (gas-permeabilità, modulo di elasticità, ecc.) dei polimeri dipendono sicuramente dalle diverse modalità costruttive oltre che dalle proprietà chimiche del materiale; tuttavia la necessità di ottenere una soluzione approvata anche per l’uso continuo (CW) spinge il costruttore ad enfatizzare alcune proprietà trascurandone altre. La collocazione dei SiH nella classificazione della FDA (la stessa degli idrogeli convenzionali) individua la maggiore distribuzione dei polimeri nel primo gruppo: asmofilcon A (Premio), comfilcon A (Biofinity); enfilcon A (Avaira), galifilcon A (Acuvue Advance), lotrafilcon A (Air Optix Night & Day), lotrafilcon B (Air Optix e Air Optix Aqua), senofilcon A (Acuvue Oasys), sifilcon A (Air Optix Custom) e infine nel terzo gruppo è inserito il Balafilcon A (Purevision). Nelle tabelle seguenti sono riportati i principali polimeri in silicone idrogel in commercio e relative caratteristiche. La maggior parte delle lenti silicone.idrogel ha un Dk>100 Poli(idrossietilmetacrilato), pHEMA pHEMA si ottiene dalla combinazione di monomeri di idrossietil metacrilato. La lente è la Soflens ed il materiale è chiamato Polymacon. Iniziatore Anche in questo caso la reazione ha inizio con un attivatore attivazione usando calore. In questo modo si formano di due radicali liberi dell’iniziatore (B*). Il radicale libero ha un elettrone libero che rende il radicale libero molto reattivo. 144 Addizione di un radicale libero ad un monomero Radicale libero Formazione del radicale libero Monomero di idrossietilmetacrilato HEMA Radicale libero di idrossietilmetacrilato radicale libero B. reagisce con un monomero di HEMA. Si rompe il doppio legame tra i due atomi di carbonio dando luogo ad un composto con un elettrone spaiato su di un atomo di carbonio terminale. 145 Propagazione della catena polimerica ~~~Idrossietilmetacrilato Idrossietilmetacrilato radicale libero monomero catena polimerica Questo composto intermedio si combina con un altro monomero di HEMA formando ancora un nuovo composto con un elettrone spaiato sul carbonio terminale. 146 Legami incrociati Ad intervalli casuali gli elettroni spaiati degli atomi di carbonio HEMA EtileneglicolDimetacrilato EGDMA Legami incrociati tra due catene di HEMA con EGDMA terminali di due catene di HEMA reagiscono con una molecola di etileneglicoldimetacrilato EGDMA 147 Si vengono così a formare due catene di HEMA con un ponte che le unisce (legame incrociato) di EGDMA. Questo nuovo composto, che ha un elettrone spaiato su entrambi gli atomi di C terminali, reagisce con due monomeri di HEMA. In questo modo entrambe le catene polimeriche possono continuare a crescere. Propagazione della catena polimerica 148 Terminazione della polimerizzazione Un metodi di termine della reazione è quello dell’incontro di due catene con un elettrone spaiato libero di incontrarsi tra di loro originando così un legame covalente Terminazione della polimerizzazione 149 Il polimero finale si può schematizzare in questo modo (A) P-HEMA a legami incrociati con EGDMA (B) Polymacon. Struttura del polimero 150 Sintesi del poli-Vinilpirrolidone Sotto l’influenza di un iniziatore, si rompe il legame tra gli atomi di carbonio del gruppo vinilico. NVP monomero Radicale libero NVP Formazione del radicale libero