Responsabilità in laboratorio
Quale leadership in laboratorio?
La sicurezza di tecnici e ricercatori in laboratorio non dipende solo dalle tecnologie di prevenzione e di
protezione adottate. Un ruolo fondamentale è quello del dirigente, del responsabile delle attività di laboratorio,
del capotecnico o del preposto, che hanno il compito di vigilare e mantenere costantemente viva l’attenzione
dei lavoratori sulla sicurezza personale e collettiva.
di Paolo Parrello, Francesco Contegno
Aware Lab, consulenza e formazione per la sicurezza in laboratorio
Il leader ideale in laboratorio esiste.
Nei laboratori pubblici e privati operano
responsabili delle attività e capitecnici
preparati e attenti alle problematiche
relative alla sicurezza sul lavoro.
Ma cosa li contraddistingue, cosa
li rende “leader” del proprio gruppo
di lavoro? Forse le conoscenze tecniche,
la propria competenza scientifica,
la notorietà, o le cosiddette tecnical
skills? O piuttosto la consapevolezza,
ovvero la particolare abilità di
comprendere e interpretare l’ambiente
in cui operano?Un interessante
documento dell’Agenzia Europea per la
Salute e la Sicurezza sul lavoro (OSHA
Europa) individua tre diverse tipologie
di leadership: trasformazionale, passiva
e denigratoria. Forse è una semplificazione
eccessiva che sottovaluta la fluidità della
realtà, ma può essere ugualmente utile.
80
LAB
IL MONDO
DEL LABORATORIO
Gennaio-Febbraio 2015
Il leader “efficace” - Il leader trasformazionale, donna o uomo
che sia, è il migliore in assoluto, il più efficace, in quanto è in grado di imprimere
cambiamenti positivi in altri soggetti e nei sistemi sociali, facendo leva
sulla motivazione, sul senso morale e sul rendimento del gruppo. Lavorare con
questo “capo” è motivante perché sa coinvolgere i propri collaboratori con la
missione e con l’identità collettiva dell’organizzazione. Comprende i punti di
forza e di debolezza dei suoi collaboratori e quindi assegna a ciascuno i
compiti più consoni per ottimizzarne il rendimento, ma al tempo stesso li
incoraggia ad assumersi la responsabilità personale del proprio lavoro.
In pratica funge da modello per i subalterni, offrendosi come fonte di ispirazione e motivazione. Pone attenzione per garantire che l’ambiente di lavoro
risulti salubre e sicuro attivandosi verso i propri superiori e vigila affinché
tutti applichino le procedure di sicurezza e utilizzino i dispositivi di protezione collettiva e individuale prescritti in modo corretto.
Il leader “passivo” - Il leader definito “passivo” ha un atteggiamento
caratterizzato da comportamenti (passivi) di gestione per eccezioni: aspetta a
intervenire con un'azione correttiva fino a quando i problemi non assumono
proporzioni gravi o non è più sostenibile un ulteriore rinvio. E ancora peggio
per le azione preventive, neppure programmate o rimandate all’infinito.
E’ una forma di conduzione di tipo “laissez-faire”, contraddistinta dall’inazione, dall’assenza del leader quando i subalterni ne hanno bisogno, dall’incapacità di chiarire le aspettative in termini di rendimento e da una tendenza del
leader a sottovalutare i problemi e a sottrarsi alle proprie responsabilità a livello decisionale e di conduzione. Ha scarsa attenzione nei riguardi della sicurezza del proprio laboratorio e, pur ben conoscendo i pericoli dell’attività, tende
a sottovalutarne i rischi, forte del fatto che “si è sempre fatto così”.
www.sicurezzalaboratorio.it
Il leader “pessimo” - Con l’espressione leadership
denigratoria, classificata dall’OSHA come “pessima”, si intende
la percezione da parte dei subalterni di comportamenti ostili verbali e
non verbali (a esclusione del contatto fisico) da parte del proprio “capo”
per periodi di tempo protratti.
