45 4. LA MICROFINANZA IN EUROPA 4.1 La situazione attuale La microfinanza in Europa si sta progressivamente dimostrando uno strumento essenziale delle politiche sociali; un importante mezzo di promozione dell’auto-impiego, di supporto nello sviluppo della microimpresa e di contrasto all’esclusione finanziaria. Il ruolo della microfinanza nel nostro continente è stato riconosciuto anche a livello delle istituzioni europee: la Commissione Europea, attraverso il lancio di iniziative quali il programma JASMINE e la Progress Microfinance Facility ha assunto un ruolo primario nello sviluppo del settore in Europa. BOX 4.2: Il programma Progress Microfinance Facility Il programma punta ad agevolare l'accesso al credito da parte delle microimprese attraverso l’erogazione di microcrediti alle piccole imprese e a chi ha perso il lavoro e vuole avviare una piccola impresa. Con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro, verranno mobilitati finanziamenti per un importo di 500 milioni di euro in cooperazione con istituzioni finanziarie internazionali quali il gruppo BEI (Banca Europea per gli investimenti). Ciò potrebbe tradursi in circa 45 mila prestiti in un periodo massimo di 8 anni. Enti di erogazione locali sono banche, piccoli istituti di credito senza fini di lucro, istituti di garanzia e altri erogatori di micro-finanziamenti per le microimprese. Il Fondo Europeo per gli investimenti fornirà a questi BOX 4.1: L’iniziativa JASMINE JASMINE è un acronimo il cui significato è "Azione soggetti le risorse necessarie per raggiungere i comune a sostegno degli istituti di microfinanza in La Europa". Si tratta di una delle quattro nuove iniziative PROGRESS tende inoltre ad assistere i (potenziali) di ingegneria finanziaria introdotte dalla politica di microimprenditori e rafforzare le capacità dei micro coesione dell'UE per il periodo 2007-13. Con un finanziatori. Lo Strumento si integrerà quindi con gli bilancio complessivo di 50 milioni di euro, altri dispositivi esistenti, in particolare il Fondo JASMINE sociale Europeo (FSE). è un'iniziativa pilota sviluppata destinatari. componente Microfinance del programma congiuntamente dalla Commissione Europea, dalla Banca Europea per gli investimenti (BEI) e dal Fondo Europeo per gli investimenti (FEI). JASMINE è stata pensata per le microimprese e le persone soggette a emarginazione sociale (comprese le minoranze etniche) che desiderano avviare una propria attività, ma non possono accedere ai servizi bancari tradizionali: l'iniziativa cioè è diretta al segmento del mercato meno appetibile per le banche, e si propone di rendere più facilmente accessibili i piccoli prestiti (microcrediti) in Europa, per soddisfare la domanda inevasa. Nell'UE, per "microcredito" si intende un prestito L’ultima indagine sul settore della microfinanza in Europea condotta nel 2009 dalla Rete Europea della Microfinanza, censisce 432 programmi1. Quelli censiti in Italia sono 94, una concentrazione nettamente superiore rispetto agli altri paesi europei, anche se – come vedremo in seguito – a tale proliferazione del settore non ha fatto seguito una crescita proporzionale del numero di beneficiari serviti. Il numero di programmi di microfinanza censiti comprende le maggiori esperienze del settore a livello europeo ma non esaurisce il più vasto inferiore ai 25.000 euro, ma in genere la media è di 10.000 per i 15 vecchi Stati membri e di 3.800 per 12 nuovi. 1 Barbara Jayo; Anabel Gonzalez; Casey Conzett, Overview of the microcredit sector in the European Union, EMN, 2010 46 scenario di esperienze locali o informali che, pur non avendo un grande rilievo in termini di numero di beneficiari raggiunti, hanno tuttavia una certa importanza nei processi locali d’inclusione sociale e finanziaria. Nello studio, il campione, rappresentato da 170 Istituzioni di Microfinanza (IMF), ha erogato nel 2009 un totale di 84.523 prestiti (di cui 1.909 in Italia, erogati dalle 33 IMF del campione per una media di 58 crediti per istituzione) per un valore di 828 milioni di euro (di cui in Italia quasi 11 milioni). Le IMF dell’Est Europa hanno concesso il 26% dei crediti per un valore pari al 40% del totale. Nell’Europa