di N-vinilpirrolidone 151 Polimerizzazione del N-Vinil pirrolidone Il radicale libero si combina immediatamente con un monomero di NVP per originare un altro composto che si combina con un altro NVP N vinil pirrolidone radicale libero N vinil pirrolidone 152 Questo processo forma quasi istantaneamente il PVP Formazione del Polivinilpirrolidone 153 LAC Bagnabili NVP Idrossietilmetacrilat o HEMA Iniziatore radicalico 154 Lenti a contatto a base idrogel convenzionali (Soflens One Day, B&L) HEMA e NVP 155 Polimerizzazione per innesto Una catena polimerica si innesta nella catena del polimero (di un altro tipo di unità che si ripete). Nelle lenti a contatto, materiali ottenuti per innesto sono ad es. Alphafilcon, Vifilcon A. In questo caso un radicale libero del monomero HEMA viene innestato nel polimero esistente, polivinilpirrolidone, PVP. 156 Creazione di un sito reattivo nel PVP Questo sito si può creare nella catena del PVP usando un iniziatore. Si usa il perossido di idrogeno che si decompone in due radicali idrossili liberi: HOOH HO + OH Questi radicali praticamente estraggono un atomo di H dal legame idrogeno-carbonio dell’atomo di carbonio beta. Azione di un iniziatore HO. con conseguente ottenimento di un elettrone spaiato sul carbonio beta 157 Creazione di un radicale libero di HEMA con innesto nel NVP Il PVP radicale (B) agisce come iniziatore della polimerizzazione dell’HEMA in modo simile a come abbiamo visto in precedenza. o Praticamente in presenza di questo iniziatore(B) il doppio legame fra gli atomi di carbonio dell’HEMA si rompe, per cui HEMA diviene un radicale libero. 158 A questo punto si può avere la polimerizzazione per innesto. L’elettrone spaiato del radicale libero HEMA si combina con l’elettrone spaiato con il carbonio nella catena del PVP Innesto dell’HEMA (monomero) nel PVP (iniziatore) nel sito dell’elettrone singolo dell’iniziatore Ne consegue l’unione tra HEMA e PVP. 159 Struttura della catena polimerica 160 LAC: Monomeri e nome usato in USA per materiali idrogel Nome commerciale Frequency 38 Optima FW Preference Produttore Nome Contenuto usato in acqua USA Monomeri Gruppo FDA CooperVision polymacon B&L polymacon CooperVision tetrafilcon 38.0 38.0 42.5 HEMA HEMA HEMA, MMA, NVP Ocular ocufilcon D Sciences Focus (1-2 wks) CIBA Vision vifilcon 55.0 HEMA, MA IV 55.0 IV 1-Day Acuvue Acuvue 2 Vistakon Vistakon 58.0 58.0 HEMA, PVP, MA HEMA, MA HEMA, MA Proclear Compatibles Soflens 66 Focus Dailies Soflens One Day Precision UV CooperVision omafilcon 62.0 HEMA, PC II B&L alphafilcon CIBA Vision nelfilcon B&L hilafilcon 66.0 69.0 70.0 HEMA, NVP Modified PVA HEMA, NVP II II II CIBA Vision vasurfilcon 74.0 MMA, NVP Biomedics 55 etafilcon etafilcon I I I IV IV 161 LAC a confronto LAC: idrogel siliconici a confronto con idrogel convenzionali Materiale Nome commerciale PMMA Contenuto acqua all’equilibrio (%) Permeabilità a ossigeno Modulo Young(MPa) N/A 0.1 ~2000 (Dk x 10-11) Lotrafilcon A AIROPTIX Night & Day 24 140 1.5 Balafilcon A PureVision 33 110 1.1 Lotrafilcon B AIROPTIX 36 99 1.0 Comfilcon A Biofinity 48 128 0.8 Senofilcon A Acuvue OASYS 38 103 0.72 pHEMA Optima 38 B&L 38 7.5 0.50 Omafilcon A(HEMA,PC) Proclear 62 34 0.49 Alphafilcon(HEMA,NVP) S0flens 66 66 60 0.43 Etafilcon A (HEMA,MA) 1-day ACUVUE 