numero Anno di fondazione 1984 anno ventesimo Tutti i diritti riservati Reg. presso Trib. Torino n° 5468 del 22/12/2000 Stampa F.lli Scaravaglio s.r.l. - Torino MEDICO www.ilmonitoremedico.it 4 Periodico di divulgazione medica realizzato in collaborazione con il Gruppo LARC - LAMBDA Diffusione 10.000 copie Distribuzione gratuita. Si calcola che, al mondo, almeno un terzo della popolazione soffra di cefalea. Se rapportiamo questa cifra alla popolazione italiana, potremmo tranquillamente considerare come affetti da forme cefalalgiche più di quindici milioni di Italiani. Questo significa, in termini economici per il Paese, la perdita di milioni di ore e di giornate di lavoro, con un impatto, per il sistema economico, dagli aspetti a dir poco “preoccupanti”. Queste iniziali considerazioni di ordine economico-sanitario fanno da corollario ad un assunto per il quale, almeno fino ad ora, il verificarsi della cefalea e (segue a pag. 2) PAGINA CAUSE E TERAPIE 1- 3 UN PROBLEMA DOLOROSO: LA GOTTA 4-5 OMEGA - 3 CONTRO INFARTO E ICTUS PAGINA IN QUESTO NUMERO IL MAL DI TESTA: PAGINA IL MAL DI TESTA: CAUSE E TERAPIA CEFALEE 5- 6 LA POSTA DEL MONITORE PAGINA IL MONITORE O DA P P MB RU LA G RC LA Ottobre 2004 Direttore Responsabile: Antonio Tripodina Coordinamento Redazionale: Emanuela Amadei Segreteria di redazione: LARC - C.so Venezia, 10 - 10155 TORINO Tel. 011.248.62.16 - Fax 011.248.24.06 6 -7 IL MONITORE MEDICO 2 IL MAL DI TESTA: CAUSE E TERAPIE (segue da pag.1) l’incidenza spesso grave degli attacchi venivano accettati con una certa “rassegnazione” dagli interessati, per i quali la giornata di lavoro, o di studio, o di svago, persa a causa “del solito mal di testa” era un evento ineluttabile come l’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, o del lunedì dopo la domenica. Questo atteggiamento è stato in gran parte avvalorato da una sorta di “noncuranza” nei confronti del problema, anche da parte del mondo medico. Si deve però alla Medicina Italiana se, a partire dagli anni ’60, questo ambito di patologia è assurto alla considerazione della Clinica; l’apertura del Centro Cefalee di Firenze, seguito da quello di Torino, e in seguito, a distanza, in tante altre città e sedi universitarie, ha portato all’affermazione di una nuova figura sanitaria, quella del Cefalologo. Questa particolare CEFALEE figura di medico è quindi quella che possiede le competenze per una corretta diagnosi e terapia delle varie forme di cefalea. Non esiste infatti una sola “cefalea”, ma ne esistono varie forme, tutte con caratteristiche e note di autonomia clinica differenti. La recente classificazione delle Cefalee, posta in atto a livello mondiale dalla Società Internazionale della Cefalea (I.H.S. o International Headache Society), ne ha catalogate e sistematizzate quasi duecento forme diverse! Il compito del Cefalologo consiste innanzitutto nel distinguere le forme “essenziali” o “primitive” da quelle “secondarie”, nelle quali la cefalea è il sintomo di qualche altra malattia che la provoca, spesso anche grave, e che si manifesta appunto con il sintomo della cefalea. Fortunatamente queste cefalee rappresentano la minoranza dei casi. Più spesso, il sintomo cefalea si identifica con la malattia; vale a dire il dolore del capo è sintomo e malattia allo stesso tempo. Dovremo allora, in questi casi, operare una più approfondita analisi e valutare se il disturbo che il paziente illustra è riconducibile ad una emicrania, ad una forma di cefalea di tipo “tensivo”, o ad un’altra forma di emicrania pur essenziale, ma anomala per le modalità di rappresentazione clinica. L’emicrania di solito si presenta come dolore di tipo pulsante, a volte trafittivo, a volte ancora urente (un bruciore), che interessa una metà o l’altra del capo, a volte alternandosi dalla sinistra alla destra del capo nel corso dello stesso attacco, con una durata che varia da poche ore a due giorni. Spesso al dolore vero e proprio si associano sintomi di ordine generale, come la nausea, il vomito, l’intolleranza per la luce