Occidentale, tale rapporto è invertito: 74% dei crediti per un valore totale pari al 60%. Ciò significa che nei paesi appartenenti a quest’ultima area, tra cui l’Italia, l’ammontare medio per credito erogato è più bassa in rapporto all’area orientale. I dati sul numero dei crediti erogati nel 2009 per paese (GRAF.1), così come il numero di clienti attivi nello stesso anno (GRAF.2), forniscono un’immagine chiara dello sviluppo del settore nei diversi contesti considerati. Rispetto al primo indicatore, risulta evidente la posizione prevalente della Francia con ben 28.863 crediti. Qui, il mercato è dominato da due istituzioni: France Initiative (48,7% dei crediti erogati nel 2009 a livello nazionale) e l’Association pour le droit à l’Initiative Economique - ADIE (48,5%). Un numero così elevato di beneficiari e una tale concentrazione di mercato sono elementi caratteristici di un settore ormai maturo (ADIE opera nel paese da vent’anni), caratterizzato da istituzioni che operano a livello nazionale con forte radicamento locale, con metodologie e prodotti adatti al mercato di riferimento anche se in alcuni casi a condizioni ancora sussidiate. E’ questo il caso di France Initiative che nel 2009 ha erogato 133 milioni di euro a tasso zero grazie alla stretta collaborazione con il settore pubblico, banche e privati. TAB. 1: Numero di crediti erogati nel 2009 Fonte EMN (2009) Una conferma del livello di sviluppo del settore risulta dall’analisi comparata tra i diversi paesi europei del numero di clienti attivi. Anche in questo caso, quello francese risulta essere il mercato più esteso con 70.252 clienti attivi, seguito da Finlandia (19.600) e Romania (15.163). Molto inferiore il portafoglio attivo dei programmi di microfinanza in Italia, pari a 2.146 clienti, nonostante, come osservato in precedenza, l’elevato numero di programmi esistenti sul territorio italiano. 47 I limiti sulla sostenibilità del settore in termini economici sono dimostrati dal numero di crediti erogati nel 2009 per organizzazione. Il 57% delle istituzioni ha concesso meno di 50 crediti e solo il 13%, in Francia, Germania e Spagna, più di 400. Questi dati indicano come molte istituzioni europee siano ancora giovani o si siano appena affacciate sul mercato, non raggiungendo un volume di attività sufficiente a consentirne la sostenibilità. TAB. 2: Numero di clienti attivi nel 2009 giorni dalla richiesta formale; il 21% da 11 a 20 giorni e il 19% oltre i 30 giorni; solo il 26% è in grado di erogare il credito entro 10 giorni dalla richiesta. Il margine economico è ancor più ridotto se si considera che il tasso d’interesse medio applicato dal campione considerato dallo studio di EMN (TAB. 3) è relativamente basso (9% a livello europeo e 3,7% in Italia) e l’ammontare medio (TAB. 4) molto ridotto (9.600 euro a livello europeo e poco più di 6 mila euro in Italia). TAB. 3: Importo medio Fonte: EMN 2009 A ciò va aggiunto che la percentuale media di persone non-bancabili raggiunte dalle istituzioni europee è molto elevata (70%). Tale percentuale è ancora più elevata in Belgio, Regno Unito e Italia, dove i soggetti non-bancabili raggiungono rispettivamente il 94%, l’83% e l’81% della popolazione servita. Si tratta di un target particolarmente difficile da servire, che richiede tempi di lavorazione (pre-istruttoria, istruttoria, servizi di accompagnamento) molto lunghi e una struttura operativa pesante e capillarmente presente sul territorio. Il 31% delle istituzioni riesce ad erogare il credito solo dopo 20-30 Fonte: EMN (2009) L’impatto di tali limiti sulla sostenibilità economica del settore sono evidenti: solo il 60% delle microfinanziarie europee ha raggiunto l’autosufficienza operativa. In particolare in Italia tale indice è molto basso ed è pari ad appena il 21%. Sotto il profilo della personalità giuridica il panorama a livello europeo è molto diversificato. Gli attori della microfinanza sono infatti prevalentemente fondazioni o ONG (26%) e per il 23% istituzioni di varia origine 48 quali associazioni di microfinanza ed enti religiosi (in particolare in Italia). Più in generale circa il 60% delle istituzioni sono organizzazioni