58 21 0.3 162 LAC a confronto LAC: idrogel siliconici a confronto con idrogel convenzionali Materiale Nome commerciale PMMA Contenuto acqua all’equilibrio (%) Permeabilità a ossigeno Modulo Young(MPa) (Dk x 10-11) N/A 0.1 ~2000 Lotrafilcon A AIROPTIX Night & Day 24 140 1.5 Balafilcon A PureVision 33 110 1.1 Lotrafilcon B AIROPTIX 36 99 1.0 Comfilcon A Biofinity 48 128 0.8 Senofilcon A Acuvue OASYS 38 103 0.72 pHEMA Optima 38 B&L 38 7.5 0.50 Omafilcon A(HEMA,PC) Proclear 62 34 0.49 Alphafilcon(HEMA,NVP) S0flens 66 66 60 0.43 Etafilcon A (HEMA,MA) 1-day ACUVUE 58 21 0.3 163 Idrogel convenzionali • P-HEMA Materiale Nome commerciale Contenuto acqua all’equilibrio (%) Permeabilità a ossigeno Modulo Young(MPa) (Dk x 10-11) PMMA pHEMA Optima 38 B&L N/A 0.1 ~2000 38 7.5 0.50 164 RGP/Morbide tipi Nome Lente LENTI RIGIDE(RGP) Polycon II % Acqua Dk Tipo Produttore 0 12 DW PBH 0 26 DW Equalens TTIS-Silicone acrilato TTIS-Silicone acrilato Fluorosilicone 0 64 EW Advent Quantum II Menicon SF-P Fluorocon Fluoropolimeri Silicone acrilato Fluorosilicone Fluorosilicone 0 0 0 0 95 100 100 60 DW DW DW EW Polymer Technology Polymer Technology 3M CorpBausch&Lomb Menicon Inc. Pilkington Barners Hind HEMA MAA NVP HEMA MAA TMPTMA HEMA HEMA PVA MMA HEMA NVP TBCM 55 17 EW 58 24 D, EW. DW Vistakon(J&J) 38 55 8.4 18 D, EW. DW D, EW. DW Bausch&Lomb Ciba Vision 66 32 DW Bausch&Lomb PDMSAS 0.2 34 EW. FW Bausch&Lomb Boston IV LENTI MORBIDE IDROGEL Sofcon EW Acuvue Seequence Focus Visitint Medalist 66 LENTI MORBIDE nonIDROGEL Silsoft Materiale Ciba Vision 165 Monomeri utilizzati nelle lenti silicone idrogel Applied Surface Science 230 (2004) 106–114 CW: continuous wear; DD: daily disposable; DW: conventional daily wear. Monomeri impiegati nella preparazione del Comfilcon A Monomeri costituenti Enfilcon A Parte polare Polimeri Organici I polimeri super-puri avrebbero tempi di vita molto lunghi ma : non esistono!! 170 Polimeri normali contengono: •POOH(idroperossidi) •>C=O(gruppi carbonilici) •residui di catalizzatori •impurezze varie + Inquinanti nell’aria//radiazione 171 Energy Spectrum Gamma Rays X -Rays Infrared Ultraviolet Radar Television Radio UV LIGHT ENERGY 290 350 nanometers 400 UV region is only 5% of total solar energy, but has sufficient photon energy to break molecular bonds in most plastics and coatings 172 Weathering – Sunshine & Polymers Harmful Ultraviolet Energy Harmful Radiant IR/Heat 173 Meccanismi degradazione (termo/foto)-ossidativa Iniziazione Propagazione Terminazione 174 Solar UV Light Energy Reaching the Earth’s Surface 290 to 400 nanometers (nm). Only ~5% of total solar radiation Photon energy of 70 - 100 kcal/mole: sufficiently strong to break molecular bonds in most plastics UV/295 - 385 nm: only 4.6 % Visible/385 - 780 nm: 45.4 % IR/780 - 3,000 nm: 50 % 175 Weathering Effects 176 Effects of Weathering on Polyolefins Surface photo-oxidation resulting in color change Loss of Gloss, Cracking and Loss of Physical Properties 177 Policarbonato aromatico 14-12-11 178 Weathering – Sunshine & Polymers Harmful Ultraviolet Energy Harmful Radiant IR/Heat 179 Weathering Effects 180 Iniziazione di catena • • • • POOH(idroperossidi)+ calore/luce >C=O(gruppi carbonilici)+ luce residui di catalizzatori + luce/calore inquinanti dell’aria