e per i rumori (fotofobia e fonofobia), uno stato depressivo, che costringono il paziente a ritirarsi, ad isolarsi al buio nella propria camera, spesso obbligato dalla spossatezza a tenere il letto. A volte l’at- tacco emicranico può essere “preannunciato”, e preceduto da sintomi preoccupanti che spingono il paziente, quando si presentano, a consultare il medico: tali sintomi sono spesso di tipo “visivo”, costituiti dalla progressiva perdita della capacità visiva a carico di un occhio, spesso dalla stessa parte in cui si manifesterà o si manifesta il dolore, dalla alterazione del campo visivo, dalla presenza di punti luminosi, lampi di luce, da alterazioni del contorno delle figure. Altre volte, più raramente, possono essere avvertiti sintomi premonitori costituiti da alterazioni sia della sensibilità che della motilità a carico della bocca, labbra, lingua o degli arti. Quando sono presenti questi sintomi “premonitori” di inizio dell’attacco si parla di “emicrania con aura” intendendo un’emicrania in cui un corteo svariato di sintomi, detto appunto “aura”, preannuncia il verificarsi della crisi. Altre volte la cefalea si manifesta con caratteristiche non così altamente drammatiche, ma con un disturbo doloroso, molto più vago, meno intenso, dai connotati topografici meno precisi. In tali casi il dolore interessa maggiormente il vertice del capo, o tutta la testa, spesso originando dalla regione della nuca, del collo, delle spalle, non è pulsante, ma è costituito da una sensazione di rigidità dolorosa dei muscoli e delle articolazioni del collo. In questi casi, il paziente riesce ad attendere alle sue occupazioni, anche se con un certo lieve grado di disabilità; il dolore è molto meno intenso, ma dura più ore, e, se interrogato in merito, il paziente non sa riferire con esattezza sede e caratteristiche del dolore: è il dolore del “…come se”; “…come se avessi un peso sulla testa”, “…come se avessi un cappello stretto, o una corona di ferro, pesante”. Qui non saranno presenti i sintomi dell’aura emicranica, e i sintomi d’accompagnamento (nausea, vomito, fonofobia e fotofobia) saranno rari. Tale quadro clinico corrisponde in genere a quello della “cefalea di tipo tensivo”. Da circa dodici-tredici anni disponiamo di farmaci altamente efficaci per la cura delle cefalee, soprattutto per la terapia dei singoli attacchi di cefalea emicranica. Tali farmaci compre- CEFALEE si nella categoria farmacologica dei “Triptani” riconoscono nel Sumatriptan, commercializzato nel 1991, il loro capostipite. Tale classe di farmaci è efficace per la terapia d’attacco dell’emicrania, anche se possiede un certo potenziale verso le forme tensive, (e ricordiamo che un attacco di tipo tensivo può sfociare in una forma emicranica, e viceversa). Non bisogna però dimenticare gli antiinfiammatori, quali ad esempio l’Acido Acetil salicilico e derivati, che, da soli o in associazione con la metoclopramide, possono, quando somministrati con le dovute cautele, e sempre dal medico, apportare un grande beneficio. Uno dei rischi della terapia della cefalea, purtroppo sempre in agguato, è quello dell’automedicazione, ossia dell’autoprescrizione dei farmaci analgesici da parte del paziente stesso. Tale inconsapevole atteggiamento può portare molto spesso ad una complicazione grave della cefalea, vale a dire alla sua cronicizzazione. La Cefalea Cronica Quotidiana rappresenta il modello di questa complicazione. Purtroppo dopo il raggiungimento di questo stadio, i vari protocolli terapeutici che sono stati saggiati, incentrati su una vera e propria “disassuefazione”, e che prevedono, tra l’altro, brevi periodi di ospedalizzazione, hanno dato risultati sconfortanti. Quando la frequenza degli attacchi è elevata, sia nelle emicranie che nelle forme tensive, è necessario intraprendere una terapia profilattica, preventiva cioè nei confronti degli attacchi stessi, che ha lo scopo di ridurre come intensità e frequenza il numero e l’intensità degli attacchi stessi. Inutile dire che anche tale terapia è quanto