non-profit. TAB. 4: Tasso di interesse medio Rispetto al target raggiunto, abbiamo già evidenziato come nella gran parte dei casi si tratti di soggetti non bancabili (70%). Rispetto all’attività svolta (TAB. 5), si tratta spesso di imprese in fase di avviamento (78%), attività quasi mai finanziata dal settore bancario tradizionale. In altri casi si tratta di microimprese già avviate o in fase di preavviamento. In quest’ultimo caso l’IMF fornisce le risorse finanziarie necessarie per realizzare il business plan. Un’ampia fascia di beneficiari (24%) appartiene al settore informale, nonostante le difficoltà nel contesto europeo ad operare nei confronti di tale tipologia di soggetti. TAB. 5: Tipi di attività finanziate Fonte: EMN (2009) Le banche commerciali sono sempre più presenti nel settore della microfinanza e coprono una fascia di mercato più alta rispetto a quella caratteristica delle ONG: l’ammontare medio erogato è spesso vicino alla soglia dei 25 mila euro e il target è per il 60% rappresentato da soggetti rientranti nella categoria dei “bancabili”. I crediti attivi erogati dal settore bancario rappresentano il 40% del portafoglio totale a livello europeo e il numero di beneficiari attivi servito dalle banche è circa il 7% del totale. I paesi nei quali il settore bancario sta giocando un ruolo sempre più rilevante sono l’Ungheria (9.500 crediti erogati nel 2009), la Spagna (4.190 crediti erogati nel 2009) e la Romania (1.047). In Italia i crediti erogati direttamente dal settore bancario (le due banche italiane che hanno partecipato allo studio di EMN sono Banca Popolare Etica ed Emilbanca) sono 165. Fonte: EMN (2009) Le categorie servite corrispondono alle fasce di popolazione più esposte ad esclusione sociale ed economica. Il 47% delle IMF ha come target persone non bancabili o soggette ad esclusione bancaria ossia prive di conto corrente o comunque che non hanno accesso a uno o più servizi finanziari considerati essenziali in Europa per la partecipazione alla vita economica. Un’attenzione particolare è riservata al genere. Il 44% dei programmi di microfinanza europei indica come target privilegiato le donne. In particolare, in Francia nel 2009, sono stati 49 erogati 10 mila crediti a favore di tale fascia di popolazione (2 mila in Spagna, 1.400 in Finlandia e 761 in Italia). Le IMF europee si dimostrano inoltre sensibili ai bisogni dei migranti e delle minoranze etniche (41%). In Francia nel 2009 sono stati erogati più di 5.500 crediti in questa fascia; 2.300 in Spagna e 564 in Italia. Tuttavia va segnalato che in paesi quali la Germania, l’Olanda o il Regno Unito, con un’elevata presenza di immigrati, il numero di crediti a questo target è particolarmente basso (rispettivamente: 106, 105 e 50). Rispetto alle condizioni e alle caratteristiche dei servizi e prodotti offerti, accanto al dato già riportato sul tasso d’interesse, si registra una certa variabilità in termini di durata media del credito, pari a 3 anni nel 35% dei casi, 5 anni nel 21%, 4 anni nel 16%, 2 nel 15% e 1 nel 6% dei casi. Solo l’8% dei crediti ha una durata media uguale o superiore ai 6 anni. Il rischio di credito viene spesso mitigato attraverso la richiesta ai beneficiari di garanzie di diversa natura. Questo aspetto è particolarmente curato dalle IMF dell’Europa Orientale, più attente all’autosufficienza economica rispetto alle omologhe dell’Europa Occidentale. Tuttavia va considerato che spesso la disponibilità di garanzie è l’elemento discriminante tra soggetti bancabili e non. Per tale ragione, ben il 59% delle IMF europee non richiede alcun tipo di garanzia, sia essa reale o di firma. In altri casi la garanzia, non resa disponibile da parte del beneficiario, viene invece concessa attraverso fondi di garanzia esterni, solitamente creati grazie all’intervento pubblico, sia a livello nazionale (fondi regionali o nazionali) che europeo (Programma di garanzia dell’UE). In altri casi la garanzia può essere messa a disposizione da soggetti privati quali fondazioni o associazioni. La garanzia di gruppo, molto diffusa in altri contesti, non è invece diffusa in Europa (25%) a causa delle difficoltà di introdurre nei paesi considerati