P. + P. e PH P-P P. 1) Propagazione a catena P. + O2 PO2. PO2. + PH 2) POOH + P. 3) Ramificazione di catena PO. + .OH POOH PO. + P. + H2O POOH + PH PO2. + PO. + H2O POOH + POOH PO. + PH . OH + PH POH + P. H2O + P. 4) 5) 6) 7) 8) Terminazione P. + P. P. + PO2. P-P 9) POOP 10) PO2. + PO2. P=O + POH 11) PO2. + PO2. POOP + O2 12) 181 Meccanismi degradazione (termo/foto)-ossidativa Iniziazione Propagazione Terminazione 182 Propagazione: meccanismo ciclico Iniziazione Luce 183 Terminazione • Ricombinazione radicali P. + P. P. + PO2. P-P POOP PO2. + PO2. P’=O + POH PO2. + PO2. POOP + O2 184 Meccanismi degradazione (termo/foto)-ossidativa Iniziazione Propagazione Terminazione 185 Formazione idroperossidi Luce 186 Degradazione poliolefine • polipropilene OO. H H PH . OOH O . OOH O. 187 Materiali per Ottica Polimeri: Policarbonato H H C H O O C H C C O H poli-dietilenglicole, bis-allilcarbonato n H CH 2 CH2 H C O C CH 2 O O O CH2 CH2 O CH2 CH2 O C O CH2 C H Polimetil metacrilato H CH 3 C C H C O CH 3 n 188 PMMA H 189 PMMA • 300-330 nm C H2 C H2 C H2 . O C H2 O O O C H2 O O O .H2C luce O O O O O CO2Me . C H2 O + O O O 190 Policarbonati • Unità carbonato O O O luce UV * O O O O O. O 191 Policarbonati • Unità di-metile CH3 O O O CH3 ROO, CH3 O O O CH2. O CH3 H2 C O O O2 O CH3 H2 C O OO, O 192 Policarbonati • scissione O CH3 H2 C O O OO, O CH3 H2 C O O O. O CH3 CH2 O O O 193 CR39 dove inizia la degradazione ossidativa?? CH 2 H C CH 2 O C CH 2 O O O CH 2 CH 2 O CH 2 CH 2 O C O CH 2 C H 194 Poliuretani aromatici • frammentazione R H N O H2 C H N O O R O luce, radicali liberi, R H N O H2 C NH. O . O R O CO2 CO R. .OR 195 Poliuretani aromatici • ingiallimento R H2 C H N O H N O O R O luce, radicali liberi, R H N O H. C H N O O R O O2 R H N O O R O H N C O R O O-O. N O H C N O O R 196 Poliuretani aromatici • ingiallimento R H2 C H N O H N O O R O luce, radicali liberi, R H N O H. C H N O O R O O2 R H N O O R O H N C O R O O-O. N O H C N O O R 197 Poliuretani alifatici R= H2 C C H2 H2 C C H2 CH2 C H2 198 Poliammidi • Scissione legame ammidico H2 C H2 C H N C H2 C λ>340 nm H2 C H2 C O H2 C H2 C NH H2 C O PH H2 C H2 C H2C NH3 H2 C O O2 O H2 C OOH H2 C CH2 OH 199 Polyolefin Degradation Mechanism •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation RH (Polymer) R• Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) to yield inactive RO• products (ROH and H2O) RH Carbon centered radicals react with HALS Free radicals O2 + •OH ROO• Reacts with R• + ROOH •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation ROH another RH Reacts with secondary antioxidants (phosphites) Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) 200 Stabilizzazione: filtri UV/ neutralizzazione dei radicali/decomposizione idroperossidi PH (polimero) luce Trappole di radicali P. radicali idroperossidi Decompositori idroperossidi 201 Stabilizzanti di polimeri O X O H OH O HO N OC16H33 N R N HO N N N N N * N N * n R' N 2-idrossibenzofenoni 2idrossibenzotriazoli H fenoli HALS, ammine impedite Filtri UV Trappole di radicali O O C18H37 O S O C18H37 202 Decomp. idroperossidi Spettri assorbimento di filtri UV usati in polimeri organici 203 Assorbitori UV (filtri UV) Filtro UV assorbe UV e lo converte in energia termica Scambio H+ 204 Effetto UVA 7 1 H 8 C O H O N N N