mai “personalizzata” e “costruita” sulla realtà e sulle esigenze del singolo paziente, del quale terrà in conto le eventuali patologie associate e le concomitanti altre terapie, l’assetto psicoemotivo, i fattori scatenanti alimentari, farmacologici, ormonali ecc. 3 IL MONITORE MEDICO Questa varietà di approcci e considerazioni cliniche rispecchia la varietà delle possibili cause di una cefalea. In genere il disturbo ha caratteristiche genetico-famigliari, ma ciò che si eredita da una famiglia cefalalgica non è tanto la cefalea “di per sé”, quanto una generica attitudine ad ammalarsene, un terreno biologico predisponente. Fattori contingenti come i farmaci, particolari modalità di risposta allo stress, variazioni atmosferiche, gli alimenti, le variazioni ormonali nella donna, costituiscono altrettanti “grilletti” che, se attivati, possono, in una persona con queste caratteristiche geneticamente determinate, innescare un attacco. Dott. Claudio De Micheli Medico Chirurgo Specialista in Endocrinologia Perfezionato in Metodologia Clinica delle Cefalee Consulente Poliambulatorio LARC IL MONITORE MEDICO E N D O C R I N O L O G I A 4 UN PROBLEMA DOLOROSO... LA GOTTA A molti sarà sicuramente capitato di svegliarsi nel cuore della notte con un terribile dolore a un alluce, avvertendo una sensazione di bruciore e gonfiore davvero insopportabili… si è trattato verosimilmente di un attacco acuto di gotta, una forma di artrite caratterizzata da improvvisi ed acuti attacchi di dolore, gonfiore e arrossamento delle articolazioni. Perché si verificano questi attacchi? L’acido urico è un prodotto di rifiuto del metabolismo. Normalmente è eliminato attraverso l’attività dei reni, ma se, per qualche ragione, la quantità di acido urico è superiore a quella che il rene riesce a smaltire, si accumula formando dei cristalli. La deposizione di questi cristalli che assumono configurazione aghiforme nella pelle, nelle articolazioni e nei reni crea dolore. La gotta è conosciuta da almeno 2000 anni, ed è quindi una delle malattie umane note da più tempo. Nell’antichità la gotta era spesso nota come la “malattia dei re” in quanto associata a uomini benestanti che consumavano una dose eccessiva di cibo, in particolare carni. Oggi la gotta è una malattia complessa che può affliggere chiunque. Gli uomini sono più esposti delle donne, anche se la prevalenza tra le donne aumenta con la menopausa. Gli uomini hanno dunque più possibilità di sviluppare la malattia in età giovane (cioè tra i 30 e i 50 anni), mentre le donne generalmente sviluppano i sintomi dopo i 50 anni. Fortunatamente la gotta è curabile e ci sono modi per evitare ricadute. Sintomi I sintomi della gotta sono quasi sempre acuti, si manifestano all’improvviso - spesso di notte - senza nessun avvertimento. Essi includono: - intenso dolore alle articolazioni. La gotta solitamente affligge le articolazioni dell’alluce, ma può verificarsi nei piedi, nei fianchi, nelle ginocchia, mani e polsi. Il dolore dura tipicamente tra cinque e dieci giorni e poi smette. La sensazione di fastidio scompare gradualmente nel giro di una o due settimane, lasciando l’articolazione apparentemente normale e senza dolore; - infiammazione e rossore. Le articolazioni affette diventano gonfie, calde e rosse. Cause La causa della gotta è un livello eccessivo di acido urico nel sangue, un prodotto di scarto formato dalla scissione delle purine. Queste sostanze si trovano naturalmente sia nel corpo umano sia in certi tipi di alimenti, specialmente carni che provengono da organi - come il fegato, la cervella e le reni - e in alici, aringhe e sgombro. Quantità ridotte di purine si trovano in tutte le carni, nel pollame e nel pesce. Normalmente l’acido urico si dissolve nel sangue e passa attraverso i reni nell’urina. Talvolta, però, non viene smaltita una quantità sufficiente di acido urico, che quindi può accumularsi formando cristalli affilati a forma di spillo nelle articolazioni o nel tessuto circostante, causando dolore, infiammazione e gonfiore. Fattori