la metodologia del credito di gruppo, utilizzata solo dal 16% delle istituzioni. La metodologia più diffusa risulta essere quella del prestito individuale (88%). Il 42% delle istituzioni oltre al credito offre altri servizi di tipo finanziario e non. Per il 53% delle istituzioni i prestiti “sociali”, ossia non rivolti allo sviluppo d’impresa ma al superamento di situazioni momentanee di difficoltà economica o finanziaria, rappresentano il 50% del portafoglio attivo. Alcune istituzioni completano la gamma di prodotti offerti grazie a servizi di money transfer, assicurazioni, prodotti di risparmio e garanzie. La gran parte delle istituzioni in Bulgaria, Ungheria e Italia offre servizi di educazione finanziaria e, spesso attraverso organizzazioni convenzionate, servizi di accompagnamento tecnico per l’avvio o lo sviluppo d’impresa. I business development services (BDS) rappresentano più in generale una componente considerata importante da buona parte delle microfinanziarie europee. Le metodologie utilizzate e i servizi offerti si traducono in un ancora basso livello di qualità del portafoglio sia in termini di tasso di rimborso che di portafoglio a rischio. Il settore della microfinanza risulta essere ancora fortemente dipendente da fonti finanziarie esterne, sia per quanto riguarda la copertura dei costi operativi e finanziari, che per l’approvvigionamento finanziario. Il settore pubblico e privato contribuiscono alla copertura dei costi con una percentuale rispettivamente del 34% e 42%, mentre solo il 60% è garantito dai ricavi operativi. 50 4.2 Buone pratiche. ADIE: l’importanza della rete territoriale. L’Association pour le droit à l’Initiative Economique – ADIE è assieme a France Initiative, il più grande programma di microfinanza europeo. Nata nel 1989 per volontà dell’economista Maria Novak, l’ADIE è un programma di microfinanza a copertura nazionale con ben 26.500 clienti attivi, un portafoglio al 31/12/2009 di 61,5 milioni di euro, un tasso di crescita del portafoglio nel 2009 del 14%. L’ADIE, rappresenta un esempio unico a livello europeo di programma di microfinanza a dimensione nazionale. Grazie alla sua rete di 16 direzioni regionali e 130 antenne, il programma riesce a svolgere un’azione capillare su tutto il territorio francese. La rete territoriale può contare su un’equipe di 481 addetti e ben 1.530 volontari, vera anima dell’organizzazione. Questi ultimi dedicano a questa attività di volontariato 3,8 giorni al mese, pari a ben 1/3 della forza lavoro dell’ADIE. Si consideri che il valore economico attribuito ad una giornata di lavoro di un volontario dell’ADIE è di circa 315 euro e il valore complessivo del lavoro svolto a titolo volontario nel 2009 è stato pari a 15,75 milioni di euro. La maggior parte dei volontari si dedica all’accompagnamento sul territorio dei beneficiari, anche se molti di loro partecipano anche ai comitati di credito o si occupano di mansioni amministrative. Tutti i membri del consiglio d’amministrazione sono volontari. I volontari sono costantemente formati e nel 2009 l’organizzazione ha dedicato a tale attività 1400 giorni a favore di 630 persone. Grazie alla presenza dei servizi di prossimità offerti dalla rete territoriale, l’azione dell’istituzione risulta particolarmente efficace, soprattutto se paragonata ad altri programmi anche di grandi dimensioni a livello europeo. Il tasso di non rimborso era a fine 2009 l’8,3%, i prestiti cancellati erano il 2,2%; il PAR>30 era al 6,58 nel 2008 e 8,36% nel 2009. La forte collaborazione tra IMF e società civile nel successo del modello proposto dall’ADIE è dimostrata anche dalla partecipazione al programma da parte degli enti pubblici sia centrali che locali. I finanziamenti pubblici rappresentano il 60% del budget dell’organizzazione. Di questi, il 20% provengono dalle Regioni, il 19% da enti pubblici nazionali di varia natura, il 18% dallo Stato, il 16% dai Dipartimenti e il 5% dai Comuni. Il restante 22% deriva da fondi europei. La convenienza per il settore pubblico allo sviluppo del programma è dimostrato dai risultati ottenuti in termini di ricadute sociali per la collettività. L’ADIE ha infatti da sempre sostenuto l’importanza di una misurazione delle esternalità sociali (in particolare sull’occupazione) del programma ed è quindi oggi in grado di determinare il risparmio per il sistema nazionale e locale di welfare derivante da una sua azione sul territorio: in seno al programma ADIE, il costo dell’accompagnamento alla creazione di un’impresa è in media di 1.660 euro; i costi diretti di un disoccupato per la collettività sono pari a 13.800 euro all’anno, che salgono a 34.000 euro, se si considerano i costi indiretti. 