Questo stile di leadership è spesso caratterizzato da comportamenti
(verbali e non verbali) che sono percepiti come offensivi, minacciosi e
aggressivi, anche sotto il profilo emotivo, come esporre al ridicolo i
subalterni, accusarli di errori che non hanno compiuto e rivolgersi a loro
con parole sprezzanti e con fare intimidatorio.
L’esibizione di comportamenti offensivi da parte dei supervisori ha effetti
deleteri sulla salute e sul benessere dei lavoratori, sugli atteggiamenti
del gruppo nei confronti del proprio lavoro e sul rendimento dei singoli,
con pericolose ricadute nel campo della sicurezza individuale e collettiva.
Questi atteggiamenti sono una delle concause dello stress lavoro
correlato con possibili gravi conseguenze sulla salute psicofisica dei
lavoratori e sulla conflittualità in azienda. Da notare che si parla di
“comportamenti percepiti dai lavoratori”, perché in tali situazioni è
probabile che il leader non si renda conto del suo modo di agire.
Proviamo a descrivere, seguendo la traccia proposta dall’OSHA, le caratteristiche che dovrebbe avere, o che occorre sviluppare per aspirare
a diventare leader “efficaci” del proprio gruppo. Perché non dimentichiamolo: il vero leader è quello riconosciuto dai propri collaboratori e dai
colleghi e non solo perché nominato dalla direzione.
Tra i tratti salienti di una forte leadership si annoverano una guida attiva, capace di incentivare il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori, facendo sentire il proprio gruppo importante, e la costante attenzione all’ambiente di lavoro.
Il principale compito di un leader consiste nell’imprimere un orientamento e nel determinare una strategia.
I suggerimenti pratici riportati di seguito si ispirano alla guida redatta
dal Comitato esecutivo britannico per la salute e la sicurezza, dal titolo
“Leading Health and Safety at Work” (The Institute of Directors and the
Health and Safety Executive, 2007).
Secondo questo documento, i leader dovrebbero considerare le implicazioni per la sicurezza e la salute dell’introduzione di nuovi processi,
nuovi metodi di lavoro o nuovo personale. Dovrebbero inoltre attivarsi
affinché siano svolte periodiche valutazioni dei rischi e siano condotte azioni appropriate di prevenzione e gestione, sulla base dei risultati
emersi dalle valutazioni dei rischi.
Le strategie e le politiche sviluppate devono essere tradotte in obiettivi
realistici e misurabili; i progressi rispetto a tali obiettivi devono essere
continuamente misurati e aggiornati.
I leader dovrebbero attivarsi affinché siano garantite risorse sufficienti
per le attività di gestione della sicurezza e della salute e fare in modo
che l’impegno dei datori di lavoro e della dirigenza verso tali iniziative
sia visibile e continuamente riaffermato. I leader dovrebbero incoraggiare e coltivare la partecipazione dei lavoratori alle questioni legate
alla sicurezza e alla salute, responsabilizzandoli e inserendo nell’ordine
del giorno della riunione mensile uno spazio sufficiente per discutere
eventuali problemi di sicurezza evidenziati dai lavoratori.
Una leadership è più efficace se è visibile. Il leader farà sentire regolarmente la propria presenza in laboratorio. Questo non significa che deve
vigilare di persona in ogni istante della giornata.
Corsi di formazione
e aggiornamento professionale
Il Testo Unico D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. prevede l’obbligo per
tutti i lavoratori di partecipare a corsi di formazione e di
aggiornamento professionale in materia di sicurezza e
salute sul lavoro. In questo modo è possibile coltivare e
promuovere una consapevolezza e una comprensione
dell’importanza di tali aspetti. Anche per i dirigenti, per i
responsabili delle attività didattiche e/o di ricerca in laboratorio in ambito universitario e per i preposti in laboratorio
è obbligatoria una formazione aggiuntiva proprio per il
delicato ruolo che ricoprono. Maggiore consapevolezza e
conoscenza di queste problematiche è la premessa irrinunciabile affinché essi agiscano come strenui promotori
e ‘difensori’ della sicurezza e della salute sul lavoro.
Gennaio-Febbraio 2015
LAB
IL MONDO
DEL LABORATORIO
81
Scarica

Quale leadership in laboratorio? - Labworld