di rischio Esistono fattori che possono aumentare la possibilità di sviluppare alti livelli di acido urico. Essi sono: - un consumo eccessivo di alcool - l’eccessivo peso - alcune malattie come l’ipertensione non trattata, il diabete, alti livelli di grassi o colesterolo nel sangue (iperlipidemia), arteriosclerosi. Anche interventi chirurgici, malattie gravi e l’allettamento protratto possono aumentare i livelli di acido urico nel sangue: - alcuni tipi di diuretici (quelli tiazidici), l’aspirina e i farmaci anti-rigetto assunti da persone che hanno appena avuto un trapianto. Anche i trattamenti chemioterapici possono causare l’aumento di purina nel sangue - fattori ereditari Diagnosi In genere si effettuano: - test delle urine (per valutare la quantità di acido urico espulso) - analisi del sangue (per misurare la quantità di acido urico nel sangue) Complicazioni Alcune persone afflitte da gotta sviluppano una forma cronica di artrite, un più limitato numero di soggetti con la gotta sviluppa anche calcoli renali. Trattamento Per gli attacchi acuti di gotta, i farmaci anti-infiammatori non steroidei possono aiutare ad alleviare i dolori. Per i casi più gravi si utilizzano farmaci corticosteroidei, che sono in grado di limitare sensibilmente il dolore, ma hanno anche effetti collaterali seri, per cui il loro utilizzo deve sempre essere prescritto dal medico. Prevenzione Non c’è nessuna maniera sicura di prevenire gli attacchi di gotta iniziali, ma se si ha già avuto un attacco di gotta alcuni farmaci possono ridurre il rischio o l’acutezza di un eventuale attacco futuro. La loro funzione è quella di rallentare la velocità con cui l’acido urico è prodotto ed aumentare la velocità con cui viene espulso. In generale, mantenere i livelli di acido urico nel sangue entro la normalità è la chiave a lungo termine per prevenire la gotta. I cambiamenti di stile di vita non curano la gotta, ma le seguenti misure possono aiutare ad alleviarne i sintomi: E N D O C R I N O L O G I A Mantenere un peso sano. Una perdita di peso graduale diminuirà il carico di peso sulle articolazioni affette. Perdere peso può anche ridurre il livello di acido urico nel sangue. Evitare quantità eccessive di proteine animali. Anche se l’utilizzo di farmaci ha ridotto la necessità di diete speciali in persone con la gotta, alcuni cambiamenti nelle abitudini alimentari possono aiutare a diminuire la gravità di eventuali attacchi. È opportuno evitare di assumere un eccesso di carne. 5 IL MONITORE MEDICO Limitare o evitare l’alcool. Un consumo eccessivo di alcool può inibire la secrezione di acido urico, che a sua volta può portare alla gotta. In corso di attacco di gotta acuto è preferibile evitare l’alcool completamente. Bere molti liquidi. I liquidi aiutano a diluire l’acido urico nel sangue e nell’urina. Dott. Caterina Canelli Medico Chirurgo Consulente Poliambulatorio LARC INCONTRI CON IL MEDICO SU ARGOMENTI DI MEDICINA PRATICA STAGIONE 2004 -2005 Sabato 23 ottobre 2004 IL MAL DI TESTA: CAUSE E TERAPIE Relatore: Dr. Claudio De Micheli - Ambulatorio di Diagnosi e Terapia delle Cefalee - Specialista in Endocrinologia Sabato 6 novembre 2004 MANIFESTAZIONI ALLERGICHE NELL’AMBIENTE DOMESTICO Relatore: Dr.ssa Maria Teresa Gallesio - Specialista in Allergologia Sabato 20 novembre 2004 DIABETE: L’IMPORTANZA DELLA DIETA E DELL’ATTIVITÀ FISICA Relatore: Dr. Antonio Tripodina - Specialista in Endocrinologia Sabato 11 dicembre 2004 PANCREAS: LE PRINCIPALI MALATTIE Relatore: Dr. Giacomo Mattalia - Specialista in Gastroenterologia e Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia digestiva Sabato 22 gennaio 2005 LE ALTERAZIONI DELLA FUNZIONE RENALE: DIAGNOSI E CURA Relatore: Dr. Luigi Longo - Specialista in Nefrologia Sabato 5 febbbraio 2005 I BENEFICI DELLE ACQUE TERMALI NELLE MALATTIE CRONICHE RESPIRATORIE E OSTEOARTICOLARI Relatore: Dr. Pietro Barbieri - Specialista in Idrologia Medica Responsabile Sanitario Terme di Salice (Pv) Gli incontri con la popolazione si svolgono presso la sala riunioni