4.3 Buone pratiche. Il social lending. Il social lending, spesso definito anche come peer-to-peer lending, consiste in uno scambio finanziario che avviene direttamente tra persone fisiche, senza alcuna intermediazione da parte di istituzioni finanziarie di tipo tradizionale ma attraverso l’utilizzo di una piattaforma tecnologica accessibile attraverso internet. Il social lending sfrutta l’opportunità data da 51 Internet di superare i confini delle comunità chiuse e localizzate per formare comunità virtuali a livello nazionale o internazionale unite dalla comunione e/o funzionalità reciproca di interessi. Nella maggior parte dei casi non sono richieste garanzie per l’ottenimento del credito. Questo elemento, assieme all’ammontare ridotto del credito e alla velocità di erogazione, è il principale fattore che accomuna il modello del social lending ai principi di base della microfinanza. Attraverso la piattaforma su internet i prestatari (coloro che richiedono un prestito) e i gli investitori (coloro che prestano il proprio denaro ad altri) possono interagire direttamente tra loro, senza ricorrere ad intermediari, ottenendo così condizioni migliori per entrambi: tassi più bassi per chi ottiene il prestito e interessi più alti per chi presta denaro. Nel modello operativo sviluppato ad esempio da Zopa, il merito di credito viene classificato (A+, A, B o C) dal personale di Zopa sulla base delle informazioni immesse nel sistema dai richiedenti stessi attraverso la piattaforma in internet. Dal lato dell’offerta gli investitori fanno contemporaneamente sul sito le loro offerte relativamente all’importo che intendono prestare e al rendimento atteso. Il richiedente valuta quindi i tassi offerti che saranno tanto più alti quanto più elevato sarà il suo profilo di rischio. Allo scopo di frazionare il rischio di credito in capo ad ogni beneficiario, gli investitori di Zopa prestano solo piccole porzioni ad un singolo richiedente. Zopa partecipa a tutti i prestiti con una quota di 10 euro. In caso di accettazione, il richiedente firma il contratto di prestito riconoscendosi debitore dei prestatori e di Zopa che applicherà una commissione sia al debitore che al creditore. Nonostante in Italia il social lending abbia subito una significativa battuta d’arresto nel 2009 a causa della sospensione da parte di Banca d’Italia del maggiore operatore (Zopa Italia), in Europa questo modello ha avuto una significativa espansione negli ultimi tre anni. La crescita del peer- to- peer lending è da attribuirsi oltre che ad una maggiore conoscenza del modello presso il pubblico anche alla contrazione dell’attività creditizia da parte delle banche dovuta alla crisi internazionale. In molti paesi questo servizio ha consentito ad ampie fasce di popolazione di accedere al credito altrimenti non disponibile. A gennaio 2009 i maggiori operatori europei avevano erogato crediti per circa 119 milioni di USD2. La sola Kokos (Polonia) a un anno di avvio delle attività, aveva erogato circa 57,9 milioni di USD. Il volume erogato da Zopa era pari a 45,6 milioni di USD. Anche il rendimento per gli investitori e la performance del modello sono incoraggianti. La tedesca SMAVA, lanciata nel 2007 e che a marzo 2009 aveva erogato 1.350 crediti per un totale di 7,9 milioni di euro, già nel 2008, in piena crisi internazionale, poteva offrire al 99% dei suoi 2.500 investitori un guadagno netto di 210 euro, mentre per l’1% di essi che ha subito una perdita essa è stata di appena 60 euro. Il ROI nel 2008 era compreso tra il 5% e il 10%. 2 A. Ashta and D. Assadi, An Analysis of European Online microlending Websites, CEB Working Paper N° 09/059, 2009