UV-1164 HO N N N UV-2337 205 Spettri assorbimento di filtri UV usati in polimeri organici 7 1 H 8 C O H O N N N UV-1164 HO N N N UV-2337 206 Polyolefin Degradation Mechanism •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation RH (Polymer) R• Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) to yield inactive RO• products (ROH and H2O) RH Carbon centered radicals react with HALS Free radicals O2 + •OH ROO• Reacts with R• + ROOH •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation ROH another RH Reacts with secondary antioxidants (phosphites) Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) 207 Ammine stericamente impedite (stabilizzanti UV) O H N N N R N N N N R' R' N N O O [O] n N HALS H R nitrossido R=O + ROH ROO 208 Polyolefin Degradation Mechanism •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation RH (Polymer) R• Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) to yield inactive RO• products (ROH and H2O) RH Carbon centered radicals react with HALS Free radicals O2 + •OH ROO• Reacts with R• + ROOH •Energy •Catalyst Residues •UV Radiation ROH another RH Reacts with secondary antioxidants (phosphites) Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) 209 Fenoli (antiossidanti primari) OH O O ROO ROO ROOH ROOH Quinone Methide BHT Reductive Coupling O HO ROO ROOH O OH Stilbenequinone 210 Degradation Cycle RH (Polymer) Energy Catalyst Residues UV Radiation Reacts with another RH R Free radicals Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) to yield inactive products (ROH and H O)2 Oxygen Carbon centered radicals react with HALS RO + OH Reacts with another RH ROO Reacts with primary antioxidants (hindered phenols) R + ROOH Energy Catalyst Residues UV Radiation ROH Reacts with secondary antioxidants (phosphites) 211 AO Secondari: Decompositori Idroperossidi O H O O ' R H O ' R " R H C =2 H C H O S R R S R R S R ∆ H O O ' R 1 R2 O C2 H C2 H C , = R OAr 3 + ROOH H O x O S S R P H 3 O S R H O O S R () OP () OAr 3 + ROH 212 Degradazione poliolefine • polipropilene OO. H H PH . OOH O . OOH O. 213 Ossidazione in vivo • Ossidazione lipidi Radicale lipidico iniziazione Lipide insaturo propagazione Lipide idroperossido Radicale perossile 214 Antiossidanti naturali • Resveratrolo, Vitamina E Vitamina E resveratrolo IUPAC name (2R)-2,5,7,8-Tetramethyl-2-[(4R,8R)-4,8,12 -trimethyltridecyl]-3,4-dihydro-2H-chromen-6-ol 215 Antiossidanti naturali Vitamina C 216 Detossificanti • Glutatione Glutatione 217 Polymer Journal 42, 799-803 (October 2010) | doi:10.1038/pj.2010.79 Synthesis and characterization of hyperbranched polymer consisting of silsesquioxane derivatives Makoto Miyasaka, Yusuke Fujiwara, Hiroto Kudo and Tadatomi Nishikubo Abstract Hyperbranched polysiloxanes were synthesized by polyhydrosilylation of silsesquioxane derivatives and vinyl derivatives in the presence of Karstedt's catalyst. The hyperbranched polymers (HBPs) with Mn=5.2 × 103–9.8 × 104 were soluble in common solvents and exhibited good thermal stability. HBPs based on double-decker-shaped silsesquioxane showed a large thermal–optical coefficient compared with the corresponding linear polymer. The refractive index values of the polymers obtained tended to decrease with the increasing structure size of the co-monomers.