LARC C.so Venezia, 10 - Torino Tel. 011.24.84.067 INGRESSO LIBERO INCONTRI CON IL MEDICO SU ARGOMENTI DI MEDICINA PRATICA STAGIONE 2004 -2005 Sabato 16 ottobre 2004 FUMO...PARLIAMONE. I PROBLEMI DELLA DIPENDENZA DA FUMO E L’UTILIZZO DELL’IPNOSI PER SUPERARLI Relatore: Dr. Aldo Nagar - Medico Psicoterapeuta Sabato 27 novembre 2004 IPERTENSIONE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI: ACQUISIZIONI IN CAMPO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO Relatore: Dr. Franco Biagioli - Specialista in Cardiologia Gli incontri con la popolazione si svolgono presso la sala conferenze “Riva Rocci” Ordine dei Medici di Torino Via Caboto, 35 Per informazioni Poliambulatorio LAMBDA gruppo LARC - C.so Duca degli Abruzzi, 56 - Torino Tel. 011.50.59.81 INGRESSO LIBERO IL MONITORE MEDICO PREVENZIONE 6 OMEGA-3 CONTRO INFARTO E ICTUS È rimasto per lungo tempo un mistero perché gli eschimesi della Groenlandia e gli abitanti dei villaggi costieri del Giappone e dell’Alaska avessero una così bassa incidenza di mortalità cardiovascolare rispetto alla popolazioni dell’Europa e degli Stati Uniti. Il divario era troppo rilevante (7% contro il 40%) per non scatenare, dopo le prime osservazioni di Dyerberg e Nbang nel 1978, ricercatori di mezzo mondo alla scoperta dei reconditi fattori protettivi. L’iniziale ipotesi genetica cadde quando si osservò che l’invidiabile prerogativa veniva persa da quei soggetti che, emigrando in altre zone, assumevano abitudini alimentari diverse. L’attenzione fu allora rivolta alla nutrizione di quelle popolazioni, basata essenzialmente sul consumo di pesce (soprattutto acciughe, sardine e sgombri) e di carni di mammiferi che a loro volta si nutrono di pesci (foche e trichechi). Ma anche questo indirizzo di ricerca si scontrò con un’apparente incongruenza: coronarie pulite e un’alimentazione ricchissima di grassi (oltre il 60%). Fu per questo che si parlò di “paradosso eschimese”. Il mistero cominciò a diradarsi quando vennero individuati i prodigiosi fattori protettivi in alcuni acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 (detti anche n-3), presenti in abbondanza nel grasso dei pesci dei mari freddi. Si tratta di sostanze che i pesci assumono cibandosi di fito-plancton e di zoo-plancton. La proprietà che rende tanto prezioso l’apporto dei due omega-3 più significativi, l’eicosapentaenoico e il deicosaesaenoico. (Epa e Dha) è quella di entrare a far parte della struttura delle membrane cellulari degli elementi circolanti del sangue e dell’endotelio (il rivestimento interno dei vasi), dotandole di plasticità e di funzionalità ottimali anche a temperature molto basse. È essenziale, per esempio, che i globuli rossi siano dei bravi contorsionisti, abbiano cioè una buona deformabilità, per poter passare facilmente attraverso i capillari che hanno un diametro più piccolo del loro. Altre benefiche proprietà che fanno sì che gli omega-3 agiscano a diversi livelli nella prevenzione dell’atero- sclerosi sono quelle di abbassare i livelli di trigliceridi, di ridurre l’aggregabilità piastrinica (e quindi la possibilità che si formino trombi), di influire positivamente sul tono vascolare. Recentemente è giunto agli omega-3 un prestigioso riconoscimento al merito cardio-vascolare da parte di un ampio studio multicentrico, programmato e condotto per cinque anni dal Gruppo italiano per lo studio della sopravvivenza nell’infarto miocardio (Gissi), costituito dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e dall’Istituto Mario Negri. Lo studio appena concluso, denominato Gissi-prevenzione, si era posto come obiettivo primario quello di valutare se l’aggiunta di omega-3 e di vitamina E alla migliore terapia convenzionale e alla migliore dieta (“mediterranea”, naturalmente), potesse svolgere negli anni successivi ad un primo infarto del miocardio un’ulteriore azione preventiva nei confronti della mortalità totale, dell’insorgenza di un secondo infarto e dell’ictus. L’indagine ha coinvolto 11324 soggetti che avevano subito un infarto da meno di tre mesi, già dimessi dall’ospedale, e più di 500 cardiologi di 172 centri ospedalieri di cardiologia. I pazienti sono stati suddivisi, in modo randomizzato (cioè a caso), in quattro gruppi numericamente omogenei: il primo ha ricevuto giornalmente un grammo di omega-3; il secondo 300 mg di vitamina E (noto antiossidante); il terzo sia gli omega-3, sia la vitamina E; il quarto, che ha rappresentato il gruppo di controllo, la più aggiornata terapia convenzionale. Dai risultati pubblicati su “The Lancet” è emerso che l’aggiunta di omega-3 ha determinato una riduzione dei 15% di incidenti cardiovascolari successivi: morte, secondo infarto e ictus; che la contemporanea somministrazione di vitamina E ha prodotto una tendenza favorevole, ma non tale da essere considerata significativa. Se gli omega-3 fanno bene agli infartuati, possono essere considerati anche fattori di prevenzione primaria per la popolazione generale. Ed è più plausibile l’affermazione che mangiare più pesce (meglio se di mare, meglio se “azzurro”), almeno due volte alla settimana, è utile a tutti. Dott. Antonio Tripodina Specialista in Cardiologia, Endocrinologia e Oncologia Clinica Consulente Poliambulatorio LARC La posta del Monitore 2 PAP TEST Perché è importante eseguire la mammografia e il pap test? Quando bisogna eseguirli? E.A. Nei Paesi industrializzati il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile. In Italia ogni anno il tumore del seno colpisce 31.000 donne e causa circa 11.000 decessi, rappresentando, così, la prima causa di morte per tumore nel sesso femminile. Attualmente, col diffondersi dell’uso della mammografia, è sempre più frequente il riscontro di anormalità mammografiche in fase iniziale, non palpabili, con conseguente anticipo della diagnosi e migliori possibilità terapeutiche. (segue a pag. 7) La posta del Monitore 7 La mammografia è un esame radiologico diretto della mammella che si esegue comprimendo una mammella alla volta su un apposito sostegno ed eseguendo radiografie con riprese dall’alto verso il basso ed obliquamente. Tale esame fornisce informazioni sulla struttura delle ghiandole e sulle eventuali alterazioni della mammella consentendone l’esplorazione in tutta la sua completezza. È molto importante che tutte le donne di età compresa fra i 50 e i 70 anni si sottopongano a un controllo mammografico ogni due anni, dal momento che questa è l’unica metodica che permette al medico di diagnosticare tumori della mammella anche in fase molto precoce, di dimensioni anche di pochi millimetri, ancora non palpabili né documentabili con altri esami medici. Il carcinoma della cervice uterina è uno dei tumori più comuni nel mondo e risulta particolarmente frequente nei paesi in via di sviluppo, dove rappresenta la maggiore causa di morte nella donna tra i 35 e i 45 anni. Il tumore del collo dell’utero è la quarta neoplasia per frequenza nella donna e rappresenta il 6% di tutte le neoplasie femminili con circa 3700 nuovi casi in Italia per anno. La mortalità per questa neoplasia si è ridotta di circa un terzo rispetto agli anni ’50, a seguito di una più precoce diagnosi dovuta soprattutto ad una sempre maggiore sensibilizzazione delle donne mediante importanti campagne di screening con il PAP test, che consente una diagnosi precoce. Il PAP test consiste in un prelievo, mediante una spatolina, di cellule del collo dell’utero tramite il quale è possibile identificare eventuali anomalie di tali cellule. L’indagine è utile sia per evidenziare la presenza di fenomeni infiammatori o infettivi, sia la presenza di lesioni precancerose che possono precedere, talvolta anche di alcuni anni, la formazione di una neoplasia del collo dell’utero, sia, infine, le lesioni cancerose. È importante quindi che ogni donna di età compresa tra i 25 e i 64 anni si sottoponga all’esecuzione di un pap test almeno ogni tre anni. Di fondamentale importanza è che tutte le donne aderiscano ai programmi di screening perché questi consentono in molti casi una diagnosi pre-clinica ed ampie possibilità di guarigione con terapie conservative e poco aggressive. Dott. Moghrabi Samer Specialista in Cinecologia Consulente Poliambulatorio LARC 2 CALCOLOSI Come si previene la calcolosi urinaria? L.C. La calcolosi renale è tra le patologie più diffuse nei paesi occidentali; colpisce prevalentemente il sesso maschile, e, benché possa presentarsi anche nei bambini, è tra i 50 e i 60 anni che si ha la maggior incidenza nella popolazione. Talvolta la calcolosi urinaria è sintomo di altrazione delle sostanze normalmente contenute nelle urine; tuttavia nella maggior parte dei casi IL MONITORE MEDICO poteva essere difficile individuare una vera e propria causa. È una patologia che tende con una frequente predisposizione familiare. Premesso che i calcoli e le cause che portano alla calcolosi possono essere di natura differente e quindi un’adeguata terapia e prevenzione di tale patologia può essere effettuata solo sotto controllo medico, in generale si può affermare che numerosi studi hanno evidenziato l’importanza di introdurre grosse quantità di liquidi, in modo tale da diluire le urine ed evitare così il depositarsi di sali a livello delle vie urinarie. Si consiglia l’introduzione di almeno 1,52 litri di acqua al giorno (oltre all’acqua introdotta con gli alimenti), preferibilmente lontano dai pasti. Un buon indicatore della diluizione delle urine è il peso specifico urinario, che dovrebbe essere tendenzialmente basso (1008-1016). È stato osservato, inoltre, che un elevato introito di proteine e di sodio aumenta l’escrezione di ossalato (il principale responsabile della formazione dei calcoli), aumentandone così la concentrazione a livello urinario. Per tale motivo è preferibile non eccedere nel consumo di alimenti particolarmente ricchi di proteine, come carne, pesce, uova e formaggi. È consigliabile, inoltre, limitare il consumo di sale e degli alimenti ricchi di sale, come ad esempio carne e tonno in scatola, acciughe, salumi e arachidi. Dott. Luigi Longo Specialista in Nefrologia Consulente Poliambulatorio LARC Data................................................. Per ulteriori informazioni compilare e spedire in busta chiusa affrancata a: Cognome e nome................................................................................................................................................................ o Azienda................................................................................................................................................................................ Via .....................................................................................CAP ................... Città ................................................................. Attenzione! Vi preghiamo di porre quesiti di ordine generale e non domande atte ad ottenere una terapia che comunque non può essere formulata senza una visita del diretto interessato. Desidero che venga trattato il seguente argomento ................................................................................. ....................................................................................................................................................................................................... IL MONITORE MEDICO ....................................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................................... Corso Venezia, 10 Desidero ricevere la Carta dei Servizi del Poliambulatorio LARC 10155 TORINO Desidero ricevere la Carta dei Servizi del Poliambulatorio LAMBDA Autorizzo la Redazione de “Il Monitore Medico” al trattamento dei miei dati personali nel rispetto della legge 196/2003. In base all’articolo 3 legge 196/2003 potrò avere accesso ai miei dati, chiederne la modifica o la cancellazione oppure oppormi al loro utilizzo su semplice richiesta a: “Il Monitore Medico” presso LARC C.so Venezia, 10 - 10155 Torino Firma ........................................................ 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